CAPITOLO QUINDICESIMO: LA DEA MADRE

"Sembri provato, Dio del Mare! A quanto pare i colpi di Iperione e Seiya ti hanno ferito più di quanto pensi!", rispose il Saint, replicando al Dio con il suo Fulmine di Pegasus, naturalmente bloccato da Ponto.

"Povero ragazzo, sai perché non ti ho ancora fatto fuori?", chiese il Dio; -"No! Ma se vuoi spiegamelo!", ribatté Seiya, con un’aria annoiata e quasi distaccata dalle parole del Dio.

"Voi uomini siete tutti uguali. Pensate tutti di poter fare miracoli, ma non è così! I miei piani sono stati sventati una volta, ma non due", disse il Dio, concentrando nelle mani molta energia, "Una volta risvegliata Gea, il mondo cadrà nell’oscurità più totale, e tutti gli Dei piomberanno nell’oblio del Tartaro".

Detto ciò, Ponto lanciò il suo colpo che fu impossibile da evitare per Seiya di Pegasus, la cui God Cloth fu completamente annientata; -"Come vedi, con il mio colpo, ti ho mostrato cosa succede quando mortali sfidano un Dio come me!".

"Sarà anche distrutta la mia cloth, ma io sono ancora qui e soltanto quando morirò, potrai dirti vincitore!", replicò nuovamente il Saint, riflettendo però sulle parole, appena sentite: in fondo, la sua divina Cloth era in frantumi, disintegrata da un solo colpo, del suo cosmo è rimasto ben poco e anche il suo corpo non stava molto bene, con gravi ferite qua e là.

Poi, in un attimo, mentre pensava, gli passò in mente il fatto di guardare all’interno del cofanetto di Nettuno: il Dio poteva anche non sapere che era stato aperto, e magari dentro c’era qualcosa che poteva salvargli la pelle. –"Male che vada finirò nel Cocito!", commentò, per poi di scatto aprire quella scatola. Dentro di essa, una strana materia dal colore giallastro, probabilmente del cibo, risplendeva solo nel venire a contatto col cosmo di Seiya.

"Ehi rag…ragazzo, ma come fai a sapere di quel cofanetto! Chi ti ha rivelato la sua presenza qui?", chiese Ponto, un po’ turbato alla vista di quella sostanza gialla.

"Nettuno, Dio del Mare! E’ lui che mi ha riferito di portagli questo cofanetto!", rispose urlando Seiya di Pegasus, che prese in mano quel cibo, che s’illuminò ancor di più.

"Ciò che è contenuto lì, è l’Ambrosia, il Cibo degli Dei: il pasto di cui gli Olimpici si sono nutriti per tutti questi secoli, raggiungendo una potenza stratosferica che neanche voi stupidi Saint o qualsiasi altro umano può raggiungere….Al suo interno v’è dell’Ichor, il Sangue Divino, probabilmente quello di Nettuno; se risplende, significa che sei venuto a contatto col sangue della tua Dea!", spiegò in breve tempo Ponto.

"Chissà cosa succede se ne mangio un po’…", commentò sarcastico Seiya, facendo tremare per un attimo il Dio, che subito si fece serio, e con uno sguardo sadico e malvagio disse: "Fallo, d’altronde è questo che voglio! Un vero scontro è ciò che m’interesso!".

Pegasus allora seguì il consiglio e mangiò un piccola parte del’ambrosia. Tuttavia, ciò non sembrava aver avuto effetti positivi, e ciò svilì Seiya che si ritrovava da solo e senza difesa a confrontarsi col Dio Ancestrale. "Ignobile uomo, assaggia la vera potenza…ora risveglierò il mio massimo potere….il vero potere del Mare…MELAS HELIX!!!", urlò per quanto forte poté il Dio del Mare, lanciando il suo colpo supremo verso Seiya.

D’un tratto, però, mentre il colpo stava per perforare il corpo del giovane, il cosmo del Pegaso sussultò e abbagliò i pezzi frantumati della God Cloth, che in poco tempo si ricreò di fronte al ragazzo, di nuovo indossandola.

