CAPITOLO VENTISETTESIMO: L’ANGELO OSCURO.

"Come osi presentarti alla mia corte, subdolo traditore?!" –Ringhiò il possente Amon Ra, fermo, al centro della Grande Sala Ipostila del complesso templare di Karnak, rivestito della sua splendida Veste Divina arancione e dorata, con le dita della mano destra chiuse sulla lunga asta ornata dall’Ankh.

"Non mi definirei un traditore, in fondo ho sempre perseguito i miei interessi, restando fedele ai miei ideali!" –Ridacchiò il Gran Maestro del Caos, che aveva appena reindossato l’elmo della sua corazza, una veste nera e scarlatta che lui stesso aveva progettato e costruito, grazie all’oscura sapienza degli alchimisti della Regina Nera, con cui in passato aveva avuto rapporti. Una veste in grado di ospitare, e contenere, il suo turbolento spirito inquieto, dandogli una parvenza di umanità.

"Umpf, e guarda dove ti hanno portato quegli ideali di guerra? A perdere il tuo stesso corpo, condannato a vivere come un’ombra! Non provi disgusto per le tue nefandezze?"

"Uhm, fammi pensare!" –Sibilò l’oscuro avversario, strusciandosi il mento con la mano destra. –"No!!!" –Tuonò, scattando infine avanti, rapido come un fulmine, e portandosi su un fianco del Nume, verso cui diresse un pugno di energia nera.

Fu lesto Amon a muovere l’Ankh, facendolo scontrare con l’affondo avversario e respingendolo, ma già quest’ultimo era balzato alle sue spalle, sollevando il braccio destro e allungando artigli di tenebra.

"Cadi, Sole d’Egitto! Questo è il tuo tramonto definitivo!!!" –Ringhiò, mirando al cranio del Nume. Ma anche quella volta Amon Ra riuscì ad evitare l’attacco, voltandosi e al tempo stesso gettandosi a terra di schiena, rotolando verso destra proprio mentre gli artigli energetici si piantavano nel pavimento della Sala Larga, distruggendolo.

"Mai il Sole d’Egitto tramonterà! Lunghe battaglie ho sostenuto in passato, contro tutti coloro che temevano la mia luce e volevano spegnerla! Dovresti ben saperlo, tu, viscido rettile, che ti servisti persino di Seth e del mio nemico Apopi, l’oscuro serpe del mondo tenebroso, per sbarazzarti di me, fallendo! Come hai sempre fallito nei tuoi miserabili piani, Anhar! E il fatto che tu sia qui, che tu sia intervenuto in prima persona, non fa che confermare la mia teoria!"

"Per la verità…" –Ghignò il Maestro del Caos. –"Sono qui per un altro motivo! E presto lo scoprirai! Anzi, lo sentirai sulla tua pelle! Ah ah ah! Nell’attesa, muori! Apocalisse divina!!!" –Imperò, sollevando le braccia al cielo e lasciando partire una bufera di energia oscura, che si scatenò tra le colonne della Grande Sala, frantumando molte di esse, prima di abbattersi sul massimo Nume d’Egitto. –"Vana è ogni resistenza, cedi, Amon Ra, lascia che le tenebre ti cingano nel loro silente abbraccio!"

"Mai!!!" –Tuonò il Sovrano di Karnak, espandendo il proprio cosmo lucente, che dal disco dorato collocato al centro delle corna del suo elmo, invase l’intera Sala Ipostila, irradiandosi tutt’attorno, raggiungendo persino gli anfratti lontani dal corridoio centrale dove i due stavano combattendo. –"Demone che di Apopi potresti essere il figlio, lascia che ti mostri, io, la brillantezza del Sole d’Egitto! Lascia che ti faccia dono della mia luce, grande, bella e splendente!!! Disco del Sole, rifulgi!!!"

Un ventaglio di vivida luce, dagli aurei riflessi, crebbe dal corpo di Amon Ra, espandendosi ai lati e frenando la furia dell’oscura bufera, prima di insinuarsi, come un deciso cuneo di energia, nella stessa corrente, dirigendosi verso Anhar, per la prima volta preso alla sprovvista da un così diretto attacco. Non poté, l’Angelo Oscuro, evitare l’impatto, che lo raggiunse al ventre, scagliandolo indietro, contro i portoni che conducevano al tempio di Amon.

