CAPITOLO VENTIQUATTRESIMO: SPEDIZIONE PUNITIVA.

Era tradizione che il Grande Tempio non intervenisse nelle questioni di sovranità nazionale, lasciando ai singoli stati il compito di occuparsene, senza invischiarsi in dispute di politica e di competenze territoriali che non gli spettavano. Ciononostante era accaduto, in alcune occasioni, che capi di governo mondiali si fossero rivolti ad Atene per risolvere problemi che da soli non erano in grado di affrontare.

Era stato questo il caso della missione che Ioria aveva dovuto affrontare nel 1979, quando una quantità significativa di radiazioni era stata rilasciata da una centrale nucleare nei pressi di Harrisburg, la capitale dello stato della Pennsylvania. Evento che aveva portato il Grande Sacerdote a inviare uno dei Cavalieri d’Oro ad occuparsene, permettendo di scoprire che il responsabile dell’attentato era in realtà un ribelle bandito anni addietro dal Grande Tempio, a cui era stata negata l’investitura.

La mia prima missione ufficiale! Rifletté il giovane, seduto su uno dei leoni di marmo all’ingresso della Quinta Casa. All’epoca credetti che sarebbe stata una seccatura andare a Three Mile Island! Per fare cosa poi? Sistemare un reattore danneggiato?! Non avrei potuto immaginare chi vi avrei incontrato, e cosa avrei avuto modo di apprendere! Sospirò, ricordando l’eroica figura di John Black, un uomo che, sebbene lo avesse visto una volta soltanto, aveva potuto insegnargli più di molti altri.

In seguito il Cavaliere di Leo era stato impiegato in perigliose missioni, a Creta e in Asia meridionale, allo scopo di occuparsi di questioni che la politica e la scienza non potevano risolvere. Aveva così appreso che anche in passato, ben prima della sua nascita, i Cavalieri di Atena erano intervenuti negli eventi del mondo, favorendo ad esempio il crollo dell’Impero romano o la disfatta di Napoleone, ma sempre con la massima discrezione. Del resto, anche adesso c’era qualcuno che li considerava più come demoni o esseri leggendari, che non come uomini.

Tantomeno come eroi. Commentò, sprezzante. E pensò a Castalia, Tisifone e Asher, impegnati in missioni umanitarie, chiedendosi come i popoli delle zone in cui si erano diretti li avrebbero accolti. Con diffidenza e sospetto, o come una benedizione?

Castalia era andata in Canada, dopo una segnalazione di navi incastrate nella Baia di Hudson. Tisifone si era recata in Inghilterra mentre Asher si era diretto a Stoccolma, dove il ghiaccio aveva danneggiato i binari di alcune ferrovie, provocando disastrosi incidenti. Ognuno di loro aveva portato con sé una piccola guarnigione di soldati, manodopera necessaria e addestrata per aiutarli nei soccorsi. Ma da qualche ora non arrivavano più rapporti al Grande Tempio e Ioria e Libra avevano iniziato a preoccuparsi, consapevoli comunque che i tre potevano essere impegnati nelle operazioni di salvataggio e non avere il tempo di mettersi in contatto con Atene.

Ciononostante il Leone era inquieto.

L’idea che Castalia fosse in pericolo l’aveva invaso e non accennava ad andarsene, assieme ad un’altra, più nascosta ma ugualmente umana, che lo obbligava a rimettere in discussione tutto e a chiedersi se tra loro le cose fossero davvero finite. Sebbene, si disse con una certa ironia, non siano neanche mai iniziate.

Una figura rivestita d’oro apparve poco dopo nell’androne del Quinto Tempio, avanzando a passo deciso verso l’esterno.

"Lo senti anche tu?" –Domandò Libra, mentre Ioria balzava accanto a lui. –"Questo vento gelido che ha iniziato a spirare sulla Grecia?"

Il Cavaliere di Leo annuì, chiudendo gli occhi, prima che entrambi percepissero una vibrazione nello spaziotempo, una forzatura dei campi difensivi del Grande Tempio, come se qualcosa di molto grosso avesse sfondato il perimetro della regione sacra.

