CAPITOLO TRENTAQUATTRESIMO: RECINTI DI FUOCO.
Quel che Ilda vide, affacciandosi dai pertugi della Torre della Solitudine, fu quel che le era apparso nelle visioni evocate da Bjarkan. Un oceano di fuoco e morte.
Sul piazzale della cittadella di Midgard, ove la statua di Odino era crollata, sommersa in parte da pietre e neve, piovevano lapilli di fuoco che parevano cadere dal cielo. Un’incessante pioggia di lava che stava allargandosi sull’intera città, distruggendo i tetti delle case, incendiando alberi e seminando il panico tra i già provati abitanti.
"Sembra che l’universo stesso sudi lacrime di lava!" –Commentò la stridula voce di Fiador, tremando impaurito alle spalle della Celebrante di Odino.
Ma Ilda non diede troppo peso ai suoi pavidi pensieri, iniziando a correre lungo le scale interne della torre, seguita dal fido Enji, che già aveva convocato nel Salone del Fuoco quel che restava delle guardie della cittadella. Guardando dalla finestra della torre, la Celebrante non aveva visto soltanto giganteschi nemici attaccare Asgard ma anche l’accendersi solitario del cosmo del Principe Alexer, in piedi al centro del devastato piazzale. Quale che fosse il destino di entrambi, e quello degli Dei, che Ragnarök avrebbe riservato loro, Alexer non sarebbe morto da solo. Questo fu quel che Ilda si disse, uscendo trafelata dal palazzo, con un mantello gettato sulle spalle e una lancia tripunte in mano, dopo aver impartito ad Enji le istruzioni necessarie.
"Mia Signora…" –Esclamò il Principe della Valle di Cristallo, percependo il cosmo della Regina di Midgard avvicinarsi. –"Non dovreste essere qua! È pericoloso!" –Aggiunse, proprio mentre un ammasso di lava precipitava a terra vicino a entrambi, incendiando neve e pietrisco.
"Il mio posto è in prima linea per difendere la mia città e la mia gente! Non sono diventata Celebrante di Odino per sedere fiacca su uno scomodo trono a guardare le persone che amo morire!" –Rispose calma e fiera Ilda di Polaris. –"Già una volta fui costretta a tale terribile punizione e non vorrei riviverla neppure per un minuto!"
"Ciò vi fa onore, pur tuttavia devo farvi presente che potreste non rivedere più il trono che vostro padre vi ha lasciato, perché i poteri di cui disponete non sono arma adatta per affrontare costoro!" –Precisò Alexer, sollevando lo sguardo verso le figure alte e deformi che circondavano il piazzale.
I Muspells megir, i figli di Muspell. I Giganti del Fuoco che popolavano il mondo dell’incendio universale.
"Non dovrebbero trovarsi qua… Un grave sconvolgimento è in atto nei nove mondi se persino i confini tra gli stessi vengono meno." –Disse il Principe, osservandoli nascere dalle viscere della terra ed espandersi, come vampe sollevate dal vento, fin quasi a lambire il tetto del cielo. Creature prive di un vero e proprio corpo solido, composte di fuoco e lava, che stavano facendo cadere sull’intera Cittadella.
"Cosa intendete?" –Chiese la Celebrante di Odino, arretrando assieme ad Alexer, per evitare lapilli ardenti.
"Che io sappia, non sono mai usciti da Muspellsheimr, e certo non avrebbero motivo per essere qua. A meno che… Surtr non sia sceso in campo e abbia ordinato di diffondere ovunque la vampa infernale, trasformando i nove mondi in un incendio universale."
"Come la Volva aveva predetto. Sibila il vapore con quel che alimenta la vita, alta gioca la vampa col cielo stesso." –Mormorò Ilda.
