CAPITOLO VENTITREESIMO: LE RISORSE DI ATENA.

Il modo in cui i Cavalieri di Atena avevano ferito Atlante aveva stupito la Dea del Giorno, non ritenendo possibile un simile atto di sacrificio, quasi di pazzia. Assisa sulla Meridiana dello Zodiaco, si era persino alzata in piedi quando il corno d’argento aveva perforato il fianco del gigante, facendolo latrare di disperazione, ed aveva strabuzzato gli occhi quando i difensori del tempio avevano unito i cosmi in un’unica barriera difensiva, uno sforzo titanico a cui suo fratello aveva posto fine con un semplice schioccar di dita.

Ma anche adesso non si arrendevano, ancora affannavano nel rialzarsi, decisi a fare l’impossibile pur di impedire ad Atlante di avanzare. Incuriosita, Emera continuò ad osservarli, senza capirli, senza capire cosa li facesse agire, quegli stupidi, patetici esseri umani. Fu allora che vide un bambino dai ricci capelli castani farsi strada tra le macerie, usando limitati poteri di telecinesi per fermare il crollo di rocce e mura sui soldati, spostandoli poi al sicuro, aiutato da una ragazza con il volto coperto da una maschera. Un’altra probabile Sacerdotessa, la cui corazza era segnata dalle ferite riportate nello scontro con il titano, stava incitando il resto dei soldati ad andarsene, usando quel poco che restava del suo misero cosmo per lenire le loro ferite, strappando un sorriso o smorzando un gemito a quelle deboli creature. Eppure, per quanto deboli e insignificanti, quegli esseri si stavano rialzando, per lottare ancora.

I due Cavalieri d’Oro, dalle corazze ormai offuscate dalla polvere, dal sangue e dalla lotta furiosa, stavano radunando le forze, assieme ad un uomo smilzo dai lunghi capelli neri, mentre alle loro spalle una donna dai capelli amaranto faticava nel tirar fuori dalla macerie dei ragazzi più giovani di lei. Il tutto con l’ombra di Atlante incombente su di loro.

Emera avrebbe quasi voluto gridare loro di scappare, di fuggire via da quell’inferno in cui loro stessi avevano voluto precipitare. Soprattutto alla donna dai capelli fulvi, che tanto si affannava per liberare quei ragazzetti feriti, mentre la mano del titano stava per calare su di lei. In un tripudio di luce, i tre Cavalieri più potenti ne rallentarono la corsa, proteggendo la sacerdotessa con una cupola di energia e poi sollevandosi in aria e dirigendo nuovi attacchi luminosi verso il volto del titano.

La Dea sospirò, prima di udire, nel silenzio soffocato della sua anima, delle voci parlarle.

"Volevi sapere cos’era l’amore? Il più potente sentimento umano? Volevi capire perché gli uomini si affannassero tanto a vivere, si intestardissero per godere di quei pochi attimi di felicità concessi loro di fronte all’eternità del tempo cosmico? Allora osservali, madre, penetra a fondo la loro natura e ne comprenderai il mistero!"

Emera si guardò intorno, cercando di capire chi avesse parlato, ma non percepì alcuna presenza. Solo il rinnovarsi dello scontro tra Atena e Etere alla Tredicesima Casa.

***

Nicole dell’Altare era senza fiato.

Era bastato che il Nume gli rivolgesse uno sguardo per inchiodarlo a terra, e che socchiudesse appena le palpebre per aumentare la pressione energetica su di lui, schiantando l’armatura d’argento in più punti e prostrandolo in ginocchio. Sospirando sconsolato, l’attendente di Atena guardò i frammenti della corazza sparsi attorno a lui, dispiacendosi per non essere un guerriero energico e abile come Pegasus e i suoi compagni, ma alla lotta armata aveva sempre preferito lo studio, convinto propugnatore della superiorità dell’intelletto sulla forza bruta.