"Al Cancello Principale!" –Esclamò Ioria, scattando avanti, subito seguito da Libra.

Quando raggiunsero la base della scalinata di marmo, proprio dove Lady Isabel era stata ferita dalla freccia di Beteljeuse, trovarono i soldati di Atene impegnati in un violento combattimento. Per quanto numericamente superiori agli avversari, la forza dirompente di questi ultimi era stata tale da obbligarli a una rapida ritirata, spingendoli dal Cancello Principale fino alle Dodici Case e massacrando coloro che rimanevano indietro, tramutati in statue di ghiaccio.

Ioria e Libra si guardarono attorno, notando lo sfrigolare continuo dei raggi di energia congelante che soldati in tuta azzurra dirigevano contro i difensori del Santuario, mentre una grande nave volante proiettava la sua ombra su tutti loro.

"Una nave… di unghie?!" –Balbettò Ioria, osservandola.

Proprio in quel momento la nave virò bruscamente, schiantandosi a terra e schiacciando un mucchio di soldati sotto la sua mole, mentre una figura alta e robusta, rivestita da un’armatura grigia, si ergeva sul ponte di comando. Sogghignando, l’uomo sollevò la propria scure, caricandola di energia cosmica, e scagliandola a gran velocità contro i due Cavalieri d’Oro.

"Via!!!" –Gridò Ioria, balzando di lato, mentre Libra faceva altrettanto nell’opposta direzione, evitando l’arma che si piantò ai piedi della scalinata, generando un’esplosione che la squassò in gran parte, di fronte alle risate sguaiate di colui che l’aveva scagliata.

"Chi sei, guerriero?!" –Esclamò allora il Cavaliere della Settima Casa, rimettendosi in posizione eretta, mentre Ioria, dall’altro lato, si avventava contro i Soldati di Brina, sfrecciando come un fulmine carico di energia rovente in mezzo a loro e facendone fuori a decine.

In tutta risposta il nuovo arrivato richiamò a sé la propria scure, impugnandola con mano ferma, prima di lanciarsi dall’alto della nave e piombare su Libra, con l’arma sollevata sopra la testa.

"Il tuo carnefice! Erik il Rosso! Come il sangue che imbratterà il tuo cadavere!" –Ringhiò, prima di calare l’arma sul Cavaliere d’Oro, che in tutta risposta aveva già liberato il suo colpo segreto. Ma, con stupore e orrore, Libra vide il dragone di energia disperdersi al contatto con il corpo dell’avversario, protetto da una barriera invisibile, obbligandosi quindi a scattare di lato.

"Troppo tardi!" –Sentenziò Erik, che ormai era su di lui. La scure di energia violacea sbatté contro lo scudo dell’armatura d’Oro, che Dohko aveva prontamente sollevato, più per istinto di sopravvivenza che altro, scalfendone la superficie e spingendo persino il Cavaliere indietro.

"Libra!!!" –Gridò Ioria, dall’altra parte dello spiazzo, intento ad evitare i raggi di energia congelante e a far sì che neppure i soldati semplici venissero raggiunti.

"Nobile Ioria, lasciate a noi costoro!" –Esclamarono alcuni di loro. Ma il Cavaliere di Leo si rifiutò, pregandoli di rimanere alle sue spalle.

"Non ha senso attendere presso le nostre Case il compiersi degli eventi, lasciando a voi l’onere della difesa del Santuario! Siamo difensori, prima ancora che combattenti, e come tali ci comporteremo! Per il Sacro Leo!!!" –Avvampò, scattando avanti.

"Codardo il tuo compagno! Si è preso i pesci più piccoli, lasciando te in balia del boia!" –Sibilò Erik tagliente. –"Perché così devi immaginarti, incatenato e piegato con la testa su un ceppo di quercia, e la mia scure pronta per mietere la tua vita!"

