CAPITOLO TRENTATREESIMO: L’ARALDO DELL’OMBRA.

Avalon era sorpreso.

Sorpreso che qualcuno, dopo secoli, fosse riuscito a sorprenderlo.

E il pensiero che fosse stato proprio il fratello che lo aveva tradito generava in lui sentimenti contrastanti. Rabbia e dolore, rammarico e preoccupazione. Ma lo portava soprattutto a chiedersi quanto forte fosse il Male se poteva permettersi persino quello, se poteva permettersi di tenere in vita un’ombra.

"Leggo lo stupore nei tuoi occhi, Gran Tessitore, ed è una reazione naturale!" –Parlò la figura che aveva di fronte, una sagoma di pura tenebra. –"Purtroppo per te, ho imparato a conoscerti e so come ragioni! Secondo logica! La tua vita si è svolta in vista di un obiettivo, i giorni scanditi dalla clessidra del tempo che avevi a disposizione per le tue ricerche, e proprio adesso che sei così vicino alla realizzazione del tuo glorioso progetto, ecco che un imprevisto balza fuori a rovinare i tuoi programmi! Perché un imprevisto sono, e dei più scomodi devi considerarmi!"

"Piantala con queste farneticazioni e spiegati! Cosa ci fai qua?"

"Non è evidente?! Sono venuto per ucciderti, risolvendo il problema alla radice! Se lo avessi fatto secoli addietro, quando ancora condividevamo lo stesso giaciglio, allievi entrambi del Primo Saggio, mi sarei risparmiato molte fatiche! Perché vedi, Avalon, ho imparato che non sono i Cavalieri di Atena la mia spina nel fianco, ma tu! Tu con i tuoi intrighi, tu con i tuoi sotterfugi, tu con le trame che ordisci da quest’alto colle di mele marce! Hai cercato di ostacolarmi in ogni modo, fin da quando rubasti il posto che meritavo di ottenere! Ma quest’oggi farò in modo che ciò non accada più!"

"L’unico posto in cui avresti dovuto sedere era al mio fianco! Ma lo rifiutasti, sputando sulla luce e abbracciando l’ombra! Ti perdesti quel giorno, maledicendo la confraternita, e da allora i tuoi passi hanno percorso soltanto una strada, quella verso il Male! Il male primigenio!" –Commentò Avalon, recuperando la sua sempiterna calma. La sorpresa iniziale stava passando, lasciando il posto al disincanto che aveva regnato nel suo animo durante ogni precedente incontro con il suo antico compagno. Un uomo che aveva tradito persino la propria progenie.

Flegias, il Rosso Fuoco, Flagello di Uomini e Dei e Maestro di Ombre aveva perduto il corpo nella battaglia sull’isola dell’Egeo, ma lo spirito era perdurato. Un’anima corrosa dall’ombra a cui si era asservito secoli addietro, proclamandosi suo araldo.

"Fare la voce grossa non ti salverà, Avalon! Quando lui sarà qui, di te non resteranno neppure le ceneri! Alla terra donde fosti tratto ritornerai! Polvere alla polvere, così il cerchio si chiuderà!" –Ringhiò Flegias, mentre le forme del suo corpo si allungavano, diventando aguzzi artigli di tenebra che si sollevarono verso il cielo prima di precipitare su Avalon, per infilzarlo.

Ma il Signore dell’Isola Sacra, semplicemente socchiudendo gli occhi, scomparve, lasciando che i neri artigli si piantassero nel terreno, prima che Flegias riassumesse una rozza sagoma umana.

"È così che speri di vincermi?!" –Esclamò una voce alle sue spalle, mentre un fascio di luce si schiantava sulla sua schiena, infiammandola. –"Con mera energia bruta?! A ben poco allora sono servite le ore di meditazione e le lunghe veglie cui i druidi ci hanno sottoposto!"

"Che muoiano anche loro!" –Sibilò Flegias, voltandosi e fissando Avalon con un tetro sguardo, che bastò a spingerlo indietro, sotto la micidiale pressione di una forza invisibile e oscura. –"E infatti moriranno, li sgozzerò io stesso, quando avrò finito con il loro allievo prediletto!"

