CAPITOLO 5

Quando aprì le palpebre, pesanti una tonnellata, era circondata dal buio. Poi pian piano la vista iniziò ad abituarsi all’oscurità. Dall’unica finestra della stanza coperta da uno scurone, fatto di grosse canne di bambù, filtrava un po’ di luce sufficiente per delineare i contorni della stanza e lo spartano mobilio che l’arredava. Malgrado la testa pulsasse più forte del cuore, Shun-rei riconobbe immediatamente la sua stanza e anche l’odore di Shiryu sul cuscino di piume. Che strano non si ricordava affatto di essersi coricata, per giunta nel lato di Shiryu. –Shiryu… ma dove sei S…SIRIO?- al solo nominare il nome di suo fratello Shun-rei sgranò gli occhi e, come una molla, si mise a sedere sul bordo del letto. Il movimento fu così repentino che le causò un leggero capogiro, tant’è che Shun-rei si portò d'istinto la mano destra alla fronte. Solo a quel punto notò perplessa il cerotto avvolto sulla falangetta dell’indice. –Mi sono tagliata?- interrogò se stessa appurando la consistenza del cerotto strofinandolo contro il pollice.

Quando Shun-rei si affacciò alla porta della piccola cucina vide un ragazzo molto alto dai capelli lisci, lunghi e neri, come quelli di Shiryu, con la camicia stracciata in più punti e intento a sistemare un grosso tavolo al centro della stanza, era suo fratello Sirio. Lo scricchiolio delle tavole di legno del pavimento attirarono subito l’attenzione del fratello ancora chino sul tavolo con le braccia divaricate.

-Già in piedi? Non pensavo che recuperassi così in fretta.- chiese stupito. –Stai bene, vero?- chiese Sirio serio, andando incontro alla sorella appoggiata allo stipite della porta. –Beh, sì! Tutto bene…- rispose lei laconica.

I due gemelli si guardarono negli occhi per qualche secondo, poi Shun-rei saltò addosso al fratello abbracciandolo calorosamente e singhiozzando per il pianto irrefrenabile causato dall’aver riacquistato i ricordi della sua infanzia e per aver ritrovato suo fratello.

-Cielo quanto mi sei mancata sorellina.-

-Anche per me è un’immensa gioia riabbracciarti. E dire che ti sognavo spesso ultimamente ma non riuscivo a riconoscerti.-

-Davvero?- esclamò Sirio che non era neanche tanto colpito dalla confidenza della sorella. –Non ci crederai ma fino a qualche ora fa non ricordavo nulla del mio passato se non qualche ricordo sfumato e per lo più in sogno. Poi oggi come ti ho visto c’è stato come un flash nella mia mente e…e i ricordi sono esplosi nella testa come una bomba. Poi, poi beh! Sono svenuta.-

-Non sei svenuta, ti è venuto un attacco epilettico per via dello shock subito nel ritrovare la memoria. Qualcuno ti ha indotto un blocco mnemonico preoccupandosi di non cancellare nulla ma solo di congelare i ricordi. La mia vista deve aver provocato il collasso del blocco e i ricordi sono emersi in una frazione di secondo e il tuo sistema nervoso ha fatto tilt come un circuito elettrico sovraccarico. Per questo hai avuto l’attacco.- spiegò Sirio pacatamente.

-Cielo!- esclamò esterrefatta. -Ma chi può avermi fatto questo? E perché?-

-Non lo so, sorellina. Proprio non lo so! Ma ti assicuro che arriverò in fondo a questa storia costi quel che costi. Te lo giuro, Shun-rei. Te lo giuro.... Ma ora godiamoci questo fantastico momento assieme!-

I due gemelli si strinsero ancora di più e restarono in silenzio per qualche istante. Shun-rei, malgrado il suo metro e ottanta centimetri, arrivava a fatica al petto del fratello.

-Sei sicura di stare bene vero?- richiese il fratello con apprensione allontanando la sorella da sé per guardarla in faccia ancora rigata dalle lacrime. Poi, con le mani sulla vita di lei, squadrò la sorella attentamente.

- Shun-rei di riflesso tastò tutto il busto fino ai fianchi come a cercare ferite inesistenti o punti doloranti. -Beh sono un po' frastornata sai com'è...il tuo arrivo, lo svenimento...comunque si tutto bene…si tutto bene…a parte il dito, ecco! Strano però, non ricordo di essermelo tagliato.-

-Oooh, bene! Sono contento che tu stia bene e che non ti sia fatta niente. Per quanto riguarda il dito non ti devi preoccupare, sono stato io!- disse Sirio con aria compiaciuta.

–A fare cosa?-

-Il prelievo! Oh, non ti preoccupare niente di ché. Ti ho prelevato un po’ di sangue, giusto una goccia…una punturina.- minimizzò il fratello con un sorriso avvicinando a breve distanza il pollice all'indice.

Shun-rei sgranò gli occhi esterrefatta. –E per farne cosa?-

-Come cosa? Ma è ovvio, per analizzare il DNA! Sai cos’è il DNA, vero?- Shun-rei annuì col capo, poi Sirio tirò fuori da una tasca laterale dei pantaloni un dispositivo elettronico delle dimensioni di un cellulare e lo mostro orgoglioso alla sorella. –Sai cos’è?-

-Un cellulare?-

-Beh, si…anche, all’occorrenza. Questo è praticamente un piccolo laboratorio portatile. All’interno c’è uno spettrometro di massa che decodifica il Dna analizzato e lo compara con quelli memorizzati, ovvero il mio e quelli dei nostri genitori.-

-E per che hai fatto tutto questo?- chiese Shun-rei incuriosita. –Ma per verificare se eri mia sorella senza ombra di dubbio, ovvio!- rispose Sirio facendo spallucce. Shun-rei si accigliò aggrottando la fronte per la rabbia che stava montando poi, sferrò con tutta la forza che aveva un calcio allo stinco sinistro del fratello. Sirio fece un ruggito sommesso accompagnato poi da un'esclamazione di dolore sollevando la gamba e afferrando con entrambe le mani lo stinco dolorante e saltellando sull’altra. Fece un paio di giri su se stesso imprecando e zoppicando. –MA SEI SCEMA?- urlò in faccia alla sorella che non si spostò neanche di un millimetro dalla sua posizione.

-QUESTO LO DEVO DIRE IO! Dovevi fare la prova del DNA per riconoscere tua sorella gemella razza di cretino!-

-E cosa avrei dovuto fare, eeeh? È una vita che non ci vediamo e ti davano pure per morta! Tu cosa avresti fatto al posto mio, eeeh? Dimmi, cosa avresti fatto? -

Shun-rei si azzittì subito ritraendosi come un riccio. -Mi davano per morta?- chiese inorridita con un filo di voce. -Si, sorella mia. È per questo che dovevo accertarmi...essere sicuro. Perdonami!- chiese Sirio stringendo forte a se la sorella.

-Shun-rei, ma tu mangi a sufficienza?- chiese Sirio con sguardo interrogativo. –S…sì perché?- chiese timidamente la sorella. Sirio si grattò la nuca con la mano destra imbarazzato allontanandosi nuovamente dalla sorella di qualche passo. –Sì, insomma, ecco la mamma era alta quasi quanto me ora, e poi… beh! Ecco aveva anche due belle tette…- disse Sirio mentre mimava con le mani le dimensioni notevoli del seno della madre -…tu invece…sì insomma sei un tappo e praticamente piatta! E poi ancora con quella stupida pettinatura con la treccia sembri una bambina dell’asilo! Dai, hai vent’anni, eh!- concluse allargando le braccia.

Shun-rei fece una smorfia di rabbia arricciando la bocca in un ghigno maligno. Gli splendidi occhi blu ancora velati dalle lacrime cangiarono in un sinistro viola cupo e le mani si serrarono in pugni frementi. –PEZZO DI IMBECILLE INTEGRALEEEE!!!- Shun-rei sferrò con tutta la forza che aveva in corpo un secondo calcio all’altro stinco del fratello.

Dalla piccola capanna si levò un ruggito agghiacciante come solo un drago poteva fare. Un gruppo di uccelli si levò spaventato da un albero lì vicino. Sirio saltellò dolorante sulla gamba sinistra per un po’ lamentandosi e imprecando nuovamente. –Ti ricordi chi ti pestava a sangue quando eravamo piccoli? Sìiii? Bene è ora di riprendere le vecchie abitudini.- esclamò Shun-rei, schiumante di rabbia, assumendo una posizione di attacco mettendosi di profilo con il braccio destro teso e la mano destra aperta a taglio, mentre l’altro braccio proteggeva il fianco sinistro con la mano chiusa a pugno. –Preparati a prenderle cretino, sono cintura nera di Kung-fu e di Tai Chi!- sibilò Shun-rei furente.

Dopo la dichiarazione di guerra della sorella, Sirio sgranò gli occhi tra il sorpreso e il divertito distendendo lentamente la gamba offesa. –Cintura nera di cheee? Ma dai, fammi il piacer…- Sirio non fece in tempo a concludere la frase che la gemella gli si scagliò contro con la gamba destra tesa di tacco. Sirio compiaciuto dalla destrezza della sorella si spostò alla sua destra con fare teatrale per poi afferrarle la caviglia e sollevandola di peso fino a farle fare una spaccata in aria. Ora, Shun-rei si reggeva solo sulla gamba sinistra. –Wow! Cos’è un nuovo passo di danza?- la canzonò il fratello.

Shun-rei paonazza dalla rabbia e oltraggiata oltre ogni dire con un colpo di reni e puntellandosi a terra con le mani, sollevò l’altra gamba simulando un attacco al viso del fratello, che si curvò all’indietro per evitarlo, ma gli avvinghiò il braccio facendolo sbilanciare. I due caddero a terra.

-Aaaah, sorellina come siamo combattive! Vuoi la guerra? E sia. Sfodererò il mio colpo segreto.-

Sirio, con un braccio ancora intrappolato tra le gambe della sorella, le tolse una scarpa da un piede e le fece solletico sulla pianta. Subito Shun-rei iniziò a divincolarsi scalciando e ridendo a crepapelle supplicando il fratello di smetterla. Sirio invece, godendo come un matto, girò la sorella a pancia in basso e la bloccò a terra col suo peso sedendole sopra e facendole solletico sui fianchi. Shun-rei continuò a ridere insultando il fratello poi, quando Sirio si stufò di infierire sulla sorella si sdraiò anche lui sul pavimento a guardare il soffitto. Gli vennero alla mante i ricordi di bambino quando lui e sua sorella erano sdraiati sull'erba a guardare il cielo azzurro nel giardino del palazzo ducale di Ypsilanti e non su un pavimento di legno di una decrepita casupola su un buco di pianeta. Ma presto le cose sarebbero cambiate si promise Sirio con l’idea di riportare al più presto sua sorella in un mondo civile.