Quando Arles aveva affidato a Magellano la missione in Africa, Nicole aveva preferito restare ad Atene, separandosi così dai compagni Regor e Kama. Ma il precedente Cavaliere dell’Altare, ormai troppo vecchio e impegnato a prendersi cura del Sacerdote, non poteva assumersi l’onere di addestrare un allievo, limitandosi a iniziarlo ai segreti della Biblioteca. Così Nicole era cresciuto da solo, negli archivi del Grande Tempio, nutrendosi di quella conoscenza che a pochi interessava, persino al Grande Sacerdote, che solo in seguito avrebbe appreso essere Gemini. E adesso doveva usare quella conoscenza acquisita per sconfiggere Etere o, quantomeno, per permettere ad Atena di andarsene. Sì, quella era la sua missione, la missione del Cavaliere dell’Altare, proteggere il massimo officiante della Dea o la Dea stessa, dando la vita per la causa.

"Contempla, figlia di Zeus, la fine del Santuario da te eretto secoli or sono!" –Declamò allora Etere, librandosi alto nel cielo pomeridiano. –"I tuoi Cavalieri stanno cadendo, uno ad uno, percepisco la loro energia affievolirsi sempre più, e gli uomini su cui facevi affidamento certo non potranno aver ragione della progenie di Giapeto! Troppo in alto hanno mirato, stolti! Sarebbero potuti fuggire, non vi sarebbe stata viltà, poiché non prendere la loro vita ci preme, bensì radere al suolo questo luogo di culto decaduto! Perché combattere dunque?"

Fu Nicole a rispondere, ergendosi a fatica a fianco della Dea. –"Per un ideale!" –Affermò, espandendo il cosmo argenteo. –"Fiat lux!!!" –Gridò, il palmo della mano destra aperto verso il cielo.

In quel momento le costellazioni dello zodiaco presero a brillare intensamente, così intensamente da scalfire la cappa cinerea che rivestiva la Terra, tornando a proiettare la loro dorata sagoma nel cielo nero, donando nuovo coraggio e vigore a tutti coloro che ancora lottavano sul pianeta. Dalla stella principale di ogni costellazione scaturì un raggio di energia, che piombò su Etere, trapassandolo e inchiodandolo sul posto, mentre anche dalle Dodici Case, da ciascuna di esse, un nuovo fascio di luce si sollevava, unendosi ai precedenti e bloccando il Nume in quell’inconsueta prigione.

"Cosa… accade?!" –Balbettò, per la prima volta sorpreso, non riuscendo a muoversi.

"La difesa ultima del Santuario, istituita dai primi Grandi Sacerdoti per proteggere il regno anche in assenza della Dea!" –Spiegò il Cavaliere dell’Altare. –"Può attivarsi solo dopo la morte dei dodici Cavalieri d’Oro o al comando dell’officiante supremo, colui che ne conosce il rito!"

"E saresti tu, miserabile essere umano? Come osi offendere il Portatore di Luce?!"

"Già una volta, mesi addietro, lo attivai, quando Eos e i Quattro Venti invasero il Grande Tempio per ordine del falso Zeus! Nascosto nella Biblioteca, mi costò un grande sforzo e riuscii solo a ferire la Dea dell’Aurora, crollando al termine della prova, consapevole di dover accrescere il mio cosmo, di dover migliorare ancora per essere in grado di padroneggiare al meglio questa ancestrale tecnica! Ma contro un Nume del vostro calibro, non posso esitare! Darò tutto me stesso!"

"Nicole…" –Mormorò Atena, osservandone preoccupata il volto madido di sudore e percependo la tensione nel suo cosmo. –"Non rischiare… non…"

"Andate via, Atena! Andatevene ora! Raggiungete vostro padre e Pegasus, loro vi proteggeranno!!!" –La incitò il Cavaliere dell’Altare, mentre in cielo Etere ruggiva furioso per essere stato ingannato da quel semplice mortale, costretto a bruciare per la prima volta il proprio cosmo divino.

"Io… non posso abbandonarti! Non posso abbandonare i miei Cavalieri!!!"

"Fuggite, Atena! Non potrò trattenerlo ancora per molto!!! È uno dei Progenitori! Persino questa tecnica è misera cosa per lui!"

"Dici il vero!" –Commentò allora una delicata voce di donna, mentre una bianca figura si avvicinò al fratello, avendo cura di tenersi a debita distanza da quei raggi incandescenti. –"Mira, officiante di Atena, la follia del tuo gesto ultimo! Mira la fine del regno che eri preposto a presiedere!" –Così dicendo, Emera generò un’enorme sfera di energia biancastra, che scagliò contro la ripida scalinata che dalla Tredicesima Casa scendeva verso la Dodicesima, fagocitandola all’istante.

