CAPITOLO 4

DA NOI...A CASA...

OTTO GIORNI FA’...

PARTE TERZA

Il primo sole stava facendo capolino all’orizzonte, illuminandolo di rosso sfumato al rosa. Le luci delle torri faro erano ancora accese illuminando i moli della base militare, sotto il comando dell’aeronautica spaziale, a pochi chilometri da Metropolis.

Malgrado l’ora, il lavoro sui moli ferveva animato dal vociare degli operai e dal rumore di mezzi e macchinari. Le torri da sbarco giganteggiavano su tutto l’arsenale come futuristici quadrupedi di acciaio colorati di giallo, caricando container dall’alto all’interno della stiva di una gigantesca nave portacontainer.

Nel viavai di operai in tuta da lavoro, marinai e tecnici, due figure erano decisamente fuori posto. Due draghi in abiti civili: uno rosso e l’altro d’argento, erano assorti nei loro pensieri sorseggiando caffè da un grosso bicchiere di carta. Appoggiati di schiena ad una baracca adibita ad ufficio per il capo turno, posta direttamente sulla banchina del porto, guardavano come ipnotizzati le maestranze lavorare sodo attorno alla nave su cui sarebbero saliti da lì a poco.

Neanche l’alba da sogno li aveva smossi dal torpore che si leggeva nei loro volti rassegnati e con gli occhi ancora pieni di sonno. Sicuramente entrambi avrebbero preferito essere ancora nelle loro brande a Palazzo Reale.

Come cavaliere d’oro, Sirio aveva l’obbligo del comando di ben 24 cavalieri d’argento, un compito certo non facile visto che all’epoca dell’affidamento del comando era poco più che sedicenne. Ma anche i cavalieri d’argento erano suoi coetanei, al più c’era qualcuno più vecchio di alcuni anni rispetto a lui.

All’inizio Sirio aveva colto l’incarico come un ulteriore peso da portare sulle spalle. L’idea che i propri piani, intuizioni e azioni potevano rivelarsi un arma a doppio taglio in battaglia era messa in conto. Bastava un errore di valutazione, una distrazione e ciò poteva costargli la vita in battaglia. –Se cadrò in battaglia sarà solo per colpa mia e della mia inettitudine.- diceva sempre a se stesso quando fu chiamato ad affrontare i primi combattimenti.

Però ora, sapere che le proprie intuizioni potevano costare la vita non solo a lui ma anche ai cavalieri a lui affidati, solo perché erano al suo comando, lo metteva in serio disagio. Si sentiva responsabile nei confronti degli altri ed era una responsabilità che non voleva.

In più, alcuni cavalieri d’argento si sentivano decisamente superiori a quelli di bronzo ed erano supponenti anche verso quelli d’oro. Sirio dovette conquistarsi la loro fiducia non solo con l’intuito e l’abilità di stratega nel comando ma spesso anche con una sana scazzottata, utile per raddrizzare la schiena ai più esuberanti.

I primi anni furono i più difficili, ma col tempo l’affiatamento e la fiducia reciproca non tardarono a venire. Sirio si mostrava sempre autoritario e un po’ paternalista ma mai mancava di rispetto ai suoi cavalieri come quella mattina.

Era l’una del mattino del giorno prima quando Derisee e Ram furono chiamati o per meglio dire svegliati da una guardia riferendogli che il Duca di Ypsilanti voleva urgentemente conferire con loro. Ram, appartenente al clan dei Dragoni Rossi, e Derisee, appartenente a quelli d’argento, erano due Cavalieri d’argento della Guardia Imperiale sotto il comando del giovane Duca.

Sirio li ricevette entrambi nel salone del suo appartamento, dove all’estremità della parete destra, vicino alle porte finestre, trovava posto un piccolo studio composto da un’elegante scrivania di dimensioni titaniche, una libreria a scaffali su cui trovava posto anche il case del computer.

-Buona sera Mylord… anzi dovrei dire ‘buon giorno’ eh, eh, eh…- disse Ram amichevolmente come suo solito. Sirio, seduto dietro la scrivania sulla poltrona girevole di cuoio trapuntato, piegò la testa di lato e squadrò Ram quasi con disprezzo per quella battuta puerile.

