CAPITOLO VENTINOVESIMO: GLI ALLIEVI DI DOHKO.

Sirio non si fece ingannare. Aveva già affrontato avversari del genere, i cui modi sprezzanti e offensivi miravano a ferire i suoi sentimenti, distogliendo l’attenzione dallo scontro in atto, quindi, per quanto fastidio gli dessero gli insulti rivolte al suo Vecchio Maestro, si sforzò di restare calmo e non farsi prendere dall’ira. Del resto, dovette ammettere, l’aura cosmica di quel nemico era enorme quanto oscura, intrisa di un così profondo senso di tenebra che solo una volta aveva già percepito in un avversario. Un potente avversario che aveva impegnato duramente sia lui che i suoi quattro compagni.

Flegias. Il Maestro di Ombre. Strinse i pugni il Cavaliere del Dragone, bruciando il proprio cosmo. Di cui questo Tiamat si proclama discepolo! Di certo il fanatismo non gli manca! Né la potenza d’attacco! Aggiunse, con preoccupazione, osservando i danni subiti dalla corazza di Ascanio. Per quel che ne sapeva lui, mai nessuno era riuscito ad atterrare il glorioso Comandante dei Cavalieri delle Stelle e questo lo spinse alla massima prudenza.

"Hai paura, Sirio Dragone? Paura che l’ombra possa divorarti? Dovresti essere felice, in fondo! Potresti riabbracciare il tuo vecchio maestro a cui così tanto eri legato!" –Rise il Primo Forcide, ergendosi baldanzoso nel suo cosmo tetro. –"Quale ironia! Come il mio mentore ha ucciso il Cavaliere di Libra, ugualmente io quest’oggi sterminerò voi, rimanendo quindi l’ultimo allievo di Dohko! Nonché il migliore, titolo che spetta al più forte di tutti! A colui che sopravvive! Ed io, come Anhar mi ha insegnato, trovo sempre il modo di sopravvivere! Ascanio può confermarlo!"

"Libra quest’oggi sarà vendicato! I crimini tuoi e del tuo spregevole maestro saranno infine giudicati!" –Esclamò Sirio, con voce determinata.

"Oh davvero?! E da chi?! Da voi? O dal supremo giudice di tutte le cose, il quale, si dà il caso, sostiene e incita il nostro operato?! Eh eh eh! Siete sconfitti!!!" –Avvampò Tiamat, scagliando una sfera di energia nera contro i due compagni, obbligandoli a gettarsi di lato, in direzioni opposte, e a contrattaccare con le loro tecniche.

"Colpo segreto del Drago Nascente!!!" –Tuonò Sirio, mentre dall’altro lato Ascanio liberava le fauci dei draghi di Albion. Ma entrambi gli assalti, per quanto potenti, vennero risucchiati da due macchie nere apparse prontamente a difesa del Primo Forcide, stupendo lo stesso Cavaliere di Atena, sia per la prontezza che per la capacità della sua difesa di neutralizzare un così poderoso attacco.

L’ultimo discepolo di Dohko aveva ascoltato attentamente la lezione di Avalon sul Nono Senso ed era consapevole ormai di averlo raggiunto, al pari di Pegasus e degli altri amici, complici le numerose battaglie che negli ultimi mesi avevano sostenuto. Per ironia della sorte, si disse, concedendosi un sorriso, era stato proprio Anhar, o Flegias, a permettere loro di arrivare così in alto, scatenando una guerra dopo l’altra e obbligandoli a migliorarsi continuamente, per non essere sopraffatti.

E adesso è il momento di dimostrare quanto abbiamo davvero appreso, sconfiggendo un nemico che dispone di altrettanto potere! Eppure, rifletté Dragone, con i sensi all’erta, c’era qualcosa di strano nell’impronta cosmica di Tiamat, qualcosa di oscuro e terribile, di divino quasi, che per il momento il ragazzo non riuscì a definire.

"L’hai notato anche tu?" –Gli chiese Ascanio, affiancandolo.

"Quel cosmo tenebroso che lo sorregge… non sembra il suo."

