CAPITOLO TRENTUNESIMO: LA FURIA DEL MARE.

Vista da lontano faceva un certo effetto.

Un’enorme zolla di terra, disseminata di rovine di antichi edifici ricoperti da alghe e flora marina, che ancora grondavano l’acqua in cui erano stati immersi per secoli. Dalla catastrofica fine che aveva segnato il destino di tutti i suoi abitanti. E, sopra di essa, lampeggiavano colorate folgori lucenti, bagliori così intensi e improvvisi che solo lo scontro tra diverse energie cosmiche poteva generare.

Questo Tisifone lo sapeva bene, anche se non riusciva a capire a chi appartenessero quei cosmi potenti, di sicuro non a Pegasus e ai Cavalieri dello Zodiaco. Non riusciva neppure a distinguere quanti fossero, ma almeno uno pareva esserle familiare.

Dopo le notizie riferite da un branco di cormorani, Morgana aveva dato immediato ordine di andare nel Golfo di Biscaglia a verificare, così aveva trascinato la sorella, Delfino e gli altri Cavalieri reietti a bordo di uno dei tanti mezzi che avevano sequestrato nel corso degli anni dediti alla pirateria, un Bell X-22, ed erano partiti alla volta dell’Africa, ognuno con diversi pensieri in testa. Uno su tanti albergava nell’animo di Tisifone, oltre all’essere in apprensione per Pegasus, Atena e desiderosa di sapere cosa stesse accadendo. Quanto poteva fidarsi della sorella?

"Da dove diavolo è comparsa quell’isola enorme?" –Esclamò uno degli abitanti del velivolo, un ragazzetto dai buffi capelli azzurri che era stato compagno di Andromeda durante gli anni di addestramento.

"Non è segnata su alcuna carta!" –Confermò il compagno dai capelli rosa. –"E queste energie che si scontrano… sono immense!!! Mai percepito una simile potenza!"

"Questo perché non hai mai fronteggiato un Dio!" –Intervenne allora Tisifone, ponendo fine alla breve conversazione.

"Hai idea di cosa possa essere?" –La chiamò allora la sorella, facendole cenno di venire in cabina di pilotaggio, dove lei e Delfino stavano discutendo la possibile strategia da tenere.

"Considerata l’ubicazione, la struttura e questo incendio di cosmi… non può trattarsi che di Atlantide, il continente perduto ove imperava Nettuno! Quando e come sia riemersa dagli abissi non so dirtelo! Ma è mio dovere indagare! Potrebbe costituire un pericolo per Atena e per i Cavalieri! Puoi farmi arrivare fin là?"

Morgana annuì, indicando a Delfino uno spazio dove atterrare, una piccola baia sul versante settentrionale dell’isola, alla giusta distanza dagli scontri in atto. Nessuno pareva essersi accorto di loro e Tisifone ne approfittò per condurre il gruppetto di Cavalieri dimenticati verso il cuore di Atlantide, avendo cura di scegliere un percorso sicuro, passando dietro muri di edifici distrutti e tenendosi sempre chinati, per non essere individuati da eventuali sentinelle. A fatica, cercò di controllare il battito del cuore, sopraffatto da troppe emozioni negli ultimi giorni: lo scontro a fuoco sulla Nike, l’ipotermia, il ritrovare la sorella creduta morta e ora… il camminare malferma su un’isola leggendaria, un’isola che chissà quali livelli di conoscenza e civiltà doveva aver raggiunto. Affascinata, la Sacerdotessa Guerriero si fermò per guardarsi un attimo intorno, pur senza dimenticare l’obiettivo della loro incursione, e solo allora captò i frammenti di una conversazione in corso alle sue spalle. A quanto pare non era l’unica a nutrire interesse verso i segreti di Atlantide, sebbene il campo di studio di Morgana e dei suoi fosse ben più… materialistico.

"Pensa a quanti tesori sono nascosti qua sotto? Celati in cripte che nessuna mano umana ha forzato da secoli? Diventeremmo ricchi, ragazzi, se ne trovassimo anche una minima parte!" –Commentò uno dei vecchi compagni d’addestramento di Andromeda, e anche l’altro annuì. –"Saremmo ripagati di tutte le nostre fatiche!"

