CAPITOLO VENTISEIESIMO: IL VOLO DELL’IPPOGRIFO.
Non le ci volle molto, a Kydoimos, per disarmare Mani. Del resto, nonostante i suoi natali regali, era un Dio ben poco atto a combattere; anzi, come la Makhai presto notò, a parte il portamento fiero, pareva più un genitore impensierito per la sorte dei propri cari che non una Divinità battagliera.
Dopo pochi minuti dall’inizio dello scontro il bastone del Selenite di Saturno era già nelle sue mani e se ne era appena servita per crepargli l’elmo sul lato destro, stordendolo ed esponendolo al successivo attacco. Una sana sventagliata di pugni.
Era così che Kydoimos amava combattere, con tutta se stessa, con tutto il suo corpo, che doveva essere, ed in effetti era, un’arma da battaglia. Veloce, scattante, pungente, mai stanco. Questo era il ritmo del cuore di una Makhai, che aumentava durante ogni battaglia, giungendo al nirvana quando incontrava un valido avversario in grado di tenerle testa, in grado di ballare con lei la danza del caos.
E non è questo il caso! Commentò delusa, schiantando Mani contro il muro di confine con un calcio secco, per poi scagliargli contro il suo stesso bastone, piantandoglielo in mezzo alle gambe.
"Padre!!!" –Gridò allora Hjúki, correndo verso di lui, mentre Bil rimaneva alle sue spalle, tenendo d’occhio l’avversario.
Come se due bambini possano essere un problema! Sbuffò Kydoimos, osservando con maliziosa simpatia l’amorevolezza che riversavano verso l’impotente genitore. Simpatia o invidia? Si chiese per un momento, ammirando quel sincero spirito di fratellanza, così lontano dal legame che univa le Makhai. Scosse la testa, ricordando a se stessa di non essere mai stata invidiosa di niente, e scattò avanti.
Bil tentò di frenarne l'avanzata, usando il cosmo per generare colonne d'acqua che si abbatterono scrosciando su di lei, investendola da ogni direzione, senza impensierirla affatto. Anzi, riuscirono persino a strapparle un sogghigno compiaciuto.
"Una bella rinfrescata era proprio quello che ci voleva! Grazie, bambino!" –Esclamò, balzando su di lui e afferrandolo poi per i ricciuti capelli dorati, incurante dei suoi tentativi di liberarsi. –"O forse sono io ad essere particolarmente focosa?! Ah ah ah!"
A quella vista Hjúki si allarmò, gridando alla pericolosa guerriera di liberare suo fratello.
"Come desideri. Ma attento a quel che desideri, potrebbe realizzarsi!" –Ridacchiò la Makhai, scagliando Bil addosso all'altro fanciullo, osservandoli ruzzolare a poca distanza dal padre dai sensi intontiti. Non senza una certa ironia, osservò che l'avevano tenuta impegnata per ben più lunghi minuti rispetto ai due uomini dotati di armatura, di cui lestamente si era sbarazzata. Sospirando sconsolata per la ridicola fragilità di quel mondo privo di difensori, mosse un piede per passare oltre, quando venne afferrata per il calcagno da un'esile mano, il cui tocco non avrebbe neppure percepito se non fosse stato accompagnato da un gemito. O, come parve al suo animo, da una supplica.
"Una richiesta di morte, mi pare di udire! Perché così va considerato questo ridicolo tentativo!" –Ironizzò, osservando Bil che, a fatica, si era trascinato fin ai suoi piedi, e il fratello, poco distante, che aveva recuperato il bastone di Mani, puntandolo nella sua direzione. –"Ah ah ah! Siete i migliori difensori che questo regno abbia mai avuto! Lo sapete vero? Peccato, tra dieci anni forse avreste potuto salvarlo! Che questa consapevolezza sia l'obolo che vi accompagnerà all'Inferno! Addio, ragazzini, ho giocato fin troppo con voi!" –Esclamò, avvampando nel proprio cosmo e scagliando entrambi indietro, le vesti incendiate da un'improvvisa fiamma venefica.
"Nooo!!!" –Gridò allora un uomo, prima di investire Kydoimos con un'onda di gelida energia, cogliendo la Makhai di sorpresa, non aspettandosi che fosse ancora in grado di combattere.