"Quale ironia…" –Ridacchiò il Maestro del Caos, rimettendosi in piedi, senza alcun danno apparente, solo alcune macchie di calore sul pettorale dell’armatura nera. –"Dietro queste stesse porte per secoli ti sei celato, disinteressato agli eventi del mondo! E adesso, dopo che quell’insulso ragazzino ti ha implorato di dargli considerazione, ti ergi impavido e fiero a difensore del pianeta! Domandati dunque chi, tra noi, è il traditore? Chi ha tradito gli ideali che incarnava? Tu, che hai negato la protezione del sole alla tua gente, lasciandoli in balia degli invasori, delle intemperie, delle carestie e dei piccoli tiranni come Seth, o io, che sono sempre stato coerente nelle mie azioni, finalizzate al risveglio dell’Unico Dio che possa dominarci tutti?!"

"Ho messo da parte i rimpianti tempo addietro!" –Commentò calmo Amon Ra, cercando di non farsi trascinare dai deliri dell’infido avversario. –"E questa mia nuova vita, che ritengo aver iniziato quindici anni fa, l’ho dedicata a servire una ben più nobile causa che non il dominio!"

"Ooh, sono impressionato! E dimmi, Dio del Sole, come sta andando la tua campagna bellica? Perché, in verità, non mi sembra tu abbia riscosso grandi successi, al momento! Ah ah ah! Non hai sentito esplodere i templi a sud, lungo il corso del Nilo, e le grida del tuo popolo sommerso dai torbidi flussi? Oh, e correggimi se sbaglio, ma un re non dovrebbe avere una guardia scelta? Un gruppo di guerrieri con qualche nome altisonante, come i Cavalieri Celesti di Zeus? O gli Einherjar di Odino? Tu cos’hai, i Beduini del Deserto?!"


"Faraoni delle Sabbie!" –Precisò Amon Ra, fissando Anhar con astio. –"Guerrieri di indubbio valore che tu conosci bene, avendone massacrati a decine pochi mesi or sono, quando inviasti quei mostri ad assalire Karnak! Non ho dimenticato i cadaveri di Tolomeo delle Piramidi e di Mithra dell’Ibis Eremita massacrati e gettati ai coccodrilli del Nilo!!!"

"Uh, ti riferisci al licantropo e al suo branco di ragazzacci?! Mi ricordo di loro! Dei tipi irruenti e difficili da gestire! Ahr ahr ahr! Ma non hanno fatto un buon lavoro, a quanto pare, poiché qualche Faraone ancora resiste! Non che contro Polemos e Chimera abbiano possibilità di sopravvivere, ma qualora ciò accadesse mi premunirò personalmente di porre fine alla loro patetica e servile esistenza! Del resto, tra poco il Sole d’Egitto non sorgerà più, per cui quella stessa casta cesserà di avere un senso!"

"Taci, spergiuro!!!" –Tuonò il Signore di Karnak, puntando lo Scettro del Sole avanti e liberando un potente raggio di energia, che Anhar fu svelto ad evitare, lasciando che distruggesse il portone alle sue spalle. Divertito, il Maestro del Caos iniziò a sfrecciare in mezzo al centinaio di colonne della Grande Sala, fluttuando a qualche metro da terra, come fosse una velenosa nube oscura, mentre Amon era costretto a voltarsi in ogni direzione, puntando e muovendo la lunga asta dorata nel tentativo di colpirlo, senza riuscirvi.

"Mira scadente, Sommo Ra! È stato facile aver ragione di Apopi, del resto era un nemico ben evidente! Ma quando il tuo avversario è un’ombra immensa, una nube di cosmo oscuro che satura il cielo, fagocitando le stelle e la luce buona del sole, come puoi colpirlo? Come puoi anche solo sperare di fronteggiarlo?! La tua… è follia!!!" –Latrò Anhar, la cui voce pareva provenire da ogni angolo dell’ampio stanzone, amplificata dall’eco e divenendo una lamentosa cacofonia che aumentò la collera sul volto del Dio del Sole. –"Quando ero il tuo consigliere, e potevo girare a mio piacimento in questo vetusto palazzo in rovina, ebbi modo di sfogliare antichi papiri e un inno mi rimase in mente, un inno che i fedeli rivolgevano al sole, come se questi volesse ascoltarli, perso e chiuso nei suoi pensieri e nei suoi dispiaceri! Ah ah ah! Lo ricordi, Amon? Ricordi quel che diceva la gente di te? Quando riposi la terra è nell'oscurità, come se fosse morta. Tutti i leoni escono dalla loro tana, tutti i serpenti mordono! Mi piacque, perché trovo che sia vero!!!" –Sibilò, mentre all’improvviso l’intera cortina di energia oscura che attorniava il Nume si chiuse su di lui, da ogni direzione, decisa a soffocarlo, a togliergli anche il più piccolo spiraglio d’aria e di luce, chiudendolo in un mortale abbraccio oscuro. –"Ed io sono il più velenoso di tutti i serpenti, persino più velenoso di Apopi, che nient’altro era se non una biscia da giardino! Io sono l’Angelo Oscuro, araldo dell’Ombra e Gran Maestro del Caos! Come puoi tu, un semplice Dio di un regno perso tra le sabbie del tempo, opporti a me, opporti a Neter, il Dio?! Ah ah ah!!!" –Sghignazzò, mentre la nube oscura aveva ormai sommerso l’alta figura del Nume egizio, di cui solo la punta delle corna dorate era rimasta fuori, prima che Anhar lo notasse e avvolgesse anch’esse nel suo tetro cosmo. –"Buon viaggio, Amon! La notte cala adesso sull’Egitto!!!"