Quali fatiche? Si chiese Tisifone, scuotendo la testa e sospirando di fronte al crudo infantilismo di certi Cavalieri che probabilmente non avrebbero mai dovuto essere investiti. Cercando di non pensarci, proseguì, scivolando silenziosamente tra le rocce ricoperte di alghe, terreno in cui Morgana e Delfino parevano muoversi con eleganza, fino a portarsi in cima ad un terrapieno da cui poteva ammirare quel che stava accadendo in quella che un tempo era stata la piazza principale dell’isola.

Un uomo dal fisico massiccio, rivestito da un’elegante armatura azzurra, sia pur danneggiata in più punti, aveva appena scaraventato a terra un’esile figura, schiacciandola con il piede in una pozzanghera nutrita dal suo stesso sangue. Tisifone non riuscì a vederla in volto, ma la corazza rossiccia e i lunghi capelli biondi le fecero tornare alla memoria il loro breve scontro.

Titis della Sirena! E contro chi sta combattendo? Inoltre… chi sono quelle due figure sullo sfondo, la cui potenza è superiore persino a quella di Atena? Uno dei due… la sua impronta cosmica mi è familiare… sebbene la ricordassi differente.

Non ebbe il tempo di riflettere ulteriormente, distratta dal rinnovarsi dello scontro tra il Cavaliere Sirena e il suo oppositore, il cui cosmo aveva appena generato un gorgo di energia in cui Titis stava per essere risucchiata, per quanta forza profondesse nel tentativo di resistere. A quel punto prese la sua decisione.

"Dove stai andando?" –Bisbigliò Morgana, osservando allarmata la sorella lasciare la posizione riparata e correre verso la battaglia, correre ben più velocemente di quanto le sue condizioni fisiche le potessero consentire. Il cosmo… rifletté la piratessa, il cosmo di un vero combattente di Atena permette miracoli. Dovrei saperlo, in fondo.

Con un balzo, Tisifone piombò su Titis, afferrandola poco prima che venisse risucchiata dal mulinello di energia, che passò oltre, schiantandosi contro un mucchio di vecchi edifici, riducendoli in polvere.

"Eh… cosa?! Ma tu sei Tisifone del Serpentario?!" –Balbettò il Cavaliere Sirena, mentre l’imprevista salvatrice si rimetteva in piedi. –"Che ci fai ad Atlantide?"

"Dunque è così, il continente perduto è riemerso dagli abissi! Perché? E chi è costui che ti sta massacrando?"

"Socievole come sempre…" –Commentò Titis, faticando nel rialzarsi, la mano premuta su un fianco da cui sangue sgorgava copioso.

"Mi trovavo nei paraggi e ho percepito violente energie cosmiche innalzarsi dal mare, decidendo così di investigare, temendo un pericolo per Atena e l’umanità! Puoi rispondermi o vuoi continuare ad essere scontrosa?"

"Umpf… Dici bene, l’umanità rischia ben più di quanto abbia avuto a temere quando Nettuno decise di far piovere per quaranta giorni!" –Confessò infine la donna, indicando i duellanti a decine di metri di distanza. –"La Divinità che sta fronteggiando il mio signore è Forco, antico padrone degli oceani! Nato da Gea e Ponto, contese per secoli il dominio sui mari al padre e ad Oceano, prima di essere annientato da un attacco congiunto di Nettuno e Zeus, al termine della vittoriosa Titanomachia che segnò il trionfo della generazione olimpica sugli Dei precedenti! Adesso è tornato, e come avrai argutamente intuito, i suoi propositi non sono cambiati! Vuole sedere sul trono del mare, lui e lui soltanto, ma per farlo dovrà abbattere Nettuno!"

"Dunque l’altro uomo… con la barba… è Nettuno? È quello il vero aspetto del Signore dei Mari? Sembra uscito da un dipinto mitologico!"

"Se avete terminato di fare salotto, belle signore, possiamo riprendere a lottare…" –Le interruppe allora la rude voce maschile del guerriero dall’armatura azzurrognola.

