CAPITOLO DICIANNOVESIMO: LA MARCIA DEL TITANO.
Seduta sopra la Meridiana dello Zodiaco, Emera osservava il Grande Tempio di Atene scivolare verso quella che riteneva la sua ultima sera.
Il cuore del santuario era interamente occupato dalla smisurata figura di Atlante, che lei e suo fratello avevano riportato in vita, su suggerimento del Gran Maestro del Caos, in virtù delle abilità di cui il titano era dotato. Una brutale forza fisica, nonché attitudine guerriera, accompagnata ad agilità, intelletto e notevole potere cosmico, sebbene quest’ultimo fosse inferiore a quello sfoderato ai tempi della Titanomachia, essendo stato barbaramente condannato da Zeus ad una lunghissima massacrante dimenticanza sotto le sabbie del deserto. Pur tuttavia il figlio di Giapeto si stava comportando egregiamente, avendo già sconquassato una parte del complesso templare, abbattendo mura e edifici e schiacciando sotto il suo corazzato tallone chiunque avesse avuto l’ardire di avvicinarsi troppo a lui.
Come quegli stupidi Cavalieri di Atena! E quella massa ignorante di anonimi soldati! Li derise la Dea del Giorno, osservando con quanta costanza continuassero a scoccar frecce infuocate contro il titano; con quanta fastidiosa ostinazione persistessero nel dirigergli contro attacchi energetici di ogni sorta, non avendo ancora compreso di non possedere arma atta a ferirlo.
Spostando lo sguardo sul versante del monte rivolto a sud, Emera vide una figura volteggiare a mezz’aria, avvolta in un luccichio dorato. Uno dei due Cavalieri d’Oro che avevano issato quella barriera protettiva sull’intero santuario, una difesa che sia lei che il fratello avevano oltrepassato senza percepire alcun prurito sui loro corpi perfetti e che avrebbe potuto abbattere in qualsiasi momento. Ma non lo fece, né aveva voluto farlo Etere, preferendo osservare quanto ancora avrebbero resistito quei due fanatici difensori di Atena, quanto a lungo credevano di poter trattenere la furia smisurata di Atlante, ignorando di certo il desiderio di vendetta che questi covava dentro e il potere che lo sorreggeva.
Infine Emera posò lo sguardo sulla vetta della collina (che Atena, con vanaglorioso coraggio aveva definito della Divinità, come se fosse degna di essere considerata tale, quell’ipocrita Dea minore!), un ampio spazio pavimentato di marmo dove la figlia di Zeus si opponeva a suo fratello, la Luce del Cielo, affiancata da un giovane uomo di nome Nicole, che le aveva appena portato un oggetto di piccole dimensioni ma carico di una potente energia. Un oggetto che si rivelò essere la gloriosa armatura di Atena.
"Orbene, cosa pensi di fare con quella campana dorata indosso? Di certo non ti aiuterà nei movimenti! Come potrai dunque evitare i miei attacchi?" –La derise Etere.
"Vorrei che tu deponessi le armi, Signore della Luce, e ti unissi a me, a mio Padre, a tutti gli Dei e gli uomini che combattono per impedire che la Terra scivoli in una seconda oscurità, seconda solo a quella primordiale!" –Perorò Atena, con voce sincera, strappando una nuova espressione sorpresa al Nume ancestrale.
"Ribellarmi a Caos?! Abbandonare il progetto di riedificazione del cosmo?! Perché mai dovrei farlo, Atena? Ti confermi una sciocca e ingenua sentimentalista se pensi che potrei anche solo pensare di abiurare alla mia essenza! Io sono Etere, il Portatore di Luce, e questo è il mio compito: abbagliare il pianeta, dandogli un nuovo inizio!"
"Come puoi convivere con la Notte? I vostri progetti, i vostri stili di vita, non sono opposti, Etere?! Tu sogni un mondo dominato dalla luce, lei dalle tenebre infinite! Come potete conciliare le vostre visioni?!"
"Non hai capito, Atena, il progetto di Caos! Egli non desidera il dominio sul pianeta, come Ade e altri nemici che hai affrontato in passato! Egli desidera rifondare il mondo, ricominciare da zero, tramite un nuovo processo di creazione! Ed io lo aiuterò, portando la luce nel mondo nuovo, come mio padre Erebo porterà la tenebra, come mia sorella darà vita al Giorno e Nyx alla Notte, in un equilibrio perfetto!"