"No!!!" –Tuonò allora una voce, scuotendo l’intero tempio di Karnak e facendo crollare persino alcune colonne della Sala Ipostila, prima che un bagliore dorato sorgesse dal cuore della cortina di tenebra, un lucore che andò ingigantendosi a poco a poco, lacerando dall’interno l’oscura bruma. –"Ho ascoltato fin troppo le tue eresie, Anhar! Blateri solo perché hai la bocca! Mi chiedo se la tua attuale condizione di spirito presuppone che tu abbia una lingua, perché se così fosse… te la taglierò con piacere!" –Ironizzò il Nume, irradiando un’onda di pura energia che distrusse gran parte del cosmo di tenebra che lo teneva prigioniero, permettendo all’alta sagoma di Amon di ricominciare a muoversi, di ergersi ancora, maestoso e splendente, a difesa del suo regno.

"Maledetto!!!" –Sibilò Anhar, la cui voce pareva provenire dalla cortina d’ombra che, seppur ridotta di consistenza, continuava ad avvolgere il Dio, fluttuando attorno a lui ad una certa distanza di sicurezza. –"Tanta sicumera da parte di un Nume che solitario s’erge a difesa di un regno che sta cadendo, momento dopo momento, travolto dai demoni della guerra, non ha ragione d’essere! Ed io ti strapperò quel senso di sicurezza! Io ti pugnalerò al cuore!!!" –Ringhiò, mentre dalla nube oscura sorgevano strali di tenebra, simili a lame di pura ombra, che ratte sfrecciarono verso Amon, colpendolo da ogni lato.

Per la maggior parte, i dardi energetici non furono capaci di intaccare la gloriosa protezione offerta dalla Veste Divina, ma qualcuno riuscì a farsi strada tra le giunture che univano le varie parti della stessa, affondando nel corpo del Nume e portandogli via un gemito di fastidio e dolore. Al qual tempo Amon Ra agitava furioso lo Scettro del Sole in ogni direzione, parando e deviando gli strali oscuri e disintegrandone altri con raggi di luce, salvo poi rendersi conto che quella situazione avrebbe potuto durare per sempre. Doveva, in qualche modo, rompere l’assedio in cui la nube nera l’aveva cinto e, per farlo, doveva individuarne il creatore.

"Disco solare, illumina la via! Che i tuoi raggi circondino la terra fino al limite di tutto ciò che hai creato!" –Declamò, sollevando lo scettro in alto, oltre la coltre di tenebra, e lasciando che la sua luce abbagliasse l’intera Sala Larga. Una raggiera dorata si liberò dalla cima dello scettro, annientando l’assalto nemico e dilaniando la stessa nube oscura, permettendo al Nume di guardare al suo interno. Come aveva previsto, conoscendo le subdole tattiche dell’Angelo decaduto, era il suo ennesimo trucco. –"Hai perso, Anhar!!!" –Avvampò, notando, in quella torbida bruma, una sagoma persino più scura, celata e protetta dal suo stesso cosmo.

In quella direzione Amon si mosse, puntando lo scettro sul nemico, caricandolo di tutto il suo cosmo lucente… e non ottenendo altro risultato che tagliare in due la coltre di tenebra, che parve ritirarsi ai suoi lati.