"No, non lo è!" –Chiarì il Comandante dei Cavalieri delle Stelle. –"Qualunque oscura entità guidi il suo operato gli ha fatto dono di un potere che non gli appartiene! A differenza tua e dei Cavalieri dello Zodiaco, Tebaldo non ha risvegliato il Nono Senso, gli è stato offerto in dono!"

"Perché?!" –Si chiese Sirio.

"Per ringraziarmi dei miei servigi!" –Chiarì il Primo Forcide, che aveva udito il breve scambio di battute. –"Ma non crediate che senza il cosmo di tenebra che mi sostiene, io non possa battervi! Tutt’altro, sono molto migliorato dai tempi in cui mi allenavo su quel costone roccioso! Del resto, voi per primi conoscete bene quanto abile e spietato in battaglia sia il mio mentore, avendovi spesso messo in difficoltà!"

"Mentore che, se ben ricordo, abbiamo sconfitto, spezzandone il corpo e riducendolo a mero spirito!" –Puntualizzò Sirio, prima che Ascanio intervenisse. –"E, non fosse stato per l’intervento di Caos, anche lo spirito sarebbe scomparso da questa terra!"

"Lo credi davvero?!" –Sogghignò Tiamat. –"Il corpo è solo un guscio, un contenitore vuoto che un’anima potente può riempire e fare propria in qualsiasi momento! E l’anima di un’ombra è immortale!"

Sirio e Ascanio si scambiarono uno sguardo perplesso, prima che una devastante esplosione cosmica li distraesse, costringendoli a volgere lo sguardo verso la Conchiglia Madre, la cui luce parve tremolare per un momento.

"Cosa… sta succedendo?!" –Si chiesero, pensando ai compagni che ancora lottavano al suo interno. –"Nettuno, che qui con me è giunto, sta combattendo… ma a chi appartiene questo cosmo così vasto? Questo cosmo… divino?!" –Mormorò Sirio.

"A quanto pare Forco è sceso in campo! Immaginavo che non avrebbe sopportato di starsene in disparte ancora a lungo! A differenza dei giovani Dei a cui tanto siete legati, l’Imperatore originario dei Mari è un vero guerriero, pronto a combattere in prima linea le proprie battaglie e non ad affidarle ai suoi sottoposti!"

"Eppure voi siete qua!" –Lo schernì Ascanio, cui Tiamat rispose facendo avvampare il proprio cosmo.

"Anche tu! Ma ancora per poco!" –Aggiunse, scagliando un violento globo di energia nera verso il Comandante di Avalon, che venne subito superato da Sirio, che si pose di fronte a lui, sollevando lo scudo, su cui l’assalto si infranse.

"Efesto ha compiuto uno splendido lavoro!" –Commentò il ragazzo, la cui corazza, che pure aveva vibrato all’impatto, aveva ben resistito. –"Ma non possiamo restare passivi! Dobbiamo trovare una breccia nella sua difesa! Deve esserci!"

Ascanio annuì, bruciando il proprio cosmo e preparandosi per attaccare di nuovo, prima che Sirio gli si rivolgesse con tono preoccupato.

"Non rischiare più del dovuto! Sei stanco e ferito, lascia provare me!" –Ma il Cavaliere della Natura, sorridendo, gli disse di non preoccuparsi.

"Il tuo occhio è ben più attento del mio! Anche Dohko avrebbe scelto così!" –Esclamò, scattando avanti, mentre tutto attorno a sé danzavano gigantesche sagome ricoperte da squame di luce vermiglia. –"Attacco del Drago di Sangue!!!"

"Stolto e cieco! Il tanto affanno a che ti giova? Morir comunque dovrai! Addio, Ascanio Pendragon! Bocca dell’Abisso, spalancati!!!" –Rispose Tiamat, evocando un nuovo buco nero, che risucchiò i dragoni di Britannia, iniziando ad attirare anche il giovane a sé.