"Ah, e lui è Cariddi, il galoppino di Forco! Era uno dei primi sette Generali degli Abissi ma tradì il mio Signore passando ad Atena notizie utili per invadere Atlantide e sconfiggere il nostro esercito, su suggerimento di Forco ovviamente."

"Cariddi… il vortice che tutto risucchia…" –Mormorò Tisifone, assimilando in fretta le nuove informazioni.

"In carne e muscoli! Fa sempre piacere incontrare qualcuno che mi conosce! Le Sacerdotesse di Grecia si confermano ben informate, allora!" –Ridacchiò l’uomo, strusciandosi il naso con un dito.

"Che vuoi dire?! Altre ne hai incontrate, prima di me?"

"Una soltanto. In Bretagna. E non ha fatto una bella fine!" –Ironizzò, suscitando un subitaneo moto di collera da parte di Tisifone, che scattò subito verso di lui.

"Bastardo!!! Era Castalia, vero? Cosa le hai fatto?!"

"Ah ah ah! Sei divertente, ragazza!" –Esclamò Cariddi, muovendosi di lato ed evitando l’affondo del Cavaliere d’Argento, afferrandole il braccio teso con un’algida presa e colpendola poi allo sterno con un pugno deciso, che la fece accasciare proprio su di lui. –"E hai un buon odore! Non come la graziosa sirenetta che puzza di pesce!" –Aggiunse, carezzandole i folti capelli verdognoli e inspirandone il sapore.

"Che… stai…?!" –Ma non poté aggiungere altro che venne spinta indietro da un potente calcio dell’uomo, che la scaraventò addosso a Titis, facendole ruzzolare per molti metri sul selciato acquitrinoso.

"Mi piace sentire l’odore delle mie vittime!" –Rise il fedelissimo di Forco, prima di aggiungere, con un sorriso sghembo. –"Ah, e per la cronaca, la tua amica è morta!"

"Io…" –Tisifone ruggì furiosa, avvampando nel proprio cosmo mentre si rimetteva in piedi, ma prima che potesse scattare di nuovo verso di lui Titis la strattonò per un braccio.

"Cosa credi di fare? Lui è il mio avversario! Nemico di Nettuno e di coloro che caddero ad Atlantide per colpa sua! Tu sei di troppo qui, vattene!"

"Non starai dicendo sul serio?"

Uno sguardo tagliente del Cavaliere Sirena le tolse ogni dubbio, proprio mentre Cariddi portava il braccio avanti, scagliando un devastante pugno di energia che spaccò in due il suolo tra di loro, obbligando entrambe le donne a balzare indietro, ognuna in direzione opposta all’altra.

"Che triangolo esaltante! Da chi posso cominciare? Dall’attraente sirenetta dal biondo crine o dalla focosa Sacerdotessa di Atena, che in giochi ben più passionali potrebbe coinvolgermi?" –Ironizzò il guerriero, scattando in mezzo a loro alla velocità della luce, avvolto in un turbinar di energia cosmica. –"Uhm, perché non divertirsi con entrambe contemporaneamente?!" –Aggiunse, sollevando le braccia e generando due vigorosi mulinelli che travolsero Tisifone e Titis, scagliandole in aria per parecchi metri prima di schiantarle a terra, ferite e sanguinanti.

"Ugh… Che forza devastante… Se mi avesse investito in pieno… sarei morta." –Rifletté la tenace Sacerdotessa Guerriero, affannando nel tentativo di rialzarsi ma avendo difficoltà persino a muovere un muscolo.

"Sei… una sciocca!" –La raggiunse la voce di Titis. Lieve e lontana, quasi provenisse da un altro universo, sebbene la donna giacesse a solo pochi passi da lei. –"Perché restare? Te l’ho detto… Va’ via! Non siamo amici, non hai motivo di lottare con me."

