CAPITOLO TRENTASETTESIMO: UNA VERITA’.

"Infine sei giunta!" –Esclamò Avalon, in piedi sul muro che separava il Cerchio di Urano da quello di Saturno, fissando l'enorme uccello nero composta da puro tenebroso cosmo. –"Più volte invocata da Anhar e infine palesatasi a noi tutti!"

"Avalon, tu sapevi della sua esistenza? Sapevi che c'era la Notte dietro tutto questo? Dietro tutte le guerre che abbiamo combattuto?" –Lo chiamò allora Atena, forzando il Signore dell'Isola Sacra ad annuire.

"Sospettavamo che la sua rinascita fosse avvenuta. Molti segni purtroppo lo indicavano e di certo solo qualcuno di ben più potente avrebbe potuto allattare Ares nell'oscurità; le Makhai non ne sarebbero state in grado. Ma non avrei mai pensato che si sarebbe fatta viva adesso, qua sulla Luna, quando ancora non ha recuperato la sua forma compiuta, per quel che vedo! Che voglia giocare con noi? Vedere fino a che punto può spingersi, incutendo in noi il timore di una notte infinita?"

"La Notte..." –Mormorò Pegasus, stringendo i pugni.

"La primordiale Divinità madre di tutte le tenebre!" –Commentò Phoenix, mentre il fratello annuiva, ricordando a entrambi che avevano già affrontato due figli suoi.

"Thanatos e Hypnos! La morte e il sonno! Gli Dei Gemelli lei li partorì!"

"E non dimenticate Discordia! Anch'ella di Nyx fu figlia!" –Intervenne Jonathan, e al solo nominare la Dea della Contesa Phoenix si scosse.

"Molti figli ho avuto, in verità!" –Parlò allora la primigenia Divinità, con suono greve e cupo che stordì le menti di tutti i presenti, mentre sopra di loro, alto nel cielo, l'uccello nero ancora li sovrastava. –"E non tutti si sono rivelati utili e dediti alla mia causa! Del resto, si sa, le pecore nere esistono in tutte le famiglie, anche se nella mia preferisco chiamarle pecore bianche! Eh eh eh!"

"La tua ironia è fuori luogo! Dicci cosa vuoi e poi vattene! La Luna non è regno per te!" –Esclamò allora Avalon, espandendo il proprio cosmo che fluì dall'alto del muro di confine come onde di energia argentea, lambendo i corpi affaticati dei combattenti e andando oltre, inarrestabile marea di luce.

"Queste misere dimostrazioni di forza mi fanno solo sorridere, Gran Tessitore! Eh eh eh! Quello che voglio? È interessante che tu lo chieda! Perché sono qui per prendere una vita! La tua, per l'esattezza!" –Non aggiunse altro, il tenebroso rapace, sbattendo le ali e dirigendosi verso Avalon con gran foga, il quale, nient'affatto turbato, si limitò a volgerle contro il palmo della mano, da cui si aprì un ventaglio di energia.

Lo scontro tra i due poteri apparve a chi seguì la scena da sotto uno scontro tra due mondi diversi, forse tra due universi. Abbagliante era la luce che proveniva dal Signore dell'Isola Sacra, ostentata come mai Pegasus e i suoi compagni gli avevano visto fare prima, quasi fosse egli stesso un Dio. E forse, si chiese il Primo Cavaliere di Atena, lo è davvero?

Dall'altro lato non poteva essere più oscura e profonda la tenebra che da Nyx sorgeva. Il solo guardarla generava smarrimento, la sensazione di perdersi in un vuoto primordiale dove niente esisteva più, ove nessuna luce, neppure il sole, poteva permettersi di splendere ancora.

Uno scontro tra due mondi, un fondersi continuo di luce e ombra che generava folgori argentee e corvine che presto piovvero sull'intera superficie lunare.

"Stella di Avalon!!!" –Declamò allora il Signore dell'Isola Sacra, generando un astro di puro cosmo in grado di emanare un'intensa luce adamantina, che obbligò la Notte ad allontanarsi con rapide falcate delle sue ali nere. Ma se qualcuno ebbe a credere che quella luce la intimorisse capì subito di essere in errore.

Un grido gutturale fuoriuscì da quello che pareva essere il becco dell'uccello demoniaco, prostrando a terra Atena e i cinque Cavalieri, e di certo anche gli altri Seleniti sparsi per il Reame della Luna Splendente. Un grido di guerra, fame e tenebra che pareva scavare nella loro anima, svuotandola dell’essenza primaria.