Il Comandante fu lesto a scattare di lato, tenendosi a distanza dalla chiazza nera, ma la forza d’attrazione della stessa era tremenda, al punto che anche solo rimanere in piedi gli costava un notevole sforzo. Fu Sirio a venire di nuovo in suo aiuto, sfrecciando di fronte alla Bocca dell’Abisso, con il braccio sollevato e intriso di cosmo.

"Excalibur!!!" –Gridò, liberando un devastante fendente di energia, che impattò poco dopo con il buco nero, deformandone l’aspetto ma senza comunque riuscire a distruggerlo. –"Incredibile!!! Dispone di una potenza mai vista! Neppure Flegias aveva difese così solide!" –Rifletté sconcertato, ricordando lo Scudo di Ares, solida tecnica protettiva del Maestro di Ombre, che però gli sforzi congiunti dei Cavalieri dello Zodiaco erano riusciti ad abbattere.

"A lui devo tutto! Al mio mentore! Ogni tecnica di cui dispongo è un tributo alla sua memoria, alla nuova vita che mi ha donato quando ha riacceso in me la fiamma di un’esistenza che, per colpa dell’abbandono di Ascanio, credevo giunta a termine!" –Illustrò il Primo Forcide, spalancando le braccia ed espandendo sempre più il suo cosmo oscuro. –"Da allora l’ho seguito, in ogni sua impresa, addestrandomi e aumentando il mio potere, per poter avere un giorno la mia vendetta! E non l’avrò come Tebaldo, l’ingenuo ragazzino speranzoso morto quel giorno ad Atene, ma come Tiamat, l’Abisso Oscuro, il Tartaro profondo ove il sole mai è giunto! Perché io odio il sole, lo aborro con tutto me stesso! Il solo pensiero mi ricorda la tragica fine cui fui destinato e da cui Anhar mi ha salvato!"

"Se sei stato sempre al fianco di Flegias, perché non sei mai intervenuto prima? Perché nasconderti tutto questo tempo nell’ombra? Non ti sentivi pronto per affrontarmi?!" –Lo provocò Ascanio, per quanto persino muovere le labbra per parlare gli strappasse gemiti di dolore, tanta forte era l’attrazione che il buco nero continuava ad esercitare su entrambi.

"Alla fine di questa giornata la tua vanagloria sprofonderà nell’abisso con te, maledetto!" –Ringhiò Tiamat, prima di aggiungere, sibillino. –"In accordo con il mio maestro, abbiamo seguito strade diverse per favorire il ritorno dell’Oscuro Signore cui siamo fedeli! Mentre egli cercava i Talismani e portava i regni divini alla fame e alla guerra tra di loro, io aiutavo Forco a ricostituire il proprio potere, riunendo i Sette Forcidi e ritrovando le perdute armature di oricalco! È stato un lavoro lento ma costante, di silente e segreto impegno, per non essere individuati dagli occhi attenti degli Dei a voi cari! Ma, alla fine, ammetto di aver ottenuto un discreto successo, essendo riuscito a ricostruire le legioni di Forco senza che Amon Ra, Odino, Zeus e neppure Avalon se ne accorgessero!"

"Viscido e spregiudicato come Anhar sei diventato!"

"Ed ancor più… potente!!!" –Ghignò il Primo Forcide, espandendo al massimo il proprio cosmo, mentre Sirio e Ascanio venivano trascinati verso la Bocca dell’Abisso, scavando profondi solchi nel terreno sabbioso, senza riuscire in alcun modo ad arrestare la loro avanzata.

Fu una luce improvvisa a interporsi tra i due Cavalieri e il buco nero, una luce che avvolse la figura di Tiamat, irradiandosi a cupola attorno a lui. Prima ancora di capire quel che fosse successo, il Primo Forcide venne scagliato in aria dall’onda d’urto generata dallo scontro tra la Bocca dell’Abisso e quella campana protettiva, che andò in frantumi all’istante.

Anche Sirio e Ascanio furono spinti indietro, riuscendo però a mantenersi in posizione eretta, e quando la luce diminuì videro una figura, distesa a terra, a pochi passi da Tiamat, con il palmo della mano ancora impregnato di energia. Il Comandante di Avalon riconobbe Pasifae del Cancro, fedele servitrice di Eracle, e capì che la donna li aveva salvati con un’ottima intuizione, generando una barriera non attorno a loro bensì per imprigionare il Primo Forcide.


