CAPITOLO 1 - IN MEZZO ALLA GENTE
Erano passati ormai quasi 5 mesi dal giorno in cui gli uomini avevano visto gli angeli volare liberi nel cielo. Qualcuno aveva pensato ad un miracolo; qualcuno al segnale che Dio aveva finalmente mandato agli uomini della sua presenza; qualcuno, più semplicemente, ad uno scherzo.
Si, perché a vedersi quelle belle creature sopra la testa, in perenne moto circolare, inseguire l’una i piedi dell’altra, di cotanta esattezza e precisione, non si poteva che restare estasiati. Chissà quale lingua parlavano e chissà con quali paradisiache voci avrebbero cantato inni di gloria al Signore, dal cielo. Chissà quali parole avrebbero pronunciato, scandendole con la perfezione delle loro labbra e delle loro bocche.
E invece non ci furono parole: ci fu solo morte. Nessun canto. Solo grida disumane e morte.
In quasi 5 mesi, la razza umana si era praticamente dimezzata e la vita sulla terra non era più la stessa. Gli angeli avevano devastato ogni nazione, ogni città, ogni angolo di ogni piazza e non sembravano volersi fermare.
La gente usciva per strada con la paura (quasi certezza) che di li a poco, una di quelle creature immonde, che per secoli erano state chiamate col nome di Angeli, sarebbe scesa in volo a cibarsi di carni umane, o, al meglio, a devastare una città, risparmiando agli abitanti di essere sbranati vivi, ma non curandosi nemmeno delle vittime che avrebbe mietuto radendo al suolo quei palazzi, facendo crollare quella costruzione.
Ed in mezzo a quella gente, un ragazzo camminava, mani in tasca, senza una direzione precisa. Non ricordava niente di quello che era stata la sua vita di prima. Prima di trovarsi all’improvviso di fronte una di quelle bestie assassine. Però quella era diversa dalle altre. I capelli celesti erano ben ordinati e posti dietro le orecchie e gli occhi, dello stesso colore, avevano un’espressione dolce e caritatevole, più di qualsiasi altro essere umano egli potesse provare a ricordare, o immaginare.
Non aveva il puzzo di sangue stantio che contraddiceva il resto della sua specie, ma come loro era completamente nuda e non aveva alcun sesso tra le cosce. Le mani erano affusolate e pulite anche sotto le unghie e non lasciavano intendere di aver mai lacerato carne umana. I seni, piccoli e leggermente divergenti, sarebbero stati docili al succhio di qualsiasi neonato.
Con un sorriso rassicurante la creatura, a qualche passo, aveva puntato il palmo della mano contro di lui. Ma gli era bastato chiudere per una frazione di secondo gli occhi e quando li aveva riaperti, non c’era più. E non c’era più la sua vita. Ogni ricordo, sensazione, consapevolezza di quella che era stata la sua vita prima di quell’incontro, era stato inspiegabilmente quanto improvvisamente spazzata via. E dopo il silenzio interminabile di quell’istante, avvolta da un’aura incandescente, una strana statua, sembrava metallica, aveva fatto la sua apparizione dallo scrigno di bronzo che lentamente la schiudeva. Nemmeno il tempo di domandarsi cosa fosse, che la stessa aura color fiamme lo aveva circondato, per poi avvolgerlo fino a diventare una cosa sola con la sua anima. All’improvviso nuove conoscenze avevano invaso la sua mente: erano i ricordi di qualcun altro, grazie ai quali aveva appreso il motivo della comparsa di quelle creature malvagie, il perché del loro portar morte e devastazione sulla terra, la consapevolezza che non si sarebbero fermati, fino all’estinzione della specie umana. Per non perdere l’equilibrio, travolto da tutti quei pensieri in piena, aveva dovuto chiudere di nuovo gli occhi e, riaperti, aveva potuto scorgere a malapena una figura snella alle sue spalle: la creatura era immobile dietro di lui.
Quelli che hai ora nella tua mente sono i miei ricordi e i miei pensieri – parlò finalmente – adesso sai chi siamo e cosa vogliono i miei fratelli –
Che cosa vuol dire tutto questo? – aveva chiesto il ragazzo
Clod, tu ora sai già più di quanto mai potresti chiedermi nel poco tempo che mi rimane – disse la voce delicata – ora il cosmo della fenice immortale ti appartiene e, con esso, la sua armatura – poi continuò – nel giro di poche ore la reminiscenza sarà completata e imparerai a conoscere i poteri di cui ti ho fatto dono, tramite la scintilla vitale del mio cosmo che ho trasferito in te, perché da adesso tu sei una vita nuova, un messaggero di speranza, un calore tenue per i più deboli, un fuoco che divampa sul male estinguendolo.-
A quelle parole era seguito un ultimo inatteso silenzio, poi la creatura aveva parlato un’ ultima volta, prima di volare via – Benvenuto a nuova vita su questa terra, Clod, Santo della Fenice, per volere mio, che della Speranza sono Portatrice.- a quelle parole, la statua metallica si era di nuovo accesa di quell’aura incandescente, per poi scomporsi e investirlo in una vampata di fuoco, disponendosi come un’armatura perfettamente sul suo corpo.