"E il fatto che questo nuovo mondo, che aspirate a creare, debba nascere sulle macerie del vecchio non ti fa rabbrividire? Non inorridisci al pensiero di condannare milioni, anzi miliardi, di esseri umani alla morte? Assieme agli animali, le piante e a tutte le forme di vita del pianeta?!"
"Gli esseri umani si sono condannati da soli alla morte, ad essa anelano ogni giorno, scatenando conflitti e guerre, ad ogni livello della loro esistenza! Rivalità, invidie, segreti, insulti e macchinazioni sono solo il prodromo degli scontri fisici, tra individui o società organizzate! Li ho osservati a lungo, dall’intermundi, e ho compreso che la natura umana è incline al conflitto, e quindi all’estinzione! Lord Caos ha sbagliato, creandoli, li ha resi imperfetti, ma nel nuovo mondo non ci sarà spazio per creature di questo tipo! Nel nuovo mondo vivranno solo entità perfette e immacolate!"
"Gli Dei…" –Comprese Atena, sgranando gli occhi inorridita.
"Non tutti! Solo quelli che ne saranno degni!" –Concluse Etere. –"E tu, fallace Dea, non sei tra questi!" –E le puntò contro l’indice destro, liberando un raggio di luce, a cui Atena tentò di opporsi muovendo lesta l’Egida di fronte a sé, ma venendo comunque spinta indietro, fino a sbattere contro una colonna dell’ultimo tempio.
Nicole, al suo fianco, corse subito ad aiutarla, ma ad Etere bastò porre lo sguardo su di lui per fermarne l’avanzata, paralizzandolo a mezz’aria, come una statua di Fidia.
"Lascialo!" –Ordinò Atena, rimettendosi in piedi. –"È me che vuoi, lo hai detto chiaramente! O forse ti impensierisce ciò che un Cavaliere potrebbe fare?!"
A quelle parole il Nume supremo della Luce rise, con una voce cristallina che quasi fece dimenticare ad Atena il loro breve scambio di opinioni. Rise così tanto che gli lacrimarono gli occhi, cercando la sorella con lo sguardo, per sincerarsi che anch’ella avesse udito le parole della figlia di Zeus.
"Deliziosa fanciulla, troppo tempo hai trascorso tra gli uomini al punto da obnubilare il tuo giudizio! Se ritieni possa esistere, in questo santuario prossimo alla distruzione, una sola persona, un solo Cavaliere, come li definisci, che possa impensierirmi, hai del tutto perso il senno! E se non credi alle mie parole, osserva dunque l’impotenza dei tuoi paladini, osserva quanto lentamente ma inesorabilmente si avvicinano alla fine di tutto, anche delle loro sofferenze!" –Parlò Etere, liberando Nicole dalla sua presa mentale e volgendo lo sguardo verso la parte bassa del Grande Tempio, dove lo scontro con Atlante era in pieno svolgimento.
***
"Attenti!!!" –Gridò Nemes, balzando indietro per evitare che un pezzo di roccia la investisse in pieno. Altri, alle sue spalle, non furono così fortunati, finendo schiacciati da uno dei tanti massi scagliati da Atlante. Reda ruzzolò di sotto dalla scalinata di marmo, perdendo l’elmo della corazza, ma venendo subito aiutato dal compagno a rimettersi in piedi.
Da quando Mur e Virgo avevano innalzato la loro cupola protettiva, per impedirgli di avanzare lungo la Collina della Divinità, il titano la stava bombardando con qualunque materiale trovasse a disposizione, sradicando interi edifici dal suolo e schiantandoli con forza erculea contro di essa. Più e più volte i soldati del Grande Tempio lo avevano tempestato di frecce, non ottenendo altro risultato che correre per evitare il rinculo delle stesse. Ma adesso la furia del figlio di Giapeto sembrava aumentata, al punto che i Cavalieri d’Oro compresero che continuare a frenarlo non sarebbe servito a niente. No, dovevano abbatterlo, come Zeus aveva fatto nel Mondo Antico, per proteggere il Santuario di Atena e coloro che vi dimoravano.