Nicole e Atena poterono solo osservare l’immenso globo di energia sradicare roccia e gradini di marmo, spezzandoli, frantumandoli e lasciando soltanto un profondo cratere, prima di abbattersi sulla Casa dei Pesci e disintegrarla totalmente. In quel momento il Cavaliere dell’Altare percepì una stretta al cuore e sentì che il controllo della tecnica ancestrale si faceva sempre più blando, e infatti Etere iniziò a muovere le braccia. Quando poi l’ammasso di energia avvolse anche il tempio circolare, residenza di Acquarius, inglobandolo e riducendolo in schegge, l’attendente di Atena capì di aver perso.

Crollò sul freddo marmo, il cuore che gli batteva all’impazzata, proprio mentre i restanti raggi di energia vacillavano, disperdendosi poco dopo.

"Senza solide fondamenta, anche il potere più grande è destinato a svanire!" –Sentenziò Emera, lasciando esplodere il globo di energia, che abbagliò l’intero Grande Tempio, obbligando tutti i contendenti a pararsi gli occhi come potevano. Quando la luce si diradò, Atena poté rimirare sconvolta la devastazione portata dalla Dea del Giorno. Sporgendosi cauta dal piazzale di fronte alla Tredicesima Casa vide un crepaccio immenso separare l’ultima struttura dagli altri Templi dello Zodiaco, un vuoto paragonabile solo a quello che le riempì il cuore in quel momento, umettandole gli occhi di calde lacrime.

"Non avete dunque rispetto?!" –Esclamò allora Nicole, rimettendosi in piedi a fatica. –"Devastare questo luogo sacro, calpestando la memoria di coloro che hanno dato la vita affinché rimanesse integro e inviolato, non piegherà la nostra determinazione, né quella di Atena! Ci farete soffrire, ci farete odiare, ma non ci farete mai cedere! Fiat…" –Ma prima ancora che il Cavaliere potesse terminare di parlare, già Etere lo aveva colpito, trapassandolo al costato con un sottile raggio di energia. –"Lux!" –Aggiunse, cadendo sulle ginocchia, un rivolo di sangue che gli colava dalla bocca, la forza vitale che pareva abbandonarlo.

"Nicole!!! Oh, no!!!" –Pianse la Dea, cingendolo in un tenero abbraccio.

"Non… piangete, Atena! Ricordate le vostre parole, quelle che avete pronunciato alla venuta di Etere? Come voi siete sempre stata disposta ad offrire la vita per coloro che amate, ugualmente noi, vostri Cavalieri, faremo altrettanto! Amicizia, giustizia e vittoria sono i valori che condividiamo… valori che fanno capo a voi, Atena! Valori che le Dee, le vostre amiche, vi hanno lasciato. Ricordate?!" –Balbettò il Cavaliere d’Argento, sputando sangue, prima di accasciarsi tra le braccia della Dea. –"Non siete… sola!"

Atena rimase qualche istante china sul corpo senza vita del giovane, singhiozzando infelice e colpevole per non essere riuscita a proteggerlo, prima che la voce degli Dei di Luce la richiamasse, forzandola ad alzare lo sguardo su di loro, sguardo che, sembrò ai due fratelli, brillava adesso di una nuova determinazione.

"Ammirevole ma vano il gesto del tuo officiante, progenie di Zeus, poiché adesso lo raggiungerai e allora potrete abbracciarvi di nuovo! Per poco però, poiché presto, molto presto, quando Caos creerà un nuovo mondo persino l’eternità smetterà di esistere e esisterà un solo presente, il tempo degli Dei immacolati!" –Parlò Etere con voce distante. –"Pur tuttavia, l’audacia e la risolutezza di quell’uomo meritano di essere omaggiate! Così farò, Atena! Ti onorerò del mio colpo segreto, facendoti dono della beatitudine eterna! Pranava sabda!!!"