Era ancora completamente avvolto da quell’energia, completamente avvolto dalle fiamme, ma non provava dolore alcuno, anzi, una sensazione improvvisa di sicurezza e forza. E con quella sensazione addosso e l’armatura in spalle, riposta nello scrigno, si era allontanato da quel luogo.
Un supermercato…..chissà perché ero li….- pensava, camminando per strada, in mezzo alla gente che, fino a qualche momento prima pensava solo a evitare…. evitare…. evitare…..
Si, fino a prima. Fino a qualche minuto prima. Ma , adesso, non lo ricordava neanche più.
Pensieri come rivoli di malinconia affollavano ora la sua mente, senza neanche un senso apparente. Per quale motivo sembrava tutto così triste e stanco di respirare, attorno a lui? Perché la sensazione di essere diverso da ogni persona che stava incontrando per la strada, pur senza conoscerne nessuna? Ma, soprattutto, la sensazione di dover cercare qualcuno simile a se, quale senso poteva avere, nel suo stato di coscienza ibrido di rabbia e calore, che nemmeno si riusciva a spiegare?
Un urlo crudo e quei pensieri si dilaniarono nell’eco dello sgomento improvviso, quando vide alcune figure (apparentemente uomini in calzamaglia nera) inseguire un gruppo di ragazzi e uomini più adulti, assalendoli ferocemente armati di lunghi e affilati coltelli. Ma nemmeno il tempo di rendersene conto che già si era parato di fronte a questi ed, istantaneamente, un’aura infuocata lo aveva avvolto nelle fiamme, ma non stava bruciando vivo, no, anzi, si sentiva protetto. Ora sapeva. Senza sapere. Non sapeva il perché, o quando e come avesse saputo per la prima volta. Ma sapeva. Quello che lo stava proteggendo era il cosmo della leggendaria fenice di fuoco!
Gli uomini in calzamaglia nera, altrettanto improvvisamente, gli si gettarono addosso, cercando di colpirlo coi loro coltelli. Quello che successe di li a pochi secondi, ebbe dell’incredibile agli occhi di Clod: nonostante ad attaccarlo fossero in sei e per di più armati, era riuscito ad evitarli tutti, con rapidi movimenti e, ancora più incredibile, li aveva atterrati tutti con una vampa di fuoco, che aveva emesso da pugno, girandosi di scatto, dopo averli superati.
Zujhak, i più infimi scagnozzi della morte – aveva poi affermato, senza neanche sapere cosa stesse dicendo.
Quindi si fermò a riflettere, ma gli bastò qualche attimo per rendersi conto di sapere perfettamente che quelli erano i soldati, di più basso rango, facenti parte dell’esercito dell’Angelo della Morte. Repentinamente era tornato con lo sguardo sui sei che lo avevano aggredito, ma questi erano ormai privi di vita, mezzi carbonizzati o, ridotti in cenere.
Nel frattempo, alcune persone si erano radunate sul luogo della scena, quasi inconsapevolmente. Clod, accortosi di loro, smise di bruciare il proprio cosmo, come intimidito da quegli sguardi e le fiamme che lo avvolgevano scomparvero. Nonostante ciò, quegli sguardi su di lui sembravano spaventati e impauriti, quasi terrificati dalla presenza di quel ragazzo che, si aveva sconfitto quelli che fino a prima erano stati carnefici di molte vite umane, in quel posto, ma lo aveva fatto in modo così cruento, da chiedersi se non fosse disumano.
I santi sono finalmente giunti fra noi! – d’improvviso un vecchio, farneticando, si fece largo tra la gente, attirando su di sé l’attenzione – Quell’uomo è un Santo della Speranza, non dobbiamo avere più paura d’ora in poi….quell’uomo e gli altri Santi ci libereranno dalla piaga degli Angeli! Ave a te, Sacro Cavaliere di Speranza! –
Clod non capiva cosa stesse succedendo. Ma poco importava: altre grida provenivano dal centro abitato e lui ci doveva andare. Adesso.