CAPITOLO TRENTUNESIMO: NEMESI.
Pegasus osservò con orrore la caduta di Balder, trafitto da tre colpi di lancia portati dalla figura che aveva creduto suo padre e che invece si era rivelato colui che aveva dato inizio all’apocalisse nordica. Loki, il Grande Ingannatore, la cui sagoma elegante si ergeva a pochi passi dall’insanguinato corpo del figlio di Odino, stretto in un convulso abbraccio dalla Signora del Cielo, incapace di trattenere lacrime e strilli.
"Come hai fatto?" –Rantolò Frigg, la voce spezzata dal dolore. –"Come, Loki, hai potuto celarti al mio sguardo?!"
"Non è stato difficile, Divina Ninfomane. Grazie al tuo bel manto di piume di falco, ti ho mostrato quel che il tuo cuore di donna e di moglie voleva vedere. Il ritorno dell’amato dalla guerra! Non lo creasti in fondo per sgattaiolare fuori da Fensalir e divertirti in compagnia di giovani stalloni, ben più atletici del vetusto fisico del Guercio? Non crucciarti, sono esigenze corporali che ben comprendo! " –Rise il Dio dell’Inganno, incurante delle fredde occhiate che Frigg gli andava rivolgendo.
"Taci, spergiuro!" –Gridò la sposa di Odino, senza smettere di carezzare il corpo martoriato del suo figlio prediletto.
"Taci tu. E per sempre." –Sibilò Loki, muovendo il dito destro nell’aria.
Pegasus, a quella visione, decise di scattare avanti, concentrando il cosmo sul pugno e liberando il suo attacco lucente, prima ancora che il Burlone Divino potesse dirigere loro contro chissà quale attacco.
"Rampante." –Si limitò a commentare Loki, spostando lo sguardo su di lui e completando il disegno della runa di energia, che rilucette di fronte a lui. Isa, o Iss, la runa di ghiaccio, sufficiente per immobilizzare Pegasus a mezz’aria, con il braccio in tensione e migliaia di sfere luminose di fronte a sé. –"Come una giumenta in calore." –Ridacchiò il Dio, scuotendo la mano destra e scaraventando Pegasus indietro, assieme al suo stesso colpo, che lo travolse, sbatacchiandolo contro la facciata principale di Fensalir, distruggendola, e sommergendolo dai detriti.
"Tornando a noi…" –Ironizzò Loki, riportando lo sguardo su Frigg e Balder. –"Ben due sono i figli di Odino che han trovato la morte per mia mano quest’oggi. Due, come i figli che mi strappaste un tempo, di fronte ai miei occhi sgomenti e inermi, dando inizio alla mia cattività. Li ricordi, Frigg? Ti ricordi di Vali, tramutato dagli Asi tuoi fratelli in un lupo assetato di sangue, e di Narfi, l’altro mio figlio, che fu posto di fronte al lupo e ridotto ad un ammasso informe di carne maciullata dal suo stesso maledetto fratello? E ricordi quel che gli Asi fecero del cadavere di Narfi? Te lo ricordi eh, Divina Sgualdrina?! Ne asportarono gli intestini, facendone corde robuste, corde grondanti sangue, le stesse con cui mi legarono alle pietre della caverna ove mi lasciaste confinato per secoli!"
"Saresti dovuto morirci in quella caverna!" –Gridò Frigg, in lacrime.
"E ci sono morto, gallina. Morto e risorto. Per portarvi un po’ di quella disperazione che per migliaia di anni ho provato!" –Così facendo, Loki disegnò nell’aria una runa, che Frigg subito riconobbe, poiché era la più distruttiva. La più potente di tutte.
Kaun, o Kaunan, la runa del fuoco.
Un grido prostrò la Signora del Cielo a terra, mentre una striscia di fuoco le dilaniò il petto, incendiandole le vesti e marchiandole il seno e il ventre, tra gli spasimi e le lacrime che non riusciva a trattenere, di fronte allo sguardo soddisfatto del Buffone Divino, determinato a ripagare la violenza subita con altrettanta violenza. Prima però che potesse disegnare una nuova runa nell’aria, tre fasci di energia sfrecciarono nella sua direzione, obbligandolo a spostarsi di lato. Un movimento minimo, quasi impercettibile, con cui scansò l’attacco congiunto che le tre Asinne, appena uscite da Fensalir, gli avevano indirizzato.