Un’onda di luce investì Atena, per quanto ella tentasse riparo dietro l’Egida, ma anziché essere spinta indietro o schiacciata a terra da quello che temeva essere un devastante attacco fisico, la Dea venne immersa in un oceano di candore, ove tutto riluceva puro e niveo. Si guardò attorno, ma non vide niente, come se il Santuario, Atene e i Cavalieri in battaglia non esistessero più. Li chiamò, li cercò con i sensi, ma non trovò altro che una calma infinita. Lento, ma costante, un suono le raggiunse il cuore, un suono che pareva racchiuderli tutti. Un suono di serenità, che la invitava a rinunciare a ogni difesa, abbandonandosi a quell’eterna pace, da lei a lungo cercata.

"Rinuncia ad ogni velleità bellica, figlia di Zeus, dimostra di essere davvero saggia e avveduta! Abbraccia la beatitudine infinita, accogli la quiete eterna dentro te!" –Cantilenarono voci angeliche, parlando direttamente al suo animo affranto. –"Lasciati cullare dal suono primordiale della creazione, lascia che rimuova ogni affanno, ogni macchia, ogni timore dal tuo cuore, ricreandoti nuova e perfetta, finalmente completa! Finalmente Dea!"

"Io…" –Atena esitò, cercando di resistere a quell’armoniosa melodia che sapeva come cullarla, cercando di ricordare i motivi che la spingevano a lottare, che l’avevano spinta a secoli di lotte armate. Ma la potenza di quel suono, l’ancestrale solennità di quella beatitudine, le apparvero davvero ciò che aveva a lungo cercato, la fine del suo viaggio.

"Vi è una parola per indicare la condizione di serenità a cui sei giunta, Atena! Atarassia!" –Sorrise Etere, osservando la Dea crollare all’indietro, su una soffice nube di bianco cosmo, ninnata, cantilenata, baciata dalla perfezione del momento. Emera, al suo fianco, annuì compiaciuta, prima di afferrare la mano che il fratello le porgeva, pronti per sistemare l’ultima faccenda rimasta in sospeso. Cancellare il Grande Tempio della defunta Dea e coloro che ancora in nome suo lottavano.

"Atena! Destati, Atena!"

"Svegliati, amica mia! Non cedere adesso! Non ascoltare le lusinghe di Etere!"

Voci.

Voci note, voci lontane, voci distorte dal suono della creazione. Voci di donne che le sussurravano all’orecchio, voci che la incitavano a reagire, a rialzarsi, a resistere.

"L’atarassia che ti offre è solo una rinuncia, niente più! E tu non sei mai stata una rinunciataria!"

"Ti abbiamo osservato! Ti abbiamo protetto! Ti abbiamo consolato nelle notti senza stelle, quando credevi che solo morte lasciasse il tuo cammino dietro di te! E mai, nemmeno una volta, ti abbiamo visto desistere da un’impresa, pur disperata che fosse!"

"Non farlo adesso! Non ora… che siamo con te!"

D’un tratto Atena riaprì gli occhi, sollevandosi di scatto, quasi fosse appena uscita da un incubo. Volse lo sguardo attorno a sé, nella coltre di bianca beatitudine che ancora la avvolgeva, e la vide per la prima volta tingersi di grigio. Leggere, impalpabili ma reali sfumature di grigio che le roteavano attorno, affusolandosi attorno al suo corpo, carezzandola, alleviando le sue ferite, solleticandola a recuperare il controllo di sé e dei suoi obiettivi. Dovette scuotere la testa più volte per capire che quelle nubi fumose erano spiriti. Spiriti di Divinità.

"Ma voi…" –Mormorò Atena, iniziando a comprendere. Si fece strada tra le candide nebbie, guardandosi attorno ed espandendo il proprio cosmo, che diradò la fitta cortina in cui era immersa, permettendole di rivedere il pavimento marmoreo che conosceva bene. A tastoni, trovò il corpo di Nicole, disteso con la faccia a terra, e lo girò, scoprendo le ferite sul pettorale. Il grande cerchio di oricalco era stato distrutto, infranto dall’attacco di Etere, e proprio da lì fuoriuscivano quelle fumose essenze che l’avevano risvegliata. –"L’armatura dell’Altare… i sigilli degli Dei…"

"Adesso comprendi, amica mia?!" –Parlò una delle tre voci, attorniando Atena, a cui parve quasi di vederne il volto, limpido e gentile, come era sempre stata con lei. Come era, in fondo, nella sua natura.

