Capitolo 2
Tre
Non era davvero un bello spettacolo: le vetrine sfondate e, al posto dei manichini, corpi assassinati; le urla delle persone spaventate che correvano senza direzione alcuna, calpestando giornali o cadaveri, con la stessa intenzione; i carnefici vestiti in nero, che inseguivano le loro prede con lo stesso distacco di un impiegato annoiato che schaccia una mosca sulla sua scrivania, mentre sta parlando al telefono.
Uno di questi aveva inseguito un gruppo di ragazzini e poi, con l’aiuto di altri tre, li aveva chiusi in trappola, in un vicolo tra quelli che una volta erano rispettivamente il tabaccaio e l’agenzia di viaggi. Non trasparivano la minima espressione in volto, mentre alzavano i coltelli per assassinare le loro povere vittime e non emisero grida di dolore quando all’improvviso una vampa infuocata li avvolse per renderli cenere in pochi istanti.
- maledetti bastardi! Queste strade non meritano nemmeno di essere sporcate dal vostro sangue. Cenere. Questo diventerete tutti. – ringhiò di rabbia un ragazzo comparso alle loro spalle e vestito di un’armatura per la maggior parte bianca e blu, con 3 code di piume metalliche giallo scuro che gli scendevano dalla schiena.
- Ora potete and...- stava per finire, rivolgendosi ai ragazzini che aveva appena salvato, quando notò che questi lo fissavano atterriti, come se avessero appena visto il demonio in persona.
- Per favore non ci dare fuoco- balbettò tra le lacrime un ragazzino biondo.
- No, ma io…- disse piano Clod, avanzando un passo. Ma neanche il tempo di poggiare il piede a terra che erano tutti corsi via. Tutti tranne quel ragazzino biondo, rimasto immobile, impietrito dal terrore.
Clod si avvicinò allora lentamente e fece per dargli una carezza quando si accorse di qualcosa alle sue spalle.
- dannato demone, non osare nemmeno sfiorarlo, bastardo- minacciò un uomo sulla quarantina, con una pistola in mano
- ma che cosa…- bofonchiò esterrefatto, pochi istanti prima che l’uomo gli sparasse addosso.
Ancora una volta Clod rimase stupito dai suoi nuovi poteri: vide i proiettili distintamente in volo verso di lui, erano 3; non poteva spostarsi, o avrebbero colpito il bimbo biondo e così nel più semplice e naturale dei modi, li intercettò in volo, bloccandoli con una mano. Poi, sempre più incredulo, guardò quello che c’era nel palmo della sua mano sinistra: 3 proiettili accartocciati.
Intanto, l’uomo che aveva sparato era immobile di fronte a lui e pallido in volto per la paura.
Ripresosi dallo stupore, Clod lo fissò dritto negli occhi per un istante, prima di scattare ad una velocità quasi non percepibile all’occhio umano, superandolo senza nemmeno sfiorarlo.
- è scappato senza farmi niente…..devo averlo ferito- disse fra disse fra sé e sé l’uomo.
Non poteva certo immaginare che quel demone vestito di armatura con le piume metalliche era corso via perché attirato da una presenza cosmica oscura e minacciosa.
Poco lontano dal centro infatti un centinaio di cadaveri, il cui sangue ancor fresco brillava dalle ferite aperte, faceva da contorno a due persone, una di fronte all’altra.
La prima era una ragazza coi capelli neri e la carnagione pallida, gli occhi chiari fissavano con disprezzo il ragazzo davanti a se, da per terra, accovacciata in modo sgraziato, con una ferita sulla gamba destra, all’altezza della tibia. Stringeva fra le mani una bomboletta spray.