"Ah ah ah! Stolto d’un re caduto!" –Sibilò la voce dell’Angelo Oscuro, che sembrava provenire da un imprecisato punto alle spalle del Nume. –"Devi ritenermi proprio uno stupido se credevi che non fossi in grado di celar…" –Ma non riuscì a terminare la frase che all’improvviso sentì una mano chiudersi algida attorno al suo collo, sfondando ogni protezione offerta dalla nebbia e della sua tetra corazza, che andò in frantumi al solo contatto con il poderoso cosmo di Amon, ormai al parossismo. –"Co… come hai fatto a individuarmi?!"

"Ora sei tu che mi sottovaluti, Anhar!" –Commentò il Dio egizio, sbattendo a terra l’Angelo Oscuro, avvolto in una vampa di luci amaranto. –"Il primo affondo è stato solo una finta, per snidarti, serpe infame!!!" –E lo sbatté di nuovo nel pavimento, schiantandocelo, godendosi lo scricchiolare della sua tetra corazza al solo contatto con il suo ardente cosmo divino. Una volta, due volte, tre, tante quanto il suo desiderio di vendetta, per essere stato ingannato e mal servito, richiedeva.

"Stai attento, Amon Ra…" –Sibilò Anhar, gli occhi rossi che lampeggiavano braci. –"Una serpe così perigliosa può sempre sfuggirti di mano!" –Aggiunse, sollevando di scatto il braccio destro, le dita della mano distese e cariche del suo cosmo oscuro. Con un rantolo soffocato, sfondò la Veste Divina del Nume all’altezza del fianco sinistro, facendogli sputare sangue, prima di spingerlo verso l’alto con tutta la forza di cui disponesse.

Ghignando, l’Angelo Oscuro osservò il corpo dorato di Amon schiantarsi contro il soffitto della Sala Ipostila e compiere una rozza parabola verso terra, dove prontamente si fece trovare, avvolto in una coltre oscura sormontata da lunghe lame d’ebano. –"Apocalisse divina!!!" –Tuonò, scatenando la devastante tempesta di vampe oscure ed energia, che investì in pieno il Dio egizio, sospingendolo di nuovo in alto, distruggendo la volta del salone, fino a schiantarlo a terra, molti metri avanti, in un nugolo di polvere e pietre frantumate, come la sua stessa esistenza.

"Hai combattuto bene, lo ammetto! Per essere un Dio che alla guerra non ha mai guardato con interesse, delegando tale compito ai tuoi sottoposti! Una Dea Leonessa e la sua tenera gattina, le cui vite ormai Polemos avrà preso! Ah ah ah!" –Ridacchiò Anhar, avanzando verso il corpo riverso al suolo di Amon, il cui magnifico copricapo era stato scheggiato dalla bufera di energia. –"Ma anche tu hai dei limiti, possente Ra, ed il più grande di questi è un limite cui tu stesso ti sei condannato! La tua solitudine!" –Ringhiò, colpendogli il cranio con forza e scaraventandolo contro un paio di colonne, abbattendole. Nell’impatto, il Nume egizio perse addirittura l’elmo protettivo, che ruzzolò per qualche metro, rimbalzando contro una colonna e rotolando fino ai piedi dell’Angelo Oscuro, che lo osservò divertito, prima di farlo sollevare da un’oscura evanescenza e stringerlo in mano. –"Sei come queste corna, Amon! Spezzato! E il sole che dovevi essere, la luce che dovevi infondere ai tuoi fedeli, non lo sei mai stato!"

"È stata tutta colpa tua!" –Rantolò infine il Nume, affannando nel rimettersi in piedi, ferito dalla tormenta energetica e dalle parole del demoniaco consigliere.

"Oh no! Non scaricare le tue colpe su altri! Non hai bisogno di me per rimanere solo! Il tuo animo era già predisposto all’isolamento, io non ho fatto altro che accelerare i tempi! Ah ah ah! Guardati adesso, in ginocchio di fronte all’ombra, con il sangue divino che ti cola sul volto e ti ricorda quanto ti sei indebolito! Sei la vergogna dei tuoi avi, l’ultimo dell’Enneade e il più indegno! Hai condannato Karnak e l’Egitto solo per strappar via le vesti alla Sacerdotessa di Apollo! Per il figlio da lei avuto, per quel bastardo greco, gli Dei a te fedeli ti hanno abbandonato, gli amici a te cari sono morti! Il coraggioso Osiride, la cara dolce Iside, i figli di Horus e… oh, non è forse il cosmo del Dio Falco questo che geme, implorando pietà? È così debole che quasi non lo percepisco più, e tu?!" –Sghignazzò l’Angelo Oscuro. –"Cosa ti resta? Certo non queste mura ingiallite dal tempo, che presto l’Armata delle Tenebre raderà al suolo! Oh, dimenticavo, quel figlio bastardo causa della tua rovina! Mi chiedo, allora, ne è valsa la pena, poco possente Amon? Ne è valsa la pena perdere tutto per tenersi quel biondino dal volto chiazzato di efelidi?"