"Hai ritrovato le forze all'improvviso? O è stato il timore per la sorte di quei due marmocchi a farti svegliare dal torpore della tua inutile esistenza?!" –Ringhiò la donna dai biondi capelli, rialzandosi di scatto e fissando Mani con sguardo tagliente.
"È stata la loro fede a farmi alzare! La passione autentica che hanno infuso ai loro gesti, l'altruismo e l'amore con cui si sono eretti a protezione del padre... che tanto amore invece non merita!" –Rispose il Selenite, abbandonandosi a un sospiro.
"Di questo puoi essere certo! Meriti solo di morire, qui e ora!" –Chiarì la Makhai, lanciandosi avanti con il pugno carico di energia.
Rivelando una certa agilità, Mani scartò di lato, evitando l'affondo e muovendo svelto il bastone intagliato, mirando all’addome della nemica, ma il colpo, portato con poca forza, servì solo a spingere Kydoimos all'indietro. Imbestialita, la Makhai della confusione portò di nuovo il pugno avanti, avvolto in folgori di energia, ma il Selenite lo fermò roteando l'asta di fronte a sé.
"Non di legno comune è fatto il bastone di Mani! Estratto dall'Albero dell'Universo, così mi disse Odino quando me ne fece dono! In esso c'è tutta la sapienza e la capacità di resistere alle intemperie del mondo che sempre hanno caratterizzato Yggdrasill, il perno della nostra civiltà!"
"Fino a quando non è caduto!" –Lo derise Kydoimos, tentando un nuovo assalto diretto e venendo respinta indietro dalla veloce rotazione del legno.
"Questo lo rende ancora più importante! Non è più solo un dono del grande Frassino, adesso è tutto ciò che di quell'albero mitico rimane! Posso solo essere onorato di impugnarlo in quest'ultima guerra!"
"Te lo pianterò nel cuore e poi darò fuoco alla tua carcassa! E a quella dei mocciosi che ti seguono, Dio di Asgard!" –Avvampò la Makhai, spostando lo sguardo sui corpi svenuti di Bil e Hjúki.
"Bastarda!!! Non oserai!!!" –Tuonò Mani, come se alzare la voce fosse un deterrente alla follia guerriera di Kydoimos, la quale era già schizzata verso i bambini, pronta per sfondare loro i crani. Gridando per il terrore, e per la rabbia, il Custode del Cerchio di Saturno piantò il bastone nel suolo, infondendovi tutto il suo cosmo, tutta la vita che poteva lasciar fluire pensando al futuro che stava per essere negato ai suoi figli. –"Sorgi, Axis Mundi!!!"
E allora dal terreno sotto i piedi della Makhai spuntarono decine e decine di rami, che subito si innalzarono al cielo, in una selva continua che le rese impossibile avanzare ancora. I lunghi fusti nodosi si avvinghiarono al suo corpo, stritolandolo, premendo con forza sulla Veste Divina che poche volte in battaglia era stata incrinata. Kydoimos tentò di reagire, di sgusciare via da quella bizzarra prigionia, ma dovette ammettere che la forza dei rami del Frassino Cosmico era terribile, parevano vigorosi come le braccia degli Jotnar.
Ma anche quest'alberello farà la fine del suo predecessore! La fiamma degli Spiriti della Battaglia non può essere spenta! Di certo non con trucchetti da giocoliere di corte! Avvampò la Dea, espandendo il proprio cosmo e incenerendo i fusti nodosi che la avvinghiavano, mantenendo gli altri a distanza con l'energia ardente emanata dal suo corpo.
"Ci hai provato, Mani! Almeno questo lo scriveremo sulla tua lapide! Ora raggiungi l’Ippogrifo e fatevi compagnia, dannati per l'eternità!" –Esclamò fiera, mentre una violacea evanescenza le avvolgeva la mano, affusolandosi tra le sue dita, prima di scattare verso il basso, incitata dalla stessa Kydoimos. –"Shamara!!!"
"Scansatiii!!!" –Gridò allora una voce maschile, mentre un'agile figura si lanciava su Mani, pur non riuscendo a portarlo completamente fuori dal raggio d'azione di quella fatua evanescenza.
