CAPITOLO SEDICESIMO: VALICO DI SANGUE.

Cristal dovette proprio ammetterlo. L’efficienza della macchina bellica messa in moto da Alexer era totale.

Nonostante fosse stato assente appena una giornata, per scendere in Grecia al concilio di tutti i regni divini, il Principe aveva preventivamente disposto lo sgombero di tutte le poche aree popolate dell’estremo nord europeo, invitando gli abitanti a rifugiarsi all’interno della fortezza di Asgard, in accordo con la Sacerdotessa di Odino. Aveva anche approvato la richiesta del Cavaliere del Cigno di inviare una squadra dei suoi migliori guerrieri per mettere in salvo coloro che vivevano nei radi villaggi della Siberia settentrionale, tra cui Kobotec, la cui salvezza al ragazzo stava molto a cuore, soprattutto quella di Jacob, Katia e dei loro familiari. Così tutti erano stati scortati in fretta dentro la cittadella sul Mare Artico, anche a costo di obbligarli ad una marcia forzosa e scomoda, sebbene tutti fossero abituati alle rigidità del clima.

Ma non erano solo i venti polari a preoccupare Alexer e Cristal, adesso riuniti sul camminamento esterno del castello del Principe, arroccato all’ingresso della Valle di Cristallo, ma ciò che quei venti stavano portando seco. Quell’immensa nube nera che, dall’Asia centrale, andava allargandosi sopra l’intero continente, finalizzata a togliere il sole all’ecumene intera.

"È opera sua, vero?" –Chiese il Cavaliere di Atena, rivestito della sua nuova Armatura Divina. –"Di Caos, intendo!"

Alexer annuì, senza togliere lo sguardo dalla cappa oscura che lentamente ma inesorabilmente avrebbe ricoperto il pianeta. E se gli uomini comuni, che vivevano comodi e sicuri nelle loro belle città, credevano si trattasse soltanto di passeggere nubi temporalesche, l’Angelo di Aria sapeva bene che non era così. Era soltanto il potere di Caos che cresceva, sempre più, e quando fosse riuscito a recuperare la sua intera forza primigenia avrebbe potuto rivestire la Terra tutta.

"Eventualità che dobbiamo scongiurare!" –Chiarì, spostando lo sguardo in basso, lungo le mura possenti della piazzaforte che chiudeva l’accesso a chiunque avesse desiderato prendere la via per Asgard. Oltre a loro, e alle legioni di Blue Warriors addestrati da Alexer, anche alcuni Seleniti attendevano pazienti. Il campo di forza messo in piedi dagli Angeli, dalla Regina di Polaris e dagli Asi sopravvissuti avrebbe impedito ai nemici di teletrasportarsi direttamente alla cittadella sul Mare Artico, obbligandoli ad un rigido percorso a piedi. –"Questo fintantoché i nostri cosmi rimarranno vividi e freschi!" –Aggiunse il Principe, ricevendo in cambio un sorriso tirato dal Cavaliere del Cigno.

Un guizzo d’ombra attirò l’attenzione dell’Angelo di Aria. Ed in effetti, gettando uno sguardo verso la bianca vallata che si apriva davanti al castello, Alexer e Cristal riuscirono a distinguere alcune sagome farsi sempre più nitide. Rivestite da nere corazze, erano facilmente individuabili in quell’oceano di neve e ghiaccio, sebbene ve ne fossero alcune che si differenziavano per colori più sgargianti. I probabili capitani di quell’avanzata, convenne il Cigno, continuando ad osservarli e iniziando al qual tempo a radunare il cosmo.

Il piano concordato con Alexer e con Flare era piuttosto semplice, in verità, sebbene la Regina di Asgard fosse stata restia ad accettarlo, temendo per il giovane Cavaliere di Atena, di nuovo esposto in prima linea al fuoco nemico. Pur tuttavia era per quello che lo amava, per il suo mettere sempre prima gli altri rispetto a se stesso, ed alla fine era stata costretta a capitolare, rimanendo al sicuro dietro le mura di Asgard assieme alla guarnigione difensiva e ai popoli del nord.