Come si riebbe dalle risate, Shun-rei si sedette sopra il fratello ancora disteso a terra. –Accidenti, sei cresciuto tanto fratellino.-

-Beh, modestamente sono un bel pezzo di drago.- esclamò tronfio Sirio, incrociando le mani dietro alla nuca e gonfiando il petto muscoloso.-

-Sempre modesto! E la mamma come sta’, eeeh?- chiese trepidante la sorella. Sirio a quelle parole sbiancò di colpo sgranando gli occhi. Era andato di fretta e furia laggiù su quel pianeta per cercare sua sorella e l’aveva trovata; ma non aveva pensato al dopo, a come dirle che la loro madre era morta e come lei l’avrebbe presa. Sirio si sollevò e si mise a sedere a gambe incrociate vicino alla sorella. Shun-rei vedendo il viso pallido del fratello si incupì a sua volta appoggiando la schiena al muro e abbracciando le gambe come se dovesse reggere un urto violento.

-Shun-rei, ecco…a nostra madre è....è accaduto un...un imprevisto...ecco! Nostra madre è morta, Shun-rei.- disse Sirio prendendole le mani per infonderle coraggio.

-NO!- esclamò secca. -Non ci credo. Non può essere vero.- Shun-rei ritrasse le mani incorniciandosi il viso per lo shock. A Sirio gli si strinse il cuore dal dolore vedendo la sorella scuotere lentamente il capo in senso di diniego continuando a pronunciare continuamente no. –Ma…ma…ieri stava bene…avevamo preso il gelato assieme…ci ha comprato anche i pupazzetti di cioccolato…- le parole le morirono in bocca.

-Shun-rei, Shun-rei ascoltami! Non è stato ieri, Shun-rei. Da quel giorno sono passati dodici anni! Dodici lunghissimi anni.-

Shun-rei era un po’ confusa. Cercò di riordinare le idee con fatica, i ricordi erano così vividi nella memoria che le balenavano nella mente come una miriade di istantanee prese nelle spire di un vortice. Per lei era come se quei momenti li avesse appena vissuti. -E’ morta di malattia? Un incidente?- ad ogni domanda la testa corvina del fratello si scuoteva lentamente in senso di diniego.

-E’ morta assassinata! È morta per salvarmi la vita.-

-E…e chi è stato?- chiese con un filo di voce Shun-rei pietrificata dall’orrore.

-A questo punto vorrei saperlo anch’io.- disse Sirio fra i denti assorto in mille pensieri. –Ma ora non è il momento ne tanto meno il posto giusto. Dobbiamo andarcene da qui, prima che arrivi l’animale che vive qui dentro.- concluse Sirio con un espressione schifata sollevandosi in piedi e guardando l’interno dell’umile casupola. Shun-rei si sollevò in piedi e con le mani strette al petto si fece uscire un filo di voce. –Ma…ma veramente io qui ci vivo! Questa è casa mia.-

Sirio corrugò la fronte come concentrandosi su quanto detto dalla sorella. –Tu vivi qui? Questa bicocca lercia e incancrenita è casa tua?- sbottò Sirio incredulo.

-Ehi, bada! Sarà anche una "bicocca" come dici tu, ma non è né lercia né incancrenita. Faccio le pulizie ogni giorno!- ringhiò la sorella che aveva ritrovato un po’ di vigore.-

-Va bene, va bene. Allora sei stata tu a fare questo disastro?- chiese Sirio indicando con il pollice il tavolo appena rimesso a posto.

Shun-rei scosse la testa stringendo le braccia al petto. –E’ stato Shiryu!-

-Shiryu, chiiii? Shiryu nostro cugino?- chiese stupito.

-Certo, proprio lui! Perché abbiamo altri cugini che si chiamano Shiryu e sono principi?-

-E…e lui qui che cosa ci sta a fare?-

-Ci vive!- aggiunse la sorella un po’ seccata. –Vive qui? E da quanto?-

-Da...da sempre! Venne mandato qui circa due anni dopo il mio arrivo a Goro-Ho.-

A Sirio gli tornò l’odioso flash back di Mr X e delle sue ultime parole circa la convivenza della sorella e del principe. Gli venne un brivido alla schiena che lo costrinse a muovere le spalle e a massaggiarssi il collo con la mano sinistra, sul volto gli apparve una smorfia di disgusto. –Quindi voi due vivete assieme sotto lo stesso tetto ma …sì insomma solo quello. Voglio dire solo amicizia platonica, giusto?-

A quella domanda, Shun-rei si accigliò soffiandosi via infastidita una ciocca di capelli corvini che gli cadevano sul viso. Più che altro era la domanda stessa a infastidirla, così fece un lungo respiro e spiegò la situazione al fratello impiccione. –Io e Shiryu stiamo insieme da tantissimo tempo, da diversi anni ormai…- Shun-rei imbarazzata divenne rossa come le lanterne che decorano le pagode. -…beh, ecco non siamo sposati ma è come se lo fossimo.- concluse guardando in basso. Sirio rimase spiazzato e incredulo. –Mi stai dicendo che ti vuoi sposare nostro cugino?-

-Guarda fratellino che siamo cugini di settimo grado…praticamente è come se non fossimo neanche parenti!- rispose Shun-rei stizzita aggrottando la fronte.

-Ma dai, con lo scemo imperiale? Con tutti i buoni partiti che ci sono proprio con lui?- ribatte il fratello sollevando le braccia la cielo. –Beh se alludi a qualcuno della nostra specie da queste parti non ne trovi molti! Preferivi che mi trovassi un nativo?- Sirio già immaginava la scena al palazzo ducale durante un ricevimento con la sorella annunciata dai valletti col suo titolo nobiliare che si presenta con una specie di uomo di Neanderthal come consorte con tutti gli ospiti a porgergli banane. Sirio rabbrividì e sbiancò.

-Io e lui siamo legati da un sentimento molto profondo, già da molto tempo.- disse Shun-rei quasi sottovoce.

-Beh, se così è…sono contento per te.- Sirio ebbe un attimo di silenzio più che altro per pensare a cosa dire. –E per curiosità, in questo idillio lui ti usa violenza?- Shun-rei alzò il capo offesa dalla domanda a bruciapelo pensando che fosse un altra delle domande infelici che suo fratello era solito fare, un abitudine che con l’età non aveva perso. La foga di Shun-rei venne meno quando vide la faccia del fratello seria senza quel sorrisetto sarcastico che lo aveva accompagnato fino a quel momento.

-Cosa vai insinuando?- chiese lei.

-La mia non è una insinuazione ma una constatazione del casino che c’era qui un attimo fa…e che c’è ancora…sparso qua e là.- disse Sirio mentre si guardava attorno indicando i cocci delle stoviglie e dei vetri della credenza ancora sparsi per terra.

-Shiryu non mi toccherebbe con un dito.- rispose la sorella abbassando nuovamente il capo stringendosi le mani al petto. –Aaah, desumo quindi che a fare questo disastro sei stata tu per il tuo disappunto su una critica alla tua cucina, è forse così?- disse Sirio con sarcasmo gratuito. –No! È stato lui…è opera sua…- a Shun-rei iniziarono a gonfiarsi gli occhi di lacrime. -…ma a parte oggi non mi ha mai torto un capello.-

-Quindi ti ha picchiata il bastardo!- concluse il fratello alzando la voce e stringendo i pugni per la rabbia che stava montando. –No, assolutamente no! Ti ho già detto che non mi torcerebbe un capello. Anche se oggi ho temuto il peggio, e comunque non è colpa sua.-

-A nooo? Ma certo non è mai colpa sua, tks! E allora di chi sarebbe la colpa.- chiese Sirio stizzito girando su e giù.

-La colpa è solo di quella strega di Saori, la Dea Atena!- Sirio a quelle parole si fermò di colpo rizzandosi in tutta la sua altezza, poi si voltò lentamente verso la sorella sollevando il ciglio sinistro.

-Scusa hai detto dea? E Shiryu cosa ha a che fare con costei?-

-Ah, già! Tu non puoi saperlo ma Shiryu è un suo cavaliere…anzi è tra i suoi cavalieri più forti e valorosi, ed è un cavaliere d’oro. Ha rischiato più volte la vita in suo nome assieme ai suoi compagni e come ricompensa niente! Si preoccupa di loro solo quando ne ha bisogno…strega ingrata!- Shun-rei amareggiata alzò la testa e rimase stupita nel vedere il fratello con gli occhi sgranati dalla sorpresa.

Sirio a quelle parole ebbe quasi una vertigine tant’è che raccolse da terra una sedia per sedersi. –Fermati un attimo sorellina! Fammi capire bene la situazione. Nostro cugino Shiryu, ovvero il nostro principe nonché futuro imperatore del nostro grande impero e di tutti noi draghi è un cavaliere alle dipendenze di un entità balorda?- chiese incredulo e amareggiato sporgendosi verso la sorella puntellando le mani sulle ginocchia.

-Balorda? No non è così, sarebbe ingiusto etichettarla con simili epiteti. La Dea Atena in tutti questi anni ha fatto molto per il genere umano proteggendolo da insidie ordite da divinità senza scrupoli mettendo sempre a repentaglio la propria vita e…-

-…e quella dei suoi cavalieri!- sibilò Sirio interrompendo la sorella.

-E…esatto! Quello che rimprovero alla Dea Atena è il suo modo di fare distaccato e autoritario che ha nei confronti di tutti senza mai preoccuparsi dei sentimenti dei propri cavalieri, senza mai chiedersi se c’è qualcosa che li angustia o se hanno bisogno di qualcosa…e bada non stò parlando di qualcosa di materiale…o forse ha ragione Shiryu e sono solo io a fraintendere. Probabilmente il mio rancore è solo dovuto alla gelosia di dover dividere con lei Shiryu.- Shun-rei parlava a testa bassa con un filo di voce mettendo in discussione il suo punto di vista e i propri sentimenti cercando di giustificare quanto era accaduto quel giorno con Shiryu. Ormai aveva perso la baldanza di prima ritornando a essere la ragazza timorosa di sempre.

Sirio invece, sbottò dalla rabbia tant’è che sua sorella sobbalzò per la sorpresa. –Apri bene le orecchie sorellina! Punto uno:...- disse agitando il pollice destro. -......quegli esseri che gli abitanti di questo buco di pianeta si ostinano a chiamare dei o dee non sono altro che delle entità che occupano un gradino più alto nella scala dell'evoluzione della specie e di divino non hanno assolutamente nulla!Usano i propri poteri solo per soggiogare ed umiliare le speci inferiori piegandole ai propri voleri, e questo è un comportamento decisamente terreno che di divino non ha assolutamente niente. E ripeto NIENTE!…- sottolineando il concetto con un gesto delle mani. -…In più se fanno qualcosa di meritevole non è certo per carità divina ma è solo perché hanno un tornaconto personale…- Sirio guardò l’espressione perplessa della sorella prima di concludere -…Fidati so quel che dico! Ho avuto delle esperienze personali per dirti che un entità buona è buona solo quando è un entità morta! Punto due: tu sei la Duchessa di Ypsilanti e nessun membro della nostra famiglia si fa mettere i piedi in testa da un entità, balorda o no che sia, CHIARO!-

-Esperienze personali? Sirio, ma che esperienze personali hai avuto?- chiese la sorella stupita.