-L’elmo e il mantello che fine hanno fatto. Li avete forse persi per la strada?- chiese acido Sirio.

I due cavalieri d’argento in piedi davanti alla scrivania imbarazzati, istintivamente tastarono l’aria alle loro spalle alla ricerca di qualcosa che non c’era. –Ci perdoni Mylord! Nella fretta li abbiamo dimenticati…- risposero quasi all’unisono.

-Aaah, interessante! Quindi mi state dicendo che se eravamo sotto attacco voi sareste usciti per la fretta con un pezzo dell’armatura sì e l’altro no? Giusto? È questo che mi volte fare intendere? Certo posso capire che il mantello sia un inutile straccio buono solo ad impicciare i movimenti, ma l’elmo serve per proteggere la testa. Certo che nel vostro caso non è un problema visto che sono completamente vuote ed inutili!-

-Ma …ma Mylord, ecco noi…- Ram cercò di reagire allo sfogo ma venne bruscamente interrotto da Sirio mentre Derisee restò in silenzio a testa bassa.

-OH, BASTA! Taci…non insultare la mia intelligenza con le tue stupide scuse…- esclamò Sirio sbattendo il pugno sulla scrivania facendo saltellare i piccoli oggetti che vi erano sparsi sopra. -…per le ore sette mi consegnerete i vostri permessi di libera uscita per motivi famigliari con date e orari in bianco! Quelli li compilerò io. E restate disponibili!-

Derisee e Ram sgranarono gli occhi sbigottiti. –Ma noi… noi siamo orfani Mylord!- chiese quasi sottovoce Derisee.

-Chi se ne frega!- tuonò il dragone nero. -Trovatevi una scusa plausibile.-

-Ma…ma Mylord non capisco…-

-Non è previsto che tu capisca! Esegui e basta!- ringhiò Sirio da dietro la scrivania. –Buona notte cavalieri!-

Ram cercò di dire qualcosa avanzando di un passo ma Sirio lo zittì bruscamente scandendo con voluta lentezza le parole conclusive. –Buona Notte!-

Pochi istanti dopo i due cavalieri d’argento facevano ritorno ai loro alloggi decisamente contrariati per quanto era avvenuto poco prima.

-Che st****o!!!- esclamò Derisee a voce alta quando ormai erano rientrati nella loro caserma, una delle tante che crescevano come funghi tra la seconda e la terza cinta di mura.

-Certo che una risposta così se la poteva anche risparmiare.- gli fece eco l’altro con tono più conciliante. –E in più mi sembrava un po’ bevuto… o gli giravano solamente?-

-Per me era l’uno e l’altro. Comunque non si doveva permettere un’uscita del genere!-

-Beh! Visto che ti vanti tanto di aver spedito negl’inferi un cavaliere d’oro perché non gli hai fatto notare questa sua mancanza?- disse Ram con sarcasmo.

Derisee gli rispose con epiteti da caserma.

-Era ieri il conclave giusto?-

-Cielo Ram! Che spirito di osservazione. Non si trovava un cavaliere d’oro neanche a pagarlo a peso d’oro!-

-Come battuta è un po’ fiacca!- Derisee lanciò un occhiataccia al vetriolo al compagno che gli rispose con un sorriso beffardo. –Se c’è stato il conclave…Beh! Sua Maestà deve aver fatto il pelo e il contropelo a Mylord.- Ram concluse con una risatina. Per lui l’increscioso colloquio era già sepolto nella memoria ma non lo era per Derisee, che permaloso com’era, aveva ancora il viso tirato.

Al momento di separarsi per entrare nelle proprie camerate Ram fece un fischio sommesso per attirare l’attenzione dell’amico, chiedendogli cosa avrebbe scritto sul permesso. Derisee lo mandò letteralmente a quel paese.

***

-Bene mi fa piacere vedervi pronti all’azione già di primo mattino!- disse Sirio con sarcasmo vedendo le facce "sveglie" dei due cavalieri. Il suono della voce del loro comandante destò dallo stato comatoso i due draghi, come il gong per un pugile, che si animarono giusto un po’.