"Shen... Gado..." –Mormorò il Selenite di Saturno, intontito, mentre gli spiriti maligni si attorcigliavano attorno al suo corpo, cercando una via per entrare. Il valoroso Comandante di Selene tentò di cacciarli via, ma non riusciva neppure a raggiungerli, tanto intangibili e distanti apparivano al tatto. Poté solo dire a Mani come vincerli, superando le proprie paure.
Quasi avesse compreso, e forse con la consapevolezza di non riuscire, il Custode del Sesto Cerchio lanciò un'ultima occhiata ai suoi figli, che giacevano svenuti a pochi passi dal varco che non era stato forte abbastanza da difendere, e poi di nuovo a Shen Gado, che annuì mestamente, prima che Mani chiudesse gli occhi, sopraffatto dagli spiriti evocati da Kydoimos, ormai entrati dentro di lui.
"Sono sorpresa del tuo risveglio, ippogrifo!" –Esclamò allora la donna, che nel frattempo aveva distrutto quel che restava del novello frassino generato dal Selenite. –"Mai nessuno prima d'ora era riuscito a vincere gli spiriti maligni che le tribù native dell'Amazzonia chiamano Shamara! Ho soggiornato presso di loro per un po' di tempo, poiché non molto lontano é avvenuta la mia rinascita, ed ho visto uomini condannare altri uomini a così intense sofferenze da far storcere la bocca persino a me e alle mie sorelle! Eppure tu, impassibile, ancora ti ergi a me di fronte, ancora ti affanni e alla morte resisti. Com'è possibile? Sinceramente, rispondimi!"
"A dispetto del nome e delle forme raccapriccianti, il tuo colpo segreto è misera cosa. Un trucchetto con cui fai emergere le paure insite in ogni individuo, facendole divenire realtà. Per cui, chi vi crede si ritrova a vivere un eterno presente dominato da tali paure e dal suo fallimento, una prospettiva che la mente umana ben poco potrebbe tollerare, spingendo verso il suicidio! Pur tuttavia non mi conosci, Dea della Confusione, o avresti saputo fin dall'inizio che non così avresti potuto vincermi! Perché l'intrepido ippogrifo non conosce paura, mentre tu, donna guerriera, adesso dovrai temermi!" –Esclamò fiero, espandendo il proprio cosmo color indaco.
"Incredibile!!! Un uomo che non conosce paure! Uhm, adesso che lo percepisco, trovo nel tuo cosmo divine sfumature! Forse l'eredità di chi ti ha generato ti permette di esercitare un così preciso distacco…" –Rifletté Kydoimos, mentre Shen Gado balzava in alto, lanciandosi su di lei con il tacco teso, roteando su se stesso in uno scintillio di viola e avorio.
"Non soltanto, Dea miserabile che con turpi inganni vinci i nemici! Ma se il tuo colpo tira fuori le paure umane, su me non può funzionare perché io non ho visione di alcun futuro che mi terrorizzi, in quanto tutto quel che potevo paventare, tutto ciò che avrebbe potuto darmi dolore, si è già realizzato! Adesso non mi resta altro che vivere o morire, ma quella scelta già l’ho fatta e non ho intenzione di tornare sui miei passi! Cadi, misera strega, sotto il Galoppo dell'Ippogrifo!" –L'assalto spinse Kydoimos indietro, mentre Shen Gado, dopo aver distrutto il suolo di fronte a lei, muoveva lesto la gamba destra, scatenando una raffica di calci diretti al volto della donna.
"Mi piaci!" –Sogghignò quest'ultima, con maliziosa perfidia, prima di afferrare l'arto sporgente del Comandante dei Seleniti e tirarlo a sé, bloccando i suoi affondi e al tempo stesso sbilanciandolo. Per evitare di cadere, Shen Gado dovette appoggiare una mano a terra e Kydoimos approfittò di quel momento per colpirlo al volto con una ginocchiata. Intrappolato nella morsa della Makhai, il guerriero dovette incassare il colpo alla mandibola, prima che un successivo calcio lo scaraventasse indietro.
"Come sei freddo! Un eroe tuo pari dovrebbe essere ben più caloroso e passionale, non trovi?" –Sghignazzò la donna, umettandosi le labbra con la lingua, prima di scattare avanti, avvolta in vampe di fuoco violacee.
