CAPITOLO SESTO: ATTACCO A KARNAK.
Nel deserto egiziano la temperatura era rovente. Non per il caldo dovuto al pallido sole di mezzogiorno, che faticava a farsi strada nella cappa oscura che stava avanzando da oriente, bensì per le fiamme di morte che alte si levavano dalle rovine della Diga di Assuan fino a nord, lungo il devastato corso del Nilo. Solo macerie restavano dei templi di Sobek e di Horus, e delle cittadine di Kom Ombo e Edfu, travolte dalla piena del fiume e soprattutto dalla marcia inarrestabile dell’Armata delle Tenebre, che aveva appena lasciato il segno nell’ultimo santuario incrociato durante il cammino. Il tempio di Khnoum, presso Esna, che ancora fumava alle loro spalle.
Soddisfatto il Lord Comandante fermò i propri seguaci su una duna, indicando loro una costruzione che sorgeva in lontananza, dopo una svolta del Nilo verso oriente, la meta ultima del loro cammino. –"Karnak!" –Declamò, dando mandato a Chimera di organizzare i reparti per l’assalto finale.
"Avete udito gli ordini del Lord Comandante? Avanzare, avanzare e distruggere!" –Vociò il suo secondo, mulinando la lunga frusta di squame metalliche e colpendo al volto, alle gambe, alla schiena i membri del suo esercito, in particolare quel trio di sfaticati che aveva posizionato deliberatamente in prima fila. –"Oizys! Marcia! Non vorrai deludere il nostro Signore?"
"Non ardirei mai a tale oltraggioso comportamento!" –Si prostrò l’esile Dio della Miseria. –"Pur tuttavia, se mi è concessa una piccola precisazione, infima e infelice come il sentimento che incarno, vorrei chiedere, a sua maestosa onnipotenza… perché non abbiamo attaccato direttamente Karnak? Perché questa scarpinata sotto il sole?"
"Vile! Come osi questionare?!" –Ringhiò Chimera, sferzando la coda e colpendo l’Astrazione così forte da spingerlo addosso ad Apate, facendoli cadere assieme nella sabbia. –"Rialzati e fronteggia il tuo giudizio!" –Lo ritirò su, sollevandolo di peso con la verga avvolta attorno al suo collo, mentre lungo la stessa scricchiolavano scariche di energia pronte a esplodere in una devastante fiammata.
"Buon vecchio Oizys!" –Intervenne allora Polemos, avvicinandosi al figlio di Nyx, aprendo le braccia in segno di pace e lasciando che i suoi raffinati abiti strusciassero sul sabbioso suolo. –"Credevo fosse ovvio! Ricordi cosa hanno fatto i fedeli di Amon Ra solo una manciata di ore fa? Quando sono penetrati nel nostro Santuario, mettendolo a ferro e fuoco e uccidendo alcuni dei nostri fratelli? Dei tuoi fratelli?!" –Gli disse, ponendogli un braccio sulle spalle, mentre Chimera ritirava la frusta. –"Orbene non credi che, prima di attaccare il cuore dell’impero, sia nostro diritto, nonché piacere, ripagare il Sommo Ra con la stessa moneta? Io voglio che veda il suo mondo bruciare! Voglio che senta le grida dei suoi fedeli, degli innocenti che popolano quest’afosa landa, che maledicono il suo nome per non averli protetti! Così, quando assaliremo Karnak, il suo spirito sarà prostrato dal dolore, afflitto dalla perdita e pronto per tuffarsi in un combattimento suicida! Comprendi?" –Ridacchiò, dandogli un buffetto sulla guancia. –"E adesso che hai capito, muovi quel tuo flaccido deretano, se non vuoi incorrere nello stesso trattamento!" –Aggiunse, stringendo un po’ troppo la pelle del Dio minore, arrossandola, e allontanandosi sghignazzando.
"Mio Lord, i golem sono pronti!" –Lo raggiunse allora Chimera. –"Apriranno la fila! Dopo di loro i soldati dell’Armata delle Tenebre, i Nefari dello Zodiaco Nero e infine gli Dei. Noi rimarremo in fondo, sulla cima di questa duna, ad osservare Karnak bruciare e ad ascoltare le urla di Amon Ra!"
