SOTTO IL SEGNO DEL DESTINO
CAPITOLO 7: L'apparizione di Tifone
Stanze del Gran Sacerdote, Dodici Case, notte del 6 maggio 1793
Sion era sconvolto, nei molti modi in cui può essere sconvolto un uomo che vede crollare in un colpo solo tutte le certezze della sua vita. La bambina era bellissima: i capelli, dello stesso colore del grano maturo, si perdevano in decine di riccioli. L'ovale del viso era perfetto e, benché non dovesse avere più di dieci anni, tutto faceva supporre che sarebbe divenuta bellissima.
Ma era cieca.
Le due sacerdotesse d'oro del Cancro e della Vergine indossavano le loro maschere rituali, eppure sembrava che trasudassero costernazione. Stavano tenendo per mano la loro dea, affinché non cadesse. Questo non bastava: a sconvolgere ulteriormente Sion c'era il fatto che Atena sembrava, anzi, era... assente.
Era dunque questa la dea che era stato chiamato a proteggere, a prezzo di tanti sacrifici e tanti duri allenamenti?
Questa era Pallade Atena, dea della Sapienza e nume tutelare della Giustizia, colei che aveva sconfitto tante volte i malvagi Ares e Ade?
Una bambina cieca?
E gli altri Cavalieri dovevano essere sconvolti almeno quanto lui. Sion si guardò intorno. L'espressione dipinta sul viso di Dokko esprimeva una disperazione nera e totale, e pareva dire: cos'è successo alla Dea della giustizia?
Il giovane Cavaliere del Sagittario pareva addirittura più sconvolto degli altri; e la sua età di sicuro non lo stava aiutando a reggere la difficile e imprevedibile situazione. Sion continuò la sua panoramica, osservando sorpreso che ai volti esterrefatti dei più giovani si univano le espressioni tristi ma enigmatiche dei Cavalieri più anziani, come se... oh Dei, sapevano dunque già tutto? Ma fu lo sguardo di Arion a colpire maggiormente Sion: quello sguardo si sarebbe impresso per sempre nell'animo del giovane Cavaliere, poiché esso non esprimeva né costernazione, né tristezza, né rispetto, né dolore.. ma solo furia.
Furia.
Il volto di Arion pareva distorcersi orribilmente, e diveniva più orribile ad ogni istante che passava: ora anche i muscoli delle braccia, laddove li facevano scorgere i bracciali della sua armatura d'oro, sembravano in tensione; infine, quando nulla al mondo potè più trattenerlo, Arion fece una serie di rapidi, furiosi passi verso Atena. Sion era completamente paralizzato. Cosa voleva fare il Cavaliere del Leone, forse lanciarsi contro la sua stessa dea? L'indignazione lasciò il passo alla sorpresa nell'animo del giovane ma, in una parte remota della sua mente, sapeva già che tutto era inutile. Pochissimi metri separavano ormai Arion dalla sua dea, e il guerriero del Leone sembrava pronto a lanciarsi all'attacco. Il ragazzo dell'Ariete si sentiva prigioniero di un incubo: tutti sembravano voler fare qualcosa, ma al contempo nessuno si stava movendo abbastanza in fretta. La sacerdotessa del Cancro sembrava intenzionata a fare scudo col suo corpo, per frapporsi fra Atena e Arion, talmente infuriato da non sembrare neanche più umano. Poi, una voce si levò a spezzare l'incantesimo che sembrava avere ammaliato tutti: "Fermo, Arion!". A queste parole, lo sfigurato guerriero si girò di scatto; al centro della stanza, a passi lenti, avanzava Odin dell'Acquario. Ora i capelli bianchi non stonavano più con l'armatura d'oro: in un certo senso, l'anziano guerriero pareva più vigile, più presente, più minaccioso.