"No!" –Si limitò a rispondere l'Ippogrifo, sollevando la gamba destra di colpo e muovendola a spazzare, fermando e colpendo Kydoimos sul basso ventre, con un colpo così duro e preciso che le mozzò il fiato per una manciata di secondi, dando il tempo a Shen Gado di balzare in alto, spalancando le ali dell'armatura, e piombare poi su di lei a tacco teso. –"Galoppo..."
"Sei ripetitivo!" –Sentenziò la Makhai, alzando un braccio e afferrando il piede corazzato dell'uomo con una mano, bloccandone ogni movimento.
"Credi?!" –Ironizzò allora lui, roteando all'improvviso su stesso, coadiuvato dalle flessuose ali della corazza, e torcendo al qual tempo la mano della donna, prima di colpirla in pieno volto con un calcio violento, schiantandola molti metri addietro.
"Bas... tardo!!! Mi hai fatto abbassare la guardia con una concatenazione di assalti similari!" –Ringhiò Kydoimos, rimettendosi in piedi, l'elmo ormai distrutto, i biondi capelli intrisi del suo sangue divino che, da una ferita alla tempia, le imbrattava gli occhi, colando fin lungo il collo. Sfiorandosi la pelle con un dito, intingendolo nel proprio Ichor, la Makhai tornò a sorridere, in quel modo perfido e un po' pazzo che le era proprio. –"Vorresti leccarlo? Sì, lo credo bene, e di certo non ti limiteresti a questo. Tutta la tua furia guerriera non può mascherare il desiderio che ti invade in mia presenza, Ippogrifo! Del resto sei una bestia, e come tale hai i tuoi bisogni! Perciò lascia che ti invadano tali turpi pensieri e sfogali con me. Su di me!"
Shen Gado non rispose alcunché, mantenendo la posizione faticosamente guadagnata di fronte al varco verso il Cerchio di Giove, proteggendo al tempo stesso Mani e i suoi discendenti. Ma Kydoimos, anziché offendersi, vide in quel mutismo scocciato un'ulteriore sfida, rincarando la dose.
"Fai il duro e puro? Interessante! Ti piegherò con ancora maggior soddisfazione! E lo farò con un bacio! Ah ah ah!"
"Smettila di dire idiozie e combatti, donna!" –Esclamò allora Shen Gado, espandendo il proprio cosmo, mentre la figlia di Eris faceva altrettanto.
"Non dico idiozie, ma verità! E adesso lo vedrai! O forse dovrei dire, lo sentirai, il tocco delle mie labbra! Le labbra dell'oscurità!" –Rise Kydoimos, portandosi una mano sotto il mento e muovendo le labbra nell'atto di lanciare un bacio. –"Kiss of the Darkness!!!"
L'assalto prese Shen Gado alla sprovvista, non aspettandosi avesse un aspetto così inconsueto. Lui, per lungo tempo avvezzo a fronteggiare mostri, giganti e predoni, e poi, dopo il trasferimento sulla Luna, disabituato a combattere, non aveva mai affrontato una donna dalle movenze così letali come Kydoimos. O così subdole, rifletté, mentre il tenebroso bacio di energia lo investiva in pieno, scagliandolo contro il muro di confine, incrinandogli persino qualche ala.
"Beh, che ne pensi? Ti ha lasciato senza fiato, vero? Lo so, me lo hanno detto in molti! Ah ah ah!" –Sghignazzò selvaggia la Makhai, incamminandosi a passo fermo verso di lui, decisa a finirlo. Shen Gado fu svelto a rialzarsi, ma non abbastanza per impedirle di afferrarlo per la gola, sbatterlo al muro e costringerlo a guardarla in faccia. –"È tutto il tempo che mi osservi, Ippogrifo! Eppure io non ho ancora visto il tuo volto... è così orribile che lo celi alle donne che invece vorrebbero coprirti di baci? Ah ah ah! Lascia che io veda, e giudichi!" –Aggiunse, muovendo l'altra mano in modo da sfilargli l'elmo.
"No!!!" –Avvampò allora il Comandante dei Seleniti, lasciando esplodere il proprio cosmo. Una detonazione così intensa e fulminea che Kydoimos ne fu sopraffatta e sbalzata molti metri addietro, ruzzolando sul suolo lunare con l'armatura distrutta. Ma neppure Shen Gado ne uscì indenne, venendo schiacciato ulteriormente contro il muro, con numerose crepe sulla corazza celeste.