"Un bel progetto, Vaughn! Un bel progetto! Ma hai dimenticato una cosa…" –Esclamò Polemos, fissando l’allievo negli occhi. –"Io non sto mai in fondo!" –Detto questo, espanse il proprio cosmo, avvolgendo l’intero esercito in un unico abbraccio, sollevandolo di peso e portandolo sull’altra sponda del fiume, agli inizi di quell’antico viale decorato di sfingi di pietra che conduceva alla residenza del Sole d’Egitto. –"Ora puoi mandare i tuoi soldatini avanti!" –Chiosò, mentre Chimera faceva cenno ad un uomo smilzo e dai radi capelli di avvicinarsi.
"Jared del Golem di Sangue al vostro servizio, miei signori!" –Si presentò, inchinandosi, mentre da ambo i lati veniva sorpassato da centinaia di rozze figure, dall’altezza di almeno due metri, che passarono oltre, iniziando ad incamminarsi lungo il Viale delle Sfingi. Figure inespressive, composte interamente di sabbia, che Jared poteva creare e controllare grazie al proprio cosmo oscuro e che di certo, in quella terra desertica, avrebbe potuto generare in abbondanza. Motivo per il quale Polemos lo aveva scelto, oltre che per il suo essere sacrificabile.
Non riuscirono ad avanzare neppure di cento passi che le figure di sabbia vennero investite da una selva di raggi infuocati, disintegrandosi, liquefacendosi al suolo, per quanto Jared continuasse a plasmarne di nuove e a mandarle avanti, cercando con lo sguardo un ordine del Lord Comandante. Chimera, dietro di lui, lo incitò a proseguire nella sua opera, a generare centinaia di nuove sagome deformi, alcune soltanto abbozzate, che mandò lungo il Viale delle Sfingi, fin dove potevano giungere prima che i raggi di energia incandescente ponessero fine alla loro esistenza.
"Mio Signore… perdonatemi!" –Mormorò imbarazzato il Nefario del Golem. –"Quei raggi caloriferi sono nocivi per le mie creature! Io… non riesco a controllarle oltre."
"Poco importa! Mi hai mostrato quel che volevo vedere! La posizione dei nostri nemici!" –Chiarì il Lord Comandante, poggiandogli una mano su una spalla, complimentandosi per il lavoro svolto. –"Adesso, Cailleach! Scatena la tempesta!"
Al suo comando, una donna dal viso butterato, rivestita da abiti cenciosi, sollevò al cielo un bastone nodoso, pronunciando alcune parole in gaelico antico. Come al Tempio di Horus, una tempesta d’aria e saette divampò all’istante, abbattendosi sul complesso templare di Karnak, scheggiando le piramidi e le sfingi, abbattendone alcune, mentre turbini feroci devastavano il paesaggio, sollevando sabbia e sradicando le costruzioni attorno, fino a rivelare quel che Polemos cercava.
Distrutti i loro nascondigli, divelte le protezioni, i Soldati del Sole d’Egitto emersero nella tempesta, le lunghe spade che rilucevano sotto la languida luce di mezzogiorno. Alcuni vennero sollevati dalla ferocia della tempesta scatenata dalla Cailleach, altri vennero fulminati dalle scariche che saturavano il cielo, morendo o venendo feriti gravemente, finché un gruppo di loro non riuscì a radunarsi, faticando nel resistere alla forza d’attrazione della tempesta, puntando le lame verso gli invasori.
"Siete nella terra del Sole d’Egitto! Andatevene o morirete!" –Esclamarono, mentre già le spade scintillavano di ardente energia cosmica.
"Potrei dirvi lo stesso!" –Commentò laconico il Demone della Guerra, sfiorando la spalla del guerriero del Golem di Sangue, che già aveva infuso il proprio cosmo al suolo di fronte a loro, ove alte si levarono le deformi sagome di sabbia, intrappolando, ingabbiando, fagocitando i Soldati del Sole. –"Fin troppo facile!" –Ridacchiò Polemos, ammirando comunque la tenacia con cui tentavano di opporsi al duplice attacco, portato sia dal suolo che dal cielo.
"Ridi adesso, invasore, poiché presto piangerai!" –Declamò allora una voce di donna, mentre una scattante figura correva a zigzag di fronte a loro, schivando la selva di fulmini e distruggendo i golem semplicemente sfiorandoli. –"E sarò io a farti piangere! Io, Bastet, la Dea gatta al servizio di Sekhmet!" –Aggiunse, balzando in aria, avvolta dal suo cosmo argentato, e piombando poi in picchiata, mirando al volto del Lord Comandante.
