CAPITOLO DICIANNOVESIMO: HRIMTHURSAR.

Sirio e Alcor stavano correndo in mezzo alla nebbia, lungo la desolata distesa del deserto di ghiaccio, i corpi sferzati dalle tempeste di gelo che imperversavano nel Nifhleimr, appesantendo persino il più piccolo movimento. Il vento e la neve negli occhi rendevano difficile anche solo vedere a pochi metri di distanza, sempre attenti a non sprofondare in qualche crepaccio o a non cadere sugli aguzzi spuntoni di ghiaccio che punteggiavano la landa infernale.

Avevano lasciato Nastrond dopo aver distrutto quel che rimaneva del cantiere dove, sotto gli ordini di Megrez e di suo padre, era stata costruita la Naglfar. Sirio avrebbe voluto abbattere anche l’antica residenza di Helgaror, certo che nascondesse ancora chissà quali oscuri segreti, ma Alcor lo aveva incitato a non sprecare tempo né ulteriori energie, due elementi su cui non potevano permettersi prodigalità.

Così si erano lanciati in una folle corsa attraverso il Regno di Hel, per quanto nessuno dei due avesse chiaro dove esattamente dovessero dirigersi. Alcor era più informato di Sirio riguardo alla geografia infera e sapeva che vi erano due accessi, sebbene uno soltanto fosse riservato ai defunti: il percorso che aveva seguito entrando, oltrepassando il fiume Gyoll e la Porta di Hel. L’altro era risalire lo snodarsi delle radici dell’Albero Cosmico.

Ma in quale direzione fossero entrambi gli ingressi nessuno dei due lo sapeva.

Avevano avuto timore, in un paio di occasioni, di girare in tondo, incapaci di trovare un punto di riferimento nello sconfinato abisso tinto di bianco e di grigio. Ma avevano proseguito lo stesso, cercando di combattere lo sconforto che a tratti li pervadeva. E nel loro avanzare erano stati fortunatamente raggiunti da Huginn e Muginn, che Alcor presentò a Sirio come gli occhi di Odino.

I due corvi, dopo aver riferito al nume dell’imprigionamento di Alcor, erano tornati per osservare quel che accadeva a Nastrond e a Eliudhnir ed erano stati attratti dal luccicare della corazza divina di Sirio, unica fonte di colore nel grigio dell’inferno. Adesso, seguendoli, i due Cavalieri avrebbero facilmente trovato la via.

Prima ancora di arrivare nei pressi delle radici del Frassino del Mondo, Sirio e Alcor capirono che qualcosa di grosso si stava muovendo. Il terreno, fino ad allora compatto, iniziò a presentare segni simili a quelli lasciati da un corpo trascinato e spesso potevano udire scossoni violenti scuotere l’intera landa, sovrastati da un clangore che entrambi ben conoscevano. Rumori di lotta.

"Tracce di carri? Prigionieri trascinati?!" –Ipotizzò Sirio, cercando di capire cosa fossero quei segni sul terreno, ampi più di un metro.

"Sono il passo lento, quasi strascicato, degli abitanti dell’inferno! I Giganti di Brina, istigati da Loki a marciare su Asgard!" –Spiegò Alcor, rabbrividendo al ricordo delle immense sagome che era a malapena riuscito a intravedere ore prima, sul retro del Palazzo di Nebbia, mescolate, quasi fuse, con l’aria stessa del Nifhleimr. –"Sagome enormi, alte più di dieci metri, robuste come splendide statue scolpite nel ghiaccio! Gli Hrimthursar non sono il peggiore dei pericoli che ci si prospettano quest’oggi, ma sono letali e addestrati al combattimento! Guerrieri composti di ghiaccio, armati di lame di ghiaccio, che traggono la forza dall’ombroso gelo di questa terra, hanno servito la Regina di Hel per secoli, che ne ha fatto le sue guardie del corpo!"

"Credevo che la stirpe dei giganti fosse fedele a Odino…" –Mormorò Sirio, continuando a correre, mentre l’eco dello scontro in atto si faceva sempre più vicino.

