SOTTO IL SEGNO DEL DESTINO
CAPITOLO 3: Destatevi, cavalieri di Atena!
Atene, Santuario, 6 maggio 1793
La luce dell'alba creava strani effetti di luce sulla maschera d'oro del Sacerdote: l'uomo camminava con lento incedere, accompagnato da due silenziosi servitori.
Uno era un paggio, un uomo assolutamente insignificante.
L'altro era il Cavaliere d'argento dell'Altare. I riflessi argentei della sua armatura davano sicurezza al Sacerdote: con un simile guardiano, pochi avrebbero osato sfidarlo.. L'uomo più potente al mondo si rimproverò per questa sua debolezza: lui non doveva temere nessuno, non nel santuario di Atena, cuore e fonte del suo potere!
"Kaitos" disse il Sacerdote al guerriero dell'Altare, "a che punto siamo? Quanti cavalieri d'oro sono tornati al Santuario?". Il giovane lo guardò con i suoi enigmatici occhi color corvo. "La situazione è complessa, aristos (così doveva essere chiamato in greco il Sacerdote): le sacerdotesse di Virgo e Cancer sono già qui, anche se non hanno ancora ricevuto le loro Sacre Armature.. in questo senso abbiamo preferito attenerci ai suoi ordini, e aspettare che tutti i Cavalieri si trovassero al Santuario per la cerimonia dell'Investitura. Libra è giunto poche ore fa, e si aspetta a momenti i cavalieri dell'Ariete e del Sagittario".
"Molto bene.. e coloro che sono stati ordinati Cavalieri alcuni anni fa?"
"Ho preferito aspettare le sue decisioni, aristos.".
I due si guardarono, poi il Sacerdote pronunciò proprio le parole che il cavaliere dell'Altare si aspettava di sentire. "Manda un messaggio ai cavalieri d'oro sparsi in tutto il mondo.. che si destino, e giungano qui in difesa della loro dea! Tutti devono essere al mio servizio prima di domattina! Che i 12 araldi di Atena nel mondo si preparino alle prove che li aspettano!". Intimorito da tanta autorità, il guerriero d'argento si inginocchiò davanti all'uomo tanto più anziano di lui. Ma il suo servizio doveva avere la precedenza anche sul timore: così formulò la domanda più importante.. era quella che, sapeva, il sacerdote non avrebbe mai voluto sentire. "Aristos, e per… per quell'altro uomo?". Il sacerdote pronunciò le parole con enorme fatica: "Mandate Gemini: è l'uomo più adatto" "Sì", disse Kaitos, poi si ritirò in gran fretta, comprendendo il turbamento interiore del sacerdote, non volendo disturbarlo. Anche l'altro paggio si ritirò silenziosamente. Rimasto solo, il sacerdote guardò il sole del mattino.. un mattino con il colore dell'oro.
"Arion" disse soltanto.
Villaggio di Rennes-le-Chateau, Francia, 6 maggio 1793
"Adieu" disse l'uomo dai lunghi capelli biondi alla statua che aveva di fronte. Ancora una volta, dovette complimentarsi mentalmente con lo scultore: la statua riproduceva perfettamente le fattezze di Jeanne; l'ovale delicato del viso era aperto in un largo sorriso, quel sorriso con cui aveva sempre affrontato la sua vita..
Fino alla fine. L'uomo dai capelli dorati si girò di scatto. Ricordare certi eventi gli dava un dolore che sfiorava la fisicità: ma ci stava pian piano facendo l'abitudine.. o forse voleva solo illudersi. In ogni caso, era ora di andare. Stringeva in mano la lettera del Grande Tempio, ma conosceva il suo contenuto senza doverla neppure aprire. uno dei piccoli vantaggi derivanti dal fatto di essere il Cavaliere d'Oro dello Scorpione.
L'uomo si guardò intorno ancora una volta: la situazione era insolitamente tranquilla.
Chissà, forse i sanculotti e tutti gli altri eserciti di esaltati che gironzolavano per la Francia si erano finalmente stancati di uccidere la gente. ma lui lo dubitava; comunque, non era più affar suo. Mentre scompariva in una luce dorata, Etienne pensò che il cielo plumbeo, a volte, poteva riflettere la cupezza dell'animo umano. del suo animo, ad esempio.