"Sei… stolto!!!" –Mormorò il Signore dell’Isola Sacra, per quanto in quella scomoda posizione persino parlare gli risultasse difficile. Cercò di non reagire ai deliri del vecchio compagno, concentrando i sensi e liberandosi da quella gabbia mentale. Ma Flegias, nel frattanto, era già balzato su di lui, portando avanti entrambe le braccia che si mutarono in lame di tenebra. –"Aah aah!!!" –Gridò Avalon, volgendo loro contro i palmi delle mani, carichi di luminescente energia, dentro i quali le lame si piantarono, trapassandoli.

Trattenendo il dolore, il maestro dei Cavalieri delle Stelle lasciò che il suo cosmo fluisse lungo il sangue che ruscellava dalle ferite, macchiando lo strato di tenebra di cui Flegias era composto. E incendiandolo.

"Co… cosa stai facendo?!" –Ringhiò, cercando di ritirare le lame e accorgendosi di non riuscirvi. –"Lasciale!!! Perché vuoi trattenerle in te?!" –Ma Avalon non gli diede alcuna risposta, limitandosi ad espandere ancora il proprio cosmo, che ricoprì l’intera sagoma del Flagello di Uomini e Dei, penetrando al suo interno, portando luce in un luogo di ombra eterna.

"Ma… maledetto!!!" –Gridò Flegias, sentendo il dolore. Un dolore diverso da quello provato a volte in battaglia, che nient’altro era se non una ferita fisica. Questa invece era una sofferenza interiore che affondava nel suo passato. Nel loro passato. In quello che Avalon stava muovendo dentro di lui nel disperato tentativo di sopraffare l’ombra con la luce. –"Sei… ingenuo fino in fondo…" –Mormorò infine, radunando tutte le sue forze e ritirandosi.

Come un serpente, strisciò sul manto erboso fino ad appoggiarsi con la schiena a uno dei grossi megaliti che ne ornavano il perimetro, ricomponendo la propria sagoma e osservando Avalon, rimasto al centro dello spiazzo, con le mani sanguinanti. Ma bastò che l’uomo le guardasse per cicatrizzare le ferite. Quelle esteriori per lo meno.

"Non riuscirai ad uccidermi!" –Commentò infine. –"Non te lo permetterò! Non perché io brami di vivere ancora a lungo, ma perché dalla mia esistenza dipendono molte altre vite e non voglio che nessuna vada sprecata!"

"Non credere però di riuscire tu ad uccidere me! Hai fallito sull’Isola delle Ombre, quando avevo ancora un corpo, che potevi bersagliare di attacchi, e fallirai anche quest’oggi, che sono immensamente più potente! Ah ah ah! È troppo tardi, Avalon, troppo tardi per tutto! Rido al pensiero di tutti i secoli che hai sprecato a mettere insieme gli indizi dei Sette Saggi, per cercare i Talismani e poi fallire nell’impresa!"

"Fallire?! Di cosa stai parlando?!"

"Non solo non hai trovato tutti i Talismani, ma hai anche esaurito il tempo a disposizione!" –Strillò Flegias. –"Anche considerando il pischello che Gemini tentò di istruire in gioventù, rimani con cinque Talismani: lo Specchio del Sole, il Tridente dei Mari, la Spada di Luce, lo Scettro d’Oro e la Cintura dell’Arcobaleno!"

"Per la verità gli altri due sono in mio possesso da tempo!" –Lo zittì Avalon, senza perdersi l’espressione sbigottita, a tratti incerta, comparsa sul volto del rivale. –"Da quindici anni almeno! Ma, se uno di essi è ben protetto, al punto che persino io l’ho rimirato una sola volta, il possessore dell’ultimo Talismano, il più potente dei Sette, possiede un cosmo così potente da non aver bisogno di ricorrervi in battaglia!"

"Vuoi dire… che si tratta di lui?! Grrr!!! Questo non toglie che il tempo sia scaduto! Il varco tra i mondi sta per riaprirsi!"

"Mancano ancora trentadue giorni e una manciata di ore! Poche, è vero, di fronte all’eternità, ma sufficienti per coordinare le ultime operazioni di…"

"Idiozie!!! Il varco si sta aprendo! E se tu la smettessi di tenere la testa china su quel pozzo e la alzassi al cielo ogni tanto te ne saresti accorto prima!" –Ghignò Flegias.