"Al tuo posto, gattina!" –Intervenne allora Chimera, srotolando la lunga coda serpentiforme e afferrando la Dea per un tallone, poco prima che raggiungesse Polemos, strattonandola via. Ma Bastet fu svelta a divincolarsi, compiendo un’agile capriola all’indietro e atterrando a gambe unite ad una certa distanza da entrambi.
"Ecco dunque le difese di Amon Ra! Uomini mortali… e una donna?!" –La canzonò il Demone della Guerra, osservando la figura appena giunta sul campo di battaglia.
Snella e ben fatta, Bastet sfoderava deliziose curve flessuose, rivestite da un’armatura marrone, solcata da striature nere, in grado di adattarsi sia ai combattimenti nel deserto che agli scontri notturni, in cui la Dea riusciva a dare il meglio di sé, molto più di altri guerrieri, meno dotati di sguardo attento. Il volto era protetto da una maschera felina, da cui sporgevano solo labbra carnose e un caschetto di capelli scuri, fermati all’indietro da una fascia metallica su cui erano affisse due orecchie da gatto. Uno stile inusuale per una Divinità greca, analizzò Polemos, ma di certo adatto ad una combattente scattante come la Gatta Sacra d’Egitto, che puntava più sulla velocità di un attacco, e la conseguente capacità di prendere di sorpresa l’avversario, che non sulla forza dello stesso.
"Se la compagnia di una donna non ti è sufficiente, oscuro invasore, eccone un’altra, di ben più coriacea fattura!" –Esclamò una nuova voce, ruggendo tutt’intorno all’esercito delle tenebre, i cui membri mossero lo sguardo in varie direzioni per individuarne la fonte, senza trovarla. Vennero però investiti tutti quanti, senza preavviso, da una corrente d’aria calda, che liquefece quel che restava dei golem di Jared, disperdendo persino le folgori della Cailleach. Una corrente che ben presto giunse a incendiare l’aria stessa, caricandola di fiamme che turbinarono attorno all’Armata delle Tenebre, cingendola in un imprevisto assedio.
"Che diavoleria è mai questa?!" –Latrò Chimera, mentre le fiamme crescevano ancora, assumendo forme di animali o strane creature che il guerriero non aveva mai visto e che puntavano alle loro gambe.
"Non il diavolo muove le mie azioni, ma la sincera fede verso il Sole d’Egitto, il cui occhio è posato su di voi, colpevoli invasori!" –Continuò la voce ruggente, che adesso Polemos e gli altri poterono identificare come femminile, sebbene molto più adulta di quella di Bastet. Identificazione a cui seguì la comparsa di colei che li aveva appena attaccati, la cui armatura permise al Demone della Guerra di riconoscerla.
"Sekhmet, la Dea Leonessa!" –Commentò, notando la massiccia donna farsi strada nel rovinato Viale delle Sfingi. Ampie spalle, portamento fiero, una corazza color ocra che copriva per intero il fisico robusto, il volto incorniciato da una selva di capelli castani, simili ad una folta criniera agitata dal vento che ancora turbinava attorno a lei, senza che ne fosse affatto impensierita. –"Colei che è potente!"
"E tale in effetti sono, demone invasore!" –Rispose decisa la Leonessa d’Egitto, prima di scattare avanti, il pugno rivolto verso l’esercito avversario. –"Alito di fuoco!!!" –Gridò, mentre l’immagine di un gigantesco leone di fiamme e cosmo riempiva lo spazio che li separava, terrorizzando alcuni membri dell’Armata delle Tenebre, Oizys in primis.
"Santi numi! Siamo spacciati! Ci mangerà in un sol boccone!!!" –Piagnucolò questi, prima che un colpo di coda di Chimera lo schiantasse a terra.
"Con le tue avvizzite carni avrebbe ben poco di cui cibarsi! Compiango la carogna che ti sbranerà!" –Lo derise il Lord Comandante, espandendo il proprio cosmo e generando una cupola di energia in cui inglobò tutte le truppe al suo comando, lasciando fuori le fiamme. –"Un epiteto più che appropriato, dolce leonessa! Ma che certo non genera in me sgomento o stupore, perché vedi, Dea di questo regno condannato al tramonto, io sono il Demone della Guerra e non vi è tecnica, di alcun tipo o potenza, che possa sopraffarmi!" –Precisò, muovendo il braccio verso destra, come per sistemarsi il lungo mantello rosso che ornava le sue vesti, e generando al qual tempo un’onda di energia che fagocitò l’ingresso del Viale delle Sfingi, e le sue belle sculture, obbligando Sekhmet a gettarsi di lato.
