CAPITOLO TREDICESIMO: CONVERGENZE.
Non dovette neanche muovere un braccio per scagliare Cariclo della Cavalletta e Licurgo del Rospo contro la parete di roccia che si ergeva alle loro spalle. A Sileno fu sufficiente fissarli, con quegli occhi intrisi di albagia, mentre si lanciavano verso di lui. E, se non fosse stato per l’ordine imperioso del loro Comandante, anche Evandro del Cinghiale e Nonio del Barbaro avrebbero conosciuto lo stesso destino.
"Aspettate! La fretta e la rabbia non offuschino il vostro giudizio! Soprattutto di fronte ad un avversario dagli indiscussi, e misteriosi, poteri!"
"Predichi bene, Iro di Orione, a meno che non sia paura ciò che non ti fa allentare la tensione!" –Parlò il Vate indiscutibile, sospeso in aria a pochi metri dagli Heroes, che lo osservavano con un misto di stupore e rabbia. E forse anche un certo timore.
"La Legione Maledetta non teme chicchessia, tanto più un ammaestratore di corvi!" –Avvampò Salomone della Stella di Davide, disegnando in aria un esagramma d’oro e dirigendolo a gran velocità contro il Praticante di Dioniso, che non ebbe alcuna difficoltà ad evitarlo semplicemente spostandosi di lato.
"Cos’è allora quel fremito improvviso che ti scuote le ossa, rendendoti impreciso?!" –Sogghignò questi, prima di scuotere il mantello e sollevare un braccio al cielo. Subito l’aria si riempì di una tensione indicibile e i pochi raggi del sole scomparvero, inghiottiti da una tenebra repentina, dentro la quale il gruppo di Heroes precipitò. –"Sortilegio!" –Tuonò la voce beffarda di Sileno, che pareva provenire da nessun luogo, o da tutti i luoghi.
Incapaci di comprenderne la provenienza, gli Heroes si voltarono a destra e a manca, chiamandosi per nome, ma non udendo altro che il ritorno della proprio voce. Era una notte senza fine, calata sull’intera valle e cancellandola ai loro occhi. Niente più fonti d’acqua, rupi scoscese e compagni con cui allenarsi. Erano da soli, messi di fronte alle loro paure inconsce.
Persino Marcantonio arrancò, mettendo un piede indietro e cercando suo cugino e Pasifae. Ma non li trovò, né con lo sguardo, né usando il cosmo. Quell’oscurità pareva davvero non avere fine, eccezion fatta per la sagoma di Sileno, che incombeva su tutti loro. Bianca e spettrale, con gli occhi indemoniati come fosse un fantasma, ululava, strillava, si abbandonava a risate isteriche e oscene, risuonando fin dentro l’animo dei guerrieri di Ercole, che per quanto si voltassero, per quanto cercassero di coprirsi gli occhi e gli orecchi, continuavano a vederla e a sentirla. Dentro di loro.
Fu allora che la tenebra venne dilaniata dai lampi. Prima uno, poi un altro, infine una raffica continua. Cadevano, assordando con il loro boato, incenerendo tutto quel che trovavano nel loro percorso, indefessi nella loro opera. E ogni volta, a ciascun Hero, pareva che il fulmine precipitasse proprio lì, accanto a sé.
"Assaporate i doni del cielo, i lampi che squarciano della notte il velo, tanti si schiantano sulle vostre armature, quante sono le vostre paure!"
Per un tempo che sembrò non aver fine, Marcantonio rimase immobile, aspettando il suo turno di essere cancellato dal tempo. Ma poi, d’improvviso, vide Sileno sollevare di nuovo un braccio al cielo, liberandoli dalle tenebre e riportandoli nella valle ove si erano incontrati, convinto di aver eliminato molti di loro. D’istinto, l’Hero si toccò il corpo e notò che l’Armatura dello Specchio presentava gli stessi graffi che aveva subito durante lo scontro con Iro, pochi di più. Ne fu sorpreso, e lo stesso stupore poté leggere sul volto di Orione e, sia pur minimamente accennato, persino su quello di Sileno, deluso che qualcuno avesse vanificato parte della sua tecnica.