"Valuta bene le conseguenze del tuo insano gesto, o Cavaliere! Sei circondato dai seguaci di Atena, e torcerle un solo capello significherebbe morte sicura! Allora. vuoi proseguire la tua corsa?". Ora gli occhi di Arion parevano quelli di una bestia feroce: poi, lentamente, la sua espressione tornò umana. Involontariamente, Sion tirò un sospiro di sollievo. Ma un'altra voce si levò, stavolta proveniente da dietro lo scintillante trono del Grande sacerdote: "Non solo i Cavalieri di Atena proteggono la dea, Arion! Valuta bene le conseguenze delle tue azioni!". Il Sacerdote, che fino ad allora era rimasto silenzioso, sobbalzò nell'udire questa voce:"Serian di Orione! Tu qui!". Comparve come evocato dalle ombre : la sua armatura mandava riflessi violetti alla luce viva e pulsante delle armature d'oro. I capelli color carbone e gli occhi, neri anch'essi, davano un'aria spettrale alla faccia livida del giovane, che pure non dimostrava più di vent'anni. Il mantello scuro svolazzava, come agitato da un vento che nessuno percepiva; si frappose immediatamente fra Arion e Atena. Disse:"Grande Sacerdote, perdonate la mia intrusione nella Riunione Dorata, ma il mio spirito mi ha esortato ad accorrere in aiuto di Atena.. e non sbagliava! Arion, cosa volevi concludere col tuo folle gesto?". Per dieci interminabili secondi, Sion fu assolutamente certo che Arion si sarebbe lanciato contro il giovane guerriero di Orione, attaccandolo con tutte le sue forze. Poi, il cavaliere d'oro parve rattrappirsi, l'imponente figura improvvisamente priva del sostegno del cosmo: sul suo volto si dipinse un ghigno che per un uomo normale sarebbe potuto significare un triste sorriso. "Vedo che il Sacerdote ha ancora come passatempo l'addestramento di giovani, sciocchi idealisti..bè, sappi che non t'invidio affatto, mio giovane Serian! Proteggere Atena potrebbe rivelarsi ben aldilà dei tuoi più elevati sogni… o terrificanti incubi". Detto ciò, Arion si girò e prese ad allontanarsi da Serian, apparentemente intento a uscire dalle stanze del Sacerdote. A fermarlo fu la Voce che proveniva dalla bambina, una Voce che nessun mortale avrebbe mai potuto possedere. "ARION, VALUTA BENE IL PESO DELLE TUE AZIONI! NON VOLGERMI LE SPALLE, E RICORDA CHE NON PUOI UCCIDERE IL TUO PASSATO, COME FAI CON I TUOI AVVERSARI!". La voce sembrava quella di una donna, ma incredibilmente invecchiata e ingigantita, come se lo scorrere dei secoli l'avesse rafforzata anziché farla invecchiare. Pur controvoglia, Arion si voltò, e nel fissare quegli occhi ciechi, persino la sua anima ribelle fu indotta ad inginocchiarsi dinanzi alla Dea. Sion era sconvolto da tutto ciò: quale potere nascondeva quel corpo di bambina! Poi la Dea parlò ancora:
ASCOLTA ARION, E ASCOLTATEMI ANCHE VOIALTRI, O CAVALIERI! IL MIO SACERDOTE VI HA PARLATO DELLA MINACCIA DI ADE. MA RIMEMBRATE LE PAROLE DI ODIN DELL'ACQUARIO! TIFONE E' ORMAI SU DI NOI!". I cavalieri ebbero un brivido all'unisono. Tifone, il più forte dei figli di Gea, colui che lo stesso Zeus aveva avuta difficoltà a sconfiggere, mostruosa creatura nemica del Kosmos e dei viventi, era prossimo a tornare al mondo! Che dunque ai cavalieri fosse stato dato in sorte di affrontare due minacce insieme, una più mostruosa dell'altra?
Da qualche parte, nel buio, l'Ombra aveva già iniziato il suo folle volo. Al suo passaggio, le forme di vita fuggivano terrorizzate. Eppure, essa non era che un pallido fantasma, in confronto al vero potere del suo Signore. Ma avrebbe ben assolto il suo scopo.
Terrorizzare i mortali.
"MIEI CAVALIERI, L'ORRIDO MOSTRO CHE PER POCO NON UCCISE MIO PADRE E' ORA IN PROCINTO DI LIBERARSI DALLE VISCERE DEL MONTE ETNA, DOVE SI TROVA IMPRIGIONATO" esclamò la Voce cavernosa. Al suo cospetto, anche l'augusta dignità del Sacerdote sembrava essere ben poca cosa. "EGLI PUO' LIBERARSI, SE AIUTATO DAI SUOI SEGUACI, GIA' INFILTRATISI AD ATENE.. E GRAZIE A UN'ARMA. LA FALCE ADAMANTINA CHE MIO PADRE USO' NEL CORSO DELLA TERRIBILE BATTAGLIA, FORGIATA IN QUELL'OCCASIONE, DETTA XIPHOS.. UNA LAMA DI PURA LUCE, CREATA PER DISTRUGGERE, PIU' POTENTE ANCHE DEL MEGAS DREPANON, L'ARMA CHE EVIRO' URANO E FERI' CRONO!". Dokko si sentì spiazzato, e sorpreso nello scoprire che tutto il suo addestramento e il suo autocontrollo non bastavano a calmarlo: trovarsi coinvolto di colpo nelle vicende degli Dei era un'idea che gli dava la nausea.. nausea causata da un sentimento che il giovane di Libra non voleva ammettere di avere.