Rotolò lesta sul terreno sabbioso, l’abile leonessa, ma venne comunque lambita dal poderoso attacco di Polemos, che incrinò parte della sua corazza, spingendola a digrignare i denti, come una fiera pronta al balzo. Ruggì tre volte, come se quel ruggito potesse allarmare l’Armata delle Tenebre, ma fu solo quando mosse un passo avanti, oltrepassando l’ormai esauritosi cerchio di fuoco, che il Demone della Guerra comprese quel che stava accadendo.
Tutto intorno a loro, al segnale convenuto, sbucarono fuori centinaia di guerrieri armati, nascosti sotto la sabbia, celati alla loro vista e ai loro sensi dal calore di Ra. Con un rapido colpo d’occhio, Polemos notò che molti di questi erano Soldati del Sole d’Egitto, compagni di quelli che già aveva massacrato, ma altri indossavano invece uniforme diversa, corazze simili a quelle di Bastet e di Sekhmet, che li identificavano come guerrieri di ben maggiore risma. La guardia scelta da Amon per difendere Karnak.
"Faraoni delle Sabbie, attaccate!!!" –Gridò la Dea Leonessa, prima di scattare avanti. Bastet, dall’altro lato, fece altrettanto, anticipando l’assalto furioso dei soldati egiziani che piombarono sull’Armata delle Tenebre da ogni lato del triangolo in cui erano disposti, anche dalle retrovie.
"Oh, finalmente combattiamo!" –Ringhiò soddisfatto Chimera, voltandosi verso i suoi sottoposti. –"Colpite!!!" –A quelle parole l’esercito al suo comando si mosse, fronteggiando l’assalto e dando inizio ad una cruenta battaglia.
Subito le folgori della Cailleach batterono il campo, costellando il tetro cielo africano, mentre Jared, alle sue spalle, sfiorava il suolo con la mano, sollevando centinaia di creature di sabbia, che mandò contro i nemici. Dietro di loro, il grosso dell’Armata delle Tenebre aveva già sfoderato le armi, preparandosi ad un confronto fisico con i Soldati del Sole. Lame furono incoccate, frecce scagliate, asce e mannaie si sollevarono, calando sul nemico poco dopo, in una battaglia che presto divenne mischia. Il guerriero del Golem di Sangue tentava di tenere gli avversari a distanza, battendo il terreno e sollevando onde di sabbia con cui travolse molti Soldati di Ra, permettendo ai golem di piombare su di loro e stritolarli, soffocarli, affogarli nelle stesse sabbie che avevano giurato di proteggere.
Un gruppo di robuste figure, alte più del doppio dei normali soldati, si fece largo nella ressa, incuranti dei raggi di energia che piovvero loro addosso, protetti da resistenti cotte scure che ne coprivano per intero i corpi, senza lasciare spazi scoperti, neppure al collo, quasi fossero un’unica grande placca di metallo lavorato.
"Fa’ avanzare i Lestrigoni! Compatti a muraglia per proteggere il resto dell’esercito!" –Tuonò Polemos, ordinando a Chimera di liberare un fianco, in modo da evitare una dispersione delle forze armate. Ma non ebbe tempo di aggiungere altro che dovette fronteggiare l’affondo della Dea Leonessa, avvolta in un incandescente cosmo che la rivestiva quasi fosse la sua seconda pelle.
"Ammiri il calore del sole, demone invasore? Stai tranquillo, presto sentirai sulla tua pelle quando è penetrante!" –Esclamò Sekhmet, dirigendo un assalto contro il volto di Polemos, che si mosse di lato, evitandolo, prima di contrattaccare con un fascio di energia, che la Dea fu abile a schivare, balzando all’indietro.
Alle loro spalle già infuriava lo scontro tra Bastet e Chimera, per quanto la scaltra Dea gatta non fosse facile preda per la bestia dalle triplici fattezze. Appoggiando la schiena a quella del maestro, il biondo guerriero sogghignò.