"Mi dispiace…" –Mormorò allora Pasifae del Cancro, seduta a terra, in posizione meditativa, di fronte al gruppo di Heroes. –"Avrei voluto salvare anche loro…"
Soltanto allora Marcantonio si accorse che sopra le loro teste era calato un velo leggero, che pareva composto d’acqua. Un mantello fluttuante che la Sacerdotessa aveva eretto per proteggerli dalla tempesta di folgori scatenata da Sileno. Per quanto tardiva fosse stata la sua opera.
Poco distante infatti, alla destra di Iro, giacevano i corpi di due Heroes, sventrati dalle saette, che il Comandante riconobbe all’istante.
"Galata della Gru e Licurgo del Rospo…" –Commentò, risollevando lo sguardo e portandolo su Sileno, dandogli atto del primo punto nel loro scontro.
"Erano già morti quando il primo fulmine li ha investiti! Il sortilegio ha risvegliato in loro timori sopiti, e, troppo deboli per affrontarli, mi hanno umilmente supplicato di annientarli!"
"Falso e bugiardo!" –Esclamò allora Marcantonio, mal sopportando l’angheria del Praticante, che gli ricordava l’Oracolo di Era. –"Anche Argo disprezzava la razza umana, eppure è rimasto vittima della sua grandezza!"
"Argo era un cuore irato, debole e dall’umore sempre frustrato! Ha condotto una vita di disperata devozione, verso una Dea che non gli ha mai rivolto la giusta attenzione! Ma io, che sono scevro di umana passione, vi condurrò alla dissoluzione!" –E nel dir questo generò un maroso di energia nera che travolse tutti gli Heroes, spingendoli indietro e facendoli barcollare. Ringhiando, Marcantonio si mosse per caricare il Praticante, ma la voce ferma di Pasifae lo bloccò.
"Mi occuperò io di lui! Tu pensa a mettere in salvo tuo cugino! Credo che gli incubi del sortilegio siano stati troppo da sopportare per il suo giovane cuore!" –E indicò la sagoma di Laoconte, ancora rannicchiato a terra su se stesso. –"Inoltre devi condurre Iro a Tirinto! Alcione e Nestore attendono l’arrivo della Legione della Speranza!"
"Pasifae, non parlerai sul serio?! Non posso certo lasciarti da sola, ad affrontare quest’uomo dagli immani poteri, se di un uomo e non di un Dio si tratta!"
"Non ne sono troppo impressionata, in verità! Inoltre non sarò da sola, in questa battaglia!" –Fu la laconica risposta della donna, che continuava a volgergli le spalle.
Marcantonio avrebbe voluto insistere, ma Iro gli mise una mano su una spalla, fissandolo con sguardo severo. –"Dobbiamo accondiscendere alla sua richiesta! E dobbiamo farlo adesso!"
"Una domanda soltanto mi permetto di fare: dove credete, poveri illusi, di andare?!" –Dopodichè Sileno invase l’intera valle con il suo cosmo, simile a neri tentacoli, che strusciarono sulle gambe dei vari Heroes, incrinando le loro corazze e impedendo loro di avanzare, mentre una pioggia di folgori neri scuoteva il cielo.
"Non arretrate! Anche con i muscoli strappati e con le ossa a pezzi, arriveremo alla fortezza di Tirinto, e là combatteremo!" –Tuonò Iro di Orione, incitando i compagni a resistere, espandendo il proprio cosmo. –"Abbiamo tutti fatto la nostra scelta, anche coloro che non vi sono più!" –Voltandosi un’ultima volta, annuì alla Sacerdotessa del Cancro, prima che questa liberasse il suo colpo segreto.
"Sinfonia degli Abissi!" –Esclamò, dirigendo migliaia di gocce di energia acquatica verso Sileno, il quale, senza scomporsi troppo, scomparve, riapparendo sul fianco destro dell’Hero. Ma prima che il palmo della sua mano, carico di cosmo ardente, potesse sfiorarla, anche la Sacerdotessa si dissolse, aumentando l’intensità della sua pioggia e mutandola in un’immensa nebbia che circondò Sileno.
"Bruma oceanica!" –Mormorò la sua voce delicata, simile al dolce canto delle sirene, al soffiare leggero del vento tra le conchiglie.
Il Praticante di Dioniso fissò l’incantato paesaggio marino per un solo istante, quasi ammirato dalle tecniche della Sacerdotessa, prima di annientarlo con l’esplosione del suo cosmo oscuro, che turbinò attorno a sé, spazzando via nebbia e coralli e rivelando il fisico asciutto di Pasifae, in piedi a trenta metri da lui, come se lo stesse attendendo.