"Ed ora, è finita! Meteora di Pegasus!!!", tuonò Seiya, -"Sìì, finalmente ciò che desiderava si avvera. Melas Helix!", replicò Ponto, con i colpi dei due che si fronteggiavano a mezz’aria, e nessuno riusciva a prevalere sull’altro. Il potere dell’ambrosia aveva reso il cosmo del Pegaso molto più potente ed il colpo lanciato rivaleggiava in potenza con quello del Dio: almeno era quello che pensava Seiya.

"Ci vuole ben altro per fermarmi!", ribatté Ponto, che aumentò il cosmo con cui portava l’attacco, mentre Seiya che nel colpo aveva infuso tutta l’energia recuperata, non poteva far altro che aspettare di esser raggiunto.

"Non può finire qui! Non ora, non contro di lui! Se non lo fermo, il mondo finirà!", immaginò Seiya, sforzandosi di difendersi dal Melas Helix, ma con risultati inutili.

"L’unico sciocco, qui, sei tu Ponto!", esclamò una voce fuori luogo che Seiya intuì come quella del Titano Iperione, "Sembra che il tempo ti abbia intestardito; non ricordi che alla fine quelli come te vengono sempre sconfitti!", concluse l’altro Ancestrale Dio, avvicinandosi al luogo in cui infuriava l’ardente e incessante battaglia, unendo al potere della Meteora di Seiya quello del suo Helios Vortex.

Dopo un gemito rabbioso di Ponto, ai cosmi di Iperione e Seiya, s’aggiunse un terzo, pari per potenza agli altri due. –"Hai vinto la battaglia ma non la guerra, Dio del Mare. Ora tornate da dove sei venuto!", esclamò il Titano, lanciando il suo terribile colpo Melas Planetes, che trasportò la battaglia in un’altra dimensione, per poi scatenare in sequenza il Khaos Kyklos, con cui generò sulla sua schiena numerosi tentacoli che usò per creare un cerchio di materia nera, usato dal Titano per usare una delle sue tecniche finale, ossia il Khaos Prosbole, generando una coltre di nubi nere energetiche.

I tre colpi, Meteora di Pegasus, Khaos Prosbole ed Helios Vortex andarono a contrastare vivamente il Melas Helix che pian piano torno al suo padrone; naturalmente, Ponto non si fece trovare impreparato e scatenò nuovamente le fiamme dai suoi occhi, e con esse fece esplodere tutto l’ammasso energetico creato dai supremi colpi.

Si generò un’esplosione tale da incrinare duramente anche la Main Breadwinner e distruggere quasi completamente la facciate esterna del Tempio di Nettuno; inoltre per tutto il Regno degli Abissi s’udì tanta potenza, e il gruppo di supporto alla missione, formato da Bado, Icarus e Kanon, rabbrividì all’idea di quello scontro.

Del terreno della zona, non rimase più nulla. Ponto si ritrovò a terra, con l’Ars Magna distrutta completamente sui pettorali, mentre delle cloth dei suoi tre avversari poco rimaneva, se non gran parti delle Soma dei due Titani, mentre la God Cloth di Seiya esisteva solo dal bacino in giù.

"Wow, che scontro! Peccato che di carte, voi non ne abbiate più. Resterei a giocare, ma ho qualcosa di più importante da fare!", esclamò il Dio del Mare, il cui cosmo fu sovrastato di gran lunga da un altro.

Giapeto ed Iperione sentendo quella forza, si guardarono negli occhi e si voltarono ad osservare Seiya, -"Dobbiamo andare via! Raccogli il cofanetto, poi prendiamo i due nel Tempio e scappiamo. Altrimenti l’unico destino per noi sarà morire!", spiegò in poche parole Iperione, supportato dal fratello, con parole che convinsero Seiya ma non gli fecero capire la situazione.

I tre guerrieri, alla velocità della luce, si spostarono da quel luogo, ma prima di entrare nel Tempio furono bloccati da una forza. –"Mia regine, le do di nuovo, benvenuto a questo mondo!", esclamò Ponto, i cui occhi brillarono di felicità e malvagità contemporaneamente.

