CAPITOLO VENTIQUATTRESIMO: DISPERATAMENTE AMORE.

Non fu facile per Elanor trovare la via di casa.

Aveva creduto che il cosmo di sua madre l’avrebbe aiutata, indicandole il cammino, ma quando provò a cercarlo si accorse che era ridotto al lumicino, l’ombra dell’aura divina che aveva generato un reame beato semplicemente desiderandolo. Non fosse stato per Matthew, non fosse stato per la mano di lui stretta alla sua, per le dita di entrambi, intrecciate e tremanti, il Cavaliere della Luna avrebbe davvero smarrito la via, in quell’immenso vuoto cosmico che l’accolse dopo aver attivato il portale.

Facendosi forza, sorretta dal cosmo del compagno, Elanor naufragò tra stelle lontane e galassie perdute, travolta da una sensazione di smarrimento, di perdita di sé e dei propri sensi, finché non sentì di nuovo qualcosa di solido sotto i piedi. Aprendo lentamente gli occhi, quasi avesse timore di essere ancora all’Altura delle Stelle, riconobbe il glifo intarsiato sulla terrazza panoramica dietro al Palazzo della Luna, proprio dove Atena e Avalon erano apparsi giorni addietro.

"Ce l’hai fatta!" –La riscosse Matthew. –"Ci sei riuscita!!!"

"Ci siamo riusciti!" –Precisò lei, riconoscendo il contributo del compagno, prima che una nuova fitta al cuore la prostrasse a terra.

Lì, nel Reame della Luna Splendente, dove Selene aveva a lungo dimorato, impregnando ogni granello di sabbia con il suo cosmo divino, Elanor poté percepire a pieno la disperazione che aveva investito sua madre, le grida di terrore del suo cuore martoriato. Un urlo, come mai l’aveva sentito prima, la dilaniò, portandola a rimettersi in piedi di colpo e a lanciarsi in una folle corsa giù per la scalinata e poi lungo il percorso che conduceva alla residenza della Dea della Luna.

Matthew le fu subito accanto, entrambi rivestiti delle loro Armature delle Stelle, ultimi barlumi di luce in quel reame che ormai pareva non aver più niente di beato. Tirando un’occhiata in lontananza, oltre le mura del Primo Cerchio, l’allievo di Gemini inorridì nel vedere che non c’era più niente. Delle nove cinte murarie un tempo difese dai Seleniti, non era rimasto niente, disfattesi una dopo l’altra e ritornate ad essere semplice sabbia lunare. Deglutendo a fatica, il ragazzo capì che, qualunque cosa stesse accadendo all’interno del palazzo, Selene stava morendo.

"Sangue!!!" –Esclamò Elanor, osservando macchie vermiglie punteggiare la breve scalinata di ingresso. –"Oh per gli Dei! Endimione!!!" –Aggiunse, gettandosi sul corpo massacrato dell’uomo, che giaceva scomposto e abbandonato a se stesso. –"Padre, rispondimi! Padre!!!" –Lo scosse, lo schiaffeggiò, gli toccò il bel volto giovanile, sfiorandogli la mezzaluna tatuata sulla fronte, ma egli non si riebbe. Un buco all’altezza del cuore, gli eleganti abiti imbrattati di sangue e materia organica, i preziosi monili con cui era solito adornarsi sparsi attorno a sé, e quello sguardo di terrore negli occhi le tolsero ogni speranza, facendola quasi rimettere.

Fu Matthew a scuoterla, incitandola a rialzarsi e indicandole le scale che conducevano alla parte superiore del tempio. Reprimendo i singhiozzi, Elanor lo seguì, incamminandosi lungo i gradini macchiati di ichor fino ad entrare nell’Occhio e là, al centro dello stesso, dove poche ore prima aveva conversato con Avalon e Atena, pregandoli di salvare il suo mondo perfetto, la Dea della Luna li aspettava.

Appesa al centro della sala circolare, su un nero tridente che le aveva trapassato una spalla, Selene giaceva immobile, in silente agonia, le candide vesti lacere e macchiate di sangue e violenza. I bei capelli azzurri, che Endimione tanto amava pettinarle nelle loro lunghe nottate trascorse a rimirare la volta stellata, strappati e scarmigliati, a coprirle il volto livido e striato dai segni del martirio.