Solo allora capì di essere stato imbrogliato.
Iro, Marcantonio e gli altri Heroes se ne erano già andati e stavano correndo lungo il crepaccio nella montagna. Era probabile che, oltre allo spazio, Pasifae avesse distorto anche la percezione del tempo e quei pochi attimi in cui Sileno aveva quasi creduto di trovarsi in fondo all’oceano fossero stati una manciata di minuti. Un tempo minimo, ma sufficiente per mettere i suoi compagni in salvo.
"Comunque si concluda questo scontro, io ho già vinto!" –Commentò la Sacerdotessa. –"Ottenendo parte di quel che volevo!"
"Rimanere nelle grinfie del demonio era quello a cui aspiravi? Perché, se così è, dolce fanciulla, farò di tutto affinché ciò ti aggradi!"
"Che tu sia un demone non ho mai avuto dubbio alcuno! Perché soltanto una creatura infernale avrebbe potuto avvelenare l’animo del mio maestro! Nonché tuo allievo!"
"Dunque, tu sai?!" –Sibilò l’Adorno, acceso d’improvviso interesse, dirigendo contro di lei un’onda di energia nera così potente da distruggere tutto quel che trovava sul suo cammino. Non potendo evitarla, la Sacerdotessa tentò di teletrasportarsi altrove, ma era proprio quel che il Praticante aspettava, il momento in cui avrebbe potuto prenderla in trappola.
"Cosa… mi succede?!" –Mormorò Pasifae, accorgendosi di non riuscire più a muoversi, bloccata tra due piani dimensionali, sospesa nella sua stessa tecnica, e travolta dall’onda di energia, che le danneggiò la corazza, strappandole un grido di dolore.
"Sacerdotessa che avevi ben iniziato, al mio precedente attacco attenzion non hai prestato! Altrimenti avresti realizzato che il tuo tracciato mentale subito ho captato!" –Sorrise Sileno con perfidia, avvicinandosi alla preda.
"Adesso capisco! Dopo il mio primo teletrasporto, non sei riuscito a trovarmi subito a causa della Bruma Oceanica che ha inibito persino i tuoi sensi! Per questo mi hai provocato, con un attacco diretto, per spingermi a teletrasportarmi ancora e per potermi intrappolare! Sei meschino, e vigliacco, perché rifiuti uno scontro leale!"
"Mi spiace recidere di vittoria la tua speme, ma fermare i tuoi compagni altrettanto mi preme! Perciò perdonami se in modo brusco ti saluterò, e alle tue esequie non parteciperò!" –Così dicendo, Sileno avvolse Pasifae con il suo cosmo dal colore dell’ebano, facendo vibrare l’intero corpo della Sacerdotessa, come fosse sottoposto a trazione continua. Persino l’armatura rinata col sangue divino ne risentì, scricchiolando di fronte al compiaciuto sguardo del Praticante. Ma prima che potesse portare il colpo di grazia, sventrandole il cuore come avrebbe voluto e darlo in pasto ai suoi corvi, una voce lo distrasse. Profonda, maschile, antica.
"Consolazione!"
Fu una sola parola, ma bastò a farlo alterare, spingendolo a liberare Pasifae dalla sua stretta, ma lasciandola lì, ritta in piedi di fronte a sé, ancora prigioniera del varco dimensionale. Si guardò attorno, fendendo la vallata con i suoi occhi acuti, e con quelli dei corvi, ancora appollaiati sulle alte rupi, ma non vide niente. E per un momento credette ad uno scherzo del cuore, o del vento del passato.
"Consolazione!"
Ma la seconda volta non pensò più che fosse un caso e si mosse di scatto, dirigendo una folgore di oscura energia verso un punto imprecisato avanti a sé, certo che da lì la voce provenisse. L’attacco polverizzò un mucchio di pietre, spargendo ciottoli e polvere per l’aria, ma di ossa umane non vi era traccia.
"Chi osa giocare con gli antichi riti? Pronunciar parole che lasciano atterriti?"