"Ancora tu!!!" –Ringhiò questi, rimettendosi in piedi, il volto orribilmente deformato dall’ira. –"Se così tanto ti periti per attirare la mia attenzione, la avrai!" –Aggiunse, scattando avanti. Ma anche Sirio e Ascanio corsero verso di lui, attaccandolo ognuno da un fianco, con i draghi di Britannia e di Cina che fagocitarono in fretta il terreno tra loro, abbattendosi su Tiamat. E venendo fermati da due buchi neri subito apparsi alle spalle del Forcide, che nemmeno si curò di loro, gettando un’occhiata carica di rancore alla donna riversa a terra, che ormai, dopo quei continui salvataggi, aveva quasi esaurito le sue forze.

"Pa… sifae…" –Mormorò Alcione, rimettendosi in piedi, poco lontano. Ma bastò che Tiamat la guardasse per schiantarla a terra con un’onda di energia oscura, distruggendo quel che restava delle sue vestigia.

"Hai combattuto con onore, Pasifae del Cancro Celeste, ma è tempo di dirci addio! È tempo che tu cada nell’abisso!" –Sibilò il Forcide, calando la mano sulla donna, da cui subito una macchia nera si espanse, risucchiando il suo corpo all’interno, di fronte agli occhi sgranati dal terrore di Alcione, Ascanio e Sirio. –"Forco non doveva neppure scomodarsi! Basto io a far fuori le effimere forze di quest’alleanza che avete imbastito in fretta e furia! Chi vuol essere il prossimo a cadere?"

"Tu!!!" –Ruggì allora Sirio, il cui cosmo riluceva di vivida luce verde smeraldo. –"Sei la vergogna e il disonore degli allievi di Libra! Incapace di apprezzare la bellezza degli insegnamenti ricevuti, hai scelto la via avversa, più facile e scevra di sofferenze, ma non per questo migliore! Pagherai per aver infangato il nome del mio maestro!!! Assaggia, vile traditore, le zanne dei Cento Draghi di Cina!!!" –Aggiunse, aprendo i palmi delle mani avanti a sé e liberando un fiume scintillante di dragoni di luce, che parevano composti dalle acque adamatine di una cascata.

"Li spazzerò via!!! Apocalisse oscura!!!" –Imperò Tiamat, sollevando un braccio e scatenando la tempesta d’ombra e vampe nere che Anhar gli aveva passato.

Il contraccolpo tra i due poteri fu così violento da generare un’enorme sfera di energia che pareva espandersi sempre più, impressionando persino Alcione e Ascanio, che si affrettò a suggerire alla paladina di Eracle di cercare un posto dove ripararsi al più presto, conscio che la situazione sarebbe degenerata entro breve.

"Io… non posso ritirarmi…" –Tentennò la donna. –"Lo devo al mio Signore, e all’uomo che vi ha addestrato! Ho udito il suo nome! Si tratta di Dohko di Libra, non è così?" –Ascanio annuì distrattamente, prima che Alcione riprendesse a raccontare. –"Ci siamo incontrati tempo addietro. Un bel po’ di tempo addietro. E mi sorprende udire che ha vissuto così tanto tempo!" –Sorrise lei, sfiorando un braccio del ragazzo. –"Non mi sorprende invece che abbia addestrato due valorosi e generosi guerrieri, ricreando quel che era stato anch’egli un tempo. Un Cavaliere d’onore accanto al quale valeva la pena combattere e morire! Voi valete altrettanto!"

La struttura della Conchiglia Occidentale tremò all’improvviso, ponendo fine alla loro conversazione. La luce che la ricopriva sembrò spegnersi per un istante e la landa subacquea fu illuminata solo dal risplendere dei cosmi coinvolti, finché l’enorme massa energetica non esplose, scaraventando indietro i tre allievi di Dohko. Sirio, Ascanio e Alcione furono scagliati contro le pareti interne dell’Avaiki, che resistettero all’impatto poiché sostenute da un vasto cosmo che era giunto a fortificarle, cosmo che il Cavaliere della Natura riconobbe così simile a quello di Avalon. Tiamat invece venne scaraventato lontano, schiantandosi su un edificio di sabbia e rocce e venendo sommerso dai polverosi detriti.