"Non lo faccio per simpatia personale, ma per ripagare un debito che Atena ha con il tuo Dio! Non ho dimenticato l’aiuto prestato da Nettuno ai Cavalieri dello Zodiaco durante la Guerra Sacra, quando inviò le armature d’oro nell’Elisio, e sono certa che Pegasus al posto mio farebbe lo stesso!" –Commentò Tisifone, con voce aspra ma decisa. Già, Pegasus… Chissà dove sei? In quale mondo divino stai combattendo, bruciando e bruciando ancora la tua luce, fino ad estinguerti in un intenso bagliore per l’umanità?

Pensare a lui, all’impegno che aveva sempre profuso nella lotta, anche ogni volta in cui la battaglia pareva persa a priori, le diede la forza di reagire. Le fece chiudere il pugno, radunare le energie e rimettersi in piedi.

***

"Ma che sta facendo?!" –Sibilò uno dei seguaci di Morgana. –"Vuole combattere ancora?"

"È una stupida, non ha visto che non ha speranze? A che giova morire su quest’isola? E per cosa poi? Per aiutare un’antica nemica? Tua sorella ha qualche problema mentale, Morgana!" –Completò l’altro, prima che un gesto di Delfino li zittisse entrambi.

Dalla loro posizione riparata, i quattro Cavalieri reietti stavano seguendo lo scontro in atto, ancora incerti sul da farsi. Sebbene qualcuno di loro avesse le idee più chiare riguardo a come approfittare di quella situazione, depredando le ricchezze dell’isola dimenticata. Ma Morgana non ne era convinta, non più ormai. Da quando aveva visto la sorella scattare verso morte sicura, un dubbio la tormentava.

Perché? Perché rischiare la vita in una guerra che non ti appartiene? Lascia che Forco e Nettuno si uccidano tra di loro e che la Sirena li segua nel loro destino di morte! Quella donna, in fondo, non è stata tua avversaria mesi addietro? Non ha aiutato il suo Signore a sterminare l’umanità, accecata dal suo integralistico messaggio di epurazione? È normale per te considerare amici quelli che un tempo sono stati tuoi nemici?

Quasi avesse udito i suoi pensieri, Tisifone replicò. O forse fu soltanto il vento a parlare alla sua coscienza, ma Morgana lo sentì comunque, quel pensiero di verità.

"Risponditi da sola."

***

Il nuovo attacco di Cariddi scaraventò le due donne contro i ruderi di un edificio, nonostante la pallida difesa abbozzata dal Cavaliere Sirena che aveva eretto una barriera di coralli.

"Umpf! Ridicola tecnica per mortificare un uomo!" –Commentò sprezzante il guerriero dei mari, camminandovi sopra e schiacciando i colorati coralli più e più volte fino a ridurli in poltiglia. –"Tale sarà la vostra fine! Risucchiati nel più potente gorgo che abbia mai terrorizzato i naviganti!" –Esclamò, espandendo il cosmo e generando, sopra di sé, un oscuro vortice di energia dalla poderosa forza d’attrazione. –"Ne avete certamente sentito parlare, sebbene le migliori informazioni potrebbero pervenire da chi è disceso nel suo abisso, senza mai tornare a rivedere il sole! È il possente maelstrom che imperversa nei mari del Nord… e che adesso vi accoglierà!"

"Maledizione!" –Ringhiò Tisifone, toccandosi una costola che doveva essersi incrinata. –"Se almeno avessi l’armatura… la mia armatura…" –E bruciò il cosmo così intensamente, da stupire persino Titis di quanto intensa e genuina fosse la sua fiamma. Una fiamma che poco dopo venne rivestita da una corazza che, sia pur danneggiata, contribuì a ridarle energia, lenendo in parte le sue ferite. –"L’armatura del Serpentario! Temevo di averla perduta… con l’attacco alla Nike!!!"

"A ben poco ti servirà, donna, quell’effimera protezione contro la furia del mare!!! Mira la possanza del gorgo oceanico!!! Impallidisci di fronte al Moskstraumen!!!" –Gridò Cariddi, liberando il devastante maelstrom, che iniziò a tirare a sé tutto quel che entrava nel suo ampio raggio d’azione.

Fu allora, mentre Tisifone stava per venire risucchiata dal vortice, che Titis balzò su di lei, sbattendola a terra, e venendo attratta al posto suo. –"Grazie, ma no grazie! Non potrei accettare che un amico si sacrifichi per me, figuriamoci un nemico!"