"Arrivano!" –Si limitò a giudicare Alexer, osservando le legioni oscure approssimarsi all’imboccatura della vallata. Ancora pochi passi e sarebbero stati dentro, alla loro mercé.

"Che il potere dei ghiacci eterni sia con me!" –Esclamò il Cavaliere del Cigno, espandendo il cosmo, vasto e glaciale, che invase in breve l’intera Valle di Cristallo, stupendo sia i Seleniti, che non lo avevano ancora percepito, sia tutti i guerrieri al servizio di Alexer. –"Madre, Abadir, Maestro dei Ghiacci, Acquarius! Che da sempre vegliate su di me, stelle tutelari della mia esistenza, assistetemi anche in quest’ultima prova!" –Invocò, liberando il proprio cosmo, che scosse i versanti delle montagne attorno, smuovendo rocce e neve e generando gigantesche slavine che piombarono feroci verso il fondo della valle, sospinte da un’improvvisa tempesta di ghiaccio.

L’armata nemica sembrò presa alla sprovvista da quell’assalto repentino, tentò di abbozzare una qualche forma di difesa, ma tutto fu vano, venendo travolta dalla furia delle valanghe e sommersa sotto strati di neve e pietrisco. Fu allora che il cosmo di Alexer si innalzò ruggente, squarciando il cielo con folgori azzurre, che lasciarono impietriti persino i guerrieri del ghiaccio a lui fedeli.

"Fulmini siderali, straziate l’oscura legione!!!" –Tuonò, apparendo in cielo, magnifico nelle sue vesti azzurre, le ali angeliche spalancate alle sue spalle, mentre migliaia di folgori riempirono l’aria, abbattendosi con inusitata violenza contro il mucchio confuso di neve e guerrieri là sotto seppelliti. Alexer rimase in ascolto, per tutta la durata dell’assalto, percependo la neve sfrigolare e sciogliersi per il calore generato, la roccia spaccarsi, il suolo tuonare in risposta, ma neppure un lamento innalzarsi da quell’ammasso di guerrieri caduti. –"Piuttosto strano…" –Osservò, planando verso terra, per osservare meglio.

Anche Cristal, ritto sui camminamenti merlati del castello di Alexer, spalancò le ali della rinnovata Armatura Divina, per unirsi a lui nelle ricerche, ma non appena fece per tuffarsi, la voce dell’Angelo di Aria lo raggiunse.

"Non muovetevi!!! È una trappola!!!"

E quello fu l’ultimo suono che il Cigno udì, prima che una moltitudine di voci, perfide risate e clangore di armi sbattute lo raggiungesse, senza comprendere da dove potessero arrivare. Il cielo si riempì ulteriormente di nuvole, sospinte da un fetido vento oscuro, ove nere saette presero a danzare, e su quello sfondo infernale centinaia, forse migliaia, di sagome corazzate apparvero all’istante. Cristal sgranò gli occhi quando vide l’esercito nemico giungere all’assalto delle ultime difese di Asgard a cavallo di grifoni dalle ampie ali e dagli artigli pronti a ghermire.

"Uccideteli tutti!!!" –Ghignò una voce, proveniente da un guerriero smilzo che volava di fronte al resto dei suoi sottoposti, un uomo rivestito da una corazza vermiglia dotata di ali simili a quelle di un pipistrello.

Al tempo stesso la terra tremò sotto i piedi di Alexer, la neve si sciolse di colpo, anticipando l’emergere violento di terribili serpenti di fuoco, che obbligarono il Principe a balzare indietro all’improvviso. Un’orribile figura, che non seppe all’inizio identificare, comparve di fronte a lui, alta e minacciosa, tre metri e forse più, il corpo ricoperto di squame purpuree, la testa racchiusa in un vortice di capelli dalla forma di serpenti infuocati.

"Quale perigliosa minaccia è giunta ad Asgard dalle profondità della terra?!" –Mormorò Alexer, mentre la bizzarra creatura allungava il periglioso crine verso di lui, scagliandogli contro strali incandescenti dalle fauci aperte.