Subito il Primo Forcide si dimenò per liberarsi, memore di quel giorno di quindici anni prima, in cui sotto diverse macerie aveva rischiato di perdere la vita. Una fobia che, per tutto quel tempo, mai lo aveva abbandonato, portandolo a prediligere scontri in spazi ampi, e non edifici chiusi. Si rialzò, toccando la corazza graffiata e in alcuni punti scheggiata, ma convenne di non avere ferite ulteriori, se non quelle che, osservandosi nel riflesso della parete interna della Conchiglia, la vista del suo volto gli risvegliò. Rabbioso, lasciò esplodere il cosmo, che vorticò attorno a sé come una tempesta di vampe nere, disintegrando ogni oggetto, muro o roccia che gli sbarrasse la strada, prima di incamminarsi verso i suoi avversari.

Dei tre, Ascanio fu il primo a rimettersi in piedi, tirando uno sguardo preoccupato a Sirio, disteso vicino a lui, la fronte segnata da una ruga di sangue che ruscellava da una ferita apertasi all’impatto. Era stato grazie al suo tempismo e al suo spirito di sacrificio, che lo aveva spinto a porsi davanti al compagno, con lo scudo del Dragone innalzato di fronte a entrambi, che Ascanio era stato raggiunto solo di striscio dall’immensa onda d’urto. Alcione era stata invece scaraventata più distante e adesso giaceva in uno stato di semicoscienza.

Ascanio comprese che doveva agire e doveva farlo in fretta, prima che Tiamat aprisse uno di quei maledetti buchi neri a cui non erano in grado di opporre alcuna difesa. Per un istante il giovane soppesò anche la possibilità di utilizzare il Talismano da lui custodito, ma subito la scartò, temendo non soltanto che il Calderone dei Misteri potesse essere risucchiato nell’abisso ma anche certo che non sortisse alcun effetto. A differenza di Virgo, infatti, Tebaldo non era stato posseduto da Anhar né da alcun’altra entità oscura, ma aveva deliberatamente scelto il proprio cammino. Con mestizia, il Comandante dei Cavalieri delle Stelle chiuse le dita a pugno, lasciando avvampare il proprio cosmo lucente, consapevole di quanta responsabilità ricadesse sulle proprie spalle, da non potersi permettere ulteriori esitazioni.

"A te, miserabile che hai scelto consapevolmente la via dell’odio, i draghi di Albion daranno solo morte!" –Tuonò, mentre i serpenti tatuati sulle sue braccia si illuminavano, danzando attorno a sé, in un gioco di luci bianche e rosse. –"Double Dragon Attack!!!" –Gridò, dirigendo contro Tiamat due potenti sagome energetiche.

"Cambia il nome, cambia la forma, ma il risultato è sempre lo stesso! Bocca dell’Abisso, spalancati!!!" –Rispose questi, risucchiando l’assalto di Ascanio dentro una macchia di nero cosmo che subito si aprì davanti a lui, attirando a sé anche il glorioso condottiero.

Stanco dal prolungato scontro, privo di appigli a cui aggrapparsi, il ragazzo dai corti capelli scuri venne tirato avanti, fin quasi a ritrovarsi di fronte al buco nero, la cui forza d’attrazione aumentava avvicinandosi ad esso. Per un momento, ad Ascanio sembrò che persino l’anima gli venisse strappata via, tanto intensa era quell’oscura gravità. Tentò di resistere, bruciando il proprio cosmo, ma si ritrovò comunque a un passo dall’abisso, di fronte a quella tetra bocca spalancata che dava sul niente. Ruggendo di dolore e rabbia, il Cavaliere della Natura si aggrappò ai bordi del buco nero, la cui materia ombrosa, al solo contatto, avvampò, avvolgendosi attorno alle sue braccia, allo scopo di distruggerle assieme alla corazza che già scricchiolava per l’enorme pressione, e così rimase per qualche interminabile secondo.

