[#3 Variazione]
ODISSEO
Portandoti dietro te stesso hai finito col
viaggiare proprio con quell'individuo dal quale volevi fuggire.
(Socrate, in Platone)
"Conosci Odisseo?"
"Bu chig?"
"O aner"
"Nga shes-gi-yö". Il khata (elegante) scivola lungo il braccio. Kanon ha le mani (irriverenti) dietro la testa e gli occhi (rilassati?) indugiano. "Ke-chen-po re-pe?
"Nai". Il meltemi sbuffa; troppa ginestra e sale. "Sai cos’ha fatto?"
"Nga-tso ta-kor che pa-re". Mur sorride – insicuro; la mano sfiora la piega della shuba e stringe sgrana il trengwa. Distratto. E Kanon increspa un sorriso e respira la notte limpida. Mur è inquieto. Mur è molto inquieto. Sun emoi.
E aspetta; e quando Mur aspetta così – Kanon lo ricorda – significa zhed snang. Perché Mur detesta non comprendere; e – Kanon lo sa – adesso non riesce a capire.
"Dikaion". L’emeria ha un buon sapore. " Ma è anche tornato"
"Dhri-gi-re". La spalle (incerte) si stringono; e Kanon gusta (con l’elettricità e il caldo) gli occhi – aperti – indugiare scivolare nelle ombre (irriverenti). "Nga-tso tshur log pa pa-re. Tang yang? Nga-tso dhro-ua pa-re"
"Mi piace"
"Olysseo?"
"Ochì". Kanon sorride; e la testa va su e giù. "Mur". Si ferma; l’indice picchietta – divertito – un gradino. "Ma è la stessa cosa"
Mur stinge preme le labbra. C’è qualcosa. Qualcosa che vuole ignorare. Perché Kanon lo guarda; ed è serio. Anche se i gradini sono scomodi e duri; anche con la clamide gonfia e una mano irriverente nei capelli. Kanon è serio shi-tha.
"Ka-re se-na?"
Kanon alza le spalle; gli occhi che ammiccano e quel sorriso serio (maledetto). "Non è difficile".
"Kanon"
Kanon si alza. Una conchiglia nella mano (tranquilla) e la curiosità – forte (fa male) – di scoprire. Perché Mur deve comprendere; perché deve realizzare,
"Olysseo". Mur esita; la mano scivola sulla lana grezza. "Ha-ko song"
La testa (consapevole) scrolla un cenno.
"Nga myed pa pa-re". La voce (era sicura) sussurra e trema. "Nga nye pa-re"
"Ara?"
Kanon aspetta. "Ara, Mur?". Nel silenzio (ispirato) le braccia tendono e invitano e la voce sorridente è un sussurro. "Ara? Ara Mur?"
"Nga rang rang" Mur sfiora il trengwa al polso (un ricordo). "Epanerchomai"
Il viaggio perfetto è circolare. La gioia della partenza; la gioia del ritorni.
(Dino Basili)
Note linguistiche
Note etnologiche
SECONDA VERSIONE
"Conosci Odisseo?"
"L’uomo?"
"L’eroe"
"Lo conosco". Il khata (elegante) scivola lungo il braccio. Kanon ha le mani (irriverenti) dietro la testa e gli occhi (rilassati?) indugiano. "È importante?"
"Nai". Il meltemi sbuffa; troppa ginestra e sale. "Sai cos’ha fatto?"
"Ha viaggiato". Mur sorride – insicuro; la mano sfiora la piega della shuba e stringe sgrana il trengwa. Distratto. E Kanon increspa un sorriso e respira la notte limpida. Mur è inquieto. Mur è molto inquieto. Sun emoi.
E aspetta; e quando Mur aspetta così – Kanon lo ricorda – significa zhed snang. Perché Mur detesta non comprendere; e – Kanon lo sa – adesso non riesce a capire.
"Dikaion". L’emeria ha un ha un buon sapore. " Ma è anche tornato"
"Dhri-gi-re". La spalle (incerte) si stringono; e Kanon gusta (con l’elettricità e il caldo) gli occhi – aperti – indugiare scivolare nelle ombre (irriverenti). "È tornato. E allora? Era andato via"
"Mi piace"
"Olysseo?"
"Ochì". Kanon sorride; e la testa va su e giù. "Mur". Si ferma; l’indice picchietta – divertito – un gradino. "Ma è la stessa cosa"
Mur stinge preme le labbra. C’è qualcosa. Qualcosa che vuole ignorare. Perché Kanon lo guarda; ed è serio. Anche se i gradini sono scomodi e duri; anche con la clamide gonfia e una mano irriverente nei capelli. Kanon è serio shi-tha.
"Ka-re se-na?"
Kanon alza le spalle; gli occhi che ammiccano e quel sorriso serio (maledetto). "Non è difficile".
"Kanon"
Kanon si alza. Una conchiglia nella mano (tranquilla) e la curiosità – forte (fa male) – di scoprire. Perché Mur deve comprendere; perché deve realizzare,
"Olysseo". Mur esita; la mano scivola sulla lana grezza. "Ho capito"
La testa (consapevole) scrolla un cenno.
"Ho riconosciuto". La voce (era sicura) sussurra e trema. "Ho ritrovato"
"Ara?"