"Ma… Madre!!!" –Strillò Elanor, correndo verso di lei, incurante delle urla di Matthew, che stava annusando l’aria sospettoso.

"Non siamo soli!" –Ebbe solo il tempo di dirle, prima che una figura di pura tenebra sgusciasse fuori dal retro dell’improvvisata forca, scivolando attorno ad Elanor e cingendola in soffocanti spire nere.

Matthew si mosse per intervenire, ma fu subito atterrato dall’indefinita ombra, che lo piantò al suolo, trapassandogli i bicipiti con lame di tenebra e godendosi i suoi strilli di dolore. –"Tu… demone mostruoso… riconosco il tuo cosmo…" –Trovò la forza per parlare il ragazzo, sputandole in faccia il suo disprezzo, prima che la torbida ombra si ritraesse, compattandosi e assumendo forma umana. Quella di una donna alta e snella, con un fisico impeccabile e lunghi capelli violacei che le ricadevano sulla schiena. Era vestita con un semplice abito nero, fermato in vita da un corpetto ornato da gemme di ematite, che rilucevano sinistre alla debole luce che giungeva dal sole. –"Tu sei…"

"Nyx è il mio nome, Sovrana della Notte e Prima Dea nata dal Caos!"

"La Notte… che già affrontammo proprio qua!" –Annaspò Matthew, rimettendosi in piedi a fatica, mentre Elanor, crollata a terra di fronte a sua madre, non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, travolta da mille domande, ricordi e rimorsi.

"Madre… Che sia troppo tardi? Troppo tardi per tutto? Per le scuse e le incomprensioni che hanno marcato il nostro rapporto?!"

"Oh no!" –Intervenne subito Nyx, parlando con voce gaia. –"Non è affatto tardi, mia bella bambina! Tua madre è ancora viva! Non crederai che volessi ucciderla senza prima avervi fatto ritrovare? Sarebbe stato un gesto davvero scortese da parte mia! Ah ah ah! Chiamala, su dai, abbracciala, stringiti a lei! Così, da brava!" –Le disse, mentre Elanor si risollevava, avvicinandosi a Selene e sfiorandole le mani, ben più fredde di quanto ricordasse.

Bastò quel tocco, quel lieve sfioramento, a far sussultare la Dea della Luna, che a malapena mosse il capo, faticando a mettere a fuoco l’immagine davanti ai suoi occhi. Era davvero Elanor, la sua bambina, la primogenita ribelle che così tanto amava disobbedire ai suoi ordini, mentre tutte le altre figlie erano sempre così ligie e perfette? Era davvero lei, dietro quegli occhi verdi, quell’elmo a diadema che le incorniciava il bel volto preso da suo padre, rivestita di quell’armatura luminosa a cui così tanto aveva ambito?

"Sono io, madre… sono qui per salvarti!" –Le disse, prima di voltarsi verso Matthew e chiedergli di aiutarla a tirarla giù.

"Ahr ahr!" –Rise Nyx, sollevando una mano e muovendo un indice divertita da destra a manca. –"Non così in fretta, dolce bambina! Non crederai che vi permetta di vanificare il frutto del mio lavoro?!"

"Cosa vuoi dire, Nyx? Cosa vuoi da mia madre? Lei non combatte!!!" –Tuonò Elanor.

"Oh lo so bene! Stanca dei problemi del mondo, ha ben pensato di rinchiudersi in questo regnuccio con un paio di servitori, delegando ad altri ben più dirimenti questioni, eppure non ha esitato a coinvolgere i Cavalieri di Atena e Avalon quando le abbiamo mosso guerra! Sai quanto mi è costata la sua bella trovata? Tante Divinità che adesso potrei usare per fiaccare altri regni divini! Merito una vendetta, non trovi? Anzi, merito un premio!" –Aggiunse, scivolando lesta accanto ad Elanor, attorno ad Elanor, muovendosi come fosse un serpente di pura tenebra, avvoltolandosi al suo corpo, spostandole i capelli all’indietro e carezzandole il collo, facendola rabbrividire al solo contatto.

"Stammi lontana!!!" –Gridò la ragazza, bruciando il cosmo, ma non ottenendo altro che una risata di Nyx, che spalancò grandi ali da pipistrello, librandosi verso la cima dell’Occhio, evitando l’affondo, salvo poi gettarsi di nuovo in picchiata su di lei.