-Sssst, silenzio! Sta arrivando qualcuno.- Sirio si alzò di scatto dalla sedia e si diresse verso l’uscio della casupola con circospezione.

***

Shiryu meditò allungo quel pomeriggio. Non si dava pace per ciò che aveva fatto a Shun-rei o, per meglio dire non aveva fatto. Ripensando al possibile tragico scenario, Shiryu fu scosso nuovamente da brividi che si raggomitolò su se stesso stringendosi le gambe al petto. Rimase in quella posizione, con la testa tra le ginocchia, per lungo tempo, seduto su un masso a guardare il lento scorrere del fiume. In lontananza faceva eco il rombare della cascata generando un brontolio sommesso quasi ipnotico. Shiryu meditò a lungo su quanto detto da Shun-rei a proposito di Lady Saori. Forse aveva ragione lei e magari era vero che era solo il cane da guardia della Dea, anzi peggio: una marionetta. Il soldatino di stagno che allo scocchiare delle dita va e combatte. Shiryu si accigliò ancora di più.

Era passato ormai più di un anno dall’ultima battaglia, e tutti ne erano usciti vincitori ma malconci, Shiryu compreso. Certo Lady Saori fece di tutto per curare lui e i suoi compagni ma una volta che tutti i suoi cavalieri furono fuori pericolo lentamente l’interesse di Saori per loro andò sciamando verso la sua solita distaccata indifferenza. Anche durante il periodo di convalescenza passato, tra le cure amorevoli di Shun-rei a Goro-ho, lei non si fece più sentire. Ma la cosa che infastidì di più Shiryu all’epoca non era tanto il normale disinteresse della sua dea nei suoi confronti, ma il sentimento di insofferenza per il modo di fare di Saori che stava iniziando a serpeggiare nel suo io. Da prima in modo lieve per prendere sempre più corpo col trascorre del tempo. Per Shiryu questa sensazione di avversità nei confronti della sua dea era una spiacevole novità mai provata prima. Tentò di scacciare questo pensiero più volte cercando di trovare delle scuse per il comportamento di Saori, ma cadevano tutte inesorabilmente in un secondo ripensamento con il risultato di essere spesso di malumore e reagendo in maniera scorbutica con chi gli stava accanto.

Anche il vecchio maestro notò questo suo disagio senza però capire quale fosse il problema scatenante. Alle domande del vecchio, Shiryu all’inizio fu solo evasivo rispondendo con la sua solita diplomazia. Ma col tempo divenne così scostante e scorbutico che a volte non gli si poteva neanche rivolgergli la parola. I periodi di calma diventarono sempre più rari.

-Povera Shun-rei quante ne hai passate per colpa di quella e quanti rimproveri da parte mia!- pensò Shiryu con la tristezza nel cuore. Un po’ titubante, decise di ritornare a casa e di affrontare la spiacevole situazione per poi chiarirsi con Shun-rei, sperando che lei non fosse ancora terrorizzata da quanto successo.

Arrivato davanti all’uscio, Shiryu corrugò la fronte e socchiuse gli occhi d’istinto quando si affacciò alla porta cercando di intravedere qualcosa all’interno nella penombra della stanza. La sorpresa di Shiryu fu eclatante quando mise a fuoco il viso della sagoma alta e massiccia che gli veniva incontro con circospezione. Il volto di quella sagoma era identico al suo!

Per un istante, mentre il cervello cercava di razionalizzare disperatamente quella visione, pensò di essere di fronte ad uno specchio o vittima di uno scherzo ben congegnato. L’altro sé stesso rilassò le spalle e lo accolse con un sonoro "BUH!" e un ghigno sardonico. Inoltre l’altro aveva gli occhi di un brillante grigio perlato che sotto al sole sembravano irradiare luce e indossava dei vestiti completamenti diversi.

Ad un tratto, nella mente di Shiryu l’immagine di quel falso sé stesso inizò a moltiplicarsi come una reazione a catena senza fine. Innumerevoli immagini di sé stesso iniziarono a emergere dalle profondità della sua mente vedendosi proiettato in situazioni che non aveva mai vissuto e per lo meno, non ricordava di aver vissuto. C’erano innumerevoli sé stesso che avevano i capelli dai colori più disparati che indossavano armature di bronzo, argento e oro e tutti a inchinarsi rispettosamente davanti a lui. In quel marasma vorticoso di immagini c’era anche Shun-rei bambina ma più piccola, più piccola di quando l’aveva conosciuta per la prima volta, o almeno così pensava. Ormai non era più sicuro di niente. E poi, e poi c’era anche lui Sirio, il fratello di lei. Gli venivano alla mente solo continue zuffe e bisticci. Seguirono le immagini di una splendida donna dai capelli color oro come la pelle e dai sfavillanti occhi verdi come smeraldi, sua madre. Una meravigliosa sensazione di serenità e pace si impossesò di lui rievocando altri innumerevoli ricordi che sembravano non avere mai fine. Quel senso di pace durò solo un attimo come le sensazioni di disagio e soggezione rievocate dai ricordi del padre. Eccetto per gli occhi di un blu profondo, il padre sembrava il ritratto di Shiryu, con qualche decina di anni in più. Con la stessa rapidità con cui tutto era iniziato tutto fini in un grande flash di luce bianca che inghiotti tutto.

Sirio guardava con distacco il corpo di Shiryu che si contorceva a terra in preda alle convulsioni, mentre la bocca schiumava copiosamente. Shun-rei era come paralizzata vedendo Shiryu in quello stato. Avrebbe voluto fare qualcosa, ma cosa? Come si mosse per prestare soccorso a Shiryu fu fermata dal fratello intimandole di stare alla larga e spiegandole che poteva essere pericoloso avvicinarsi a una persona in preda a una crisi epilettica.

Shun-rei non sopportava l’idea di starsene in un angolo e guardare la persona amata soffrire in quel modo. Si voltò repentinamente verso suo fratello praticamente ordinandogli di intervenire e di fare qualcosa, la stessa cosa che fece a lei qualche ora prima. Nel preciso istante in cui si girò, Shun-rei avrebbe giurato di aver visto un ghigno di soddisfazione sul volto del fratello che se ne stava li a braccia conserte a godere della scena.

Sirio, vista la sorella che lo fissava con disapprovazione e cipiglio, riacquistò l’espressione impassibile e risoluta di sempre e si attivò per fare qualcosa. Nel momento in cui stava per raggiungere la base del collo dove esercitare la pressione su un punto ben preciso, una mano adunca e ossuta scalzò con rapidità la sua e finalmente il corpo di Shiryu trovò la quiete.

Sirio, accovacciato affianco a Shiryu, guardò con fastidio il vecchio che gli si parò davanti squadrandolo dall’alto al basso. –Con chi ho il piacere di…-

-Dauko…- lo interruppe secco il vecchio maestro. –Dauko è il mio nome. Ma tu puoi chiamarmi MAESTRO!- concluse dirigendosi verso Shun-rei senza neanche più guardarlo.

Sirio semi inginocchiato col gomito destro poggiato sul ginocchio sollevò un sopracciglio e sbuffò chiedendosi di cosa poteva essere maestro il vecchio incartapecorito.

Mentre Shun-rei rispettosamente spiegava al vecchio maestro che il tipo che sembrava il gemello di Shiryu, eccetto per il colore degli occhi, era il suo gemello, egli si girò verso l’altro dragone e gli impartì un ordine con sarcasmo. –Vuoi anche lasciarlo lì o gli fai la grazia di portarlo dentro!-

Sirio borbottò qualcosa, poi afferrò suo cugino da sotto le braccia e lo trascinò in casa passando accanto ai due che lo guardavano con rimprovero. Come Shiryu fu depositato sul letto, fu immediatamente raggiunto da Shun-rei che portava con sé una bacinella d’acqua. Lei pulì con perizia e amore il viso di Shiryu dalla saliva e rinfrescandogli più volte la fronte. Continuò così fino al risveglio dell’eroe accudendolo con amore e gioia quasi stucchevoli, ma ogni volta che suo fratello faceva capolino nella stanza lo annichiliva con occhiate crudeli.

-Perché non gli fai anche poverino, poverino sulla testa, già che ci sei!- disse acido Sirio.

-Spero che tu ti sia divertito prima là fuori!- ribattetè Shun-rei tono su tono.

-Ma piantala! Figurati se io godo delle disgrazie altrui.- disse Sirio irritato incrociando le braccia accentuandone il gesto con un’espressione accigliata, ma da cui traspariva il nervosismo per essere stato colto in flagrante dalla sorella.

-Mi spieghi perché fai sempre così quando c’è Shiryu? Cos’è che ti rode, me lo spieghi?-

-Cosa mi rode? E hai anche il coraggio di chiedermelo? Con me sei sempre una iena mentre con lui sempre dolce e affabile.-

-Aaah, gelosia! È solo questo il tuo motivo!- esclamò irritata Shun-rei alzando il tono della voce mentre continuava a detergere la fronte di Shiryu.

-Geloso? Di chi? Di lui? Ma fammi il piacere.- sbottò il fratello. –Quello che mi fa rabbia è la tua mancanza di autostima che è uno zero assoluto! Suppongo che in tutti questi anni gli sei rimasta appiccicata addosso servendolo e riverendolo e lui in cambio cosa di ha dato, eeeh? Niente, zero!- disse Sirio unendo l’indice e il pollice destro formando un cerchio. –Ti sei già dimenticata di cosa ti ha fatto questo pomeriggio? E tu che fai? Gli bagni la fronte, che amore.- concluse Sirio ironico, poggiandosi le due mani conserte alla guancia sinistra.

-Tu invece lo avresti lasciato sul prato, vero? Bene visto che non te ne frega niente, puoi anche uscire e lasciarci in pace.-

Sirio fece un gesto di disprezzo con le mani e uscì dalla porta.

-Perdonami!- disse a Shun-rei una voce che le proveniva da dietro le spalle. Come si girò vide Shiryu con gli occhi aperti sdraiato sul fianco sinistro, con aria malinconica guardava nel vuoto davanti a lui.

-E’ da molto che hai ripreso conoscenza?-

-Beh, da un po’. Col baccano che facevate era difficile rimanere svenuto.- disse Shiryu accennando un timido sorriso.

-Hai sentito tutto?- chiese Shun-rei con apprensione.