"Loki!!!" –Ringhiò Freya, la figlia di Njörðr, dallo sguardo fiero e combattivo, affiancata da Idunn e da Eir.
"È un piacere rivederti, bella vitella!" –Sogghignò l’Ingannatore. –"Vedo che hai messo su dei bei fianchi larghi, forse per farti castigare meglio da tuo fratello?!"
"Come osi anche solo nominare mio fratello Freyr, che sta dando la vita nel profondo Niflheimr?!" –Avvampò Freya, concentrando il cosmo sul palmo della mano.
"Mestiere ingrato, il suo. Ma sii speranzosa. Lo rivedrai. In qualunque inferno attenda i Vani dopo la morte." –Ridacchiò Loki, incurante dell’assalto energetico che la Dea gli rivolse. Gli bastò spalancare il palmo di una mano per contenerlo e osservarlo disperdersi poco dopo, mentre uno sguardo di terrore si dipingeva sui volti di Idunn e di Eir. –"Chi ammazzo per prima? Non siate pudiche, non mi risulta che a letto lo siate mai state, soprattutto tu Freya, la cui dissolutezza a lungo è stata cantata nelle alcove dai poeti nella Mangsongr. Tanto morirete tutte."
"Perché non iniziamo con te?!" –Esclamò una voce giovanile, attirando l’attenzione del Burlone Divino.
Pegasus si era rimesso in piedi, liberandosi dalle macerie franate su di lui, e anche se gli doleva la testa era pronto a scattare avanti.
"Non impari mai, a quanto pare, ragazzo." –Sogghignò Loki.
"Che vuoi farci?! Sono lento a capire." –Ironizzò Pegasus, liberando il proprio colpo segreto.
"Noto." –Commentò l’Ingannatore, bloccando nuovamente l’attacco del ragazzo con la runa di ghiaccio e rispedendolo indietro con un lieve movimento della mano. Ma il Cavaliere di Atena, che si aspettava quella contromossa, era già balzato in alto, scavalcando il rinculo del suo attacco, e stava piombando su Loki con il pugno sfrigolante energia cosmica. –"Gyfu!!!" –Gridò allora il Fabbro di Menzogne, sollevando un turbine d’aria ed energia che travolse Pegasus ancora in volo, stritolandolo tra fulmini azzurri e scagliandolo di nuovo contro i muri della Sala Paludosa.
"La runa dell’aria…" –Commentò Idunn, avendola riconosciuta. –"A quanto pare Loki ne possiede il potere. Oltre alle rune di fuoco e di ghiaccio." –Eir, al suo fianco, annuì, prima di avvicinarsi titubante al corpo ferito di Frigg, per verificarne le ferite.
"Non vi è potere a questo mondo di cui io non disponga, Dea dei frutti d’oro. Le rune e i loro segreti, tutte mi appartengono! Peccato che l’eterna giovinezza, dai tuoi pomi dispensata, sia soltanto un’illusione al mio cospetto. Una bugia." –Commentò Loki, sollevando la sposa di Bragi con il pensiero e sbattendola a terra, sfinita di fronte a sé.
"Lasciala andare, maledetto!" –Ringhiò Freya, correndo avanti, avvolta dallo splendore rosaceo del suo cosmo.
"Come desideri, vitellona mia." –Si limitò a mormorare Loki, scaraventando Idunn contro Freya e gettandole entrambe a terra, mentre un vortice di folgori prendeva forma attorno a loro, pizzicando le loro vesti e incendiandole.
"Fulmine di Pegasus!!!" –Gridò allora il Cavaliere di Atena, scattando per la terza volta all’attacco del Tessitore di Inganni, che infine gli rivolse un infastidito sguardo.
"Ancora tu?! Più noioso di uno sciame di locuste su un campo di grano!" –Esclamò, fermando l’assalto di Pegasus e dirigendo poi le sfere di energia contro di lui, e contro Eir, Frigg e Balder, scagliandone i corpi a qualche metro di distanza. Quindi, sapendo che il ragazzo si sarebbe rimesso in piedi, attese, per giocare ancora. E lo vide liberarsi dai detriti e fissarlo con lo stesso determinato sguardo che gli aveva sempre visto illuminare il volto. Uno sguardo che non poteva permettersi di ignorare.