Il Principe espanse subito il suo cosmo azzurro, congelandoli prima che lo raggiungessero, ma dovette comunque spostarsi di lato in lato per evitare le incessanti raffiche che la creatura gli stava dirigendo contro. Aiutandosi con le ali della corazza, sollevò una tempesta di ghiaccio, con cui spinse il mostro indietro, facendolo accasciare di lato e permettendogli di osservarlo meglio. Fu in quel momento che le grida dei Blue Warriors lo raggiunsero, portandolo a sollevare lo sguardo verso la roccaforte, messa sotto assedio da una moltitudine di guerrieri a cavallo di spietati grifoni. E Cristal che, in alto sulle torri merlate, li teneva distanti con tempeste di ghiaccio.

"Devo andare ad aiutarlo!" –Rifletté, prima di concentrare i sensi e percepire qualcosa, oltre al fetido cosmo della creatura da lui appena abbattuta. –"C’è qualcun’altro!" –Aggiunse, prima di scandagliare i dintorni nevosi con i suoi sensi acuti e individuare nuove presenze al limitare del sentiero, proprio all’interno della foresta. Qualcuno stava cercando di passare, non visto, approfittando del disordine in cui versavano le guarnigioni di Asgard. –"Mostratevi!!!" –Gridò, generando una scarica di energia azzurra che rischiarò le propaggini del bosco, permettendogli di vedere una moltitudine di sagome armate. Ma prima che potesse fare alcunché, guizzanti figure si scagliarono contro di lui da molteplici direzioni, con una velocità che non aveva niente di umano.

Solo quando fu sbattuto a terra e portò avanti le mani per proteggersi, riconobbe che quelle figure erano dei grossi lupi dal pelo grigio, rivestiti di corazze ornate di macabri spuntoni. –"Lupi da guerra?!" –Mormorò, comprendendo chi lo aveva appena attaccato e gettando via la bestia dallo sguardo famelico. Ma per ognuna che respingeva, un’altra lo caricava, costringendo infine il Principe a tenerle a distanza con un’impetuosa emanazione cosmica, che dilaniò molti lupi, sebbene altri furono abbastanza svelti da evitare l’onda energetica.

"Non con il freddo vincerete i Warg!" –Esclamò allora una ruvida voce maschile, mentre un uomo ben piazzato si faceva strada dal limitare della foresta, in groppa a uno di quei grossi felini, circondato da altri guerrieri. –"I Lupi di Járnviðr al rigido clima sono ben temprati, fin troppo, al punto da averli resi spietati e affamati! Non esiteranno davanti a niente pur di ottenere il bramato cibo che troppo a lungo è stato loro negato!"

"Lupi della Foresta di Ferro?! Credevo che i miei Blue Warriors li avessero sterminati!"

"E così han fatto! Ma erano troppi per scovare tutti i loro nascondigli e molti di loro già si erano uniti a me, prostrandosi al servizio del Gran Maestro del Caos e dei Progenitori! Come ho fatto io, Reidar, per avere la mia vendetta!" –Parlò l’uomo, dal chiaro aspetto nordico, con lunghi e poco curati capelli biondi e occhi grigi. –"Credevi che non sapessimo che ci stavate aspettando? Ah ah ah! L’occhio dell’unico Dio giunge ovunque, Principe Alexer! Potete impedirci di teletrasportarci ad Asgard ma non potete impedirci di avanzare! E, in tutta onestà, non mi dispiace affatto! Che guerra sarebbe senza battaglie? Che vendetta sarebbe se non ruscellasse del sangue? Ah ah ah! Armata delle Tenebre, all’attacco!!!" –E, prima ancora che terminasse la frase, altri cosmi si erano aggiunti al suo, anticipando il palesarsi di guizzanti figure dotate di potenti artigli di energia cosmica, che piombarono su Alexer, obbligandolo a balzare indietro per non essere affettato.

"Mi prendi per un incauto ragazzino?!" –Tuonò il Principe, espandendo il proprio cosmo glaciale e respingendo gli assalti di quelle veloci sagome guerriere.

"Tutt’altro! Vi prendo come un valido combattente, ma, come ognuno di noi, non può difendersi contemporaneamente da troppi avversari, no?" –Ridacchiò sornione l’uomo chiamato Reidar, mentre tutto attorno, dalla neve smossa, si sollevavano decine e decine di creature simili alla prima che aveva abbattuto. Persino i Warg parvero ritirarsi di fronte all’orrore di quei crani ricoperti di serpenti infuocati, radunandosi attorno al loro comandante che diede la carica per andare avanti.