A quella domanda, il Signore di Karnak si alzò in piedi, sollevandosi nel suo cosmo dorato, apparendo persino più alto di quanto non fosse in realtà. Mosse a malapena le labbra, fissando Anhar negli occhi e rispondendogli con decisione.

"Sì!" –Dichiarò a gran voce, liberando una devastante esplosione di energia che investì in pieno il Maestro del Caos, scagliandolo molti metri addietro, contro le porte danneggiate del tempio di Amon, che crollarono su di lui, assieme a parte delle mura attorno.

"Volevi una risposta, Anhar?! Adesso l’avrai!" –Esclamò fiero il Sovrano d’Egitto, il cui corpo pareva avvolto da una seconda corazza, una veste di pura vivida luce, così intensa da obbligare l’Angelo Oscuro a distogliere lo sguardo, incapace di sopportare tale meraviglioso lucore. –"Tu non puoi vederli, poiché tu vedi soltanto ombra e morte, ma io non sono solo! Attorno a me ci sono le luci dei cosmi di coloro che in me hanno creduto! Osiride e la sua sposa, per primi, finalmente ritrovatisi oltre il desolato grigiore di Amenti, i figli di Horus, i Faraoni delle Sabbie, i miei guerrieri! Persino un Cavaliere della Dea Atena, tale Micene di Sagitter, mi fa visita e mi incita nei momenti di sconforto, come mi incitò quel giorno, quando decisi di abbandonare i rimpianti! E tu non potrai vincerci, non potrai vincere chi lotta perché crede! Tu, Angelo decaduto, che in niente credi, soltanto nell’ombroso vuoto che sta al di là dei mondi, in quello stesso vuoto ti perderai!!! Disco del Sole, rifulgi!!!" –E spalancò le braccia, concentrando il cosmo sul simbolo dipinto sul pettorale della propria corazza, un cerchio con un punto nel mezzo.

L’occhio di Ra, in grado di vedere in ogni direzione, anche nella tenebra più fitta.

L’esplosione di energia investì Anhar in pieno, distruggendo gran parte della sua corazza e strappandogli grida di puro terrore. Per quanto fosse privo di un corpo, quel lucore intenso parve penetrargli dentro, lacerando in profondità la coltre di tenebra che ormai costituiva la sua vera essenza.

"Aaargh!!! Dannato Amon!!! Dannata tu e la tua stirpe che così tanto dolore mi provocate!!!" –Ringhiò la sagoma di vampe oscure, che si sollevò da quel che restava della tetra armatura del Maestro del Caos.

"Quale mostruosità!" –Commentò il Signore di Karnak che, sebbene da Avalon fosse stato informato sulle reali fattezze dell’Angelo Oscuro, non riuscì a trattenere un moto di disgusto di fronte a quell’abominio. –"Persino peggiore di Seth e Apopi! Un’ombra, e niente più. Questo quel che rimane di te. Ti rigiro la domanda, Anhar: ne è valsa la pena? Ne è davvero valsa la pena, donare tutto, anche te stesso, al Caos? Gettare via la tua esistenza per concluderla in forma di spirito, sostenuto soltanto dal volere dell’Unico Dio?!"

"Non puoi vincermi! Lo sai!" –Sibilò Anhar, mentre dalla parte inferiore dell’oscura sagoma si allungavano lingue di fuoco nero, che in breve riempirono l’intera sala del trono di Amon, incendiandone il misero mobilio e ustionando le pareti.

"Lo so bene, ma posso comunque farti male! Tanto male!" –Rispose fiero il Sole d’Egitto, sollevando lo scettro e liberando un unico potentissimo raggio di energia che trapassò la fluttuante figura oscura laddove, fosse stato un uomo, avrebbe dovuto esserci il cuore.

"Non quanto te ne farò io! Ho deciso, prenderò il tuo corpo! Lo reclamo per me! Lord Caos, mio Signore, fammene dono, ti prego! Onora il tuo più fedele servitore con il corpo del Sole d’Egitto! Oh, quale soddisfazione sarebbe oscurarne lo splendore con la tua tenebra infinita!" –Ghignò l’Angelo Oscuro, avventandosi su Amon Ra, che, impallidendo a quella temibile prospettiva, mulinò l’asta dorata, liberando migliaia di strali lucenti che fendettero, trapassarono, falciarono l’oscura aria, senza fermarne però l’avanzata.