"Non tutti! Solo gli Jötnar, che popolano la terra di Jötunheimr. I Giganti di Brina sono sempre stati una spina nel fianco degli Asi, da loro accusati di aver sterminato gli altri membri della loro razza all’alba dei tempi!"

"Non capisco…"

"Gli Hrimthursar furono generati da Ymir, il gigante primordiale sorto tra ghiaccio e fuoco, e nel suo stesso ribollente sangue furono annegati da Odino e dai suoi fratelli, timorosi che tali deformi creature potessero rappresentare un pericolo in futuro! Due però riuscirono a scampare al massacro perpetuato dai figli di Borr, Bergelmir e sua moglie, usando un tronco cavo come fosse una canoa per navigare fuori dalla battaglia. Impauriti, si rifugiarono nel profondo inferno, dove per sempre rimasero, anche dopo che Odino lo ebbe affidato a Hel! E qua procrearono la loro stirpe, una stirpe, posso assicurartelo, alquanto numerosa!"

Erano mille, o forse più, i Giganti di Brina che Alcor aveva osservato in silenzio riunirsi a Eliudhnir, prima di marciare verso Asgard. E su tutti ve ne era uno capace di impensierire persino Odino. Hrmyr, il capo di tutta la stirpe, discendente diretto di Bergelmir e come tale intriso di un desiderio di vendetta covato per millenni.

"Ci siamo!" –Esclamò Alcor, indicando avanti a sé, dove, per la prima volta da quando entrambi erano giunti nel Nifhleimr, videro una luce, sia pur fioca, baluginare in lontananza. Una luce gialla, dalle sfumature amaranto, simile ad un piccolo sole.

Il Cavaliere di Asgard spinse Sirio dietro un mucchio di rocce ghiacciate, coprendo entrambi, per precauzione, con il suo mantello mimetico, per osservare e capire cosa stesse accadendo. Davanti a loro si estendevano lunghe file di Giganti di Brina, allineati uno dietro l’altro, i cui corpi alti e massicci parevano uno spaccato del cielo di quel mondo. Guardando meglio, Sirio e Alcor videro che era più avanti, in testa alle colonne dei Titani del Gelo, che i combattimenti stavano avendo luogo. Da là proveniva la luce dorata, probabilmente il cosmo di qualche Einherjar o di qualche Divinità. Ed era là che, la Tigre Bianca ne era certa, si trovavano le radici del Frassino Cosmico.

"Se vogliamo salire ad Asgard in questo modo, temo che dovremo farci spazio in questa ressa, stando attenti a non essere schiacciati!" –Commentò. –"Altrimenti, se vogliamo evitare la battaglia, possiamo correre alla Porta di Hel, varcare Gyoll e uscire alla luce del sole! Huginn e Muginn sapranno senz’altro condurci fin là…"

I due Cavalieri si scambiarono un intenso sguardo, prima che entrambi accennassero un sorriso, a tratti ironico, all’ipotesi di rifuggire uno scontro. Proprio in quel momento i corvi di Odino, appollaiatisi sopra il cumulo di ghiaccio, sbatterono le ali, sollevandosi di scatto, mentre Sirio e Alcor, voltandosi, videro nascere dal suolo un gruppo di forme che finora avevano ammirato da lontano.

"Pare che altri abbiano scelto per noi…" –Disse Sirio, espandendo il proprio cosmo.

"Non è una novità! Tutta la mia vita si è svolta in questo modo!" –Commentò Alcor, facendo altrettanto e lanciandosi poi avanti. –"Bianchi artigli della Tigre!!!" –Ringhiò, sfrecciando tra le massicce gambe dei Giganti di Brina e aprendovi squarci di energia.

I discendenti di Bergelmir barcollarono ma non crollarono, stupendo lo stesso Alcor che si accorse come fossero capaci di richiudere le proprie ferite sigillandole con il ghiaccio, componente principale, se non assoluto, dei loro corpi. Preoccupato da quella variabile che giocava a suo netto sfavore, il fratello di Mizar scivolò sul terreno gelato, evitando di essere schiacciato dai loro enormi piedi e lasciando che i giganti si scontrassero tra loro, goffi come erano nei movimenti. Fu mentre si rimetteva in piedi che sentì l’urlo di Sirio, così intenso da risvegliare mezzo Hel.