"Sia quel che sia. Non possiamo permettergli di avanzare oltre. La gente di Midgard è già stremata, dobbiamo difenderla!" –E nel dir questo Alexer espanse il proprio cosmo azzurro, che turbinò attorno al suo corpo sotto forma di cristalli di ghiaccio. Di colpo aprì le braccia lateralmente, generando onde di energia congelante che percorsero la superficie del piazzale, spingendo indietro rocce e pietre, spegnendo i vari roghi e ricoprendo il suolo di uno strato di ghiaccio.
Quindi, prima che i Giganti di Fuoco potessero rendersi conto di quel che stava accadendo, concentrò il cosmo nel pugno destro e diresse un poderoso attacco verso uno di loro. –"Polvere di Diamanti!!!" –Gridò, mentre una tempesta di cristalli di ghiacci ricopriva la sagoma deforme, spegnendo la fiamma che la alimentava.
Ilda approfittò di quel momento per scagliare il suo tridente, conficcandolo nell’ammasso di gelo e facendolo esplodere poco dopo. Così facendo, come avevano predetto, attirarono l’attenzione degli altri Muspells lýðr, che diressero loro contro violenti getti di lava. Alexer afferrò Ilda, ponendola dietro di sé, mentre sollevava di nuovo il cosmo, generando una cupola di ghiaccio con cui parò l’assalto incendiario.
"Ve l’ho detto, Regina di Midgard, i vostri poteri sono inefficaci! Io solo, con il mio gelo, posso sperare di contrastare la loro avanzata! Perciò vi prego, mettetevi in salvo! Alle caverne, con il vostro popolo, potreste ottenere riparo per…"
"Apprezzo la vostra premura, Principe Alexer, ma non permetterò mai che altri si sobbarchino del peso della difesa della mia gente! Dovere che spetta ad ogni Celebrante! Inoltre…" –E nel dir questo Ilda sollevò lo sguardo verso la cupola di ghiaccio che Alexer si stava sforzando di mantenere, nonostante l’incessante pioggia di fuoco, e la vide gocciolare in più punti, segno inequivocabile che la pressione lavica l’avrebbe portata presto al punto di rottura. –"Posso esservi utile. A modo mio!" –Così dicendo, espanse il proprio cosmo, avvolgendolo in quello del Principe della Valle di Cristallo e dandogli nuovo vigore.
Alexer sorrise, vedendo la cupola di ghiaccio assumere nuova rigidità e fermando la fuoriuscita d’acqua, e approfittò di quel ritrovato slancio per generare cristalli di ghiaccio che vorticarono attorno alle lingue di fuoco, congelandole o spegnendole.
"Rimanete comunque dietro di me!" –Commentò infine, scaraventando la barriera di ghiaccio contro un Gigante di Fuoco e osservandola venire incendiata all’istante. –"Fulmini Siderali!!!" –Gridò, dirigendo il potente assalto contro un mucchio di roccia e neve, ai piedi del colosso, e scagliandoglielo tutto contro, fin quasi a ricoprirlo. A quel punto, gli bastò sfiorare il suolo con una mano, per congelare la pericolosa figura in un ammasso senza forma.
Non riuscì a tirare un sospiro di sollievo che nuovi Giganti di Fuoco presero vita, divenendo ben più alti e minacciosi dei precedenti. Uno di loro travolse il compagno che Alexer aveva appena congelato, incendiandolo con il proprio corpo, mentre rivoli di lava ardente scivolavano sul terreno, aprendo squarci nel piazzale e strisciando verso i due combattenti.
In quel momento una pioggia di frecce oscurò il cielo per un istante, piombando sulla creatura di fuoco, senza provocargli danno alcuno e venendo annientata al solo contatto. Ilda si voltò verso il portone della fortezza, da cui Bard e un gruppo di arcieri era appena uscito, le corde ancora tese e pronte a vibrare di nuovo.
Pur consapevoli dell’inutilità del loro agire, i soldati della cittadella non avrebbero lasciato la Celebrante di Odino a morire da sola.