Siberia, 6 maggio 1793
"Maestro, lei deve andare, vero?". Lo sguardo di Deneb si posò sull'uomo senza età che aveva davanti.. immobile come una statua, il Cavaliere dell'Acquario si complimentò mentalmente con il suo allievo per la sua perspicacia: la lettera era giunta da pochi minuti, eppure lui sapeva già tutto. Il Cavaliere d'Oro fece una smorfia. Era così facile indovinare i suoi stati d'animo? La sua lunga vita lo aveva reso un uomo così prevedibile? Del resto, era sicuro che anche l'altro suo allievo.. il ragazzo che lo fissava, inginocchiato e silenzioso, con i capelli e gli occhi color cielo.. ebbene, anche lui doveva avere capito tutto, nel modo tutto speciale in cui possiamo capire i sentimenti di una persona che ammiriamo e conosciamo da molto tempo. "Miei allievi" disse, e le rughe agli angoli della bocca e degli occhi si fecero più evidenti, "abbiamo passato gli ultimi sei anni qui, insieme; io ho cercato di rendere i vostri spiriti affini alla grande forza delle costellazioni, e voi avete dimostrato di possedere animi resistenti quanto i ghiacci che non si sciolgono. Sarei voluto restare con voi fino a vedere il giorno in cui, riempiendomi d'orgoglio, avreste ottenuto le vostre Sacre Armature.. ma è giunto per me il momento di adempiere ai miei doveri di Cavaliere: devo tornare al Grande Tempio di Atene, e lasciarvi soli. Ma non temete! Oramai è passato il tempo in cui avevate bisogno di una guida. presto, come giovani aquile, vi leverete da soli in volo dispiegando le vostre splendide anime! Tu, Deneb, presto sarai cavaliere del Cigno, e tu, Riovardh, presto diverrai cavaliere d'argento della Corona Boreale. so che non mi deluderete, e che presto vi rivedrò ad Atene! Allora saremo di nuovo insieme, e combatteremo fianco a fianco, per Atena e per gli uomini! Per ora, addio". Mentre parlava, la sua immagine iniziò a svanire nella luce dorata. e vide le lacrime sugli occhi di Deneb, e poi anche su quelli di Riovardh. e allora si sentì un essere ignobile. Quante bugie aveva raccontato loro! La realtà non era fatta di gloria e di armature scintillanti, no. C'era una sola cosa che aveva imparato nei suoi quasi 250 anni di vita. una sola. La realtà è rabbia, dolore e buio. Per un uomo che, come lui, aveva visto il vero corpo di Ade, non esisteva definizione migliore.
Gizah, Egitto, 6 maggio 1793
Gli uomini che lo avevano inseguito senza sosta per quasi 2 ore avevano perso le sue tracce nel deserto, e Menes, ormai esausto, si appoggiò ai gradoni della Grande Piramide per riposarsi. Perfino per un cavaliere d'oro come lui non era stato facile liberarsi di loro, perché quei 2 erano governati dal cosmo dell'uomo che un tempo era stato suo fratello. Suo fratello, il simbolo di un passato che non voleva morire. Ma Menes non poteva occuparsene ora. Il Grande Tempio richiedeva il suo aiuto, e il guerriero del Capricorno doveva rispondere. I suoi lineamenti marcati erano ora tesi per lo sforzo, e i suoi capelli color tenebra presero ad agitarsi, sebbene non vi fosse un filo di vento... quando un ignorante nomade vide la colonna di luce dorata partire dalla base della Grande Piramide, pensò che qualcuno avesse destato gli spiriti dei faraoni, e decise che era più salutare andarsene da lì in fretta.
Grecia centrale, 6 maggio 1793
I fiori crescevano rigogliosi nel campo, e l'uomo, il cui volto era sfigurato dalla cicatrice che lo rendeva mancante di un occhio, e che era in parte coperta dalla barba incolta, ammirava quel semplice spettacolo. Del resto, l'emotività era sempre stata parte integrante del suo carattere. Le ferite del corpo erano guarite, ma quelle dell'animo no. era forse per questo che cercava rifugio nella vista di quella terra innocente, anch'essa destinata un giorno ad essere violata dalla brutalità degli uomini?
Come se fosse stato evocato dai suoi pensieri, qualcuno comparve alle spalle dello sfregiato: lui se ne accorse subito, e subito riconobbe di chi si trattava.
Allora il suo cuore si riempì di nera furia.
"Arion di Leo, è passato molto tempo dal nostro ultimo incontro", disse Gemini, con il volto completamente invisibile a causa dell'elmo.
L'unica risposta dello sfregiato fu:
PER IL SACRO LEO!!!!!!!!!!