SOTTO IL SEGNO DEL DESTINO
CAPITOLO 1: Le diverse trame di un destino comune
Improvvisamente, il Sacerdote avvertì un debolissimo cosmo, che avrebbe potuto paragonare alla moribonda fiammella di una piccolissima candela;. ma sapendo a chi appartenesse quel potere quasi insignificante, il Sacerdote si affrettò a raggiungere le stanze della dea Atena.
Sion si sentiva soddisfatto e sicuro di sé come mai lo era stato: per tutti quegli anni aveva temprato il suo corpo e il suo spirito, e ora aveva finalmente raggiunto la meta che si era prefissato sei anni prima. Per anni i monaci del tempio, buddisti ma alleati di Atena, lo avevano costretto a lunghe meditazioni, e lo avevano allenato con marce e scalate interminabili. Aveva appreso i segreti del Cosmo, e aveva conosciuto i colpi segreti della sua costellazione, l’Ariete, la cui descrizione era contenuta era contenuta nella Sacra Pergamena proveniente dal Santuario, che Sion aveva diligentemente studiato.
Il giovane prese a camminare tranquillamente sull’angusto sentiero che portava al tempio, un percorso che qualsiasi uomo normale avrebbe attraversato con molte difficoltà: difficoltà che non esistevano per il giovane Sion. Il ragazzo stava allontanandosi dal monastero, deciso a provare qualcosa che sentiva il bisogno di vedere con i propri occhi, pur conoscendone la pericolosità. Giunto in un punto più largo del sentiero, che dava su un profondissimo crepaccio, prese di mira una roccia sporgente che si trovava dall’altra parte del precipizio. Infine, cominciò ad espandere il proprio Cosmo. I lunghi capelli violetti del giovane presero ad agitarsi, sebbene non vi fosse neppure un alito di vento.
Sion sentì finalmente quella sensazione; gli sembrava che il suo spirito, prima piccolo e insignificante, si spandesse ora nell’infinità dello spazio; e poi vi fu l’esplosione dentro di lui. Il giovane pensava che bruciare il proprio cosmo fosse la cosa più bella del mondo: il senso di potere che provava in quel momento era ineguagliabile. Resosi conto di non poter più trattenere il suo potere, il giovane lo liberò con un urlo. "STARLIGHT EXTINCTION". Un uomo normale avrebbe visto solo un raggio di luce dorata partire dal braccio del giovane, per andare a disintegrare la pietra dall’altra parte del crepaccio, a oltre 20 metri di distanza. In realtà, Son aveva simulato l’atto di tirare un pugno, vibrando alla velocità della luce una serie di colpi esplosivi, simili a minuscole stelle che esplodevano. Guardando ciò che rimaneva della grande pietra, Sion potè considerarsi soddisfatto.
In quel momento, una voce anziana ma decisa risuonò alle sue spalle: "Sapevo che un giovanotto irruente come te un giorno ci avrebbe provato; e così, Messer Cavaliere d’Oro, ora usi le nostre montagne come bersaglio, eh?". Nonostante le parole, non c’era astio nella voce del vecchio. Sion si girò di scatto, contemplando la figura familiare dell’anziano monaco dalla lunga barba fluente, privo di capelli come voleva la sua religione. "Venerabile Dhama" disse Sion, "scusate, o Venerabile, ma io.. sentivo il bisogno di mettermi alla prova; ora so di poter eseguire efficacemente uno dei leggendari colpi appartenenti alla costellazione dell’Ariete." "Vedo, ragazzo mio, vedo. ma non gloriarti troppo di questo tuo successo! Altra cosa è lanciare i tuoi colpi contro un vero avversario, deciso a vincere proprio come te! In ogni caso;. sono giunto qui, mio giovane allievo, per informarti che il tuo addestramento è finito, e che oggi stesso dovrai incamminarti verso il Grande tempio. Mi è stato comunicato che non potrai usare la velocità della luce durante questo viaggio; anche se, a sentire certe storie su dei furtarelli al mercato compiuti da un ladro invisibile, tu sai usarla benissimo". Il rimprovero del maestro colse Sion di sorpresa, ma il giovane non se la prese più di tanto: i suoi furti erano stati ragazzate compiute un paio d’anni prima. Ciò che lo interessava davvero era la conferma della fine del suo addestramento: presto si sarebbe trovato ad Atene, pronto a difendere il Santuario insieme agli altri Cavalieri d’oro.
Poi, il suo maestro gli lanciò una vecchia sacca, contenente pochi vestiti: la stessa sacca con cui era giunto al tempio, 6 anni prima. "Parto subito, Maestro. Ma sappia che non la dimenticherò: senza la sua pazienza e costanza, oggi non avrei raggiunto il rango di Cavaliere, pur essendo stato scelto dalle stelle." Dhama sorrise, e le sue rughe scomparvero per un attimo, dissipate dall’innata bontà di Sion. "Ragazzo, la tua fiducia potrebbe tradirti, ma sento che il tuo animo è grande. Ora và! Forse ci rivedremo ancora; o forse percepirò il tuo cosmo, nel cuore d’una tua grande impresa. Addio." La figura del maestro si dissolse pian piano, come un’immagine nell’acqua. Senza voltarsi, seppur sconvolto interiormente, Sion partì con un passo veloce e deciso. Che ironia! Lui, il grande Cavaliere, si commuoveva per aver lasciato il posto da lui chiamato casa per 6 anni;
Poi si tuffò.