CAPITOLO VENTISEIESIMO: ALLE PORTE DI ASGARD.

"Sbranateli tutti!!!"

L’urlo di Reidar echeggiò nella foresta di Asgard, incitando i lupi al suo comando ad avventarsi contro i coraggiosi esploratori e gli arcieri che si nascondevano sui rami più alti dei giganteschi alberi secolari. Molte bestie caddero trafitte da dardi infuocati, scagliati con maestria dai cacciatori che Bard aveva addestrato personalmente, alcuni dei quali suoi vecchi compagni nelle scorribande nella foresta. Ma altre, più svelte e feroci, evitarono la pioggia di frecce, arrampicandosi poi sui tronchi, avvantaggiate dai robusti artigli, simili a rostri di ferro, che permettevano loro di salire anche le cime più scoscese.

"E voi cosa state aspettando? Scattate avanti!!!" –Gridò, rivolto ai soldati che lo accompagnavano, che subito ripresero a marciare, cercando di tenersi alla giusta distanza dai grossi felini corazzati, non desiderando cadere nelle loro grinfie.

La cittadella era vicina. Questo il Nefario lo sapeva bene, ricordando il percorso tra gli alberi, che permetteva di giungere ad Asgard evitando la, di sicuro presidiata, via principale. Reidar ricordava anche le teche d’ametista disseminate nel sottobosco, tingendolo di un colore vivace, stridente con il bianco e il grigio di quei paesaggi immutabili. Per quanto non avesse mai avuto simpatia verso il casato di Megrez, dovette ammettere che quelle bizzarre sculture emanavano un perverso fascino. Purtroppo, adesso, di quelle bare violacee non era rimasto niente, neppure gli scheletri dentro contenuti, che Ilda aveva fatto rimuovere al termine della Guerra dell’Anello, ma l’aria di quel luogo era ancora satura di magia oscura, segno che i Megrez per molto tempo vi si erano allenati.

"Come lo fu per i nemici di quel nobile casato, uguale cimitero sarà per voi se osate sfidare Reidar dei Warg!"

"Facile prendersela con semplici arcieri!" –Commentò allora una voce, risuonando tra gli alberi millenari. –"Forse con un guerriero dotato di cosmo ti risulterebbe più difficile, non credi?"

"Perché non proviamo?!" –Aggiunse un’altra voce, rivelando un cosmo caldo, quasi bollente, che invase la parte di foresta dove i lupi stavano combattendo, giungendo persino a sciogliere la neve, mutandola in un pantano fangoso che lesto si incendiò.

"Ma… cosa?!" –Brontolò Reidar, osservando le proprie gambe sprofondare in un oceano di lava ardente. –"Chi sei? Vieni fuori, codardo!!!"

"Un modo piuttosto sgarbato per rivolgerti al tuo carnefice!" –Ottenne come risposta, prima che due figure, alte e robuste, apparissero da dietro un albero, avanzando a passo deciso verso di lui. Subito i lupi, che si erano allontanati impauriti di fronte a quel torrente di magma, iniziarono a ringhiare e qualcuno tentò persino di lanciarsi su di loro, ma bastò il gesto di un guerriero, che liberò un’onda di energia devastante, per dilaniarli, gettandone le carcasse nella lava, che le divorò famelica.

"Urgh! Non credevo che Asgard disponesse di guerrieri abili con il fuoco, adesso che Artax è caduto!"

"Non so chi sia questo Artax di cui parli! Ma è stato il mio compagno, Chirone del Centauro, a generare quest’oceano di magma!" –Esclamò un uomo rivestito da una corazza viola, con rigidi spuntoni sui bracciali, sui coprispalle e persino sull’elmo. –"In quanto a me, se vuoi apprendere il mio nome, avvicinati, così potrai udirlo meglio!"

Reidar non si mosse, le braccia sollevate e pronte all’attacco. Furono i soldati al suo fianco a lanciarsi avanti, sfoderando spade e scagliando lance verso i due guerrieri, prima ancora che il Nefario dei Warg potesse urlare loro di stare indietro.

"Troppo tardi!" –Sorrise compiaciuto l’uomo dall’armatura viola. –"Tuono del Cacciatore!!! –E travolse quella moltitudine di soldati con un unico devastante attacco, avendo cura di scagliare i corpi proprio davanti a Reidar, disposti in una grossolana linea di confine. –"Scegli! Te ne do la possibilità perché mi sembri sveglio! Vattene, torna sui tuoi passi, o varca la linea! E, a quel punto, muori!"