"Una per una, mio mentore?"
"Una per una, Vaughn!" –Ironizzò Polemos, prima di lanciarsi sulla fedelissima di Amon Ra. –"Sei stata sfortunata, mia bella leonessa, ad incrociare il mio cammino! Non solo non sarò facile preda, per i tuoi affilati artigli di fuoco, ma prenderò la tua criniera e con essa avvolgerò la salma del tuo Dio, dopo che lo avrò stanato dalla sua roccaforte!"
"Come osi, barbaro aggressore?! Credi forse che la Grande e Potente Dea della Guerra, personificazione del potere mortale dell’astro solare, indietreggi di fronte a chicchessia? Sono colei che maggiormente rappresenta il calore del Nume a cui sono devota, colei che sempre gli è rimasta fedele, anche quando non ne condivideva le scelte! Non ti permetterò di violare i sacri confini di Karnak! Cadrai, travolto dall’Alito di Fuoco della Leonessa d’Egitto!!!" –Avvampò, mentre migliaia di fiere energetiche, dal crine e dagli artigli di fuoco, piombavano su Polemos, che per un momento ne fu davvero stupito.
Per un momento.
Sogghignando divertito, il Demone della Guerra roteò su se stesso, sventolando il lungo e raffinato mantello rosso, quasi avvolgendosi al suo interno, mentre le fiere incandescenti lo raggiungevano, affondando i loro artigli nella stoffa, dilaniandola e incendiandola. Quando le fiamme scemarono di intensità, la Dea egizia osservò le ceneri dell’abito sontuoso ardere tra le fiamme, ma di Polemos più non vi era traccia.
"Cerchi qualcuno?" –Sibilò una voce alle sue spalle, prima che una mano le sfiorasse il fianco destro, sprigionando un’onda di energia che la investì in pieno, scagliandola a molti metri di distanza.
"Sekhmet! Mia signora!!!" –Gridò allora Bastet, intenta a balzare da una sfinge all’altra per evitare i colpi di frusta di Chimera.
"Pensa per te, gattina! O ti farò il pelo, e non sarà piacevole!" –Ridacchiò questi, prima di colpirla in faccia, sbattendola a terra, con la maschera felina incrinata.
"Come… hai fatto?!" –Rantolò nel frattempo Sekhmet, rimettendosi in piedi. –"Sei… scomparso?!"
"Non hai sentito quel che ti ho detto pochi minuti or sono? Sono il Demone della Guerra, conoscitore di ogni tecnica bellica fin dagli albori del tempo, ossia fin da quando la guerra ha imperversato su questo pianeta! Non vi è modo, per nessuno, di colpirmi! Tanto più che, al pari di altre Divinità che ho conosciuto e che mi hanno a lungo disgustato, tu sei espressione della guerra più violenta e selvaggia!" –Commentò nauseato il Lord Comandante. –"Priva di raziocinio, attacchi e continui ad attaccare, sperando prima o poi di trovare una falla nelle difese del tuo nemico! Eppure avresti dovuto capire che falle non ve ne sono, in questa nave diretta al porto del suo trionfo!" –Ghignò, mentre una forza invisibile schiacciava Sekhmet a terra, ficcandole la faccia nella sabbia. –"Quello è il tuo posto, prona e vinta! Da lì contemplerai la rovina di Karnak! Il tramonto del sole d’Egitto!" –Aggiunse, sollevando il braccio e volgendo il palmo verso la piramide che si ergeva alla fine del Viale delle Sfingi. Una sfera di energia lucente palpitò vivida sulla sua mano, mentre le labbra si stendevano in un sorriso divertito.
"Nooo!!!" –Strillò la Dea Leonessa, tentando di liberarsi da quella presa che la schiacciava a terra. –"Non… farlo! Maledetto!!!"
"Come desideri!" –Commentò Polemos, facendo esplodere il globo di energia, ma anziché sfrecciare verso Karnak, l’onda investì lui stesso, lasciandolo indenne e passando oltre, travolgendo poi Sekhmet, sradicandola da terra e schiantandola molti metri addietro, proprio in mezzo ai combattenti dell’Armata delle Tenebre. –"Uccidetela!" –Sibilò, forzando tutti a voltarsi verso di lei, puntandole le armi contro. –"Smembratela e portatemi la sua criniera!"