"Ancora viva?!" –Fu Etere questa volta a parlare, distratto dal riaccendersi del cosmo della figlia di Zeus. –"Ancora ti affanni, testarda e bellicosa, anziché capitolare all’oblio? Ipocrita e anche irriconoscente, avresti dovuto accettare il dono che ti ho offerto, sarebbe stata una morte lenta ma indolore! Cosa dovrò fare di te adesso?!"

"Fai la tua scelta, Etere! Io so quello che farò! Combattere per amore degli uomini!" –Esclamò la Vergine dai capelli viola, espandendo il cosmo e dissipando del tutto il bianco candore in cui era immersa, rivelando le tre sagome evanescenti che le fluttuavano attorno, sagome che né Etere né Emera parvero riconoscere all’inizio, sebbene ne percepissero l’essenza divina.

"Amicizia, giustizia e vittoria! Le tre Dee amiche di Atena, al cui fianco l’ombra han fronteggiato un tempo, sono infine libere dai sigilli che si erano imposte, per non cadere nelle mani dell’oscurità e per rimanere a fianco dell’unica Dea che ha sempre lottato per la libertà degli uomini!" –Declamò a gran voce una grigia evanescenza, assumendo la forma di una donna alta e snella, con angeliche ali affisse alla schiena e una lancia nella mano destra.

"Che… cosa?!" –Esclamarono stupefatti gli Dei di Luce. –"Ma voi siete…?!"

"Nike, che è Vittoria!" –Affermò fiera colei che aveva appena parlato, allungando l’arma immateriale verso Atena, la quale, non appena afferratala, vide il proprio Scettro di Thule rialzarsi da terra, allungarsi e mutare forma, divenendo una vera e propria lancia, con la punta decorata da ali dorate.

"Philotes, Personificazione dell’Amicizia!" –La affiancò subito il secondo spirito, dalle sembianze di una donna adulta, dal viso rubicondo e gaio, che afferrò Atena per mano, strappandole un sorriso, mentre il proprio cosmo la avvolgeva al braccio sinistro, curandone le ferite.

"E infine Dike, figlia di Zeus e Dea della Giustizia!" –Concluse allora l’ultima figura fatua, un’alta donna dal portamento severo, che pareva reggere in mano una bilancia, su uno dei cui piatti comparve una palma d’alloro, che prontamente depose sul capo di Atena, colorandone il volto di ritrovato vigore.

"Noi siamo le amiche di Atena, le Dee che da secoli combattono al suo fianco, con lei e in lei!!!" –Chiosarono i tre spiriti, permettendo alla fanciulla dai capelli viola di ricordare ogni cosa. La guerra, quella lontana guerra in cui avevano combattuto assieme. La fine del mondo per come lo conoscevano all’epoca, e la speranza di rivedersi in un futuro migliore. –"Fu l’antico Cavaliere dell’Altare a sigillare i nostri cosmi, su nostra stessa richiesta, all’interno della sua armatura, certo che nessuno mai avrebbe potuto disturbarci, non essendo egli una figura da battaglia! Così, per tutti questi secoli, siamo rimaste in silenzio a fianco di Atena, sostenendola in ogni battaglia e donandole quell’amore e quella forza che le hanno permesso di sopraffare ogni nemico della Terra e dell’uomo!"

"Adesso comprendo!" –Commentò Etere con sagacia. –"Sospettavano in molti che Nike fosse complice di Atena, che si celasse nell’ombra, scagliando la sua lancia sui nemici già fiaccati, per dare loro il colpo di grazia! E Nyx, soltanto ieri, espresse disappunto per l’assenza dell’ultima Astrazione, la personificazione dell’Amicizia, interrogandosi sul destino cui poteva essere incorsa. La realtà, a quel che vedo, era ben peggiore di ogni aspettativa! Una quadruplice alleanza di ingannevoli Dee, che si servono di un manipolo di adolescenti per realizzare i loro fatui ideali! È così che avete agito, vero? Nascoste e protette dall’Armatura dell’Altare, avete emanato la vostra influenza nel corso di questi secoli?"