"Dove credete di andare?!" –Esclamò Alexer, ma non poté seguirli che una pioggia di serpi incandescenti gli sbarrò il passo, costringendolo a creare un muro di ghiaccio per pararle. Quindi, espandendo il gelido cosmo, roteò su se stesso, dando vita ad un mulinello d’aria fredda con cui spense tutti i mostruosi proiettili infuocati che le bizzarre creature gli rivolgevano contro, aumentandone l’estensione in poco tempo e investendo i nemici, sollevandoli di peso e scaraventandoli molti metri più a valle.

Solo allora, tirando un sospiro di sollievo, poté voltare lo sguardo verso Reidar e i suoi compagni, che già galoppavano in lontananza sul dorso dei Warg, battendo sicuri le vie delle foreste, come se avessero chiaro il percorso. Alexer fece per lanciarsi alla loro caccia, quando un repentino frusciare lo fece girare, giusto in tempo per notare una guizzante frusta attorcigliarsi attorno al suo calcagno, sollevarlo di peso e sbatterlo a terra, venendo trascinato in basso, verso una torreggiante figura mostruosa che si era appena rimessa in piedi. Solo in quel momento il Principe notò le fattezze femminili di quel rozzo corpo, evidenti nonostante fosse rivestito di scaglie; persino il volto, incorniciato da quella moltitudine di rettili infuocati, era di una donna. Di una donna triste, si disse, osservandone lo sguardo, le pupille vuote, spente. E rimanendo così, bloccato, a guardarla in faccia, incapace di capire perché all’improvviso avesse perso sensibilità alle gambe, alle braccia, al resto del corpo. Cos’era successo, quale oscura magia poteva averlo ammaliato al punto da fargli perdere l’uso dei cinque sensi, proprio lui che era uno delle creature immortali per eccellenza? Con orrore, osservando l’alta figura mostruosa che incombeva su di lui, comprese chi fosse infine la sua avversaria e come avesse potuto vincerlo. Non uccidendolo, non essendone di certo in grado, bensì pietrificandolo.

***

Cristal sentì avvampare il cosmo di Alexer, poi lo sentì quietarsi e infine agitarsi un’ultima volta, fino a rimanere bloccato in una strana vibrazione. Non si era troppo premunito di correre in suo aiuto, all’inizio, ben conoscendo la sua potenza d’attacco e le sue abilità in battaglia, preferendo rimanere in cima al baluardo, per incitare i Blue Warriors nello scontro con le armate oscure. Aveva abbattuto molti nemici, travolgendoli con tempeste di gelo e vento e osservandoli mentre, ridotti ormai a rozzi blocchi di ghiaccio, precipitavano, schiantandosi a terra. Aveva anche dato vita ad un breve scontro con un guerriero dall’armatura rossastra e dai folti capelli viola, di grado superiore alla moltitudine dell’esercito che conduceva. Lo aveva incuriosito il modo distratto, a tratti diabolico, con cui svolazzava sul castello di Alexer, sostenuto dalle ali da pipistrello della sua corazza, scagliando ovunque saette oscure e spingendo indietro i soldati azzurri con turbini di vento, chinandosi a volte su di loro, afferrandone alcuni e gettandoli di sotto dai torrioni.

Gli aveva diretto contro uno dei suoi colpi migliori, ma l’uomo, anziché evitarlo, si era avvolto in un mucchio di nubi piovigginose, che avevano attutito l’attacco di Cristal, limitandosi a farsi trascinare via, quasi fosse più leggero dell’aria. Avrebbe voluto inseguirlo, oltre il bastione sul retro del castello, ma in quel momento aveva sentito svanire il cosmo di Alexer.