"Excalibur!!!" –Gridò, liberando un fendente di energia che tagliò in due un Gigante di Brina, mentre gli altri rimasero interdetti ad osservare il singolare evento.

"Persisti!!!" –Gli urlò dietro Alcor. –"Approfitta di questo loro disorientamento per colpirli di nuovo!" –E nel dir questo si lanciò avanti, evitò il pugno di un gigante che sfondò il terreno sotto di sé, balzandogli sul braccio e colpendolo poi al viso con un calcio secco, forte a sufficienza da farlo barcollare. Un pugno sul retro della nuca lo precipitò a terra, facendogli persino crepare il suolo ghiacciato. –"Anche se il mio colpo segreto è vano, non così potrete dire dei miei pugni! Del resto, anche al buon Phoenix hanno fatto male!"

Sirio, d’altro canto, aveva già provveduto a mozzare a metà, in orizzontale, un’altra coppia di Hrimthursar e adesso stava fronteggiando gli ultimi, che si erano chiusi attorno a lui, togliendogli ogni possibilità di fuga.

"Non che a quella prospettiva abbia mai pensato…" –Mormorò Dragone, lasciandoli avvicinare ancora un po’, mentre radunava il cosmo dentro sé, socchiudendo gli occhi. Quando ritenne che fossero sufficientemente vicini scattò in alto, aprendo un braccio di lato e roteando con forza su se stesso, in modo da generare un fendente di energia che mozzò le teste di tutti loro nello stesso istante.

"Bel lavoro, Cavaliere di Grecia! Adesso andiamocene, non diamo loro modo di ricomporsi!" –Disse Alcor, scattando avanti e facendo cenno al ragazzo di seguirlo.

"Ricomporsi?!" –Balbettò Sirio, non capendo.

"Come ti ho detto, i Giganti di Brina sono composti di ghiaccio! E qua ne hanno in abbondanza per potersi ricreare! È così che curano le ferite, suturandole con il ghiaccio, materia prima che certo non scarseggia!" –E infatti, voltandosi a malapena, Sirio dovette ammettere che le parole di Alcor erano tremendamente vere, notando già dei movimenti alle loro spalle.

I corvi gracchiarono nel cielo nebbioso, indicando loro la via per aggirare le colonne di Hrimthursar e giungere direttamente alle radici del Frassino Cosmico, ma vista la pericolosità di quell’esercito entrambi convennero che fosse opportuno provvedere fin da subito a ridurne le fila.

"La loro debolezza principale è quella che hanno tutti i tipi con le loro dimensioni! Sono lenti nei movimenti, troppo lenti per un Cavaliere! Ma compensano in ferocia, resistenza e estrema adattabilità all’ambiente! Siamo nella loro casa, Dragone, stai attento, qua si gioca con le loro regole!"

"Per questo motivo non li abbiamo percepiti quando ci hanno circondato? Se non nel momento in cui sono emersi dal ghiaccio?!"

"Per questo e anche perché sono privi di cosmo! Solo l’essenza primordiale della creazione li rende vivi! Altrimenti sarebbero mucchi di ghiaccio poco diversi dai tanti spuntoni che abbiamo evitato correndo fin qua!"

Sirio memorizzò le informazioni che Alcor gli aveva fornito, assieme a tutte le altre, su Odino, Loki e Asgard, che aveva avuto modo di apprendere nel tempo trascorso assieme a Nastrond. Dopo lo scontro con Megrez, Dragone aveva curato il Cavaliere del Nord nello stesso modo in cui aveva aiutato Pegasus nella Valle della Morte, colpendo le sue stelle dominanti in modo da lasciar fluire il veleno instillato nel suo corpo. C’era voluto del tempo prima che la Tigre Bianca potesse tornare a camminare ma grazie anche al cosmo del compagno adesso era scattante come in passato.

"E pronto per la caccia!" –Sibilò Alcor, infilandosi tra le gambe dei colossi di ghiaccio e graffiandole con i suoi artigli di energia cosmica.

Sirio, intrufolandosi invece in mezzo ad altre colonne di Hrimthursar, liberava violenti fendenti energetici, utilizzando il dono che il Cavaliere d’Oro di Capricorn gli aveva fatto in punto di morte. La lama che recide ogni male.