"Abbandono dell’Oriente!!!" –Esclamò Virgo, spalancando gli occhi e rilasciando l’energia accumulata in quei minuti di meditazione. –"Onda di luce stellare!!!" –Gli fece eco Mur dal basso, dirigendo l’assalto, al pari del compagno, verso un fianco del titano, dove entrambi avevano notato un’apertura nella rozza corazza. Ma, per quanto congiunto e ben mirato, l’assalto non produsse alcun risultato, soltanto un baluginio sul massiccio corpo di Atlante, che attirò la loro attenzione prima che si spegnesse.
"Incredibile!!!" –Rifletté il protettore della Casa dell’Ariete. –"Avevo finora creduto che gli attacchi dei soldati e dei Cavalieri di Bronzo fossero per lui misera cosa, ma questo colpo congiunto avrebbe dovuto quantomeno indispettirlo, se non ferirlo!"
"Grande Mur! Cosa possiamo fare?!" –Esclamarono Castalia e Asher, ricomparendo accanto all’uomo, malconci e storditi per essere stati travolti da Etere. –"Siamo stretti tra due fuochi! Dovremmo riuscire a spegnerne almeno uno!"
"Non dovremmo! Dobbiamo!" –Precisò Virgo, liberando un nuovo ventaglio di energia dorata, mirando quella volta al volto del titano, agli occhi in particolare, che non erano protetti dall’elmo a casco. Atlante finalmente reagì, ma fu solo per ripararsi dall’improvviso lucore, alzando un braccio di fronte a sé, non per il dolore che l’esposizione a tale intensa luce avrebbe dovuto accompagnare.
Non ebbe il tempo il Cavaliere della Vergine di riflettere ulteriormente che la carica furiosa del titano lo investì. Qualcosa lo aveva eccitato, portandolo a tempestare di pugni la cupola dorata, uno dopo l’altro, finché alla fine essa non cedette. Con uno schianto improvviso, il Custode della Porta Eterna venne spinto indietro, precipitando con poca grazia sul tetto della Casa dell’Ariete, mentre anche il suolo tremava ovunque e molti soldati e Cavalieri cadevano a terra.
"No!!!" –Gridò Asher, osservando l’espressione di giubilo sorta sul volto del titano, consapevole adesso di non avere più ostacoli sul suo cammino. –"Fate qualcosa! Fermatelo!!! Non so come ma dobbiamo fermarlo!!!" –Strillò, scagliandogli contro un pugno energetico, subito imitato da Mur, Castalia e dagli altri Cavalieri di Atena. Ma, come in precedenza, Atlante non prestò loro caso, lasciando che quelle irrilevanti onde si schiantassero sullo scoglio rappresentato dal suo corpo, sollevando una gamba e muovendosi per avanzare, schiacciando, abbattendo, quasi livellando, la parte bassa della Collina della Divinità.
Furono tre parole e un’onda di energia a pararsi di fronte a lui, accecandolo all’improvviso. –"Abbandono dell’Oriente!!!" –Esclamò una voce, mentre una serie di flash luminosi lo stordiva, impedendogli di completare il movimento della gamba, che rimase per un momento a mezz’altezza.
"Adesso!!! Tiratelo giù, adesso!!!" –Ordinò Mur, mentre i soldati lanciavano arpioni e corde uncinate contro la schiena del gigante, subito imitati da Reda e Salzius, che allungarono le loro catene, arrotolandole attorno al suo calcagno destro, strattonando a più non posso. Anche Nemes li affiancò, aiutando Salzius nel tirare, mentre Asher, Castalia e Mur colpivano dal davanti con i loro attacchi energetici, per spingerlo indietro.
"Sciocchi illusi!" –Commentò allora una voce di donna, prima che un’esplosione di luce gettasse tutti all’indietro, a gambe all’aria. Un’esplosione prorotta proprio dal gigantesco corpo di Atlante, che riuscì a recuperare la propria postura eretta, con gran sgomento dei fedeli di Atena.
Fu allora che Mur si accorse che l’uomo sospeso in cielo, in posizione meditativa, non era Virgo, che era ancora sul tetto della Casa di Ariete, intento a tenersi la testa dolorante, bensì un guerriero dai lunghi capelli neri, rivestito da una corazza violacea. Quasi avesse capito di essere osservato, l’uomo distese le gambe, scivolando placido nell’aria, fino a portarsi davanti ai combattenti di Atena.