"È la sorpresa per udire la mia voce, maestro, o la paura di un viaggio nel passato, che vi ha reso così imperfetto? Così umano?!" –Commentò, con tono divertito, una placida voce, mentre l’alta sagoma di un uomo, rivestito da una corazza blu notte, appariva di fronte a Sileno e a Pasifae, in modo che entrambi, anche la Sacerdotessa paralizzata in posizione innaturale, potessero vederlo. E rimanerne stupiti.
Era infatti Atamante dell’Anacoreta, maestro di Pasifae e allievo di Sileno, colui che aveva appena parlato.
***
Nel frattempo Marcantonio, Iro e gli altri Heroes della Legione Maledetta stavano correndo a perdifiato lungo il tunnel, con Laoconte sulle spalle del cugino, delirante e febbricitante. L’Hero dello Specchio non sapeva cosa avesse visto nel sortilegio di Sileno, ma sperava di arrivare in tempo per farlo curare, magari da Penelope o da Artemidoro. Seppur ogni passo verso Tirinto rappresentasse per lui una fitta al cuore per aver lasciato Pasifae da sola.
"Saremmo dovuti restare con lei! Pasifae è forte e ben addestrata, per quanto possa sembrare di costituzione gracile, ma Sileno è un avversario al di là della sua portata!"
"Questo è ciò che voleva!" –Si limitò a commentare Iro di Orione, mentre il gruppo raggiungeva lo spiazzo interno ove si erano incontrati per la prima volta. I massi frenati ostacolavano l’uscita sull’altro lato ma Iro li disintegrò con un solo attacco, aprendo la strada ai compagni e ricominciando a correre.
"Tu sai qualcosa!" –Esclamò allora Marcantonio, ma il Cacciatore scosse la testa.
"Soltanto che non devi preoccuparti! Pasifae riceverà l’aiuto migliore di cui potrebbe disporre! Quello del suo maestro!"
"Non sapevo che lo conosceste…" –Balbettò l’Hero dello Specchio, stralunato, mentre Iro si fermava a pochi passi da lui, voltandosi e fissandolo con serietà.
"Ti avevo detto che il numero dei membri delle legioni non è mai cambiato, no? Atamante di Anacoreta era il quindicesimo Hero della Primissima Legione!"
***
La sorpresa sul volto di Sileno era evidente.
"Come puoi essere qua? Io stesso ti ho condotto nell’Aldilà!"
"Avreste dovuto portarmi per mano per essere certo che la mia anima precipitasse nella Bocca di Ade, anziché indugiarvi e tornare indietro!" –Ironizzò Atamante. –"In realtà siete stato proprio voi, maestro, ad insegnarmi questa tecnica! Voi, con i vostri studi continui sull’Aldilà, con i vostri riti e con quell’ossessione verso la divinazione e le arti magiche! Quanti demoni avete fronteggiato in vita? Innumerevoli. E li avete piegati tutti, persino la morte, non è vero?"
Sileno non rispose, infastidito dalle parole di un allievo che, per quanto lo avesse sempre reputato acuto, non credeva avesse compreso il suo più grande segreto.
"Personalmente non ho mai avuto fiducia nella cosiddetta goezia, né provato piacere a dovermi confrontare con demoni e creature diaboliche! Ho seguito un’altra via, più intima ma non per questo meno efficiente, usando il mio sapere per giungere allo stadio ultimo della coscienza. All’arayashiki!"
"L’ottavo senso hai dunque risvegliato?! Per questo uccidere ti sei lasciato?!" –Sgranò gli occhi Sileno, preso alla sprovvista da una prospettiva simile.
"In verità il risveglio dell’ottavo senso è stato in me graduale, il risultato di anni di meditazioni! La tranquillità di Smòlikas mi ha aiutato molto a crescere e ho imparato a spostarmi non solo tra le dimensioni, ma anche tra il mondo terreno e l’Aldilà, un luogo in cui così tanto avrei voluto scendere senza poterlo realmente fare, vittima della stessa maledizione dei miei compagni! Così, bramandolo tenacemente, sono riuscito a raggiungerlo con l’anima! Ogni notte, quando il sole tramontava, scendevo in Ade con lo spirito, intrattenendomi con le anime erranti e captando da loro utili informazioni su quel che avveniva nel resto del mondo. E quando il sole sorgeva, tornavo nel mio corpo, incapace di trattenermi più a lungo fuori dallo stesso, che rimaneva là, sulla terrazza erbosa, apparentemente intento a meditare ancora!