"È incredibile..." –Mormorò Andromeda, crollando sulle ginocchia. –"La sento dentro di me! È come se ci stesse risucchiando il cosmo!"

"Provo anch'io la stessa spiacevole sensazione, Cavalieri!" –Interloquì Jonathan, appoggiandosi al suo bastone dorato.

"Questo perché la Notte si nutre di luce!" –Spiegò allora Avalon, parlando alle loro menti ferite. –"Ricordate le ombre evocate da Flegias mesi addietro? Ricordate la proibita tecnica della Maestria di Ombre, che persino gli Dei paventavano? Anche allora affrontammo creature composte di sola tenebra, nate dai mali del mondo, sostenute dal dolore e dall'odio degli uomini, miranti a annientare ogni forma di luce, assorbendola, facendola propria e poi mutandola in tenebra. Questo, ma in scala molto più estesa, è il proposito di Nyx! Svuotare i nostri cosmi puri, per lei deleteri, di ogni stilla di energia lucente, per poi stendere il suo manto di tenebra sulla Terra!"

"Terrificante!!!" –Esclamò Atena, che a fatica riusciva a sorreggere Nike e l'Egida. –"Come possiamo fermarla, Avalon? Esiste un modo, vero? Deve esistere!!!"

"A una tenebra così fitta non possiamo che opporre identica e altrettanto intensa luce! Sarà il bagliore dei nostri cosmi, portati al parossismo, nutriti della benigna forza delle stelle e degli ideali che ci hanno condotto fin qui, ad averne ragione! Non temere, Atena, non cadrai né qua né oggi! Le acque del Pozzo Sacro non mentono mai!" –Chiosò Avalon sibillino, quindi, vedendo che la Notte si preparava a piombare di nuovo su di lui, decise di anticiparla balzando nel cielo, avvolto nel cosmo sfavillante. –"Cometa di Avalon!!!"

Un'abbagliante sfera di energia tracciò una scia nel cielo tenebroso, diretta verso l'uccello deforme, che agitò vanamente le sue ali, venendo centrato in quello che pareva essere il petto. Pegasus e i Cavalieri videro la cometa energetica penetrare quell'abisso di oscurità, perdersi al suo interno e poi... scomparire.

"Non... può essere..." –Incespicò Avalon, per la prima volta meravigliato, mentre la Notte sfrecciava verso di lui, allungando un artiglio di tenebra.

Il Signore dell'Isola Sacra tentò di evitarlo, ma Nyx fu più veloce, trapassando il suo corpo con numerosi strali di ombra, fino a schiantarlo a terra, poco distante dal gruppo di attoniti e impotenti spettatori.

"Mio Signoreee!!! Luce dello Scettro!!!"

Fu Jonathan il primo a correre verso di lui, impugnando il Talismano e dirigendo continui fasci di energia lucente verso l'enorme uccello nero che svolazzava divertito sopra di loro. Reis lo seguì subito dopo, aiutandolo a rimettere Avalon in piedi.

Le belle vesti aulenti, tessute dalle Sacerdotesse sull'isola britannica, erano adesso logore e strappate, e persino sul volto etereo dell'uomo spiccavano ferite aperte e lividi che mai ne avevano deturpato lo splendore. Ciononostante Avalon pareva ancora in forze, ringraziò Jonathan per l'aiuto ma li pregò di starne fuori.

"Co... come, mio Signore?! Noi vogliamo aiutarvi!"

"Se davvero la luce di Avalon non può incuterle timore, pensi davvero che il baluginio dei nostri cosmi possa qualcosa sulla Notte?!" –Rifletté allora Reis, comprendendo le motivazioni del loro supremo comandante.

"In effetti, sarebbero un prelibato antipasto. Ma niente di più!" –Giudicò allora Nyx, abbandonandosi ad una cupa risata, prima di planare al centro del Cerchio di Urano, rannicchiare le ali su se stessa... e cambiare forma.

"Che... cosa?!" –Esclamarono i Cavalieri di Avalon e di Atena, osservando la trasformazione in atto. Le zampe artigliate dell'uccello nero divennero lunghe gambe mentre le ali sventolarono ancora un poco prima di assumere la forma di un tetro mantello, atto a coprire lo snello corpo umano della Dea primordiale. Il volto però non riuscirono a vederlo, riparato sotto un cappuccio nero da cui soltanto due iridi violacee parevano filtrare. Occhi carichi di malvagità.