"Nooo!!!" –Strillò la Sacerdotessa, agitando le mani nel vano tentativo di raggiungerla e, nel farlo, strusciando un oggetto che aveva dimenticato. Una preziosa risorsa che Kiki aveva aggiunto alla sua corazza la prima volta in cui l’aveva riparata, dopo l’assalto di Sterope del Fulmine al Grande Tempio. Eoni fa. Commentò, srotolando la frusta e attorcigliandola poi ad un polso di Titis, poco prima che la donna venisse risucchiata dal temibile gorgo. –"Resistiii!!!"

"Non ce la puoi fare, Tisifone!!! Vattene!!!" –Si agitò quest’ultima, la cui parte inferiore del corpo stava ormai scomparendo nel maelstrom. –"Smettila di fare la stupida!!! Non sei un eroe!!!"

"Non ho mai voluto esserlo…" –Commentò la Sacerdotessa Guerriero, rivelando uno sguardo colmo di lacrime. –"Eppure siamo simili…"

"Co… cosa?!" –La frase colse Titis alla sprovvista, facendole dimenticare per un momento di essere sul punto di morire dilaniata dal più possente vortice marino della storia della navigazione. Fu un attimo, ma la fece sorridere, prima che la forza d’attrazione del Moskstraumen le frantumasse i gambali della corazza, strappandole un grido sofferente.

"Intona pure il tuo canto funebre, sirenetta! Per te questa è la fine!!!" –Declamò Cariddi, prima che un suono metallico attirasse la sua attenzione. Fu un sibilo nel vento, appena percettibile di fronte al frastuono generato dall’azione del maelstrom, ma lo percepì giusto in tempo per evitare la punta affilata di una catena che mirava al suo volto. –"Che… cos’è?!" –Esclamò sorpreso, distraendosi per un istante.

"Le catene che terranno a bada la tua furia guerriera!" –Gli rispose un’acuta voce di ragazzo, prima che due figure, avvolte nei loro cosmi blu e rosa, comparissero ai suoi lati, liberando guizzanti catene di bronzo, che si attorcigliarono attorno al suo braccio teso verso il cielo. –"Non soltanto la pregiata corazza di Andromeda era celata sull’omonima isola!"

"Chi siete, sbarbatelli?!" –Tuonò Cariddi, proprio mentre un calcio rotante lo colpiva alla schiena, sbilanciandolo di qualche passo, e una scarica elettrica si insinuava tra le crepe della corazza, punzecchiandogli il corpo massiccio e strappandogli un gemito di fastidio.

"Siamo Cavalieri di Atena!!!" –Risposero i quattro in coro. –"Anche se troppo a lungo lo avevamo scordato! Ma qualcuno ci ha ricordato, con i suoi gesti appassionati, per cosa valesse davvero la pena vivere! Non per gloria o ricchezze ma per sentirci degni di noi stessi!"

"Mor… gana…" –Mormorò Tisifone, osservando la sorella intervenuta in loro aiuto e approfittando di quel momento, in cui l’intensità del Moskstraumen pareva essersi ridotta, per tirare Titis fuori dal vortice.

"Io sono Reda di Bootes!" –Esclamò il ragazzo dai capelli rosa, subito imitato dal compagno. –"Salzius, di Cassiopea! Cavalieri di Bronzo dell’isola di Andromeda, discepoli del grande Albione di Cefeo!!"

"Della costellazione del Delfino io sono Cavaliere!" –Intervenne allora un uomo rivestito da un’armatura nera e bianca, prima che l’unica donna dei quattro si presentasse. –"Morgana! E sono la sorella dell’impavida donna che risponde al nome di una delle Erinni! Ci sarà un motivo per questo, non hai notato il suo carattere, particolarmente furioso?"

"Quel che ho notato è che siete quattro falliti, agnelli sacrificali che offrirò in dono al mio signore Forco per concimare col sangue dei nemici il nuovo impero del mare!" –Rise Cariddi, che, superata la sorpresa iniziale, aveva percepito il basso livello di cosmo dei nuovi arrivati, ritenendo che ben pochi danni avrebbe ricevuto da loro.