Avalon non rispose, ponderando le parole dell’antico compagno. Potrebbe mentire, come ha fatto altre volte in passato, ma in questo caso non otterrebbe alcun beneficio. Ma ammettere che dica il vero significa ammettere che

"Quel che è successo ad Asgard ha anticipato gli eventi, smuovendo l’equilibrio tra i mondi e favorendo il ricrearsi della configurazione astrale necessaria affinché il varco potesse riaprirsi ed egli fare ritorno in ciò che ha creato! Gli antichi sigilli stanno venendo meno, divorati dall’odio, dalle guerre e dal male di cui gli uomini son stati cagione per millenni. Questo crepuscolo a cui sono destinati gli Dei del Nord è lo stesso che calerà sulla Terra intera!"

"Per i Sette Saggi! Se le tue parole sono vere… il Tempio…" –Rabbrividì Avalon, pensando a Febo e Marins.

"I tuoi tirapiedi saranno già morti a quest’ora! Da soli contro l’ancestrale potere che soffia da Est, che speranze avranno avuto? Il deserto del Gobi sarà la tomba di tutti coloro che oseranno sfidarlo!"

A quelle parole Avalon sollevò un sopracciglio, fissando Flegias con uno sguardo che da tempo non appariva sul suo placido viso. Uno sguardo tagliente che anticipò lo scatenarsi di un’onda di energia argentata, che scivolò contro il figlio di Ares, strappandogli un grido di dolore mentre lo trapassava.

"La mia pazienza ha un limite e tu l’hai superato!" –Sentenziò, espandendo il proprio cosmo e concentrandolo sul palmo della mano, sotto forma di un globo di energia. –"Cometa di Avalon, risplendi!!!"

L’attacco luminoso sfrecciò verso Flegias, ancora stordito dall’onda che l’aveva raggiunto, obbligandolo a un rapido movimento del braccio, con cui liberò un cumulo di energia cosmica dal colore dell’ebano. I due assalti si contrastarono per qualche secondo, incendiando l’aria di scintille argentee e nere, prima di esplodere e spingere entrambi i contendenti indietro di qualche passo.

"Se davvero i Talismani sono nelle tue mani, è un motivo in più per ucciderti! Con la tua morte, nessuno saprà come usarli e rimarranno inutili! Dubito che Andrei, Alexer e l’altro codardo che ha ben pensato di fuggire sappiano come arrivare all’ultimo manufatto! Ah ah ah!" –Esclamò Flegias, avventandosi sul Signore dell’Isola Sacra.

"Adesso basta!!!" –Tuonò una terza voce, con un tono così perentorio da arrestare a metà l’assalto del Maestro di Ombre.

Sia lui che Avalon si voltarono verso il sentiero che conduceva alla radura, dove la snella sagoma del Primo Saggio era appena apparsa. Rivestito di bianchi abiti, si appoggiava ad un lungo bastone di legno per tenersi in piedi.

"Magister! Rimanete a distanza! È pericoloso stare qui!" –Gridò Avalon, ma l’Antico lo mise a tacere con un cenno del braccio, prima di volgere il severo sguardo su Flegias, che decise di approfittare di tale gustosa occasione per uccidere entrambi, avendo finalmente la sua vendetta.

"Per puntiglio ti scagli contro di noi?" –Mormorò il Primo Saggio, roteando il bastone e fermando l’assalto di Flegias con un cerchio mistico di energia che apparve a sua difesa. –"Non hai appreso niente dei miei insegnamenti, allora? Un condottiero, a qualunque causa sia devoto, deve mettere da parte i propri sentimenti, in vista dell’obiettivo ultimo. Non c’è posto per noi, per quel che davvero vogliamo, nello scontro tra le potenze del mondo. C’è posto soltanto per quel che dobbiamo fare."