"Sei un folle disperato!!! Tu, non io, hai la mente ottenebrata dalla pazzia, se a così tanto sei disposto solo per coprire il tuo volto!!!" –Gridò la figlia di Discordia, rimettendosi in piedi a fatica. –"Tanta devozione non deve andare sprecata! Tutt'altro! Ti onorerò della parola fine, Ippogrifo, così una volta morto non dovrai più preoccuparti che una donna ti veda in volto!!! Addio, uomo fantoccio! Kiss of the Darkness!!!"
Il potente bacio di energia oscura sfrecciò verso Shen Gado, saturando lo spazio tra loro in un attimo e sollevando polvere e frammenti di suolo, obbligando persino la stessa Kydoimos a coprirsi il volto con una mano. Sogghignò, quando udì l'impatto, un rumore persino più secco e preciso del precedente. Uno schianto contro un muro.
Ma la Makhai rimase stupita quando vide che non era stato il guerriero a cozzare contro la muraglia di confine, bensì il suo assalto ad essere dissolto da un'ingegnosa trovata. Usando le ali flessibili della corazza, Shen Gado le aveva chiuse di fronte al suo corpo, proteggendosi alla meglio dall'onda devastatrice, sia pur a costo di danneggiarle.
"Mie adorate ali, che tante volte mi avete salvato in battaglia, renderò onore al vostro sacrificio! Che non si dica che l'ippogrifo, pur senza ali, non possa più volare!!!" –Esclamò fiero il Comandante, bruciando al massimo il proprio cosmo e preparandosi a scagliare il suo attacco più potente. –"Dominion of light!!!" –Gridò, sollevando un braccio al cielo, mentre da ogni direzione, tutt'attorno a Kydoimos, spuntavano lame di luce, che piovvero su di lei a un ritmo incessante.
"Male... dizione!!!" –Ghignò la donna, espandendo il cosmo tenebroso e cercando di contrastare quella martoriante pioggia di luce, una pioggia che pareva cadere dalle stelle del cosmo tanto fitta e persistente era. Iniziò a correre, per evitare di essere trafitta, ma i raggi lucenti sembravano spostarsi con lei, trovandola ovunque tentasse di andare, causandole frustrazione e irritazione. Quindi, osservando la postura sicura ed eretta di Shen Gado, torse le labbra in un ghigno malvagio, comprendendo infine. Caricò il pugno destro di energia oscura e lo piantò nel terreno sotto di sé, sollevando un turbine di polvere e suolo lunare, così vasto e fitto da nasconderla per qualche istante agli occhi dell'Ippogrifo. Quando questi la avvistò di nuovo, la Makhai era già troppo vicina perché gli strali potessero colpirla senza ferire anch'egli al qual tempo. –"Ora ti darò quel bacio che così tanto hai fuggito! Il bacio dell’oscurità!!!" –Disse con voce suadente, scatenando il suo assalto da distanza ravvicinata e travolgendo il prode comandante, con un boato che fu udito sull'intero suolo lunare, quasi come la donna avesse voluto dire alle sorelle di esserci ancora, di essere lei la vittoriosa.
"E ora..." –Aggiunse, avvicinandosi al corpo ferito dell'Ippogrifo. –"Vediamo questo volto misterioso..." –E si chinò su di lui, per togliergli l'elmo danneggiato, da cui riusciva a intravedere un viso maschile, con una palese cicatrice su una guancia.
"Non toccarlo!" –Tuonò allora una giovane e fresca voce, anticipando lo scintillio di uno strale luminoso che si conficcò nel terreno tra lei e Shen Gado. Uno strale che, stupendo la stessa Makhai, aveva la forma di una lunga asta dorata dalla cima ornata da un fiore sbocciato. –"Scettro d'Oro!!!" –Esclamò la stessa voce, mentre Kydoimos era costretta a balzare via di scatto, per non essere investita da una sfilza di raggi di luce.
"Se vuoi giocare, gioca con noi, non con i feriti! Vigliacca!" –Intervenne allora una voce femminile, mentre un’agile figura, armata con una lama lucente, piombava sulla Makhai, costringendola ad un serrato corpo a corpo, in cui stavolta lei era la preda. Lei era la vittima costretta ad arretrare, a spostarsi di continuo, per non essere trafitta da una spada di pura energia.