L’altro era per l’appunto un ragazzo con gli occhi castani e i lineamenti del viso sottili e precisi, abbastanza alto e magro, ma i muscoli sui bicipiti e sugli addominali lasciavano percepire un fisico atletico. Indossava un’armatura il cui elmo rappresentava il volto di una belva felina, con gli occhi viola chiaro e la pelliccia marrone. Lo stesso colore avevano i gambali e i bracciali, mentre le ginocchiere e le spalliere erano color grigio metallizzato, così come il pettorale, che però era ornato con particolari decorazioni, rappresentanti una scena di caccia, in cui erano i cacciatori ad essere preda di quello che in tutta probabilità era una pantera, o un puma dalle gigantesche proporzioni. Grigia era anche la cintura, alla quale era allacciato un gonnellino di canapa, che scendeva fino alle cosce.
- voleva accecarmi con quell’arnese…sudicia puttana!- ringhiò strofinandosi gli occhi – e ci sei quasi riuscita – continuò abbozzando adesso un maligno sorriso – peccato che la ferita alla gamba non ti abbia permesso di scappare via, vero?-
La ragazza non rispondeva. Continuava solo a fissarlo con disprezzo.
- ora comunque sei morta!- le sussurrò, scattando con un balzo verso di lei. Nel tempo di un battito le fu addosso, ma anziché colpirla subito, le calpestò il piede della gamba sinistra, schiacciandole la caviglia. – così adesso hai tutte e due le gambe fuori uso, ma….hai sempre la tua bomboletta no?- sogghignò.
In tutta risposta la fanciulla gliela tirò in faccia e gli sputò addosso.
Il ragazzo questa volta non si scompose. Silenziosamente un’energia cosmica rossastro scuro lo avvolse minacciosa. Aprì la mano e dalle dita tese spuntarono 5 neri artigli
- ora muori dilaniata dagli Artigli della Morte!- gridò, mentre abbassava un fendente.
La scena ebbero però un epilogo che nessuno dei due poteva immaginare: il ragazzo si accorse che qualcosa lo stava per colpire alla mano, riuscendo a ritrarla appena in tempo. Non riuscì però a evitare che un oggetto acuminato gli sfiorasse il volto, procurandogli un lieve graffio sulla guancia. Balzò di scatto in dietro per poi accorgersi che conficcati sull’asfalto c’erano 3 oggetti metallici. Sembravano dei dardi, anzi no, delle piume. Comunque fosse, qualcuno glieli aveva lanciati contro per fermarlo e c’era riuscito.
- chi ha osato! Vieni fuori!- gridò
- sei sicuro di volerlo? – fu la risposta di una voce vicina, ma che ancora non era riuscito ad individuare.
- Vuoi prendermi in giro? Esci fuori o vengo a prenderti e sarà peggio. – disse il ragazzo dai neri artigli, con tono ora più cauto, ma egualmente indispettito.
Una scintilla, nel fumo delle macerie circostanti, attirò la sua attenzione; poi divenne fuoco, per poi mutare ancora, dopo pochi istanti, in un aura cosmica infuocata, fino a che finalmente poté distinguere una sagoma umana, contornata da un’armatura.
- non capisco per quale motivo tu sia così desideroso di vedere la morte in faccia, demone! – tuonò la figura avvolta nel cosmo fiammeggiante.
Korr, demone della Bestia Maledetta, guerriero dai neri artigli, trasalì: senza ombra di dubbio, quello che aveva di fronte era un Santo.
- dunque il primo di voi si è fatto vivo….quale onore….- gli rispose prontamente – dunque sarai anche il primo a cadere per mano mia, Korr della Bestia Maledetta! –
- Ora invece ti scatenerò contro l’inferno!!!! Ali della Feniceeee!!!!! – furono le parole di Clod, prima di lanciare inaspettatamente il suo colpo più potente.
Il colpo energetico prese la forma di una fenice di fuoco e puntò dritto verso il Demone travolgendolo, almeno apparentemente.
- che strano, il mio colpo l’ha centrato in pieno e non ha nemmeno tentato di schivarlo – non fece in tempo a pensare Clod, prima che un urlo, alle proprie spalle, incalzasse furioso.