"Umpf! Hai intenzione di vincermi con le parole o speri di incutermi paura?! Quale che sia la tua tattica, con me non funziona!" –Rispose Libra, sprezzante.

"Ah no?!" –Sogghignò Erik, muovendo la scure a spazzare e spingendo indietro il Cavaliere di Atena con la sola onda d’urto. Poi, senza dargli tempo di recuperare una postura corretta, si lanciò su di lui, mulinando fendenti in ogni direzione.

Libra fu costretto ad arretrare ancora, cercando di non essere raggiunto dall’affilata lama, ma non poté evitare le onde di energia che seguivano ogni spostamento dell’arma, trovandosi presto con le spalle al muro di roccia della montagna. Sudando freddo, cercò di recuperare la concentrazione, ricordandosi di un altro avversario di recente affrontato, anch’egli abile con un’arma proprio come Erik.

Avel delle Spade Incrociate, Cavaliere Nero al servizio di Flegias. Una macchina per uccidere. Forte anche del suo passato come agente del KGB, Avel era riuscito a impegnare notevolmente il Cavaliere d’Oro, che ne aveva avuto ragione solo con un grande impegno.

Ma Erik, agli occhi di Libra, era diverso. Più potente che abile, più devastante che preciso, una furia scatenata, un carro da guerra pronto a travolgere chiunque si trovi nel suo raggio d’azione. Devo reagire, maledizione! Si disse, buttandosi di lato e rotolando sul terreno roccioso, mentre la scure si piantava nella parete alle sue spalle, disintegrandola con un sol colpo.

"Ora! Drago Nascente!!!" –Gridò il Cavaliere ancora steso a terra, portando avanti le braccia e liberando il drago smeraldino. Ma nuovamente Erik sogghignò, voltandosi verso di lui, mentre con il braccio destro disincastrava l’arma dalla roccia. E nuovamente l’assalto di Libra sbatté contro il suo corpo, venendo poi disperso in tutte le direzioni, come accade a un’onda quando si infrange su un muraglione di scogli.

"Non è possibile!!!" –Esclamò esterrefatto, rimettendosi in piedi, e dando modo a Erik di gloriarsi ancora un po’ della sua virile superiorità.

"Se adesso hai capito che non hai speranza di vittoria contro Erik il Rosso, accetta il fato e muori! Scure di Devastazione!!!" –Gridò il seguace di Loki, allungando l’arma avanti a sé, carica di energia cosmica, e abbattendola con forza sul già incrinato Scudo della Bilancia.

Dohko mise tutto se stesso nella difesa, cercando di resistere alla violenta pressione, ma fu infine costretto a cedere, quando un improvviso potere gli piegò di forza le ginocchia, prostrandolo a terra suo malgrado, permettendo in questo modo a Erik di raggiungerlo alla spalla e schiantarlo indietro. Quando si rialzò, tenendosi il cingolo scapolare sanguinante, aveva però compreso come Erik riuscisse a essergli superiore.

"Sei un baro!" –Gli gridò. –"C’è qualcun altro che ti aiuta e combatte per te, proteggendoti e unendo il suo cosmo al tuo in attacco!"

"Ahr ahr ahr! Un baro?! No, sono un profittatore e mi servo di ogni mezzo per perseguire i miei scopi! Onesta e disonestà le lascio ai filosofi e ai politici, in guerra non c’è posto per tali considerazioni!"

"Dov’è il tuo compare?!"

"Eccolo!" –Sibilò Erik, caricando la scure di energia cosmica e piantandola con forza nel terreno di fronte a sé, frantumandolo e generando faglie che sfrecciarono verso Libra, obbligandolo a balzare di lato in lato per non precipitarvi all’interno. –"Ahr ahr ahr! Questa scure, ricordo di mio fratello, è la mia unica compagna!" –E nel dir questo sollevò l’arma verso l’alto, mentre da tutte le faglie aperte sorsero fendenti di energia che travolsero Libra, scaraventandolo in aria e facendolo poi ricadere a terra, con un braccio penzolante in un burrone.