"Tutt’altro! È ben vicina a te che voglio stare, a te e al segreto che custodisci!" –Le disse, mentre il suo cosmo oscuro attorniava lo Scudo di Luna, affisso al suo bracciale destro. –"E vedo che sei stata così gentile da portarmi anche la Cintura dell’Arcobaleno! Due talismani al prezzo di uno!"

"È per questo che l’hai fatta venire, vero? Per questo hai tenuto in vita Selene fino ad ora? Per attirare Elanor, brutta strega!" –Avvampò allora Matthew, avvolto in un arcobaleno di colori. –"Ma non ti permetterò di farle del male! Sta’ alla larga da lei!!! Arcobaleno incandescente!!!"

"Quanto giovanile ardore!!!" –Ridacchiò Nyx, mentre l’attacco luminescente si perdeva nell’oscurità di cui era attorniata, come un velo protettivo, senza bisogno che la Dea facesse altro. Solo travolgere il giovane con un’onda di energia nera, scaraventandolo indietro. –"Un vero peccato che sia così sprecato!"

"Matt!!!" –Gridò Elanor, osservando il compagno ruzzolare giù dalle scale che conducevano all’Occhio, prima di voltarsi e fissare la Notte con astio. –"Falce di Luna calante!!!" –Esclamò, abbassando poi il braccio su di lei. Ma bastò che Nyx si muovesse di lato per evitare l’attacco, afferrandole poi l’arto con gelidi unghioni di tenebra e torcendoglielo con forza, godendo del rumore di ossa scricchiolanti.

"L’armatura che indossi è ben valida protezione! Sapevano bene i Sette come forgiare manufatti resistenti, all’usura della guerra e del tempo! Ne percepisco l’ancestrale potenza, la forza della natura insita dentro tali vesti! Pur tuttavia cederà, come cedono tutte le cose! In un certo qual modo, tutta questa resistenza va a tuo discapito, servirà solo a farti soffrire di più! Ahr ahr ahr!" –E le torse ulteriormente il braccio, spezzandole anche un paio di dita, strappandole un nuovo grido di dolore.

Fu quello o l’avvampare del cosmo di sua figlia a così breve distanza, nel cuore di quella che un tempo era stata la sua casa, la dimora di tutti i suoi affetti, a ridestare Selene, a farle alzare il capo quel tanto che le bastò per vedere l’espressione sofferente sul volto della primogenita, segnata al qual tempo dalla determinazione di salvare qualcuno che amava.

Elanor… Mormorò la Dea della Luna. Come quel giorno, tanti anni fa, quando tentasti di salvarmi dai Giganti di Ebdera, ergendoti sola e impavida di fronte a quegli abomini. Anche oggi vuoi proteggermi? Anche oggi vuoi salvare tua madre? Quel pensiero la riscosse, toccando silenti equilibri rimasti a lungo celati nel suo cuore. Una figlia non dovrebbe lottare per difendere i propri genitori! Che madre sono, che donna sono, se non riesco a difendere la mia progenie?! Si disse Selene, facendo appello a tutte le sue forze. Elanor! Resisti! Ti salverò!!! E, nel pensar questo, lasciò esplodere il proprio cosmo divino, generando una bolla di energia che crebbe rapida attorno a sé, stupendo sia la figlia che Nyx, per poi esplodere poco dopo.

La Notte venne spinta indietro da quell’improvvisa vampata energetica, schiantandosi contro quel che restava delle pareti dell’Occhio, salvo poi spalancare le sue immonde ali di tenebra e librarsi in volo, proprio mentre Selene si accasciava esausta, ma infine libera. Da prigioni in cui nemmeno lei era consapevole di essere precipitata.

"Madre!!!" –Elanor fu subito su di lei, aiutandola a rimettersi in piedi. Ne osservò il corpo ferito, la trafitta spalla sanguinante, pregandola di non preoccuparsi. –"Avalon ti curerà, ne sono certa! Lui conosce ogni rimedio!"

La Dea della Luna sorrise di fronte al genuino affetto della figlia, ripensò in fretta al Signore dell’Isola Sacra, all’ultima conversazione avuta con lui e con Atena, a come aveva risposto male ad entrambi, rifiutando la proposta di un’ultima alleanza. A quanto era stata sciocca, egoista e disinteressata, convinta di poter vivere in pace fuori dal mondo. E pensò anche che, nonostante tutto, sia Avalon che Atena l’avrebbero accolta a braccia aperte, felici di averla di nuovo tra loro, perché è questo che gli amici fanno.

