Agrifoglio di Neve
Contest
: Natale ad AsgardhrTitolo: Järnek från snö. Agrifoglio di neve
Autore: Avalon (o Axia)
Fandom: Saint Seiya
Rating: giallo (vietato minori di anni quattordici)
Genere: one-shot
Personaggi: Hilda di Polaris; Orion
Conclusa: Sì
Disclaimer: i personaggi appartengono a Masami Kurumada
Note: //
Riassunto: Nella notte di Jòl, l’antico natale nordico, Hilda ripercorre i ricordi innevati della sua vita: l’infanzia, la giovinezza e l’adolescenza. Con malinconia e una punta di nostalgia. E Orion sullo sfondo, come una luce tenue,
Järnek från snö
Agrifoglio di neve
Notte straordinaria.
S’infrange l’eternità
nel nostro presente.
M.K. Rubri
Prima drupa
C’è un suono, nei ricordi di Hilda.
La porta gira sui cardini; qualcosa rotola e una corsa nella notte. Nei ricordi di Hilda un cuore (il suo) batte forte e la candela è troppo scura.
Perché Hilda avrebbe voluto vedere; ma la luce non glielo permetteva. Perché la candela (scura) la luce se la mangia e della notte resta solo rumore: una corsa e un cuore.
Nei ricordi di Hilda, c’è l’attesa.
Di quella corsa e di quel cuore che batte (troppo forte). Il labbro masticato e la coperta calda e pesante e stretta. Perché a letto, lei, ci doveva restare. Perché la prinsessa non le deve fare, di notte, le corse. Può solo aspettare.
E c’è il dopo, nei ricordi di Hilda.
Il silenzio che sorride e il buio, perché la luce non c’è – no, la candela non è finita. Hilda la spegne sempre, dopo la corsa (e non si dovrebbe). Ma a Hilda dell’ordine non importa; c’è qualcosa sul pavimento e la candela (che mangia la luce) mangerebbe anche quello.
Hilda spegne sempre la candela, dopo la corsa (perché non mangi qualcosa), e la coperta (pesante e stretta) la libera. E Hilda è rannicchiata sotto la finestra, con un qualcosa in mano e un sorriso (di bambina).
Perché Hilda (una prinsessa) vuole solo leggere un bigliettino; il regalo lo dimentica, ma il bigliettino no. Il bigliettino Hilda lo vuole leggere subito. Perché Hilda è curiosa (e una prinsessa non dovrebbe esserlo), e il bigliettino (qualcosa) lo legge subito. Sotto la finestra con la candela spenta (e il rituale la vorrebbe accesa). Ma Hilda lo sa: la luce mangerebbe il biglietto e lei non vuole. Perché è suo.
C’è sempre una frase, sul bigliettino. Una bella frase che scherza; ma non fa male (anche se un po’, forse, dovrebbe farne). Ma la frase per Hilda è sempre bella (anche se scherza).
Perché Orion frasi cattive non le sa scrivere (anche se dovrebbe).
Seconda drupa
Nei ricordi di Hilda, c’è un rituale.
Perché il vischio bisogna raccoglierlo con la prima neve; e il vischio (che va raccolto) si taglia quando il freddo inizia. E l’aria punge la pelle; e il vischio punge le mani. Ma Hilda, al freddo e al vischio, non ci pensa.
Perché quel giorno (anche se è un rituale) Hilda non è più prinsessa; e si dimentica di essere sacerdotessa. E le bacche (bianche) sono fredde e suonano con il falcetto (d’oro). Perché sentono gli spiriti, le bacche, e vanno raccolte con la prima neve. Quando gli spiriti (che suonano il vischio) vagano.
Prima c’è un rituale.
Il vischio cade ramo per ramo (il falcetto cala) e bacche (fredde) salutano la luce. C’è il legno inciso, prima. Lasciato a seccare sull’altare, con un disegno di resina nella corteccia. Mentre il vecchio re si prepara a morire; mentre Hilda fa cadere bianco (le bacche) e l’uomo verde (che invecchia) si trascina nelle ombre di rami secchi e foglie vecchie.
E Orion aspetta in silenzio la neve bianca e verde.
Perché Hilda deve eseguire il rituale e Orion (in silenzio) può solo aspettare. E tiene la luce lontana, Orion; perché non mangi il buio e Hilda non se ne vada.
Hilda deve farlo di notte, il rituale.
E la luce (della notte) è azzurra e fredda e strana. La luce di Orion no; la sua luce è rossa e calda e conosciuta. Hilda la ricorda, la luce del prima. Quando del bosco (di notte) non aveva paura.
Perché il bosco è cattivo di notte; anche con una sacerdotessa (perché quella notte Hilda prinsessa non lo è più).
Prima il rituale (di notte) nel bosco (che fa paura) era bello.
Quando Orion raccoglieva il vischio (freddo) nelle mani (calde). E le bacche (bianche) sono perle e la luce di Orion se la mangia la notte. E a Hilda il bosco, di notte, non fa paura.
Perché Orion (la luce) ha il vischio in mano e la aspetta.
Terza drupa
L’horgr è nero.
Nel vè le pietre sono fumo e sangue. E Hilda ricorda una cosa brutta. Quando aveva quindici anni e un dolk tremava (nella mano). Perché sei grande, a quindi anni e il rituale Hilda lo doveva eseguire.
E c’era tanta gente, nel vè (quando Hilda di anni ne aveva quindici e il rituale no, non lo voleva fare). C’erano gli jalrar e gli hersir, e Hilda li sentiva, i loro occhi. Sul dolk (che tremava), sulla veste rituale, sull’horgr rosso (di sangue).