"A chi devo questa gentile offerta?!" –Ghignò il Nefario.


"A Iro di Orione, il primo degli Heroes!" –Si presentò infine l’uomo, incrociando lo sguardo con quello del nemico e rimanendo così, ad osservarsi, per qualche secondo che parve a Reidar interminabile.

Proprio quando il servitore di Polemos si decise a farsi avanti, il vento mugghiò all’improvviso, scuotendo le fronde degli enormi alberi che li attorniavano, attirando subito l’attenzione dei Warg, che levarono il capo, iniziando ad annusare l’aria. Una dopo l’altra, sagome deformi sorsero dal terreno, sagome che avevano la forma di scheletri umani. Rachitici, composti di sole ossa, presero ad avanzare da ogni direzione, convergendo su Iro e Chirone, che in breve vennero accerchiati da quella moltitudine di carcasse ambulanti.

"Umpf! E questo mucchio d’ossa dovrebbe impensierirmi?" –Avvampò subito il robusto guerriero del Centauro. –"Morirò il giorno in cui indietreggerò di fronte a uno scheletro! Magma ardente, spazzali via!!!" –Aggiunse, liberando un’onda di pura lava, che si abbatté su un mucchio di creature, senza danneggiarle minimamente.

"Tuono del Cacciatore!!!" –Echeggiò Iro, accanto a lui, investendo altri scheletri, che non vennero però neppure smossi da quell’assalto. –"Che stregoneria è questa?!"

"Io non credo nella stregoneria, Orione! Dovresti ben sapere che sono un tipo piuttosto… pratico!!!" –Esclamò Chirone, piantando un pugno nel terreno e infondendovi il suo caldo cosmo, che scaturì poco dopo sotto forma di getti di lava, da sotto ciascun scheletro che li attorniava. Ma anche quella tecnica non produsse risultati, non riuscendo a fermare l’avanzata di quell’orrido esercito, che ormai li aveva completamente circondati, al punto da togliere loro ogni visuale che non fosse quel cumulo confuso di ossa e teschi grigiastri. –"Grrr!!!" –Si infuriò il guerriero del Centauro, lanciandosi avanti, deciso ad abbatterli con una robusta spallata, e trovandosi infine a passare in mezzo a loro, senza neppure sfiorarli. Anche Iro tentò la stessa tattica, scoprendo infine l’inganno di cui erano stati vittima.

"Sono illusioni!" –Convennero, cercando oltre quella fumosa trappola in cui erano caduti il vero mandante dell’assalto. Gli ci volle un po’, disturbati dalle spettrali figure che, sia pur innocue, continuavano a cingerli d’assedio, strusciando le dita rugose sui loro visi, ma infine ne individuarono l’aura, scalciando frustrati. Chiunque li avesse raggirati era ormai alle porte di Asgard.

***

"Cristal! Combatteremo insieme!" –Esordì Alexer, espandendo il proprio cosmo azzurro. Aveva perso l’elmo, durante il crollo della roccaforte, e la splendida corazza era rigata in più punti, ma il volto dell’Angelo d’Aria trasudava la stessa sicurezza della prima volta in cui il Cavaliere di Atena lo aveva incontrato, mesi addietro, in Siberia, quando era intervenuto per aiutarlo contro Enio.

A dire la verità, rifletté Cristal, sollevando le braccia in posizione di guardia, Alexer è sempre intervenuto in mio aiuto, nei momenti di massimo bisogno. Prima contro la Dea della Distruzione, poi contro il Capitano dell’Ombra al servizio di Flegias. E adesso contro Erebo. Sempre vegliando su di lui come un nume tutelare o un vero angelo guardiano. Non seppe spiegarsi il motivo ma d’un tratto giunse addirittura a pensare che, se non fosse intervenuto Abadir, quel giorno in Siberia, Alexer si sarebbe tuffato per salvarlo dalle correnti oceaniche.

Perché? Cosa mi rende speciale e così meritevole delle sue attenzioni? Si chiese all’improvviso. Lo fa solo per generosità d’animo? Solo per obbedire agli ordini di Avalon, che forse aveva già previsto l’importanza di noi Cavalieri dello Zodiaco nella guerra contro Caos? No, scosse la testa, accennando un sorriso, Alexer non agisce sotto ordine di nessuno, quello che fa lo fa perché lo sente davvero! Percepisco distintamente il suo affetto!