Fu durante uno degli ultimi spostamenti che iniziai a vedere facce note, Heroes di Ercole e servitori degli Dei, che mi informarono sulla nuova crociata che Era aveva intrapreso contro il Dio dell’Onestà. E capii che quella sarebbe stata la mia occasione, il momento in cui finalmente avrei trovato pace!"
"Mi hai ingannato!" –Ringhiò Sileno, il viso rosso di rabbia. –"Per i tuoi scopi, perfino il tuo maestro hai usato!"
"Non fui affatto sorpreso quando questa mattina veniste a chiedere il mio aiuto! In un certo senso vi aspettavo! Ed ero ben lieto di vedervi e di offrirmi a voi in sacrificio! Ero certo che mi avreste eliminato, ben sapendo che un tempo ero stato un Hero anch’io, e quindi potenziale fonte di pericolo per Dioniso ed Era! Ma vi ho lasciato fare, perché quello era l’unico modo per liberarmi del corpo e divenire solo spirito! E in questa forma sono davvero potente! Molto potente!"
"Un bel piano hai messo in atto, capisco adesso il tuo misfatto! Gli Heroes non hai indirizzato verso la trappola che avevo ideato, bensì verso il luogo ove riposava la Legione Maledetta che li aspettava! Una sola domanda chiedo a te: perché?"
"Perché sono un Hero di Ercole, e come tale combatterò!" –Tuonò Atamante, schioccando le dita. Quel suono, seppur debole, parve amplificato dalla vallata e, non soltanto liberò Pasifae dalla prigionia tra le due dimensioni, permettendole di completare il teletrasporto e ricomparire a fianco del suo maestro, ma per Sileno fu anche una dichiarazione di guerra. Un corno oltraggioso di sfida.
"Spirito mendace, che il tuo maestro hai frodato, servendoti delle arti che lui stesso ti ha insegnato, ti condanno a un incubo sempiterno, succube delle strida dell’Inferno! Demoni delle Tenebre!!!" –Tuonò, mentre devastanti frangenti di energia nera falciavano il suolo, dirigendosi su Atamante e Pasifae. Un oceano di demoni urlanti, di spettri di morte e turpi figure che parevano stringersi addosso ai due Heroes, trascinandoli ad un rito in loro onore. L’ultimo sabba a cui avrebbero preso parte.
"Tèmenos!" –Gridò Atamante, sollevando un recinto di forma quadrangolare, attorno a sé e alla sua allieva, contro cui la fiumana nera si schiantò. Pasifae liberò migliaia di gocce energetiche, ma l’affamata orda pareva nutrirsi di ogni forma di luce e la barriera venne annientata in un baleno, quasi fagocitata dalle schiere di demoni che Sileno aveva evocato. –"Il rito della Consolazione ha già esaurito il suo effetto. Ben minimo era in effetti l’esito che mi ero proposto, ma liberarti era prioritario!"
"In cosa consiste tale rito, maestro? Posso in qualche modo aiutarvi?!"
"La pratica della Consolazione era diffusa nella Grecia arcaica con lo scopo di lenire i cuori affaticati, donando loro un po’ di quiete dagli affanni, conducendoli nel mare dei ricordi! Forse l’animo di Sileno non ha momenti felici a cui aggrapparsi, ma il viaggio nelle nostre memorie lo ha comunque bloccato per una manciata di istanti!"
"Posso provare a fermarlo con una morsa telecinetica, come lui ha fatto con me poco prima! Dovrei soltanto… avvicinarmi a lui.." –Mormorò Pasifae, espandendo il cosmo, ma subito le ombre si attorcigliarono con violenza attorno al suo braccio, e per un momento la Sacerdotessa sembrò sul punto di perdere i sensi, quasi prosciugata della sua essenza vitale.
"Non hai a cuore la tua vita, irrequieta ragazza?!" –La risvegliò Atamante, cercando di allontanare le nere evanescenze con onde di luce. –"Non ti ho salvato la vita per farti da madre badessa! Se anche tu riuscissi a toccarlo, la tua psiche, anzi la tua anima, ne uscirebbe compromessa! Lo strapotere di Sileno è troppo pericoloso!"
"Non più che trascorrere una notte su un’isola infestata da demoni!" –Commentò lei.
"Mi dispiace…" –Mormorò Atamante, rattristandosi. –"Non ho mai dimenticato!"