"E io debbo uccidervi, oh Antico! Il mio Signore lo vuole! Ma ringraziatemi! Spesse volte vi ho sentito lamentarvi per la vostra stanchezza, per gli affanni che la senilità vi causa. Siatemi grato, poiché porro fine a tale vita di stenti donandovi finalmente pace. Una pace oscura." –E nel dir questo Flegias spalancò le braccia, lasciando che fluttuanti figure nere sorgessero dal suo corpo, avventandosi sul Primo Saggio. –"Rapsodia di demoni! Risuona!"

"Alla tua follia non c’è fine! Persino l’alto colle di Avalon osi oltraggiare con le tue ombre!" –Esclamò il Signore dell’Isola Sacro, puntando un dito avanti e liberando migliaia e migliaia di fasci di energia, che si schiantarono contro le nere sagome evocate da Flegias, impedendo loro di raggiungere il Primo Saggio. –"Dovresti avere rispetto verso il luogo ove sei venuto al mondo!"

"E infatti ce l’ho!" –Sibilò Flegias, i cui occhi rossastri brillavano come fiammelle in un oceano di tenebra. –"Dopo che vi avrò ucciso, e avrò estirpato la malapianta dei Cavalieri delle Stelle, farò di quest’isola la mia dimora! Un nuovo Olimpo creerò, sollevandola in cielo e avvolgendola in una caligine di nubi nere, da cui ammirerò sazio e soddisfatto l’ecatombe cui il mio Signore destinerà il genere umano!"

"Sragioni!" –Sospirò Avalon, abbassando il braccio e ponendo fine al suo attacco.

Quel gesto stupì Flegias, che vide nell’addolorato sguardo del Signore dell’Isola Sacra il trionfo del dispiacere per l’abbandono subito, il trionfo della pena rispetto alla sua missione. Così, eccitato, frenò l’avanzata dei suoi demoni, dirigendoli anziché verso Avalon, che nulla fece se non osservare il suolo con mestizia, prima di essere circondato da una marea di ombra.

"Che su Avalon cali la notte!" –Ringhiò Flegias, pregustando l’imminente vittoria.

"Te l’ho già detto! Sei stolto!" –Parlò il Signore dell’Isola Sacra, sollevando infine lo sguardo fiero e deciso e lasciando esplodere il suo cosmo. –"Stolto e avventato!"

La deflagrazione di luce annientò ogni ombra e demone, dilaniandone l’essenza, quindi si espanse a raggio, travolgendo Flegias e scaraventandolo indietro, trapassato da migliaia di aghi lucenti. L’intera isola sacra tremò, al ruggito del suo padrone, e tutti i discepoli, gli apprendisti e le sacerdotesse presenti seppero che Avalon era stata attaccata e sul colle più alto le sorti del mondo venivano decise.

Matthew, impegnato in quel momento, in una prova di equilibrio sulle mani, perse la concentrazione e cadde a terra, suscitando l’ilarità dei druidi che lo seguivano. Un sorriso di breve durata quando compresero quel che stava accadendo. A sentire che Avalon stava combattendo per tutti loro, il giovane si infiammò, chiedendo di andare a lottare al suo fianco.

"Frena l’entusiasmo, giovincello!" –Esclamò una voce, sorprendendo tutti i presenti. –"Avrai tempo e modo per mostrare il tuo valore. Vedi però di non farti uccidere prima. Quanto al resto… lascia che mi occupi io, del nostro comune amico." –Non disse altro, l’uomo dall’armatura scarlatta, sollevando lo sguardo verso nebbie così fitte che neppure il suo sguardo poteva penetrarvi. Nebbie adesso squarciate da vampate di energia argentea.

"Come al solito non hai capito niente!" –Commentò Avalon, incamminandosi verso l’antico compagno, una macchia di tenebra che risaltava contro il grigiore del megalito cui si era appoggiato, per riprendersi dall’assalto subito. –"Credere che il dispiacere per averti perduto potesse portarmi a deporre le armi e a rinunciare a tutto ciò per cui ho lavorato e vissuto finora era un’ingenuità."

"Questo è lo spirito dei garanti dell’equilibrio." –Intervenne allora il Primo Saggio, sollevando il bastone e puntandolo su Flegias, che sentì ogni fibra della sua ombrosa essenza torcersi e guaire. –"Avalon e gli altri lo hanno compreso. Tu mai."