Le sue riflessioni furono interrotte da un sibilo nell’aria che anticipò una raffica di nere daghe di energia che Erebo aveva appena scagliato contro di loro, costringendoli a balzare indietro e a sollevare al qual tempo un muro di ghiaccio, su cui i dardi oscuri si infransero, mandandolo in frantumi all’istante. Cristal valutò anche di ripetere il trucco con cui aveva vinto la Gorgone, ma comprese fin da subito che con Erebo sarebbe stato vano; nessuno specchio di ghiaccio sarebbe stato così resistente da riflettere il suo potentissimo cosmo. E qualcosa in fondo al cuore (forse l’esperienza accumulata in anni di battaglie o la fredda saggezza che i suoi maestri avevano tentato di instillare in lui) gli faceva persino temere che Erebo non avesse ancora tirato fuori il suo vero potenziale, limitandosi, fino ad allora, a giocare con lui, proprio come un gatto si diverte con canarini e lucertole prima di sbranarli.

Quel momento non deve presentarsi! Si disse, stringendo i denti ed espandendo il proprio cosmo, che rilucette bianco tra la neve smossa e infettata, sollevandola in un turbine d’aria fredda, che presto si colorò di iridescenti sfumature.

"Puoi contrastare le sue daghe da solo?" –Chiese al Principe, che aveva compreso quel che volesse fare, annuendo deciso e incrementando lo strato difensivo del muro di ghiaccio. Con la coda dell’occhio, osservò Cristal alzare le braccia al cielo, a pugni uniti, e poi calarle di colpo, mentre tutto attorno a sé esplodeva il proprio cosmo glaciale, riversandosi in un turbine di gelo. –"Scorrete, acque dell’Aurora!!!"

Eccolo! Commentò Alexer, il colpo segreto dei guerrieri del ghiaccio, la stessa tecnica che aveva insegnato ad Acquarius anni addietro, quando era ancora un ragazzo dell’età di Cristal, sebbene mai l’allievo avesse sfoderato una simile potenza d’attacco. Avalon aveva ragione! Cristal e i suoi compagni hanno ormai raggiunto il Nono Senso! Dobbiamo aiutarli a sfruttarlo al meglio, per la nostra comune causa! Realizzò, abbassando il muro di ghiaccio e permettendo all’assalto del ragazzo di sfrecciare verso Erebo, investendo la pioggia di daghe nere e congelandole all’istante.

Se non avesse avuto la tetra maschera a coprirgli il volto, i due combattenti avrebbero potuto notare l’ombra della sorpresa scivolare sul viso del Nume Ancestrale, il cui attacco era appena stato vanificato dal vento freddo scatenato dal Cigno.

"Non che questo basti a piegarmi!" –Ironizzò, mentre la tormenta lo investiva e lui rimaneva immobile, con il braccio destro sollevato e la venefica aura oscura che lo attorniava. –"Una boccata d’aria fresca è l’ideale per stimolare l’appetito prima di un combattimento! Oh, quanto l’ho rimpianta nei giorni solitari nell’intermundi, dove neppure un filo di vento scuoteva i miei famelici pensieri!" –Lo schernì, osservando i pallidi tentativi dell’attacco di Cristal di rivestire la sua oscura corazza con cristalli di gelo che subito andavano squagliandosi, al solo contatto con il suo tetro cosmo.

Quel che dovette temere fu in realtà il rapido movimento di Alexer, con cui evocò una miriade di folgori azzurre, attingendo alla forza profonda dell’universo. In un istante il cielo plumbeo fu striato da una danza di fulmini che si schiantò sul Signore delle Tenebre, strappandogli un grido di fastidio. Sì, puro fastidio per quelli che, per lui, erano solo violenti pizzicotti, niente più.

"E le persone che mi infastidiscono tendo a sopprimerle!!!" –Ghignò, spalancando le braccia e liberando un enorme globo di energia oscura, che crebbe, fagocitando e distruggendo il paesaggio attorno, prima di sfrecciare verso Cristal e Alexer.