Tiamat, sul retro della macchia oscura, osservava Ascanio, pochi passi più avanti, lottare con tutta la sua forza, con ogni stilla di energia, per non essere risucchiato dalla Bocca dell’Abisso, per non porre fine alla sua vita. Che fosse perché davvero voleva continuare a vivere e a lottare, o solo per non dargliela vinta neppure una volta, il Primo Forcide rimase impressionato dalla tenacia del giovane, sulla cui armatura si stavano aprendo crepe sempre più profonde.

"Abbandona ogni resistenza, Ascanio, e accetta l’oblio cui sei destinato!!!"

"Io… a ben altro sono destinato!!!" –Ruggì il Cavaliere delle Stelle. –"E se hai seguito le mie gesta, studiando la mia vita, lo saprai bene anche tu!!! I miei avi lottarono per dare speranza al popolo di Britannia, all’epoca invaso dai sassoni e dagli juti; i miei compagni combattono con vigore in Egitto, in Grecia e ad Asgard, in quest’ultima guerra per cui a lungo il mio maestro mi ha addestrato, con la benedizione di Zeus e dei druidi di Avalon! Potrei rinunciare così facilmente?"

"E allora muori, maledetto testardo!!!" –Chiosò Tiamat, portando al massimo la forza d’attrazione del buco nero e strappando un gemito ad Ascanio, le cui braccia parvero torcersi all’interno, piegate da un così devastante potere.

"Muori tu, invece!!!" –Intervenne una terza voce, costringendo il Forcide a guardare alle spalle dell’antico compagno, osservando Sirio, ripresosi, inginocchiato a terra, il pugno carico di lucente energia. Con rabbia, il Cavaliere di Atena lo sbatté nel suolo, infondendovi il suo caldo cosmo, che subito sbucò ai piedi di Tiamat, sollevandolo in cielo, travolto dalla carica di un drago dalle squame verdastre.

L’impatto fu devastante, danneggiando in più punti la corazza azzurra e liberando al qual tempo Ascanio da quel massacrante impegno, facendolo crollare sulle ginocchia, respirando a fatica.

"Tutto bene?" –Si premurò subito Sirio, correndo da lui e ricevendo un timido segno d’assenso, proprio mentre Tiamat si schiantava a qualche metro di distanza.

"Ho capito come possiamo vincerlo…" –Mormorò Ascanio a bassa voce. –"Superandolo in potenza. Su questo si basa tutto il suo addestramento, sul disperato tentativo di essere il più forte di tutti, per riscattare l’onta del passato e vedermi ai suoi piedi! Dobbiamo distruggere la Bocca dell’Abisso saturandola di energia!"

Sirio annuì alle parole del compagno, pur consapevole di quanto pericolosa fosse quell’impresa, non solo per l’oro ma anche per l’intero Avaiki, che avrebbe potuto essere annientato dalla deflagrazione dei loro cosmi portati al parossismo. Pur tuttavia, convenne, era l’unica strada percorribile, per non lasciare Tiamat libero di portare ulteriore distruzione.

"Sono con te!" –Si limitò a chiarire, mentre il Primo Forcide si rialzava, sputando sangue e denti rotti, maledicendo i due allievi di Libra per la loro caparbietà.

"Fin troppo a lungo sono stato clemente con voi! Chissà, forse c’è rimasto un po’ d’affetto in questo mio cuore colmo di livore! Eh eh eh! Ma ora è tempo di mettere da parte anche quest’ultima reminescenza di passato e sfoderare il vero potere dell’Abisso Oscuro!" –Ringhiò, espandendo al massimo la propria aura cosmica, che lo avvolse completamente, permettendo a Sirio e ad Ascanio di vedere solo una sagoma indistinta, su cui lampeggiavano pallidi occhi giallognoli. –"Apocalisse oscura, spazzali via!!! In nome tuo, Anhar!!!"