No! Si disse il biondo Cavaliere di Atena, affacciandosi e guardando in basso, nel sentiero in cui avrebbe dovuto trovarsi il Principe, dove avevano inizialmente pensato che l’Armata delle Tenebre sarebbe passata. Non è sparito! È come se fosse… fermo? Cristal non capì, ma poi vide quell’enorme creatura, dal corpo avvolto da mortifere fiamme, ergersi sull’Angelo di Aria, e allora prese la sua decisione, spalancando le ali del Cigno Divino e gettandosi in picchiata. Falciò alcuni guerrieri con il suo cosmo glaciale, fino a planare vicino ad Alexer, sopra di lui, colpendo la mostruosa sagoma di fuoco con un calcio in pieno volto e spingendola indietro, impedendogli di infierire ulteriormente sul corpo del suo mentore. Corpo che, avvicinandosi e osservandolo con attenzione, notò era stato pietrificato.

"Ma… che cosa?!" –Esclamò esterrefatto. Si chinò su di lui, sfiorandolo e trovando conferma ai suoi pensieri. La corazza, il volto, l’intero corpo di Alexer era divenuto pietra, paralizzato in un movimento che il Principe stava compiendo, di certo per difendersi dalla bestia. –"Già… la bestia…" –Ricordò Cristal, voltandosi proprio mentre la bizzarra creatura si rimetteva in piedi e i serpenti infuocati sul suo capo si drizzavano famelici, al pensiero di aver trovato un nuovo obiettivo.

Fu mentre studiava la migliore strategia per vincerla in fretta, in modo da poter tornare ad aiutare i Blue Warriors, che una voce lo raggiunse, parlando direttamente alla sua anima.

"Sono stato incauto."

"Co… come?!" –Rantolò Cristal, riconoscendo il suono della voce di Alexer e subito voltandosi per osservarne il rigido corpo.

"È una Gorgone!" –Aggiunse questi, e allora il Cigno capì quel che era accaduto.

"Ma certo! Figlie di Ceto e di Forco, erano tre sorelle divine, che abitavano, si narra, alle bocche degli Inferi! Erano donne bellissime ma pericolose, in grado di mutare in pietra chiunque le guardasse negli occhi! Ecco cosa è accaduto ad Alexer!"

Quasi avesse intuito i suoi ragionamenti, la Gorgone scattò alla carica, tenendo il viso rivolto avanti, verso il Cavaliere del Cigno, e liberando proiettili di fuoco dal capo.

"Che orrore!!!" –Esclamò Cristal, portando avanti il braccio destro, sul cui indice già balenava il gelido cosmo. –"Anelli di ghiaccio!" –E congelò tutti i serpenti infuocati, mandandoli in frantumi, avendo cura di tenere lo sguardo di lato, in parte rivolto verso Alexer, a memento mori di quel che poteva accadere a guardarla in faccia, in parte verso il terreno, su cui la sagoma della Gorgone si allungava minacciosa.

Un nuovo assalto lo obbligò a balzare indietro, dietro al corpo pietrificato di Alexer, portandolo a sollevare un braccio e a generare una barriera di ghiaccio contro cui i serpenti di fuoco si infransero, cadendo al suolo e liquefacendo il terreno stesso. Ma l’emanazione cosmica del Cavaliere di Atena bastò a congelarlo all’istante, permettendogli di rifiatare un momento, afferrare il rozzo corpo del Principe e portarlo indietro, al riparo dietro alcuni alberi. Avesse avuto più tempo, avrebbe provveduto a chiuderlo in un feretro di ghiaccio, ma l’alito infuocato della Gorgone già incombeva su di lui, incessante e inquieto, come se a nient’altro anelasse se non ad uno scontro con lui.

"È piuttosto naturale, se ben ci pensi!" –Gli parlò Alexer, mentre Cristal danzava sul ghiaccio, schivando i rettili arroventati. –"Non conosci la storia delle tre Gorgoni e di come Steno sia rimasta sola?"

"Steno?! Si tratta dunque di lei?!"

"Ne sono sicuro! Come sono sicuro che ti odia! Percepisco il suo rancore; l’astio che ti rivolge in quanto Cavaliere di Atena fa ribollire il suo sangue divino, incendiando i serpenti che, da tanto odio, le sono cresciuti sul capo, deformando il suo aspetto in una bellezza mostruosa!"