"Excalibur!!!"

Quella parola risuonò nella fosca aria del Nifhleimr, attirando anche l’attenzione di chi, da ore ormai, stava combattendo ai piedi delle radici di Yggdrasill per impedire ai seguaci di Hrymr di invadere Asgard.

"Mio Signore…" –Esclamò uno dei Vani, con l’arco ancora in tensione, rivolgendosi a un uomo bello d’aspetto, avvolto in un manto di luce, intento a scrutare interessato la confusione che aveva invaso le ordinate fila dei Giganti di Brina. Molti di loro parvero barcollare, altri caddero a terra, trascinando i propri compagni con sé, in un crollo a catena che strappò un sorriso al volto di colui che l’ultima resistenza di Asgard stava guidando.

"Pare che le preghiere di Odino siano state esaudite!" –Commentò, mentre due lampi di luce rischiararono il cielo, gettando a terra altri Hrimthursar e giungendo infine in testa a quella lunga colonna. Fu allora che Sirio e Alcor si imbatterono nell’esercito dei Vani, disposto in cerchio attorno alle radici di Yggdrasill, nascoste, quasi avvolte, dalla sempiterna nebbia del Niflheimr.

"Cavaliere della Tigre Bianca! Tuo fratello temeva per te!" –Parlò colui che li aveva osservati avvicinarsi, andando loro incontro. –"Ma le sue paure erano ingiustificate a quanto vedo! Hai pure trovato un amico, con cui divertirti in questa landa inospitale!"

Era un uomo alto ed elegante, ricoperto da un’argentata Veste Divina, riccamente decorata con fregi in oro e avorio, alla cui cinta era affissa una spada dalla lama rilucente. Sulle spalle un ampio mantello ricamato, con il collo di pelliccia, scendeva fluttuante, seguendo gli aggraziati movimenti di un corpo perfetto, su cui svettava un viso giovanile di rara bellezza. Biondi capelli lunghi ma ben curati, occhi verdi e gioviali, un sorriso che pareva emanare una solarità abbagliante nel tetro inferno.

"Un amico fidato, oserei dire!" –Precisò Alcor, inchinandosi di fronte al Consigliere del Sommo Wotan. –"Mio Signore, egli è Sirio il Dragone, Cavaliere della Dea Atena e grande amico di Cristal il Cigno! Sirio, ti presento il Principe Freyr, Dio dell’Abbondanza e della Fecondità!"

"Finalmente posso incontrarti di persona, Cavaliere del Drago! Le gesta tue e dei tuoi compagni sono giunte fin sopra le nuvole e spesso, con Odino e gli altri Einherjar, abbiamo discusso del vostro indubbio valore! Sarà un onore vederti in azione!"

"L’onore sarà mio nel combattere a fianco di un’armata così maestosa!" –Esclamò Sirio, a capo leggermente chino, prima di risollevarsi e osservare il ben organizzato esercito dei Vani. Con un colpo d’occhio, il Cavaliere di Atena contò almeno cinquecento uomini, tutti ben armati, di spade e lance, di archi e frecce, ma ipotizzò fossero di più poiché qualche cadavere disseminava già il suolo e tracce di sangue si erano mescolate all’eterna neve del Niflheimr.

"Maestosa, sì! Ma i nostri avversari non sono da meno!" –Commentò Freyr. –"Siamo giunti in tempo per evitare che risalissero l’Albero dell’Universo, sebbene qualche mostruosa creatura già stesse tentando di arrampicarsi! Da allora non abbiamo ceduto una spanna, stretti in quello che si sta rivelando un assedio senza fine!"

"Perché i Giganti di Brina attaccano incolonnati? È una precisa scelta tattica o…?"

"È solo il frutto della loro lentezza mentale, nonché il motivo che ci ha permesso di mantenerci in forze finora! Considerando che le radici dell’Albero Cosmico spuntano dal cielo, nel bel mezzo di questo deserto, senza rilievi attorno su cui possiamo posizionarci, è un miracolo che non ci abbiano ancora accerchiato, limitando l’assalto a questo rozzo semicerchio!" –Precisò l’avvenente nume, indicando i Vani, poco distanti, che continuavano a combattere contro le prime file degli Hrimthursar, dando fondo alle loro energie interiori.