Paura.
Non per sé, ma l'impossibilità del compitò che si stava accollando. La Dea Atena, terribile nella luce notturna, pareva un cieco profeta di distruzione. Le sue parole erano sconvolgenti.. quasi quanto lo scoprire che una dea potesse essere cieca. Cosa significava quell'infermità? Poi la voce parlò di nuovo, scacciando dubbi e pensieri.
"CAVALIERI, DOPO LA GRANDE BATTAGLIA, MIO PADRE SI ACCORSE DI AVER SMARRITO LO XIPHOS. E PER SECOLI ESSO HA DORMITO, SPERDUTO IN UNO DEI QUATTRO ANGOLI DEL MONDO! MA ORA VI AFFIDO IL COMPITO DI RITROVARLO, AFFINCHE' TIFONE NON POSSA ESSER LIBERATO MEDIANTE L'ARMA DEFINITIVA! ANDATE, CAVALIERI, E..."
BROOOOARRRRGGGHHH! Un'accozzaglia di suoni indescrivibili, oltre l'umano e il divino, sommersero la tuonante voce della Dea. L'Ombra si dispiegò nel cielo del Santuario: le sue nere, immense ali coprivano tutta la volta celeste, e la sua indescrivibile testa era una bestemmia incastonata nel firmamento. L'Essere agitò minacciosamente un pugno squamato grande come una montagna, diretto verso Atena. Aveva lo stesso colore e la stessa consistenza di una nera notte d'incubo, ma i suoi occhi ardevano come soli morenti. Infine, quella cosa emise ancora versi: "MMMORRRTEEE.AAAGGL.. UMANI.. MMM. MM.. MORTE AD ATENA!". Nessuno dei cavalieri osò rispondere. Sion ebbe bisogno di qualche secondo per capire che poteva scorgere quell'essere perché il tetto del tempio non esisteva più. come divorato da una famelica creatura ultraterrena. Solo le colonne, mute testimoni del disastro, si ergevano immobili. Infine, quando il terrore si era ormai impadronito dei guerrieri di Atena, una voce umana, rabbiosa e insolente, si levò nel buio.
"Ora basta! Che tu possa minacciare Atena non è importante, ma.. stai minacciando me! E' tempo che qualcuno t'insegni cosa sia la vera forza, mostruosa illusione!". Subito dopo aver pronunciato queste parole, Arion divenne splendente come una stella, più di una stella, come se l'intero firmamento fosse racchiuso nel suo corpo. Immobile al centro della sala scoperchiata, il guerriero del Leone levò l'unico occhio al cielo. In esso ardevano bagliori. Infine, quando i Cavalieri stupefatti sentirono il suo cosmo come ancor più intenso di quello di Atena, Arion racchiuse l'energia di mille galassie nel palmo della mano, e vibrò un pugno in cielo, verso l' orrenda apparizione. Un singolo raggio di lce, bianca e intensissima, si levò nel cielo notturno. Come un dardo lucente, essa attraversò il petto della creatura, che con un urlo orrendo svanì nel nulla, come il nero fumo che si leva da stigee acque. La luce della stelle tornò a brillare.
Dopo qualche secondo, tutti si volsero verso Atena. Apparentemente, era caduta in stato catatonico. Con un borbottio, Arion si girò e si allontanò, nel silenzio più assoluto.
Stanze del Sacerdote, 7 maggio 1793
Sion si fermò sbuffando, sedendosi su un gradino. Era stata la mattinata più estenuante della sua vita: su ordine del Sacerdote, aveva fatto chiamare le maestranze per ricostruire il tetto, e allertato tutti i soldati del Tempio.
In più, non era neanche riuscito a trovare Arion di Leo, come gli era stato ordinato di fare. Senza contare la notte insonne appena trascorsa.. ora si trovava sulla scalinata che conduceva al tredicesimo tempio, ben deciso a riposarsi un momento. Non aveva avuto neanche il tempo di riflettere sugli straordinari avvenimenti della notte precedente. né sull'incarico assegnatogli. Incominciava giusto a perdersi nei suoi pensieri, quando udì le grida della guardia che saliva faticosamente: "Allarme! Allarme! Il popolo di Atene è in rivolta!".