"Non sono stato un allievo modello!" –Ringhiò il Maestro di Ombre, mentre il suo vecchio compagno si fermava di fronte a lui, fissandolo con sguardo severo. Eppure, in fondo a quegli occhi argentei, Flegias credette di percepire una tristezza più vecchia del mondo. Fu un momento, ma bastò a impedirgli di agire.

"Che le stelle ti accolgano, fratello!" –Esclamò allora Avalon, sul cui palmo della mano risplendeva una sfera di luce. La sollevò per poi calarla su Flegias e scomporla in migliaia di scie energetiche che avvolsero la tenebrosa figura, trapassandola e facendola urlare, prima di sollevarla verso il cielo. –"La luce del mio cosmo ti farà da guida verso l’altrove, qualunque esso sia. Le comete si ciberanno della tua oscurità finché di te non rimarrà più traccia alcuna nell’universo!"

"Ma… maledetto bastardo…" –Latrò Flegias, la cui sagoma andava sempre più assottigliandosi. Con un ultimo disperato sforzo, liberò tutto il suo cosmo, forte della pietra nera ricevuta un tempo, in grado di catalizzare l’oscuro potere che l’aveva generata. Annientò le comete di luce, stupendo lo stesso Avalon, prima di piombare verso terra sotto forma di ombra demoniaca.

"Magister!!!" –Gridò il Signore dell’Isola Sacra, vedendo la direzione cui puntava.

Il Primo Saggio roteò il bastone nodoso ma il cerchio mistico venne sopraffatto dalla furia delle tenebre e Flegias fu su di lui. Avalon tentò di intervenire ma quel che vide lo disgustò, frenando i suoi passi. L’ombra stava entrando all’interno del corpo dell’Antico, penetrando da ogni apertura presente, come una marea cui l’uomo non poteva opporsi. Il Primo Saggio tentò di urlare ma le tenebre gli riempirono la bocca, le narici e le ferite aperte sul suo corpo, gettandolo a terra tra mille spasimi. Durarono poco, in verità, e quando l’Antico si rimise in piedi nei suoi occhi c’era spazio solo per un’iride nera.

"Quale orrore!" –Mormorò Avalon.

"Blatera pure! Ma cosa farai adesso?!" –Sibilò Flegias, impossessatosi del corpo del Primo Saggio e pronto a dare di nuovo battaglia.

"Quel che devo." –Rispose conciso il Signore dell’Isola Sacra, liberando un globo di energia argentea e dirigendolo contro il suo rivale, schiantandolo contro un megalite molti metri addietro. –"Quel che il Primo Saggio vorrebbe che facessi." –Aggiunse, mentre Flegias si rimetteva in piedi, sputando sangue e qualche dente rotto.

"Dannato per l’eternità tu sia!" –Avvampò il Maestro di Ombre, liberando un’onda di energia del colore dell’ebano, che divorò in fretta il suolo che lo separava da Avalon, prima di scontrarsi contro una cometa di luce che questi aveva appena generato.

"Cambiando l’ordine degli addendi, il risultato non cambia. Sarai sconfitto."

"Taci e lotta!" –Ringhiò il Flagello di Uomini e Dei, incrementando la potenza del suo assalto e spingendo Avalon indietro, cingendolo d’assedio da ogni lato con figure composte di pura ombra, che nascevano dal suo corpo, semplicemente staccandosi. –"Da chi ti difenderai adesso? Dai miei attacchi frontali o dai miei demoni?"

"Urgh…" –Strinse i denti il Signore dell’Isola sacra, espandendo il proprio cosmo lucente al fine di generare uno strato protettivo che impedisse alle ombre di sfiorare il suo corpo. Consapevole di non poter resistere a lungo in quella precaria situazione, Avalon scagliò una cometa energetica verso Flegias, ma con orrore la vide perdersi e scomparire in un ammasso infinito di tenebra che pareva scaturire da Flegias stesso.