"Principe Freyr, saremo ben lieti di prestare…" –Esclamò Sirio, ma la sua frase rimase a metà, obbligato a balzare di lato per evitare l’affondo di un Gigante di Brina sorto improvvisamente dal terreno alle loro spalle.

"Fate attenzione!!!" –Gridò il nume. –"Arcieri!!! Tirate!!!" –E prima che potesse aggiungere altro un nugolo di frecce infuocate, proveniente dalle sue spalle, già solcava il cielo di Hel, piantandosi nel tozzo corpo del gigante e incendiandolo. –"È l’unico modo per vincerli! Il calore! Altrimenti continueranno a ricrearsi sempre e comunque! Ma per annientarli completamente ci vorrebbe una fiamma così intensa che non troveremo in questo gelido settentrione! Dovremo produrla artificialmente!"

Il corpo del Gigante di Brina iniziò a sciogliersi di fronte ai loro occhi, che videro pezzi di braccia sfaldarsi e crollare a terra, dove i freddi venti subito spazzarono via le fiamme, lasciando che i resti degli Hrimthursar si fondessero con la terra stessa.

"La Madre Terra! Anche se qua più che madre la definirei matrigna!" –Commentò Freyr con disappunto, prima di essere raggiunto da un guerriero dei Vani.

"Mio Signore! I Giganti di Brina… non attaccano più frontalmente, hanno iniziato ad espandersi anche ai lati! Vostro padre ritiene che vogliano accerchiarci!"

"Ma che bella notizia…" –Ironizzò il Principe, sollevando lo sguardo verso le prime file dell’esercito, dove il Dio dei Venti e della Navigazione stava affrontando gli Hrimthursar, assieme ai suoi fedelissimi, in quella che stava diventando sempre più una mischia di cosmi lucenti e sagome azzurre e bigie. –"Devo raggiungerlo! Se voi volete proseguire per Asgard potete arrampicarvi lungo le radici, facendo attenzione alle lance di ghiaccio che spesso questi bestioni scagliano! Hanno già mietuto troppe vittime piombando nel cuore dell’accampamento, nascoste da quest’aria plumbea!"

"Non siamo qui per fuggire, mio Signore, bensì per combattere!" –Precisò Sirio, a cui Freyr rispose con un sorriso incuriosito.

"Non sei troppo giovane per voler morire, Drago di Cina?! Ma, essendo amico di Cristal, non dovrei sorprendermi della tua pazzia!" –E fece loro cenno di seguirlo. Ma proprio mentre correvano verso la prima linea, il terreno tremò attorno a loro e una dozzina di Giganti di Brina si sollevarono, separando Alcor e Sirio dal Principe Freyr e dagli altri Vani.

Il Cavaliere di Atena udì la voce del Dio dell’Abbondanza che ordinava di scoccare nuove frecce e vide strisce di fuoco rischiarare il cielo, poi dovette concentrarsi sui propri avversari, armati di lance di ghiaccio che mossero per piantargliele nel cuore.

Sirio rotolò sul terreno, mentre un’asta sfondava il suolo alla sua destra e Alcor avvampava nel suo cosmo. Quindi fece per risollevarsi, proprio mentre un altro gigante calava la lancia su di lui; vi si aggrappò, usandola per darsi la spinta e balzare sul suo viso, avvolto nel suo cosmo color verde smeraldo. Lo trapassò da parte a parte, con le fauci del drago che assaporarono il tetro ghiaccio del Niflheimr, prima di atterrare alle sue spalle, voltandosi in tempo per vederlo crollare sui suoi compagni.

"Bianchi artigli della Tigre!!!" –Sentì allora Alcor gridare, mentre una guizzante sagoma scattava tra le gambe degli Hrimthursar, squarciandole con artigli di pura energia. Non s’avvide però Alcor di un movimento alle sue spalle, un gigante che lo sbatté a terra, calpestandolo con rabbia e facendogli perdere l’elmo della corazza.

