SOTTO IL SEGNO DEL DESTINO
PROLOGO
Due ombre incappucciate, vestite con mantelli più scuri della notte stessa, intonavano un canto incomprensibile alle orecchie umane. I loro sguardi sembravano essere rivolti verso il centro della stanza, dove, su un letto di pietra, giaceva il corpo di quello che sembrava un giovane: i lunghi capelli erano di un nero corvino, e la pelle era bianca come la cera. Il giovane sembrava addormentato, ma ad un certo punto le invocazioni delle due figure incappucciate si fecero più alte, come se i due esseri avessero urgenza di fare qualcosa.
Improvvisamente, qualcosa nella stanza cambiò: la presenza incorporea che fino ad allora aveva vagato per il castello si avvicinò al corpo del giovane: occhi umani non avrebbero saputo vedere nulla, ma le due figure percepirono la presenza posarsi sul corpo inanimato del ragazzo.
Improvvisamente, il corpo prima inanimato aprì gli occhi, neri e profondi come la Notte stessa. Il giovane si mise seduto, si guardò intorno e, con un malvagio sorriso sul suo volto, pronunciò una breve frase, ma con un tono che nessuna voce umana avrebbe saputo imitare: "SONO TORNATO".
Le due figure esternarono la loro gioia parlando finalmente in una lingua comprensibile: "Il Padrone è tornato! Osanna al Padrone! Osanna al dio Ade! Il Signore dell’Aldilà calerà sul mondo, e come un fuoco purificatore consumerà coloro che si frapporranno fra Lui e il dominio della Terra".
Il giovane uomo guardò soddisfatto i suoi due servitori, poi disse: "HYPNOS, THANATOS: RADUNATE TUTTI I MIEI FEDELI! E’ TEMPO DI RIPRENDERMI CIO’ CHE E’ SEMPRE STATO MIO, E CHE MI E’ STATO INGIUSTAMENTE NEGATO." All’esterno del castello, gli animali notturni iniziarono a fuggire, terrorizzati dalla Presenza tornata al mondo.