-Sì un po’…beh quasi tutto.- rispose Shiryu sedendosi sul bordo del letto.

-Perdonalo, non voleva dire ciò che ha detto.-

-Dubito che tuo fratello non sapesse ciò che diceva! Se ben ricordo tuo fratello sa benissimo ciò che dice. Era così da piccolo e quanto vedo non è cambiato da grande. E poi sono io che devo chiedere perdono. Io solo e nessun altro.-

-Ovvio!- disse Sirio facendo capolino dallo stipite della porta. Shun-rei si girò di scatto con la ferocia dipinta sul volto e gli tirò la pezza di stoffa bagnata ma mancò il fratello che si era nuovamente eclissato.

Shiryu guardò la scena con disapprovazione poi prese le mani di Shun-rei, che nel frattempo si era avvicinata a lui, facendola arrossire. –Sono io nell’errore e non tu amore mio! Per anni ti ho fatta penare ma ora hai la mia parola che le cose cambieranno. E la prima cosa che cambierà sarà proprio il mio rapporto con Saori!-

Shun-rei imbarazzata trasalì a quelle parole sgranando gli occhi. Shiryu la guardava sereno con il sorriso sulle labbra e nei suoi occhi di smeraldo lei poteva leggere tutta la fermezza che c’era in quelle parole. Mentre Shun-rei incredula stava ancora meditando su quanto appena detto da Shiryu, lui si era già alzato e aveva lasciato la stanza.

-Ciao piattola! Sempre ad origliare dietro le porte, vero?- disse Shiryu a braccia conserte, appena uscito dalla stanza.

-Ciao scemo! Sai è difficile cambiare stanza in questo…Beh! Come chiamarla…stanberga!- rispose ironico Sirio, col viso tirato che mal celava l’irritazione di quel momento, appoggiato alla parete con la spalla destra. I due draghi si squadrarono in silenzio e in cagnesco fino a che una terza voce non interruppe l'idillio.

-E’ un peccato vedere che il buon sangue non scorre sereno tra parenti! Davvero un peccato.- disse Dauko, il vecchio maestro di Shiryu, entrando lentamente dalla porta d’ingresso.

-Oh, maestro! È qui anche lei?- chiese Shiryu facendo un rispettoso inchino.

-E’ stato il maestro a soccorrerti…- disse Shun-rei facendo capolino dalla camera da letto e lanciando un occhiata severa al fratello. -… con l’aiuto di mio fratello.-

Shiryu interdetto, guardò sia Shun-rei che il suo maestro senza però rivolgere lo sguardo a suo cugino Sirio. –Non so cosa mi sia successo ma la ringrazio per il disturbo arrecatole.- concludendo con un altro inchino.

Il vecchio maestro spiegò quanto successo poco prima a Shiryu, dicendogli che era stato vittima di un attacco epilettico. Il tutto coadiuvato dagli interventi saccenti di Sirio, che interrompendo più volte il maestro spiegava nei dettagli la causa scatenante dell’attacco.

-Vedo che avete già fatto le presentazioni.- disse Shiryu. –Non ufficiali!- aggiunse il maestro infastidito. Shiryu si sbrigò a fare le presentazioni ufficiali presentando il Maestro a suo cugino e viceversa, spiegando che Sirio era suo cugino di settimo grado e apparteneva ad una antica e blasonata famiglia senza fare però nessun cenno all’origine extraterrestre di entrambi. Aver ritrovato la memoria fu un trauma che in quel momento, abilmente, cercava di nascondere. Ormai Shiryu nel dissimulare e nascondere i propri sentimenti era diventato un maestro. Specie per certe idee sulla Dea Atena che gli ronzavano insistentemente da diverso tempo nella mente e che cercava invano di scacciare.

Shiryu, con il sorriso sulle labbra, lentamente si avvicinò al cucino, che si scosto dal muro a cui era appoggiato, e gli sferrò un destro fulmineo praticamente invisibile all’occhio umano ma di potenza calibrata, alla bocca dello stomaco. Sirio incassò il colpo senza reagire e piegandosi in due per la momentanea mancanza di aria puntellandosi con le mani sulle ginocchia. –MA CHE SEI SCEMO??!- sbottò subito Sirio con quel poco di aria che aveva nei polmoni, poi ansimando gli chiese in maniera colorita cosa gli girasse per la testa.

Shiryu di primo acchito rimase per un attimo interdetto. Con quel colpo, anche se portato con una frazione della sua potenza, avrebbe steso chiunque anche se ben piantato come suo cugino. Invece Sirio accusò il colpo ma senza particolari problemi. Anche Shun-rei che guardava inorridita la scena rimase di stucco nel vedere la reazione del fratello. La stessa cosa provò il maestro che fu colto di sorpresa sia dal comportamento inaspettato del suo allievo verso il cugino che per la resistenza al colpo di quest’ultimo del tutto inaspettata.

-Questo è per aver mancato di rispetto al maestro…- disse Shiryu con rabbia prima di essere interrotto dal maestro. –Grazie figliolo, ma so ancora difendermi da solo specie quando mi si aggredisce verbalmente! E sinceramente un aiuto di questo tipo da te mi ha fatto molto più male di qualsiasi torto.- concluse il maestro con piglio severo e scuotendo la testa, mentre raggiungeva una sedia all’altro capo del piccolo salone vicino alla credenza. Shiryu si sentiva morire.

-Beh, in fondo mio cugino non aveva tutti i torti maestro, anche se è stato un po’ brutale nella reazione…- esordì Sirio. -…mi sono decisamente comportato come un cafone mettendo in ridicolo me e in imbarazzo mia sorella. Spero che voglia accettare le mie più sentite scuse, maestro.- concluse Sirio con voce pacata e cordiale e facendo un reverente inchino. Il maestro di buon grado accettò le scuse. Per lui quell’increscioso episodio era morto lì, ma rimase a riflettere in silenzio ripensando alla strana reazione del suo allievo.

-Ahio! Lo sai che mi hai fatto male.- disse sornione Sirio massaggiandosi l’addome, mentre si voltava verso suo cugino che non proferì parola mantenendo uno sguardo neutro. –Ti comporti sempre così con chi ti fa irritare, uhmmm?-

Shiryu tacque e corrugò la fronte.

-Ti comporti così anche con mia sorella?- concluse Sirio con tono acido piantandosi davanti a Shiryu come un palo e fissandolo da dietro la ciocca di capelli corvini con sguardo truce.

Shiryu sgranò gli occhi fissando il cugino. –Io non toccherei Shun-rei con un dito, MAI!-

-A sìiiii? Come oggi?- rispose Sirio alzando il tono della voce e avvicinando il viso a quello del cugino.

Il maestro allarmato comparve affianco ai due dragoni neri che si stavano fissando con determinazione. –Data l’ora credo che sia il caso di preparare la cena!- a quelle parole i due draghi ritornarono in sé allontanandosi l’uno dall’altro. Shun-rei colse la palla al balzo frapponendosi tra i due e chiedendo a Shiryu se poteva andare a prendere un po' di legna per la stufa dalla legnaia. Shiryu imbarazzato e atterrito dai sensi di colpa che gli suscitava lo sguardo implorante di Shun-rei chinò il capo e uscì dalla porta in silenzio.

Sirio invece rimase immobile nella sua posizione con le mani ai fianchi a squadrare il maestro, sembravano due pistoleri che si studiavano prima di sparare, e si domandava che diavolo avesse da guardare quella stupida scimmiaccia incartapecorita. Decise di rispondere con un bel sorriso amichevole e solo in quel momento si accorse di avere la camicia ridotta a brandelli. Shun-rei gli rimediò una tipica camicia cinese bianca, quelle cui era solito portare Shiryu con alamari e colletto alla coreana. Sirio borbottò un po’ ma la camicia gli cadeva a pennello e non poteva fare altrimenti. Poi aiutò la sorella ad apparecchiare e a preparare la cena assieme a Shiryu che per tutto il tempo non proferì parola e non osò neanche incrociare lo sguardo con Shun-rei.

***

La cena si stava concludendo senza traumi. Anzi piuttosto noiosa. Ad animarla un po’ fu involontariamente Sirio che brontolava per doversi alimentare usando dei bastoncini obbligandolo a mangiare dalla ciotola come un bambino. A dire il vero ciò che gli dava più fastidio era vedere Shiryu che con maestria ed eleganza quasi regale mangiava con le bacchette senza perdere neanche un chicco di riso e mantenendo una postura retta ed elegante. Shiryu da canto suo faceva la parte del "serio ed indifferente", ma in realtà provava un gusto sadico vedere il cugino annaspare imbarazzato e annegare in un mare di chicchi di riso e intingoli. Shun-rei seduta a capo tavola, dal lato "cucina": un lavabo di pietra, una stufa economica a legna che era anche l’unica fonte di riscaldamento della piccola stanza e un piccolo mobiletto in stile cinese con spigoli rinforzati in metallo lavorato; cercò più volte di spiegare al fratello la corretta impugnatura ma senza troppo successo. Shiryu, seduto di fronte al cugino, ovviamente mostrava ogni volta quanto era facile l’uso delle bacchette. Comunque il tutto non durò a lungo, perché Sirio stufo prese dal suo zaino un set di posate ripiegabili di metallo lucido sui cui manici era inciso lo stemma della Guardia Imperiale.

Stemma che Shiryu notò subito come familiare solleticandogli la memoria. Cercò più di una volta di mettere a fuoco l’incisione, solo per confermare quello che già sapeva, ma cercando sempre di non far notare al cugino la sua curiosità. Iniziò a guardare il cugino con sospetto, e se le sue convinzioni erano giuste, e lo erano, quanto successo nel tardo pomeriggio non era più un mistero.

Il maestro seduto all’altro capo della tavola, di fronte a Shun-rei, vicino alla credenza sbilenca, seguiva l’evolversi degli eventi in silenzio. Ma la cosa che attirava di più la sua curiosità, e non solo quella, era l’incredibile somiglianza dei due cugini, praticamente identici se non per il taglio di capelli più curato in Sirio e i colore degli occhi. Va bene che parenti stretti possano avere una certa somiglianza ma addirittura di settimo grado, era proprio impossibile.

Infatti il vecchio maestro ignorava il fatto che la fisionomia dei visi dei dragoni maschi si assomigliavano un po' tutte. Per un occhio inesperto un drago poteva sembrare il gemello dell'altro.

Il maestro con la stessa pacatezza che avrebbe usato con un vecchio amico, interrogò Sirio con le solite domande del tipo: da dove vieni, qual è stato il motivo della separazione di Shun-rei e di Shiryu dalle rispettive famiglie. Sirio rispose d’istinto, subito senza pensarci due volte, dicendo che lui e la sorella erano nativi di Ypsilanti e appartenevano a una nobile e ricca famiglia ma fu subito interrotto da Shiryu che prese la parola.