Quindi Erik si voltò verso la Naglfar, la nave che Megrez tredicesimo aveva costruito in Hel e che aveva condotto ad Ásaheimr, per poi morirvi. La nave che Loki gli aveva affidato come mezzo per raggiungere Atene e scatenare la vendetta dell’Ingannatore.

Là, sul ponte di comando, un’esile figura si stagliava controluce, così fragile all’apparenza da sembrare incorporea, per quanto nascondesse un potenziale cosmico che aveva fatto impallidire persino Erik quando Loki glielo aveva mostrato.

Modhgudhr non disse niente, scansando lo sguardo del Sigtýr e riportandolo sui Soldati di Brina, adesso la metà di quelli che erano giunti ad Atene, falciati dagli artigli del Leone, che si stava preparando a caricare di nuovo. Le bastò fissarlo, per scaraventare Ioria contro la parete di roccia, sfondandola e facendola crollare su di lui, di fronte agli occhi impalliditi dei soldati semplici, nuovamente esposti ai raggi congelanti. Ne morirono a decine, immobilizzati in rozze statue di ghiaccio, ma nessuno si mostrò pavido, volgendo la lancia al nemico nella posa della pugna, prima che un cosmo rilucente d’oro vivo non abbagliasse l’intero piazzale.

Persino Erik volse lo sguardo al cielo, freddo e cupo, senza capire da dove provenisse quel bagliore improvviso, permettendo a Libra di rifiatare e rimettersi in piedi.

Fu Ioria, liberatosi dai detriti piovuti su di lui, a riconoscere il cosmo del Cavaliere di Virgo.

"Ohm!" –Mormorò una voce senza età, mentre un fiume di luce parve scorrere dalla collina delle Dodici Case e travolgere i Soldati di Brina e la Naglfar. Un attimo dopo l’energia contenuta nel fiume esplose, annientando la quasi totalità dell’esercito che Loki aveva inviato contro Atene, per punirla dell’aiuto dato ad Asgard.

Libra sollevò lo sguardo verso la Casa di Virgo e vide la luce che l’aveva avvolta poc’anzi scemare di intensità e il cosmo del Custode della Porta Eterna quietarsi, tornato alla meditazione che, per venire loro in aiuto, aveva interrotto.

"Grazie!" –Commentò, per poi riportare lo sguardo sul suo nemico.


Erik era stato travolto dall’esplosione energetica, che aveva danneggiato in parte la sua corazza, ma sembrava non aver riportato danni maggiori, non fosse per un rivolo di sangue che gli scorreva dal naso. Con un rapido movimento della lingua, si pulì il viso, ridacchiando, prima di espandere nuovamente il cosmo e sollevare la scure.

"Non sei fuggito? Avresti dovuto!" –Ironizzò, liberando di nuovo il suo colpo segreto, a cui Libra rispose bruciando al massimo il suo cosmo e caricando lo scudo d’oro che portava al braccio. –"Scure di Devastazione!!!"

Ancora una volta Dohko sentì una pressione immensa schiantarsi su di lui e dovette dare fondo a tutte le sue risorse per impedire all’arma di staccargli il braccio. Per un istante lo invase la spiacevole sensazione di essere nuovamente costretto a piegarsi, ma non accadde niente. Erik, notando il suo stupore, ne approfittò per incrementare il proprio attacco, scaraventando il Cavaliere indietro, fino a farlo ruzzolare a terra con lo scudo danneggiato e il braccio grondante sangue.

"Non ho bisogno di una balia per vincerti, se a questo stavi pensando!" –Precisò, avanzando a passo fermo verso il Custode della Settima Casa. –"Mai distrarsi in combattimento, mai lasciare che i pensieri dominino! L’azione deve regnare sovrana! La volontà imperterrita di sollevare il pugno verso l’avversario!"

"Chi… chi era?! C’è stato un cosmo che ti ha protetto finora… Dov’è andato?"