Dike annuì con decisione, ergendosi fiera come una statua, con quel volto freddo e impassibile con cui aveva esercitato la giustizia per secoli. Lei, la conciliatrice; lei, la protettrice di saggi amministratori, aveva infine deciso di cedere il proprio ruolo ad Atena, l’unica, tra gli Olimpi, che avesse a cuore la sorte dell’umanità, l’unica ad aver sempre anteposto il loro futuro alla sua stessa felicità.

"Per questo, per il tuo spirito generoso, per il coraggio che hai sempre dimostrato nel lottare anche in cause perse a priori, ti ho sempre sostenuto Atena, aiutandoti a discernere con giudizio, portandoti ad usare intelletto e strategie, anziché a gettarti in sanguinarie guerre per puro spirito di conquista o rivalsa!" –Disse all’amica, prima di scagliare la bilancia di cosmo nel cielo sopra di sé, di fronte agli occhi esterrefatti di Etere e Emera, che la videro ingrandirsi e piombare su di loro, catapultando ciascuno di loro sopra uno dei due piatti. Quindi fu il turno di Philotes ad avvicinarsi ad Atena, sfiorandole le mani e guardandola con quei suoi occhi grandi e così colmi di vita e speranza, sempre convinta, anche nei momenti più bui, che continuasse a esserci il sole oltre le nuvole.

"E sarà così se ci crederai, Atena. Sarà così se, come hai fatto finora, continuerai a cercare l’armonia, il dialogo, la concertazione di tutte le forze divine per un unico obiettivo! Potrai farlo, assieme ai tuoi Cavalieri, uniti dal sacro vincolo dell’amicizia, un legame che mai hanno disatteso, ma che sempre hanno tenuto alto, come bandiera di vita e speranza in questo mondo che sprofonda sempre più nel caos!" –Le disse sorridendo. –"Non servile cameratismo, non freddi legami di obbedienza, fedeltà o timore uniscono i cinque che lottano per il futuro, bensì la vera amicizia, che solo amici fraterni che hanno condiviso la vita e l’amore per la stessa possono provare!"

Atena annuì, ritrovandosi nelle parole della figlia di Nyx, forse l’unica mosca bianca della sua genia, prima che la stessa bruciasse il cosmo, imprigionando gli Dei di Luce sui piatti della bilancia di Dike, con braccia di energia che parvero chiudersi sui due fratelli, tenendoli stretti. Poi si fece di lato e lasciò spazio alla Dea alata, colei che sempre aveva portato la gloria in battaglia a coloro da lei benedetti.

"E io benedico te, amica mia! Da secoli sono al tuo fianco! Sul palmo della tua mano, sulla punta del tuo scettro, sul pugno lucente del tuo massimo combattente! Enumerare non riesco tutte le nostre vittorie, sui campi di Britannia, nelle desolate lande dell’Oltretomba o sotto i cieli di Grecia! Non può esistere sconfitta per la Dea che combatte con amicizia e spirito di giustizia!" –Concordò, incoccando una lunga asta di cosmo e scagliandola in alto, osservandola dividersi in due bastoni e mirare agli Dei Primordiali. –"È ora di andare, adesso!" –Sospirò, voltandosi per cercare lo sguardo delle due amiche.

"Dove andate? No, vi prego, restate! Adesso che finalmente ci siamo ritrovate!" –Esclamò Atena, mentre i tre spiriti la attorniavano e Nike riprendeva a parlare.

"Atena, ascoltaci bene, poiché abbiamo poco tempo prima che gli Dei di Luce ci attacchino! La nostra rinascita è incompleta, in quanto non abbiamo corpo atto a contenerci in quest’epoca!"

"Né, come ben sai, vogliamo carpire quello di un mortale, violandone l’intimità, pratica a cui siamo sempre state contrarie!" –Precisò Dike, l’incorrotta.

"Per cui vivremo dentro di te, amica mia, proteggendoti come abbiamo fatto finora! Anzi, faremo molto di più, ti daremo la nostra completa essenza! Il nostro cosmo!" –Le sorrise Philotes. –"Saremo per te elmo, lancia e scudo in quest’ultima guerra!"