- Sfera Distruttiva !!! – una sfera energetica rosso scuro lo inglobò al suo interno, per poi implodergli addosso, schiantandolo al suolo e frantumando l’asfalto.
Solo dopo alcuni istanti il Santo riuscì a risollevare la testa, per vedere di fronte a lui, dritto in piedi, senza nemmeno un graffio Korr.
- quindi sei già sconfitto, nell’anonimato. Ho battuto un santo sbruffone e spocchioso, di cui non conosco neanche il nome: questo dirò. D’altr’onde sapere come ti chiami non mi interessa affatto – disse il demone, con evidente delusione negli occhi.
Delusione che sparì prontamente, però, nel vedere il suo avversario rialzarsi, di nuovo avvolto nello stesso cosmo fiammeggiante.
- il mio nome è Clod, Santo della Fenice e non credo che avrai occasione di vantarti tanto presto di avermi vinto in battaglia – disse con un sorriso beffardo, lanciandosi improvvisamente contro il Demone – e tantomeno mi hai già sconfitto-
Clod stava attaccando con una serie di calci e pugni portati alla velocità del suono, ma Korr riusciva a schivarli tutti, senza nemmeno sembrare in difficoltà. L’attacco però venne interrotto da un pugno che, veloce come una saetta, lo colpì in pieno volto. Clod tentò allora un calcio a spazzare, indietreggiando, ma anche questo andò a vuoto, mentre una ginocchiata gli affondava nell’addome destro, facendolo piegare su se stesso dal dolore.
- ed ora facciamola finita – sentì da una voce di nuovo alle sue spalle– Artigli della morte!!! –
dagli artigli neri di Korr partirono dei fasci di energia tagliente, che lacerarono il santo alle braccia e alle gambe, nei punti scoperti dall’armatura.
Clod era di nuovo a terra, sanguinante.
- troppo lento- disse il demone sgranchendosi le ossa. Poi si diresse verso la ragazza, che nel frattempo era rimasta attonita ad assistere alla scena.
- Cosa c’è umana, non riesci a creder ai tuo….ma cosa? No, come può essere? Nessuno era mai riuscito a rialzarsi dopo aver subito la mia Sfera Distruttiva, come può costui essersi ripreso così velocemente dai miei Artigli della Morte?- furono le parole incredule di Korr nel vedere il suo avversario di nuovo in piedi.
Clod ancora una volta stava bruciando il proprio cosmo che sembrava ancora più esteso di prima – tu non le farai più alcun male….Ali della Fenice! – gridò, lanciando per la seconda volta il suo colpo, ma a velocità maggiore, rispetto alla prima.
Korr, che non si aspettava un attacco così rapido e potente nello stesso tempo, fu colto di sorpresa, riuscendo a evitare il colpo, ferendosi però il braccio destro, poco sotto alla spalla.
Il Santo non ebbe comunque il tempo di cantare vittoria, che il Demone si era repentinamente lanciato all’attacco – Artigli della Morteeee!!!- ringhiò furente.
Non senza difficoltà, Clod riuscì questa volta a schivare completamente i neri artigli della Bestia Maledetta e stava per contrattaccare quando uno schizzo di sangue lo prese in piena faccia.
Il tempo di voltarsi e realizzò subito quello che era successo: Korr si era lanciato contro di lui, ma, al momento dell’impatto, aveva deviato rapidamente i suoi colpi verso la ragazza, ferendola alla gola mortalmente.
- Hai capito adesso? Non solo non saresti riuscito a schivare i miei artigli, perché sono stato io a deviarli, ma non ti sei nemmeno accorto che, con un movimento troppo rapido e preciso per il tuo livello, sono addirittura riuscito a portare a termine il lavoro che tu volevi impedirmi di finire – proferì il Demone, mentre teneva la sua vittima per i capelli, lasciandole ancora qualche secondo di sofferenza, prima di morire sgozzata.
