Capitolo 5
ROSSO
- 5 mesi dall’avvento degli Angeli sulla Terra. Ricordo ancora il loro primo attacco: quattro di loro si misero a volare con traiettorie irregolari sopra Torino; poi, improvvisamente, due cambiarono rotta, dirigendosi uno ad est e l’altro a sud, mentre i due rimasti lanciarono ciascuno una sfera di energia, rispettivamente sulla Mole e sulla Gran Madre, lasciando al loro posto due crateri di quasi 500m. Fu l’inizio. Della distruzione. Ma da li al secondo attacco passarono 14 giorni. E fra le macerie aspettammo altri 20 giorni, prima di subire il terzo. –
Le parole che Talano aveva pronunciato prima di lasciare il rifugio avevano lasciato un segno nella mente di Clod della Fenice. Ma la cosa che più lo aveva spaventato ed inorridito al suo ritorno in superficie era che se in quei 5 mesi la gente si era adattata ad una vita anomala, tra le macerie, impaurita, aspettandosi da un momento all’altro un nuovo "bombardamento", aveva comunque continuato a vivere. La gente aveva continuato ad uscire in strada; si era organizzata in squadroni per la ricerca di provviste; aveva piazzato delle vedette (nascoste, agli angoli della città, nei palazzi più alti) per avvistare gli Angeli e poter avvertire gli altri in caso di nuovo attacco; si era divisa in gruppi per setacciare le zone ancora integre e raccogliere tutto ciò che di utile era rimasto (setacciando negozi e supermercati alla ricerca di abiti, dentifricio, carta igienica, ma anche deodoranti e persino giocattoli) per poter continuare a condurre una vita dignitosa, senza perdere ciò che contraddistingueva il grado di civiltà (seppur discutibile, se volgiamo) raggiunto dalla specie umana sino a quel momento; aveva persino continuato istruire i bambini e i giovani, raccogliendo maestre d’asilo, insegnanti e professori e organizzando delle specie di scuole. Seppur tra le macerie, la gente aveva velocemente imparato a vivere. E questo spirito di adattamento delle persone dava speranza a Clod, che nei momenti più tristi si fermava a guardare i bambini, che ancora trovavano il tempo di giocare a palla e, subito, si sentiva meglio.
Ma da quando gli Angeli avevano mandato i Demoni a pattugliare la città erano passati appena 5 giorni e quelle stesse macerie sembravano ora macerie di macerie. Non che la distruzione fosse di molto aumentata rispetto a prima, ma ora tutto era avvolto da un colore rosso, rosso sangue, sangue ancora fresco. Ovunque, sui muri, sull’asfalto, sui pezzi di case franati in strada. Mai, nemmeno nella più devastante delle guerre fatte dall’uomo, prima di allora si era visto tanto sangue sparso. Rosso. Di vita in superficie nemmeno più la parvenza. Soltanto rosso. Se prima le persone camminavano a passo svelto, guardando di continuo il cielo, tremando al pensiero di un nuovo attacco, ora quel tremare sembrava utopia. Al suo posto mera rassegnazione. O almeno questo era il clima che sembrava accompagnare la squadra capitanata da Steo e Clod, mentre si muoveva nell’ombra, in cerca di cibo e provviste. Già nell’ombra, perché se di gente in giro non se ne vedeva più, era però pieno zeppo di zujhak, che battevano le strade di Torino palmo a palmo, in cerca forse di superstiti, per aumentare ancora di più quel rosso, semmai fosse stato possibile. Pareva quasi surreale. Eppure era li, davanti a loro e ovunque. Potevi voltarti, potevi rifiutarti di credere a quella monocromia, potevi chiudere gli occhi o addirittura strapparteli, che avresti visto ancora rosso. Soltanto rosso. Nient’altro che rosso….e non sembrava volersi attenuare.
