CAPITOLO DICIANNOVESIMO: DEVASTANTI CONSEGUENZE
Lucifero stava girando per una città, orami abbandonata, vagando come se cercasse qualcosa che non riuscisse a trovare; dopo vari minuti di ricerca, la sua demoniaca entità entrò a contatto con un’alta fonte di spirito, e si decise a seguirla. Fu così che raggiunse il suo obbiettivo: un tempio diroccato, nascosto nella pietra, e coperto dalle sabbie del tempo.
Entrò in quell’edificio, seguendo un dritto percorso che lo portò in una sala circolare: era adornatissima di oggetti d’oro, talmente sfarzosa che le tombe dei faraoni d’Egitto non sembravano reggere al confronto. Ciò che catturò la sua attenzione era un altare in mezzo alla sala, e avvicinandosi bagnò col suo sangue un calice su quel mobile.
D’un tratto, si generò un violento terremoto e, nella sala, apparve una strana figura nera, dall’aspetto molto sinistro simile a quello dell’Oscuro Signore.
"Perché sei qui tu, discendente della più antica forza del mondo, anzi dell’universo?", chiese la presenza al demone Lucifero, abbastanza sorpreso di quella così distaccata accoglienza della nera entità spirituale. -"Sono venuto qui per sconfiggerti e assoggettarti al mio potere! Ahahahaha!", urlò il demone, avventandosi sull’entità che contrattaccò, scontrandosi con il Signore degli Inferi. Nella foga del momento, il Signore degli Inferi s’accorse di altre tre figure nere che lo stavano osservando.
Di colpo, Lucifero si svegliò sul suo trono, a Babilonia. Aveva intuito che quello era stato tutto un sogno, a quanto pare un brutto sogno. In quel momento notò che attorno al suo trono, si ergevano tre sagome.
"Cosa c’è Lucifero, hai fatto un brutto sogno?", chiese ridendo uno di essi. Un possente uomo, molto bello in volto, dai capelli neri, occhi verdi intenso e piccoli accenni di barba, vestito di una lunga tonaca marrone, adornata da parti d’oro. Al collo portava alcune collane auree, dello stesso materiale degli anelli sulla sua mano. In essa, poi, recava un bastone d’oro, sulla cui somma poggiava una grande rubino.
Il suo aspetto possente, caratterizzato dalla grande muscolatura che si poteva evidenziare dalla tonaca e dalla forma ben delineata dei pettorali, stava spaventando Lucifero, che lo guardava con occhi inorriditi.
"Ma no, cosa vai a pensare, sommo Baal! Niente di importante!", replicò, un po’ distratto e intimidito il Signore degli Inferi, evidentemente spaventato da colui che gli aveva parlato.
"Ah no, eh! Sarà stata la mia impressione o stavi sognando di attaccare me, Baal, Dio Supremo delle Tempeste?", chiese nuovamente la figura, che aveva rivelato la sua vera identità, "Guarda che ci sono anche il Sommo Enlil e il Sommo Shamash a provare la mia tesi!".
Lucifero non poté che abbassar il capo, essendo nella posizione di non poter né dare ordini né contrattaccare fisicamente, in quanto l’inferiorità non era solo numerica ma anche potenziale.
"Bene, ora si può discutere! Dicci perché ci hai mandati a chiamare, soprattutto con quel tono minaccioso. Ricorda di non crederti superiore a noi perché uno solo di noi, potrebbe mandarti in rovina!", ribatté Shamash, Dio della Giustizia.
"Sinceramente non è nei miei piani, Custode della Giustizia Orientale!", ribatté ancora il Signore degli Inferi, "Ma come hai detto, veniamo a cose importanti! Sapete che i nemici che stiamo affrontando ora si sono rivelati ben superiori alle nostre prime ipotesi.
Addirittura, demoni come Alastor o Gremory, un dio vostro simile come Dumuzi e un essere oscuro Heinrich l’Eterno, da sempre uno dei miei assi, sono stati sconfitti da guerrieri a noi inferiori. In fondo sono solo guerrieri di medio-basso livello!".
"Stolto, non hai percepito che tra i nemici non ci sono guerrieri comuni, ma bensì dei semi-dei. Non sono umani come sei abituato ad affrontare, ma esseri nati da esseri superiori, e cresciuti sull’Olimpo", intervenne il sommo Enlil, Dio del Cielo, "Lo sai bene, né io né gli altri Dei di queste terre sarebbero dovuti partecipare a questa grande carneficina.