"Pare che tu sia l’unico in grado di metter su uno spettacolo decente, Cavaliere di Pegasus. Non ti offro illusioni, poiché certo morrai, come sono morti Heimdall, Tyr e coloro che mi hanno affrontato quest’oggi, ma se non altro allieterai le poche ore che ancora mi separano dalla vittoria. L’alto scranno di Hliðskjálf mi attende e potrei lustrarlo con il tuo sangue."
"Tanta sicurezza potrebbe costarti cara, caro il mio Bugiardone Divino. Attento a non ritrovarti ai piedi del trono, a mendicare pietà da Odino, servendolo come giullare."
"Uh uh uh, sei pure simpatico. Mi ricorderò di te, quando sarai polvere cosmica." –Ridacchiò Loki, prima di disegnare una runa in aria, un segno simile ad una X.
Pegasus sollevò le difese, aspettandosi un attacco diretto, ma non poté in alcun modo impedire alla sua corazza di schiantarsi e al suo corpo di esplodere dall’interno. Poté solo osservare, attonito e terrorizzato, la crepa apertasi sul pettorale dell’armatura, da cui fumanti uscivano scariche di energia che gli stavano dilaniando il petto.
"Visto che ti piacciono i fulmini, Cavaliere di Pegasus, saranno quelli evocati da Gyfu a toglierti la vita, bruciandoti il cuore. Con generosità, come è nel significato della runa stessa, te ne faccio dono. Ringraziami, anziché lamentarti." –Ironizzò Loki, osservando compiaciuto il prediletto di Atena che rantolava al suolo, con il pettorale sventrato da folgori lucenti. –"Non eri l’oggetto della mia vendetta, ma hai fatto di tutto per diventarlo. Sentiti degno della mia attenzione."
"Volgi a me, cane, la tua attenzione!" –Esclamò Freya, rimessasi in piedi.
"Come preferisci, dolcezza." –Sibilò l’Ingannatore, mentre la Dea balzava in avanti, rapida come un felino, scaricandogli contro un assalto incandescente, che Loki lasciò scivolare sul suo corpo, consapevole della protezione offertagli dalla catena di Yr.
"Non… è possibile… non puoi disporre di tutta questa forza… Non l’hai mai avuta!" –Mormorò Freya, sconcertata, mentre il Tessitore di Inganni la afferrava per il collo, torcendoglielo e strappandole un grido, prima di gettarla a terra e montarle sopra.
"Cavalcata come si montano le vacche." –Commentò, stringendo il collo della sorella di Freyr fino a scavarle la pelle. –"E sgozzata, come si sgozzano le stesse." –Aggiunse, affondando le dita, cariche di rovente energia cosmica, nel collo, tra gli spasimi soffocati della Dea, che cercava di liberarsi da tale presa, finché non sentì che le sue forze erano esaurite. –"Avanti il prossimo!" –Ironizzò, gettando il cadavere di Freya ai piedi di Idunn, Eir e Frigg.
"Ma… ledetto…" –Ringhiò Pegasus, contorcendosi a terra vicino a loro.
Fu allora che Balder lo toccò, allungando le dita insanguinate, di fronte agli occhi stupefatti di Frigg, che dava il figlio per morto. Pegasus sussultò, mentre il lieve tocco del Sole di Asgard pareva porre fine alle sue sofferenze, spegnendo le folgori che gli dilaniavano il cuore. Le gocce di sangue di Balder brillarono sull’armatura di Pegasus, cicatrizzando la sua ferita e richiudendo lo squarcio sul pettorale.
"A te salvarci, Cavaliere di Pegasus. Che la benedizione degli Asi, dei Vani e di tutte le genti dei nio heimar scenda su di te." –Fremé il figlio di Odino, prima di spirare.
"Io… ne sarò degno…" –Commentò Pegasus, stringendo un pugno e rialzandosi.
"Della perseveranza dovrebbero nominarti personificazione! O forse dell’ottusità!" –Ironizzò Loki, mentre il Cavaliere di Atena scattava avanti, avvolto nel suo cosmo azzurro, liberando migliaia di comete di luce. –"Isa!!!" –Tuonò, fermando nuovamente le sfere e il ragazzo in un’artefatta posa. –"Temo che sia il momento di aumentare la presa. Isa viene chiamata la runa di ghiaccio non soltanto perché in grado di immobilizzare chi la subisce ma anche per le sue virtù, che adesso ti mostrerò." –Nel dir questo, Loki aumentò la concentrazione sulla runa, che iniziò a ricoprire di uno strato di brina le sfere energetiche e il corpo stesso di Pegasus.