Infatti, dinnanzi a loro, s’ergeva maestosa Gea, la Terra, la Dea Madre e Creatrice, occupante il corpo di Lythos, la giovane amica di Ioria, scomparsa da tempo dal Santuario di Atene.rasportarono i due.ea, Gea loschi piani. ima i Gold Saint erano riusciti a piegare solo

"Figli miei, il dono più grande di tutti che vi darò sarà la morte!", tuonò la Dea, caricando nella sua mano dell’energia, pronta a spedirla contro i due Titani; in quel momento due cosmi interferirono con la Dea, ed essa voltatasi vide Syria delle Sirene e Cyd di Cancer, ancora vivi e pronti per fermarla.

"I miei predecessori non si sono uniti a me, per niente! Devo combattere fino alla fine!", esclamò Cancer, -"Non potrò mai perdonarmi se morirò contro te!", continuò Syria, ed insieme le urlarono contro, dicendo di volerla distruggere definitivamente.

"Parole forti le vostre! Siete pronti a morire, dunque!", disse la Dea voltandosi a colpire i due, quando da dietro, un forte pugno energetico la fermò, facendola barcollare, e lei ripresasi vide i suoi due figli e Seiya, prendere gli altri due Saint, e scappare alla velocità della luce, per quanto più veloce potevano.

Arrivati in uno spiazzale vuoto, il gruppo si fermò a rifiatare, capendo di non aver più nulla da temere. "Che disonore per me! Il secondo di Crono che scappa di fronte ad uno scontro. Tale da farmi fuggire impaurito è la forza di Gea?", si chiese il Dio Solare, a cui Giapeto diede una pacca sulla spalla, per risollevarlo un po’ di morale. D’un tratto, Seiya si sentì chiamare da delle voci, in lontananza.

"Seiya!!!", gridò una voce, seguita da altre due. Bado di Gemini, Icarus Touma e Kanon di Sea Dragon li avevano raggiunti, così che potessero tornare di nuovo tutti insieme. I due gemelli asgardiani si riabbracciarono, con Bado che notò la grande potenza del fratello; Icarus fu felice di vedere il suo compagno divino Seiya, mentre Kanon andò a risollevare il suo compagno Syria, raccontandogli anche la verità su Ariel, il vero Dragone del Mare.

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"Mia Dea, adesso vado a distruggerli!", disse Ponto, fermato subito dalla Dea Madre.

"Figlio mio, stiamo a guardare. Sta per iniziare una grande battaglia, aldilà dei confini europei, nella Terra dove il Tigri e l’Eufrate s’incontrano", affermò Gea, "E poi, non è per eliminare Atena, quello stupido di mio figlio Crono o l’Olimpo che sono rinata. Il motivo per cui sono qui è confrontarmi con la Bestia finale, per questo rimarremmo in disparte fino alla fine….Li faremo scontrare tra di loro e non appena Zeus morirà, entrerò in campo ed affronterò personalmente l’avversario finale! Nel frattempo ci divertiremo a veder infinite battaglie, e potrai anche curare le tue ferite e ricreare più forte di prima l’Ars Magna.

E poi mi pare che abbiamo ancora molte carte da giocare!", concluse la Dea, con una risata carica di cattiveria, seguita dal suo fedele seguace.

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"…e così Gea si è risvegliata. Ci è mancato poco che ci facesse fuori tutti!", finì di raccontare Seiya, col suo solito divertente modo di fare.

"Ciò che conta, ora, è che siamo scampati sani e salvi alla furia di Ponto e Gea! E in più abbiamo completato la missione, raccogliendo il cofanetto con l’ambrosia!", esclamò sorridendo Icarus, prendendo in mano l’oggetto, "Chissà cosa vuole fare con questo, Nettuno?"