"Il mio nome è Tiresia dell’Altare Sacro e sono uno dei dodici Heroes della Legione dei Migliori! Se permettete, vorrei unirmi a voi, Cavalieri di Atena!" –Esclamò con voce garbata. –"Sono stato addestrato da un Cavaliere d’Oro, del segno della Vergine, e assieme, nelle nostre lunghe meditazioni, tentavamo di comprendere quale fosse il senso della vita, tentavamo di dirimere una così semplice risposta. Troppo tardi entrambi lo abbiamo compreso e poiché adesso mi è stata data una seconda opportunità, posso anelare a ricominciare da dove ero rimasto!"
"La tua presenza è ben gradita e corroborante, nobile guerriero di Eracle!" –Rispose allora Mur, prima che anche Virgo li raggiungesse, scambiando un sorriso con l’allievo di un suo predecessore. –"In particolare apprezzeremmo suggerimenti su come frenarne l’avanzata!"
"Credo di aver notato una cosa! Quel lampo di luce residua che permane sul suo corpo dopo aver subito un attacco! Lo avrete certamente visto anche voi, non è così?!" –Parlò Tiresia, cui Mur, Virgo e Castalia annuirono, sebbene nessuno di loro avesse ancora capito cosa fosse. –"Temo sia una barriera di cosmo che lo cinge, una barriera che al pari del Kaan o del Muro di Cristallo impedisce a qualsiasi attacco o anche solo oggetto di raggiungerlo! Una seconda pelle di pura energia che lo rende intoccabile, inavvicinabile e invincibile!"
"Una barriera di questo tipo deve essere dispendiosa da elevare! E finora Atlante non ha dimostrato di possedere alcun tipo di cosmo, eccezion fatta per quest’ultima esplosione di luce!" –Precisò Mur, per poi aggiungere pensoso. –"E per quella voce di donna che ho udito! Che abbiamo tutti udito! Direttamente nella mente!"
"Donna?!" –Rifletté Tiresia, volgendo lo sguardo oltre i compagni, oltre la parete rocciosa che chiudeva a destra il Tempio dell’Ariete, alzandolo fino alla cima della Meridiana dello Zodiaco, dove una figura di bianco vestita aspettava, osservando lo svolgersi dei combattimenti. –"È lei! Lei che lo protegge e lo ha reso invincibile!"
"Una delle due Divinità che hanno attaccato Atena!" –Commentò Mur.
"Per la verità… è stata lei ad attaccare noi!" –Esclamò all’improvviso una voce di donna, sorprendendo tutti i presenti, che di nuovo volsero lo sguardo verso l’orologio a fiaccole, sulla cui cima ancora la bianca figura sedeva. La stessa figura che, al qual tempo, apparve dinanzi a loro, permettendo ai presenti di osservarla in volto.
Era una donna di corporatura esile, un viso delicato e sereno, contornato da una cornice di riccioli d’oro. Indossava soltanto semplici abiti bianchi, stretti in vita, ornati da decorazioni dorate: un sole e una scritta in greco che ne indicava il nome.
Ἡμερα
"Emera…" –Ripeté Mur, arretrando istintivamente di un passo, al pari di Asher, Castalia e Tiresia. Solo Virgo rimase impassibile, scrutandola con magnetici occhi azzurri.
"Dunque siete voi la Dea del Giorno, colei che nel Mondo Antico si alternava assieme a Nyx per strutturare la vita degli uomini, donando loro ore di luce, per il lavoro, e di notte, per il riposo!"
"Questo è il mio ruolo!" –Confermò l’ancestrale Nume. –"E quella che state ammirando, là in alto sulla meridiana, è solo la mia immagine residua! In verità è da qualche minuto che vi osservo, ammirata dal vostro disperato ma imperterrito agire, e mi chiedo: perché? A che giova tutta questa fatica contro un avversario al di là delle vostre possibilità? Poiché lo sapete, ne sono certa, che Atlante non è nemico che possa essere vinto da qualcuno di voi, nemmeno da voi tutti assieme. Di certo sarete a conoscenza del fatto che persino Zeus dovette faticare per piegarlo e vi riuscì solo al termine di un sanguinoso conflitto! Volete dunque paragonarvi al Cronide?"