Shiryu nel vedere che il cugino inconsciamente dava libero sfogo alla sua loquacità lo interruppe e con un espressione del viso tesa e sguardo allarmato fece capire al cugino di lasciarlo fare. Shiryu con maestria si inventò una storia degna di uno sceneggiatore hollywoodiano. Raccontò al maestro che le loro famiglie erano delle antiche e nobili famiglie cinesi che subito dopo la guerra scapparono dalla Cina buia del comunismo maoista per trovare rifugio sulla costa ovest degli Stati Uniti d’America dove trovarono fortuna e prosperità proprio nella piccola cittadina di Ypsilanti, a poche miglia da San Francisco, e dove infine nacquero loro tre.

Il maestro ascoltò un po’ adombrato il racconto del suo allievo interrompendolo più volte con altre domande a cui Shiryu rispondeva sempre prontamente. Il maestro, anche se un po’ dubbioso sulla veridicità della storia, non aveva elementi per smentire Shiryu e visto che gli Stati Uniti sono costellati di una miriade di piccole cittadine sconosciute, la città di Ypsilanti poteva anche essere vera. Il maestro squadrò con determinazione il volto di Shiryu intento a cercare qualsiasi piccolo cedimento nel suo sguardo ma Shiryu non cedette. Anche Sirio sostenne il cugino restando in silenzio e annuendo ad ogni menzogna del cugino che rifilava al maestro. Ma la cosa che lo amareggiava di più dell’atteggiamento sordido dell’allievo era la complicità di Shun-rei alla storia dei due dragoni neri dicendo che a volte la mamma gli raccontava di quando la sua famiglia era scappata dalla Cina comunista. A quel punto il maestro si rassegnò e ascoltò il resto della storia in silenzio.

Alla domanda su quale fosse il motivo della separazione prese subito la parola Sirio che non lasciò neanche un istante a Shiryu per replicare rimanendo per un attimo contrariato.

-Vede maestro…- Sirio tacque un attimo per raccogliere le idee fissando il logo sulle forchette, poi riprese il discorso guardando in faccia il maestro con un espressione risoluta. -…a volte capita che quando qualcuno raggiunge determinati traguardi, ci siano degli individui…sordidi individui che da dietro un angolo sbucano fuori come ladri cercando di portati via in vari modi, anche violenti, ciò che faticosamente hai costruito. Bene noi siamo stati le vittime di quei modi violenti, ma siamo ancora vivi. Sì, perché nel vile attentato di cui siamo stati vittime, molti altri innocenti sono morti compresa nostra madre!- dopo quelle ultime parole nella piccola stanza calò il silenzio pesante come piombo.

Shiryu che aveva un'espressione crucciata mentre ascoltava con attenzione le parole del cugino pronto ad entrare in scena se l’altro fosse caduto in fallo, abbassò immediatamente tutte le difese a quelle parole sgranando gli occhi. Shun-rei abbassò lo sguardo e inizio a piangere da prima sommessamente poi a dirotto fino a portarsi la testa sugli avambracci incrociati sul tavolo. Shiryu guardava l’espressione truce nel viso del cugino.

Il vecchio maestro anche se non credeva a quella storia, vista la reazione di tutti si sentì anche lui in profondo disagio tant'è che appena gli fu possibile si ritirò nella sua casa lasciando i tre draghi soli ancora attorno al tavolo.

Per un attimo, che parve eterno, Shiryu fissò negli occhi Sirio che sostenne il suo sguardo con fermezza. -Sirio! Cosa c'è di vero in quello che hai raccontato.-

-Tu cosa ti ricordi dell'ultima volta che noi tre siamo stati insieme? Intendo il viaggio sul pianeta Kandar che hai fatto assieme a noi e hai nostri genitori.- rispose Sirio con sguardo indagatore.

Shiryu rimase immobile per un attimo cercando di ricordare quell'episodio. Lentamente i ricordi gli vennero alla mente con tale chiarezza da sembrare vissuti giusto il giorno prima anziché tredici anni fà. Quello che ricordava, e che riferì, era che tra il duca e la duchessa di Ypsilanti quel giorno c'era un po' di attrito e che con una scusa il duca si separò da suo figlio e dalla moglie per allontanarsi solo con il principe e sua figlia. Questo a Shiryu parve un po' strano perché fino a quel momento erano sempre stati assieme specialmente i bambini che erano sempre sorvegliati dagli agenti dei servizi di sicurezza. Shiryu ricordò bene quel momento perché il fatto in se non gli dispiaceva, anzi poteva giocare finalmente da solo con Shun-rei senza quel rompiscatole del gemello e poi il duca gli comprò un cono gelato gigante: cioccolato e pistacchio. Raccontando la storia, Shiryu si sentiva in bocca il sapore del gelato e pure Shun-rei fece commenti lusinghieri sulla bontà di quel gelato, mentre il fratello incalzava Shiryu a proseguire senza perdersi in futilità e intimando la sorella a non dargli corda.

Un po' seccato per l'interruzione Shiryu continuò nel racconto. Il gruppo si spostava velocemente assieme ad un agente dei sevizi segreti disse Shiryu, e si diresse in una zona dell'astronave poco frequentata, anzi non c'era proprio nessuno se non loro!

Shun-rei prese la parola dicendo che si ricordava anche lei di quel posto e lo descrisse nei dettagli aiutata anche da Shiryu. Era un lungo corridoio praticamente deserto. Doveva correre lungo tutta la murata dell'astronave perché solo su un lato c'erano delle porte circolari numerate in ordine crescente, e ce ne erano parecchie. Poi sulle pareti erano impresse delle grandi scritte cubitali con scritto "SCIALUPPE DI SALVATAGGIO – SOLO PER EMERGENZA".

-Ma voi due cosa facevate?- chiese Sirio sospettoso.

-Beh sai ci accoppiavamo in ogni dove con orgasmi multipli e contorsioni mozzafiato!- disse Shun-rei seria. Il fratello sgranò gli occhi rimanendo a bocca aperta mentre Shiryu sghignazzava divertito. -Cosa vuoi che facessimo, cretino! Avevamo 7 anni giocavamo a rincorrerci. Tanto c'era un sacco di spazio e non c'era nessuno. Ricordo che nostro padre ci intimava sempre di non allontanarci troppo da lui. Parlava fitto con l'unico agente che ci accompagnava e guardava sempre l'orologio come se attendesse l'arrivo di qualcuno.- si soffermò pensierosa Shun-rei.

-E quel qualcuno arrivò?- chiese Sirio ansioso.

Shiryu prese la parola. -Non arrivò nessuno ma qualcosa accade!- esclamò freddamente. -Un boato terribile e improvviso fece tremare i muri e il pavimento così che, colti alla sprovvista, cademmo tutti a terra. Immediatamente il pavimento si inclinò da un lato e tutti rotolammo dalla parte delle porte circolari. Io e Shun-rei ci mettemmo a piangere come disperati....- disse Shiryu con una punta di vergogna, Shun-rei arrossì per un attimo di imbarazzo. -...ma ne uscimmo incolumi, a parte qualche livido e tanto spavento. Chi invece non era affatto spaventato, anzi era molto risoluto, era vostro padre e ovviamente l'agente dei servizi segreti che ci raccolse da terra e ci infilò dentro alla scialuppa di salvataggio più vicina. Quello fu il momento in cui ci separammo. Io e tua sorella andammo sulla scialuppa di salvataggio assieme all'agente e abbandonammo la nave. Dopo di che io non ricordo più niente, e penso che valga anche per Shun-rei.- Shiryu proseguì raccontando del suo risveglio all'orfanotrofio e l'incontro con i ragazzi, Seiya, Shun e gli altri, e dell'incontro con la Dea Atena. Shun-rei la rivide solo quando fu mandato a Goro-ho per l'addestramento e pensò che fosse la prima volta che l'incontrava.

-Tu invece sai cosa successe quel giorno, vero?- chiese Shun-rei con voce sommessa. Anche Shiryu non era indifferente a quanto accade quel giorno che segnò per lui un vero e proprio giro di boa cambiandogli radicalmente la vita. Si sporse in avanti sul tavolo verso suo cugino come per sentire meglio. L'attenzione era al culmine. Sirio si mordicchiò per un istante il labbro inferiore, giusto il tempo per riordinare le idee, tirò un profondo respiro e iniziò a raccontare la sua storia.

-Sicuramente voi non lo sapete ma all'epoca della nostra nascita si stava concludendo uno dei più grandi conflitti in cui l'Impero prese parte. Anzi il conflitto per eccellenza!- esclamò Sirio bevendoci sopra un sorso di te cinese. -Il conflitto dopo ben mille anni stava terminando con la nostra vittoria schiacciante nei confronti dell'Impero dei Klingon nostri avversari di sempre...anzi "erano" i nostri avversari di sempre.-

-Erano?- chiese Shiryu.

-Beh, sì. Si sono estinti.-

-Tutti?- richiese Shiryu incredulo.

-TUTTI!- concluse Sirio con un gesto definito delle mani. -Uhmbè, che sono quelle facce! Quando due imperi si scontrano la posta in gioco è la sopravvivenza di una o dell'altra specie. Quindi meglio noi che loro, nooo? Altrimenti ora voi due sareste gli unici esemplari di drago esistenti.-

Shun-rei e Shiryu si guardarono per un attimo negli occhi, scossi da un fremito. Poi Shun-rei incitò il fratello a continuare il racconto.

-L'Impero dei Klingon aveva ormai i giorni contati, e loro lo sapevano. Le loro difese erano ormai quasi tutte annientate dalle nostre armate. Non fu certo una passeggiata! Ci fecero sputare sangue quei bastardi sino all'ultimo. Erano dei gran rompiscatole ma bisognava dargli atto, erano dei gran guerrieri! Comunque il loro impero era ridotto ormai a un fazzoletto e anche quei vermi dei loro alleati si erano dileguati quando la situazione si era capovolta a nostro favore. L'unico modo che venne in mente ai Klingon per salvare la pelle era trovare qualcosa con cui tenerci per i fondelli e poter barattare una resa soddisfacente! L'occasione venne quando il loro "intelligence" prese contatto con alcuni membri della fratellanza!-

Alla domanda che cos'era la fratellanza, Sirio si passò le mani nei capelli. -Ma non sapete un accidenti!-

-Sai com'è, i giornali di casa nostra fanno fatica ad arrivare. Dovrò protestare con l'ufficio abbonamenti!- si lamento scocciato Shiryu.