- non c’è altra soluzione, dobbiamo per forza affrontare quei cinque! – disse il Santo della Lira ad un certo punto
- ok ci penso io – rispose Clod
- no, tu dai troppo nell’occhio…..non è il caso di mettere a fuoco e fiamme l’intera zona per una manciata di zujhak – lo rincalzò Steo
- ah, così tu sapresti far di meglio, nanerottolo?- replicò innervosito il Santo della Fenice
- ehm….super sopracciglio, sto solo dicendo che in questa situazione le mie tecniche di combattimento potrebbero essere quelle più opportune….- sbottò Steo
- ehi ehi, ci manca solo che vi mettiate a litigare tra di voi teste pelate, qui bisogna mantenere la calma e agire silenziosamente con spirito di gruppo e precisione – disse con tono deciso uno degli uomini che erano con loro.
- Truck ha ragione…… - intervenne allora Clod, con tono adesso pacato; poi, dando una pacca sulle spalle a Steo, continuò – mi sono innervosito per niente, è colpa mia……tutto questo orrendo spettacolo mi ha fatto sbottare … -
- siamo tutti quanti nervosi, ma dobbiamo stare uniti ok? E per quanto ci conosciamo appena, se vogliamo avere qualche possibilità di tornare al rifugio senza farci individuare dagli zujhak o, peggio ancora, da un demone, l’unico modo è….- ma il Santo della Lira non ebbe tempo di finire che venne anticipato da qualcun altro
- che voi due Santi vi fidiate l’uno dell’altro e collaboriate assieme al 100%! – proruppe Truck – tu Steo sistema quei cinque, dopo di che ci divideremo velocemente in due gruppi: io, Clod e Concu punteremo velocemente alla Rinascente che è qui poco più avanti, sulla sinistra, mentre Steo, Gazza e Masu tireranno dritti fino alla Porta Nuova, che è al fondo della strada. Ma ricordatevi che per voi tre gli ultimi 200 / 250m saranno allo scoperto; dovrete essere rapidissimi in quel punto e scegliere bene la tempistica per attraversarlo. – concluse l’uomo dagli occhi blu.
- caspita Truck, ora capisco perché Talano ti ha messo a capo dei suoi uomini…..sei uno stratega perfetto! – gli disse Clod sorridendo e dandogli la mano
Nel ricambiare la stretta il ragazzo rispose – qui non ci sono suoi uomini o miei uomini; qui ci sono persone che tentano di sopravvivere e per farlo abbiamo bisogno di tre cose: un rifugio, del cibo e…..voi.
Tutti quanti si guardarono per un attimo negli occhi poi Steo interruppe il seppur breve momento di pausa – allora appena vedrete gli zujhak crollare a terra, il gruppo di Clod scatterà subito, mentre io avrò bisogno di ancora qualche attimo per completare la mia tecnica per cui conteremo fino a cinque e poi partiremo anche noi – e repentinamente cominciò a suonare la sua lira argentata – Detune – pronunciò subito dopo, quasi a bassa voce.
Nel giro di pochi secondi gli zujhak si portarono le mani alla testa e iniziarono a barcollare, per poi cadere, privi di conoscenza, al suolo.
- questo è il momento – disse allora Truck e i tre scattarono correndo infilandosi in quello che era probabilmente il marciapiede, o quel che ne rimaneva, alla loro sinistra.
Il tratto percorso fu breve, ma Clod aveva potuto notare come i suoi due compagni avessero spremuto a fondo le loro energie per correre al massimo della loro velocità, in modo da cercare di rallentarlo il meno possibile, consci probabilmente del fatto che egli potesse correre molto più velocemente di come invece aveva fatto, per aspettarli. Cmq adesso erano all’interno di quel grosso edificio. Ovviamente la devastazione non aveva risparmiato nemmeno quel posto: schegge di vetro insanguinate, vestiti insanguinati, qualche peluche, alcune riviste e della bigiotteria, anche questi insanguinati, facevano da corredo ad una moltitudine di cadaveri sparsi ovunque.