"A quanto sembra Modhgudhr ha scelto il suo avversario!" –Disse Erik, che aveva notato che la fanciulla non si ergeva più su Naglfar. –"La cosa non mi stupisce, visto il loro legame, né mi impensierisce, poiché l’esito di questa battaglia è già scritto! Scritto nella storia, dove i più forti hanno sempre trionfato!" –Detto ciò mosse la scure verso destra con un movimento così rapido che Libra ebbe difficoltà a notarlo. Si accorse però dell’onda di energia da essa generata, che lo travolse alle gambe mentre stava cercando di rimettersi in piedi, piegandolo all’indietro, proprio mentre Erik spiccava un salto per portarsi di fronte a lui, sollevando di nuovo la scure.

"Non questa volta!" –Ringhiò il Cavaliere d’Oro, eseguendo una capriola su se stesso e portando avanti il braccio destro. –"Colpo segreto del Drago Nascente!"

"Perseveranza il tuo nome mi è ignoto!" –Ridacchiò Erik, calando la scure, con la quale divise perfettamente a metà l’attacco, trinciando in due la testa del drago di Cina, di fronte agli occhi stupefatti di Libra, che ricadde a terra, mettendo male un piede e storcendosi una caviglia.

"La tua forza è grande, lo ammetto!" –Esclamò infine, mentre Erik atterrava di fronte a lui, perfettamente in forma, come fosse appena sceso in battaglia. –"Anche privo della barriera che il tuo compagno aveva eretto per difenderti, sei comunque rivale temibile! Ma spiegami, ti prego, perché un uomo come te, dotato di una così vigorosa energia cosmica, serve il male? Perché è indubbio che tu sia al servizio del nordico Dio dell’Inganno, non è così?"

"Dici il vero, Cavaliere di Atena! A Loki sono fedele più di chiunque altro, al punto da essere da lui nominato Comandante dei Sigtívar e dei Soldati di Brina! Poiché bramo la distruzione di Asgard e della dinastia di Polaris, per questioni squisitamente personali! E quel che l’ego vuole, l’ego può ottenere, dovresti ben saperlo tu che avrai affrontato, come ogni altro Cavaliere, un rigido addestramento fatto anche di privazioni!" –Spiegò Erik, fissando il giovane con sguardo ruvido. –"Vent’anni fa la mia famiglia fu sterminata in una guerra di confine, voluta dal precedente Celebrante di Odino a Midgard! In quel tremendo scontro vidi morire mio fratello, l’uomo che mi aveva cresciuto e addestrato alla dura vita dei boschi e della guerra! Lo vidi morire davanti ai miei occhi per mano di un uomo dotato di cosmo, un uomo chiamato Folken! E, come lui, morirono i miei genitori e altri abitanti di Iisung! Quelli che sopravvissero alla guerra, li portarono via il freddo e la carestia! E anch’io avrei incontrato tale sorte se Loki non mi avesse salvato, prendendomi con sé, istruendomi e forgiandomi come un guerriero! Quel giorno giurai a me stesso che lo avrei servito sempre, usando il mio accresciuto potere per ottenere giustizia!"

"Giustizia?! La tua mi sembra piuttosto una vendetta!"

"Chiamala come vuoi! Per me è lo scopo della mia esistenza! E questa cicatrice che deturpa il mio volto, residuo di quel giorno di sangue, me la ricorda ogni momento!"

