Capitolo 10
L’INFERNO
Quando Steo della Lira giunse al Valentino, si trovò davanti l’inferno: le fiamme divampavano ovunque, come imponenti mura di fuoco, la sciando intuire che, una volta all’interno del parco, non sarebbe stato facile non perdere l’orientamento; inoltre il calore suscitato dall’incendio era quasi insostenibile e l’alto livello di Co2 prodotta rendeva faticosa la respirazione.
- Chi può essere l’artefice di tutto questo? Beh, chiunque sia, non sarà un avversario facile. – pensò fra sé, ricordando le parole di Iki alla Porta Nuova: …uno con l’armatura aveva bruciato tutto… era bianca, rossa e grigia, col casco a forma di mostro… uno molto alto…
- e che cazzo però! Possibile che i Demoni colossi e alti più di due metri debbano essere tutti miei? – esclamò con tono ironico, riferendosi al suo precedente scontro con Drubb del Divoratore Senza Volto.
Poi restò a fissare l’incendio, immane, di fronte a sé, avvertendo un senso di inquietudine ed una tremenda sensazione di insicurezza, le gambe rigide e pesanti – eppure c’è qualcosa che non capisco… perché questa sensazione? È come se avessi paura delle fiamme… anche se, in realtà… io… provavo la stessa sensazione anche al rifugio… e ancor prima, durante lo scontro con Drubb… che sia…. – e, istintivamente, portò una mano alla cintura, sul fianco destro, come era solito fare in prossimità di uno scontro, impugnando la propria lira; non potendo, però, impugnare che il niente – la mia lira… - disse d’istinto, a bassa voce – ecco cos’è a franare i miei passi… – prese quindi un respiro profondo, chiudendo gli occhi per qualche istante – ho già dimostrato a me stesso che sono comunque in grado di combattere… Non è questo il tempo di avere esitazioni! – e si diresse in bocca alle fiamme.
- più mi addentro e più il calore diventa soffocante….sto grondando sudore – rifletté, rallentando il proprio incedere, anche se inconsapevolmente – devo assolutamente trovare il rifugio ….e in fretta, o mi sarò solo esposto inutilmente. - Poi si voltò indietro – è incredibile! Le fiamme hanno già coperto quasi l’intero tragitto percorso fin ora……. l’unico possibile. – si disse, guardandosi tutt’attorno – non sarà facile uscire da qui ! –
Continuò a camminare per un breve tratto, quando, arrivato in una zona in cui le fiamme sembravano aver deciso non ci fosse più nulla da bruciare, intravide una sagoma nel fumo. Una sagoma umana.
- hey….laggiù….- gridò
Non ottenne risposta. Quindi affrettò il passo, avvicinandosi sempre di più – hey….tu … puoi portarmi dagli altr…. – ma le parole gli morirono in bocca nel momento in cui una folata di vento spazzò via il fumo che, fino a quel momento, gli aveva coperto la visuale e la figura che aveva acceso nella sua mente una scintilla di speranza, si rivelò essere il cadavere di un uomo, bruciato e impalato.
- mioddio! – biascicò, con le labbra tremanti – quale crudeltà è mai questa? –
Improvvisamente fu colto da un forte senso di nausea; avanzò qualche passo in direzione confusa, poi si lasciò andare sulle ginocchia, in preda violenti conati di vomito. Si trascinò fino a un albero, a una manciata di metri da lui, accovacciandosi, con la schiena e la testa appoggiate al tronco – sono arrivato tardi e così anche di te non è rimasto che il cadavere – disse, accarezzandone la corteccia con la guancia e respirando l’odore di legno bruciato – avrei bisogno di un po’ d’aria…..pulita… -
Da quella particolare angolazione, gli sembrò di notare qualcosa, dall’altra parte del tronco, con la coda dell’occhio. Si alzò di scatto e voltandosi in direzione dell’albero vide altri tre cadaveri, anch’essi carbonizzati e impalati, allo stesso modo del primo.