- ancora rosso- furono le uniche parole che le sue labbra riuscirono a scandire
Gli altri due lo guardarono senza proferir parola; poi Concu sussultò – per di qua! Se non è cambiato nulla da quando ci ho lavorato qualche anno fa, i magazzini dovrebbero essere da questa parte, seguitemi. –
In qualsiasi zona dello stabile si spostassero, lo scenario era sempre lo stesso: cadaveri, distruzione e quello stramaledetto colore rosso, che imperava ovunque.
Ma, quando finalmente raggiunsero i magazzini, i loro animi poterono rallegrarsi: vestiti, scarpe, stoviglie, sapone, profumi …… Il magazzino era pieno zeppo di tutto quello che poteva servire per tornare a condurre una vita "civile", almeno all’interno del rifugio.
- e questo è solo il primo magazzino…- disse quasi esultante Concu – infondo a destra ci sono le porte che conducono agli altri due, più piccoli, ma uno è quello dove tenevano la roba del bar, quindi è probabile che ci siano delle provviste, mentre nel secondo dovrebbero esserci, fra le altre cose, anche i piccoli elettrodomestici e…Talano è convinto di poter costruire una radio, se gli portiamo i pezzi che gli servono! –
- bene, diamoci da fare; riempiamo i sacchi il più possibile e poi andiamocene via in fretta.- disse Truck in tutta risposta
- si, ci è andata bene fin ora, ma presto si accorgeranno di quegli zujhak morti e, se per allora avremo già fatto ritorno al rifugio, sarà meglio per noi. – lo incalzò Clod, che covava dentro uno strano presentimento.
Nel frattempo il gruppo di Steo aveva raggiunto la Porta Nuova. Non potevano essere certi di non esser stati visti da nessuno, dopo aver percorso l’ultimo tratto allo scoperto ed entrarono in stazione, consci del fatto che da un momento all’altro sarebbero potuti cadere vittime di un imboscata.
Il posto era ormai completamente abbandonato e lasciato allo sfascio.
- mettiamoci subito a perlustrare palmo a palmo: per prima cosa i negozi, cominciando dalla farmacia e dal market – disse il Santo ai suoi compagni, scuotendoli – ora non abbiamo tempo da lasciare allo stupore dei nostri occhi e ai bei ricordi – concluse, cosciente di quel che la Stazione era, prima degli Angeli.
- il market è mio – disse Gazza, che in realtà sperava di trovare qualche dolciume da mangiare.
- io mi faccio la farmacia e il bar – disse Masu.
- ok, allora a me restano i chioschi vicino ai binari e, quando ho finito, mi faccio un giro anche sui treni. Chissà che non trovi qualcosa di utile anche li…- fu la risposta di Steo.
- un giro sui treni? Ma sei sicuro di sapere come si mettono in moto? – ridacchiò Masu.
Per un attimo scoppiarono a ridere; poi la realtà dei fatti riprese il sopravvento e i tre si divisero, decisi a portare a termine la loro missione.
Gazza entrò nel market e iniziò a cercare. Tutto quello che riuscì a trovare furono cadaveri e sangue. Rosso.
Più prolifico fu il giro di Masu, che, in farmacia, poté raccogliere un sacco pieno di medicinali, materiale di primo soccorso, caramelle, zucchero, pasta. Poi passò a perlustrare il bar, ma lì le cose non andarono altrettanto bene: solo vetri rotti, cadaveri e sangue. Cioè rosso.
Steo diede una rapida occhiata ai chioschi e alla tabaccheria. Dopo di che si trovò solo, nell’atrio della stazione, circondato da (ma non dirmi) cadaveri e sangue. Non poté non fermarsi a godere alla nausea di tutto quel rosso.
Qualcosa attirò la sua attenzione. Un rumore… qualcosa di simile a… passi nella ghiaia.