"Ci penseremo dopo. Ora torniamo a casa, prima che Gea mandi qualcuno ad affrontarci. E non penso che sia a livello degli Eternal Demons!", replicò Iperione il Sole. Dopo aver concluso il discorso, Iperione fece un cenno con la testa a Giapeto, il quale grazie alle sue doti, aprì un varco dimensionale, nel quale entrarono tutti, abbandonando quell’infausto luogo, in cui si respirava ancora aria di oscurità e morte, benché un tempo fosse tra i luoghi più belli del pianeta.

Prima di andar via, Syria e Kanon guardarono in lontananza il Tempio del loro Signore Nettuno, ed entrambi nella propria testa si ripromisero che quando quella guerra fosse finita, sarebbero tornati lì con il loro signore, costruendo anche tombe in memoria di coloro che avevano perso la vita eroicamente. -"Tethys…Abadir….Kira…presto o tardi, avrete un luogo in cui riposare per l’eternità!", pensò il Generale delle Sirene, mentre il pensiero di Kanon andò al suo predecessore Ariel, tanto nobile da donare la vita per lui, con cui ora formava una sola persona.

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Poche decine di minuti prima, a Capo Sounion, era giunto un piccolo gruppo di soldati dalle bianche armatura con lo scopo di abbattere l’entrata del Regno dei mari, pensando che in quel modo il gruppo che stava combattendo contro Ponto.

Tra quegli uomini avanzò un grosso energumeno dall’aria nordica; -"Distruggiamo tutto, non deve rimanere nulla, qui intorno! Così io, Echione della Tartaruga, sarò premiato dal mio signore Ermes!", disse il bestione, caricando un pugno d’energia, che infranse la scogliera che iniziò a crollare. Compiacendosi del lavoro svolto, Echione stava per dare il colpo decisivo, quando fu travolto, insieme ai suoi compagni, da una pioggia di colpi scarlatti, i quali eliminarono gran parte dei guerrieri olimpici.

Tuttavia, Echione si rialzò insieme ad altri due, essendo stati difesi dalle loro cloth; -"Cecrope…Serse…avete intuito da dove proveniva quella serie di colpi?", chiese il guerriero della Tartaruga, dolorante ad una gamba dopo esser stato punto dallo scarlatto colpo.

"Purtroppo no, ho dovuto utilizzare le spire del serpente per difendermi. Quindi, non ho potuto capire da dove provenisse….", spiegò colui che era chiamato Cecrope, un uomo di normale statura, dai capelli viola e occhi marini, con un’armatura di quarzo, con gemme dello stesso color degli occhi, incastonate nell’elmo, che somigliava molto alla testa di un serpente.

"Grazie ai poteri del mio simbolo, il Pètaso, invece sono riuscito a capire l’origini di queste punture!", continuò l’altro, un giovane ragazzo, dalla bianca corazza e dai capelli simili, per colore ai suoi occhi, talmente neri da sembrare oscuri. La sua cloth era di semplice fattura, che si differenziava solo per le due coppie di pètasi, una sull’elmo di diamante, l’altra all’altezza dei piedi. Egli indicò un punto della zona, su una collina, ad una decina di metri lontano, dove i tre scorsero le figure di altre tre persone.

"Forza, facciamoli venire qui! Turtle Cry!!!", tuonò Echione, rilasciando un terribile raggio supersonico, che raggiunse le tre figure, le quali evitarono l’assalto, avvicinandosi vertiginosamente al gruppo dei Messaggeri di Ermes.

"Tre Saint di Atena!", fu felice di constatare Cecrope, modificando le scaglie di smeraldo sulla sua corazza, che dalla posizione difensiva, passarono a quella di attacco, pronte ad esser lanciate.

"Dovresti ritirare le parole….Ending Strings!!!", tuonò quello con l’armatura rossa, che con le corde della sua cetra, stritolò Echione della Tartaruga, riducendo anche la sua Cloth in polvere.

Mime di Benetnasch, God Warrior di Odino, era colui che aveva terminato l’olimpico guerriero, con una facilità enorme che però non impaurì gli altri due. "Echione era un debole, un energumeno tutto fumo e niente arrosto! Ed in più aveva subito un danno alla gamba, a causa del guerriero con la Gold Cloth!", affermò Serse del Pètaso, indicando uno dei suoi nemici, ossia Asher di Scorpio.