"Hai dunque assunto forma definitiva, Nyx! La tua rinascita è completa!" –Chiosò Avalon, strappando una nuova sghignazzata alla Dea, la cui voce ora era ben più riconoscibile. Più umana, più acuta, ma ugualmente sadica.

"Da tempo ormai ho riacquistato i miei poteri, da quando rinacqui tra le montagne di Morea anni addietro sotto forma di uovo nero. Un uovo da cui presto, alimentata dalle ombre del mondo, che gli uomini con i loro gesti e turpi pensieri non fanno che accrescere ogni giorno, spalancai le mie ali, rivelandomi agli ignari predoni che mi avevano trovata!" –Narrò Nyx, di fronte allo sguardo attento di Avalon. –"Ebdera mi chiamarono, e per molti anni mi venerarono come la loro madre, la dispensatrice di oscure carezze. Ed in effetti una madre mi si può considerare, la madre del male e delle ombre, che i miei figli, personificazioni di sentimenti crudi e violenti, hanno contribuito a portare nel mondo! Inganno, vendetta e morte violenta! Vecchiaia, colpa e miseria! Sentimenti che certamente conoscete bene!"

"Ebdera?!" –Mormorò Pegasus, ricordando uno dei suoi primissimi scontri, ancora prima di ottenere l'armatura di Cavaliere dello Zodiaco. –"Era il nome di una confraternita di predoni che era solita razziare i villaggi fuori da Atene... Io e Cassios ne sconfiggemmo una decina, come prova preliminare per accedere all'arena."

"Esattamente, Cavaliere di Pegasus! Quelli da voi uccisi non erano che l'ultimo retaggio di una stupida dinastia di bestie, una morbosa fratellanza cui entravano a far parte tutti i reietti umani, i rifiuti che il Grande Tempio non accettava tra le loro fila. Troppo violenti, troppo pericolosi e ben poco adatti a divenire Cavalieri di pace e speranza. Un terreno confacente alle mie esigenze! Eh eh eh! Crebbi alla loro ombra, nutrendomi del loro animo, della tenebra che ogni giorno mi portavano con le loro azioni, e poi, quando ebbi ripreso le mie forze, li abbandonai al fato crudele, svuotati ormai di qualsivoglia energia cosmica. Fu un'esperienza piacevole, sebbene gli angusti spazi delle caverne della Morea non fossero adatti a me. No, Avalon, tu ben lo sai che io amo gli spazi ampi, le distese sconfinate del cielo ove posso spalancare le mie ali d'ombra all'infinito!"

"Ali con cui ricoprire la Terra con un manto di tenebra!" –Precisò questi, di fronte al ghigno divertito della Notte.

"Ali che ti spezzeremo, stregaccia!!!" –Avvampò Pegasus, facendosi avanti. Ma il Signore dell'Isola Sacra gli afferrò subito un braccio, torcendoglielo e dicendogli di andarsene.

"Subito! E porta Atena con sé! Adesso che la Notte ha riacquistato la sua vera forma, e con essa la totalità dei suoi poteri, è avversario al di là della vostra portata!"

"Ma, mio Signore, abbiamo risvegliato il Nono Senso! Possiamo tenerle testa! Questa è anche la nostra guerra! La combatteremo assieme!"

"Non essere sciocco, Pegasus! È di una Divinità ancestrale che stai parlando! Persino il Nono Senso è poca cosa con lei, un trampolino di lancio ma niente più. E voi non potete ancora lanciarvi! Per cui, se mi avete capito, andatevene!" –Concluse Avalon con voce decisa, stupendo i Cavalieri dello Zodiaco, che non lo avevano mai sentito parlare in modo brusco. –"Non fatemi ripetere! Lasciate a me quest'ostico avversario di fronte al quale Ares e Flegias erano niente!"

Pegasus cercò di perorare la propria causa, sostenuto dai compagni e anche da Atena, tutti restii ad abbandonare proprio adesso il Signore dell'Isola Sacra, anche in virtù dei molteplici aiuti che l'alleato aveva sempre fornito loro.