Amici. Già. Peccato non averne mai avuto uno. Peccato non aver mai avuto altro che Endimione e la tranquilla serenità della loro vita di coppia. Un amore fuori dai confini del mondo, così una volta glielo aveva cantato il suo sposo, pizzicando le corde dell’arpa di Asterios e sedendo con lei sulla grande terrazza sul retro del palazzo, osservando il pianeta poco distante, lieti entrambi di esserne fuggiti.

Ma dalla guerra non si fugge. Realizzò amara Selene, rimettendosi in piedi, proprio mentre Nyx piombava di nuovo su di loro, ridendo sguaiatamente.

"Corona di luce!!!" –Urlò una voce all’improvviso, mentre una lesta figura si fiondava di fronte a loro, sollevando entrambe le braccia e creando una cupola a difesa delle due donne, una cupola su cui smerigliavano i sette colori dell’arcobaleno.

"Matt!!!" –Esclamò Elanor, felice di rivederlo, il volto sanguinante e pieno di lividi, ma lo spirito ancora fermo nel lottare al suo fianco.

"Dobbiamo… raggiungere il portale…" –Mormorò fiacco il ragazzo, infondendo tutto il suo cosmo a quell’effimera barriera. Elanor annuì, cercando l’approvazione della madre, quando vide che il suo sguardo ormai era perduto. Vagava lontano, tra memorie di una vita lunga e felice, dissoltasi come castelli di sabbia.

Fece per dirle qualcosa ma in quel momento Nyx intensificò il proprio assalto, allungando artigli di tenebra che penetrarono la Corona di Luce, conficcandosi nelle loro carni, superando persino le protezioni che avevano indosso, e prostrandoli infine a terra.

"Cosa credevi di fare, bel giovane? Non hai visto la fine che ha fatto il grazioso reuccio di questo regno? Devo ammettere che il suo ichor era delizioso! Di certo, il tuo nettare non sarà all’altezza ma non sia mai che rifiuti una così attraente preda!" –Ridacchiò Nyx, atterrando di fronte al trio e recuperando forma umana, mentre il tridente riluceva sinistro e famelico nella sua mano.

Matt, di fronte alle due donne, faticò nel rimettersi in piedi, il sangue che scorreva copioso dalle ferite aperte, imbrattandogli la corazza. Non fece in tempo ad abbozzare alcuna difesa, che già Nyx lo aveva colpito alla gamba destra, conficcando il tridente tra due placche della corazza, forzandolo di nuovo in ginocchio. Dopo che ebbe ritirato l’arma, la torbida Dea ne scorse la punta con le dita, inumidendole con il sangue del Cavaliere dell’Arcobaleno, mentre un perfido ghigno le tingeva il volto.

"Noi non siamo la preda di nessuno!" –Vociò allora Elanor, ostentando una sicurezza che di fatto non possedeva, mentre il cosmo cresceva attorno a lei. –"Tanto meno di una bestia come te!!! Croci di luna!!!" –E le puntò contro l’indice destro, liberando quattro fasci di energia, che Nyx neutralizzò semplicemente roteando il tridente. Oltre che inquietante e potente, era anche abile e lesta nello scontro fisico, dovette ammettere la Principessa della Luna.

"Questo non è un gioco per ragazzini inesperti!" –Sibilò l’ancestrale Dea. –"Non che mi aspettassi molto, in fondo, dalla figlia di una rinunciataria e dallo svogliato apprendista che troppi maestri non son stati in grado di addestrare! Ma è stato un incontro piacevole, sì, seppur non troppo soddisfacente! Incontro che adesso giunge a conclusione!" –Aggiunse, impugnando il tridente e puntandolo contro l’affaticato trio. Ma prima che riuscisse a fare alcunché fu sollevata da terra e spinta indietro da un’improvvisa corrente che aveva iniziato a spazzare la superficie dell’Occhio, divenendo sempre più vigorosa, al punto da mandare in frantumi le poche vetrate ancora integre, vorticando all’impazzata attorno agli sbalorditi Cavalieri delle Stelle.

Fu Elanor ad accorgersi che tale intensa corrente proveniva da Selene, che lentamente si era rimessa in piedi, avvolta, per la prima volta, da una possente aura divina. –"Madre!!!"