"Neanch’io! Ma non vi ho mai portato rancore, maestro, e quest’oggi, di fronte al vate demoniaco, ho compreso le ragioni del vostro agire!"
"Ben più complesse sono in verità!" –Si limitò a dire Atamante, prima di bruciare al massimo il proprio cosmo, bianco e puro, che si aprì attorno a sé come i petali di un fiore, soverchiando il flusso sferzante della marea nera. –"Quanto tempo hai sprecato, oh Vate, a intrallazzare con i demoni dell’oscurità, per ottenere quel bramato potere, quell’immortalità che per altri non è stata che un fardello? Se fossi stato più aperto, avresti compreso misteri più significativi! Avresti guardato la natura nella sua completezza e l’avresti ammirata, per la sua forza vitale, per il suo adattarsi continuo ad ogni tempo e spazio, per la sua totalità che la rende simile ad un immenso organismo vivente! Io l’ho studiata e, anche se potrò dire di aver compreso solo una parte dell’inafferrabile mistero che ci circonda, mi sentirò sempre migliore di te!"
"Osi ribellarti a me, che sono l’ordine costituito? Prostrarti a terra devi, per avere il giusto benservito!" –Ringhiò Sileno furioso, avvampando nel suo cosmo oscuro. –"Tu mi appartieni, tu sei mio! Demoni delle Tenebre, accorrete al richiamo del vostro Dio!"
"Non vi devo niente! Il mio debito l’ho saldato morendo! E a quell’oscurità, di cui siete padrone e al tempo stesso vittima, saprò oppormi con altrettanto splendore! Risplendi, Anima mundi!!!" –Esclamò Atamante, liberando l’energia sopita del suo cosmo, che sbocciò, come un fiore a primavera, irradiando la sua luce angelica e dilaniando le creature infernali che gli strusciavano addosso. –"Io ho un solo Signore! A lui ho prestato giuramento, ed è per liberarmi dell’Hybris che combatto!"
***
"Hybris?!" –Ripeté Marcantonio, continuando a correre accanto a Iro, che aveva iniziato a raccontargli qualcosa sul suo antico compagno.
"In greco significa tracotanza, superbia, orgoglio! È una colpa dovuta a un’azione che viola leggi divine immutabili, ed è la causa della nostra sofferenza! Motivo ricorrente che ci ha torturato in questi secoli, spingendoci a nefandezze e crimini, in attesa che la nemesis, la vendetta divina, ci colpisse!"
"Capisco… l’aver abbandonato Ercole… il non aver ossequiato un giuramento stipulato con un Dio…"
"Atamante capì, prima di tutti noi, che continuando a rimanere nascosti nei recessi delle montagne non avremmo avuto gloria eterna, né onore, né soprattutto pace! Così ci lasciò, trent’anni fa, vagabondando alla ricerca di una qualche verità, di una brezza che potesse recare sollievo al suo cuore malato, finché non arrivò a Santorini! L’isola dell’Egeo, un tempo chiamata Thera, indicata da molti come l’Atlantide di Platone! Là conobbe Sileno, dedito allo studio della divinazione, come mezzo per conoscere il futuro e per farlo proprio. Una strana ironia sembrò unire quei due uomini così tormentati: l’ansia del Vate per afferrare quello spicchio di eternità che solo agli Dei pareva essere concessa, e la disperata ricerca di Atamante di una tranquillità interiore che i secoli trascorsi in ombra non hanno mai lenito. L’uno alla ricerca di quel che l’altro avrebbe voluto liberarsi.
Atamante si mise al suo servizio, e seguì Sileno in molte imprese, anche nefande, e forse anche le sue mani si macchiarono di sangue innocente. Ma era un prezzo che l’Anacoreta si disse disposto a pagare, pur di ottenere la pace eterna. È infatti vero che, sebbene non fosse possibile per noi onorare il debito contratto con Ercole, avremmo potuto trovare un nuovo padrone e morire per lui, sciogliendoci finalmente dal vincolo maledetto. Ma più gli anni passavano, e più l’angoscia di Atamante non accennava a diminuire, come se percepisse che la strada non fosse quella giusta.
Fu solo l’incontro con una bambina di sette anni a riportare luce nella foschia della sua vita. Pasifae appunto, interessata ai misteri e molto intelligente. L’Anacoreta la addestrò, insegnandole non solo quel che aveva appreso da Sileno ma molto di più!"