Ora il Santo della Lira girava, freneticamente, attorno all’albero bruciato, voltandosi prima in una direzione, poi nell’altra e in un'altra ancora, ma ovunque guardasse, attorno a sé, vedeva solo cadaveri di gente carbonizzata. Era la visione più terrificante alla quale avesse mai assistito, da quando gli Angeli avevano iniziato il loro sterminio sulla Terra; di gran lunga peggiore di quella dei cadaveri in Piazza Castello, forse perché, in quell’occasione, non era solo, ma aveva un amico al suo fianco, seppur non avesse ancora smaltito del tutto nemmeno il dolore, la rabbia e la disperazione di quella volta.
Ora invece era solo. Aveva attraversato un inferno di fuoco e fiamme soltanto per finire in un altro inferno. Un inferno di morte. Un inferno dentro all’inferno.
Avrebbe voluto correre via in fretta, ma qualcosa (non sapeva neanche lui cosa) glielo impedì.
- l’incendio ormai si è esteso a tutto il parco e presto il vento lo spingerà di nuovo in questa zona – ragionò guardandosi intorno – d’accordo, faccio ancora un giro e, se non trovo nessuno, me ne vado, prima che le fiamme mi precludano ogni via di fuga –
Iniziò così un giro di perlustrazione, camminando fra i cadaveri impalati. Ognuno di loro aveva il volto trasfigurato in una maschera di terrore e di dolore. Senza neanche accorgersene si ritrovò di fronte ad un piccolo rialzo. Pochi passi più in là c’era una gradinata di pietra. Percorse i gradini ad uno a uno, fino a giungere in un piccolo piazzale. Qui, circa una quindicina di cadaveri, erano ordinatamente impalati e disposti in modo da formare una "X". Erano cadaveri di bambini.
- adesso basta! – sbottò Steo, in preda alla collera – esci fuori maledettoooo!!!! Ti giuro che l’inferno che tu stesso hai creato sarà la tua tomba! – gridò, bruciando il cosmo furentemente.
Seguirono pochi interminabili attimi di silenzio, poi una risata sadica pervase l’aria – finalmente sei riuscito a trovare il tesoro! …..ahahaahah… non lo sapevi che un tesoro va contrassegnato con una bella "X" ???? ahahahaha ….ah…..ah… -
Il Santo si voltò lentamente, stringendo i pugni dalla rabbia e vide l’assassino.
Era un ragazzo sulla trentina, con gli occhi castani ed i capelli, biondi e sottili, lunghi appena una manciata di centimetri; i lineamenti del viso erano piuttosto irregolari, con il naso aquilino ed il mento allungato all’infuori, mentre i denti erano giallognoli, grossi e distanziati fra loro. Era alto all’incirca 2 metri e aveva una corporatura robusta e muscolosa, ma non quanto Drubb, che lo superava di almeno un paio di spanne in altezza e di una in larghezza. L’armatura era semplice e squadrata, tranne che per le spalliere, a forma di testa di mostro con gli occhi di serpente. I colori sfumavano dal rosso all’arancio, dal grigio al cenere, come a raffigurare un incendio. Il cinturone, le gomitiere e le ginocchiere, di forma esagonale, erano, invece, totalmente grigi.
Steo lo guardava dritto negli occhi, lo sguardo carico di dolore di rabbia.
- non hai dato loro nessuna possibilità! Li hai intrappolati e li hai bruciati vivi. Sappi che – ringhiò, stringendo i pugni tanto forte da far tremare i polsi – da questo momento non ti lascerò altra possibilità, se non la morte. Non mi darò pace finche non li avrò vendicati! –
- povero illuso! Davvero pensi di potermi battere? Qui? Nel campo a me più congeniale? Fra queste fiamme? – esclamò divertito il Demone, indossando l’elmo che fin ora aveva tenuto in mano, anch’esso a forma di testa di mostro – ora ti farò vedere…. Ti renderai subito conto di con chi hai a che fare, pivello! Cadrai per mano di Dahuto del Carbonaio Infernale! –
Poi mutò espressione del viso, da sadica a determinata, esplodendo, improvvisamente, il proprio cosmo - Inferno di Fuocoooo! – gridò, lanciando il suo pugno infuocato.