"Nyx ha ragione!" –Parlò allora la Sovrana della Luna. –"Siete giovani, in fondo! Non è giusto che il peso di questa guerra ricada su di voi! Non soltanto su di voi, se non altro! Non qua, nel regno che ho fondato e che dovrei saper difendere! Non qua, di fronte a mia figlia, che ho messo al mondo per darle un futuro e non per osservarne la morte, né di fronte a un ragazzo disposto a dare tutto se stesso per proteggere chi ha caro! Mi hai sentito, Nyx?!"

"Ti ho udito, divina Selene! Ti ho udito!" –Ridacchiò l’ancestrale Dea, che, dopo la sorpresa iniziale, aveva spalancato le ali oscure, lasciandosi trascinare dal turbinio di aria e cosmo, senza opporre resistenza. Fu con un gesto improvviso, sbattendo con forza le ali di tenebra, che ne interruppe il flusso, discendendo di nuovo verso il centro del salone. –"Ma parlare non basta per vincere una guerra!"

"Lo so!" –Affermò allora Selene, bruciando ancora il proprio cosmo, che le turbinò attorno, in uno scintillio di oro e avorio, che, quando calò di intensità, permise ad Elanor, Matthew e Nyx di vedere che la Dea aveva indossato la propria Veste Divina.

Molto più semplice delle attrezzate armature degli Olimpi, quella di Selene aveva carattere prevalentemente ornamentale, ma era del pari ben curata, con raffinati intarsi che parevano riprodurre il ciclo lunare. Riluceva di un bagliore celeste, lenendo in parte le proprie ferite, quantomeno quelle fisiche su cui ancora poteva intervenire.

"Ahr ahr ahr! E cosa vorresti fare con quella?!" –La derise la Signora della Notte, sghignazzando divertita.

"Combattere!!!" –Tuonò allora Selene, espandendo il proprio cosmo, che avvolse rapido l’intera superficie lunare, mentre alle sue spalle brillava una mezzaluna azzurra bagnata di rugiada. O forse delle lacrime che non voleva mostrare a Nyx. –"E avere giustizia!"

"Stai solo ritardando l’inevitabile! Non amavi così tanto Endimione? Credevo tu volessi rivederlo!"

"Non parlare di Endimione, tu che non sai cos’è l’amore! Egli mi attende, su una luna lontana, e presto saremo di nuovo insieme! Ma non prima di avergli tributato il giusto onore!"

"Spiacente di deluderti, ma a volte l’amore non basta!" –Chiosò Nyx, scattando avanti e puntando il tridente verso il cuore di Selene. Matthew ed Elanor tentarono di deviarlo, ma vennero spinti di lato dall’emanazione cosmica della Notte, che li sbatté al suolo, inchiodandoli con grinfie di tenebra, mentre la punta sanguigna gridava affamata, abbattendosi sulla Veste Divina della Dea… e fermandosi a un soffio da essa. –"Che… cosa?!" –Alzò lo sguardo Nyx, osservando il tenue ma duraturo strato di cosmo che pareva avvolgere la sposa di Endimione, uno strato che avvampò all’istante, incendiando il breve spazio che le separava e scagliando la Notte indietro, facendole persino perdere la presa sul suo tridente.

"Non è possibile! Dove nascondevi tutta questa potenza?!" –Esclamò sorpresa, al pari di Elanor, che osservava la madre sotto una nuova luce.

"Hai dimenticato chi hai di fronte? Non uno dei giovani Olimpi, ma un Dio della seconda generazione cosmica! Il mio nome è Selene e sono la figlia dei Titani Iperione e Tia, in me scorre la fiamma di forza che fu di mio padre!" –Declamò fiera la Dea, mentre una torrida tempesta investiva la Signora della Notte. –"Al pari di mia sorella Eos, Regina dell’Aurora, e di mio fratello Helios, sua stessa progenie, ne possiedo i poteri! Subisci adesso il soffio del vento solare! Helios Vortex!!!" –Gridò, travolgendo la Prima Dea con un’ondata di calore improvviso, che la spinse indietro, bruciandone in parte le vesti e i capelli.