Sirio fece per correre in suo aiuto ma già una nuova schiera di Titani del Gelo era sorta a separarlo dal compagno e sembravano ben più corazzati di quelli affrontati fino a quel momento. Evitò gli affondi delle loro lance, troncandole poi con un secco movimento del braccio, che generò un fendente energetico affilato a sufficienza per aprire un taglio anche sui loro corpi. Prima che potesse liberare nuovamente Excalibur però vide un globo di fuoco, simile ad un sole in miniatura, esplodere in mezzo al gruppo di Giganti di Brina, annientandoli completamente con le ondate incandescenti che da esso sorsero.

Sirio si voltò verso destra, dove l’affascinante sagoma del Principe Freyr era comparsa, il corpo ancora avvolto in una luce dalle tonalità amaranto. Sorrise, riconoscendo che era la stessa che, da lontano, aveva guidato i loro passi, la stella da seguire in quel gelido mondo.

"Grazie, mio Signore!" –Commentò, prima che entrambi notassero la malconcia sagoma di Alcor che avanzava tra i resti dei Giganti di Brina. Il fratello di Mizar si teneva la spalla destra dolorante, dove una lama di ghiaccio aveva distrutto il coprispalla, causandogli una ferita non tanto profonda ma scomoda, rallentandogli il movimento del braccio.

"Alcor! Stai bene?" –Sirio gli corse incontro e lo aiutò a riunirsi al Principe Freyr e agli altri Vani, con i quali concordarono una strategia d’attacco. Sarebbero stati loro a frenare il tentativo di espansione laterale dei Giganti di Brina, con rapide incursioni ai fianchi. –"In questo modo eviteremo di rompere le formazioni dei Vani, che continueranno a rimanere serrate per l’estrema difesa del passaggio verso Asgard!"

Freyr annuì alle parole del Cavaliere di Atena, impressionato dal genuino entusiasmo che lo sorreggeva e dalla fede in un mondo migliore, fede che lo aveva portato ad abbandonare la sua terra natia e le persone che amava per scendere in un mondo sconosciuto a combattere una guerra tra altrettanto sconosciuti schieramenti.

Proprio in quel momento sentì sollevarsi un vento impetuoso, che scosse il mantello e i suoi biondi capelli, mentre nuovi strali infuocati solcarono il cielo. Freyr non ebbe bisogno di voltarsi per sapere che Njörðr, suo padre, aveva appena scatenato il suo potere di controllo sulle correnti d’aria, dirigendole contro i Giganti di Brina allo scopo di frenare così la loro avanzata. Alle sue spalle gli arcieri dei Vani avevano già scagliato centinaia di frecce che, sospinte dalla dirompente brezza, sfrecciavano a gran velocità conficcandosi nelle deformi sagome nemiche.

"Andiamo!" –Affermò Alcor, scattando avanti, subito seguito da Sirio, e dirigendosi verso una costola laterale dello schieramento dei discendenti di Bergelmir, che stavano già avanzando nella loro direzione. Gli artigli energetici della Tigre Bianca e il correre furioso di Excalibur falciarono i loro arti, facendoli crollare al suolo, mentre altri prendevano istantaneamente il loro posto.

"Attento!!!" –Gridò Sirio, balzando su Alcor proprio mentre uno dei Hrimthursar calava la lancia su di lui. Il mantello mimetico venne strappato con forza, ma grazie all’intervento di Dragone il Cavaliere del Nord poté ancora vantare due spalle da ricoprire in seguito. Mentre cercavano di rimettersi in piedi vennero però sovrastati da un enorme piede di ghiaccio, che schiantò Sirio al suolo, crepandolo, pur con tutta la forza che il seguace di Atena mise nelle braccia, per evitare di essere schiacciato.

"Vediamo se questi artigli ti aprono un bello squarcio in quella tua pelle azzurrina!" –Ringhiò Alcor, rialzandosi e caricando il cosmo sulla mano destra. Ma non ebbe modo di liberare il proprio attacco che venne afferrato da un altro Gigante di Brina e stretto in una morsa di devastante potenza, al punto che, nonostante la corazza, sentiva le ossa scricchiolare.