"Dike… Nike… Philotes…" –Mormorò commossa l’Olimpica Dea. –"Non so come ringraziarvi, io non posso accettare un simile dono…"

"Puoi e lo farai, perché noi vogliamo vincere questa guerra, Atena!" –Affermò decisa Nike. –"Questa guerra giusta e sacra, come sacra è la libertà!" –Continuò Dike. –"E l’amicizia, soprattutto quella che lega i tuoi Cavalieri!" –Concluse Philotes, mentre le tre Dee attorniavano Atena, girandole attorno in una spirale di voci ed energia, che si fecero sempre più tenui, fino a scomparire. In quel momento la figlia di Zeus le sentì dentro di sé, donatrici felici di una nuova energia.

Persino la Veste Divina parve cambiare aspetto, fortificandosi ma rimanendo sempre leggera al tatto, come se adesso fossero in quattro a sopportare il peso di tutte quelle piastre di materiale. Le ali snellirono, l’elmo ricomparve a protezione della sua testa, con una corona d’alloro come cimiero.

"Ammiri quegli inutili orpelli di cui ti han fatto dono? A ben poco ti serviranno, Atena! A ben poco ti servirà questo testardo insistere e persistere! Il mondo come lo conoscevi domani sparirà!" –Chiosò allora Etere, che nel frattempo aveva espanso il cosmo, disintegrando il trucchetto con cui le tre Dee lo avevano bloccato; fece per travolgere la figlia di Zeus con un’onda di immane potenza, ma all’ultimo istante la sorella lo fermò, afferrandogli il braccio. –"Uh? Qualcosa ti turba, divina Emera?"

La Dea del Giorno parve esitare un momento, prima di scuotere il capo e parlare con voce atona. –"Lascia ad Atlante la distruzione e tieni fede al tuo nome, fratello! Sei la luce del cielo, non un barbaro bellico, e Atena è comunque figlia del più potente figlio di Crono! Falle dono della beatitudine! A modo suo, la merita!"

"Hai ragione, sorella! Mi sono lasciato prendere dalla foga, comportandomi come uno sciocco ragazzino infuriato! Quale vergogna!" –Commentò Etere, ritrovando compostezza nella posa e nel tono della voce.

O forse come un umano? Pensò Emera, riflettendo su quanto aveva visto finora, sullo spirito di sacrificio e follia che albergava nel cuore di quegli strani esseri umani. Non poté indugiare oltre che già il fratello aveva espanso il proprio cosmo, avvolgendo l’intera cima della Collina della Divinità con una nube di candore, rischiarando quella che ormai sarebbe stata l’ultima sera del Santuario di Atena.

"Pranava sabda!" –Risuonò la sua voce, mentre di nuovo la figlia di Zeus tentava di opporsi. Fu più agguerrita quella volta, poiché già conosceva gli effetti di quel colpo, i desiderabili appetiti di pace su cui voleva far leva, e perché nel cuore sentiva il compito che le tre Dee le avevano affidato. Vegliare sul genere umano, con equità, risolutezza e fratellanza.

"E in nome vostro lo farò!!!" –Avvampò Atena, alzando l’Egida e muovendo rapida lo Scettro di Vittoria, a fendere l’aria con la sua punta dorata, mentre tutto attorno a sé si innalzava il suo cosmo divino, sostenuto da quello di Nike, Philotes e Dike.

"Osi resistere? Osi rifiutare la luce più pura?" –Mormorò Etere, esterrefatto, mentre Atena continuava a bruciare il proprio cosmo, mulinando la lancia in ogni direzione, aprendo continui squarci nella sua nube di beatitudine. Nel farlo, nel farsi spazio tra le nebbie della pace eterna, la Dea intravide il corpo di Nicole a terra, i morbidi capelli castani sparsi sotto il viso spento.

"Tu lo sapevi, vero, buon servitore? Di tua sponte hai scelto di fronteggiare Etere! Per questo sei voluto morire, per ricordarmi l’amicizia delle tre Dee!" –Pianse Atena, assaporando ciascuna di quelle lacrime, tante quanti coloro che per lei avevano scelto di lottare. –"Per te, per tutti voi, miei Cavalieri, Atena combatte! Lancia di Nike!!!" –Esclamò, scagliando l’arma in alto, oltre la cortina di quiete, diretta verso un incredulo Etere, che non ebbe comunque difficoltà nello spostarsi di lato, afferrandone l’asta con la mano. Fece per spezzarla, ma si accorse che il bastone non accennava a incrinarsi, intriso del cosmo di quattro entità divine.