"Ebbene ti dimostro che non è così facile vincerci, Saint. Rain of Flakes", urlò Cecrope, dalla cui armatura partì una pioggia di scaglie in quarzo, molto affilate, tali da fendere il suolo.

Mime non fu stolto ad aspettare di subire il colpo, quindi ridendo, iniziò nuovamente a suonare, creando molte sue copie, ovviamente delle illusioni che confusero notevolmente il suo nemico.

"Nonostante l’enorme affilatezza delle scaglie della mia Messenger, non l’ho neanche sfiorato. Eppure esse sono capaci di colpire chiunque e dovunque!", esclamò turbato il guerriero.

"Oh Mime, quest’anno nel Valhalla, sembra averti più rammollito che potenziato. Gli scontri con le Valchirie, non sono forse serviti a nulla?", chiese l’altro dall’armatura rossa ed argentea, il quale vide Serse, e tentò di colpirlo con una vampata di fuoco, che non valse a nulla, poiché la Messenger del guerriero di Ermes gli permise di volare in alto e difendersi dal colpo.

"Zitto, Hagen! Ora ti faccio vedere quello che valgo veramente!", rispose infastidito il God Warrior, lanciando ancora l’Ending Strings, che stavolta sbriciolò duramente la corazza di Cecrope. Però, invece, di disperarsi, Cecrope fu felice di ciò, perché concentrando il cosmo rigenerò la sua corazza.

Forte di questa nuova corazza, Cecrope guardò nuovamente negli occhi Mime, -"Così come i serpenti mutano la propria pelle così la mia Cloth, che porta il mio stesso nome, può rigenerarsi grazie al mio cosmo.

E ogni volta diventa più resistente di prima!", concluse il guerriero di Ermes, prima di lanciare di nuovo il Rain of Flakes, che ferì il figlio di Folken al volto e sugli avambracci.

"E mentre loro combattono, io sto qui a far il palo!", disse arrabbiato Asher, notando gli scontri di Hagen e Mime contro Cecrope e Serse, "E no…io non ci sto, i Cavalieri d’Oro dimostrano con me il loro potere!", continuò, pronto a spiccare un balzo per il suo tipico colpo speciale.

"Fermati cavaliere!", ordinarono in coro le voci di Mime e Hagen, "E’ da poco che siamo tornati nei nostri corpi mortali, dopo un anno di allenamenti come anima; è il primo vero scontro contro un nemico serio. Per favore, lasciaci combattere!", replicarono ancora, e il Saint di Scorpio poté solo comprendere la loro voglia di combattere, facendogli un segno d’assenso.

Dopo averlo ringraziato, i due God Warriors, ripresero a guardare i rispettivi avversari; -"Possiamo combattere uno contro uno, o insieme. Scegli tu, Mime!", disse divertito il Warrior di Merak, ed uno sguardo del musico gli fece subito capire la risposta.

A quel punto, i due si divisero: Hagen spiccò un balzo e congelò il suolo attorno a Serse, il quale però, grazie alla sua Cloth, si alzò in volo. Il Saint di Odino, allora, modellò il ghiaccio creato prima e generò un ponte cristallino che percorse fino a saltare e dare un forte calcio al guerriero di Ermes, stupito dall’idea del nemico, che ricadde a terra, distruggendo la coltre di ghiaccio.

Nel frattempo, Mime con le sue illusioni riusciva sempre a scampare al Rain of Flakes di Cecrope, abbastanza infastidito dalla cosa. –"Bastardo di un musico! Appena ti prendo, ti distruggerò quella maledetta arma!", gridò il servo di Ermes, usando ancora il suo colpo, evitato dal God.

"Una persona a me cara mi disse che la musica è la cosa più bella del mondo. Ma così come produce bene, può creare anche del male!", esclamò il God Warrior di Benetnasch, suonando con la sua cetra le note mortali dell’Ending Strings.