La tempesta di energia distrusse tutto quel che incontrò, dirigendosi verso i due Cavalieri, i cui cosmi rischiaravano le profondità abissali da tanto erano lucenti.

"Dietro di me!!!" –Gridò Sirio, sollevando il braccio destro e concentrando sullo scudo tutta la propria energia. Ascanio fece altrettanto, riparandosi alle spalle del compagno e osservando la bufera nera impattare contro la loro difesa, scivolandole addosso e perdendosi ai lati, pur continuando a mugghiare furiosa.

Era uno scontro di cosmi di potenza smisurata e persino Asterios, al centro del Palazzo di Corallo, faticò nel mantenere solida la cupola protettiva sulla Conchiglia Occidentale, sottoposta a una pressione mai sopportata prima. Se fosse stata sola, Hina sarebbe di certo caduta.

"Abbandonate ogni speranza, incauti eroi, e abbracciate l’oblio dell’abisso!!!" –Imperò Tiamat, continuando a riversare il proprio cosmo di tenebra su Sirio e Ascanio, che ugualmente avvampavano nei loro cosmi, in un tripudio di verde, bianco e rosso.

"Mai!!!" –Risposero insieme i due allievi di Dohko. Per quanto fosse la prima volta che combattevamo assieme, fianco a fianco, parve loro di essere uniti da una vita, complici gli stessi insegnamenti, la stessa morale che avevano condiviso in gioventù. Fu strano, per un momento, immaginare un tocco familiare sulle loro spalle, la mano di Libra che, sorridendo fiero accanto a loro, li incitava a lottare ancora.

"E non sei solo, Sirio!!!" –Parlò una voce all’improvviso, risuonando nell’animo del Cavaliere di Atena, prima che una luminescenza argentina apparisse vicino a lui, assumendo le forme di un vecchio amico, circondato da altre sagome evanescenti che Dragone non conosceva.


"Demetrios!!!" –Lo riconobbe il ragazzo, con gli occhi umidi al suo ricordo.

"Proprio io, il ragazzo così colmo di rabbia da riversarla, al pari di Tiamat, verso tutti coloro che lo circondavano, anche e soprattutto verso coloro che lo amavano! Ma quando la rabbia e l’odio sono passati, è rimasto il vuoto e un’assenza infinita!" –Sospirò Demetrios, prima di sorridere all’antico compagno di addestramento. –"Permettimi di combattere con te! è solo una stilla, lo so bene, il mio cosmo, in un oceano ben più grande che è il tuo, ma a volte una goccia può far traboccare un vaso. Vendica il nostro maestro, Sirio! Fallo per tutti noi, gli allievi di Dohko!"

"Demetrios, io… sarà un onore averti al nostro fianco!" –Pianse Sirio, mentre le forme dell’amico si dissolvevano, scivolando in aria e posandosi su di lui, dando nuovo vigore alle zanne dei Draghi di Cina, che parvero accompagnarsi al ruggito di una tigre.

"L’onore di combattere tutti assieme! Noi, gli allievi di Dohko!!!" –Esclamarono le altre sagome, i cui nomi Sirio aveva soltanto udito nei ricordi di Libra. Tenma, Xi Yan, Zong Wu dell’Auriga ed altri Cavalieri vissuti e caduti in nome di Atena.

Ascanio bruciò al massimo il proprio cosmo, mentre migliaia di draghi bianchi e rossi danzavano attorno a loro, stupendo persino Tiamat dal maestoso splendore delle energie da loro prodotte. –"Ruggite, draghi di Albion!!! In nome dei Pendragon e dei miei avi che vi elessero a loro simbolo! Un simbolo in grado di riunire tutte le genti di Britannia!"

"Affiancateli, draghi di Cina! Che le vostre zanne possano dilaniare quella cortina di male che vuole scendere sulla Terra!!!" –Si unì a lui Sirio.

"Non mi avrete!!!" –Comandò Tiamat, mentre la moltitudine di draghi risaliva l’avversa corrente oscura, piombando su di lui, costringendolo ad evocare il buco nero. –"Bocca dell’Abisso, inghiottili!!!"