Quest’ultimo fu lesto ad afferrare il Cavaliere di Atena e a gettarlo a terra, innalzando al tempo stesso uno strato di ghiaccio su di loro, dalla forma inclinata, in modo da permettere alla devastante bolla energetica di scivolarci sopra, sollevandosi ed esplodendo poi nel cielo. Quando i due si rimisero in piedi, Erebo già li stava aspettando.

"Ora inizio a divertirmi!" –Sogghignò, scattando avanti.

"Anelli di ghiaccio!!!" –Gridò allora Cristal, puntandogli contro l’indice destro, su cui lampeggiò un’aura biancastra.

"Ridicolo!" –Commentò il Nume, continuando ad avanzare, pur con il corpo cinto da cerchi concentrici di energia glaciale che non riuscivano comunque ad attecchire, che non riuscivano neppure a fermarlo sul posto per un momento. Troppo veloce, troppo potente e soprattutto avvolto da un cosmo troppo venefico.

"Ora basta!!!" –Tuonò Alexer, bombardandolo di fulmini azzurri, così tanti come mai ne aveva generati fino ad allora, dando fondo ad un’energia accumulata nel corso di millenni d’attesa. Proprio in vista di quel momento. –"Se un fulmine non è sufficiente per rischiarare l’ombra in cui sei nato, eccotene una manciata! Eccoti una tempesta!" –Aggiunse, mentre il suo cosmo limpido cresceva in maniera esponenziale, di fronte agli occhi stupiti e ammirati di Cristal, a cui parve di vedere il mondo intero tingersi d’azzurro. –"Hai detto che nell’intermundi non soffiava un filo d’aria, orbene ti mostrerò io allora, che ne sono il custode, l’essenza primordiale, cos’è una vera bufera! Assapora il massimo attacco dell’Arconte di Aria! Tempesta siderale, infuria!!!"

Il gelido turbine si abbatté su Erebo, sradicandolo da terra e sollevandolo in alto, prima che nuove correnti si unissero alla stessa, provenendo da direzioni diverse, tutte convergendo sulla nera sagoma del Nume, bersagliandola con incessanti folgori azzurre. Per un breve istante Cristal si convinse che quell’attacco sarebbe davvero stato risolutivo, ritenendo impossibile che qualcuno sarebbe potuto sopravvivergli.

Qualcuno tranne il Primo Nato.

Con un boato poderoso, il consorte di Nyx fece esplodere il cosmo oscuro, dilaniando dall’interno la tempesta siderale e disperdendola tutto intorno, ridendo sguaiatamente mentre la stessa sferzava la già devastata vallata, contribuendo a deturparla ulteriormente. Rabbrividirono, Alexer e Cristal, quando videro che la bufera di fulmini stava per abbattersi su un mucchio di Blue Warriors feriti, che a stento si mantenevano in piedi, arrancando tra le rovine del castello.

"Maledizione!!!" –Strinse i denti il Principe, spinto indietro, al pari del Cavaliere di Atena, dal suo stesso assalto. Rimase sorpreso però nel vedere che la tempesta non travolse i guerrieri da lui addestrati, passando oltre e lasciandoli indenni, riparati da un velo sottile che alla piena luce del sole forse non avrebbe neppure notato ma che, in quel fosco pomeriggio, indicava una chiara impronta cosmica. –"Chi è giunto in nostro soccorso?!" –Mormorò, atterrando a piedi uniti al suolo, poco distante da Cristal, che si interrogava anch’egli su quanto accaduto. Poi percepì l’aura divina di colei che era intervenuta, sorridendo e ringraziandola, prima di riportare lo sguardo sul Progenitore.

"Pare che altri abbiano deciso di unirsi alla nostra festicciola privata! Meglio così, più siamo più ci divertiamo!" –Ghignò questi. –"Sapete una cosa?! Non solo l’aria mi è mancata a volte, nell’intermundi! Anche la compagnia! Sebbene io ami le tinte unite e uniformi, come il nero, ne apprezzo anche le sfumature, perché il nero non è sempre uguale! A volte può essere più scuro, altre volte può macchiarsi di sangue! Come il bianco, come la neve!" –Sibilò, puntando lo sguardo verso un’esile figura che si aggirava tra i Blue Warriors sopravvissuti.

Anche da quella distanza, anche se indossava solo grigi mantelli che ne coprivano le fattezze, con cui forse sperava di passare inosservata, Erebo ne percepì l’aura divina e ciò bastò per farlo scattare in quella direzione, famelico ed eccitato.