Ma la tua proposta era davvero eccitante: dividere in quattro parti il globo terrestre, in seguito alla nostra vittoria, sarebbe interessante, ma come sai ci serve una fonte di potere molto grande. Tuttavia, la tua superficialità sta mandando il tuo vasto esercito allo sbaraglio; non vedi che i tuoi sudditi demoni stanno cadendo uno dopo l’altro, e poco ci manca che anche i Seima Tenshi, che ritieni insuperabili, cadano.
Solo quando i tuoi seguaci periranno completamente, farò scendere in campo la mia armata di Dei! Spero che non accada perché se entriamo noi nella battaglia, potremmo ritrovarci a dover combattere essere a noi pari, per cui alla fine ciò potrebbe far ritornare al mondo, la Bestia Primordiale….".
La Triade Mesopotamica ritenne di aver dato giuste spiegazioni ed avvertimenti al Signore Oscuro, per cui scomparvero nel buio del Tempio Centrale, così come erano apparsi, lasciando Lucifero da solo e preso da dubbi e timori.
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New York, USA, qualche ora prima
Centinaia di persone affollavano l’immenso quartiere newyorkese di Manhattan. C’era chi si affannava a tornare a casa presto, dopo una dura giornata di lavoro, chi effettuava un po’ di jogging per mantenersi in forma e tanti altri che quotidianamente si riversavano nelle strade, a quell’ora.
In cielo, il Sole splendeva alto, nell’attesa di tramontare e lasciare il posto alla Luna, sua sorella. Era quindi una normale giornata di primavera, in cui tutto trascorreva normalmente e gli eventi seguivano il loro naturale questo, se non per un fatto: a dispetto del buon tempo, strani fulmini persistevano nell’atmosfera, impossibili da vedere dai comuni uomini.
Lo pensava una figura, una bella donna bionda, colei che aveva incontrato l’Alleanza Divina, nel Regno dei Mari: la dimensionale dea Glorificus. "Questo mondo è destinato alla rovina! La Bestia si risveglierà, è questione di tempo, e sarò io ad affrontarla e vincerla…", pensò la donna, osservano poi le tante persone che vedeva camminare in strada, "Fortunati uomini, da dove vengo io, non avreste tutti questi privilegi. Vi avrei fatto soffrire!"avvertendo poi una strana sensazione, che la portò a guardare nell’azzurro cielo.
Scariche elettriche si notavano in cielo, cosa molto strana vista la mancanza di perturbazioni atmosferiche. Glorificus fece una smorfia di rabbia e subito fece esplodere il suo cosmo, talmente forte che di colpo fece pressione sulla persone per la strada, che si accasciavano al suolo doloranti.
D’un tratto, il sereno cielo cambiò espressione e sembrò quasi rompersi. Una frattura spazio-temporale s’era generata, sprofondando i cittadini di New York ancor più nella paura generale: dalla frattura partì una tempesta di fulmini che si abbatté su Manhattan, mentre chi si era messo al riparo da quel terribile pericolo, poteva ammirare sbalordito niente meno che un drago, fuoriuscito dalla spaccatura.
"Un drago! E non solo quella lassù cos’è?", esclamò stupita Gloria, notando un’orda di guerrieri dall’aspetto ripugnante, usciti dalla dimensione, ringhianti e pronti a metter a ferro e fuoco la città, "Non so cosa mi prenda, ma mi viene voglia di abbattere quell’animale un po’ troppo scresciuto!", urlò poi, saltando poi verso la bestia volatile.
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Gli avvenimenti di New York, purtroppo, non erano un fatto a sé stante: in tutte le maggiori città del mondo, come Londra, Parigi, Roma e la stessa New York, dei portali dimensionali si stavano aprendo. Da essi, fuoriuscivano le più svariate e strane forme di vita, da guerrieri armati dall’aspetto antropomorfo a esseri deformi, simili alla stirpe infernale di Lucifero, ad addirittura creature fino ad allora credute fantastiche, come ad esempio il drago che era apparso nei cieli di Los Angeles, in California.