Anche Fiador avrebbe voluto unirsi loro, ma sentiva di non avere forza a sufficienza, o forse non voleva affrontare lo sguardo di Ilda, dispiaciuto per il suo tradimento. Così preferì rimanere nell’ombra dell’androne, a tremare per un futuro che ormai pareva consumarsi ogni momento di più. Enji lo aveva già schiaffeggiato, prima di andarsene, assieme ad altre guardie, a portare aiuto agli abitanti della città, riunendoli e conducendoli all’interno della cittadella, dove il cosmo di Ilda li avrebbe protetti.
Approfittando di quel momento di confusione, Alexer espanse ancora il proprio cosmo, che pareva trarre origine e forza dall’aria che gli turbinava attorno, prima di scagliare un nuovo attacco congelante contro il figlio di Muspell, paralizzandolo, e poi distruggerlo con le sue folgori dilanianti.
"Ce ne sono troppi!" –Commentò il Principe della Valle di Cristallo, guardandosi attorno e realizzando di essere circondati. –"E chissà quanti altri già incendiano i boschi e le vallate limitrofe!"
"Attacchi singoli non li fermeranno, dobbiamo affrontare il problema alla radice!" –Esclamò Ilda, esponendo ad Alexer il suo piano d’attacco. Una follia, come la definì il Principe, sgranando gli occhi, salvo poi acconsentire, non avendo alternative. Così bruciò il cosmo al massimo, sollevando striature azzurre che illuminarono il piazzale, la cittadella e poi l’intera città di Midgard, sormontandola come un arcobaleno a tinta unita. Una sola luce che fu vista da tutti gli abitanti, ovunque si trovassero, e bastò per dare loro speranza.
Anche Ilda rimase ammutolita di fronte a così tanta energia, che soltanto un Dio poteva ospitare al suo interno, ma subito si rinvenne, espandendo il cosmo a sua volta e mescolandolo a quello del Principe Alexer. In virtù di ciò, dell’energia vitale che Ilda gli avrebbe fornito, l’uomo in armatura azzurra generò un vortice di cristalli di gelo che travolse repentino tutti i Muspells lýðr, aspirandoli al suo interno e spegnendo ogni loro fiamma. Con maestria, e molta concentrazione, Alexer diresse il turbine oltre le montagne, portandolo ad esaurirsi nel Mare Artico, prima di accasciarsi, toccando il suolo con un ginocchio e respirando affannosamente.
"Non è… finita…" –Mormorò, prima di sollevare di nuovo lo sguardo e rompere quel silenzio carico di attese.
Sia Ilda, che Bard e gli arcieri e l’impaurito Fiador, osservarono con sgomento nuove sagome di puro fuoco sollevarsi ancora attorno alla Cittadella, in un numero che, agli occhi di tutti, pareva superiore a quelli appena sconfitti.
O forse sono gli stessi di prima? Si chiese Ilda, sconvolta, travolta dal dubbio che quelle creature composte di sola fiamma potessero ricrearsi all’infinito, mentre le loro energie per affrontarle erano limitate. Ciononostante non avrebbe indietreggiato di un passo, di questo ne era certa.
Appoggiò una mano sulla spalla del Principe Alexer, che stava intanto rialzandosi, quasi a ringraziarlo in silenzio per l’aiuto che gli aveva dato, quindi sollevò la lancia verso un Gigante di Fuoco, espandendo il proprio cosmo e liberandolo attraverso l’arma stessa in un raggio di energia.
Il fascio luminoso trapassò il figlio di Muspell, senza però raggiungere altro obiettivo che non attirare la sua attenzione. Vampe di fuoco si allungarono in direzione della Celebrante di Odino, presto circondandola e precludendole ogni fuga. Bard diede ordine agli arcieri di caricare, ma i loro dardi presero fuoco al contatto con il corpo della creatura. Alexer si mosse per intervenire, ma un muro di fiamme gli sbarrò la strada, mentre un paio di Giganti di Fuoco si avventavano su di lui, obbligandolo ad espandere il proprio cosmo e a fronteggiarli, lasciando Ilda al suo destino.