"Perché tanta ostilità verso i Cavalieri di Atena?!" –Chiese allora Cristal, sollevando un muro di ghiaccio e fermando il nuovo assalto di Steno. Quindi, notando uno strisciare lesto sul suolo, fu svelto ad evitare la lunga coda squamata della Gorgone, balzando in alto e afferrandola poi mentre sgusciava via, strattonandola con forza e infondendovi il suo cosmo glaciante.

Steno strillò, spalancando la gola, mentre i serpenti di fuoco turbinarono sul suo capo, saettando in direzione del Cigno, che fu lesto a contrastarli con una tempesta di ghiaccio, congelandoli uno dopo l’altro. Ma la Gorgone non arrestò l’attacco, liberando migliaia di dardi roventi, in uno scontro incessante tra fuoco e ghiaccio che saturò l’aria di vapore e strida.

"Per la solitudine in cui l’avete confinata, condannandola ad un’esistenza solinga e raminga!" –Tornò a parlare Alexer. –"Delle tre sorelle, due furono uccise proprio da Cavalieri di Atena! Non ricordi l’impresa di Perseo, nel Mondo Antico, che tagliò la testa di Medusa, usandola poi per ornare lo scudo dell’Armatura d’Argento da lui indossata? E, forse non sai, ma è storia recente, Euriale, seconda sorella di Steno, cadde una decina d’anni fa, uccisa da due Cavalieri di Atena in una foresta cinese, dove aveva trovato rifugio, cibandosi di esseri umani, almeno quelli che non aveva pietrificato."

"Se di tali macabri azioni si era macchiata, non mi stupisce che i Cavalieri di Atena l’abbiano combattuta! Sono mostri, in fondo!"

"Certo. Ma sono soli. E quindi arrabbiati! Stai attento, Cristal! Delle tre sorelle, Steno è la più forte, come indica il nome stesso! Non guardarla mai in volto!"

Il Cigno annuì, continuando a riversare il cosmo nella coda che reggeva in mano e nella tempesta di ghiaccio che, al qual tempo, aveva sollevato per impedire ai serpenti infuocati di raggiungerlo. Ma quello stallo non poteva durare, né gli avrebbe dato la vittoria. Fu il grido rabbioso della Gorgone a scuoterlo, mentre la coda squamosa andava in frantumi, dilaniata da un freddo così intenso che neppure la sua fiamma divina seppe contrastare. Colma di dolore e ira, Steno spalancò le rozze e corte ali che le ornavano la schiena, sollevandosi e dirigendosi verso il Cavaliere di Atena, i lunghi serpi infuocati tesi avanti, come lance pronte a intingersi nel sangue nemico.

"Non ti avvicinare, bestia immonda!!! Polvere di Diamanti!!!" –Tuonò allora il giovane di origini russe, scagliando il proprio assalto verso la Gorgone, che, anziché ritirarsi, continuò ad avanzare verso di lui, sfidando la tempesta di ghiaccio. –"Maledizione!!!" –Ringhiò Cristal, accorgendosi di non poter dirigere al meglio i suoi attacchi se impossibilitato a guardare il suo nemico. Poi, pensando ad Alexer, che lo attendeva poco distante, e allo scontro sostenuto da Sirio anni addietro, contro il Cavaliere che utilizzava quel potere micidiale, si infervorò, deciso a non lasciarsi abbattere dallo sconforto né dalla prospettiva di una sconfitta. Così roteò il braccio sinistro, posizionando lo scudo in modo da servirsene per individuare la posizione della Gorgone, evitandone al qual tempo lo sguardo.

Ma Steno, quasi avesse subodorato il pericolo, fu lesta a scattare di lato, velocissima, tempestando il Cigno dal fianco scoperto. Raggiunto dal morso di un serpente di fuoco ad una coscia, Cristal fece esplodere il proprio cosmo, generando un devastante tifone di gelo che lo avvolse, inglobando in fretta il suolo attorno a sé e anche la stessa Gorgone, che non ebbe tempo di sottrarsene. Il confuso turbine di neve, terriccio e combattenti si placò dopo un mezzo minuto, rivelando una devastata distesa dove non vi era più traccia né di Cristal né di Steno.