Intontita dall’aver subito l’attacco di Polemos, la Dea non s’avvide all’inizio delle lame che le sfregiavano l’armatura, facendosi spazio negli interstizi e là dove la stessa era già stata crepata, strappandole grida di dolore. Due robusti guerrieri la afferrarono ciascuno per una gamba e un braccio, iniziando a strattonare da ambo i lati, mentre una creatura scheletrica, dal volto emaciato e dai lerci capelli grigi, si erse di fronte a lei, sfoderando artigli di pura energia e piantandoli poi nel suo basso ventre, proprio dove il Lord Comandante l’aveva ferita.
"Aaahhh!!!" –Gridò la Dea Leonessa, espandendo il proprio cosmo e cercando di liberarsi da quella pericolosa presa. Ma una selva di folgori energetiche si abbatté su di lei, sfregiandole il volto, incendiandole la chioma e scheggiando ulteriormente la Veste Divina, mentre la rachitica figura della Cailleach compariva ghignando da dietro uno dei Lestrigoni.
"È tempo di dirci addio, bella leonessa! Trofeo della mia superiorità sei e tale rimarrai!" –Sibilò Polemos. –"Ad allungare una lista iniziata molto tempo addietro! Eh eh eh!" –E chiuse il pugno della mano, saturo di energia cosmica, davanti a sé, osservando compiaciuto l’armatura di Sekhemet andare in frantumi, tra le grida impotenti di lei e l’eccitazione bestiale dei membri dell’Armata delle Tenebre. Bastò un ulteriore ordine e il suo corpo venne smembrato, in due perfette metà.
Soltanto la testa rimase a distinguerle, ancora attaccata alla parte destra da sottili filamenti di carne. La Cailleach li incendiò all’istante, liberandola e chinandosi per recuperarla, in modo da farne dono al Lord Comandante. Ma fu uno dei Lestrigoni a raggiungerla per primo, scansando la vecchia con una spallata che la gettò a terra, tra maledizioni e improperi, mentre, poco distante, Oizys osservava tremebondo l’azzuffarsi famelico dei propri compagni.
"Oimmè, quante ferite! Che lividor! Che sangue! Che fine orribile quella povera leonessa!" –Piagnucolò, prima di incrociare il severo sguardo di Polemos e sistemarsi le vesti in tutta fretta, ricominciando a fare quel che stava facendo poc’anzi. Ovverosia niente.
"Sekhmet!!!" –Gridò la Dea Gatta, che aveva assistito alla sua tragica esecuzione. –"Maledetti!!! Non vi perdonerò!!! Sacro Mau, attacca!!!"
"Né te lo abbiam chiesto!" –Commentò Chimera, strusciandosi il naso divertito alla vista delle centinaia di gatti di energia liberati da Bastet, gatti che sembrarono spuntare da ogni direzione. Sulle prime l’allievo di Polemos non se ne preoccupò troppo, muovendo la coda serpentiforme per scacciarli, ma non appena li sfiorò, i gatti esplosero liberando una gran quantità di energia, che andò aumentando man mano che gli animali venivano in contatto l’uno con l’altro, generando infine un’onda d’urto che scaraventò Chimera a terra.
"Bastarda!!! Ti strapperò le vibrisse una ad una e te le infilerò in gola!" –Ringhiò, rimettendosi in piedi, privo dell’elmo che gli era volato via. La Dea tentò di replicare l’assalto appena andato a segno, ma l’avversario la anticipò, sollevando il tacco e poi calandolo nel suolo, infondendogli tutto il suo cosmo.
"Zoccolo della Capra Infernale!!!" –Tuonò, aprendo una faglia nel terreno, ove precipitarono i gatti della Dea, venendone risucchiati all’istante, richiudendola un attimo prima della detonazione.
Bastet venne sbilanciata dall’esplosione stessa e Chimera approfittò di quel momento per balzare su di lei, colpendola con una serie di frustate, fino a sbatterla contro i resti di una sfinge dalla testa mozzata, fermandone i movimenti con la lunga coda squamata, che si arrotolò attorno al suo collo.