Anche in Grecia, nei pressi di Atene, s’era aperto un portale tra le dimensioni, così che al Santuario tutti erano in fase d’allarme: i restanti Saints e God Warriors, che non avevano partecipato alle spedizioni, stavano affrontando un’ imponente armata di guerrieri, dotati di un’armatura argentea, in stile medievale, e armati di una lancia di bronzo potenziate, capace di lanciare raggi d’energia.
Persino i comuni soldati, privi di cosmo, erano scesi in campo per fermare l’avanzata di queste truppe di guerrieri, ormai penetrati all’interno del Santuario.
La resistenza di quei guerrieri era molto alta, così come le loro capacità offensive, persino capaci di mettere in difficoltà Silver Saint del calibro di Tisifone e Castalia. A dirigere il gruppo di guerrieri, v’era un uomo, con una barba bionda molto folta, e recante nel centro del suo elmo, una croce rossa.
"Uomini, distruggete tutto. Queste creature dell’Inferno verranno spazzate vie se vi concentrate bene nella lotta!", urlava l’uomo, a cui i suoi compagni si riferivano con l’epiteto di "Re Cavaliere". Era incredibile notare che persino Hilda di Polaris e la stessa Dea Atena erano scesi in campo, per difendere quel luogo dall’invasione nemico, e per sfortuna dei nemici contro di loro c’era ben poca opportunità di vincere.
Nel bel mezzo della battaglia, mentre continuava ad avanzare, il capo dell’armata nemica si trovò di fronte un guerriero con un’armatura aurea e un arco in mano: Aioros di Sagitter, custode della Nona Casa dello Zodiaco!
"Fa un altro passo e ti ucciderò. Stavolta non perderò tempo!", lo intimidì il Saint, spaventando per nulla il guerriero dalla croce sull’elmo, -"Sappi che Gregor, Capo dei Toth, non ha paura di nessuno!", replicò l’uomo, pronto a lanciare un fendente con la sua lancia, abbastanza diversa dalle altre perché, a differenza di loro, quella di Gregor era d’oro.
"Sbagliato, amico! Vai, Freccia di Sagitter!", tuonò il Gold Saint della Nona Casa, lanciando la sua freccia che trapassò Gregor al cuore.
"Non mi avrete così facilmente! Non morirò senza un premio di consolazione!", balbettò prima di morire Gregor, avventandosi su Aioros, ma venendo massacrato da raggi di energia: infatti Siegfried di Duhbe, il capo dei God Warriors, l’aveva salvato con il suo Dragon Bravest Blizzard.
Il Capo dei Toth cadde a terra, esanime, mentre nel caos totale del Santuario, i guerrieri si sentirono spaesati, permettendo ai difensori del Grande Tempio di abbatterli. I loro corpi furono poi abbandonati in quei luoghi, in attesa che le loro carcasse fossero spostate dagli inservienti del Santuario e date in pasto agli animali.
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Qualche ora dopo, si riunirono nella piazza sottostante la Casa di Aries, per fare il quadro della situazione. Per prima fu Atena a parlare, -"Aioros! In quanto mio più fedele cavaliere, dimmi quante perdite ci sono state!", ordinò la Dea.
"In numero di Saints e God Warriors, nessuno! Purtroppo abbiamo perso decine di soldati e tanti sono in bilico tra vita e morte!", riferì il Gold di Sagitter. La Dea gli fece un cenno con la testa, che Aioros capì subito e senza dir nulla diede un ordine a Kiki, che in un minuto, teletrasportandosi riferì al suo superiore di aver adempiuto alla missione.
"Abbiamo cose importanti di cui discutere!", esclamò d’un tratto la Dea Atena, mentre affianco a lei si aprì un nuovo varco dimensionale, con tutti i presenti che si misero in posizione di battaglia. La Dea però fece cenno di togliersi da quella posizione, ed infatti dal portale uscirono prima Seiya di Pegasus ed il Titano Iperione, seguiti poi da Giapeto, Icarus, Kanon e Syria ed infine i due Gold Saint gemelli.
In aggiunta, proprio allora, erano ritornati al Santuario anche i tre che avevano difeso Capo Sounion dalle truppe olimpiche: Asher di Scorpio, Mime di Benetnasch e Hagen di Merak.