Fu un’abbagliante esplosione di luce ad annientare le fiamme che circondavano entrambi, spingendo le deformi creature indietro e Alexer e Bard a coprirsi gli occhi. Quando riuscirono a vedere di nuovo, restarono sorpresi nel vedere Ilda indossare un’armatura da battaglia, la stessa che aveva già sfoderato durante la scalata all’Olimpo. Il Principe della Valle di Cristallo sorrise, ricordando l’origine di quella corazza, la veste della prima Valchiria che aveva servito Odino agli albori del mondo.
Rinfrancata da quel nuovo potere, Ilda fece avvampare il proprio cosmo generando un’onda di energia che si abbatté su un Gigante di Fuoco, spingendolo indietro e disperdendo parte delle fiamme che lo componevano. Alexer colse l’attimo, travolgendolo con un poderoso turbine d’aria e annientandolo, prima di dirigere la sua attenzione sui di lui fratelli.
Quasi avessero compreso le sue intenzioni, i flagelli di Muspell liberarono caldi fiotti di magma, che ruscellarono sul suolo con pericolosi schizzi, obbligando Alexer e Ilda a indietreggiare, mentre il freddo cosmo del Principe cercava di frenarne l’avanzata.
Uno spostamento nello spaziotempo distrasse entrambi, facendoli voltare verso l’ingresso del palazzo, dove Kiki era appena apparso, lo sguardo sgomento di fronte a quel paesaggio infernale. Facendosi forza, il ragazzo raggiunse Ilda per comunicarle che la parte bassa della città era in fiamme e molti edifici erano crollati, uccidendo i loro occupanti. Enji era però riuscito a radunare la maggioranza della popolazione e a condurla all’interno della fortezza dove, attrezzati con secchi pieni di neve e acqua, stavano cercando di tamponare i danni, spegnendo i vari roghi.
"Era questa la notizia che attendevo!" –Commentò Alexer, incrociando lo sguardo di Ilda, che annuì, mentre il Principe si sollevava in aria, avvolto nel suo cosmo azzurro, fino a portarsi in cima alla torre più alta della cittadella.
Subito i Muspells lýðr allungarono le loro braccia di fiamme verso di lui, nonostante i raggi di energia che Ilda stava loro dirigendo contro, inutilmente, ma Alexer fu lesto a liberare un turbine d’aria fredda che respinse i loro assalti, allargandosi sempre di più verso l’esterno. Con il Principe al centro esatto di quel ciclone di gelida energia, la tempesta aumentò di intensità, avvolgendo la cittadella di Midgard e spingendo i figli di Muspell indietro. Quando fu certo di aver inglobato l’intera roccaforte, Alexer mutò la forma del proprio attacco, creando una immensa cupola di ghiaccio che sormontava il pinnacolo roccioso ove il Recinto di Mezzo si innalzava. All’interno di quella semisfera il magma dei Giganti di Fuoco non sarebbe mai giunto, finchè il Principe avesse avuto energia sufficiente per mantenerla.
Ilda sorrise stanca, mentre Bard e le altre guardie ammiravano soddisfatti la cupola protettiva, ben consapevoli, comunque, che quel loro rifiatare avrebbe avuto breve durata. I Giganti di Fuoco infatti iniziarono a dirigere getti di lava sulla barriera, determinati a liquefarla e a incendiare la città. Fu Ilda allora a prendere l’iniziativa, piantando il tridente nella cupola stessa e usandola come catalizzatore per liberare il proprio cosmo, che si unì a quello di Alexer per risanare le crepe e i buchi che si aprivano a sprazzi sulla barriera di ghiaccio.
"Non possiamo resistere a lungo…" –Rifletté il Principe, ritto sul tetto della torre. –"Forse dovrei uscire, andare al di là della barriera e affrontare i Giganti apertamente. Ma così facendo la cupola quanto potrebbe resistere?" –Strinse i pugni, sollevando lo sguardo verso l’alto.
Tra il fumo e il vapore, Alexer riuscì a vedere le serpentiformi sagome dei figli di Muspell strisciare lungo la cupola, per scioglierla con il loro immane calore, obbligando il Principe a profondere continua e consistente energia per mantenerla.