"Quale ironia! Guarda in alto, la stessa sorte della Dea tua amica! Com’era quel vostro detto egiziano? Non si accarezza la gatta Bastet prima di aver affrontato la leonessa Sekhmet?! Beh, in questo caso allora posso dirmi pienamente autorizzato ad accarezzarti! Ih ih ih!" –La derise, facendola avvampare di rabbia. Ma per quanto tentasse di dimenarsi, la stretta di Chimera era tale da impedirle di muoversi, flagellandole il corpo con fastidiose scariche di energia. –"E ora, mia tenera gattina, la tua settima vita finisce così!" –Aggiunse, sollevando un braccio al cielo e caricando le unghie di energia cosmica.
Non riuscì però a ghermirla che venne raggiunto da un fascio di luce improvvisa, che lo sbilanciò all’indietro, allentando la presa sul collo di Bastet. Tentò subito di recuperare postura eretta, ma fu atterrato da un calcio in pieno viso, portato da una figura in armatura grigia che era appena piombata dal cielo su di lui. Una figura che pareva avesse le ali.
Scuotendo la testa, stupefatto e confuso, Chimera fece per rimettersi in piedi, osservando il guerriero appena planato in soccorso della Dea Gatta, una Dea del suo stesso pantheon.
"Divino Horus!" –Commentò lei, ancora dolorante ma felice di rivederlo.
"Horus?! Sei dunque tu il padre dei quattro che abbiamo massacrato presso Edfu?! Avresti dovuto sentire come piangevano, invocando il tuo nome, quegli smidollati!" –Rise il biondo guerriero, rialzatosi, pulendosi il sangue che gli colava dal naso.
"Duamutef, Hapi, Imset e Qebehsenuf non erano smidollati, bensì divinità preposte alla protezione degli organi interni dopo la mummificazione, collaboratori di mio padre, il Sommo Osiride, e patroni dei vasi canopi! Non erano guerrieri, questo è vero, né selvagge bestie tue pari! Ma erano i miei figli e li vendicherò! Quando avrò finito con te, nessun vaso canopo ti attenderà, poiché sarai soltanto polvere!" –Esclamò deciso il Dio Falco, scattando all’attacco.
"Fatti avanti! Chimaira non teme nessuno!" –Ma, non appena ebbe pronunciato quelle parole, il guerriero fu costretto ad un passo indietro, accorgendosi solo allora della gran quantità di cosmi appena apparsi alle spalle del figlio di Osiride.
"Aurora infuocataaa!!!"
Una bomba di fuoco esplose in mezzo all’Armata delle Tenebre, scagliando in alto una ventina di guerrieri, tra frammenti insanguinati di corazze e corpi divelti. Quelli che si salvarono vennero falcidiati da un reticolato di luce che lesto si chiuse su di loro, prima che un’imperiosa voce li raggiungesse, sfrecciando tra di loro.
"Per il Sacro Leo!!!"
Sull’altro versante quattro figure ammantate di luce piombarono tra gli stupefatti guerrieri, sfoderando fasci e comete energetiche, sfere infuocate e marosi d’acqua, con cui li spinsero indietro, proprio nella direzione ove stazionavano i Soldati del Sole e i Faraoni delle Sabbie, esponendoli anche al loro attacco.
"Oh Santi Numi! Scappiamo, scappiamo! Lesti!!!" –Strillò Oizys, sollevando i lembi della tunica e iniziando a correre in mezzo al deserto, assieme ad Apate e alla figlia di Eris chiamata Disnomia. Non riuscirono a fare neppure dieci passi che una giovanile figura apparve davanti a loro, un ragazzo dai folti capelli blu che camminava a qualche metro da terra, le braccia incrociate davanti a sé, un ciglio sollevato in segno di disapprovazione.
"State andando da qualche parte?" –Esclamò, rivelando un cosmo fiammeggiante.
Oizys deglutì, voltandosi e cercando un’altra via di fuga, ma alle sue spalle Jared aveva già sollevato una muraglia di golem, dirigendoli verso il nuovo avversario, intrappolando il Dio della Miseria e forzandolo verso un’unica direzione.
"Glom!" –Mormorò, prima che un’esplosione abbacinante di luce lo investisse.
"È-kish-nu-gal!" –Tuonò una decisa voce, mentre i golem e le Divinità davanti ad essi venivano inceneriti da quell’ardente calore, che, quando calò d’intensità, rivelò il ragazzo dai capelli blu ancora sospeso in aria ad osservare il frutto del suo lavoro. –"Oh, che maleducato! Ho dimenticato di presentarmi! Sin degli Accadi per servirvi! O, per uccidervi!" –Sogghignò furbamente.