"Dies Irae, dies illa solvet saeclum in favilla!" –Canticchiò questi, citando una composizione poetica medievale che Avalon ben conosceva. –"Il giorno dell’ira, quel giorno che dissolverà il mondo terreno in cenere!" –Ridacchiò, mentre il suo cosmo oscuro invadeva l’intera radura, inglobando megaliti e pozzo sacro, prima di colare verso il basso. –"Quanto terrore verrà quando il giudice giungerà a giudicare severamente ogni cosa! In quel momento che potrai dire, tu, misero, chi chiamerai a difenderti, quando a malapena il giusto potrà dirsi sicuro?"

"Ci saranno i suoi amici a difenderlo! I fratelli con cui ha diviso la vita!" –Esclamò una terza improvvisa voce, che stupì entrambi i contendenti.


Flegias fece appena in tempo a riconoscerla che una devastante bomba di fuoco piovve dal cielo, investendolo in pieno e scagliandolo in alto per il contraccolpo. Avalon sollevò lo sguardo, vedendo il corpo del Primo Saggio avvolgersi in vivide fiamme rossastre e poi schiantarsi a terra, circondato da roghi continui che avevano d’un tratto rischiarato la cima dell’alto colle.

In mezzo alle vampe di fuoco, Andrei gli sorrideva compiaciuto, la scarlatta armatura dalle slanciate forme risplendeva ai movimenti del padrone in una sinuosa danza di guerra.

"Hai un conto in sospeso con me, una lista di debiti di guerra così lunga che neppure ucciderti mille volte potrebbe saldarla!" –Disse, mentre Flegias si rimetteva in piedi.

"Quale onore. L’infiammabile tirapiedi di Avalon! Non ci vediamo da un po’ di tempo, da quanto? Da quando incendiai quel santuario in Siam?"

"Era il tempio di Angkor, in Cambogia!"

"Uno dei tanti ove ho lasciato il mio segno!" –Ghignò il Maestro di Ombre, suscitando l’immediata reazione di Andrei, che liberò una spirale di fuoco, chiudendola attorno al demoniaco figlio di Ares. –"Piuttosto suscettibile il ragazzo!" –Aggiunse, generando, semplicemente muovendo un braccio di lato, un’onda di energia nera che fagocitò le fiamme, spegnendole una dopo l’altra.

"Come hai fatto a intervenire? Credevo che le tenebre avessero isolato l’isola sacra!" –Commentò Avalon, avvicinandosi al compagno.

"È così infatti, a stento percepisco quel che accade al di fuori! La verità è che non me ne ero ancora andato. Mi sono trattenuto ad osservare i progressi di Matthew. E a pregare per tutti noi." –Spiegò Andrei, prima di riportare lo sguardo su Flegias, il cui sorriso sghembo stuprava il volto solitamente placido dell’Antico. –"E ho fatto bene, a quanto pare! Quale migliore occasione di lasciar le mie fiamme libere di danzare?!"

"Che non sia il tuo ultimo ballo!" –Ringhiò il Rosso Fuoco, concentrando il cosmo attorno al braccio destro, ma prima che potesse liberare il suo apocalittico attacco, Andrei aveva già aperto il palmo della mano, evocando una moltitudine di fiamme che, come fossero creature viventi, sfrigolarono nell’aria dirette verso Flegias.

"Flame of victory!" –Esclamò, osservando compiaciuto le lingue di fuoco avvinghiarsi attorno all’avversario.

"Idiota!!! Brucerai soltanto il corpo del Primo Saggio! Anche tu, come Avalon, sei disposto ad uccidere il tuo mentore?!"

"I tuoi trucchi non funzionano con me, Flegias! La fiamma di vittoria non è fuoco comune, non incendia la materia! Bensì l’ombra!" –Disse Andrei soddisfatto, senza perdersi lo sguardo impaurito apparso sul volto del nemico.

Dopo pochi secondi Flegias cacciò un grido, poi un altro, e un altro ancora, mentre le fiamme continuavano ad ardere attorno al corpo di cui aveva preso possesso, il corpo che adesso pareva bruciare come l’inferno, impedendogli di rimanervi.

"Alchimisti maledetti! Persino il fuoco avete ritorto contro di me! Niente più mi lasciate, nemmeno un involucro umano?!" –Ringhiò, mentre la sagoma di un’ombra iniziava a sgorgare fuori dal corpo dell’Antico. –"Devo uscire da quest’incendio!"