-Buon giorno Mylord!- salutò Ram con un leggero inchino. Sirio contraccambiò sorridente. Praticamente un’altra persona rispetto al giorno prima. Invece Derisse salutò con un grugnito accompagnato da un cenno del capo.

Anche Sirio era vestito con abiti civili: pantaloni scuri, camicia e un giubbotto leggero giusto per ripararsi dall’aria fresca del mattino. Portava con sé una grossa borsa sportiva come bagaglio a mano; più un grosso sacco appeso alle spalle, tramite bretelle, che conteneva lo scrigno dell’armatura. Anche gli altri cavalieri condividevano lo stesso tipo di bagaglio.

Da una tasca interna del giubbotto, Sirio tirò fuori due libretti neri con stampigliato in oro sulla copertina lo stemma della famiglia imperiale porgendoli ai due cavalieri. –Tenete! Questi sono i vostri passaporti. Anche, se dove andiamo, sono praticamente inutili.-

Derisee prese subito la parola. –Bene Mylord! Credo che sia doveroso da parte sua spiegarci la meta e il motivo di questo viaggio e soprattutto perché non è ufficiale… sarebbero gradite anche delle scuse.- sibilò tra i denti, mettendosi in posizione di difesa pensando a un possibile attacco del cavaliere d’oro per punirlo della sua sfacciataggine.

Derisee aveva intuito che c’era qualcosa di strano in quel viaggio visto che ufficialmente loro dovevano essere ufficialmente, per così dire, in vacanza.

Sirio invece non fu scosso più di tanto da quella richiesta a bruciapelo, non mosse un muscolo. Rimase lì a guardarlo con distaccato interesse con la mano destra appesa per il pollice alla bretella della sacca che aveva sulle spalle, e l’altra mano a sorreggere il borsone. –Non ora e non qui! Tutto a tempo debito. E ora muovetevi, fra poco si parte!- rispose severo incamminandosi verso la nave. Poi si arrestò girandosi per tre quarti verso i cavalieri alle sue spalle. –A proposito! Siete sicuri che ci sia tutto dentro gli scrigni? Non vorrei sentire scuse che vi siete dimenticati: uno stivale, un coprispalla o una manopola!… siamo sicuri che ci sia tutto, vero?- li squadrò inarcando un sopraciglio.

-Sì Mylord, siamo sicuri.- risposero i due cavalieri d’argento quasi in coro imbarazzati e con una punta di cipiglio.

-Bene ora muovetevi!-

Ram sottovoce bisbigliò qualcosa all’orecchio del compagno di mille avventure. –Hai idea di quanto la tirerà lunga ‘sta storia?-

-Un bel po’…- gli rispose Derisee accigliato.

***

Il trio trovò posto in un alloggio passeggeri sulla portacontainer che salpò mezz’ora dopo. La nave era diretta a una piattaforma mobile ormeggiata all’argo: praticamente in mezzo all’oceano. La stravagante piattaforma sembrava un gigantesco catamarano. La piattaforma era costituita da due navi grosse come petroliere sui cui ponti era fissata una gigantesca piattaforma a più piani dando vita a una struttura galleggiante ciclopica. Dalla superficie della piattaforma svettavano due torri di forma quadrata distanziate tra loro di un centinaio di metri, situate una a prua l’altra a poppa della struttura, da cui partivano un fascio di cavi, come fili di marionette, che si perdevano nell’azzurro infinito del cielo. Tutta la struttura era la base terrestre di un ascensore spaziale1.

L’ascensore spaziale o ponte spaziale è un ingegnoso dispositivo simile ad un ascensore che servirebbe però a portare carichi in orbita in quantità e senza i limiti di peso imposti dalla tecnologia missilistica.

La struttura è composta da: una stazione a terra che può essere fissa sulla terra ferma o semovente in mare, quest’ultima è ideale perché può essere spostata in zone tranquille quando in altre ci sono eventi atmosferici insidiosi; da un cavo multiplo fatto di nano tubi in carbonio ad alta resistenza alla tensione, teso tra la stazione a terra ed il contrappeso; un contrappeso o stazione spaziale formato da un asteroide catturato o artificiale posizionato ben oltre l’orbita geosincrona; e in fine la cabina detta arrampicatore per la sua caratteristica di arrampicarsi letteralmente lungo il cavo fino a raggiungere la stazione spaziale.