"Capisco il tuo dolore, ma abbattere Asgard o Midgard non ti restituirà tuo fratello, né la tua famiglia, né cancellerà il ricordo di quello che è stato! Anzi, in questo modo farai patire ad altri ciò che tu per primo hai patito!" –Esclamò Libra. –"Ruolo ingrato quello del Celebrante di Odino, me ne rendo conto! Ha dovuto agire con pugno duro per sedare una rivolta che, se lasciata libera di sfogarsi, avrebbe potuto destabilizzare l’intero regno! Quando si è un capo, spesso si è costretti a prendere decisioni per il bene della collettività che possono non essere condivise da tutti, decisioni a volte ingrate! Io stesso, per quel breve periodo in cui ho avuto il comando dei Cavalieri di Atena, dopo la sconfitta dell’usurpatore, ho provato la veridicità di queste parole! Per evitare di lasciare sguarnito il Santuario in vista della Guerra Sacra contro Ade, vietai ai Cavalieri d’Oro di portare aiuto a Pegasus ad Asgard e nel Regno Sottomarino, confidando soltanto nel loro valore! Decisione difficile e impopolare, ma necessaria!" –Sospirò il Cavaliere, ripensando alle accese discussioni tra i suoi pari sotto la pioggia. –"Ioria e Scorpio sarebbero stati pronti a partire, e non dubito che Toro e persino Virgo li avrebbero seguiti, per ridurre le fatiche dei Cavalieri dello Zodiaco!"

"Parli bene, seguace di Atena! Meglio di quanto tu combatta!" –Ironizzò Erik, sollevando la scure. –"Ma le parole non fermeranno la mia furia guerriera!"

"Purtroppo no! Ma le sacre armi di Libra sì!" –Esclamò Dohko, sfoderando una delle due spade e scattando avanti, nello stesso momento del suo avversario, scontrandosi a mezz’aria, ognuno con l’arma stretta nel pugno.

Una pioggia di scintille rischiarò la fosca aria di quel pomeriggio, mentre ognuno dei due contendenti atterrava al posto dell’altro, voltandosi di scatto e balzando di nuovo all’attacco. Per cinque volte si lanciarono uno verso l’altro, avvampando nei loro cosmi, scheggiando le lame, implacabili nel perseverare con la stessa energia. Ma alla sesta volta Libra avvertì la stanchezza dovuta al prolungato impugnare della spada, che gli risultava difficoltoso dopo aver perso due dita nello scontro con Flegias all’Undicesimo Tempio dell’Ira. Erik se ne avvide e rincarò la dose, piombando sull’avversario e strappandogli la spada con un secco movimento della scure.

"Sei mio!!!" –Gridò, muovendola per portarla indietro e staccargli la testa.

"Tutt’altro!" –Rispose Dohko pacatamente, che già aveva sollevato il braccio destro, caricandolo di tutta l’energia cosmica che poté richiamare. –"Non solo nelle armi sta la forza del Cavaliere della Bilancia, anche nel suo cosmo! E ora lo vedrai! Per il Sacro Libra!!!" –E calò il braccio su di lui, generando un fendente di energia dorata che raggiunse Erik alla mano destra, distruggendo la protezione dell’armatura e facendogli perdere la presa sulla scure, che roteò in aria alla sua destra prima che con un fugace spostamento Libra la raggiungesse, afferrandola con la mano sinistra. –"La tua arma è nelle mie mani adesso!"

A quelle parole seguì l’immediata reazione di Erik, che caricò frontalmente il suo avversario, piombando su di lui a spalla tesa e spingendolo indietro, mentre la scure cadeva poco distante. Inarrestabile, il Rosso Condottiero tempestò di pugni il Cavaliere, incurante del dolore alla mano destra e del sangue che sprizzava ovunque, fino ad assestargli un gancio sulla mascella così forte da scaraventarlo a terra, privo dell’elmo e con un evidente ematoma. Quasi come si aspettasse di essere colpito ancora, Libra sollevò un braccio ma Erik non lo degnò di ulteriore sguardo, volgendogli le spalle e incamminandosi verso la sua scure, che risollevò con la stessa cura che le madri rivolgono ai figli piccoli.

Che uomo strano! Rifletté il Cavaliere di Atena, approfittando di quel momento per rifiatare. Che tutta la sua forza derivi da quell’ascia? Ne dubito! Neppure io faccio affidamento soltanto sulle sei armi doppie! Eppure percepisco un legame tra loro che va al di là della semplice utilità pratica, qualcosa che mi ricorda l’unione tra Andromeda e la sua catena, compagna di mille battaglie.