Fu un grido di Ilda a riportare il suo sguardo su quel che restava del piazzale, dove nella barriera di ghiaccio si era appena aperto uno squarcio. Alcuni Giganti di Fuoco avevano diretto tutta la loro incendiaria potenza in un punto, riuscendo a liquefare la cupola e a penetrare al suo interno, liberando subito vampe di fuoco e getti di magma.
Ilda intimò Kiki e Bard di allontanarsi, prima di ergersi, a lancia tesa, in quel mare di fiamme, avvolta nello splendore del suo cosmo. Con una sfera di energia spinse indietro un figlio di Muspell di piccole dimensioni, ma subito altri torreggiarono su di lei, obbligandola a muoversi continuamente per non essere raggiunta dai getti di lava. Correndo, la Celebrante inciampò in una fessura dell’antica pavimentazione, cadendo a terra e perdendo la presa sul tridente, prontamente fagocitato da una pioggia di magma che minacciosa le si avvicinava.
D’un tratto due gracili braccia, ma forti a sufficienza per spingerla lontano di qualche metro, la afferrarono, mentre Kiki e Bard cacciavano un grido. Ruzzolando fuori dal getto di fuoco, Ilda fece giusto in tempo a vedere Fiador divorato dalle fiamme, tra grida lancinanti, prima che diventasse un ossuto scheletro bruciacchiato.
Un turbine d’aria fredda la circondò, mentre l’elegante sagoma del Principe Alexer balzava di fronte a lei, annientando l’avanzata del magma con il suo cosmo gelido e disperdendo il gruppetto di Giganti di Fuoco con una vigorosa tempesta di cristalli di ghiaccio. Nonostante lo sfoggio di potenza, il coraggioso guerriero ansimava e, per quanto tentasse, non riusciva a sprigionare così tanta energia da richiudere la crepa nella barriera, continuamente bersagliata dagli assalti dei figli di Muspell.
Da quel che Kiki aveva raccontato, anche le foreste circostanti erano state divorate dalle fiamme e in eguale sorte erano incorsi anche coloro che vi risiedevano. Il pensiero della morte di tutte quelle persone, degli abitanti della sua bella valle ove il sole al mattino produceva spettacolari giochi di luce, fece avvampare il cosmo del Principe Alexer, che turbinò nel piazzale spazzando via lava e fiamme e ricacciando i Giganti di Fuoco al di là della barriera di ghiaccio, la cui crepa venne subito richiusa.
Ma proprio in quel momento una seconda falla comparve sul lato orientale della cupola dove, tra il vapore e le pozze d’acqua, altri figli di Muspell fecero capolino, allungando gli arti fiammeggianti nella loro direzione e circondandoli.
"Flare…" –Mormorò Ilda, rivolgendo un ultimo pensiero alla sorella. Avrebbe voluto esserci quando Cristal l’avrebbe ricondotta a casa, ma forse, a breve, non avrebbero più avuto alcuna cosa cui fare ritorno. –"No! In nome del casato dei Polaris io impedirò la distruzione di Midgard!"
"Ed io ti sosterrò, amica mia!" –Esclamò allora una delicata voce femminile. –"Permettimi di ricambiare un favore!"
In un lampo di luce tre figure apparvero di fronte ad Alexer e a Ilda, mentre un forte vento si sollevò improvviso, disperdendo le fiamme che li circondavano.
"Atena!!!" –Gridò Ilda, felice e preoccupata al tempo stesso.
"Fratello!" –Mormorò Kiki, rifugiatosi nell’androne dal palazzo, assieme a Bard e alle altre guardie.
"Ci rivediamo, Celebrante di Odino!" –Si inchinò Mur dell’Ariete, prima di introdurre il loro accompagnatore. Ricoperto dalla sua magnifica Veste Divina, Euro, figlio di Eos e Vento di Levante, sorrise.