"Taci e combatti!" –Esclamò Reda con baldanza, stringendo la presa della sua catena e piegando il polso dell’avversario, che si limitò a sorridere.

"Come desideri!"

L’impeto del maelstrom esplose all’improvviso, espandendosi in ogni direzione, verso tutti i combattenti che lo accerchiavano e che vanamente cercavano di resistergli. Le catene di Reda e Salzius andarono in frantumi all’istante e anche la frusta di Tisifone le venne strappata dalle mani, polverizzandosi nel gorgo poco dopo.

"È… incredibile… Per quanti mari abbiamo solcato, mai ho incontrato un simile leggendario potere! C’è tutta la rabbia del mito racchiusa in questo vortice!!!" –Mormorò Morgana, affannando per non essere aspirata al suo interno.

"Dobbiamo distrarlo! Fargli perdere la concentrazione sul suo colpo segreto!" –Propose Tisifone, che aveva notato come, durante il breve assalto dei compagni, l’intensità del Moskstraumen fosse scemata.

"Ci penso io!!!" –Esclamò allora Delfino, spiccando un agile balzo e iniziando a roteare su se stesso, puntando alla schiena di Cariddi con il tacco teso.

"A fare cosa, di grazia?!" –Rise quest’ultimo, muovendo il braccio mancino e afferrando l’uomo senza neppure voltarsi per guardarlo in faccia. Ne udì soltanto i lamenti mentre lo sbatteva a terra con violenza, sprofondandolo nel suolo, riducendo in frammenti la corazza e il corpo che era preposta a proteggere.

"Delfino!!!" –Gridarono Reda e Salzius, correndo in aiuto del giovane, ma finendo per entrare nel raggio d’azione del vortice, che li attirò a sé, per quanto si dimenassero e tentassero di afferrare un qualsiasi appiglio nel terreno.

"Dobbiamo tentare adesso! Non avremo una seconda occasione! Nessuno di noi l’avrà!!!" –Disse allora Morgana alla sorella, che prontamente annuì. E anche Titis si unì loro.

"Tenterò di immobilizzarlo con i miei coralli! Ora… Sottile trama corallina!!!" –Esclamò quest’ultima, ricoprendo il lastricato di Atlantide di fiori animali, fino ad inglobare i piedi e le gambe di Cariddi in quell’indistinta massa colorata.

"Mi fai il solletico, niente più!" –La derise questi, mentre la forza d’attrazione del vortice sradicava quel fatuo strato di coralli.

"Tra poco non riderai più!!! Cobra incantatore!!!" –Gridò Morgana, scatenando su di lui centinaia di guizzanti saette di energia, subito seguita dalla sorella, avendo cura di mirare alle crepe nella corazza, per raggiungerne la carne al di sotto. –"Può anche essere il guerriero più forte del mondo, ma la postura di chiunque collasserebbe pizzicato da una scarica a così alto voltaggio!!!"

"Io non sono chiunque!" –Ghignò il generale traditore, trattenendo una smorfia di dolore. –"Io sono Cariddi l’irrequieto! Terzo dei Forcidi! Il generatore di vortici così minacciosi che persino Ulisse ebbe di me timore! E voi, donne, siete ben lontane dal valore dell’eroe di Itaca!" –Ribadì, sollevando anche il secondo braccio e travolgendo tutti coloro che lo attorniavano con un potente gorgo di energia.

Durò un attimo, il tempo che ci volle a distruggere le loro corazze, frantumare qualche ossa e rigettarli poi a terra tutti quanti, a costellare così il pavimento di quell’antica piazza dove Nettuno era solito passeggiare, tra la folla e i banchi dei suoi fedeli. Ma se un tempo il Nume vi riceveva lodi e ringraziamenti, per aver garantito il bel tempo, navigazione serena e pescati fruttuosi, adesso ne ebbe solo dolore. Per sé e per coloro che inaspettatamente combattevano contro i suoi nemici.

"Per.. ché?" –Mormorò Titis, immersa in una pozza di sangue, attirando l’attenzione di Tisifone, schiantatasi poco distante. –"Perché hai detto che siamo simili?"