Fu la Gorgone la prima a ricomparire, sollevandosi da sotto un cumulo di neve e pietrisco, mugghiando furiosa e lasciando sibilare i serpi infuocati, volgendo rapida lo sguardo attorno a sé, alla ricerca del proprio avversario. Sopra di lei, nel castello di Alexer, gli scontri tra l’Armata delle Tenebre e i Blue Warriors erano ancora in corso, ma Steno non aveva interesse né verso la prima né verso i secondi, solo verso il Cavaliere di Atena. Solo per quel motivo, per la presenza di almeno uno di loro, aveva accettato gli ordini del Lord Comandante di unirsi a quell’impresa. E adesso pretendeva quel che le spettava.

La destò un rapido movimento alla sua destra, al limitare della foresta, uno scintillio bianco che ricollegò subito all’Armatura Divina del Cigno. Spalancando le ali si precipitò in quella direzione, riconoscendo il Cavaliere dello Zodiaco che correva verso i boschi, di certo per trovarvi riparo. Eccitata, lo bersagliò di strali incendiari, che si staccavano rabbiosi dal suo cranio per affondare nel corpo del giovane, che continuava a correre e a sfuggirle, infilandosi nella scura boscaglia. Non le ci volle molto, comunque, per ritrovarlo e piombare su di lui, che si ergeva impavido, o stolto, con le braccia unite sopra la testa e le dita intrecciate tra loro. Atterrò davanti a lui, a nemmeno un metro di distanza, e chinò il capo avanti, spalancando gli occhi vitrei e sfoderando tutto il suo potere. Ma Cristal non si mosse, né si mutò in pietra, bensì sembrò scomparire in una nube di vapore.

Non capendo quel che fosse successo, Steno vide l’immagine del Cigno liquefarsi e scivolare via, giù lungo un invisibile muro di ghiaccio che si ergeva di fronte a lei. Solo allora capì l’inganno di cui era caduta vittima, proprio mentre il suo corpo cigolava sinistramente, divenendo sempre più pesante. Con un ultimo massacrante sforzo, torse il cranio per osservare le sue squame divenire sempre più scure, mutandosi in pietra, vittime della sua stessa malia.

"Perdonami, Steno, la forte! Hai tenuto fede al tuo nome, ma non posso lasciarti vivere ancora! Non è volontà sanguinaria a guidare la mia mano, bensì desiderio di difendere coloro che ho caro e che tu potresti ferire! Per cui, riposa in pace nei silenti ghiacci! Addio, ultima delle Gorgoni!!! Scorrete, divine acque!!!" –Esclamò una voce alle sue spalle, liberando un fiume di energia glaciante che investì la creatura, ricoprendola interamente di un solido strato azzurro. –"Spada di ghiaccio!!!" –Tuonò Cristal, piombando su di lei, con il braccio destro circondato di energia cosmica, e calandolo con rapidità, in modo da distruggere la rozza scultura e debellare per sempre la minaccia delle Gorgoni.

Ansimando per il duro e veloce scontro, il Cigno placò il proprio cosmo, voltandosi per tornare fuori dalla boscaglia e sincerarsi delle condizioni di Alexer. Non ebbe bisogno di camminare molto per ritrovare il Principe in piedi, in sua attesa, il volto sorridente e grato per averlo liberato da quella scomoda situazione.

"Un’ottima strategia, me ne compiaccio! Attirare la Gorgone nella foresta, dove la luminosità è minima, e paralizzarla con il suo stesso sguardo riflesso in un muro di ghiaccio! Un colpo di genio! Dovresti darmi tu qualche lezione di tattica…" –Commentò l’Angelo di Aria, dando una pacca sulla spalla del Cavaliere.

"Non ho dubbi che vi sareste liberato anche da solo."

"Forse. Ma ci sarebbe voluto del tempo, che noi non abbiamo! Una cosa sola non capisco! Perché ho visto così tante Gorgoni quando quel guerriero di nome Reidar mi ha attaccato? Ero convinto di essere circondato e invece ve ne era solo una!"

"Dunque, tra coloro che sono passati, vi è qualcuno dai poteri mentali così grandi da riuscire ad alterare persino la vostra percezione della realtà? Un maestro di illusioni e inganni!"