"Cavaliere di Pegasus!!!" –Gridò Frigg, osservando l’armatura del ragazzo tingersi di ghiaccio.
"Yaiii!!!" –Esclamò il giovane, espandendo al massimo il proprio cosmo, rinfrancato dal tepore del Sole di Asgard, e onorato dal gesto di estremo sacrificio che il figlio di Odino aveva compiuto, cedendogli la vita per salvare la sua. Onore a cui mai Pegasus sarebbe venuto meno. –"Atenaaa!!!"
L’aura cosmica che lo circondava aumentò di intensità, invadendo l’intero giardino di Fensalir, di fronte agli occhi stupiti delle Asinne e dello stesso Loki, che pur aveva avuto modo di osservare di nascosto i successi dei Cavalieri di Atena, fin da quando Flegias lo aveva coinvolto nella sua oscura alleanza per il dominio del mondo. Le sfere di luce avvamparono, sciogliendo il ghiaccio che le rivestiva, riprendendo la loro corsa e abbattendosi come fitta pioggia sul Grande Tessitore, subito seguite dallo slancio del Cavaliere di Pegasus, il cui pugno era pronto per generarne altre.
Loki ne evitò la maggioranza, lasciando che le restanti si infrangessero sulla catena protettiva di Yr, prima di contrattaccare, utilizzando il potere di Gyfu. Un turbine d’aria sollevò Pegasus di parecchi metri d’altezza, avvolgendolo in folgori lucenti, ma il ragazzo spalancò le ali della corazza divina, disperdendo parte dei fulmini e iniziando a roteare su se stesso, catalizzando le stesse folgori in un vortice che lo avvolse e poi lo spinse avanti, piombando su Loki ad altissima velocità.
"Cometa lucente!!!" –Gli sentì gridare l’Ingannatore, mentre portava il braccio destro avanti, offrendo il palmo al devastante attacco scatenato da Pegasus.
La catena di Yr andò in frantumi e scariche di energia incendiarono l’elegante veste del Fabbro di Menzogne, che riuscì comunque a contenere l’assalto, venendo spinto indietro di qualche metro, scavando persino un solco con i piedi nel terreno. Irato, e stupefatto, Loki scatenò la furia devastante della runa dell’aria, travolgendo Pegasus da distanza ravvicinata con un turbinio di folgori che lo sollevarono da terra e lo scaraventarono decine di metri indietro, lasciando strisciate incandescenti sulla corazza divina e sulle parti scoperte del suo corpo.
"Sorprendente." –Mormorò tra sé il Maestro di Inganni, scuotendosi le mani, quasi a pulirle dalla polvere di quello scontro. Quindi si incamminò verso il corpo inerme di Pegasus, deciso a dargli il colpo di grazia, quando tre figure gli si posero di fronte.
"Non ti lascerò ferirlo! Egli è il depositario dello splendore del Sole di Asgard!" –Ansimò a fatica Frigg, il petto ancora in fiamme, sorretta da Eir e da Idunn.
"Sole già tramontato, come le vostre speranze." –Precisò Loki, sollevando la mano destra e sbattendo le Asinne a terra, stritolate da folgori di energia lucente. –"Al mio prossimo cenno, e me ne basterà uno soltanto, farete compagnia a Balder, Tyr e a tutti gli altri sciagurati che hanno pensato di opporsi all’avvento dell’inverno!"
Eir socchiuse gli occhi, Idunn pensò all’amato Bragi, morto chissà dove nel cuore della battaglia, e Frigg dedicò quell’ultimo pensiero ai suoi figli. E al suo sposo.
Prima che Loki potesse completare il disegno della runa che aveva scelto, per porre fine all’esistenza delle tre Dee, un fulmine si schiantò alla sua destra, distraendolo. In quell’attimo migliaia di lame di energia cosmica parvero cadere dal cielo, mirando alla schiena del Burlone Divino, che a stento riuscì ad evitarle, lanciandosi di lato e osservando sgomento il selciato spaccarsi e incendiarsi sotto quell’improvvisa pioggia di strali. Nelle orecchie risuonava ancora l’imperiosa voce che quell’attacco aveva accompagnato.
"Tempesta di spade!!!" –Tuonò nuovamente, mentre una seconda sfilza di lame di energia precipitò dal cielo, obbligando Loki a disegnare il simbolo della runa di ghiaccio, potenziandolo con tutto il cosmo di cui poteva disporre al momento.