"Tu perché sei tornata a vestire l’armatura? Eri una sirena adesso, non è così? Lo eri davvero! Ti vidi, quel giorno, portare in salvo Julian e poi struggerti nel salutarlo, faticando ad abbandonare l’abbraccio di quel mortale. Perché tornare a combattere adesso che potevi essere finalmente libera?"

"Libera?! A volte mi chiedo se lo sono mai stata." –Sospirò la giovane, raccontando la sua storia. –"Discendo da una famiglia di metamorfi, il cui potere si tramanda di generazione in generazione, fin dalla prima donna di cui Nettuno si innamorò, mutandola in sirena, in modo da permetterle di vivere sia sulla terraferma, con i suoi familiari, che negli oceani, alla sua corte. Con lui."

Trattenendo il dolore per le ossa maciullate, Tisifone si voltò, osservando l’antica rivale negli occhi e riconoscendo quello sguardo. Quello di una donna innamorata a cui il fato ha negato la possibilità di avere l’uomo che ama!

"Lo amavi… Julian, intendo."

Titis non rispose, lo fecero solo le sue lacrime, scivolandole dagli occhi e mescolandosi al sangue che colava dalla ferite sul bel volto deturpato.

"Me ne vergogno tanto… Amavo l’essenza del Dio, lo spirito primordiale del Signore dei Mari, e al contempo ero attratta dal corpo di Julian. Un dualismo di sentimenti che forse riflette la mia duplice natura, umana e animale. Ma che importa? Adesso ho perso entrambi, perché Nettuno è un vero Dio e Julian, privo della sua coscienza, neanche si ricorderà di me!"

"È una sensazione che ho provato anch’io. Amare senza essere amati e osservare l’altro convolare verso la propria felicità. Un motivo più che valido per fare follie!" –Confessò il Cavaliere d’Argento. –"Pur tuttavia, la morte in battaglia, che ora vedi come una liberazione, non ti porterà pace… No! Ti impedirà di rischiare tutta te stessa e di scoprire se non poteva davvero esserci speranza!"

"Ti… sifone…" –Mormorò Titis, prima che un secco colpo di tacco sul ventre la sprofondasse ancora più al suolo, facendole vomitare sangue e altri liquidi interni.

"Ancora a far salotto, voi due?!" –Ironizzò Cariddi, ergendosi minaccioso sui due corpi inermi. –"Pettegole come tutte le donne! Dovrò farvi passare la voglia di aprir bocca, se non per supplicare la pietà del nuovo Imperatore dei Mari!" –E, nel dir questo, affondò di nuovo nel petto della sirenetta, strappandole un atroce grido di dolore.

"Bastardooo!!!" –Ringhiò Tisifone, faticando nel rimettersi in piedi. Ma prima ancora che riuscisse a sollevare un braccio per scagliare il proprio colpo segreto, vide con la coda dell’occhio un’agile figura balzare sulla schiena di Cariddi e affondargli le unghie nel collo. –"Sorella!!!" –Esclamò, riconoscendola, proprio mentre il guerriero la afferrava per un braccio, torcendolo e prostrandola a terra.

"Fastidiosa puntura di insetto! E come tale da schiacciare!" –Commentò, colpendola con un pugno allo stomaco, distruggendo l’armatura e piantandolo dentro di lei, fino a sentire il sangue bagnargli le dita.

"Morganaaa!!!" –Gridò il Cavaliere del Serpentario, rialzandosi di colpo, mentre la sorella si accasciava sul braccio di Cariddi, gocciolando sangue.

"Se tanto la desideri, prenditela!" –Le rispose questi, spingendogliela contro in modo brusco, mentre Tisifone correva ad afferrarla prima che cadesse a terra. –"È tempo di finirla! Il mio signore sta per uccidere Nettuno e io voglio essere presente a quel glorioso momento! Perciò, addio ragazzi, è stato un piacere! Per me lo è stato senz’altro!" –Chiarì, sollevando un braccio ed evocando il poderoso maelstrom.