"Atena, corri un grave pericolo! La cittadella è sotto assedio! Non dovresti essere qua!" –Esclamò Ilda, affiancando la Dea della Giustizia, rivestita dalla sua armatura e con lo scettro di Nike saldo nella sua mano.
"È proprio il luogo in cui dovrei trovarmi! Nel mezzo di una battaglia per difendere gli uomini!" –Parlò calma la Divinità. –"Questa è la missione di Atena reincarnata!"
Getti di lava piovvero all’improvviso su di loro, obbligando il gruppetto a separarsi. Euro spalancò le ali della Veste Divina, sollevandosi in volo in un turbine d’aria con cui disperse le vampe mortifere. Mur si limitò a generare il Muro di Cristallo, venendo comunque spinto indietro dall’indicibile pressione generata dall’attacco dei Muspells lýðr, obbligando Atena a prestargli aiuto, unendo il suo cosmo a quello del Cavaliere d’Oro e generando un’esplosione di luce che annientò fiamme e magma.
Fu la voce di Alexer a distrarre entrambi, mentre caricava un colpo segreto che entrambi ben conoscevano.
"Polvere di Diamanti!!!" –Tuonò il Principe della Valle di Cristallo, congelando un paio di figli di Muspell e riunendosi poi agli altri combattenti, che lo fissavano interessati. –"Chiunque sia stato addestrato in Siberia conosce la tecnica basilare di sfruttamento delle energie fredde. Soprattutto se tale tecnica è stata da me inventata!" –Spiegò, immaginando le loro domande.
"Voi siete… il maestro di Acquarius?" –Mormorò Mur, sorpreso.
"Di lui e molti altri prima di lui!" –Rispose laconico Alexer, prima di spostare lo sguardo sui Giganti di Fuoco che, da nuovi squarci aperti nella cupola di ghiaccio, continuavano a riversarsi all’interno. –"Devo richiuderli!"
Mur annuì, aprendo di nuovo il Muro di Cristallo e usandolo per spingere indietro alcuni figli di Muspell, permettendo ad Alexer di travolgerli con il suo cosmo congelante. Euro, poco distante, faceva altrettanto, liberando il turbinante vento di cui era padrone e servendosene per disperdere quelle creature di fuoco oltre il margine della cupola di ghiaccio, mentre Ilda e Atena usavano il loro cosmo per disintegrarle.
Questo lavoro congiunto permise ad Alexer di cicatrizzare gli squarci nella barriera, espandendo al massimo il proprio cosmo. Ma, come Ilda fece subito notare, se non avessero eliminato i Giganti di Fuoco tale sforzo sarebbe stato vano.
Fu Mur a proporre la strategia da utilizzare, in cui ognuno avrebbe potuto usare al meglio i propri poteri.
Gocce d’acqua calda piovvero su di loro, forzandoli ad alzare lo sguardo verso l’alto, dove i figli di Muspell avevano appena aperto una nuova crepa. Approfittandone, Euro spalancò le ali della sua Veste Divina, sollevandosi in volo e dirigendosi proprio verso l’apertura. Vi passò in mezzo con leggiadria, prima di uscire all’esterno e volteggiare in cielo aperto, attirando l’attenzione dei Giganti di Fuoco.
"Soffia, Vento dell’Est!" –Esclamò il figlio dell’aurora, liberando un possente soffio che sparigliò i Muspells megir, dilaniandoli e spegnendo parte delle loro fiamme.
"Sbrighiamoci! Non resisterà a lungo!" –Disse Mur, dal basso, prendendo posizione.
Alexer liberò il proprio cosmo freddo, richiudendo lo squarcio nella barriera, mentre tutti i Giganti di Fuoco venivano spinti contro la cupola stessa dall’impetuoso spirare del Vento di Levante. La cupola parve sciogliersi ma in quel momento Ilda unì il proprio potere a quello del Principe, sfiorando dall’interno la barriera di ghiaccio e infondendole tutto il suo cosmo, tutta la sua energia, fino alla più piccola stilla vitale.