"Morireste tutti, giovani Cavalieri, e a nulla sarebbe valso il cammino percorso fino ad oggi! Perché solo una nera tomba può attendere chi osa sfidare la Notte senza adeguata preparazione! Ora va’, Pegasus, fa’ il tuo dovere di Cavaliere di Atena e porta la Dea in salvo! Nell'Occhio! Selene è là e sta usando il suo cosmo per mantenere unita la struttura molecolare della Luna! Con tutte queste esplosioni c'è il rischio che questo zoccolo di terra si schianti da un momento all'altro e quello sarebbe un pericolo enorme per il pianeta! Non devo certo essere io a ricordarvi gli sconvolgimenti ambientali che potrebbero sorgere in caso di distruzione del satellite?! Coraggio, Atena, andate! Unite il vostro cosmo a quello di Selene, per il tempo che ci vorrà per porre fine a questa minaccia!"

La Dea finalmente annuì, sia pur riluttante, lasciandosi scortare da Pegasus, Phoenix e Andromeda verso il Cerchio di Saturno, mentre Avalon si rivolgeva ai suoi seguaci.

"E voi?! Che fate ancora qui?!"

"Noi restiamo, maestro! Ci siamo allenati tutta la vita per questo!" –Esclamò Jonathan con voce fiera, prima che Reis gli facesse eco.

"Non vi abbandoneremo! Useremo i tali..."

"No!!! Dovete andarvene, adesso! Questo non è più posto per voi!" –Affermò perentorio il Signore dell'Isola Sacra, stupendo i suoi stessi discepoli. –"Tornate sulla Terra, raggiungete Ascanio e rimanete con lui! I Talismani non devono andare perduti, non adesso!"

"Ma... Signore... noi siamo i Cavalieri delle Stelle... ci avete creato per questo..."

"Reis, dai una botta in testa al tuo biondo compagno! Temo che a frequentar troppo Andrei abbia iniziato a mettere le passioni prima della ragione!" –Lo zittì Avalon, prima di addolcire il tono della voce, vedendo quanto sinceramente i due giovani volessero assisterlo in quel duro scontro. –"Il vostro compito era di coadiuvare i Cavalieri dello Zodiaco, e lo avete fatto, come loro dovevano prendere pieno possesso del loro Nono Senso. Entrambi gli obiettivi sono stati raggiunti per cui non avete più motivo di rimanere su quest'ermo satellite. Lasciate fare a me, adesso, mi occuperò io di Nyx! Ci rivedremo sull’isola sacra quanto prima!"

"Vi rivedrete da morti! E forse neppure allora!" –Ghignò la Notte, sollevando ondate di oscura energia, che si abbatterono all'istante su Avalon, forzandolo a porre tutto se stesso nel contrastarle.

"Dietro di me!!!" –Gridò a Reis e Jonathan, afferrandoli con un braccio prima che venissero risucchiati dall'imperiosa marea di tenebra. –"Pegasus!!!" –Si girò di scatto, osservando Atena e i suoi Cavalieri correre a perdifiato verso il varco per il Cerchio di Saturno, incalzati dalle dirompenti ondate di energia nera, che li raggiunsero poco dopo, travolgendoli e sbattendoli con forza contro il muro di confine.

"Maledizione!!! Questa melma... sembra viva!!!" –Ringhiò Pegasus disgustato, cercando di evitare di essere sommerso da quel continuo innalzarsi e turbinare della marea d'ombra.

"Non sembra, ragazzo. È!" –Commentò allora Nyx, assumendo la forma di uccello nero e svolazzando sopra di loro. –"È il cosmo della Notte! Lasciati cullare, Pegasus! Lascia che ti avvolga in un cielo senza stelle, dove non vi saranno più affanni e dolore, solo l'eterna quiete del silenzio!"

"Sei fuori di testa!" –La schernì allora il giovane, senza essere minimamente ascoltato dalla Dea.

"Immagina un mondo totalmente nero, dove non vi sono più contorni. Un mondo dove tutte le cose sono uguali al punto da non risultare più distinguibili. Quello è un mondo perfetto, dove tutte le differenze che dominano quello presente vengono annullate. In un mondo di tenebra non vi sono ricchi e poveri, potenti e deboli, anziani e giovani, tutti sono uguali e condannati allo stesso destino."

"Un destino di privazione e tenebra, finalizzato a servire l'oscurità!" –Declamò allora il Signore dell'Isola Sacra, espandendo il proprio cosmo argenteo e annientando le tenebra che lo attorniavano, permettendo a Reis e Jonathan di tornare a respirare. –"Un destino che ancora non è stato scritto! Cometa di Avalon, illumina la via!!!" –Aggiunse, dirigendo sciami di comete energetiche verso Nyx, che, esaltata da quella nuova sfida, sfrecciò nella miriade di sfere luminosi, sghignazzando divertita.