"Anche per noi!!!" –Urlarono allora Reda e Salzius, lanciandosi su di lui e afferrandogli le braccia, in modo da impedirgli di usarle, proprio mentre Delfino, concentrato tutto il suo cosmo, balzava in alto, piombando sul nemico con un calcio volante.

"Vortice del delfino!!!" –Gridò, riuscendo a colpirlo alla nuca e facendogli perdere l’elmo già danneggiato, rivelando una folta capigliatura arancione.

"Tsè! E hai il coraggio di chiamarlo vortice?!" –Ironizzò Cariddi, bruciando il proprio cosmo che avvampò attorno a sé, strappando strilli di dolore agli allievi di Albione, che pure resistevano, aggrappati ai suoi arti e decisi a non mollarli. –"Vi mostrerò adesso cos’è un vero vortice!!!" –Tuonò, alzando le braccia e scaraventando i due ragazzi in alto, risucchiati dal gorgo di energia, prima di voltarsi verso le donne, vacillando allora per la prima volta. –"Uh?!" –Mormorò, mentre la vista si faceva confusa e le immagini meno nitide.

Delfino approfittò di quel momento per afferrarlo alle spalle, chiudendogli le braccia in una solida presa, il cosmo portato al parossismo.

"Non riuscirò a trattenerlo a lungo!!!"

"Errore! Tu non riuscirai proprio a trattenermi!!!" –Esclamò furioso Cariddi, mentre il maelstrom, sopra di loro, continuava a muggire famelico, aumentando persino d’intensità al comando mentale del suo creatore.

"Sottile trama corallina!!!" –Parlò allora Titis, trascinatasi in silenzio fino ai piedi del guerriero, afferrandogli una gamba e iniziando a rivestirla con i suoi fiori animali. –"Cobra incantatore!!!" –Urlarono Tisifone e Morgana, scaricando su di lui centinaia, forse migliaia, di folgori energetiche, che si fecero largo tra le crepe della sua corazza, allargandole fino a far schizzare fuori il sangue.

"Moskstraumen!!!" –Gridò il servitore di Forco, espandendo al massimo il proprio cosmo, mentre il maelstrom si chiudeva su tutti loro, dilaniando pavimento, corazze e ossa umane. Delfino fu il primo ad essere risucchiato al suo interno e, conscio del suo destino, tirò un ultimo sguardo a Morgana, la sua regina, sorridendole. Poi fece quel che un uomo in punto di morte può fare per dare una possibilità a coloro che ama. Lasciò esplodere tutto il suo cosmo, generando una detonazione che squassò il vortice dall’interno, scaraventando tutti a terra, tra grida e caos.

Quando la polvere dell’esplosione scemò di intensità, Cariddi era il solo che ancora si reggesse in piedi. Tisifone lo osservò dal basso, scansando con gentilezza il corpo di Morgana che le si era parato davanti, per ripararla dall’esplosione, e notò che neppure lui era uscito indenne dall’ultimo dono di Delfino. L’armatura gravemente danneggiata, l’azzurro dell’oricalco tinto adesso del sangue che colava dalle ferite aperte, lo sguardo languido, a tratti confuso, di certo sofferente.

"Una… variante…" –Balbettò allora una flebile voce, costringendo Tisifone a chinarsi sulla sorella e a chiederle di ripetere. –"Ho aggiunto una variante al nostro colpo segreto… Curaro. Un veleno celato nelle mie unghie. Non sono mai stata forte, mai ho avuto la costanza di allenarmi a fondo, come te, ma ho sempre preferito… le scappatoie…" –Mormorò, accasciandosi.

E anche Cariddi fece lo stesso, crollando sulle ginocchia, portandosi una mano allo stomaco scosso da profondi conati. Rigurgitò più volte, urlando e muggendo, battendo i pugni sul suolo e distruggendo l’area attorno a sé, ma alla fine capì. Che neppure lui aveva vinto.

Tisifone gli si avvicinò, trascinando le gambe che non sentiva più, e fissò i suoi occhi azzurri adesso iniettati di sangue. Anche in silenzio, gli sembrò di udirne la supplica.

"Graziami!"

E lo fece.