-Va bene, va bene! Farò il riassunto delle puntate precedenti! La Fratellanza è vecchia quanto il mondo...intendo il nostro.-

-Fin qui ci eravamo arrivati.- esclamò Shiryu irritato. -Cerca di stringere!-

-Allora per gli ignoranti, nel senso che ignorano...- Shiryu e Shun-rei guardarono Sirio torvi. -Ehm...dicevo? A sì la Fratellanza. Quando noi Dragoni Neri prendemmo il potere, dopo una guerra civile sanguinosa fatta contro la tirannide dei Dragoni Rossi, facemmo piazza pulita di tutta l'accolita di ruffiani che li circondavano ma non siamo mai riusciti ad eliminare i vertici del loro regno e soprattutto della dività che li proteggeva! Ci vollero alcuni secoli per creare l'armonia tra tutti i clan compreso quello dei Dragoni Rossi, ma qualche volta saltava fuori qualche rivolta fatta per soverchiare l'ordine costituito. Scoprimmo che alcuni Dragoni Rossi si erano riuniti in una specie di setta segreta chiamata appunto la "Fratellanza". 'Ste carogne anelavano a ricostituire il vecchio impero e portare nuovamente il comando in mano ai Dragoni Rossi. Si è sempre cercato di eliminarli ma loro al momento giusto scomparivano e non si facevano sentire per anni per poi spuntare fuori e colpire nuovamente sempre nei momenti più delicati dell'Impero. Questa setta esiste ancora oggi e l'ultima impresa che tentò fu quella di farti secco!-

Shiryu sgranò gli occhi irrigidendosi.

-Shiryu tu sei il Delfino dell'Impero e in un futuro sarai tu l'Imperatore. Capirai che alla Fratellanza stai alquanto antipatico! Purtroppo di questo nostro piccolo handicap erano a conoscenza anche i Klingon che volevano, giocandosi il tutto per tutto, rapirti e usarti come controvalore per un armistizio. Solo che per farlo dovevano entrare nel livello più interno dell'Impero ed era impossibile che riuscissero a passare attraverso a tutti gli sbarramenti di difesa indenni senza codici di accesso! Ma ahimè...- Sirio tirò un sospiro. -... li trovarono. E non solo, seppero pure del nostro viaggio sul pianeta Kirk e tentarono un arrembaggio che del resto riuscì perfettamente!-

-Allora quel gran boato e l'inclinazione dell'astronave....furono loro?- chiese stupefatta Shun-rei.

-Già erano loro che bussavano alla porta.- disse Sirio con sarcasmo imprecando.

-Ma chi gli diede i codici e tutte le informazioni...-

-La Fratellanza!- disse Shiryu serio interrompendo la cugina.

-Esatto! Quei bastardi di dragoni rossi meditavano di togliersi dai piedi il principe, cioè tu, dandoti in pasto ai Klingon per poi svergognare la Famiglia Imperiale e tutto il nostro clan facendoci passare per incompetenti e loro invece salvatori dell'Impero. Così, in cambio della salvezza, i Klingon avrebbero aiutato i dragoni rossi a riprendersi il potere e saremmo ripiombati nello sfacelo di un passato che ormai è storia e così deve rimanere!-

Ci fu un attimo di silenzio poi Shun-rei incitò nuovamente il fratello a continuare.

-In quel momento ci fu lo sconquasso totale! Le persone colte di sorpresa, caddero rovinosamente a terra rotolando da una parte. Perfino dalle balconate che davano nel grande salone centrale. Oggetti, i più disparati, volarono sopra le nostre teste schiantandosi contro le pareti. Si udirono i boati lontani di esplosioni che fecero tremare il pavimento. In quel groviglio di corpi e cose io e nostra madre rimanemmo incredibilmente incolumi anche se storditi e un po' ammaccati. Lentamente la nave si raddrizzò riprendendo il suo normale assetto. Si iniziò lentamente a fare la conta dei danni. Alcuni degli agenti dei servizi segreti erano morti e andarono a fare compagnia a molti altri passeggeri. I Corazzieri, quella sottospecie di cavalieri della guardia imperiale, erano come spariti. E dire che sono belli grossi e visto che sono tutti dragoni d'argento non passano certo inosservati. Quando tutto sembrava finito ci fu il vero finimondo! Alcune porte di sicurezza, che si erano chiuse isolando il salone dalle altre stanze attigue, vennero aperte ed entrarono i Klingon come un orda di bestie inferocite...altro che aiuti. Al loro passaggio la gente saltava via come birilli! Subito si capì chi era il loro bersaglio, noi dragoni neri! I bambini vennero passati subito al settaggio e fu solo questione di attimi che misero gli occhi su di me e di nostra madre. Probabilmente mi scambiarono per te...- disse Sirio guardando con rabbia il cugino.

-Certo gli agenti dei servizi si diedero da fare da subito ma non poterono niente contro un esercito armato fino ai denti. Furono subito annientati. Nostra madre scappò il più lontano possibile con me in braccio, ma non ci fu scampo....fu presto raggiunta da un colpo alla schiena e stramazzò a terra facendomi da scudo. Quando ormai ero spacciato, visto che i Klingon capirono che io non ero colui che stavano cercando, comparve, come per magia, uno dei due Corazzieri che sbaragliò senza fatica alcuna gli assaltatori. E l'altro, che fine aveva fatto? Beh! Sicuramente stava impedendo che i Klingon andassero a sbirciare nell'altro lato della nave spaziale dove c'era veramente colui che cercavano!-

A quella nota di sarcasmo Shiryu divenne scuro in volto sostenendo lo sguardo accusatore del cugino che continuava nel racconto.

-Ma l'azione più eclatante di quel giorno la fece l'aeronautica militare con il più rapido salvataggio nella storia dei voli spaziali. Arrivarono mezza dozzina di incrociatori spaziali con gruppi scelti di assaltatori che avevano già un piano ancor prima di essere di fronte alla delicata situazione di una nave nemica che teneva in ostaggio una delle nostre con civili a bordo! Potremmo chiamarla premonizione!-

Shiryu sbottò alzandosi in piedi. -Con questo cosa vuoi insinuare, che io sia la causa della morte di tua madre?-

-Beh! Visto che proprio insisti!-

-Io sono vittima quanto te.-

-Io all'età di sette anni pregavo su due tombe di cui una vuota! Poi, più di dieci anni dopo scopro che la morte di mia madre è circondata da situazioni così strane che hanno dell'incredibile, che mio padre tenne un atteggiamento che dire sospetto è dire poco, che la mia gemella è viva come lo è il mio caro cugino che insieme dovrebbero essere dispersi nello spazio infinito! Tu più che la vittima sei la causa!-

-LA CAUSA!!!- Shiryu sbottò nuovamente più furibondo di prima. -Maledetta carogna paranoica, in quale razza di assurdo complotto mi vuoi invischiare eeeh?! Io avevo la tua stessa età bastardo. Quando mi sono svegliato mi sono ritrovato in un orfanotrofio circondato da scimmie!- disse Shiryu senza nascondere il suo disgusto sbalordendo Shun-rei, che faticava a credere quanto diceva. -E in questi anni non me la sono certo spassata. Ho sputato l'anima per diventare cavaliere e per servire Atena!-

-Già è vero che sei cavaliere. Wow che brivido sono tutto un tremore! Senti cavaliere dei miei stivali se scopro che in tutta sta storia balorda centri qualcosa giuro che io ti faccio sputare sangue altro che l'allenamento!- sibilò Sirio.

La collera di Shiryu esplose in un lampo verde che lo circondava da capo a piedi. Con un cenno della mano scaraventò nuovamente via il tavolo, con tutte le stoviglie ancora sopra, per poi scagliarsi contro il cugino che rimase immobile pronto a sostenere l'assalto.

-E' il destino di questo tavolo essere scagliato via!- osservò sarcastico il cugino per nulla spaventato.

Ma Shun-rei prontamente si parò dinnanzi al fratello supplicando il compagno di una vita di fermarsi. -Ti prego amore calmati, Sirio non è un cavaliere come te, NON E' UN CAVALIERE!!!- urlò.

Shiryu, all'ultimo, con uno sforzo sovrumano trattenne la sua furia e si arrestò a pochi centimetri dal cugino con gli occhi iniettati di sangue fremendo dalla rabbia. Sirio gli sorrise con un ghigno della bocca ma senza togliere lo sguardo dai suoi occhi.

Shiryu uscì dalla casupola scalciando via una sedia e ruggendo come solo un drago inferocito sapeva fare. -Però che bel ruggito potente! Un ruggito vigoroso per un drago è segno di forza e determinazione...chi l'avrebbe mai detto. E tu Shun-rei hai mai ruggito?- chiese disinvolto Sirio, come se nulla fosse accaduto.

Anche Shun-rei, paonazza, era inferocita col fratello e lo guardava con disprezzo. -Fratello tu sei...tu sei...un GRANDISSIMO PEZZO DI *****!!- urlò andandosene. Sirio rimase solo per qualche minuto a constatare il caos che regnava nella stanza.

-Umbeh? Se ne sono andati via tutti? Speriamo che mia sorella mi abbia preparato il letto. Non mi va di dormire nel divano...anche perché il divano non c'è. A proposito, sentiamo come stanno i miei cavalieri.-

A qualche chilometro più giù il telefono di servizio del vettore spaziale squillò emettendo un suono modulato. Una mano argentea staccò il ricevitore dall'apparecchio fisso ad una parete. -Sìiiii, chi parla?-

-Ma chi vuoi che sia, Derisee!-

-Ah! è lei Mylord.-

-Beh, quando ti chiama il tuo signore e padrone potresti metterci un po' più di entusiasmo nel saluto, nooo?- seguì un attimo di silenzio. -a proposito come vanno le cose lì?-

Derisee prima di rispondere diede uno sguardo allo scompartimento a fianco. Il vice del comandante stava sgranocchiando crachers a nastro mentre si guardava l'ennesimo vecchio film dell'orrore in bidimensione. Ram stava dormendo della grossa su un sedile della prima fila con una gamba su un bracciolo e la mano destra sull'inguine. Anche il comandante dormiva su un sedile in ultima fila, avviluppata dentro una coperta da dove spuntavano la sua testa assieme a quella di un pupazzo di color fucsia. -Un idillio!- rispose laconico Derisee, che si appoggiò con una spalla alla parete.

-Ah, fantastico! Vi voglio informare che ho trovato mio sorella viva e vegeta. Vive in una baracca cimiciosa qua sul monte assieme ad un sordido vecchietto! Ovviamente passerò la notte qui e poi domani partiremo subito in mattinata. Quindi avvisa quell'oca del capitano che si tenga pronta a sloggiare.-

-Sì, sì certo, Mylord! Ma...ma c'è anche il principe? L'ha trovato?- chiese incuriosito Derisee.

-Principe?! Ah il principe! no...no non c'è nessun principe qui. Siamo solo io e mia sorella. Purtroppo il destino c'è avverso e non abbiamo ne tempo ne mezzi per condurre una ricerca seria in grande scala. Ma non ti preoccupare farò presente la cosa a chi di dovere. Ci sono serie possibilità che il principe sia vivo e si trovi su questo pianeta. Quindi non disperare. Lo troveremo!- disse Sirio con tono autoritario e risoluto. Seguirono alcuni convenevoli di saluto e interruppe la comunicazione.