"Sei vecchio, Avalon! Vecchio e stanco! Hai atteso per tutto questo tempo, consumandoti vanamente per il giorno dell'ira! Della tua antica freschezza, l'etere che avrebbe dovuto rischiarare il mondo, cosa è rimasto? Qualche fuoco d'artificio, niente di più!" –Esclamò la Notte, puntando gli artigli verso il basso e allungandoli, in modo da generare affilati strali di tenebra, che subito diresse sul Signore dell'Isola Sacra.

"Forse." –Considerò quest'ultimo, rispondendo con eguale quantità di comete. Ma per quante ne scagliasse, per quante ne scatenasse, lucenti, contro Nyx, tutte venivano infilzate da quegli unghioni neri. Tutte venivano trapassate, esplodendo e disperdendosi, senza causare alcun danno all'ancestrale Divinità.

"Hai avuto la tua occasione, vecchio tessitore! Adesso tocca a me!!!" –Gridò, intensificando il proprio assalto, che divenne una vera e propria grandinata di strali oscuri, che abbatté tutte le difese che Avalon poté sollevare in quel breve lasso di tempo. Persino Reis e Jonathan vennero spinti indietro, le armature trapassate da quei lunghi speroni di tenebra in grado di estinguere anche la luce più pura.

"Pur tuttavia..." –Rifletté pacato il Signore dell'Isola Sacra, socchiudendo gli occhi e radunando il cosmo fino all'ultima stilla, costringendosi però a risollevare lo sguardo poco dopo, quando un secco suono argentino mitigò la macerante pioggia d'ombra. –"Uh?!"

"Non sei solo in questa guerra!" –Esclamò Atena, sorreggendo l'Egida con entrambe le mani, tanto poderosa era la pressione esercitata dal cupo cosmo di Nyx. –"Come ci aiutammo a Mount Badon, ugualmente faremo quest'oggi! E i bardi canteranno anche di noi in futuro! Di come vincemmo di nuovo l'ombra!"

"Dea Atena..." –Sorrise per un momento il suo antico compagno d'armi. –"Non è necessario..." –Ma in quel momento la spinta della Notte si fece più potente, superando anche le difese dello scudo forgiato da Efesto, scheggiandolo in più volte e sbattendo infine a terra la figlia di Zeus, facendole perdere l'elmo nell'impatto e la presa sulle armi.

"Atenaaa!!!" –Sbraitarono Pegasus, Andromeda e Phoenix correndo da lei, per quanto ancora invischiati e ostacolati da quella melmosa corrente d'ombra, che adesso, a un comando di Nyx, divenne un vero e proprio turbine oscuro, che risucchiò i tre Cavalieri al suo interno, sballottandoli per qualche istante, prima di rilasciarli bruscamente, schiantandoli a terra uno dopo l'altro, accanto alla Dea da loro amata.

Crocifissi sul suolo lunare, da lunghi strali di tenebra che perforarono loro i polsi e le gambe, i Cavalieri dello Zodiaco lottarono con tutte le forze per liberarsi, per spezzare quell'oscuro legame che stava lentamente prosciugando la loro energia. Gli parve quasi di vederla, a Pegasus, la lucentezza del suo cosmo svanire, come gocce di rugiada, scivolando impotente lungo quegli unghioni oscuri fino al cielo, laddove la Notte li osservava soddisfatta.

"No!!!" –Gridò allora il Primo Cavaliere della Dea, incitando i compagni a reagire. –"Non possiamo permetterlo! Nyx non deve avere la nostra energia, la nostra forza, la nostra vita! Sarebbe un'offesa a coloro che ci hanno permesso di arrivare fin qua! Ricordate, quanti amici? Quanti sacrifici? Quante esperienze abbiamo vissuto in questo breve arco del tempo cosmico in cui abbiamo combattuto assieme? Vogliamo gettare via tutto adesso, a un passo dalla fine? Io no!!!"

"Pegasus..." –Commentò Andromeda, mentre già Phoenix bruciava il proprio cosmo ardente. –"Siamo con te!"

"Anche noi!!!" –Gli fecero eco Reis e Jonathan, i cui corpi risplendevano avvolti da un turbinare di polvere di stelle.