"Kaun!!!" –Aggiunse, liberando violente fiammate di energia che spazzarono via le affilate lame che lo avevano cinto d’assedio, permettendogli infine di rifiatare e di sollevare lo sguardo verso il portone d’ingresso al giardino di Fensalir, là dove Odino si ergeva, in sella al destriero ottipede.
"Sei arrivato, vecchio guercio!" –Disse il Dio dell’Inganno, mentre Sleipnir avanzava a passo sicuro, conducendo il Padre di tutti gli Dei dove la sua sposa gemeva.
"Temevi che non ci saremmo incontrati, Loki? Ti aspetto da ore, ma soltanto adesso Huginn e Muginn mi hanno rivelato la tua presenza, palese, all’interno della residenza della Signora del Cielo! Residenza che non ti sei fatto problema a violare!" –Esclamò Odino, smontando da cavallo e sincerandosi delle condizioni di Frigg, delle Asinne e di Pegasus. Quindi, indugiando per qualche secondo sul corpo martoriato di Balder, spostò di nuovo lo sguardo su Loki, trafiggendolo con lame di energia. Lame che parevano nascere al solo desiderarlo da parte di Odino.
"Dovrai fare molto di più, per vincermi!" –Ringhiò Loki, che aveva restaurato la cintura di Yr, dopo l’ultimo assalto di Pegasus. Aprì il palmo della mano destra e liberò una scarica di energia, che sfrecciò nell’aria, schiantandosi infine contro l’avambraccio di Odino, che il Dio aveva storto di fronte a sé, per parare l’assalto.
"Anche tu!" –Si limitò a commentare il Signore di Asgard, spostando il braccio e generando una devastante onda di cosmo che fagocitò il terreno che lo separava da Loki, prima di abbattersi su un altrettanto violento maroso energetico che l’Ingannatore aveva appena generato. La collisione dei due poteri generò una deflagrazione che spinse entrambi i contendenti indietro di decine di metri, schiantandoli contro le mura esterne di Fensalir e devastandone il terreno.
Anche Frigg, Idunn, Eir e Pegasus vennero sollevati dall’onda d’urto e scaraventati indietro, protetti alla bell’e meglio da una bolla difensiva che Eir aveva innalzato. Quando Pegasus rialzò gli occhi, tentando di rimettersi in piedi, vide che sia Loki che Odino avevano già ripreso le loro posizioni. Uno di fronte all’altro, uno nemesi dell’altro. Osservandoli, il Cavaliere di Atena non poté fare a meno di notare quanto fossero diversi nell’aspetto: elegante e appariscente, dal volto etereo, a tratti efebico, Loki sogghignava sicuro di sé, gran burattinaio di una vendetta a lungo covata. Di fronte a lui, Odino appariva come un vecchio stanco, la barba grigia macchiata di sangue, cenere e fango, la schiena arcuata, quasi come dovesse sopportare il peso di tutti i mondi. Ciononostante, nei suoi occhi, Pegasus percepì saggezza, tenacia e anche un’infinita tristezza, un sentimento non troppo diverso da quello che aveva albergato nell’animo del Cavaliere di Atena durante molte delle battaglie sostenute in passato. In particolare in quelle battaglie che lo avevano visto opporsi ad un nemico che non riusciva a considerare tale, un nemico che solo le circostanze e l’orgoglio avevano reso tale. Ioria, durante il loro scontro a Nuova Luxor, o il Cavaliere del Toro, o il valoroso Orion. E allora ricordò quel che Thor gli aveva detto ore prima, sul rapporto a doppio taglio che legava Odino e Loki, due antichi fratelli di sangue, due facce della stessa medaglia che ormai aveva perso lucentezza.