"Non è nostra intenzione una simile blasfemia, Signora del Giorno!" –Parlò Virgo con voce pacata. –"Tuttavia è nostro dovere di Cavalieri, e prima ancora di uomini, combattere con tutte le forze di cui disponiamo per la Dea a cui siamo devoti, la Dea di cui condividiamo gli ideali, affinché ella possa guidarci ancora e aiutarci a salvare gli uomini nostri fratelli!"
"Parole simili a quelle che Atena mi ha rivolto poc’anzi! Parole che non comprendo! Forse voi Cavalieri non vi accorgete dei difetti della vostra razza? Dei delitti, delle sopraffazioni dei popoli che ogni giorno hanno luogo? È quella la razza che volete difendere, apocrifa, malvagia, irrispettosa verso gli Dei e verso il prossimo suo? Combattete battaglie perse in partenza, giovani uomini!" –Sospirò Emera, scostando lo sguardo. –"Avete comunque visto bene, Atlante è cinto da una sottile barriera energetica, da me innalzata, per permettergli di recuperare le forze! Ma poiché ritengo che adesso possa essersi sufficientemente ristorato, la toglierò! Non so dirvi se sia meglio o peggio per voi, perché adesso affronterete la furia del leggendario titano, colui che avanzò verso la cima dell’Olimpo scagliando massi e sradicando alberi e templi! Continuate pure a lottare, se è questo che volete! Continuate pure a sprecare forze e vita, in fondo il destino di tutti voi è già scritto! Atlante vi annienterà e io assisterò alla caduta vostra e degli ideali che con poca forza vi sostengono!" –Concluse Emera, scivolando di nuovo nell’imbrunire e tornando a sedersi in cima alla Meridiana dello Zodiaco. Se ne avesse conosciuto la storia, magari avrebbe riacceso le dodici fiaccole, per scandire il tempo che, a suo avviso, ancora mancava alla scomparsa dell’umanità. Il tempo che separava tutti loro dall’avvento del caos.
I Cavalieri di Atena e Tiresia rimasero interdetti da quella figura, nei cui occhi non pareva esservi traccia di malvagità o odio, come invece avevano rimirato in nemici affrontati in precedenza. Tutt’altro, Emera parlava con spontaneità, come se la fine del mondo e del genere umano non suscitassero in lei alcuna reazione, alcun sentimento, come se fossero ineluttabili. Non ebbero tempo di riflettere ulteriormente, né di scambiare altre parole con l’ermetica Dea, che già Atlante tornò a ruggire, rimasto silente e remissivo in quei brevi minuti di dialogo con Emera.
Adesso tutti poterono vedere chiaramente la violacea aura cosmica che lo rivestiva. Un’aura che concentrò ratto attorno al pugno destro, prima di calarlo con violenza contro un picco sporgente, disintegrandolo e scagliando ovunque frammenti di roccia. Molti soldati vennero travolti e altri che affannavano nel fuggire furono raggiunti dall’onda di pressione energetica che diresse loro contro, semplicemente aprendo il palmo della mano e schiacciandoli a terra, proni e vinti.
"Dobbiamo intervenire, o li annienterà!" –Incalzò Asher, volgendosi verso Mur e Virgo, quasi invocando un loro divino intervento.
"Adesso che è privo della barriera che lo attorniava, dovremmo essere in grado di colpirlo!" –Commentò il primo. –"Sebbene il suo ridestato cosmo ci terrà a distanza!"
"Pensate a un modo per colpirlo, un colpo unico ed efficace! Io vi offrirò quella possibilità!" –Spiegò allora Virgo, prima di sollevarsi in aria con i suoi poteri, avvolgendosi nel suo cosmo dorato.
"Cavaliere!!! Non gettare via la vita! Ricorda il Muro del Pianto! Vincemmo perché eravamo uniti, non martiri solitari cui la vita ben poco caleva!" –Lo richiamò Mur a gran voce, ottenendo in risposta solo un placido sorriso.
"Tutto è per Atena!"
Asher, intanto, era corso ai piedi della scalinata che conduceva al Primo Tempio, vociando a Reda, Salzius, Nemes e Patrizio di radunare quanti più soldati riuscissero, in modo da formare un’unica legione pronta a scoccare le sue frecce infuocate. Fu in quel momento che Atlante si chinò su di loro, spalancando il palmo della mano e pressandoli al suolo. Anche l’Unicorno venne raggiunto da quell’onda di energia e non fosse stato per un’agile figura, balzata svelta su di lui, sarebbe stato disintegrato al pari di altri soldati.