"Visto che me lo hai chiesto, mi tratterrò a giocare ancora, ragazzina!" –Rispose impavida, fermandosi infine e concentrando il cosmo attorno alle sue labbra, di fronte agli occhi straniti dell'avversaria.
"Sca... ppate!!!" –Vociò allora Shen Gado, affannando nel rimettersi in piedi, proprio mentre il Bacio dell'Oscurità investiva in pieno i suoi soccorritori.
"Giornata proficua, quest'oggi!" –Commentò la Makhai, avvicinandosi ai corpi distesi a terra dei due ragazzi appena intervenuti. Quindi, notandone le corazze e i volti, fece una smorfia, riconoscendone i nemici di cui Proioxis avrebbe dovuto sbarazzarsi.
"Se pensi alla tua amata sorella, sta’ tranquilla. Tra poco la raggiungerai, nel terribile inferno che aspetta voi cagne immonde!" –Esclamò uno di loro, rialzandosi ansimando, il bel volto segnato da ferite ancora aperte. –"I Cavalieri delle Stelle non lasciano alcun lavoro incompiuto! Io sono Jonathan e lei è Reis, e come abbiamo vinto Proioxis ugualmente vinceremo te!"
"Dovrei esserne impressionata? O forse afflitta da qualche tremendo dolore che dovrebbe spingermi a un'istantanea vendetta per amore della sorella perduta? Ah ah ah! Solo dispiacere provo, e pena per quella stupida, che non è stata in grado di vincere due ragazzini come voi! Poco importa, vi aggiungerò alla lista dei caduti in questo cerchio! State pronti, bambini, la mamma è decisa a punirvi! Ah ah ah! Kiss of the Darkness!!!"
Il violento assalto energetico sfrecciò verso i Cavalieri delle Stelle, che furono lesti a tirare su le proprie difese. La Barriera Astrale e la Cascata di Luce impedirono loro di essere feriti, ma non riuscirono a frenarne del tutto la carica, violenta e frastornante, proprio come l'Avanzata Impetuosa che avevano fronteggiato in precedenza.
"Dev'essere un topos ricorrente di queste Makhai!" –Ironizzò Jonathan, sforzandosi nel mantenere solida la propria barriera. –"Se un giorno mai conoscerò il loro creatore, avrei due paroline da dirgli!"
"Parla meno e agisci di più!" –Sibilò Reis, mentre tutto attorno alle sue braccia scivolava un fiume di polvere di stelle. –"Vortice scintillante di luce!!!" –Gridò, liberando il colpo segreto, che inglobò parte dell'assalto di Kydoimos, disperdendolo in varie direzioni, permettendo anche a Jonathan di rifiatare e di liberare una moltitudine di comete energetiche, che sfrecciarono verso la Makhai alla velocità della luce.
"Uah ah ah! Questo è vero godimento!!!" –Strepitò quest'ultima, intensificando il proprio attacco e generando così una violenta esplosione che scagliò tutti i contendenti indietro di decine di metri, aprendo persino degli squarci sul suolo e nel muro di confine.
"Ma questa non c'è del tutto con la testa!" –Commentò Jonathan, il primo a rimettersi in piedi, aiutandosi con lo Scettro d’Oro. –"Possibile che dobbiamo sempre affrontare avversari con un simile livello di pazzia?!"
"Mettila in questo modo... Il fatto che continuiamo ad affrontarli vuol dire che ogni volta ne usciamo vincitori!" –Lo confortò Reis, rialzatasi a sua volta, prima di voltarsi verso il varco per il Cerchio di Giove, su cui l'ardimentosa sagoma della Makhai della Confusione si stagliava ancora. Ferita, sanguinante, con la corazza danneggiata in più punti e la pelle che si intravedeva al di sotto, cerea com'era stata quella di Proioxis, ma ancora decisa a dare loro battaglia.
Jonathan non poté fare a meno di notare l'ironia della loro posizione. Era Kydoimos adesso a proteggere il varco, era lei che si ergeva a pochi passi dal tunnel, lei che però a quel passaggio pareva non pensare più, determinata, ostinata, di certo infatuata dal desiderio di lotta. Era quello, solo quello, in fondo, che la Makhai voleva.