"In tempi remoti, Odino strinse con Loki un patto di alleanza, un patto suggellato dal sangue. Perché, in fondo, non si sentiva così diverso da lui. Gli Asi lo accusavano di essere un Ingannatore, un Tessitore di Inganni, e Loki in effetti lo era ma le sue astuzie a volte si rivelarono utili per la sopravvivenza stessa di Asgard e perché del resto anche Odino non esitava ad abbandonarsi a trucchi simili in battaglia." –Gli aveva raccontato il Gigante buono. –"A volte, per favorire i suoi protetti, Odino usava dei sortilegi contro il nemico o gli rivoltava la natura contro, accecando gli avversari e meritandosi il soprannome di Bölverkr, colui che agisce male, o di Herblindi, l’accecatore di guerrieri. Inoltre, anche se di ciò Odino non vuole parlare, egli porta una grave colpa che risale agli albori dei tempi. Il Dio che veneriamo come un Padre si macchiò dell’orrendo crimide di fratricidio, quando uccise Vili e Vè, eliminando scomodi e potenziali pretendenti al trono di Asgard. Vecchie storie, certo, altri tempi, ma ferite che il tempo non ha mai guarito. Forse per questo, periodicamente, si sottopone a un rito cruento, impiccandosi per nove giorni e nove notti ai rami di Yggdrasil e infliggendosi ferite e torture."
Un Dio dai mille volti, si disse Pegasus, rimettendosi in piedi e accendendo il proprio cosmo azzurro. Volti che riflettono la sua natura divina e umana. E uno di quei volti ha posato lo sguardo su di me, quando combattevo a Midgard per liberare la sua Celebrante dal giogo dell’Anello del Nibelungo. Uno di quei volti ha creduto in me, e io voglio fare altrettanto, per ricordare a Odino quanto, a modo suo, abbia amato gli uomini e quanto, da loro incuriosito, abbia vagabondato nel Recinto di Mezzo, mescolandosi a quelle strane creature capaci di degenerare nelle bassezze più infime ma anche di elevarsi ai cieli più alti. Io, Pegasus, ti mostrerò il valore della razza umana, Odino, affinché tu non debba pentirti delle scelte fatte finora!
Quasi come avesse ascoltato il suo monologo interiore, il Padre delle Schiere si voltò verso Pegasus e gli sorrise, prima di lasciar esplodere il suo cosmo, generando un nuovo attacco che piovve su Loki, obbligandolo a evocare la Runa di Ghiaccio per fermarlo. La sventagliata di lame di energia venne poi crepata da mille folgori che rischiararono il cielo, prima di dirigersi verso Odino, il quale, incurante, afferrò Gungnir e la portò avanti, affondandone la punta nell’aria. Bastò quel gesto a scaraventare Loki indietro, inchiodandolo ad un albero del giardino di Fensalir, trafitto da un raggio di energia da cui neppure Yr aveva saputo proteggerlo.
"Vuoi ripeterti?!" –Sibilò l’Ingannatore, tastando la ferita aperta e usando il cosmo per richiuderla e liberarsi. –"Vuoi incatenarmi per altri mille anni? Ma questa volta cosa userai, le budella di tuo figlio o quelle della sgualdrina che hai preso in sposa?"
"Userò la tua lingua, serpente!" –Ringhiò Odino, avvampando nel proprio cosmo.
"Tremo di paura!" –Ironizzò Loki, sollevando il braccio destro per tracciare un segno in aria, ma Odino glielo impedì, piantandogli la lancia nel palmo della mano e strappandogli un grido. Il primo lanciato dall’Ingannatore in quella lunga giornata.
"Finalmente soffri anche tu." –Si limitò a commentare Odino. E a Pegasus, che osservava poco distante, non sfuggì la completa assenza di felicità o soddisfazione in quella frase, che invece avrebbe dovuto essere tronfia di vittoria. Anche Loki parve accorgersene, intravedendo nella tristezza che dominava il Signore di Asgard una speranza di rivalsa. Così, sogghignando, lasciò esplodere il proprio cosmo, spingendo Odino indietro e sbattendolo a terra, a gambe all’aria.
Prontamente il possente Dio del Nord fece per rimettersi in piedi, salvo accorgersi, con immenso stupore di non potersi muovere. Loki lo aveva intrappolato in un cerchio mistico, tracciando una corona di rune di ghiaccio attorno al suo corpo.
"Non a lamentarmi ho speso il tempo, distratto e malaccorto di un orbo, bensì a tessere una nuova trama del mio piano." –Commentò l’Ingannatore, rialzandosi e cicatrizzando le ferite.
"Credi che basti una cintura di Isa per contenere la furia guerriera del Padre della Vittoria?!" –Ringhiò Odino, iniziando a bruciare il proprio cosmo.
"No. Ma basterà per infliggerti tanto dolore." –Sibilò Loki, mentre il potere di Kaun, la torcia, esplodeva attorno a sé, incendiando il suolo e l’aria e sfrecciando verso Odino. –"Kaunaz! Runa di Loki, runa di fiamma!"