"Questo spiega perché Pasifae già disponesse di rudimenti di cosmo quando arrivò a Tirinto! È stata una dei pochi Heroes a poter vantare questo privilegio, assieme a Tiresia dell’Altare, Alcione, Gerione e Partenope, figlio di Era!" –Commentò Marcantonio. –"Strano che Pasifae non ne abbia mai parlato…"
"Forse avrà cercato di dimenticare Santorini. E quella notte in cui tutto cambiò!" –Sospirò Iro. –"Il Dio del Vino e dell’Ebbrezza infatti avevo messo l’occhio sull’isola, ove, grazie a Sileno, si stavano diffondendo i riti dionisiaci, e decise di assistere a una celebrazione in suo onore. Atamante, per l’occasione, implorò che Pasifae venisse risparmiata, poiché non voleva che la sua protetta perdesse la propria purezza! Dioniso mal tollerò che qualcuno rovinasse i riti e se ne lamentò con Sileno, per la prima e unica volta nella carriera del Praticante! Offeso e irato, l’Adorno fece ricorso al suo massimo potere, infestando l’isola di demoni e condannando a morte tutti i suoi abitanti. Atamante riuscì però a fuggire con la bambina, senza che Sileno se ne accorgesse, dopo una notte trascorsa alla sua ricerca, ma dovette abbandonarla o il Vate avrebbe capito che era ancora viva e che gli aveva apertamente disobbedito. Ciononostante non la perse mai di vista, seguendola da lontano, con preghiere e benedizioni, nelle sue notti solinghe su Smòlikas! È come se fosse sempre esistito un contatto mentale tra loro, e sono certo che anche Pasifae lo ha percepito!"
"E tu come fai a conoscere tutte queste?!"
"È stato Atamante a dirmele, tramite il cosmo o apparendomi spesso in sogno! Ed è per questo che la tua proposta, Marcantonio dello Specchio, non è caduta su un cuore sordo, ma su un cuore che già si era interrogato su cosa fosse giusto fare!" –Concluse Iro di Orione, prima di incitare tutti gli Heroes ad aumentare il passo.
***
L’Anima del Mondo stava cingendo Sileno d’assedio. Era un fiume di bianca pace che Atamante aveva liberato, rompendo le dighe e lasciando che fluisse fuori, travolgendo le orde di spiriti oscuri di cui il Praticante si era circondato per anni, consumando la sua anima e divenendo un’ombra come loro.
"Perché è questo che sei, Sileno! Un demonio, niente più! Logorato dal tedio e dalla continua ricerca della tua personale pietra filosofale, hai perso di vista la vita, abbracciando la morte!" –Esclamò Atamante, continuando a bruciare il cosmo. –"Volevi l’eternità e l’hai ottenuta, sacrificando l’anima sull’altare di Satana!"
"Le tue parole mi hanno stufato, debole allievo che il pugno contro mi hai issato!" –Sibilò Sileno, spazzando via l’Anima Mundi con un’immane onda di plasma nero e liberando lo spazio tra sé e i suoi avversari, che, ansimanti, lo osservavano intimoriti. –"Se i demoni delle tenebre non temete, ne invocherò altri di ben peggiore specie!"
"Di ben peggiore… No!!! Non farlo, Sileno! Il potere che vuoi evocare è troppo grande per poterlo sopportare! Ne sarai provato persino tu! E ne sarai punito! Non puoi ottenere conoscenze superiori a quelle permesse dal tuo livello di sviluppo!" –Tuonò Atamante, a cui Pasifae subito si affiancò. –"Stai violentando le leggi dell’armonia universale! La natura non tollererà ancora a lungo!"
Ma Sileno non prestò loro ascolto, tracciando lettere in aria, con il cosmo portato al suo parossismo. Le lettere della parola
γοητεια."Ars goetia!" –Sibilò, e quelle parole fecero rabbrividire Atamante, che ben conosceva tale pratica oscura. E capì subito quel che sarebbe accaduto.