"Insieme, amici!!!" –Esclamò Pegasus, mentre un cavallo alato di lucente energia scaturiva dal suo cuore, galoppando libero fuori dalla prigione di tenebra e recidendone gli strali con il puro battere delle sue bianche ali. –"Iaiii!!! Per Atenaaa!!! Fulmine di Pegasus!!!"

"Ali della Fenice!!! Nebulosa di Andromeda diventa tempestaaa!!!" –Gli andarono dietro i due fratelli.

"Vortice scintillante di luce!!! Grande Nube di Oort!!!" –Conclusero i Cavalieri delle Stelle, mentre le cinque energie cosmiche sorgevano dal suolo lunare, dirigendosi verso l'uccello nero, che ebbe giusto il tempo di profondere in una sonora risata prima di essere investito in pieno dal portentoso assalto.

Quando il lampo di luce scemò d'intensità, Pegasus e i suoi compagni, e Atena che nel frattempo si era rialzata, osservarono speranzosi la volta celeste, sperando di veder ricomparire le stelle. Ma rimasero di sasso quando notarono che la luna era ancora avvolta da un manto di tenebra e che al centro di quella stessa tenebra si ergeva una figura dai tratti umani, per quanto i contorni ancora non riuscissero a distinguere.

"No... Non è possibile!!!" –Esclamò Pegasus. "Era un attacco di potenza devastante!"

"Ma lei ne è uscita indenne..." –Osservò Andromeda, con voce minata dalla sfiducia.

"È davvero una Divinità primordiale, la vera essenza della notte…" –Concluse Phoenix.

Quasi come avesse compreso il loro sconforto, Nyx calò su di loro, scivolando con grazia nell'ombra, fino ad atterrare sul suolo lunare. Il lungo mantello incappucciato le copriva ancora il volto, ma Pegasus, se avesse potuto, avrebbe scommesso un occhio che sotto quelle tetre vesti dimorava una bestia.

"È stato un bel tentativo! L'ho apprezzato, davvero! Ma ora toglietevi di mezzo e lasciate che mi nutra della mia preda!" –Dichiarò l'acuta voce della Notte ma nessuno dei Cavalieri si scansò, anzi tutti sollevarono le braccia in chiaro segno di sfida. –"E sia, dunque! Che la vostra esistenza giunga quest'oggi alla fine! Addio, impavidi eroi dell’ultimo secolo! Marea d'ombra, travolgili!!!"

Una devastante ondata di pura tenebra fluì dalle mani di Nyx, sollevandosi rapida sotto forma di giganteschi cavalloni di energia oscura, che investirono Pegasus, Atena e tutti i loro compagni, superando qualsiasi difesa. Andromeda tentò di ancorarsi al suolo con le catene, ma resistette pochi secondi, il tempo di cui l'ombra necessitò per corrodere le sue armi e spezzarle.

"Aaahhh!!!" –Gridarono i Cavalieri dello Zodiaco, sommersi, sopraffatti e schiacciati da un'oscurità mai percepita prima d'allora. Un'oscurità pura e primigenia il cui tocco li faceva rabbrividire. Un'oscurità in cui però, ad un certo punto, notarono una luce brillare: prima fioca, leggera, lontana, poi sempre più vivida, vasta e crescente.

Sulle prime Pegasus pensò che fosse il cosmo caldo di Atena, che veniva in loro soccorso come in passato, ma poi, allungando la mano, sfiorò la pelle della Dea, che annaspava vicino a lui, alla ricerca di un'ancora di salvezza. Il ragazzo la afferrò, tenendola stretta, prima di capire che quel sole nascente era Avalon.

"Hai troppa fiducia in te stessa, mia cara Nyx, e ben poca negli altri! Difetto che un giorno ti costerà caro!" –Esclamò placido il Signore dell'Isola Sacra, le cui vesti, ormai ridotte a stracci, turbinavano sul suo corpo, sospinte da un'improvvisa tempesta di luce. –"Ti insegnerei un proverbio umano, ma dubito tu capisca cosa siano un gatto e un sacco!"