***

Shiryu stava camminando apparentemente senza una meta precisa, ma senza volerlo si trovò davanti alla casa in costruzione dei Fong. Era l'abitudine. Da più di un mese a questa parte Shiryu partecipava ai lavori di costruzione della piccola casetta per metà in muratura e per l'altra in legno ben più economico e alla portata delle tasche degli abitanti della vallata.

Era ancora scosso da quanto detto che la sua mente era ancora un turbinio incessante di pensieri di discorsi frammentati da dire ma mai detti. In breve tempo si trovò seduto su dei sacchi con la testa tra le braccia possenti appoggiate su delle tavole di legno sostenute da due cavalletti.

Se ne stava rintanato nella casa buia come un cane bastonato, lì seduto, mugugnando qualcosa ogni tanto. I lunghissimi capelli corvini gli ciondolavano giù dalle spalle ondeggiando qua e là, raccogliendo trucioli di legno e quant'altro.

Ci furono altri mugugni di dolore, dolore per i sensi di colpa e per una sorta di insoddisfazione e di risentimento che non riusciva ancora ad identificare o più probabilmente il suo subconscio si rifiutava di identificare. -Oddio che voglia di bere qualcosa. Anche solo una birra!- Finalmente il dragone rialzò la testa e i sui occhi verde smeraldo, sotto le lunghe sopracciglia nere, scrutarono lentamente e destra e a manca.

Il salone era immenso, con il soffitto dorato leggermente bombato sorretto da innumerevoli colonne di onice verde screziato con inserti dorati poste lungo le pareti. Dal soffitto calavano quattro grossi lampadari di cristallo che illuminavano a giorno l'immensa sala tinta di bianco madreperlato che contribuiva a creare una strana atmosfera onirica. Sembrava il salone da ballo di un grand hotel.

Shiryu continuava a guardarsi attorno con noncuranza e distacco. Non lo stupiva minimamente di trovarsi seduto al bancone del bar nella grande sala. Lungo il bancone c'erano almeno venti sgabelli imbottiti perfettamente allineati e vuoti. Nella parete vetrata dietro al lussuoso bancone trovavano posto quattro file di mensole di cristallo piene zeppe di bottiglie dalle forme più svariate anch'esse perfettamente allineate con le etichette ben in vista.

Shiryu era seduto quasi al centro ed era l'unico cliente, anzi l'unico essere umano fatta eccezione del barman che se ne stava in piedi davanti a lui in silenzio ed immobile senza muovere un muscolo, mantenendo una posizione militaresca con le mani conserte sull'addome. Era un bell'uomo il barman, ben piantato sulla quarantina con una barbetta alla Van Dyck perfettamente curata. Con i bordi che parevano fatti con la riga e la squadra. Moro, di carnagione scura abbronzata forse, ma con la pelle ancora tonica ed elastica e con una sfumatura brizzolata sulle tempie. Indossava pantaloni neri e una giacchetta rossa, con il colletto alla coreana, dai bottoni dorati come la targhetta identificatrice sul petto alla sua sinistra.

-Serata fiacca, eeeh?- domandò Shiryu accennando un sorriso beffardo e provocatorio.

Il barman rimase impassibile col sorriso di circostanza stampato sul volto. -Niente affatto, c'è lei Sir!-

-Già! Ci sono io...solo io.- esclamò Shiryu sconsolato. -Bene...- Shiryu socchiuse leggermente gli occhi per mettere a fuoco il nome sulla targhetta. -...Caesar! Caesar?-

-Per servirla, Sir! Le preparo qualcosa, Sir?-

-Sono qui apposta! Che dici, pensi di farcela Caesar? Non è che sei troppo occupato, eeeh?- disse Shiryu sorridendo mentre sgranocchiava alcune arachidi prese da una coppetta lì vicino.

-Sono sempre a sua disposizione, Sir.- In quattro e quattr'otto Shiryu si trovò davanti un calice con la coppa a forma di cono con dentro un liquido trasparente in cui galleggiava un oliva infilzata da uno stuzzicadenti.

-Questa sì che è classe, Caesar! Questa sì che è classe. Sei l'uomo che cercavo...- con un gesto elegante Shiryu mangiò prima l'oliva poi bevve il drink quasi tutto in un sorso facendo alla fine un verso composto di approvazione. Il barman fece un sorriso soddisfatto.

-Cristo sì...sì ci voleva proprio, Caesar. Ci voleva proprio...- disse Shiryu mentre si massaggiava le tempie con le dita mantenendo puntellati i gomiti sul bancone. Il bancone retro illuminato dava al barman un aspetto surreale, quasi onirico, che evidenziava il sorriso da Stregatto. I due rimasero a guardarsi per qualche istante.

Poi Shiryu si lasciò andare. -E', il senso del dovere che ci frega amico mio. Il senso del dovere...-. Intanto il barman preparava un secondo drink.

-...Volevo dire, le mani addosso non gliele ho mai messe. Non l'ho mai toccata. Io quella dolce testolina santa non la toccherei nemmeno con un dito. Io la amo quella troietta, capito? Io farei qualsiasi cosa per lei. Qualsiasi f***a cosa!- disse il dragone sottolineando il concetto con un gesto delle mani, bevendo poi un lungo sorso del drink e tirando, infine, un profondo sospiro di sofferenza. -Ma quello **** del fratello...lo so che fino a quando vivrò farà tutto il possibile perché io non dimentichi.- bevve un altro sorso. -Io l'ho aggredita una volta, OKAY? Ma è stato un incidente. Non l'ho fatto mica a posta! È che si è messa nuovamente a inveire contro Saori...la Dea Atena...tzh! E mi ha fatto perdere le staffe, può succedere a tutti.- disse sollevando le mani in aria e alzando il tono della voce. - È stata una mancata coordinazione muscolare...capisci? Soltanto qualche chilogrammo di energia in più per secondo...per secondo.- disse Shiryu stringendo i pugni, sino a sbiancarli, sul bancone e abbassando il capo.

-Capita a tutti un momento d'ira, Sir!- disse pacatamente il barman. Shiryu buttò giù l'ultimo sorso di liquore stringendo le labbra.

-Ma il bello è che lei ha ragione, RAGIONE! CAPISCI!- disse Shiryu irato sbriciolando il bicchiere di cristallo. -E' tutta colpa di quella strega irriconoscente di Atena se la mia vita va a rotoli. Ho dato tutto per lei. Ho rischiato la vita per salvare la sua innumerevoli volte. Senza contare quella degli altri senza mai chiedere nulla in cambio. E cosa ho guadagnato NIENTE! Li sento solo quando hanno bisogno del mio aiuto...e nient'altro!-

Shiryu rialzo il capo e si guardò le mani con gli occhi ormai annebbiati e lo sguardo vacuo. -Caesar, credo di doverti un bicchiere.-

-Ooh, non si preoccupi Sir. Ce ne sono talmente tanti. Credo che sia il caso che beva qualcosa di forte, così si tira su, Sir!-

-Ottima idea Caesar. Sei il miglior barman che abbia mai conosciuto.- Shiryu bevve il drink quasi tutto d'un fiato e poi tirò fuori una banconota stropicciata. -Credo sia giunto il momento di salutarci Caesar, e di pagare il conto.-

-Già ci lascia, Sir? Non si preoccupi per il conto, offre la casa, Sir!-

Shiryu guardò il barman con sguardo truce ma lui restò impassibile mostrando sempre quel sorriso da Stregatto che non lo aveva mai abbandonato. -Non vogliamo soldi da lei!- Shiryu aggrottò ancor di più le sopracciglia. -Ordini superiori, Sir!-

-Ah, ordini superiori, eeeh?- borbottò Shiryu sospettoso. -Alla salute, Sir!- rispose senza scomporsi il barman.

-Ma uno come me vuole sapere chi glieli offre questi drink, Caesar!- sibilò Shiryu.

-Glieli offre un suo grande ammiratore, Sir!-

-Un'ammiratore?- chiese Shiryu stupito sgranando gli occhi.

-Sì, Sir. Una persona che segue le sue imprese da molto, molto tempo, Sir! E questa persona si rammarica molto che lei sia così insoddisfatto della sua attuale situazione, Sir! Questa persona dice che un uomo come lei, un uomo del suo calibro dovrebbe sapere quando è il momento di prendere le redini della propria vita e cercare la propria strada lontano da quelle persone false che si presentano come amici solo nel momento del bisogno. Se mi permette l'ardire, Sir. Lei è troppo superiore, capace e leale per meritarsi la compagnia di siffatti individui. Il suo ammiratore le offre un altro drink, e spera ardentemente di conoscerla di persona! Alla salute, Sir!-

Shiryu si guardò attorno appena fuori dall'uscio della casetta in costruzione. Era ormai notte inoltrata e il disco lunare primeggiava su tutte le altre stelle. La stella guida della costellazione del dragone non si vedeva quasi più.

***

Quando il vecchio Maestro si presentò per la colazione trovò una situazione peggiore di come l'aveva lasciata la sera prima. La tensione si tagliava col coltello. L'umore di Shiryu era come quello di una fiera ferita pronta ad azzannare chiunque le capitasse a tiro. Pure Shun-rei, la letizia fatta persona, era nera. L'unico che sembrava calmo e rilassato era proprio Sirio che si stava spazzolando la colazione senza tante cerimonie.

Quando Shiryu rincasò quella notte si trovò nel letto non Shun-rei ma il fratello, che malgrado le escandescenze di Shiryu non schiodò di un millimetro. Toglierlo da li era come togliere un cirripede dalla chiglia di una vecchia nave. Invece Shun-rei, con il suo metro e ottanta e passa di altezza, dovette tornare a dormire nel suo vecchio lettino che gli stava un pò corto.

Dopo colazione, che andò di traverso a tutti tranne a uno, Sirio chiese alla sorella di accompagnarlo a fare un giro lì attorno. Li seguì anche Shiryu tenendosi qualche passo indietro, mentre il vecchio Maestro seguiva il gruppetto dall'alto di una rupe con finta indifferenza ma sempre pronto a sedare qualsiasi battibecco che poteva nascere tra i due draghi.

-Shun-rei vorrei dirti qualcosa di importate, molto importante. Ci sei vero?-

-Sì che ci sono Sirio.-disse laconica la sorella.