"Non è certo il primo che ci troviamo ad affrontar…" –Ma la voce di Alexer si incrinò di colpo, percependo un’improvvisa energia oscura avvicinarsi rapida. Così oscura come mai l’aveva incontrata prima. Persino Cristal ne fu sopraffatto, crollando sulle ginocchia, il respiro affannoso, chiedendo al Principe cosa stesse accadendo.

"A chi appartiene questo cosmo così mortifero?"

La risposta la ebbe sollevando lo sguardo, osservando l’arco dipinto nel cielo plumbeo da una cometa ancora più nera, che sfrecciò sopra le nordiche terre, scendendo in picchiata verso il castello di Alexer.

"I Blue Warriors!!!" –Esclamò quest’ultimo, spalancando le ali della corazza e fiondandosi verso la fortezza, per avvisarli o riuscire in qualche modo a evitare l’impatto, incurante delle grida di terrore di Cristal alle sue spalle.

Rimasto paralizzato da quella repentina comparsa di oscuro potere, il Cigno non poté far altro che rimanere a guardare mentre la cometa di tenebra si schiantava sulla montagna, generando un’immensa esplosione, udita in tutta la Valle di Cristallo ed anche ad Asgard. Inorridito, il ragazzo vide la roccaforte saltare in aria, le torri merlate, i bastioni e le mura esplodere, dilaniate da un devastante potere, tra le urla di coloro che ancora là combattevano, amici o nemici. Niente fu risparmiato dalla fulminea apocalisse, persino Alexer venne investito dal crollo della montagna, che precipitò su di lui, generando un’immensa slavina che inghiottì la vallata e tutti i suoi alberi, deturpandone con violenza il paesaggio.

La cometa nera, che si era piantata nel fianco della montagna, sventrandolo, riemerse poco dopo, contemplando soddisfatta il proprio operato, ma mentre si preparava per dirigersi verso la fortezza di Asgard, venne attratta dal bagliore di un cosmo che riluceva cristallino a fondo valle, verso cui si diresse all’istante.

Cristal, il volto umido di sudore freddo e lacrime per i compagni caduti in quella devastazione, poté così ammirare colui che tanta distruzione aveva portato. Un uomo solo, rivestito da una corazza interamente nera, così scura da non riuscire neppure a notarne le placche che la componevano e i punti in cui si congiungevano. Ad eccezione per le forme affilate dei bracciali, dei gambali e dei coprispalle, pareva non avere alcun segno particolare, solo una scritta dipinta sul pettorale, poco sopra la posizione del cuore. Una scritta in rosso, che sembrava vergata col sangue di coloro che aveva appena ucciso.

Ερεβος

"Dunque tu…" –Inorridì il Cavaliere di Atena, ricordando le parole di Avalon sugli Dei Ancestrali risorti con il risveglio di Caos.

"Guarda chi abbiamo qua! Un bel biondino in Armatura Divina! Dalla stessa mano forgiata di quella che ha creato l’armatura del Cavaliere di Pegasus, suppongo, sebbene la sua fosse in ben più misere condizioni! Non che, in fondo, averla nuova o usata possa cambiare qualcosa! Ahu ahu ahu!" –Sghignazzò l’uomo dal volto celato dietro una maschera nera, da cui trasparivano soltanto due occhi rossi.

"Hai combattuto contro Pegasus, Cavaliere?!"

"Purtroppo per lui ha avuto la sfortuna di incontrarmi, proprio come te! E non sono un Cavaliere, bensì un Dio, il Dio! Io sono la Prima Tenebra! Io sono morte, il distruttore di mondi! E te lo dimostrerò adesso, uccidendoti e radendo al suolo la fortezza di Asgard, come ho ucciso coloro che si ergevano sul Monte Etna, fossero uomini o insulse Divinità minori, poiché vedi, Cavaliere di Atena, tutti gli Dei sono inferiori a me, Erebo, Tenebra Ancestrale, e se i cadaveri di Efesto, Ermes ed Eracle potessero parlare te ne darebbero conferma! Ahu ahu ahu! Sei pronto a ricongiungerti con il tuo amico?"