"Tanta irriverenza e una così misera potenza!" –Sibilò la Notte, concentrando su Avalon tutto il suo attacco, ma accorgendosi, con fastidioso stupore, di non riuscire a smuoverlo, tanto fermo era all'interno del suo vortice di luce. –"No... Non è lui a generare quella corrente... bensì qualcosa che si è interposto tra me e lui... Ma cosa?!" –Per saperlo dovette ridurre l'intensità dell'assalto, sgranando gli occhi, al pari dei Cavalieri di Atena e delle Stelle, quando vide un astro scintillante fuoriuscire dalle tenebre. Un astro artificiale, di una qualche lega metallica che gli uomini avevano lavorato per dargli quella forma. –"Ma quella è..."

"Vieni e vestimi, mia armatura!" –Esclamò allora Avalon, mentre l'astro si scomponeva in tanti pezzi quante le parti della corazza che andò subito a ricoprire il suo corpo. Argentea, splendente e immacolata. Una corazza che trasudava la forza di eoni di storia e che il Signore dell'Isola Sacra non indossava da secoli.

"Quindici secoli per l'esattezza." –Commentò Atena, ricordando la Guerra di Britannia in cui Avalon aveva vestito l'angelica armatura.

"Ars Magna..." –Mormorò infine Nyx, stupefatta. –"La gloriosa armatura di Avalon! La cosa più grande! È questo il nome riservato alle corazze delle Divinità ancestrali. Ma non ti servirà granché, poiché anch'io dispongo di una di esse! Vuoi dunque che la indossi?"

"Fai quel che devi! Adesso siamo alla pari!" –Chiosò Avalon, puntandole contro un dito da cui lesto lampeggiò un fascio di energia luminosa.

"Pari?! Ah ah ah! Sei andato fuori di senno? Le abiette nebbie dell'isola ti han ottenebrato la ragione? Come potremo mai essere pari? Un uomo e un Dio, e dei più antichi?" –Rise Nyx, parando l'affondo con il solo palmo della mano.

"Non ci sono più uomini su questa Luna, solo entità che stanno oltre. Dovresti averlo capito, vista la fine che ha fatto il tuo esercito di Signori della Guerra!"

"Cosa vuoi che mi importi?! Le loro vite servivano a ben poco. A differenza vostra, io posso attingere ad un inestinguibile pozzo di energia! Un immenso buco nero da cui estrarre un'armata di pura tenebre. Hai presente, Avalon? Tu sai cosa attende silente e affamato nell’intermundi!" –Mormorò la Notte, torcendo le labbra in un ghigno perverso.

"Intermundi?! Lo spazio… tra i mondi?!" –Rifletté Andromeda.

"Che... cosa intende? Quale forza ancora nasconde?" –Si chiese Pegasus, ricordando l'ansia con cui il Signore dell'Isola Sacra aveva tentato di mandarli via poco prima. Che cosa lo intimoriva davvero? Se Nyx era il nemico ultimo che stava dietro Flegias, e dietro il ritorno di Ares e Discordia, perché non aveva voluto affrontarlo insieme? Perché aveva voluto allontanarli? Non sarebbe stato meglio fronteggiarla tutti assieme, unendo le forze nell’ultima battaglia?! Di certo, non appena ne avesse avuto occasione, ne avrebbe parlato con Atena, che sembrava nutrire dubbi al pari di lui.

"Ti sei chetato? Non hai più validi argomenti da oppormi?" –Ironizzò Nyx, interpretando il mutismo di Avalon come una sconfitta e preparandosi per l'ultimo assalto.

"Ne ho uno io!" –Esclamò allora una nuova limpida voce, accompagnata da un delicato pizzicare d'arpa. Migliaia di falene di energia acquatica parvero sollevarsi nel cielo nero, fendendo l'oscurità e maculandola con il loro glauco balenio. –"Non sei l'unica ad avere un'immensa energia da parte, anche Avalon ne dispone ed è quella dei suoi amici e fratelli, con cui ha condiviso il cammino!"

La Notte si voltò di scatto verso l'ingresso del varco per il Sesto Cerchio, sul cui devastato sentiero era apparso un giovane dai mossi capelli castani e gli occhi verdi, rivestito di una scintillante armatura. Le forme e gli intarsi, tutti lo notarono, erano simili a quella di Avalon ed emanava la stessa aura di eternità, sebbene, anziché essere argentea, fosse di color verde acqua. Sulle prime non lo riconobbero, avendolo visto in una sola occasione, ma quando mosse di nuovo le dita, sfiorando le corda della cetra, si ricordarono di lui.

"Il mio nome è Asterios, Principe della Luna. E fratello di Avalon!"