"Isabel, porto cattive notizie!", tuonò seria una voce, ovvero quella di Nettuno, seguito dai nuovi Marine Shoguns, Shadir di Sea Horse e Freyr di Kraken, "Le fratture spazio-dimensionali sono causate da questa grande guerra che abbiamo iniziato. Anzi tutto ciò che sta avvenendo fa tutto parte di una profezia….", interrotto nella spiegazione, da un altro dei presenti.
"…la Profezia di Acathla!", esclamò il Titano Iperione, intervenendo nel discorso; Cyd, Touma e Bado furono sorpresi nel risentir quelle parole, così che riferirono a tutti quanto, nel Regno dei Mari, la bella Glorificus aveva detto loro.
"Tutto ciò che sta succedendo era stato previsto sin dall’inizio, poiché questa profezia fu scritta dagli Antichi, un gruppo di ancestrali demoni, quando noi Dei non eravamo neanche nati.
Essa si riferisce tutti gli avvenimenti più importanti di questi ultimi secoli come la Guerra Sacra del 1743, l’ascesa al potere di Saga di Gemini, la liberazione di Ponto, da parte del qui presente Aioros, e la sua sconfitta contro i defunti Gold Saint; infine la profezia ha previsto le battaglie che i cinque difensori della Terra hanno dovuto tenere , che sono culminate con l’apertura finale del Tartaro e l’inizio della Guerra Finale.
Secondo gli Antichi, la guerra finirà solo quando gli Eletti elimineranno ad uno ad uno coloro che hanno iniziato la guerra, e a quel punto, tutte le carte saranno in regola per l’ascesa del Nemico Supremo…", spiegò Iperione, facendo rabbrividire tutti, soprattutto i tre Saint che quella storia l’avevano già sentita.
"Purtroppo avevo già sentito questa storia ma credevo fosse solo leggenda…evidentemente mi sbagliavo, come sempre!", replicò amareggiato Nettuno, "Secondo la profezia, non solo il nostro universo, ma tutti gli altri mondi cesseranno di esistere, se non metteremo fine alla guerra! Tuttavia se opteremo per tale scelta, ci ritroveremo a liberare il Nemico Supremo, il demone primordiale, e allora saremo spacciati…".
Queste di Nettuno risuonarono come le più brutte dall’inizio della guerra, benché di spiacevoli notizie ce ne fossero state tante altre: tuttavia questa scelta era sia inevitabile quanto impossibile da fare, poiché in ogni caso migliaia e migliaia di persone sarebbero cadute per la brama di potere di pochi.
"E’ logico, combatteremo fino alla fine!", tuonò irritata non poco Atena, "In pochi casi, mi sono adirata in questo modo! Il mondo e coloro che in esso vivono hanno già sofferto troppo a causa di noi Dei: è per questo che è nostro compito porre fine all’esistenza del Male e poco importa se cadremo nel tentativo di farlo, almeno sapremo che non ci sarà nessuno più che possa dar inizio ad una nuova guerra.
Fino ad ora, gli scontri sono stati sì duri, ma ricordiamoci che siamo solo all’inizio. D’ora in avanti, c’è l’alta possibilità che qualcuno cada anche dal nostro schieramento. Chi vuol scappare lo faccia pure adesso perché poi non dovrà rimangiarsi la sua scelta, ma chi mi seguirà rischierà la pelle!".
Tutti i Saint presenti si sorpresero totalmente nel veder quel nuovo aspetto bellicoso della loro Dea protetta, e tra tutti Seiya fu l’unico a non curarsi tanto di quella nuova veste assunta dalla Dea. "Questa è la vera Isabel, la dea che si oppose ad Apollo, colei che si contrappose ad Hades e ad Artemis! L’unica e sola Atena, Protettrice della Terra e Dea della Giustizia!", pensò il ragazzo.
"Anch’io amo vedere questa Atena!", pensò divertito il Dio Nettuno, che aveva letto i pensieri del santo di Pegaso, sorridendo poi mentre la parola fu presa dal Titano Iperione, –"La profezia indica che solo questi Eletti potranno eliminare gli Dei dell’Olimpo. Ragionando bene, possiamo intuire che gli Eletti sono i Gold Saint della passata generazione, coloro che sconfissero me e tutti i miei fratelli, più di sei anni fa. Purtroppo, come ben sappiamo, di loro solo Aioros di Sagitter è vivo, mentre gli altri sono caduti al termine dell’ultima guerra Sacra!".