"Ilda…" –Mormorò Atena, vedendo la donna prostrarsi a terra, senza mai cedere, senza mai smettere di far rifluire il proprio cosmo nella cupola, potenziando il potere congelante di Alexer che riuscì non soltanto a impedire alla barriera di sciogliersi ma a rivestire di ghiaccio anche gli stessi figli di Muspell, murandoli assieme alla stessa.
Pressati dal vento e risucchiati dal gelo, i Giganti di Fuoco non riuscirono più a muoversi, divenendo presto rozze sculture di ghiaccio che ornavano la parte esterna della cupola.
"Adesso!" –Si disse la Dea della Guerra Giusta, impugnando saldamente Nike e caricandola di tutto il suo cosmo. –"In nome di un futuro splendente!" –E scagliò lo Scettro di Thule contro la barriera, trafiggendola e rimanendovi conficcato, come aveva fatto l’anno prima contro Ade.
Vi rimase solo per una manciata di secondi, sufficienti alla Dea per liberare tutto il suo cosmo, tutto il suo potenziale, generando un’esplosione devastante che distrusse la cupola di ghiaccio e tutti i figli di Muspell.
Mur, in piedi all’ingresso della cittadella, aveva già provveduto a rinchiuderla tra le pareti del suo Muro di Cristallo, in modo da impedire alle schegge di ghiaccio di raggiungerla. Kiki, al suo fianco, lo stava aiutando, consapevole di quanto enorme fosse l’estensione della roccaforte e di quanta energia suo fratello stesse consumando.
Quando la pioggia di schegge di ghiaccio finì, Mur vide Atena correre ad aiutare Ilda a rimettersi in piedi. Euro atterrò poco distante da loro, stordito ma privo di ferite: aveva cercato di allontanarsi il più possibile dall’esplosione, avvolgendosi nelle ali della sua Veste Divina per contenere l’impatto con l’onda d’urto. Per quanto il figlio di Eos non amasse combattere, non aveva avuto remore nello scendere in battaglia contro i Giganti di Fuoco, consapevole che simili creature devastatrici, al pari dell’orrido Tifone, dovevano essere fermate.
Anche Alexer aveva il respiro affannato e la sua bella corazza azzurra era annerita in più punti, ma non aveva neppure un graffio. Osservandola da vicino, Mur non poté trattenere un moto di stupore: la sua armatura era composta interamente di mithril. E, a differenza di quelle di Jonathan, Reis, Febo e Marins, che aveva ammirato ad Atene, presentava una lavorazione molto più elaborata, segno di una sapienza nell’arte della forgiatura di armature che neppure Efesto o i nani di Svartálfaheimr avrebbero saputo dimostrare.
"Chi…" –Fece per chiedergli il Cavaliere d’Ariete. Ma bastò che Alexer lo fissasse, accennando un sorriso stanco, che Mur capì. –"Gli alchimisti di Mu!!!" –Non poté porgli altre domande che Atena lo chiamò, pregandolo di aiutarla a portare Ilda all’interno del castello, per sincerarsi delle sue condizioni di salute.
Ma Ilda non parve affatto intenzionata a stendersi sul letto, consapevole che la guerra non era ancora finita, e Alexer, raggiungendo le due donne, confermò i suoi timori.
"Qualcosa di terribile sta accadendo, ad Asgard come ad Avalon. Fiamme e ombra minacciano la luce. La Terra è scossa da correnti di inquietudine che non ho mai percepito prima d’oggi!"
Avrebbe voluto confessare loro di non essere in grado di contattare Avalon, come se l’isola mistica fosse davvero scomparsa nelle nebbie del tempo. Un’ombra l’aveva avvolta, un’ombra che pareva volersi espandere sull’intero pianeta.
Per un momento Alexer tremò, tenendosi lo stomaco e tossendo con forza. Più e più volte.
Non era esatto. Quell’inquietudine l’aveva già provata una volta, molto tempo addietro, quando era nato. Ed era il motivo per cui era stato generato.