E c’era un maiale sull’altare; ogni anno con il vischio e la ciotola sporca. E Hilda ricorda una cosa brutta, perché non era più prinsessa e la lama (sul maiale) una mano l’ha fatta passare. La mano (che tremava) Hilda l’ha passata (nej, non voleva. Qualcuno l’ha fatto con lei) e il dolk era nero. Anche se Hilda non voleva farlo (ma aveva quindici anni).
Ma il maiale (vicino alla scodella sporca) il dolk doveva sentirlo; perché Yngvi-Freyr lo chiede. E vuole bocköl, Freyr; perché il Vecchio muore e la quercia è bella e forte e viva.
Hilda ricorda una cosa brutta (e aveva quindici anni): il sangue (del maiale) lo hanno raccolto e l’horgr è nero e appiccicoso; la statua (appiccicosa) e le mani (le sue) Hilda non le sente. Perché gocciolano a terra e l’odore è cattivo.
Ma til árs ok friðar lo dice lo stesso Hilda (anche se il blòt, a quindici anni, non lo voleva fare). Perché non è più prinsessa (non lo ritornerà) e ha fatto una cosa brutta. Ma Orion le mani (che gocciolano) le stringe (appiccicose) lo stesso.
Perché hjul gira e gira, ma per Orion Hilda (che pinsessa non lo è più) è solo Hilda. E delle mani (appiccicose e che gocciolano) Orion si dimentica.
Quarta drupa
La skaldskap Orion l’ha imparata da bambino.
Mentre Hilda (prinsessa) a blòt e brutti ricordi non pensava; mentre di notte lo skaldo le skaldskap le creava e le storie e i racconti si consumano con il fuoco.
Orion l’ha imparata, la skaldskap, e al banchetto deve sempre iniziare. Perché Orion è bravo (Hilda lo sa), anche se frasi cattive non ne sa fare (quelle che scherzano – oh sì – ma quelle cattive no).
Hilda la ricorda, la skaldskap di Orion; e le parole sono tante e belle nella notte di Jòl. Perché Orion la prima caccia l’ha fatta ed è un uomo (e di anni ne fa dodici anni).
Orion (che è bravo) inizia sempre, e il corno gira e gira e il glögg è caldo. E il glögg (caldo) Orion lo beve, prima. Quando a Jòl i versi (belli) li componeva e la danza la ballava.
E nei ricordi di Hilda Orion canta e la danza la balla; e ride (Orion che il riso lo ha perso). Perché a Jòl si riposa e la notte è lunga e viva.
E a Jòl Orion (che ride) dal ceppo che brucia raccoglie due pezzettini (da conservare). Perché Hilda (una bambina) del fuoco ha paura, ma il legno lo vuole conservare. E Orion nej alla prinsessa (a Hilda) non lo sa dire; perché Orion (che frasi cattive non le dice) ride mentre il corno gira (come l’anno) e il ceppo brucia e al tavolo ci sono kamrat.
E Hilda (una bambina) lo guarda e stringe (per conservarlo) un pezzettino di legno.
Quinta drupa
C’è tanto, nei ricordi di Hilda.
E Jòl è pieno e vivo. Perché c’è il vischio e un rumore e qualcosa e un brutto blòt in quei ricordi. E Hilda (drottning) ricorda Orion (che ride).
Adesso Orion non ride più; e la notte Hilda la candela (che non si deve spegnere) non l’accende.
E non aspetta più qualcosa, Hilda, sotto le coperte pesanti e strette. Perché Orion non c’è e il bigliettino (con la frase bella) non tornerà.
Hilda ha tanti ricordi, di Jòl. Ma la mano (bianca) non la sente. C’è una cicatrice, sulla mano; ma Orion non la può coprire (Hilda lo sa).
Perché Orion la notte (cattiva) lo ha preso; e Hilda lo ha spinto e la mano (con la cicatrice) non vuole che Orion la tocchi. La mano (sporca) che è bianca.
Ma il vischio (di notte) nel bosco (che fa paura), Hilda lo raccoglie sempre. Ma una luce (che non è Orion) non la vuole più. Perché Orion (che era caldo) adesso è freddo e la luce (cattiva) non lo deve mangiare.
La frasi Hilda però le deve scrivere; perché qualcuno aspetta un rumore, sotto le coperte (piccole e innocenti); perché drottning (Hilda) adesso le frasi le può (deve) scrivere. Anche se Orion non c’è.
Ma Hilda ha tanti ricordi di Jòl.
E adesso c’è anche un profumo. Perché Hilda (di notte) un rumore non lo aspetta più; ma la resina e le bacche (rosse) e il vischio (bianco) bruciano e la luce (Orion) le dice: til árs ok friðar.
[Annotations]
Nota al titolo:
Järnek från snö
in moderno svedese significa Agrifoglio di neve, dove från [di] forma il complemento di origine. L’agrifoglio è invece una pianta che nella cultura nordica simboleggia per tradizione la rinascita, l’eternità e la determinazione. Fuor di metafora, il titolo vorrebbe significare: la deternimazione [di Hilda] che proviene dal suo mondo, in questo caso espresso dalla neve e inteso al mondo interiore, basato sui ricordi in primo luogo.
De verbis
Di seguito riporto divise nelle cinque sezioni in cui si suddivide il testo le note relative in forma più discorsiva che in modalità elenco.
Prima druma
Seconda druma
Terza druma
Quarta druma
Quinta druma