Dal ponte più alto della stazione Ram guardava perplesso lo sbarco dei container e il loro caricamento nel vano di carico dell’arrampicatore poi si rivolse a Sirio. –Mylord, non potevamo prendere un vettore spaziale? Con questo trabiccolo ci metteremo una vita ad andare in orbita!-

-Hai qualche impegno improcrastinabile che ti attende?-

-No…no Mylord! Sono a sua disposizione.-

-Splendido! Allora goditi il viaggio. Dicono che si goda una vista spettacolare durante l’ascensione.-

-Uhmf! Fantastico.- Ram non era così entusiasta nell’usare l’ascensore spaziale visto che tutta la struttura era destinata solo all’uso militare e perciò sposava più la praticità per il carico delle merci che il confort per i passeggeri.

-Speriamo che ci sia il cesso! Tu che ne dici Derisee, uhmmm?- Ram si voltò verso il compagno che gli rispose storcendo un lato della bocca mostrando i lunghi canini appuntiti ed emettendo un ringhio sinistro per poi girarsi verso il mare.

Nell’ascensione con l’ascensore il trio perse circa un giorno. Sirio preferì la via lenta delle merci che richiedere l’uso di un vettore spaziale, di gran lunga più rapido ma avrebbe dovuto fare una richiesta esplicita e non era il caso visto che la missione era strettamente privata e doveva passare soprattutto inosservata.

Una volta arrivati all’altro capo del cavo, il trio si imbarcò su un vettore spaziale assieme ai container per poi raggiungere la corazzata spaziale che li avrebbe portati al di là dei confini del loro universo.

Lo spazio attorno al pianeta non era poi così vuoto come si può immaginare, anzi, il traffico di velivoli era intenso quanto il traffico in città nelle ore di punta. Ad ogni tipo di veicolo spaziale era riservata un’orbita ben precisa in modo che i satelliti non sarebbero entrati in collisione con le stazioni spaziali degli ascensori o le astronavi di linea non avrebbero intralciato il traffico di quelle militari.

I vettori spaziali venivano utilizzati per piccoli spostamenti attorno al pianeta o per portare merci e persone sulle lune. Non erano veicoli piccoli. Avevano la dimensione di una petroliera solo che invece di galleggiare in acqua fluttuava nel vuoto.

Il vettore spaziale su cui viaggiavano i nostri, paragonato alla mole della corazzata della classe Trans-Am a cui erano diretti, aveva le dimensioni dell’insetto che ronza attorno a un grosso mammifero. Il vettore entrò in una grande darsena attraverso un’apertura nella murata di sinistra dell’astronave dove dei robusti bracci meccanici lo ancoravano saldamente alla struttura. Immediato fu l’avvio delle operazioni di scarico. I passeggeri assieme ai piloti sbarcarono a prua del vettore dalla porta vicino alla cabina di pilotaggio.

Dopo aver superato vari livelli tra cui la decontaminazione, necessaria per impedire l’ingresso di contaminati biologici all’interno della nave, il trio fu accompagnato in una stanza attigua al ponte di comando: l’ufficio del comandante. Il comandante, un dragone marrone di ottant’anni splendidamente portati, era intento a lavorare al computer passeggiando per lo studio con il diadema del controllo psichico in testa. Si passava da un lato all’altro della bocca una pipa di radica dall’enorme camino e con la cannuccia a forma di esse.

Sirio cortesemente chiese il permesso di salire a bordo, e fu subito concesso sia a lui che ai suoi accompagnatori.

-Benvenuti a bordo!- disse cordialmente il comandante. –Sono il Capitano Vin Dao comandante di questa corazzata. Mi è pervenuta la vostra domanda di imbarco proprio ieri…andate di fretta Duca di Ypsilanti, non è vero?- chiese il comandante senza tanti preamboli puntando la cannuccia della pipa in direzione di Sirio mentre con un gesto della mano invitava i tre a sedersi su un divano.