Il corpo di Sileno si irrigidì, il suo sguardo spiritato si perse nell’orizzonte, mentre un’aura nera, dai bordi fiammeggianti, parve sorgere dal suo stesso petto. Un’aura spettrale che a Atamante e a Pasifae ricordò le forme dei demoni erranti quella notte a Santorini. Uscì dal corpo di Sileno, liberandosi di quel vuoto simulacro che ricadde a terra poco dopo, privo di vita, e subito si avventò sui due Heroes, a cui sembrò di vedere due ali di tenebra, ornate da grinfie di morte, piombare su di loro.
"Per Ercole! È orribile!" –Esclamò Pasifae, dirigendogli contro migliaia di gocce di energia acquatica. –"Sileno… era posseduto?! Era davvero un demone?!"
"Si è manifestato infine per quello che era!" –Commentò Atamante, mestamente. –"Ha bramato l’eternità per anni e infine l’ha ottenuta, facendo un patto con le tenebre, consentendo loro di vivere all’interno del suo corpo fino a cibarsi della sua anima, divenuta un’ombra anch’essa!"
"Come lo vinceremo?! In questa forma… incorporea?!" –Mormorò Pasifae, mentre l’oscuro spirito li avvolgeva, nutrendosi delle loro aure cosmiche.
"Nel modo più efficace!" –Affermò allora Atamante, con rinnovata speranza. –"Sileno credeva di intimorirci ma, così facendo, ci ha reso un favore! Solo la luce può infatti vincere l’ombra!" –Pasifae non comprese le parole del maestro, fece per chiedergli ulteriori spiegazioni ma questi la spinse bruscamente di lato, facendola cadere a terra, mentre un quadrilatero di energia sorgeva attorno a sé, tracciando il suo perimetro biancastro sul terreno. –"Tènemos!" –E le quattro righe si sollevarono verso il cielo, generando le mura esterne di quello che, agli occhi di Pasifae, si palesava sempre più come un cubo. Con il suo maestro all’interno e la tenebrosa presenza che lo circondava.
"Cosa ti ingegni a fare?" –Domandò il demone dagli occhi di fuoco, trapassando il suo corpo con artigli di tenebra. –"Qualsiasi tecnica è vana, non credi? Vorresti intrappolare un’ombra, spirito fluttuante, in questa gabbia? Ahr ahr ahr! Sei piuttosto patetico!"
"Patetico sei tu, a non aver compreso!" –Si limitò a rispondere Atamante, avvolto, quasi completamente dall’oscura massa, mentre le mura laterali del cubo si erano sollevate e i lembi superiori si stavano unendo, per chiuderlo definitivamente.
"Maestro, voi… avevate programmato già tutto! L’avete deliberatamente provocato per spingerlo a rivelarsi… e per… No!!!" –Gridò la Sacerdotessa, comprendendo le intenzioni del suo mentore. –"No, vi prego! Non sopporterei di perdervi di nuovo!"
"Non essere triste, Pasifae, ma sii felice per me, te ne prego! Ho vissuto una vita lunghissima, e per molto tempo non ho desiderato altro che giungesse la fine! Eppure, che strano, proprio adesso quest’angulus ridet! Questo lembo di terra mi rende felice!" –Sorrise Atamante, per la prima volta dopo molti secoli, mentre una lacrima gli scivolava sul volto.
"Uh?! Cosa succede?!" –Ghignò il demone.
"Succede che moriamo! Adesso!" –Rispose l’Hero di Anacoreta.
La demoniaca creatura, intuite le intenzioni dell’uomo, si mosse per allontanarsi, accorgendosi soltanto allora che il cubo era quasi completato. Vi era rimasto solo un piccolo pertugio sopra di loro, destinato a chiudersi entro brevi istanti. E verso quella finestra l’ombra si diresse, ma Pasifae, che teneva d’occhio la situazione, gli scagliò contro la Sinfonia degli Abissi, concentrandola su quello spazio limitato, impedendogli di uscire. E impedendogli di vanificare la morte del suo maestro.
"Anima mundi!" –Urlò in quel momento Atamante. E dopo poco tutto finì.
Il fiore di energia si aprì all’interno del cubo, liberando tutto il potere che l’Hero aveva raccolto in quegli anni, usandolo fino all’ultima goccia per annientare l’ombra avviluppata attorno al suo corpo. In un lampo di luce, il cubo esplose, scaraventando Pasifae indietro, schiantandola contro la parete di roccia, che tremò, provocando qualche frana e un terremoto. Come se la natura avesse voluto partecipare all’ultimo addio dell’Anacoreta.