"In… credibile…" –Mormorò Elanor, che non aveva mai visto sua madre liberare tutto quel potere. Anche Matthew era assorto in identici pensieri, sebbene il ricordo di insegnamenti avuti ad Avalon lo stesse facendo riflettere sull’origine di quell’energia. E le parole che Selene gli rivolse poco dopo, parlando direttamente al suo cosmo, gliene diedero conferma.

"Prendi Elanor e vattene!"

"Co… Come?!" –Balbettò il ragazzo, rimettendosi in piedi, incurante del dolore ad una gamba.

"Non dovreste essere qua, è troppo pericoloso! Per voi e per i Talismani che custodite! Gli uomini della Terra ne hanno bisogno, lo sai meglio di me, Matthew!" –Gli spiegò la Dea, continuando a riversare il vento solare contro Nyx, che, superato l’iniziale sbigottimento, aveva sollevato una cinta di tenebre a sua difesa, contro cui la tempesta di calore pareva infrangersi. –"Sei un bravo ragazzo, per quel che ho potuto vedere, e tieni molto ad Elanor! So che la proteggerai! Anche per me! Ora ascolta la mia richiesta: ti ordino, anzi ti imploro, di portare mia figlia via da qui! Dovete andare via e dovete farlo adesso che ancora potete!"

"Io…" –Il ragazzo esitò per un momento, non sapendo cosa risponderle. Aveva già lasciato andare troppe persone importanti nella vita, convinto di poterle rivedere e perdendole per sempre. Aveva già abbandonato troppe volte il sentiero maestro, eppure sentiva che la Dea aveva ragione. Non potevano morire tutti sulla Luna, non con le responsabilità che gravavano su di loro. E Nyx era nemico al di sopra della loro portata. Per cui dovevano andarsene, e dovevano farlo prima che fosse troppo tardi.

Annuendo mestamente, il Cavaliere dell’Arcobaleno si rimise in piedi, tirando un’occhiata oltre le crollate pareti della stanza e perdendosi nel vasto vuoto cosmico che stava al di là. Pareva che il Reame della Luna Splendente non fosse mai esistito.

Capì e corse da Elanor, scuotendola dallo stordimento e incitandola a rialzarsi. –"Dobbiamo andare!" –Si limitò a dirle, mettendole un braccio dietro la schiena e issandola a sé.

"Come?! Che stai dicendo?!" –Brontolò lei all’istante, torcendo lo sguardo verso sua madre, ancora intenta a profondere ogni stilla di cosmo in quel turbine di vento solare da cui ormai Nyx pareva non essere più impensierita. Solo scocciata. –"Devo aiutare mia madre! Devo combattere con lei!"

"Non c’è tempo, Elanor! Dobbiamo andare!" –Ripeté Matthew, a capo chino, muovendosi verso l’uscita dell’Occhio. Quindi, vedendo che la ragazza non accennava a muoversi, la afferrò per le spalle e la scosse, urlandole in faccia la verità. –"Tra pochi istanti di questo regno non rimarrà niente e resteremo bloccati qua, alla mercé della Notte!"

"Io… non posso abbandonare mia madre…"

"Va’, Elanor!" –Parlò allora Selene, accennando un sorriso. Non poté aggiungere altro che un violento attacco la travolse, prostrandola a terra, con la Veste Divina che andava in frantumi in più punti, laddove la marea d’ombra, dalla Notte scatenata, l’aveva raggiunta. –"Ti ho detto va’ via!!!" –Avvampò, rialzandosi ed aprendo le braccia di lato, liberando tutta l’energia che covava dentro, quella che mai aveva riversato su un campo di battaglia.

"Nessuno se ne andrà invece! Morirete tutti qua!!!" –Ringhiò Nyx, che aveva compreso quel che Selene voleva fare, allungando un artiglio d’ombra verso i due Cavalieri di Avalon, che furono svelti a balzare in alto, evitandolo, e a contrattaccare con la luce dei loro Talismani.

La Cintura dell’Arcobaleno e lo Scudo di Luna brillarono intensi, quel tempo sufficiente affinché Selene si portasse di fronte a loro, venendo trafitta al loro posto, il corpo ormai avvolto in un bagliore amaranto, il cosmo elevato al parossismo.

"Come ogni Titano, anch’io possiedo il controllo di un pianeta! La Luna di Pace, nel mio caso! Il reame che mi sono illusa di creare e di cui adesso mi servirò per difendere colei che amo! Vattene, Elanor! Il futuro ti attende!"