-Si comandante abbiamo una certa premura. È un incarico affidatomi all’ultimo momento.-

-Già immagino…immagino.- disse il comandante intento a pescare un pizzico di tabacco dall’umidificatore, incastonato in un elegante mobiletto vicino al divano, per caricare la pipa.

-Immagino che vorrà essere messo al corrente della missione che dovremmo compiere.- chiese rispettosamente Sirio, mentre gli altri due cavalieri se ne stavano seduti in silenzio ascoltando attentamente.

Il comandante tirò due boccate dalla pipa per assicurarsi che l’accensione fosse avvenuta correttamente, poi si mise comodo sull’altro divano posto di fronte agli ospiti e rispose al Duca. –Sinceramente no! Se è salito su questa nave saprà benissimo la particolarità di questo viaggio e la sua segretezza e questa segretezza è intrinseca anche sulle missioni da compiere sul luogo di destinazione, ovviamente.-

-Ovviamente!- era quello che Sirio voleva sentirsi dire. Dalle informazioni fornite da Mr X sul viaggio e sul comandante della nave, aveva saputo che il Capitano Vin Dao aveva combattuto durante la Guerra dei Mille Anni distinguendosi più di una volta per le notevoli perdite inflitte al nemico che gli valsero una quantità di onorificenze ben in mostra sulle pareti dello studio. Ma soprattutto era conosciuto nell’ambiente per la sua rettitudine e l’incondizionata fedeltà all’Impero Celeste dei Dragoni e soprattutto per la riservatezza con cui conduceva le proprie operazioni. Probabilmente era per questo che gli era stato affidato il comando di un operazione così segreta. Il Capitano Vin Dao era il drago giusto nel posto giusto e Sirio per questo si senti in parte rassicurato di non lasciare tracce evidenti. In fondo tutti i documenti da lui forniti erano autentici.

Grazie ai codici segreti di Mr X, che permisero a Sirio di inserirsi nella banca dati dei servizi segreti dell’Aeronautica Spaziale Imperiale, poté tranquillamente "prenotare il viaggio" come se fosse una richiesta fatta dagli alti livelli.

-Il mio compito…- spiegò il comandante -…è quello di portare da "A" a "B" e da "B" ad "A" delle merci e delle persone… e niente altro! Quindi si tranquillizzi, non le rivolgerò domande imbarazzanti se è quello che teme, Cavaliere.-

-Grazie comandante. Immaginavo una risposta del genere. La fama che la precede le fa onore.-

-Oooh così mi lusinga! Saprà anche che sono un tipo pragmatico cavaliere, quindi bando alle ciance e andiamo subito al sodo. Visto che è la prima volta che vi vedo a bordo di questa astronave vi dovrete sottoporre tutti e tre a una serie di vaccinazioni e seguire un piccolo corso per prepararvi ad affrontare i nativi.-

-Oooh sì! Ce ne avevano fatto menzione.- rispose Sirio con non curanza. Un po’ meno sicuri si mostrarono i due cavalieri d’argento cercando invano più volte una posizione comoda sul divano ma abbozzarono e stettero al gioco.

-Avrà tutta la nostra disponibilità.-

-Lo spero! In fondo siamo tutti umili servitori della corona, giusto.-

-Lapalissiano direi. Comunque le sarei grato se ci concedesse giusto un ora per sistemarci nei nostri alloggi e dare il tempo a me di conferire con i miei cavalieri.-

-Ma certo nessun problema. Ma non più di un ora però. Sa com’è le cose da fare sono tante e il tempo è poco…in fondo il viaggio tra il nostro pianeta e l’altro dura appena quattro giorni, compreso il passaggio tra questo universo e il loro. -puntualizzò il comandante mentre accompagnava i cavalieri alla porta.

-Ah! Cosa ti dicevo…una passeggiata.- disse Ram sprizzando sicurezza, che non aveva, da tutti i pori; dando poi una pacca sulla spalla di Derisee che rispose laconico: -Già una passeggiata.-

-Ed è proprio così…- puntualizzò nuovamente il comandante accompagnandoli sul ponte di comando.