"Qualunque piano tu abbia in mente per salvarti la pelle, sappi una cosa sola!" –La voce rauca di Erik lo distrasse, portandolo a sollevare lo sguardo verso di lui. E in quegli occhi scuri mise tutto l’odio che era capace di provare. –"Non osare toccare di nuovo la mia scure o non soltanto ti ucciderò! Ma taglierò il tuo corpo in pezzi così piccoli che nemmeno un compositore di mosaici potrebbe ricrearlo!"

"Deve essere davvero importante per te…" –Analizzò Libra, rialzandosi.

"Quanto per te è difendere questo Santuario di ciottoli!" –Esclamò secco Erik, prima di schizzare su di lui, con la scure tesa sopra la testa, avvolta nel suo cosmo viola. Con un solo colpo distrusse quel che restava del primo Scudo della Bilancia, obbligando Libra a scattare di lato, ma il movimento di ritorno dell’arma strusciò sul suo ventre, sbilanciandolo. –"Scure di Devastazione!" –Tuonò il servitore di Loki, tentando l’assalto da distanza ravvicinata, approfittando della mancanza di protezione del suo nemico. Ma l’arma di energia cosmica non raggiunse il Cavaliere d’Oro, spinto a terra da un’agile figura che piombò su di lui, ruzzolando assieme fuori dal raggio d’azione.

"Ioria…" –Mormorò Libra, riconoscendo il compagno, la cui schiena fumava ancora per essere stata parzialmente raggiunta dalla scure di Erik.

"Giusto in tempo, a quanto vedo…"

"Giusto in tempo per morire!" –Ridacchiò il Rosso, facendosi avanti, ripresosi dalla sorpresa iniziale. –"Resta a terra, accanto al tuo compagno, vi cancellerò insieme dalla faccia della Terra! Ahr ahr ahr!"

Ioria, anziché rispondergli, concentrò il cosmo attorno al pugno destro, pronto per liberare i fulmini incandescenti, quando sentì un’energia estranea cingerlo d’assedio, avvolgendolo in un silenzioso abbraccio.

"Che… cosa succede?!" –Balbettò il Cavaliere di Leo, osservando che all’interno di quel guscio argenteo il suo corpo stava iniziando a svanire.

"Modhgudhr?!" –Esclamò stupito Erik, voltandosi verso la Collina della Divinità, ma riconoscendo che non si trattava del cosmo della sua compagna.

"Ioria!!!" –Gridò Libra, senza capire cosa stesse accadendo, senza poter far nulla per trattenere l’amico, che si dissolse davanti ai suoi occhi.

"Non era questo che intendevo con le mie parole di poco prima! Ma è comunque un risultato a me favorevole! Ahr ahr!" –Ridacchiò il Comandante dei Sigtívar, riportando l’attenzione su Libra, che ancora fissava l’aria sbalordito. Deciso ad approfittare di quel momentaneo smarrimento, Erik si lanciò su di lui, impugnando la scure con due mani, ma quando la calò la sentì scontrarsi contro un muro d’oro.

Dohko aveva infatti sollevato una spada della Bilancia, parando con essa l’affondo.

"Al tuo posto!" –Gli rispose, spingendo indietro il Sigtýr con un’onda di energia. Quindi, deciso a non dargli tregua, scattò avanti, liberando migliaia e migliaia di fendenti energetici, che caddero su Erik come una pioggia di spilli, sottili e pungenti.

Il Rosso li fronteggiò senza paura, roteando la scure di fronte a sé, in modo da creare un muro d’aria carico di energia cosmica, su cui i raggi si infransero. Ma Libra sorrise, essendo quel che si aspettava, quel che sperava infine di trovare. La debolezza del Comandante dei Sigtívar.