"Ma… madre…" –Pianse la ragazza, comprendendo quel che sarebbe accaduto. –"Vieni via con me!"

"Troppo tardi mi hai ricordato chi sono! Non una Divinità impaurita e sonnacchiosa, ma la figlia del più potente dei Titani! Mio padre non sarebbe mai fuggito, avrebbe lottato, fino all’ultima stilla di energia, per difendere chi aveva caro! Che fosse un congiunto, un amico, il popolo che in lui credeva! Mio padre era il re che questo mondo non ha mai avuto, e io sono stata regina di un mondo mai esistito, se non nelle mie fantasie! E proprio in quelle fantasie, nei voli pindarici cui a volte ci abbandoniamo, voglio che mi ricordi, Elanor! Ricordami così, mentre affronto il fato avverso e spira il vento solare!!! Helios Vortex!!!" –Strillò Selene, scaricando un turbine di fiamme che divampò ratto su quel che restava dell’Occhio.

"Marea d’ombra!!! Saziatene!!!" –Ringhiò Nyx, mentre onde di tenebra nascevano dal suo corpo, travolgendo, ricoprendo, fagocitando ogni fuoco, ogni colore, ogni luce.

"La affido a te!" –Commentò la Dea della Luna, facendo un cenno a Matthew, che afferrò Elanor, strattonandola via dalla sala in rovina, diretto all’ultimo luogo di quel regno che ancora resisteva. La piattaforma che celava il portale.

"Creato dal cosmo di Selene, che con placida calma aveva lavorato e levigato la sabbia lunare, assieme all’amato Endimione, plasmandola sì da creare il reame in cui avrebbe voluto vivere per l’eternità, adesso che la Dea ha attinto a tutte le sue riserve di energia, lo stesso regno sta svanendo, disfacendosi e ritornando quel che era all’inizio. Sabbia, e niente più." –Rifletté il biondo Cavaliere, mentre raggiungeva la terrazza con il glifo intarsiato. Strinse la mano di Elanor, forzandola a guardarlo, a riportare lo sguardo su di lui e non sull’immensa bolla di tenebra che aveva ormai inglobato l’intero spazio ove fino a poco prima svettava il Palazzo Lunare.

Fu in quel momento che la raggiunse l’ultimo saluto di sua madre, portato da uno sbuffo di calore che le solleticò la guancia, scuotendole il caschetto di capelli castani, prima di svanire.

"Addio Elanor! Vivi!"

La ragazza crollò a terra, mentre la piattaforma stessa iniziava a tremare, sfaldandosi in più punti, e Matthew la esortava a concentrarsi, per non rendere vano il sacrificio di Selene.

"Dobbiamo tornare ad Atene! Dobbiamo portare a compimento gli ordini ricevuti da Avalon ed eseguire l’ultima richiesta di tua madre, la più importante! Coraggio, Elanor, insieme ce la faremo!" –Le disse il Cavaliere dell’Arcobaleno, avvolgendola con il tepore del suo cosmo.

La fanciulla non rispose alcunché, gridando il nome di sua madre, mentre il cosmo esplodeva attorno a lei. Vi fu un ultimo lampo di luce ed entrambi scomparvero.

***

Ombra.

Per un momento giudicato interminabile entrambi videro soltanto ombra. Poi, inspirando a fatica, aprirono gli occhi, rischiarati da una leggera luminescenza che le scanalature nel marmo emanavano ancora. Erano vivi, ed erano tornati ad Atene, all’Altura delle Stelle. Ma quel che avevano lasciato indietro, quel che avevano perduto, non sarebbe più ritornato.

"Mia madre…" –Mormorò Elanor, alzandosi stanca e allontanandosi. –"Mio padre… Thot… gli altri Seleniti… il regno dove mi sono sempre sentita incompleta e in cui adesso non potrò più tornare… casa mia…" –Aggiunse, uscendo dal piccolo tempio e fermandosi fuori, a rimirare il cielo buio di quella notte.

"Casa è dove vorrai che sia. Dove troverai amore." –Si limitò a commentare il ragazzo, avvicinandosi e stringendole una mano nella propria.

Elanor non seppe cosa rispondere, troppo stanca, triste e confusa. Poté soltanto ricordare le ultime parole di sua madre.

"Vivi!"

Ricambiò la stretta di Matthew e tra le lacrime gli sorrise.

Lo avrebbe fatto.