"Sull'impavido capitano la mia tecnica non ha avuto effetto, ma il Selenite di Saturno è stato malamente piegato! Chissà cosa avranno in serbo, per voi, gli spiriti maligni che rispondono al nome di Shamara?!" –Sussurrò, strappando un gemito di infastidita sorpresa al Custode dello Scettro d'Oro, che fece cenno a Reis di tenersi pronta.
Jonathan conosceva bene le leggende che circolavano attorno alle tribù amazzoniche che a simili riti erano devote, riti in grado di distruggere la mente di un uomo. E per quanto l'addestramento cui ad Avalon erano stati sottoposti avesse sgombrato i loro animi dal buio e dalla paura, non voleva certo provarne eventuali effetti. Così mosse il braccio con velocità, dirigendo un preciso raggio di energia contro il polso di Kydoimos, schiantandone la corazza e facendo imbestialire la Makhai, che perse la concentrazione necessaria ad evocare gli spiriti, scegliendo dunque di lanciarsi verso di loro proprio mentre i due Cavalieri facevano altrettanto.
"Un colpo che distrugge le menti? Interessante! Se possibile, vorrei dire la mia al riguardo!" –Esclamò allora una nuova voce maschile, mentre una fiammeggiante figura piombava tra i combattenti, spalancando ali così lucenti e maestose da frenare la corsa di Reis e Jonathan. –"Assaggia, perversa Makhai, il colpo che piega ogni spirito, persino il più crudele! Assaggia il pugno dell'illusione della fenice!!!"
Un sottile raggio di energia raggiunse Kydoimos in piena fronte, fermando la sua corsa e spingendola persino indietro tanto fulmineo e intenso era stato l'affondo. Poi, quando si riebbe, comprese che non era successo niente, che il suo corpo era ancora lì, pronto per combattere ancora, persino con quel nuovo nemico.
"Phoenix!!!" –Esclamarono Reis e Jonathan, felici di rivedere il Cavaliere dello Zodiaco, il cui volto stanco e ferito non tradiva però alcuna volontà di riposo, non finché l'ultimo pericolo non fosse stato debellato. Aveva percepito poc’anzi il cosmo di Andromeda elevarsi fino al parossismo e poi placarsi, come se l'oceano fosse stato svuotato di colpo, ed era più che mai deciso ad andare a investigare.
"Anche noi abbiamo avvertito l'accendersi del cosmo di tuo fratello e il suo svanire poco dopo. Così come ancora percepiamo il dilaniante tormento cui il Cavaliere dell'Arcobaleno nostro compagno è sottoposto. Chiunque sia il nemico che ha incontrato, non sta affatto avendo la meglio!" –Spiegò Reis, prima che l'isterica voce di Kydoimos li richiamasse.
"Oh, tutta questa preoccupazione per i vostri congiunti vi fa onore! Ma rende vana la mia tecnica! Non va bene, proprio no! Un gesto scortese che la mamma dovrà punire seduta stante! Con un bel bacio di tenebra..."
"Sta' attento, Phoenix! Sembrerebbe qualcosa di piacevole, ma è un'esplosione devastante!" –Esclamò Jonathan, sollevando all'istante le proprie scintillanti difese.
"L'unico bacio che riceverai quest'oggi sarà quello della morte!" –Parlò allora una voce che i tre compagni avevano udito in una sola occasione, ore addietro, quando avevano per la prima volta varcato il cerchio da lui presieduto.
"Mani!!!" –Lo riconobbero Reis e Jonathan, osservando il malconcio Selenite rimettersi in piedi a fatica, il volto tumefatto e bagnato da sudore freddo.
"Quale sorpresa! Dunque gli spiriti maligni hanno fallito anche con te, Dio di Asgard? O vuoi forse vantarti dell'epiteto di ultimo Ase ancora vivo? Per poco ancora, s'intende!" –Sghignazzò Kydoimos, voltandosi verso di lui.
"Non in cerca di titoli o gloria sono, Makhai della Confusione, ma di perdono. E lo chiedo ai miei figli, che non sono stato in grado di difendere, e al valoroso Ippogrifo che per salvarmi ha rischiato la vita, così come hanno fatto i Cavalieri di Atena e di Avalon qui presenti!"