"Sei lento!" –Esclamò, intensificando il proprio attacco, cercando di dirigere gli affondi energetici in qualsiasi direzione. In basso, in alto, al centro, obbligando Erik non soltanto a roteare continuamente la scure, ma anche a spostarla, per porre sempre il muro difensivo di fronte a sé. Con una certa soddisfazione, Libra lo vide stringere i denti, trattenendo a fatica la rabbia quando i primi raggi di energia iniziarono a superare la sua improvvisata barriera. –"Se ad un attacco a distanza fai così fatica ad opporti, che cosa farai con un attacco diretto?" –Gridò, scagliando la spada avanti a sé, la punta dritta verso il volto di Erik.

"Lo affronterò!" –Ringhiò questi, fermando il roteare della scure, impugnandola e muovendola di lato, sì da deviare la lama dorata e farla piantare alle sue spalle.

"Come pensavo…" –Sorrise Dohko, che aveva già espanso il proprio cosmo, concentrandolo sulle braccia, mentre verdi dragoni d’oriente danzavano attorno a sé. –"Colpo dei Cento Draghi!!!"

Erik rimase stupito da quell’assalto improvviso, più potente di quelli portati in precedenza dal Cavaliere, e tentò di roteare di nuovo la scure per difendersi, fallendo. Le zanne delle sacre bestie di Cina superarono la poco resistente difesa, affondando nel suo corpo, distruggendo parte della sua corazza e scaraventandolo indietro, in una pozza di sangue.

Libra lo osservò soddisfatto per un istante, il breve arco di tempo di cui Erik ebbe bisogno per rialzarsi, tossire e rimettersi in posizione d’attacco.

"Nessuno è perfetto, neppure tu! Ogni guerriero ha i suoi punti di forza e di debolezza, e la tua falla, sia pur leggera, sta nella difesa!" –Spiegò il maestro di Sirio. –"Non l’avevo notato in precedenza, perché la barriera del tuo compagno prima e la tua furia battagliera dopo lo avevano celato! Ma non è difesa valida per contrastare le zanne dei Cento Draghi!"

"Umpf… La mia furia non si è certo sopita!"

"Lo so bene!" –Concordò Libra, lungi dall’aver vinto quel formidabile guerriero. Sospirò, preparandosi ad un nuovo assalto, prima che la sua mente volasse al Cavaliere di Leo, chiedendosi dove fosse finito.

***

Quando Ioria riaprì gli occhi era piuttosto stordito. Si portò una mano alla testa, per placare la fitta che l’aveva aggredito, prima di guardarsi intorno e accorgersi di essere avvolto nella nebbia, fitta al punto da permettergli di scorgere soltanto il terreno. Un arenile di canne mosse dal vento, dove lente scrosciavano onde acquitrinose, ai piedi di un colle imponente che, sebbene ne potesse intravedere solo le cime degli alberi di melo, si ergeva di fronte a lui.

Ioria sospirò, capendo di essere ad Avalon.

Muovendo lo sguardo tra le nebbie, individuò una figura che lo osservava in silenzio. A pochi passi da lui, a piedi scalzi sull’erba, c’era un uomo coperto da una veste bianca rifinita d’argento, simile alle tuniche dei monaci. Un uomo che aveva incontrato un paio di settimane prima, sull’Isola delle Ombre.

"Benvenuto sull’Isola Sacra, Ioria del Leone!" –Esclamò, avvicinandosi e aprendo le braccia di lato, in segno di pace. –"Io, che ne sono il Signore, ti do il benvenuto!"

"Vi ringrazio, possente Avalon!" –Rispose il Cavaliere d’Oro, inchinandosi. –"Le circostanze sono piuttosto particolari, ma non limitano il mio piacere nel rivedervi!"

"Ti chiederai cosa ci fai qua, immagino… Sono stato io a condurti qui, perché avevo bisogno di parlare con te!"

"Con… me?!" –Mormorò Ioria, non comprendendo le parole dell’uomo, il quale si limitò ad annuire, continuando a fissarlo con i suoi penetranti occhi scuri.

"Precisamente! Ho una confessione da farti, qualcosa che non può attendere oltre! Perché vedi, Cavaliere di Leo, io sono il responsabile della morte di tuo fratello, Micene di Sagitter!"