Fu un riflesso dorato a interporsi tra i due avversari, un riflesso che presto assunse la forma dello stesso Maestro del Caos, costretto a frenare la sua corsa e ad osservarsi in quello che infine riconobbe come uno specchio finemente lavorato.

"Specchio del Sole!!!" –Tuonò allora una voce giovanile, mentre un ventaglio di energia si apriva dal vetro stesso, chiudendo l’Angelo Oscuro in un serrato abbraccio di luce, dentro cui, poco dopo, mentre cercava di fuggire, una torva di folgori azzurre iniziò a danzare. –"Tridente dei Mari Azzurri!!!" –Intimò una seconda voce, apparendo a fianco di colui che aveva appena parlato.


"Febo! Marins!!!" –Li riconobbe Amon Ra all’istante, osservando i Cavalieri delle Stelle disporsi attorno al Maestro del Caos, in modo da creare, assieme ad Amon stesso le punte di un triangolo di luce.

"Padre, state bene?!" –Si preoccupò subito il ragazzo dai capelli biondi e dal volto stanco, cui il Nume rispose con un sorriso sincero, prima di voltarsi verso il compagno che, dall’altro lato della Sala di Amon, roteava il Talismano da lui custodito sopra la testa.

"Vedo che ti trovi a tuo agio con quella mano artificiale, giovane Marins!"

"Non potrei chiederei di meglio, lucente Sovrano!" –Rispose il Cavaliere dei Mari Azzurri, tenendo i sensi concentrati sulla figura di pura ombra al centro del triangolo, attorniata dalle folgori scatenate dalla sua arma. –"Il mio mentore, il Principe Supremo degli Angeli, la cui stirpe quest’orrida creatura ha disonorato, mi disse, curandomela, che anche un antico guerriero, cantato nelle leggende celtiche, aveva subito una sorte simile! Nuada, re dei Túatha Dé Dánann, era il suo nome e anch’egli perse una mano in battaglia; ma Dían Cécht, medico e guaritore, gliene creò una d’argento, con le dita mobili, con cui poté tornare a combattere, guadagnandosi il soprannome di Aircetlam, Mano d’Argento! Ed io potrei esserne l’erede, Marins Aircetlam, non trovate che suoni bene?!"

"Marins lo storpio ti chiameranno quando avrò finito con voi, irritanti ragazzini!" –Sibilò l’Angelo Oscuro, avvampando nel proprio cosmo fiammeggiante e dirigendo tetre lingue di fuoco verso i due Cavalieri delle Stelle. –"Avrei dovuto finirvi quel giorno a Creta, me sciagurato e di buon cuore! Pazienza, sono ancora in tempo per rimediare!"

"No, non lo sei!!!" –Imperò Febo, espandendo al massimo la propria aura cosmica, che subito entrò in sintonia con quella del padre, con cui solo una volta, quindici anni addietro, aveva combattuto. Marins, dall’altro lato del salone, sorrise ammirato, percependone le sfumature divine, quella solenne aura luminosa che fino a quel giorno Febo non aveva mai ostentato, riconoscendo infine chi aveva di fronte. Il suo migliore amico, ma anche il figlio di un Dio. –"Io sono il figlio del Sole e ti bandisco da queste guerre, Angelo Oscuro!!! Che la luce di Amon ti purifichi, immonda creatura!!! Specchio del Sole!!!" –Esclamò a gran voce, stringendo il Talismano con entrambe le mani e immobilizzando Anhar all’interno del cono di luce dallo stesso generato, un cono che divenne in breve una prigione carica di una poderosa forza di attrazione, in grado di attirare il fiammeggiante spirito oscuro verso di sé.

Onde evitare che potesse sfuggire al suo destino, Marins roteò il Tridente dei Mari Azzurri, caricandolo di tutto il suo cosmo, e lo piantò infine nel pavimento, liberando una danza di lucenti saette azzurre, che chiuse ad Anhar ogni via di fuga. Una selva di folgori che in breve si riunirono tra loro, in un unico poderoso globo di energia azzurra, attorno al quale parvero schiumare le acque di tutti gli oceani.

"Maremoto dei mari azzurri!!!" –Esclamò il giovane americano, investendo l’Angelo Oscuro con il suo attacco e spingendolo sempre più verso Febo, verso lo Specchio del Sole che avrebbe incenerito anche quell’ultima orribile versione di sé.