Appena 3 minuti erano passati da quando lo scontro era iniziato e già Clod era allo stremo delle forze, per le ferite subite e le energie consumate nel lanciare al massimo della potenza i suoi colpi, ma di fronte quella scena, senza replicare alle parole del nemico, senza nemmeno guardarlo in faccia, trovò, non sapendo neanche dove, la forza per lanciare una terza volta le Ali della Fenice, a velocità e potenza raddoppiate rispetto a prima.
Di fronte a quell’ impeto, Korr lasciò cadere il corpo della ragazza e non potendo ormai schivare il colpo, contrattaccò lanciando la sua sfera energetica.
I due colpi si controbilanciarono per diversi istanti e sembrava che non uno dovesse prevalere sull’altro, quando l’energia cosmica del Demone esplose in tutta la sua potenza, caricando ulteriormente la Sfera Distruttiva, che travolse la fenice di fuoco, per poi colpire anche Clod, schiantandolo per la terza volta a terra.
- Ed ora i miei neri artigli placheranno ogni tua sofferenza – disse Korr, avvicinandosi al Santo e preparandosi per il colpo di grazia.
A quel punto avvertì però le forze venirgli meno, mentre il suo corpo e i muscoli si stavano intorpidendo, lentamente, ma inesorabilmente – ma cosa mi sta succedendo?- si disse accorgendosi che anche la vista ora iniziava a vacillare – cosè questa sensazione di abbandono che mi sta assalendo? E…. invece…. cos’è questa melodia…..-
Intuendo quello che probabilmente stava accadendo Korr bruciò più che potè il proprio cosmo e, con un sussulto improvviso lanciò un’artigliata nella direzione da cui sentiva provenire la musica, che cessò all’istante.
Alle sue spalle, un cavaliere dalla bianca armatura a riflessi verde acqua, aveva dovuto interrompere l’attacco sonoro che stava portando per mezzo della lira che stringeva a se, per evitare, con un agile balzo laterale i neri artigli energetici, che, lanciati a velocità supersonica, lo stavano puntando.
Tre guerrieri erano ora sullo stesso campo di battaglia.
- un altro Santo? – esclamò sorpreso e infastidito Korr, che nel frattempo si era ripreso – dovrò prepararmi ad un nuovo scontro-
- ti ho detto che non potrai vantarti di avermi sconfitto…non ancora…- pronunciò con un filo di voce Clod, mentre tentava con tutte le forze di alzarsi, sfoggiando un volto colmo di rabbia.
Korr era incredulo: nonostante avesse subito in pieno 3 dei suoi colpi più potenti, il Santo della Fenice era ancora vivo e, almeno nello spirito, non ancora sconfitto.
- non sono certo così pazzo da provare a battermi con entrambi, anche se lui è ridotto male, poiché anch’io sono ferito- disse rivolgendosi al nuovo arrivato, lanciando poi una rapida occhiata alla ferita sul braccio, che, nel portare a termine l’ultimo attacco, si era ulteriormente aperta – sarà per la prossima volta…..divertitevi, nel frattempo – per poi scattare via alla velocità incredibile di cui era dotato, e scomparire.
- giusto in tempo – disse il Santo dal cosmo sonoro – non è che te la stavi cavando troppo bene. Il mio nome è Steo. Steo della Lira.-
- già, credo di essermele prese….. Mi chiamo Clod e sono il Santo della Fenice-
- ce la fai a camminare? Ora la cosa migliore è raggiungere quelli rimasti, nel sottosuolo, così potrai rimetterti in sesto e successivamente penseremo cosa fare – disse Steo tornando serio.
- Si, credo di si – rispose Clod rialzandosi a fatica – ma ……chi sono quelli rimasti? Cosa vuol dire il sottosuolo? –
Erano le 3 del pomeriggio, ma a guardare il cielo, sembrava fosse sera. Cominciò con qualche goccia, quello che nel giro di poco si girò in un temporale. Il primo temporale, da quando gli Angeli avevano fatto la loro comparsa, o almeno, il primo temporale su Torino.