"Non dire gatto finché non l’hai nel sacco!" –Esclamò allora Pegasus, intervenendo a difesa del Primo Ase e lanciandosi nel turbinio di fiamme, con il pugno carico di energia cosmica. –"Fulmine di Pegasus!!!"
Loki, affatto impressionato, rise, limitandosi a modificare la direzione dell’assalto, scaricandolo sul ragazzo e frenandone la corsa, mentre le vampe di fuoco ne assorbivano il colpo segreto. Pochi attimi dopo il corpo di Pegasus era scomparso all’interno di una fitta cintura di fiamme, la cui temperatura elevata doveva senz’altro farsi sentire anche da chi indossava una valida protezione quale l’Armatura Divina. Sogghignando, il Burlone Divino schernì Odino, per essere dovuto ricorrere all’aiuto di così inesperti ragazzini, mentre si avvicinava a passo lento all’oceano di fiamme dentro il quale Pegasus stava agonizzando.
"Non ti bastava far morire di nuovo gli Einherjar in una guerra dall’esito scontato. Dovevi andare a cercarne altri, di agnelli sacrificali, in Grecia? Forse il tuo unico occhio aveva visto in loro la salvezza?!" –Sibilò Loki, prima di concentrare di nuovo il potere di Kaunaz sulla mano destra, pronto per scaricarlo stavolta su Odino.
Fu proprio in quel momento, mentre si stava voltando verso l’antico nemico, che scorse con la coda dell’occhio un movimento tra le fiamme. Un guizzo simile a un fulmine che, sorgendo dal suolo, schizza verso il cielo. Stupefatto, mosse la testa di lato, in tempo per vedere Pegasus balzare sopra la cinta di fiamme da cui era assediato, con la spada Balmunk stretta tra le mani, e piombare su di lui, più veloce di qualsiasi corpo avesse mai visto muoversi.
"Non potrai certo vincermi con questo falò da grigliata, ora che il potere del Sole di Asgard è in me!"
Disperatamente, Loki sollevò il braccio, per opporsi all’improvviso attacco, ma Odino, dal lato opposto, gli trafisse una coscia con Gungnir, strappandogli un grido e distraendolo a sufficienza per permettere a Pegasus di colpire.
"Per Atena!" –Mormorò il Cavaliere, abbassando la lama e fissando il suolo. Non ebbe bisogno di guardare Loki in volto, per percepirne lo stupore e la rabbia. Dovette soltanto spostare lo sguardo alla sua destra, dove la mano dell’Ingannatore era appena caduta, mozzata di netto all’altezza del polso.
"Provi adesso, Buffone Divino, quel che mio figlio Tyr provò un tempo, a causa del lupo di fama da te generato." –Commentò Odino, liberandosi dalla catena di Isa e ergendosi fiero su Loki, che, crollato in ginocchio, pareva piagnucolare stringendosi il moncherino sanguinante. –"Ma la tua umiliazione durerà ben poco." –Aggiunse, impugnando saldamente la lancia e preparandosi per piantargliela nel collo.
"Errore." –Sibilò infine Loki, sollevando lo sguardo da terra e piantandolo nell’unico occhio rimasto al Guercio. In un attimo la terra esplose attorno a loro, tra folgori e vampe di energia, travolgendo Odino e Pegasus e scagliandoli lontano, privandoli persino degli elmi delle loro corazze. Quel che entrambi avevano scambiato per un pianto era invece una sommessa sghignazzata del Burlone Divino, che, rialzatosi, ammise a se stesso di non divertirsi così da tempo. –"Un carnevale di emozioni." –Sogghignò, prima di avventarsi sul Padre delle Schiere.
Si azzuffarono per qualche istante, rotolandosi sul terreno devastato, proprio mentre Pegasus si rialzava, toccandosi la testa dolorante. Si voltò verso Eir, facendole cenno di portare Idunn e Frigg all’interno di Fensalir, per proteggerle, prima di spostare di nuovo lo sguardo su Loki e Odino, salvo accorgersi che uno dei due era sparito.
Adesso c’erano infatti, in piedi davanti a lui, due uomini anziani ricoperti dalla stessa polverosa e vissuta armatura. Due identiche versioni dello stesso Signore di Asgard.
Ansimando, uno dei due indicò l’altro, aprendo la bocca per dargli del fasullo, ma il secondo Odino lo colpì con un pugno sul viso, spingendolo indietro, asserendo di essere lui il vero Padre di Tutti.