"Aaahhh!!!" –Sirio fece avvampare il proprio cosmo, avvolgendosi in un’aura verde, spingendo quanto più poté sulla pianta del piede del gigante, fino a sbatterlo addosso a un suo compagno, facendoli crollare l’uno sull’altro. –"Colpo del Drago Nascente!!!" –Gridò poco dopo, trapassando i loro corpi, mentre già una nuova schiera di Titani del Gelo si chiudeva attorno a lui.

Il Cavaliere fece per liberare un nuovo attacco, ma venne anticipato da un’onda di energia simile a un ventaglio di luce che si dischiude lentamente. Anche Alcor la notò e la vide lambire il gigante che lo teneva prigioniero, liquefacendolo poco dopo, sopraffatto da un calore innaturale per quel luogo ma al tempo stesso antico come il mondo.

"Principe Freyr…" –Mormorò il Campione di Odino, precipitando a terra e rialzandosi prontamente, affiancato da Sirio, anch’egli con lo sguardo fisso avanti a sé, dove la sagoma del Dio della Prosperità si stagliava, in aria, sollevato da terra di una decina di metri e completamente avvolto in un cosmo abbagliante.

"È straordinario…" –Commentò Dragone ammirato, a cui parve davvero di assistere all’alba del sole. Dal corpo del nume sorsero numerosi fasci energetici di color amaranto, simili ai raggi dell’astro solare, che falciarono decine di Hrimthursar, prostrandoli al suolo, in parte liquefatti, in parte distrutti. –"Il suo cosmo è così luminoso, così etereo… Eppure, dietro quell’apparenza efebica si nasconde un Dio guerriero, il cui cosmo rifulge del sapore dell’eternità!"

"In molti dicono che il Principe Freyr sia in realtà un elfo, tanto splendente è il manto cosmico che lo avvolge! Ma per tutti, persino per gli Asi restii a dimenticare le contese divine del Mondo Antico, egli è il migliore! A Odino soltanto secondo, al punto che è definito il Vicerè di Asgard!" –Esclamò Alcor, mentre i Giganti di Brina si squagliavano attorno a loro. –"I miei occhi, a lungo abituati all’ombra, non riescono a sopportare un sole di così intenso bagliore!"

"Non sei l’unico!" –Affermò Sirio, notando che il nume era riuscito ad annientare l’intera avanguardia dei Titani del Gelo, disperdendone altri e fermando l’incedere di coloro che erano rimasti nelle retrovie. –"Anche queste creature detestano la luce, qualcosa di cui qua, nel caliginoso inferno, mai hanno goduto!"

Mentre osservavano il Vane discendere nuovamente a terra, attorniato dalla schiera dei suoi difensori, e la luminosità del suo cosmo scemare di intensità, Sirio e Alcor videro con orrore una tempesta di neve sollevarsi dalle fila dei Giganti di Brina, una vera e propria bufera che sferzò l’aria, annientando persino le correnti di Njörðr.

Quasi fossero incitati dalla stessa, i discendenti di Bergelmir scattarono avanti, facendo rimbombare i loro pesanti passi sul suolo infernale, in una marcia che agli orecchi dei Vani e dei Cavalieri parve un susseguirsi di boati. Njörðr tentò di frenare quell’improvvisa carica con le sue raffiche di vento, ma venne addirittura sollevato da terra e scaraventato molti metri addietro, addosso ai suoi stessi guerrieri.

A un cenno di Freyr, l’esercito dei Vani si lanciò avanti a sua volta, avvampando in un arcobaleno di cosmi che si schiantò contro muraglie di ghiaccio, mentre il Dio dell’Abbondanza espandeva nuovamente il proprio cosmo, per ricreare quel sole perpetuo, unica speranza di aver ragione degli Hrimthursar.

"Principe…" –Mormorò Sirio, accorgendosi di quel che stava accadendo. –"Freyr!!!" –Gridò. Ma fu troppo tardi.

Una lancia di puro ghiaccio, dalla punta affilata, saettò in aria, impugnata dal Gigante di Brina più alto e massiccio che avesse mai visto. Nascosto nella tormenta di neve e nebbia, si era portato di fronte a Freyr e lo aveva appena infilzato ad una gamba.