Kanon aspetta. "Ara, Mur?". Nel silenzio (ispirato) le braccia tendono e invitano e la voce sorridente è un sussurro. "Ara? Ara Mur?"
"Me stesso" Mur sfiora il trengwa al polso (un ricordo). "Epanerchomai"
Il viaggio perfetto è circolare. La gioia della partenza; la gioia del ritorni.
(Dino Basili)
[Definendo]
La necessità della traduzione è qui quasi fondamentale, rispetto alle due fan fiction precedenti. Soprattutto per la presenza di un idioma, il tibetano, di (quasi) impossibile lettura naturale e immediata.
La traduzione (se vogliamo. Ma forse bisognerebbe pensarci un po’, a cosa vuol dire tradurre. Se esiste davvero una traduzione possibile) è, di conseguenza, fondamentale per capire le battute e i dialoghi. Tuttavia, pur con la consapevolezza dello scoglio linguistico, ho deciso (e non per sfoggio) di mantenere l’impianto duplice di presentazione e la versione in lingua.
Motivo? Il filo di fondo che collega tutte queste Variazioni, di cui Odisseo (sono tornata anche al titolo singolo; occhieggiando a Pirro) costituisce la terza espressione. L’incomunicabilità: che qui, paradossalmente, è quasi rovesciata e ridotta al lumicino. Pur esprimendosi in due lingua diverse (profondamente diverse) Mur e Kanon si capiscono. Riescono a capirsi. Il messaggio, i giochi di significato sottesi alle parole, passa nonostante i due idiomi. E da parte di entrambi c’è la volontà di capirsi, di aprirsi, se vogliamo, ad una sorta di dialogo.
Perché Mur e Kanon. Non sono un accostamento tradizionale. Però. Però sono persuasa che abbiano, in fondo, compiuto un cammino simile: quello, appunto, di Odisseo. E Kanon, più grande, più tormentato, in un certo senso, se ne accorge e lo fa presente al compagno, con una leggerezza che nasconde tanta malinconia e rimpianti. In fondo, entrambi, sono partiti da un punto (Atene. Ma non la città, non il tempio. Atene con tutto quello che rappresenta: la scelta di vita, le certezze, le illusioni, i pericoli, le speranze, le delusioni e i tradimenti) per tornare, cambiati, mutati, consapevoli, al medesimo punto. Mur si autoesilia alla morte di Micene; Kanon è esiliato alla morte di Micene. Entrambi ricercano un loro equilibrio, in seguito a quell’avvenimento. Sbagliano, tentennato, si intestardiscono. Entrambi viaggiano; e anche se sono convinti delle loro azioni, anche se sono persuasi della correttezza delle loro scelte, soffrono. E alla fine, mutati, ma in fondo ancora uguali a se stessi, alla loro necessità di un equilibrio, di un posto, tornano.
Da qui, il titolo (oltre al significato sotteso, certo. Al gioco di rimandi su cui la fan fiction poggia): Odisseo. Certo, è l’eroe del viaggio, la figura della peregrinazione continua alla ricerca di qualcosa. Ma il nome Odisseo deriva dal verbo greco odyssomai, e significa colui che soffre. A questo punto, è chiaro il duplice significato.
Devo confessare che mi sono divertita molto a scrivere Odisseo. Soprattutto, vista la coppia scelta, mi sono divertita a rovesciare le parti. Insomma: di solito la persona che comprende e mira a lasciare un qualche insegnamento è Mur, con la sua pacatezza e la sua riflessività. E Kanon è il personaggio tormentato, perseguitato dai sensi di colpa e dal rimorso per eccellenza.
Ecco. Ho mescolato un po’ le carte in tavola. Kanon è sereno, ha accettato la sua condizione di sospensione, ha realizzato l’equilibrio precario fatto di rimorso e riscatto che gli è proprio; e riconosce in un ragazzino (c’è una bella differenza d’età, va ricordato: otto anni) la sua stessa situazione. E assieme, realizza che Mur, quella situazione, quella scelta, non l’ha mai veramente affrontata. Non si è mai realmente chiesto cosa abbia fatto. Non voglio dire che abbia agito avventatamente (Mur avventato non riesco proprio a immaginarlo); ma è giovane, è inesperto, e in una scelta importate può non aver colto esattamente quello che ha comportato, quello che lo ha fatto crescere. Kanon sì; anche perché il percorso è affine.
Quando preparavo l’esame e la traduzione sull’Odissea mi sono chiesta: a chi assomiglia, Odisseo? Kanon. L’accostamento è quasi banale. Il cavaliere che ha cambiato, che ha viaggiato. Il cavaliere che si fa beffa degli dei, che gioca con Posidone, che ne provoca l’ira; il cavaliere astuto; il cavaliere che ritorna.
Paradossalmente, però, Kanon non mi soddisfava. Non riuscivo a immaginare un dialogo in cui dovesse esser lui a riflettere sul suo legame con Odisseo. Kanon ha scelto sempre con piena consapevolezza, anche nell’errore. Quindi: chi altri può essere Odisseo? Chi se ne è andato ed è tornato? Chi ha sofferto, questa separazione. Mur. Mur si è affacciato senza soluzione di continuità. E il legame e le implicazioni razionali (seguite dopo, per una volta) sono ormai chiare.