Il Santo della Lira non si fece sorprendere e, con un balzo laterale, schivò la lingua di fuoco che colpì in pieno un cumulo di grosse pietre alle sue spalle, disintegrandolo e incendiando la zona circostante.
- Inferno di Fuocoooo! – urlò ancora Dahuto, lanciando, per la seconda volta, lo stesso attacco.
Steo però non solo evitò nuovamente la lingua di fuoco, ma passò al contrattacco scagliandogli addosso la propria tecnica segreta – Oondaa Sonooraaa! – che lo centrò in pieno, atterrandolo.
- troppo lento – commentò poi il ragazzo – sia nella difesa, sia nell’attacco – e, con il volto trasfigurato dall’ira, continuò – un conto è prendersela con delle persone innocenti, altra cosa è affrontare un Santo di Speranza. Ora avrai quello che ti meriti! –
- aspetta, aspetta….non avere troppa fretta – ridacchiò sadicamente il Demone, rialzandosi – mi hai colto di sorpresa, è vero: in verità non avevo mai affrontato nessun guerriero con impronta cosmica suono, fin’ora. Ma i suoni non potranno certo proteggerti dal fuoco! Evita pure anche il mio prossimo colpo se vuoi, ma……non vedi che le fiamme ti hanno già circondato? – concluse con tono trionfante e un sorriso malefico stampato sul volto.
Steo si guardò rapidamente attorno: accecato dalla rabbia e dal desiderio di vendetta non si era accorto che le fiamme erano ovunque e lo avevano completamente ingabbiato.
- non serve essere rapidi, se si dispone di una tale strapotenza cosmica! Ah ah ah! – esultò Dahuto, pieno di boria, prima di tornare all’attacco – Inferno di Fuoco brucia tuttoooo!!! –
Per la terza volta, il Santo non si fece cogliere impreparato e schivò il colpo, che andò a infrangersi sul muro di fuoco alle sue spalle. Questo, però, ebbe come un rigetto istantaneo, che lo colpì alla schiena con un’ondata di fiamme, lasciandolo poi a terra tramortito.
Pochi secondi e si riprese, appena in tempo per schivare una seconda ondata che lo avrebbe preso in pieno e che riuscì cmq a procurargli un’ustione al braccio sinistro, fra il bracciale e la spalliera.
- se non fosse per l’armatura avrei fatto la fine di quelle persone – pensò poi, guardando ciò che restava di quei corpi, ora mutilati e straziati per la seconda volta dalle fiamme.
- ah ah ah ah! Ora hai capito qual è il tuo ruolo in questo scontro, non è vero? Volevi vendetta, ma non potrai fare altro che morire tra atroci sofferenze che le mie fiamme ti causeranno – disse allora il Demone, sempre più esaltato – e ora inchinati di fronte alla potenza del Carbonaio Infernale! Ascia Folgorante!!! –
Istantaneamente, un ascia di fuoco si materializzò nelle mani di Dahuto, che la scagliò contro il proprio avversario – muuori!!!! -
Steo vide perfettamente il colpo, che non era più veloce di quelli precedenti, arrivare verso di lui e fece per gettarsi a lato, quando una fitta alla schiena lo trafisse, impedendogli ogni movimento – argh…. Maledizione! Risento ancora dello scontro con Drubb…. –
Non potendo far niente per trarsi in salvo, l’ascia infuocata lo prese in pieno, esplodendo all’impatto in un tripudio di fuco e fiamme.
- ah ah ah! Ti è piaciuto lo scherzetto? Ho ritirato apposta le fiamme da questa zona, per attirarti in un punto senza alcuna via di fuga….ahaha ah…. – rise il Demone, camminando verso la propria preda, che era stata scaraventata via dall’esplosione infuocata.