"Dobbiamo aiutarlo! Alcor, con me!" –Incalzò Sirio, scattando avanti e gettandosi nella mischia, mentre già il cosmo fluiva lungo il suo braccio destro. –"In nome tuo Capricorn! Excalibur!!!" –E liberò un fendente energetico che sfrecciò nell’aria tempestosa, schiantandosi sulla lancia del Gigante di Brina e spezzandola, mentre il corpo del Dio della Prosperità scivolava lentamente al suolo, cullato da una luce che si faceva sempre più flebile.

"Bianchi Artigli della Tigre!!!" –Ringhiò Alcor, piombando tra le gambe del colosso e non ottenendo altro risultato che quello di essere respinto e sollevato da terra da un uragano di gelo che gli tagliò la pelle nei punti in cui non era protetta, stridendo e scheggiando la sua corazza.

"Alcor!" –Gridò Dragone, osservando il compagno schiantarsi sul terreno molti metri addietro, presto seguito da tutti i Vani che stavano cadendo in quella devastante carica dei Giganti di Brina. Quella carica guidata da colui che Sirio comprese essere il loro re. La figura che torreggiava sopra di lui, l’essere vivente più alto di fronte al quale si fosse mai trovato.

Hrymr, erede diretto di Bergelmir e Re degli Hrimthursar.

Apparentemente simile ai suoi fratelli, non fosse stato per la cotta di metallo azzurro che gli copriva il petto, le gambe e le braccia, e la grezza corona di ghiaccio che portava in testa. Ma c’era qualcosa, nel suo sguardo, che fece subito comprendere all’allievo di Libra che Hrymr non sarebbe stato avversario facile da affrontare.

"Muori!!!" –Esclamò infatti, calando la lancia e sorprendendo lo stesso Sirio, che non credeva che i Giganti di Brina fossero in grado di parlare. Il ragazzo fu comunque abile a rotolare sul terreno, venendo raggiunto solo dall’onda d’urto, e quando Hrymr risollevò l’arma vide con orrore che la punta si era già ricreata. –"Posso creare ben altro con il ghiaccio, io che di queste fredde terre sono il Re! Posso fare e disfare!"

Sirio non seppe cosa rispondere ma mentre stava per scagliare il suo attacco migliore vide spuntoni di ghiaccio sorgere tutto attorno a lui, inclinandosi e andandosi poi a chiudere sopra la sua testa, imprigionandolo in una rozza prigione.

"Credi che un Cavaliere non riesca ad uscirne?" –Commentò, bruciando il cosmo, sebbene di fronte a quell’essere mitico fare dell’ironia gli riuscisse difficile. Distrusse le sbarre con un’esplosione di energia, ma non ebbe tempo di gioire che già la lancia di Hrmyr calava su di lui, avvolta in un turbine di gelo e nebbia, schiacciandolo a terra e aprendogli un taglio sul fianco destro della corazza.

Se non fosse stato svelto a spostarsi, quella stessa lancia gli avrebbe sfondato il cuore.

Fece per rialzarsi, ma si accorse di essere immobilizzato, il corpo ricoperto di uno strato di gelo che si faceva sempre più consistente, al punto da fondersi con il terreno in un unico ammasso primordiale. Vuole… murarmi vivo?! Realizzò, per la prima volta spaventato, mentre lo strato di ghiaccio gli copriva il viso, nascondendolo agli occhi di tutti. Per un momento si sentì perduto, chiedendosi se Alcor o Freyr sarebbero riusciti a localizzare la sua posizione, in quella mischia continua. D’istinto pensò a Cristal, a come aveva potuto sopportare una così bassa temperatura, in ben tre occasioni. A come era riuscito ogni volta a liberarsi.

Lo stesso avrebbe fatto lui, quanto meno ci avrebbe provato, sebbene lo strato di ghiaccio si stesse facendo sempre più alto, al punto da divenire un piccolo rilievo, dove l’aria scomparve e con essa la speranza.

Fu una voce a risvegliarlo dalla perdita dei sensi, una voce che ben conosceva, anche se in quel momento, sepolto sotto metri di ghiaccio, non seppe riconoscerla.

"Ali della Feniceee!!!" –Gridò qualcuno, mentre l’infuocata sagoma di un uccello maestoso rischiarava la cupa aria del Niflheimr.