"Nobile Mani... noi..." –Ma Jonathan non poté aggiungere altro, che già il Selenite aveva ripreso a parlare, indicando il varco alle sue spalle.
"Andate! I vostri compagni hanno bisogno di aiuto e non possiamo sprecare tempo ad affrontare in cinque un solo avversario!"
"Dimentichi chi è l'avversario!" –Precisò la Makhai, avvampando nel suo cosmo violaceo. –"Qualcuno che adora gli scontri di gruppo, la ridda violenta e caotica delle battaglie di massa! Fatevi avanti anche tutti assieme!"
"Tutt'altro! Non potrò mai dimenticarti, Kydoimos, né potrò dimenticare le tragiche visioni con cui i tuoi demoni mi hanno riempito la mente, mostrandomi più e più volte la morte dei miei figli! Puoi essere certa che quelle immagini non le scorderò mai! Ma proprio tali orripilanti prospettive mi hanno spinto a scuotermi dal torpore e a reagire, a considerarli non più come un peso che limiti in battaglia, ma come la ragione stessa della battaglia! Il voler garantire loro un futuro!!! Per questo Mani combatte! Forse morirò quest'oggi, raggiungendo gli Asi e i Vani nell'oblio che tutti attende dopo la caduta del Frassino Cosmico, ma se la mia fine permetterà a Bil e a Hjúki di salvarsi, allora ben venga!" –Affermò fiero. –"Ben venga!"
"E allora eccomi! Ah ah ah! Kiss of the Darkness!!!" –Ghignò isterica Kydoimos, lanciandosi contro di lui nel suo cosmo oscuro.
"Ultimo inverno!" –Tuonò il Selenite asgardiano, liberando una furibonda tempesta di ghiaccio, così gelido e pungente da frenare la corsa della Makhai, congelandone i piedi e parte delle gambe in un'indistinta massa azzurrognola.
"Co... cosa?! Che tecnica è mai questa?!" –Latrò imbufalita, tentando di muovere gli arti. –"Dimentichi che noi Makhai siamo le compagne di Ares e Discordia dai tempi del mito? Che in noi arde l'impetuosa e implacabile fiamma della guerra? L'unica in grado di scaldare qualsiasi mondo!!!" –E nel dir questo fece esplodere il proprio cosmo rovente, che iniziò a liquefare il ghiaccio che la imprigionava.
"È tutta tua, Shen Gado!" –Disse allora Mani, scansandosi di lato e rivelando infine l'eroico comandante già pronto per l'ultimo scontro. Con un balzo, l'Ippogrifo fu nello spazio sopra Kydoimos, piombando poi su di lei a tacco teso, moltiplicando la propria immagine in infinite copie che colpirono, calciarono, affondarono dentro il corpo della donna senza darle tregua.
"Galoppo dell'Ippogrifooo!!!" –Tuonò, distruggendone le vesti divine, riducendole a sanguinolenta poltiglia. Ma quando fece per ritirarsi, Shen Gado si sentì afferrare per un tallone, dall'avida presa di Kydoimos che ancora aveva forza per sbatterlo a terra e stringergli poi le dita attorno al collo.
"Non ti ho ancora visto in volto..." –Sibilò, soffocando il Comandante dei Seleniti, che si agitò per liberarsi.
"Né mai lo vedrai, strega!" –Intervenne allora Mani, balzando su di lei, con il bastone donatogli da Odino saldamente nelle sue mani.
Kydoimos tossì, sputando sangue e allentando in tal modo la presa su Shen Gado, che fu lesto a liberarsi e a balzare indietro con un'agile piroetta, lasciando la donna ad osservare la sua triste sorte. L'asta ricavata da Yggdrasill, la pianta che tanto aveva schernito, le aveva penetrato il cuore, sbucando dall'altra parte del corpo, mentre tutto attorno il cosmo di Mani brillava cristallino.
Comprendendo quel che sarebbe accaduto, la Makhai della Confusione gioì, ridendo a più non posso, al punto da riempirsi gli occhi di lacrime.
"Che fine meravigliosa! Oh sì, una fine magnifica la mia!!! Morte, mio capitano, leviamo l’ancora! è l’ora!" –Declamò, mentre decine e decine di rami e fronde sorgevano dal bastone, dilaniandola dall'interno e distruggendo quel che restava del suo corpo.