Subito Atena riprese la parola, "Come spiegato da Iperione, riportare in vita i Gold Saint, nonostante io creda che i morti meritino la pace eterna, sia doveroso per tutte le creature di ogni mondo….", affermò la Dea, "Mio padre è così sciocco ed ostinato da scavarsi la fossa con le proprie mani. Non ha capito che in un modo o nell’altro, alla fine di questa inutile battaglia, lui e le altre dodici divinità olimpiche periranno, così da liberare l’oscuro male"
"Ed allora che cosa propone di fare, milady? Ricorda che la strada verso la vittoria è ancora lunga e i nemici sono molti più di quanto lei creda!", intervenne Shiryu, ponendo un’interessante domanda alla quale neanche la sua Dea probabilmente sapeva rispondere.
"Non dovrei esser io a dirvelo, ma se abbiamo l’ambrosia possiamo elevarci a divinità? Così avremmo il potere di sconfiggere chiunque!", s’intromise a parlare Hilda, traendo le più facili constatazioni, dopo la missione dei Saint, nel Regno Sottomarino di Nettuno.
"Celebrante di Odino, a dispetto di quello che pensano molti, l’ambrosia non eleva chiunque la mangi allo stato divino, ma permette di prender coscienza delle proprie possibilità, e di conseguenza dà una spinta verso l’acquisizione dei sensi mancanti a colui che ne ha assaggiato un po’", ribattè il Titano Ceo, sbucato da dietro una colonna, "In quanto Titano della Conoscenza, sono l’essere più sapiente esistente, e per questo so cosa dico…".
Ceo si avvicinò ai suoi fratelli Titani, muovendo in alto il braccio destro in modo da mostrar a tutti, come se stesse avvenendo al momento, un momento avvenuto molti anni prima: quasi una decina di anni prima, un uomo si recò nelle stanze sacerdotali, rubando un vaso bianco con su scritto, in greco antico, il nome della dea Atena.
Quella scena suscitò in uno dei presenti, Aioros di Sagitter, forte emozione, poiché sapeva chi fosse quell’uomo: colui che riconosceva come un fratello, colui con cui aveva trascorso la sua infanzia, colui a cui aveva affidato suo fratello dopo che era scomparso dal Santuario: Galarian Steiner, meglio conosciuto da tutti come Galan, in passato servitore di Ioria di Leo.
"Ho capito cosa intendi, Ceo! Stai parlando dell’Ichor umano della reincarnazione di Atena, lasciato alla fine della penultima Guerra Sacra contro Hades, l’oggetto che il mio amico Galan rubò, seppur inutilmente…", esclamò Micene, attirando l’attenzione di tutti, addirittura anche della Dea che evidentemente non aveva memoria degli eventi di due secoli prima.
"Esattamente! L’Ichor combinato con l’ambrosia è capace di rendere un uomo un Dio, ma la quantità esistente è tale solo per due persone, e più di ciò non possiamo averne, dato che Atena deve essere pienamente in forze per lo scontro contro Zeus!", replicò Ceo.
Mentre tutti parlavano, tra i presenti, più passavano i minuti, più Seiya era stanco di tanti proseliti, avvertimenti ed ipotesi, così d’istinto urlò in modo che tutti lo ascoltassero, -"Adesso è troppo, qui tutti parlano ma nessuno ha il coraggio di agire. Benissimo per l’Ichor, ma visto che abbiamo abbastanza ambrosia per alcuni di noi, possiamo tendere un attacco di massa verso uno dei nemici….l’unico modo per vincere è attaccare, altrimenti subiremmo solo perdite!", tuonò il ragazzo, le cui parole furono subito chiari alla grande maggioranza dei suoi compagni, che presi dalle sue parole, iniziarono a pensarla come lui.
Vedendo tutto ciò, Atena si rassegnò alla voglia di combattere dei suoi fedeli cavalieri, tanto da compiere una scelta affrettata, troppo anche per lei. –"Ahimè, la vostra voglia di mettervi alla prova è troppa", e di colpo l’espressione sul suo volto cambiò, divenendo seria e sicura, "Visto che chi la fa l’aspetti, vi ordinò, miei guerrieri, di distruggere la città greca di Tirinto, roccaforte di Ercole, così pareggeremo i conti!".