"I tuoi inganni non ti salveranno stavolta, Loki!"
"Dici il vero, Buffone Divino, poiché presto sarai smascherato!" –Esclamò l’altro, prima di espandere il cosmo e sollevare una mano al cielo. –"Tempesta di spade!" –Tuonò, scaricando il proprio colpo segreto sul secondo Odino, il quale, al contempo, aveva appena fatto altrettanto, generando una pioggia di lame di energia che fendette il cielo e aprì squarci sui corpi delle due Divinità, danneggiando le loro corazze.
"Fermi!!!" –Gridò Pegasus, muovendosi per intervenire, salvo poi frenare la sua corsa, il pugno ancora carico di energia, non sapendo chi colpire, su quale Odino dirigere i suoi attacchi. –"Concentrati, Pegasus!" –Mormorò, socchiudendo gli occhi e cercando di riconoscere il cosmo del Dio che gli aveva fatto dono di Balmunk.
Fu in quel momento che uno dei due Odino ebbe la meglio sull’altro, scaraventando l’avversario a terra e facendogli scavare un solco con il corpo, flagellato dalla pioggia di spade energetiche.
"È tempo di mettere fine a quest’infame guerra che hai voluto, Loki!" –Sibilò il Dio rimasto in piedi, evocando una lancia di energia e puntandola alla gola dell’altro. –"Che Hel ti accolga, sporco traditoreee!!!" –Gridò, di fronte agli occhi sconvolti e impotenti di Pegasus. Ma la punta della lama non raggiunse il secondo Odino, affondando nel corpo di una creatura dal manto grigio che era appena balzata a difesa della figura distesa a terra.
"Ge… Geri…" –Mormorò questi, osservando anche il secondo lupo balzare contro il suo avversario, le fauci aperte e pronte per chiudersi sulla mano che stringeva ancora l’insanguinata lancia. –"Freki! Compagni miei!"
Il Dio ancora in piedi fu svelto a muovere l’arma, evitando l’affondo, per poi liberarsi del felino con un’onda di energia. Bastò quel gesto a far scattare Pegasus, ormai scevro di ogni dubbio.
"Il vero Odino non avrebbe mai colpito i suoi fedeli lupi! Sei rimasto vittima dei tuoi stessi trucchi, Loki! Fulmine di Pegasuuus!!!" –Gridò, piombando sulla Divinità preceduto da una pioggia di stelle, travolgendola e scaraventandola indietro, fino a schiantarla contro le mura difensive di Fensalir, distruggendone una parte. Quando questa riuscì a liberarsi dai detriti franati su di lui, facendo esplodere il proprio cosmo rabbioso, aveva già riassunto le sue forme originarie. Quelle di Loki, il Buffone Divino, i cui occhi fiammeggiavano un’ira covata per secoli.
"Impiccione!" –Si limitò a commentare, il bel volto per la prima volta deformato da ustioni che Pegasus non ricordava di aver visto poc’anzi. Quindi sollevò un dito, per disegnare una runa nell’aria, ma si fermò, proprio mentre il Cavaliere di Atena si preparava per caricarlo ancora e Odino si rialzava, dopo aver carezzato i cadaveri dei lupi che gli avevano salvato la vita. Quasi come avesse perso ogni interesse verso lo scontro in atto, Loki diede le spalle a entrambi, annusando l’aria, prima di balzare su quel che rimaneva delle mura di confine e fissare la nube di fumo e ceneri che ricopriva il cuore di Asgard. Rimase in osservazione per una manciata di secondi, prima di discendere nuovamente nel giardino, esplodendo in una fragorosa risata, di fronte agli occhi esterrefatti di Pegasus e a quelli dubbiosi di Odino.
"Il fumo ti ha dato alla testa?!" –Ironizzò il primo.
"Tutt’altro, mio giovane e rampante amico! Il fumo cela la mia speranza di vittoria!" –Commentò Loki, sibillino, incrociando lo sguardo del Guercio. –"Adesso che lui è arrivato, per Asgard non vi sono più speranze!"
"Lui?!" –Balbettò Odino, non capendo. Poi si ricordò di una visione di Frigg, così intensa che le aveva quasi strappato il cuore, una visione in cui Asgard sprofondava in un oceano di fiamme e ombra. E trovò la forza per mormorare una sola parola. –"Surtr!"
Il Distruttore era arrivato.