L’Ending Strings stritolò la Cloth di Cecrope, che s’infranse ancora, e completamente distrutta, si rigenerò ancora, più lucente di prima. "Allora sei ottuso! Non hai capito che le mie vestigia sono indistruttibili e immortali; esiste solo un’altra Cloth con questo tipo di potere!", spiegò nuovamente Cecrope.

In un attimo, Cecrope usò il sangue, sgorgato dalle ferite sulle sue braccia, per tracciare un simbolo sul palmo della sua mano, dopodiché mettendo la mano a terra, evocò un enorme serpente nero. "Ammira il potere di Orochi il Serpente Malefico, un essere nato dal sangue di un assassino greco! Le sue spire ed il suo veleno sono letali per chiunque!", affermò il Messaggero, ordinando alla sua creatura di attaccare Mime.

Orochi il Serpente Malefico cercò di azzannare mortalmente il God Warrior della Stella Eta, difeso ancora dalle illusioni creata dalla musica della sua cetra. Il serpente però sembrava identificare, grazie al suo acuto olfatto, il vero Mime, per cui il guerriero era costretto a spostarsi velocemente per evitare di esser colpito.

"Ha un olfatto da far invidia a molti animali. Persino Alioth sarebbe in difficoltà contro di lui!", pensò il biondo ragazzo, che balzò nuovamente lontano, evitando un altro assalto del serpente nero, "Avrà un punto debole questo bestione!", continuò, dopo essersi nascosto dietro un enorme roccia guardando meglio il suo gigantesco nemico.

Mime mise a fuoco la figura di Orochi, scandagliando ogni centimetro del suo corpo e osservando per bene i suoi movimenti, e nel contempo riusciva a non farlo accorgere della sua presenza; di colpo, il God Warrior trovò ciò faceva al caso suo, -"Adesso ho la soluzione a mia portata!", esclamò sicuro Mime, portandosi davanti al mostro e iniziando a correre. Ogni cento metri, Mime curva la direzione della sua corsa, e dopo vari minuti, trovò il momento giusto per colpire Orochi, caricando un pugno d’energia, giusto nel punto in cui il Serpente non poteva difendersi, ossia la parte finale del dorso, che fu letteralmente mozzata.

Un urlo di dolore si propagò per tutta la zona, tanto forte e doloroso da fermare gli altri due che si stavano dando battaglia; Orochi si trovò disorientato, e ciò diede modo a Mime di usare il suo Ending Strings per affogare definitivamente il Serpente, che ricadde nel mare, morto.

"Visto Cecrope, il tuo serpente non era così forte!", esclamò ancora Mime, mentre il suo avversario lo guardava con sguardo deciso, tipico di chi si stava per giocare il tutto per tutto.

"Finirai qui i tuoi giorni, insulso nordico!", disse Serse, cercando di intimidire Hagen di Merak, anche se inutilmente visto che il God Warrior lo guardava divertito, quasi schernendolo.

Furioso per tale affronto, Serse s’alzò in volo, prendendo i due pètasi, che lanciò quasi come fossero pugnali: Hagen fece una capriola all’indietro ed evitò il primo, mentre l’altro lo colpì al fianco. Subito dopo averlo colpito, il Messaggero di Ermes richiamò a sue le sue armi, stupendo molto il guerriero di Merak.

"Lode a te, cavaliere! Sei riuscito a schivare una delle mie armi, ma potrai farlo di nuovo?", gli chiese Serse, lanciando ancorai due oggetti; Hagen stavolta li schivò facilmente, prendendoli nelle sue mani, in modo che il Messaggero non potesse riappropriarsene.

"Sono già andato incontro alla morte, contro un avversario ben più forte di te. Tu, al confronto, non vali nulla!", esclamò Hagen, portando un braccio destro in alto, richiamando le sue energie, creando un semicerchio; il God Warrior poi lo congiunse al braccio sinistro, e alzò entrambi le mani verso l’azzurro cielo, "Nevi di Asgard, congelate tutto ciò che trovate sul vostro cammino. Universe Freezing!!!", continuò abbassando le mani e rilasciando la corrente di energia fredda, accumulata in precedenza.