-…bene il tenente vi farà strada accompagnandovi ai vostri alloggi. E poi noi ci rivedremo fra un ora.- puntando nuovamente la cannuccia della pipa verso Sirio.

-Non sforeremo di un secondo comandante.- concluse Sirio

Sirio e il tenente si incamminarono lasciando indietro i due cavalieri. –Beh! Che fate lì impalati! Muovetevi!- li riprese Sirio per poi rivolgersi al tenente. –Sembrano un po’ addormentati ma sono degli ottimi elementi.-

-Non ne dubito signore!-

Ram e Derisee li seguirono scuri in volto.

***

Dieci minuti dopo essere entrati in possesso dei propri alloggi, confortevoli ma spartani, Ram e Derisee si trovarono nella stanza del loro comandante.

Sirio soddisfò la loro sete di sapere raccontando tutta l’incredibile storia che lo aveva travolto fino ad allora e che gli avrebbe riservato ancora molte sorprese.

-Quindi…sua sorella…cioè la Duchessa di Ypsilanti sarebbe viva?- chiese sbalordito Ram mentre Derisee sedeva ammutolito e incredulo su una poltrona del piccolo salotto dell’alloggio.

-A quanto pare è così. E comunque fino ad ora si è dimostrato tutto vero e ciò fa supporre a una conclusione positiva di questa storia allucinante.- rispose Sirio mentre frugava dentro al mini bar incastonato in una parete attrezzata in cui trovava posto anche un falso camino retro illuminato che dava un’atmosfera calda e ovattata ideale per la conversazione.

-Toh! Ci sono salatini, whisky e liquori vari. Qualcuno desidera qualcosa?- i due cavalieri d’argento declinarono l’offerta.

Sirio aprì una bottiglia mignon di whisky e bevve un piccolo sorso direttamente dal collo della bottiglia. –Immagino che vorrete sapere del perché vi ho coinvolti in questa assurda faccenda?- i due tacquero. –Beh! È presto detto. Ormai noi ci conosciamo da quando avevamo sedici anni e da allora abbiamo condiviso parecchie battaglie. Non so quali pericoli o insidie dovrò affrontare in questa ricerca e quale costo comporterà. Ma confido in voi e nella stima e nell’amicizia che nutro nei vostri confronti per riportare a casa mia sorella sana e salva nel caso la situazione volgesse al peggio. Vi prego anche di scusarmi per le offese dell’altra sera…è stato un periodo particolarmente duro e mi sono sfogato con chi non aveva colpa.-

-Siamo onorati nella fiducia che ripone in noi Mylord.- disse Derisee con la voce incerta per l’emozione ma con lo sguardo di chi è deciso nel portare a termine l’impresa. –Può stare certo che se Mylady è viva, come ci auguriamo, faremo di tutto per riportarla a casa sana e salva. Ha la nostra parola di cavaliere!- fece eco Ram.

-Grazie ragazzi sapevo di poter contare su di voi e sulla vostra fedeltà al casato dei Duchi di Ypsilanti.-

-E’ un onore per noi.- dissero quasi in coro i due cavalieri d’argento. Sirio ringraziò nuovamente con un piccolo inchino.

-C’è un altro fatto che dovete sapere. Sul pianeta dove siamo diretti sembra che oltre mia sorella ci viva anche il nostro principe. E dico "ci vive" perché in teoria dovrebbe essere vivo quanto lo è mia sorella.-

-Il…il principe è vivo? - chiese Derisee stupito piegando il busto in avanti come per sentire meglio la risposta. –A quanto pare…- confermò Sirio facendo spallucce.

-Per principe intende il principe Shiryu Icon Epifanis vero?- chiese Ram con gli occhi sgranati.

-Certo! Chi sennò? Il principe Neo, il secondogenito, come tutti sappiamo è vivo e vegeto a palazzo. Quindi quando parlo di principe indendo sempre quello defunto il cui corpo non fu mai ritrovato. Appunto Shiryu!-

-Ecco! Lo dicevo io.- esclamò Ram. -E…e porteremmo a casa anche lui?- chiese Ram con voce tremolante deglutendo rumorosamente.