Steo era adesso a terra, col corpo ustionato in più punti, negli spazi scoperti dall’armatura. Le fiamme, a un paio di metri da lui, stavano per chiudere il cerchio e a breve lo avrebbero avvolto in un micidiale abbraccio di morte – non riesco a respirare….il calore mi soffoca…. – stava quasi per arrendersi, quando ricordò – anche contro Drubb ero sul punto di essere sconfitto, ma trovai dentro di me la forza di reagire…..e devo farlo di nuovo! –
Incurante del dolore che lo stava affliggendo, si alzò in piedi, caricando il proprio cosmo – sono arrivato tardi e non ho potuto mantenere la promessa fatta a Iki di salvare gli altri bambini, ma devo almeno vendicare la loro morte! –
Raccolse le ultime energie rimaste, preparandosi a scagliare il proprio colpo migliore contro Dahuto, che stava avanzando verso di lui – con tutta la forza che ho in corpo….per tutti i bambini che sono morti qui…vai Onda Sonora! –
Il colpo energetico viaggiò sicuro verso il bersaglio, ma, quando sembrava ormai fatta, si infranse su un muro di fuoco innalzatosi a protezione del Demone, il quale, ghignando, lo rovesciò poi contro il Santo.
Steo non riuscì nemmeno a vedere la lingua di fuoco venirgli addosso e svenne, per lo sforzo sostenuto, ancor prima di impattare con le fiamme.
- patetico essere – sentenziò Dahuto – volevi saziare la tua sete di vendetta e, invece, guarda che fine hai fatto! Sei semplicemente altro combustibile per le mie fiamme! La vita di voi esseri umani è così misera e priva di significato che mi chiedo come possa, una creatura saggia e sapiente come l’Angelo della Morte, aver messo uno di voi a capo del suo esercito. E, francamente, comincio a non poterne più di prendere ordini da quell’umano! –
Poi avanzò di qualche passo, verso il punto in cui aveva visto cadere il proprio avversario, ma non vi trovò traccia.
- pheh…non è rimasto nulla di te! Il mio colpo è stato talmente potente da disciogliere persino la tua armatura! – disse gonfio d’orgoglio, prima di mettersi a gridare come un pazzo invasato – e ora, mie fiamme, esplodete e incendiate tutto ciò che trovate sul vostro cammino! Voglio vedere l’intera città…. bruciareee! –
Ma accadde qualcosa di inaspettato: l’incendio non accennava a espandersi e le fiamme iniziarono a raccogliersi attorno al Demone, come a circondarlo.
- che cosa succede? ….è come se ….le fiamme non rispondessero al mio controllo…. – esclamò Dahuto, attonito e contrariato allo stesso tempo, quando, improvvisamente, un fascio di fuoco lo colpì frontalmente, facendogli saltare via l’elmo e procurandogli un’ustione al collo.
- aaah!!! Aaahhh!!! Ma come è possibile? Io sono immune alle fiamme. Come può il fuoco procurare dolore a me, al Carbonaio, che delle fiamme infernali sono signore e padrone?!?!? –
Ma un altro fascio di fuoco lo colpì alla schiena, scaraventandolo faccia a terra.
- tu padrone delle fiamme dell’inferno? – parlò una voce sconosciuta – ma non farmi ridere! Tu sei soltanto un piromane da quattro soldi che si diverte a mietere vittime innocenti e causare sofferenza! –
- dove sei? Sbraitò il Demone, confuso – fatti vedere miserabile! –
Ma stentò a credere ai propri occhi, quando, dalle fiamme, vide sbucare una sagoma umana. Fu questione di pochi attimi e poté vedere chiaramente: aveva di fronte un ragazzo tra i 25 e i 30 anni, con la testa rasata, la barba incolta e i sopraccigli neri e spessi, a marcargli il contorno degli occhi verdi. Indossava, infine, un’armatura per lo più bianca e blu scuro, con tre code di piume gialle e viola che cadevano dalla schiena. Ma il particolare che più lo inquietava era uno: chiunque fosse quel ragazzo, aveva passeggiato tranquillamente tra le fiamme, senza riportare alcuna bruciatura e, come non bastasse, portando in braccio quello che fino a qualche minuto prima era stato il suo avversario, il Santo della Lira, mal ridotto, ma ancora vivo.