"Stai bene, Asher?" –Mormorò una donna dai capelli rosa, depositandolo a distanza di sicurezza.
"Uh… sì, grazie!" –Rispose confuso lui, osservando la maschera inespressiva che le copriva il volto e l’armatura che indossava, di cui non riconosceva il simbolo. Poi ricordò quel che Castalia gli aveva riferito poche ore prima e convenne che doveva trattarsi della Sacerdotessa della Poppa. –"Kama, vero?!"
La donna annuì, rimettendosi in piedi, proprio mentre Patrizio ordinava ai soldati attorno di incoccare nuove frecce incendiarie e Mur, Tiresia e Castalia scagliavano i loro colpi segreti dal piazzale della Prima Casa.
"Così non funziona!" –Analizzò il ragazzo, attirando l’attenzione del Cavaliere della Poppa. –"Le nostre tecniche intendo! Non sono ben concentrati! Sia Mur che Castalia scagliano attacchi ad ampio raggio, uguale fa Tiresia, che pare avere colpi simili a quelli di Virgo! Avremmo bisogno di un colpo unico, come la freccia di Sagitter, in grado di catalizzare tutte le nostre energie, anziché disperderle! Sarebbe più facile ferirlo!"
"Una disamina attenta! Complimenti!" –Confermò lei. –"Regor ti ha ben addestrato!"
"Conoscevi il mio maestro?!"
"Molto bene. E aveva una grande stima di te!" –Gli disse con voce vellutata, prima di incitarlo a raggiungere gli altri e a proporre loro il suo piano d’attacco.
"È una follia!" –Esclamò Castalia, temendo per il ragazzo.
"Non più di quando Pegasus si lanciò contro la Colonna Portante!" –Rispose Asher, cercando l’approvazione del Grande Mur, che esitò ancora un istante prima di annuire, dando ragione all’Unicorno, riconoscendo quanto fosse maturato nell’ultimo anno. Certo, era sempre stato un fedele sostenitore di Atena, anche prima di scoprirne la natura divina, ma col tempo aveva acquisito una maggior consapevolezza di sé.
"Potrebbe essere la nostra unica occasione! Sei pronto, ragazzo? Ne sei davvero sicuro?"
"Come sicuri si può essere quando si affronta un Dio!"
Mur accennò un sorriso, avvisando telepaticamente Virgo del loro progetto, prima di radunare tutti i Cavalieri superstiti, chiedendo loro il massimo contributo possibile. –"Anche la più piccola stilla di energia farà la differenza!"
Reda, Salzius, Nemes, Kama, Asher, Castalia, Tiresia annuirono, per poi bruciare i loro cosmi, portandoli a vette cui mai erano giunti prima, in un arcobaleno di colori che rischiarò il pomeriggio di Atene, stupendo persino la stessa Emera. Per primi attaccarono i soldati, sotto gli ordini dell’alacre Patrizio, che investirono Atlante da ogni direzione, cercando sempre di tenersi a distanza di sicurezza. Subito dopo fu il turno del Cavaliere di Virgo che, in aria di fronte al titano, liberò un ventaglio di energia dorata diretto verso il volto nemico, per accecarlo e distrarlo. Quindi, non pago, il Custode della Sesta Casa moltiplicò la propria immagine in numerose copie che apparvero attorno alla testa di Atlante, luccicando e lampeggiando, stordendolo a sufficienza da non rendersi conto di quel che stava accadendo sotto di lui.
"Ora, Cavalieri!!! Uniamo i nostri cosmi, fino all’ultimo afflato di vita! Per Atena!!!" –Imperò il Grande Mur, la cui aura cosmica prese la forma di uno splendente ariete dorato, a cui subito si unirono l’Aquila, la Poppa, il Camaleonte, il Pastore, Cassiopea e l’Altare sacro a Eracle. Davanti a tutti, trascinato da quella iridescente corrente di energia, stava ritto Asher, con le braccia unite sopra la testa, tese verso il fianco dell’avversario, avvolto in uno sfavillio di luci che assunse la forma di un punteruolo argenteo. –"Fa’ attenzione, ragazzo!" –Pregò il difensore della Prima Casa, mentre il Cavaliere di Bronzo, sospinto dai cosmi amici, superava le difese del titano, piantandosi in un fianco scoperto, dove le placche dell’armatura non lo proteggevano.