"Aaargh!!!" –Ringhiò furioso l’araldo dell’ombra, dimenandosi all’impazzata, alla ricerca di una possibile via di fuga, stretto nella lucente morsa dei Talismani che tanto aveva temuto. Non ebbe tempo di riflettere a lungo, solo di invocare l’aiuto dell’Unico Dio cui era devoto, che già Amon Ra aveva espanso il proprio cosmo e l’occhio del sole d’Egitto si era posato su di lui, investendolo con un’ondata di calore abbacinante, che obbligò persino i Cavalieri delle Stelle a ripararsi gli occhi.

Quando la luce scemò di intensità, e i tre tornarono a vedere, notarono che niente più era rimasto di Anhar, soltanto miseri frammenti della sua veste oscura. Nel silenzio che segue una battaglia, si guardarono attorno, scambiandosi uno sguardo carico di mille domande.

"Dov’è andato?" –Trovò infine la forza per parlare Marins.


"Dal suo padrone!" –Si limitò a rispondere Amon Ra, certo che quell’ombra funesta avrebbe ancora tormentato le loro esistenze, fin quando l’ultima fonte di luce non fosse stata estinta.

"Padre! Siete ferito!" –Esclamò allora Febo, avvicinandosi al Nume, che lo pregò di non preoccuparsi, pensando piuttosto alle proprie lesioni, che deturpavano il volto perfetto del ragazzo. –"Padre… La Dea Iside, mia madre adottiva… io… sono arrivato tardi! Lei è morta a causa mia! Come farò a dirlo a Horus?!"

"Credo che già lo sappia, figlio mio! Ma non parlare così! Non tua è stata la mano che le ha reciso la vita e neppure di Anhar, per quanto mi secchi ammetterlo!"

"Cosa intendete dire, possente Amon?!" –Domandò allora Marins, avviandosi dietro al Nume e a Febo verso il cortile interno di Karnak.

"C’è solo un responsabile per tutte queste guerre, queste stragi che da anni macchiano la nostra terra, e tutti ne conosciamo il nome!" –Spiegò allora Amon Ra, fermandosi sulla soglia del tempio e osservando lo sfacelo che attorniava la pozza a lui sacra, ove corpi massacrati di Soldati del Sole, Faraoni e Dei giacevano scomposti. –"Il suo nome è Neter o Amut e, come Anhar mi ha ricordato, egli è il Dio originario! Egli è il Caos, unico Dio creatore e dispensatore di vita e di morte! Noi, in fondo, siamo tutti suoi derivati, figli suoi, figli dell’Unico, la cui essenza permea ogni organismo! Può darsi che anche il nostro animo ne sia corrotto, può darsi che sia per questo motivo che a volte compiamo il male, che a volte lasciamo che le tenebre guidino i nostri passi! Mi dispiace, Febo, non so dare una risposta ai dubbi che attanagliano il tuo cuore, perché sono gli stessi che dimorano nel mio! Solo una cosa so per certa, che non avremo pace, nessuno di noi l’avrà, sia esso uomo o Dio, finché Caos non sarà sconfitto! Fino ad allora, continueremo ad essere burattini nelle sue mani, proprio come Anhar!" –Chiosò il Nume, abbandonandosi ad un sospiro. –"È tempo di prendere una decisione!"

***

"Al tuo posto, ragazzino!!!" –Ringhiò Polemos, spingendo indietro Jonathan con un’onda di energia, che lo schiantò addosso a Reis, facendoli ruzzolare entrambi giù dalla duna di sabbia. Fece per inseguirli ma già un muro di fuoco si era sollevato davanti a lui, impedendogli di proseguire; un muro a fianco del quale l’imperiosa sagoma di Andrei avanzò poco dopo, avvolta in un’aura rossastra.

Per quanto fossero già alcune ore che stavano combattendo, Polemos pareva non avvertire ancora la stanchezza, né la noia che solitamente lo invadeva durante lo scontro con un qualsiasi essere che reputava inferiore. Ossia tutti i nemici affrontati, e vinti, fino a quel giorno.

Doveva ammetterlo, Andrei era un vero Signore della Guerra, molto più di quanto Ares si fosse proclamato. Nonostante la sua indole focosa e bellicosa, sapeva aspettare, sapeva osservare, scrutando l’avversario e il suo modo di combattere, e, di questo il Lord Comandante fu certo, avrebbe persino saputo come controbattere qualsiasi tecnica, dopo averla osservata una sola volta.