"Che tu sia una o siate in quattro, Atena, ben poco cambia! Il tuo tempo è scaduto!" –Precisò, aprendo il palmo della mano e scagliandole contro una devastante sfera di luce, cui la Dea tentò di opporsi innalzando l’Egida avanti a sé, su cui il globo impattò, spingendola indietro, con una forza tale da scheggiare il pavimento di marmo. Ma Atena Atritonia non crollò, resistette, impavida e instancabile, come l’epiteto che le diedero nel Mondo Antico, con lo scudo levato a sua difesa, avvolta nell’iridescenza di un cosmo che ormai non avrebbe più sopito. Sentiva, alla Prima Casa, tremolare le auree dei suoi fedeli, sentiva la responsabilità di difendere anche loro.

"Atena…" –Mormorò in quel momento il Grande Mur, intento a sollevare il Muro di Cristallo, di fronte al Tempio dell’Ariete, affiancato da Kiki e Castalia. Quindi, preoccupato, cercò l’attenzione di Virgo, in piedi sul tetto dell’edificio assieme a Tiresia, concentrati nel profondere ogni stilla di energia nel prossimo attacco.

"Lo sento, Ariete! Sento fremere il suo cosmo!" –Precisò il Custode della Porta Eterna. –"Pur tuttavia non possiamo muoverci, o quest’effimera barriera che abbiamo eretto a difesa del Santuario crollerà e tutti coloro che dimorano sotto il cielo di Atene sarebbero spazzati via, privi di difese con cui fronteggiare la furia di Atlante!"

Mur non rispose, travolto da un dubbio atroce. Ripensò alle parole di Asher di poche ore prima e convenne che era vero. Erano ancora stretti tra due fuochi, Atlante e i due potentissimi Dei, che minacciavano di ardere il Santuario e Atena. Cosa avrebbero dovuto sacrificare? Fu Virgo a confortarlo nuovamente, con una semplice risposta.

"La missione di Atena reincarnata è difendere gli uomini, questo è sempre stato il suo ideale, lo scopo per cui tante volte si è sacrificata! Questo vorrebbe che facessimo, che dessimo anche la vita per proteggerli. Coraggio, Cavalieri! Fino alla fine!"

Sì. Strinse i pugni Mur, scagliando una nuova Onda di Luce Stellare. Fino alla fine!

"Aaahhh!!!" –In quella, Atena perse la presa sull’Egida, che rotolò rumorosamente sul piazzale, mentre lei crollava a terra, sopraffatta dal potere del Portatore di Luce.

Con sguardo imperturbabile, Etere le volse contro il palmo della mano, pronto per dirle addio, quando un’ombra improvvisa sbucò fuori dalla notte stessa, abbattendosi sui due Dei e separandoli di scatto. –"Ma… cosa? Cos’è, quella?!"

Una grande nave volante era apparsa nel cielo, piombando su di loro, proprio mentre tre comete di luce ne sfrecciavano fuori, investendoli con fasci di energia scintillante.

"Non posso lasciarti un attimo da sola, che già vai a metterti nei guai!" –Esclamò la voce squillante del Primo Cavaliere di Atena, aiutando la Dea a rialzarsi.

"Pegasus…" –Sorrise lei, felice di rivederlo.

"Credo che questo ti appartenga, Atena!" –Aggiunse una seconda figura, dal fisico massiccio, porgendole l’Egida. –"Gran bello scudo!" –E le strizzò un occhio, prima di voltarsi verso il cielo, su cui ancora si stagliavano le bianche sagome di Etere e Emera.

"Non sarà una battaglia facile!" –Commentò allora il terzo giunto, rivestito da una celeste armatura, mentre, poco distante, ai piedi del Santuario, un fulmine color avorio squassava la notte, seguito da una voce imperiosa.

"Folgore suprema!!!"

Atena riconobbe il suo cosmo e sorrise, rincuorata, ben sapendo quel che sarebbe avvenuto. Il rinnovarsi di un antico scontro.