"Fermati bastardo!!!" –Esclamò Cristal, correndogli dietro, subito seguito da Alexer, che lo invitò ad affiancare il Nume da un lato, anziché stargli in coda, per non incappare nella letale scia che il suo cosmo lasciava ovunque egli passasse, anche solo sfiorando il suolo. Tutto, alle sue spalle, pareva infatti sfiorire, precipitando in una tenebra infernale, persino l’aria.

"Ah ah ah! Vieni a prendermi, Cignetto! Spalanca le tue ali e corri da me!" –Rise il Nume, giungendo in fretta tra le macerie dell’abbattuto castello, dirigendosi verso il gruppo dei superstiti. Ne vide la paura sul volto, ne percepì l’ansia e la frustrazione per non potersi difendere, e infine scorse la figura ammantata scattare tra loro, urlando di avvicinarsi a lei quanto possibile, prima di chinarsi e sfiorare il suolo con una mano.

"Hlif!!!" –Gridò una voce di donna, generando una cupola di energia che la inglobò, assieme ai Blue Warriors che la circondavano, tenendo Erebo e la sua aura oscura a distanza.

"Per quanto, però?!" –Ghignò questi, sollevando il braccio destro, avvolto nel suo cosmo corvino, e calandolo di colpo, liberando un fendente di energia che si abbatté sulla cupola, facendola tremare con forza e obbligando ad uno sforzo immane colei che l’aveva innalzata.

"Odino… Aiutami!!!" –Implorò, crollando a terra, i palmi rivolti verso il cielo, infondendo a quella barriera tutta la propria energia cosmica, pur consapevole che non sarebbe mai bastata. Non contro il Tenebroso.

"Allontanati!!!" –Esclamò Cristal, piombando su Erebo, il pugno carico di gelo, e costringendolo a balzare indietro, gustandosi la scia di cristalli di ghiaccio liberati dall’assalto del ragazzo. Scia che evaporò all’istante al contatto con l’aura metifica del Nume Ancestrale, attorno al cui braccio già turbinava il cosmo oscuro.

"Danza di…" –Ma non riuscì a scatenare il suo attacco che venne afferrato proprio per quel braccio da una sagoma portatasi in silenziosa fretta alle sue spalle. –"Alexer!!!" –Ringhiò, mentre l’Arconte azzurro liberava una miriade di fulmini che percorsero il corpo di Erebo per intero, facendolo sussultare e tremare per qualche secondo, prima che questi recuperasse il controllo di sé e lo sbalzasse indietro con un’onda di energia oscura.

L’Angelo d’Aria venne scaraventato contro quel che restava degli smussati rilievi ove un tempo sorgeva il suo castello, sommerso poco dopo da una frana di rocce e neve, che lo coprì alla visuale di Cristal.

"Quella sarà la sua tomba! Il male nero che l’ha infettato, toccandomi il braccio, lo divorerà in breve tempo tra atroci tormenti! Presto ne sentiremo le grida! Oh, che siano già queste?!" –Sghignazzò Erebo, tendendo l’orecchio destro, mentre già una daga di cosmo nero appariva nel palmo della mano sinistra. Fu un attimo e la scagliò contro la cupola protettiva, mandandola in frantumi e gettando tutti i suoi occupanti a terra. Un secondo strale era già pronto nell’opposta mano, ma fu costretto a deviarne la traiettoria poiché il Cavaliere di Atena si era appena lanciato verso di lui.

"Polvere di diamanti!!!" –Tuonò Cristal, scatenando la furia delle nevi siberiane, cui Erebo oppose il suo colpo segreto, lasciando che si neutralizzassero a vicenda, spingendo il biondino indietro. Stava per ritentare l’assalto quando vide che il Nume aveva già evocato una nuova lama di cosmo, pronto per scagliarla contro colei che aveva protetto i Blue Warriors, una Dea che alla cura dei bisognosi aveva consacrato la propria esistenza.

Sorrise, ripensando alle cure attente con cui aveva riscaldato i corpi assiderati dei Cavalieri d’Oro dopo che lui li aveva liberati dalle prigioni di Hel e con cui aveva guarito le infezioni di Pegasus, intossicato dal veleno di Jormungandr. Chissà quanti altri Einherjar, Asi, Vani o abitanti dei Nove Mondi sono passati per le sue amorevoli mani! E quanti altri avranno bisogno dei suoi trattamenti rinvigorenti quando questa guerra sarà finita! Si disse, bruciando il proprio gelido cosmo. Perché finirà! Oh sì, finirà!!! Ruggì, muovendo lesto il braccio e generando un piano di energia verticale che sfrecciò a lato di Erebo e su cui la daga nera impattò, esplodendo, ricordando al Nume chi fosse il suo avversario.