- chi sei? – chiese al nuovo venuto, con tono infastidito – e qual è il tuo nome? -
- mi chiamo Clod, se ci tieni a saperlo – rispose quello – e sono Santo della Fenice in nome di Speranza –
- Clod della Fenice! – esclamò, allora, Dahuto, il cui volto era tornato, tutto d’un tratto, ridente e sadico – non speravo in tanta fortuna oggi! Non uno, ma ben due Santi saranno il mio bottino, quando tornerò alla base ! –
- allora non vuoi capire – lo interruppe, però, Clod – non porterai nessun bottino, ma, soprattutto, non ci sarà nessun ritorno…. – poi, dopo aver appoggiato l’amico, che teneva in braccio, per terra, riprese - …perché le tue fiamme contro di me non possono niente! Sarai tu, questa volta, a saggiare le fiamme….della Fenice! –
- sei forse un pazzo? – disse per tutta risposta Dahuto – davvero pensi che potrai uscire da quest’inferno con le tue gambe? Non puoi essere immune ai miei colpi. Ed ora te lo proverò! Inferno di Fuocooo!!!!! –
Il colpo infuocato si diresse prepotente verso il Santo della Fenice, al quale, però, bastò contrapporre il palmo della mano per disperdere le fiamme.
- come può essere? – biascicò esterrefatto il Demone – non….non ci credo….le fiamme dell’inferno….spazzate via come semplici fiammelle –
- l’ho già spiegato una volta a Korr della Bestia Maledetta, tuo parigrado, ma avversario ben più temibile di te – disse Clod, con un certo scazzo, fissando il terreno bruciato – l’inferno che voi conoscete e dal quale provenite non è niente in confronto a quello che mi porto dentro – e alzando gli occhi sul proprio avversario, puntandolo, continuò – cmq non preoccuparti. Ora te ne darò un assaggio! Alii della Feniceee! –
La fenice infuocata planò velocissima su Dahuto, colpendolo in pieno e sbalzandolo a terra.
- aaaahhh! Cos’è questo dolore?!?! – urlò il Demone, dolorante – cosa sono queste? Noo!!! La mia pelle! –
- almeno abbi la decenza di non piangere, per rispetto delle povere persone che hai così atrocemente ucciso……da vigliacco quale sei! – ringhiò Clod, preparandosi a scagliare un secondo attacco
Dahuto, però, accortosi di ciò, si rialzò con un possente colpo di reni e si tuffò nelle fiamme.
Il Santo rimase disorientato da tale mossa, quando, sentì un urlo tremendo alle sue spalle – uuaaarghhh!!! – era Dahuto che, saltando fuori all’improvviso, lo aveva cinturato, bloccandogli le braccia in una stretta costrittrice – ed ora sei in mio potere! Brucia ….ardi e muori! – esultò, infiammando il proprio cosmo.
I due guerrieri erano ora avvolti in un fascio di fuoco, ma il Demone sembrava più esaltato che mai – ah! Sii! Voglio sentirti gridare dal dolore e chiedere pietà –
Clod però non si scompose minimamente – guarda come si fa – furono le sue uniche parole, prima di esplodere in un cosmo maestoso e infuocato che sovrastò quello del Carbonaio Infernale, il quale tentò di resistere,ma, dopo qualche secondo, dovette lasciare la presa per non ustionarsi il torace e le braccia.
- tu sia maledetto! – imprecò, indietreggiando di diversi metri – io non verrò sconfitto! Ora preparati al mio colpo più potente! Ascia Folgoranteee! –
Ma il Santo evitò facilmente la scure infuocata, che si estinse esplodendo fra le fiamme ; poi scattò verso Dahuto e, in meno di un secondo, gli fu di fronte – Fantasma Diabolico – e lo trapassò, infliggendogli la propria tecnica segreta .
- troppo prevedibile e troppo lento – sentenziò, allontanandosi in direzione del Santo della Lira, che aveva lasciato disteso al suolo.
Il Demone restò in piedi, immobile, per alcuni secondi, sudando freddo; infine un rivolo di sangue gli colò giù dal naso e crollò a terra, morto.
Non importava quale fosse stato l’effetto del Fantasma Diabolico, o quali terribili incubi avesse risvegliato nella sua mente.
Dahuto aveva visto l’inferno: l’inferno dentro di sé.