Atlante emise all’istante un urlo agghiacciante e gutturale simile a strida infernali, agitandosi furioso, muovendo le braccia in ogni direzione, alzando e abbassando le robuste gambe, distruggendo ogni cosa o persona attorno a lui. Persino Virgo venne raggiunto da un’onda energetica e spinto indietro, costringendosi a planare sul tetto della Prima Casa per recuperare energie. Asher venne afferrato in malo modo, stretto nel pugno, stritolato e poi scagliato a terra, contro la calca di soldati che correvano ovunque, disperdendosi per evitare gli affondi energetici della progenie di Giapeto.
"Riuniamoci!!!" –Gridò allora Mur, richiamando tutti i Cavalieri e i guerrieri che riuscì a radunare in fretta, mentre sforzava oltremodo il cosmo per generare un muro difensivo. Tiresia si unì subito a lui, unendo le dita delle mani e creando una cupola di energia, a cui andò a sommarsi il potere di Virgo, che li raggiunse poco dopo. Castalia fece appena in tempo ad afferrare Reda e Salzius e a portarli dietro la barriera che l’onda di Atlante si abbatté sulla scalinata del Grande Tempio, con una foga mai scatenata prima. L’antico marmo andò in frantumi, le pareti di roccia crollarono, persino numerose colonne e architravi della Prima Casa si spezzarono, ma i Cavalieri parvero resistere, concentrati nell’infondere alla cupola protettiva ogni stilla del loro cosmo.
"Ora basta!" –Risuonò allora una voce maschile, soave ma ferma al tempo stesso. Fu un attimo e la barriera andò in frantumi e gli ultimi difensori del Grande Tempio vennero scagliati contro le rocce circostanti, schiantandosi e mescolandosi assieme ai detriti di un mondo prossimo al tramonto.
Così Etere aveva deciso.
***
L’Altura delle Stelle sorgeva a pochi chilometri di distanza dalle Dodici Case, isolata dal resto del Grande Tempio dalla sua particolare conformazione fisica. Un unico erto pinnacolo che si innalzava verso il cielo, in cima al quale gli antichi Grandi Sacerdoti avevano costruito un osservatorio per la lettura degli astri. Matthew ne aveva sentito parlare spesso, quando era un apprendista e si allenava sotto l’attento, e mai soddisfatto, sguardo del Cavaliere di Gemini, sebbene mai vi si fosse recato, essendo un luogo riservato all’Oracolo della Dea.
"Se ad Atene vi è un portale dimensionale, quello di certo è qua, nell’abaton del Grande Tempio!" –Spiegò il Cavaliere dell’Arcobaleno, raggiungendone la base assieme ad Elanor. –"Da quel che Avalon mi spiegò, riguardo a questi varchi, furono creati dagli antichi saggi, proprio i sette che forgiarono i nostri talismani, uno in ogni luogo di culto ove dimorarono, per portare il loro messaggio di pace e di fratellanza!"
"Dunque ritieni che il primo oracolo di Atena fosse uno dei Sette?" –Sgranò gli occhi la ragazza, mentre il compagno scrollava le spalle, non sapendo darle una risposta.
"Questa era una delle tante teorie di Avalon a cui non ha mai saputo dare risposta! Ma il mio maestro, il maestro di noi tutti Cavalieri delle Stelle, amava porsi continue domande, mettendo sempre in gioco ogni certezza!" –Rispose Matthew, tirando uno sguardo verso la cima dell’alto colle, cercando di non prestare orecchio agli scontri che stavano avendo luogo presso il cuore del Santuario, scontri a cui avrebbero dovuto partecipare. –"Vuoi ancora farlo?"
"Io… devo farlo! Non posso abbandonare mia madre! Devo sapere che sta bene, che quest’ansia che mi ha invaso, prostrandomi a terra, è solo suggestione per l’ultima guerra, niente di più! Io… glielo devo!"