-Bene, perché vorrei che tu prestassi molta attenzione a ciò che ho da dirti. Avrei voluto anche un po' di intimità...ma pazienza.- lanciò un occhiata al cugino che ronzava lì vicino. -Ormai penso che ti sia chiaro che noi qui siamo fuori posto come i cavoli a merenda. Tu non puoi immaginare cosa ho fatto per venire qui. Avrei voluto più tempo per noi due...per lasciare sedimentare un po' i sentimenti che si stanno rivoltando dentro di te, e per farti digerire il nostro incontro e tutto il trambusto che ne è nato. Purtroppo questo lusso non ce l'ho...non l'abbiamo!...- Sirio posò delicatamente le mani sulle spalle della sorella che lo fissava con gli occhi blu della madre senza perdersi neanche una parola. -Insomma Shun-rei abbiamo l'astronave in doppia fila e oggi...proprio oggi dobbiamo lasciare questo pianeta. Dobbiamo ritornare a casa!-

Shun-rei trasalì per un attimo, poi si riprese. -Ma, ma, ma...io...io non posso così su due piedi. Ecco devo preparare le mie cose...salutare gli amici...devo sistemar...-

-Non devi fare assolutamente niente! Devi solo venire via con me! E poi salutare chi? I quattro buffoni di cui mi hai parlato? Non ti devono niente e tu non devi niente a loro. Il vecchio Maestro o impara a cucinare o si compra un microonde. Shiryu verrà con noi...non era previsto ma visto che c'è lo spazio non manca. Oggi tu verrai via con me, PUNTO!-

Mentre Sirio si girò ad ammirare la cascata e l'arcobaleno che produceva, Shun-rei era rimasta lì imbambolata senza parole. Anche Shiryu, che era pochi passi più in là era immobile come un palo. Anche se non aveva seguito tutto il discorso, aveva capito il senso e il suo viso si rabbuiò nuovamente.

-Aaah, quindi è quella la famosa cascata per cui nostro cugino cambiava il corso delle acque, vero?- chiese alla sorella che annuì solamente. -Sì, sì gran bella cascata! Sai, mi è venuta voglia di provarci anch'io. Voglio dire se ce l'ha fatta nostro cugino, eh!- concluse Sirio scrollando le spalle.

-Ma, ma cosa dici? Per farlo bisogna essere allenati. Bisogna essere cavalieri e...- Shun-rei non fece in tempo a finire la frase che nella piccola conca divampò un cosmo eccezionale e splendente, così impetuoso che spazzo il terreno circostante e fece piegare le fronde degli alberi e le lunghe canne. Poi Sirio ebbe uno scatto degno di una Formula uno, fece una serie di balzi di cui l'ultimo dritto nel cuore della cascata. Dopo pochi attimi, dopo un fragore e un ribollire di schiuma, un immenso getto di acqua si scagliò nel cielo azzurro andando a prendere, pian piano, le sembianze astratte di un gigantesco dragone cinese.

Shun-rei incredula cadde in ginocchio sedendosi sui talloni, Shiryu invece non mosse neanche un muscolo, le sue congetture sul cugino erano comfermate. Il vecchio Maestro rimase sorpreso. -Chi l'avrebbe mai detto! Che cosmo impressionante.-

Poco dopo ricomparve Sirio fradicio. Si buttò i capelli indietro e si passò le mani sul viso per detergerlo dall'acqua. La casacca bianca gli si era appiccicata alla pelle esaltando il fisico scultoreo. -Visto Shun-rei non è difficile! Lo puoi fare anche tu...- disse sprezzante Sirio guardando il cugino torvo. -Tu sei...tu sei...un...- Shun-rei non riuscì a concludere la frase. Era troppo confusa.

-Vedi sorellina il problema non è tanto spostare l'acqua! Il problema è che ti bagni tutto!- disse Sirio mentre si allontanava dalla sorella passando accanto al cugino che lo fissò accigliato con la fronte corrugata. -Shiryu, credo proprio che mi dovrai prestare un altro completo!-

Sirio si stava ancora abbottonando la camicia, quando uscì per l'ultima volta dalla casetta in legno e bambù. Si era tranquillamente servito nell'armadio del cugino prendendo mutande, pantaloni e camicia. Quando arrivò la sorella assieme al cugino, aveva già lo zaino in spalla.

***

Shun-rei ebbe come una vertigine quando il panorama cambiò di colpo sotto i suoi occhi. Un attimo prima erano nel prato antistante la casa con Shiryu e il maestro presenti, e ora si trovava in un bosco sola con il fratello la cui mano sinistra era ancora artigliata la suo braccio.

Pochi minuti prima a qualche chilometro più su, Sirio senza tante cerimonie e con la grazia di un elefante in una cristalleria intimò alla sorella e anche al cugino che era giunto il momento per loro di ritornare a casa. Ci fu un pandemonio! Da prima rimasero tutti attoniti alla notizia. Poi ci fu un battibecco tra i due dragoni neri con il maestro, ancora scosso, che cercava di frenare l'irruenza del suo allievo. Shiryu non aveva nessuna intenzione di ritornare o almeno non in quel momento. Ma Sirio da quell'orecchio proprio non ci sentiva, sapeva che aveva i minuti contati. Seguì un secondo battibecco tra Shun-rei e Shiryu. Shun-rei era anche lei combattuta tra il restare e l'andare col fratello. Difatti lei era intimorita dall'idea di ritornare a casa anche se in fondo era ciò che voleva. Voleva ritornare alle origini, rivedere la sua famiglia o almeno ciò che ne era rimasto, ma voleva farlo assieme alla persona che amava di più e che gli infondeva sicurezza e coraggio, Shiryu. Shiryu ad un certo punto incominciò ad inveire contro Shun-rei maledicendola e accusandola di essere tale e quale agli altri che lo avevano sempre oppresso. Shun-rei rimase di sasso a quelle parole, non pianse nemmeno, non ne aveva avuto il tempo. Stava cercando di mettere a fuoco quanto Shiryu gli aveva detto e cosa passasse per la testa del cavaliere per dirgli quelle malignità che si sentì afferrare con forza per poi sparire. Comunque Shiryu aveva già lasciato il gruppo per rifugiarsi nella foresta.

-Ma dove siamo...come ci siamo finiti qui?-

-Ci siamo teletrasportati in un boschetto vicino al vostro villaggio, sempre se quella baraccopoli rientra nella categoria di "villaggio"!-

Sirio stava camminando frettolosamente in mezzo alla boscaglia tirandosi dietro la sorella che era ancora disorientata e probabilmente non aveva ancora colto quanto stava accadendo. -Ci siamo teletrasportati?! Ma...ma tu puoi fare questo?-

-Beh, sai noi cavalieri...-

-Anche Shiryu è un cavaliere...un cavaliere d'oro. Ma...ma non si è mai teletrasportato. Tu invece...-

-Shun-rei non paragonerai mica tuo fratello con tuo cugino, vero? Sorellina non confondere la cioccolata con la.....- Sirio non riuscì a concludere la frase che Shun-rei punto i piedi come un mulo.

-Shiryu non è con noi!- esclamò la sorella con disappunto.

-Ma dai? Te ne sei accorta? Hai sentito ciò che ha detto, no? Vuole rimanere qui. E allora che ci stia! E poi ti sei già dimenticata le infamie che ti ha vomitato addosso? Ora muoviti che è tardi!- Sirio diede un altro strattone alla sorella ma lei puntò nuovamente i piedi.

-Beh qualcuno deve convincerlo! Anche lui è fuori posto qui. Qualcuno ci deve pensare a questo.- urlò Shun-rei. "Ma chi se ne fotte!" avrebbe voluto gridargli in faccia Sirio. Realizzò che non era il caso, almeno non in quel momento. Sua sorella era sempre stata cocciuta fin da piccola. Quando si impuntava bisognava sempre prenderla con le buone maniere oppure con due sonori ceffoni, come faceva la loro madre quando perdeva la pazienza. Ma anche quest'ultima opzione Sirio l'aveva già scartata, anche se gli balenava nella mente l'idea di prenderla a schiaffi, caricarsela a forza sulle spalle e buttarla dentro al vettore spaziale a mo di bagaglio a mano assieme allo zaino.

-Shun-rei!- esclamò Sirio, cercando di mantenere bassa la voce. -Ho affrontato questo lungo viaggio per ritrovare te e solamente te. Fortunatamente ho ritrovato anche nostro cugino...- Sirio accennò un sorriso tirato poco credibile. -...Posso capire che per lui siano stati duri questi due giorni, e quindi abbia bisogno di più tempo per digerire la realtà visto che è più legato a questi luoghi e ai suoi amici di te. Ma ti assicuro che quando torneremo parlerò personalmente con chi di dovere che si prenderà a cuore le sorti del principe. Quindi non ti preoccupare ci penseranno loro!-

-Loro chi? I cavalieri della Guardia Imperiale?- domandò la sorella con tono serio e le braccia incrociate sul petto. Sirio si illuminò prendendola come ispirazione. -Ovviamente! Interessarsi delle sorti del principe è uno dei loro compiti più importanti a cui ogni cavaliere non può astenersi. A Shiryu penseranno loro.- concluse tronfio il fratello.

-Bene! Visto che tu sei un cavaliere della Guardia Imperiale e sei già qui, allora torna indietro e vai a riprendere nostro cugino. ORA!-

A Sirio caddero le braccia, si sentiva come un gommone bucato che si sgonfiava rammollendo lentamente. Gli passava solo una parola per la testa in quel momento: "co***ne". -Quando ho detto che ci penserà un cavaliere della Guardia Imperiale, non ho detto che ci devo pensare io. E comunque se è qui qualcuno lo sa già. Quindi muoviti! Abbiamo già perso tempo a sufficienza.- concluse Sirio tirando con tale veemenza la sorella che quasi la sollevò da terra.

-E la storia che le sorti del principe è uno dei compiti più importanti per un cavaliere a cui non può astenersi, che fine ha fatto?-

-Zitta e cammina!- intimò Sirio alla sorella spingendola per un braccio avanti a sè.

Quando uscirono dal boschetto Sirio aveva la sorella al traino che faticava a stargli dietro. Procedeva a lunghi passi con il busto proteso in avanti che ricordava un toro alla carica. A qualche decina di metri dal vettore, che aveva ancora attiva la mimetizzazione, si aprì il portello a mezzaria e, come per magia, si formò la scaletta. Si precipitarono ad accogliere i due fratelli Ram e Derisee che ancora indossavano le loro uniformi.

-C'è qualcosa che ti fa pensare che tu possa rivolgermi delle domande?- ringhiò Sirio a Ram, quando se lo vide venire incontro, per poi entrare velocemente dentro al vettore con la sorella al traino.

Ram non fece in tempo ad emettere alcun suono che le parole gli morirono in bocca. Rimase per qualche secondo immobile come una statua di sale e con la mano destra aperta in segno di saluto. -Ho la vaga impressione che sarà un viaggio di ritorno lungo.- Chiosò Derisee annoiato.

- Già, molto lungo!- concluse Ram imbronciato mentre saliva la scaletta.