Alcuni attimi di silenzio e poi di nuovo lo stesso rumore. Qualcuno si stava muovendo di nascosto fra i binari. Ma per quale motivo restare nascosti invece di attaccarlo subito? Forse non si erano accorti solo di lui. Forse avevano visto anche i suoi compagni e stavano temporeggiando per metterli tutti in trappola. Adesso era tutto più complicato: avrebbe dovuto, forse, affrontare un demone e, in ogni caso, disperdersi nelle vie della città, per raggiungere il rifugio senza farsi seguire. Bruscamente i suoi pensieri furono interrotti da un terzo rumore, molto più chiaro, questa volta. Poteva distinguere due diverse camminate, si. Erano almeno in due. Ormai non aveva più dubbi: erano stati scoperti.
- più di questo non possiamo portare; mettiamo gli altri sacchi in un angolo: torneremo a prenderli in un secondo tempo – disse Truck soddisfatto del "bottino" che insieme erano riusciti a racimolare.
Ognuno di loro aveva ora tre sacchi legati alla schiena, con un sistema di corde escogitato da Talano e, in più, ne portava in braccio altri due.
Rapidamente percorsero al contrario il tragitto che li aveva portati ai magazzini, senza quasi badare alla morte e alla disperazione che li attorniava ad ogni passo, tanto erano soddisfatti per il risultato della loro missione, almeno fin ora. Senza quasi badare ai cadaveri e al sangue per terra. Senza quasi più vedere quel fottuto rosso. Ma il rosso è un colore difficile da cancellare, che anche se non si vede ti entra dai fori della pelle e dalle narici e lo respiri.
Ora vedevano in fondo al corridoio l’uscita e tutto quello che avrebbero dovuto fare una volta fuori sarebbe stato muoversi rapidamente e con prudenza fino al rifugio, ma Clod si portava ancora quella brutta sensazione dentro e le cose non andarono così. No, quella volta le cose non andarono come avrebbero dovuto. O forse si.
- come topi vi muovete tra le carogne dei vostri simili e come vermi verrete schiacciati da me, Korr della Bestia Maledetta!- una voce alle loro spalle distrusse in un momento solo tutte le loro più rosee previsioni, mentre un brivido scivolava sulla loro schiena.
I tre ragazzi si voltarono, solo per vedere, in piedi, davanti a loro, quello che con ogni probabilità sarebbe stato il loro carnefice.
- voi pensate solo a correre verso l’uscita e poi tornate al rifugio senza farvi seguire: a lui penso io – disse Clod, slacciandosi la corda e lasciando cadere a terra i sacchi che teneva in mano.
- sei sicuro di quello dici? In tre, forse………..ma no, hai ragione: noi ti saremmo solo di peso – disse Truck con aria rassegnata prima di guardare Concu negli occhi e dire tristemente – corri! Dobbiamo correre più forte che possiamo. Dobbiamo essere almeno in grado di fare questo – poi si rivolse un ultima volta al Santo della Fenice – buona fortuna amico - e i due corsero via, scattando verso l’uscita, portandosi dietro i loro sacchi.
- non crederete mica di potervela svignare così! – ringhiò Korr, lanciandosi all’inseguimento.
- non crederai mica di poter passare tanto facilmente! – fu la risposta di Clod, che, in un attimo, gli si era parato davanti e lo aveva bloccato per un braccio – spiacente, di qui non si passa –
- dunque vuoi morire…..è questo che vuoi……ebbene non impiegherò poi molto a mandarti all’altro mondo! Artigli della Morteeee! – fu la risposta del Demone che gli lanciò addosso il suo temibile colpo, dopo essersi liberato con un calcio.
Clod lo se vide chiaramente arrivare addosso e avrebbe avuto tutto il tempo di spostarsi, ma era cosciente che, se lo avesse fatto, per Truck e Concu, che stavano ancora correndo alle sue spalle, sarebbe stata la fine. Così lo prese in pieno, cercando di pararsi in qualche modo, ma procurandosi una ferita al braccio sinistro, nella parte non protetta dall’armatura. Due rivoli di sangue gli colarono lungo l’avambraccio fino alla mano e andarono a incrociarsi tra le dita. Il sangue spiccava sul bracciale blu con una punta d’orgoglio. Clod guardandolo pensò: niente di così eclatante, soltanto rosso…