Matthew annuì, comprendendo le sue motivazioni, così bruciò il cosmo, lasciando che i sette cristalli della sua cintura scintillassero, generando un tappeto di energia colorata su cui montò all’istante, prendendo Elanor per mano e portandola con sé. In un attimo la scia energetica avvolse l’Altura delle Stelle, turbinando attorno ad essa in una spirale di colori, fino a raggiungere la sommità, ove scomparve, depositando i due Cavalieri delle Stelle di fronte all’ingresso dell’antico tempio.
"Non ci vorrà molto per esplorarlo, come vedi è molto piccolo, destinato solamente ad ospitare l’officiante di Atena quando doveva scrutare le stelle!"
"Scrutare le stelle…" –Rifletté la ragazza, seguendo Matthew all’interno del tempietto. –"Perché? Forse per controllare i moti degli astri, il loro allineamento, il ricrearsi di una determinata configurazione astrale?"
"È possibile! Le stelle hanno dominato la vita degli uomini per molto tempo! Ad esse popoli di credi diversi si sono affidati, per cercare affanno dai turbamenti della vita, per implorare gli Dei che inviassero un cenno tangibile della loro esistenza o anche solo per guardare oltre, verso altri mondi!" –Commentò il biondino, iniziando a controllare i muri, i pavimenti, i pochi arredi dell’antico osservatorio, alla ricerca di un indizio sulla presenza del portale. –"Secondo le Cronache redatte da Avalon, e che ho sommariamente sfogliato, o forse dovrei dire fiaccamente, dopo la sconfitta di Caos i Sette si divisero, decisi a diffondere in ogni angolo del mondo le loro conoscenze, per aiutare l’umanità a progredire, diversificandosi ma al tempo stesso rimanendo unita, nella prospettiva di un ritorno dell’oscurità. Vasteras divenne Consigliere di Zeus, Elmas lo fu di Nettuno, ma entrambi incorsero in un tragico destino, morendo il primo durante la Titanomachia, il secondo durante l’affondamento di Atlantide. Menara morì per le ferite riportate nello scontro con Caos, Tegel si fermò nell’isola che poi divenne Avalon, mentre Galen raggiunse l’Egitto, ove fondò, curò e difese fino alla morte la Biblioteca di Alessandria! Antalya diede vita alla Colonia di Mu, magnifica e prospera isola nel Pacifico, ma di Kloten si persero le tracce. Per molto tempo l’Antico credette che, bisognoso di riposo, avesse cercato un posto dove morire, come il compagno Menara, ma Avalon non lo credeva. E sospetto avesse ragione!" –Chiosò, muovendo il piede sul pavimento, per spazzar via strati di polvere e mostrare ad Elanor quel che aveva intravisto.
Al centro del tempietto, scolpiti nel vetusto marmo, vi erano dei segni che entrambi riconobbero all’istante. Un cerchio perfetto, dentro il quale erano scolpiti due bracci incrociati tra loro, a formare una croce, il cui centro era lo stesso del cerchio.
"Una croce celtica." –La riconobbe Elanor. –"Lo stesso disegno inciso sul mio scudo!!!"
"Un simbolo antico e molto potente! Avalon mi raccontò che i druidi lo ritenevano un tramite tra il mondo terreno e quello celeste. Quale che sia la verità sulla sua origine, di certo ha per noi un significato pratico, sempre che riusciamo a farlo funzionare!"
"Non sarà difficile! Io… ce la farò!" –Mormorò la ragazza, radunando il proprio cosmo. Socchiuse gli occhi, inspirando ritmicamente, mentre un vento improvviso si sollevò, scuotendo polvere ferma da millenni e facendola danzare davanti agli occhi stupefatti di Matthew, che vide, dopo pochi attimi, una flebile luce accendersi nelle scanalature del marmo. Una luce che presto percorse l’intera superficie del portale.
"Elanor!!! Aspetta!!! Come farai a muoverti? Jonathan una volta mi disse che varcare la soglia dello spaziotempo è come fare un salto nel buio! Puoi rischiare di perderti, non vedendo la strada, e smarrirti nel nulla, e in tal caso nessuno potrebbe riportarti indietro poiché nessuno saprebbe dove sei!"
"Il cosmo di mia madre mi guiderà! Lo sento!"
"In tal caso, io sarò il tuo faro per tornare!" –Esclamò lui, raggiungendola al centro della croce e strappandole un sorriso. –"Non ti lascerò da sola!" –Portarono i loro cosmi in sincronia, prendendosi per mano, e poi scomparvero.