Sforzandosi di rimanere lucido, il Cavaliere di Atena tenne fisso lo sguardo su Erebo, mettendo da parte tutte le sue preoccupazioni. Alexer, i Blue Warriors, la Asinna che li aveva salvati, l’armata delle tenebre che marciava su Asgard, gli scontri che sentiva infuriare vicino al castello e una nuova oscura presenza che si stava avvicinando alla fortezza. Flare. Tutto doveva restare fuori dalla sottile linea di pochi passi che lo connetteva al Progenitore. Lui e il Tenebroso, a nessun’altro doveva pensare.

Ce l’avrebbe fatta?

***

Con un grido rabbioso, Chirone del Centauro fece strage di tutti gli scheletri che li circondavano, distruggendo l’incanto di cui lui e Iro di Orione erano stati vittima. Troppo concentrati su Reidar e sui Warg, troppo fieri e paghi di poter essere di nuovo in guerra, non si erano accorti della nebbia che qualcuno aveva fatto calare su di loro, permettendo alle prede di allontanarsi, lasciando solo i cadaveri delle bestie e dei soldati caduti. Stavano per voltarsi e rientrare alla cittadella, quando percepirono l’avanzare affannoso di un gruppo di uomini che correvano nella boscaglia, incuranti delle tracce lasciate dietro di sé. Non fecero in tempo a chiedersi chi fossero quegli incauti combattenti che videro un uomo, rivestito da una corazza di colore indaco e avorio, sbucare da dietro un albero, sorretto e scortato da una decina di soldati in armatura azzurra, che sapevano essere i Blue Warriors del Principe Alexer.

"Shen Gado dell’Ippogrifo! Sei tu?" –Parlò allora Iro, mentre il Cavaliere Celeste si avvicinava loro, tenendosi un fianco dolorante.

"Lieto di vedervi, valorosi Heroes di Eracle! Cosa fate fuori dal castello? Già l’ombra è giunta a minacciare la sicurezza di chi vi dimora?"

"Non ancora, ma giungerà presto!" –Chiosò Chirone. –"Eravamo stufi di rimanere chiusi dietro quelle mura, a sprecare il tempo aspettando quando qua fuori c’era la vera battaglia, così ci siamo presi la libertà di andarcene! E questo è il risultato!" –Aggiunse, aprendo un braccio di lato e indicando la distesa di corpi e lupi che avevano sconfitto.

"Mi compiaccio della vostra forza, guerrieri di Eracle, pur tuttavia non avevate ricevuto ordine dal vostro Signore di restare a disposizione di Alexer? E questi non vi aveva ordinato di proteggere Asgard?"

"È quello che stiamo facendo!" –Rispose ambiguo Iro di Orione, strusciandosi sotto il naso, prima di avanzare, dando una pacca su una spalla dell’Ippogrifo. –"Torna al castello! La Regina di Asgard avrà bisogno dei tuoi servigi! Ci sono almeno due guerrieri oscuri che stanno per violarne i confini! Noi ci occuperemo del terzetto che ti sta alle calcagna!"

"Come?! Chi?!" –Fece per ribattere Shen Gado, prima che tre figure comparissero all’estremità meridionale della foresta, avanzando a passo deciso verso di loro. –"Resterò con voi!"

"Non se ne parla!" –Chiarì Chirone, portandosi di fronte a lui e fissandolo con sguardo severo. –"Non sei nelle condizioni di esserci d’aiuto, anzi ci saresti solo d’intralcio! E ora va’, non siamo qui per badare ai feriti ma per combattere!" –Aggiunse, passandogli poi accanto e andando incontro ai tre guerrieri assieme a Iro.

Shen Gado rimase ad osservarli per qualche istante, prima di convenire che forse il rude colosso aveva ragione. Era ferito, debole e poco utile in battaglia e avrebbe dovuto informare la Celebrante del pericolo che stava per correre. Così, aiutato dai Blue Warriors, se ne andò, lasciando agli Heroes la battaglia.