"Quell’involucro non ti apparteneva! Rendilo a chi saprà onorarlo!" –Esclamò Andrei, mentre, con la coda dell’occhio, vedeva sagome note comparire ai margini della radura sacra.

"Presto dovranno onorare anche voi! Con un bel requiem di morte!" –Sibilò Flegias, allungandosi per piombare sui due combattenti e accorgendosi, con sommo stupore, di non riuscire a raggiungerli, prigioniero di un cerchio all’esterno del quale non poteva muoversi.

In quel momento anche Avalon vide i druidi, accorsi in aiuto del maestro, e udì la cantilena che avevano intonato. Un’invocazione con cui avevano confinato i movimenti di Flegias ad un’area circoscritta. E, scambiandosi un’occhiata sicura con Andrei, adesso capì perché.

"In nome di tutte le vite che hai spezzato, i culti che hai offeso, i templi che hai disonorato soltanto con il tuo mortifero alito, io ti punisco! Fiamma di vittoriaaa!!!" –Gridò Andrei, dirigendo una vampa di fuoco cosmico contro Flegias che, a causa del cerchio mistico, non poté scansarsi per evitarla, subendone il calore.

Avalon non disse alcunché, poiché niente avrebbe cambiato la realtà delle cose. Il fratello in cui aveva creduto un tempo non esisteva più, e adesso anche l’ombra del passato sarebbe scomparsa con lui.

D’un tratto le fiamme si innalzarono altissime, sospinte da un vento che aveva iniziato a soffiare sull’alto colle, rinvigorendo l’animo inquieto dei presenti. Un vento carico di scariche energetiche che, come fiammelle nel buio, sfrigolarono contro la tenebra che componeva Flegias. Terrorizzato, il Maestro di Ombre tentò di parlare, di chiedere ad Avalon di non farlo, di non usare quel potere, ma le sue suppliche si confusero alle grida che le vampe di fuoco e di luce gli provocavano.

"Nebulosa delle stelle!!!" –Tuonò infine il Signore dell’Isola Sacra, liberando il potere ultimo di cui era guardiano, il soffio stellare che mantiene vivo l’universo.

L’abbagliante tempesta di energia obbligò Andrei a coprirsi gli occhi, indietreggiando di qualche passo, così come fecero i druidi, cercando riparo dietro i megaliti di pietra. Non durò che pochi istanti, il tempo di spegnere le ultime grida del Rosso Fuoco e di dissolvere quel che rimaneva della sua deforme sagoma in un pulviscolo di stelle.

Cenere argentea invase l’aria, venendo poi spazzata via dal deflusso della Nebulosa delle stelle, che la sollevò fino al cielo, picchiettando i foschi nembi che cingevano l’isola sacra in perenne assedio. Nonostante la furia della tempesta, la maggior parte della cortina protettiva era ancora al suo posto. Solo uno spicchio di cielo parve comparire lontano, uno squarcio nel velo che permise ad Avalon e ad Andrei di rimirare il lontano oriente.

Là, nel firmamento lontano, al di fuori di ogni occhio umano, uno squarcio ben più consistente si era aperto. I fisici lo avrebbero chiamato passaggio dimensionale, gli antichi saggi lo nominarono "l’altrove". Ma nessuno di loro avrebbe potuto descriverne l’aspetto, se un aspetto lo avesse avuto, poiché, per quel che i Sette ne sapevano, era solo un nulla immenso. Un universo atto a contenere il pericolo che avevano dovuto affrontare, senza riuscire a sgominarlo del tutto.

"Il varco tra i mondi…" –Mormorò Andrei, comprendendo quel che era in atto.

"L’ora è giunta!" –Confermò Avalon, dando le spalle al compagno e incamminandosi verso i margini della radura, ove i druidi stavano prendendosi cura dell’Antico, i cui attacchi di tosse associati a schizzi di sangue li facevano temere per la sua sorte.

Il Signore dell’Isola Sacra sospirò, rivolgendo una preghiera al suo mentore, pur temendo che avrebbe presto incontrato la stessa fine di suo fratello Galen, custode della Biblioteca di Alessandria, anch’egli ucciso da Flegias sedici anni addietro.