L’unico problema, per lui s’intende, è che il Demone della Guerra, personificazione dell’energia vitale del pianeta, che nello scontro raggiunge il culmine della sua furia, non possiede tecnica alcuna, non ne ha bisogno! Perché, se volesse, potrebbe averle tutte! Tutte quelle dei nemici che ha affrontato, studiato e vinto, tutte quelle degli Dei che ha massacrato, estirpando il loro puerile culto, come accaduto alle Divinità Etrusche, Umbre, Picene e di altre popolazioni italiche che nessuno, neppure gli attuali abitanti di quei luoghi, ricordano più! Sogghignò Polemos, mentre Andrei generava una sfera di fuoco sul palmo della propria mano, scagliandogliela contro un attimo dopo. Anzi, prima ancora di un attimo. La sua velocità è stupefacente! Commentò il Dio ancestrale, evitandola e lasciando che esplodesse alle sue spalle, nel mucchio di guerrieri a lui fedeli intenti a fronteggiare i seguaci del Dio Inti.

"Maestro!!! Siamo con voi!" –Esclamò allora una gioviale voce maschile, mentre due sagome d’oro lucente balzavano a fianco di Andrei. I due giovani che Polemos aveva spinto via un minuto prima, rei di aver interrotto uno scontro ai massimi livelli che solo Andrei avrebbe potuto dargli, tra tutti quegli scalcagnati che lo avevano accompagnato a Karnak.

"State indietro! Polemos è nemico ben superiore alle vostre possibilità!" –Parlò l’Arconte rosso con voce decisa, intimando i due Cavalieri delle Stelle di allontanarsi. –"Portate aiuto a Horus e Bastet! Sento i loro cosmi in difficoltà contro la triplice furia della Chimera!"

"Come desideri, maestro mio!" –Annuì Jonathan, prima di scattare via assieme a Reis, senza che Polemos tentasse di ostacolarli. Con gran sorpresa di Andrei, il Nume bellico si limitò ad osservarli, sebbene fosse certo che i suoi occhi fossero solo per Jonathan.

"Non ti somiglia affatto!" –Commentò infine, sorprendendo l’Angelo di Fuoco. –"Fisicamente, intendo! Sebbene la calda aura cosmica che lo avvolge sia simile alla tua, sorretta dalla stessa incandescente passione!"

"Mi sorprende che tu non gli abbia detto niente! Non mi avevi minacciato a tal riguardo, poco prima?!"

"Ah ah ah! Non sei uomo ilare, Andrei! Il mio era solo un tentativo di distrarti, niente più! Cosa vuoi che mi importi dei tuoi drammi familiari?!" –Ridacchiò Polemos, godendosi l’espressione contrita apparsa sul volto dell’avversario. –"Solo una domanda, prima di guerreggiare ancora! Perché non gliel’hai detto?"

"Dubito che tu comprenda, né mi interessa che tu lo faccia in verità! Ma poiché il tuo silenzio è stato per me un garbo ti risponderò! Per proteggerlo, solo per questo!"

"Capisco!" –Annuì il Lord Comandante, con una serietà nello sguardo a cui Andrei parve quasi credere per un momento.

Per un momento.

"A te, Signore del Fuoco, il rotolo di Vanth! Affinché tu possa leggervi un destino che ben sai che accadrà! Morirai senza avergli detto niente, con questo rimpianto nel cuore!" –Declamò Polemos, travolgendo l’Arconte rosso con un’onda di energia, in cima alla quale pareva ergersi il demone etrusco custode degli inferi, gli avidi occhi fissi su di lui. Ma proprio mentre il potente maroso si chiudeva su Andrei, una fiamma ancor più vivida lampeggiò in quel turbinio, una fiamma che incenerì Vanth e il suo lungo rotolo di colpe, verità e fati amari. Una fiamma che assunse presto la forma di un maestoso uccello infuocato che si sollevò in volo diretto verso Polemos. –"Che trovata è mai questa?!" –Chiese quest’ultimo, prima di percepire un secondo cosmo, giunto in aiuto di Andrei.

"Non una trovata, bensì la fenice immortale, in grado di rinascere dalle proprie ceneri!" –Parlò una decisa voce maschile. –"Ho ascoltato il tuo sermone sui rimpianti e posso dirti che io non ne ho nemmeno uno! Cancellati sul nascere dalle mie azioni sono stati i pochi che ho provato!"

"Chi sei, uomo?!"

"Ikki di Phoenix. Di Atena Cavaliere!" –Si presentò il nuovo arrivato, il cui cosmo ardente prometteva l’accendersi di un nuovo incendiario scontro.