"Guardalo come corre! Deve aver paura di noi! Ih ih ih!" –Ridacchiò uno dei Nefari dello Zodiaco Nero, il più smilzo dei tre.

"Non certo di te, Alu, né di quel vestitino sgargiante che indossi!" –Lo derise un altro, più basso e tarchiato, rivestito da un’armatura verde.

"Cerchi rogne, Corb?" –Lo trafisse il primo con uno sguardo feroce, prima che il grugnito del terzo membro del trio li interrompesse, avanzando fiero tra i due e portandosi davanti a Iro e Chirone, che ne osservarono le fattezze.

Alto, robusto, tanto quanto il guerriero del Centauro, indossava un’armatura integrale totalmente bianca, che avrebbe potuto confondersi con la neve circostante non fosse stato per il guanto artigliato che gli rivestiva la mano destra, su cui spiccavano cinque grossi unghioni metallici, le cui cime colavano ancora sangue fresco. Senza proferire parola, il Nefario li caricò, fiondandosi tra i due e obbligandoli a scartare di lato, in direzioni opposte, prima di voltarsi verso Iro e sollevare di scatto il braccio destro, generando un reticolato di energia grigiastra che falciò ogni cosa tra di loro.

"Di poche parole costoro, ma di tanti fatti!" –Giudicò il guerriero di Orione, evitando i fasci di luce, mentre Chirone, a poca distanza, evocava il magma di cui era padrone.

"Ti dispiace? A me no!!! Pioggia di lava!!!" –Esclamò, sollevando un braccio al cielo da cui fiotti di magma iniziarono a cadere dopo poco.

"Non così in fretta, bestione! Se le potenze del cielo vuoi evocare, allora me dovrai affrontare!" –Intervenne il guerriero dall’armatura rossastra, librandosi in aria con le ali della propria corazza. –"Alu della Tempesta è il mio nome, Demone assiro portatore di morte e distruzione!"

"Ma fammi il piacere!" –Ghignò Chirone, dirigendogli contro il proprio assalto infuocato, cui Alu rispose con un turbine di nubi cariche di pioggia scrosciante, grandine e venti sferzanti, che dispersero i lapilli di lava, annullandosi a vicenda.

"Pare che i nostri poteri siano opposti ed equivalenti, guerriero!" –Analizzò il Nefario assiro, svolazzando sopra l’avversario.

"Non dire idiozie! Chirone del Centauro non ha equivalenti in battaglia!" –Ruggì il fedele di Eracle, spiccando un salto, sorprendendo lo stesso Alu da quanto agile e svelto quel massiccio guerriero potesse essere. Tentò di evitarlo, ma non fu del pari lesto, venendo afferrato per un braccio da Chirone, mentre già con l’altro gli tempestava la faccia di pugni, spaccandogli l’elmo e un paio di denti.

"Lasciami andare stupido bestione o ci schianteremo!" –Ringhiò Alu, che aveva ormai perso il controllo del volo.

"No, tu ti schianterai! A terra, dov’è il tuo posto, rettile!" –Tuonò Chirone, usando il corpo del Nefario per darsi la spinta e portarsi sopra di lui, per poi colpirlo con un pugno secco sulla schiena, spingendolo bruscamente al suolo.

"Aaargh!!! Maledetto…" –Rantolò il demone, faticando a rialzarsi, l’armatura danneggiata e alcune scapole incrinate.

"Resta a terra, mi occuperò io di lui!" –Intervenne allora il terzo guerriero, quello con l’armatura verde, superando il compagno sconfitto.

"Non intrometterti, Corb! So vincere i miei avversari!"

"Ne dubito!" –Sogghignò questi, espandendo il proprio cosmo. –"E non ho certo voglia o tempo di aspettare i tuoi comodi!" –Aggiunse, fissando il guerriero di Eracle, che fece per corrergli incontro, divertito dal dover affrontare un avversario di così bassa statura. Ma non appena fece qualche passo, Chirone crollò a terra, la forza nelle gambe che pareva essere venuta meno, un senso di nausea opprimente che lo portò a tenersi lo stomaco, poi la bocca, senza però impedirsi di vomitare all’istante.

"Cos… cosa mi hai fatto?!" –Tossì, incredulo.

Persino Alu non proferì parola, stupito dal potere di quell’uomo che molti scansavano come la peste. E ora ne capiva il motivo. Corb dei Fomori era davvero portatore di peste.