Uno dopo l’altro, i draghi verdi, bianchi e rossi vennero risucchiati dall’oscura macchia, ma erano così tanti, così grandi e potenti che dovettero accalcarsi di fronte all’ingresso nell’abisso, sbattendo l’uno sull’altro, contorcendosi, annodandosi, mentre sempre nuovi ne arrivavano alle loro spalle, in una ridda che Tiamat presto capì di non riuscire ad assorbire completamente. Fu allora che Ascanio e Sirio si scambiarono un’ultima occhiata, prima che il primo annuisse, mettendo tutto se stesso in quell’attacco, la gloria e la potenza dell’antico casato da cui discendeva, mentre il secondo balzava in aria, sopra di lui, con il braccio destro teso al cielo e saturo di energia cosmica.

"Maestro, questo colpo è per voi! Con l’amore di tutti i vostri allievi!!!" –Esclamò Sirio, calando l’arma in grado di recidere ogni male. –"Excalibur, rifulgi!!!"

Il devastante fendente energetico sfrecciò nella selva di draghi, falciandone alcuni e abbattendosi infine sul buco nero, proprio al centro di esso. Ci volle un attimo, uno soltanto, prima che Tiamat si rendesse conto che la Bocca dell’Abisso era stata divisa in due, da una sottile linea di sfavillante energia che andò espandendosi sempre di più, annientando la sua difesa ed esponendolo all’assalto della torma di draghi.

"Aaarghhh!!!" –Gridò il Primo Forcide, scaraventato indietro, con una profonda ferita aperta sulla spalla destra, da cui sangue schizzò copioso, e numerosi tagli e morsi laddove le fauci delle sacre bestie di Albion e di Cina lo avevano raggiunto.

Ricadde a terra in un lago di sangue, l’armatura azzurra danneggiata e ormai tinta di rosso. Annaspò per qualche istante, respirando a fatica, la cassa toracica contusa, un polmone perforato dalla zanna di un drago, finché non riuscì a mettersi in piedi di nuovo, barcollando e strillando contro i due avversari.

"Come avete fatto?! Come avete potuto sconfiggermi?! Io sono il più forte! Io sono l’Abisso Oscuro, da cui nessuno è mai fuggito!!!"

"C’è sempre una prima volta, a quanto pare!" –Commentò Ascanio, accasciato a terra, fiacco ma soddisfatto.

"Abbiamo avuto un buon maestro!" –Lo affiancò Sirio, dandogli una pacca su una spalla. –"Ma non tutti ne hanno saputo trarre i migliori insegnamenti!"

"Per te è finita, Tiamat! Dato che sei stato allievo di Anhar, forse potrai svelarci qualche segreto su di lui!" –Esclamò il Comandante dei Cavalieri delle Stelle, rialzandosi a fatica e iniziando ad avanzare verso di lui.

"L’unico segreto che posso dirti è che morirete tutti! Da Anhar ho capito molte cose, ho imparato a servirmi degli altri, chiunque essi fossero, congiunti, amici o semplici servitori, poiché a nient’altro servono gli esseri umani se non a prostrarsi di fronte ai loro padroni. È insito, nella razza umana, essere servili. Eh eh eh!" –Rise, sputando sangue, mentre Ascanio incombeva su di lui. –"Che Forco vinca o cada, che Caos vinca o cada, io resisterò, come Anhar prima di me. C’è sempre, in fondo, un altro Signore Oscuro a cui offrire i miei servigi!" –Si liberò svelto della presa dell’antico compagno, avvolgendosi nel suo cosmo tenebroso e correndo verso una pozza d’acqua interna della Conchiglia. Ascanio non riuscì a raggiungerlo in tempo che già Tiamat vi si era gettato dentro, scomparendo poco dopo negli abissi oceanici.

"Non andrà lontano, in quelle condizioni!" –Commentò Sirio, cercando di rincuorare il compagno.


"Forse!" –Annuì Ascanio. Ma non ne era affatto convinto.