Serse del Pètaso si ritrovo spiazzato dalla mossa e alzandosi in volo la schivò in parte, notando poi che una gamba gli era stata congelata dalla tecnica di ghiaccio. Per questo, dovette scendere a terra, e quindi continuare lì lo scontro contro il guerriero di Asgard.

"Non importa che tu mi abbia bloccato una gamba, ti posso sempre…", affermò il Messaggero, che non concluse la frase, vedendo che il suo avversario agitava rapidamente le sue mani; "Sorpreso vero?", gli chiese Hagen, continuando a muovere le proprie mani.

"Ma..ma cosa vuole fare costui?", si chiese Serse, mentre il suo nemico si mise a ridere, generando una forte energia di fuoco dalle braccia, portate al petto e scatenando il suo colpo di fuoco finale, il Great Fire Crush. Il Messaggero ebbe un ghigno di terrore, e in pochi attimi fu travolto dalla fiammata, impossibilitato a muoversi a causa della gamba ghiacciata, e morì arso vivo.

Vedendo la vittoria del compagno, Mime fu molto soddisfatto, -"Era evidente la sua superiorità!", esclamò il God Warrior di Eta, facendo arrabbiare Cecrope.

"Serse era un ottimo guerriero, ed inoltre era il mio migliore amico! Non posso mai dimenticare i momenti passati insieme, da piccoli, quando la fame ci prendeva ed eravamo costretti a rubare il cibo.

Eravamo nella miseria, ma felice di esser insieme, come due fratelli. Poi un giorno, Ermes ci raccolse e ci portò sull’Olimpo, facendoci diventare due suoi Messaggeri. Gliene sarò grato in eterno!", ribatté Cecrope, mostrando un lato del suo carattere mai svelato in tutto, in precedenza durante lo scontro con Mime. Il Messaggero raccolse tutto il cosmo rimastogli ed iniziò a correre verso Mime, pensando al suo amico con cui tutto aveva condiviso.

Mime capì subito le intenzioni del suo avversario e usò l’Ending Strings per fermare la sua avanzata: purtroppo il cosmo di Cecrope spezzava i fili ogni volta che si avvicinavano, eludendo la sua musica, l’unico attacco di cui disponeva il God Warrior. Non voleva ridursi a fuggire, ma del resto voleva anche sopravvivere; "Appena arriva mi tocca far esplodere al massimo il cosmo e sovrastare il suo!", pensò il ragazzo.

Il Messaggero Cecrope era sicuro di riuscire ad eliminarlo, e a pochi passi da Mime diede un urlo liberatorio, proprio prima di esser colpito al cuore da una puntura rossa; "Oh n..no!", balbettò Cecrope, cadendo a terra esanime.

Mime si voltò e vide Asher, che non aveva fatto quasi nulla fino ad allora, sorreggere Hagen, dolorante al fianco, intuendo che fosse stato lui a lanciare una delle sue Cuspidi contro Cecrope. –"Non ti avrei fatto morire, cavaliere, anche se avresti perso l’onore!", esclamò il Gold Saint di Scorpio, avvicinandosi al God Warrior, "Abbiamo concluso la missione. Abbiamo salvato il portale del Regno dei Mari! Ora possiamo tornare al Grande Tempio!", continuò, girandosi in direzione del Santuario di Atena.

Prima di andarsene, però, qualcosa attirò l’attenzione del suo nuovo potente cosmo. –"Sta per avvenire qualcosa di disastroso!", commentò Asher, con il quale Hagen e Mime erano d’accordo, vedendo una grande luce, proveniente da est.

"Torniamo in fretta a casa, la tempesta sembra non esser finita!", continuò Hagen, dando le spalle all’aura negativa, pronti a tornare a casa, dopo quel tremendo giorno di battaglie.

Sulla Terra calarono le tenebre della Notte, prologo ad un’altra tremenda battaglia, che stava per avvenire in una regione molto lontana dalla Grecia, nel Medio Oriente, la regione nella quale due fiumi s’incontrano.