Sirio alzò lo sguardo al soffitto della stanza aggrottando la fronte mentre rifletteva sulla domanda appena fatta, poi stringendosi nelle spalle con le mani in tasca diede una risposta. –Beh! Io andrei esclusivamente per mia sorella ma…se lo troviamo e… vuol venire con noi non c’è problema…- disse candidamente –beh! Certo che se si trova in pericolo lo aiuteremo…ovviamente.- concluse mettendo i palmi delle mani in avanti come gesto di conferma.

-Ovviamente!- esclamò Derisee stralunato. –E…ovviamente tutte queste informazioni date dal fantomatico Mr X sono vere…sì insomma sicure.-

-Sono informazioni la cui veridicità l’appureremo direttamente sul campo.- rispose Sirio.

--Ecco! Lo dicevo io.- esclamò Ram. -E l’Imperatore di tutto questo, compresa l’esistenza del figlio, non sa niente, giusto?- chiese Ram allarmato seduto sul bordo della poltrona.

–No! Niente.- esclamò Sirio candidamente scuotendo la testa.

-Ecco lo dicevo io.- disse Ram in preda alla sconforto rivolto al compagno e allargandosi il colletto della camicia sentendosi un po’ soffocare. –Fa caldo qui o lo sento solo io?- Poi prese dal tavolo una boccetta mignon di whisky e la tracannò alla "goccia" per poi allungarsi sulla poltrona quasi stordito dall’improvvisa dose massiccia di alcol nel sangue.

La morte del piccolo principe in un attentato, dove in teoria perse la vita anche la sorella di Sirio, era un tabù dell’Impero Celeste. Era vietato a chiunque parlare a palazzo di quel triste episodio tanto per i civili quanto per i cavalieri di ogni casta, pena doversi difendere dalle ire dell’Imperatore.

I due cavalieri d’argento si sentivano profondamente a disagio e fuori posto dopo la notizia sul principe visto che oltretutto stavano agendo all’insaputa del padre loro comandante in capo. Ma la cosa che più li inquietava era sapere che il loro comandante non dava il peso dovuto a questa notizia del principe ancora vivo; sembrava assolutamente indifferente. Tutto ad un tratto i due cavalieri d’argento iniziarono a temere seriamente per la loro vita.

-Sinceramente non so quanto ne sappia l’Imperatore di tutta questa storia. Anche se trovo difficile credere che l’Imperatore sia all’oscuro di tutto, specie di suo figlio che è vivo anziché morto e su un altro pianeta di un'altra dimensione. Comunque se sono le possibili ripercussioni che temete, mi accollo io tutte le colpe. Di questo non vi dovete preoccupare!- li tranquillizzò Sirio ma i due cavalieri d’argento non erano così ottimisti.

-Detto questo se qualcuno vuole rinunciare è liberissimo di farlo…lo capirò.- le ultime parole di Sirio sembravano più che altro una presa in giro visto che i due cavalieri d’argento concordi o no non potevano fare altrimenti che stare al gioco e giocare fino alla fine. Non potevano certo saltare giù dall’astronave in corsa!

-Bene con questo penso di essere stato più che esaustivo. Il comandante ci attende…non facciamolo aspettare.-

Il pensiero che tormentava di più Sirio non era tanto la presenza del principe sul pianeta su cui si stavano recando o il motivo del perché era finito lì; ma gli interessava di più il ruolo di sua sorella in quella strana storia e soprattutto perché era assieme al principe.

***

-Puntuali! Bene.- esclamò con soddisfazione il capitano Vin Dao nel vedere arrivare il trio accompagnato dal tenete. –Spero che gli alloggi siano soddisfacenti. Certo non sono suite del hotel "Gran Imperial" di Metropolis ma questa è una nave militare, non passeggeri.- chiese il capitano, giusto per cortesia con le mani ai fianchi e la pipa, ora spenta, stretta tra i denti, al cavaliere d’oro che gli veniva in contro.

-Per noi sono perfetti.- rispose Sirio guardando i due cavalieri d’argento che annuirono all’unisono. –Pipa spenta, vedo.-

-Sull’astronave non si potrebbe fumare se non in determinati luoghi…-

-…e tra questi anche l’ufficio del comandante, immagino.-

-Ha capito in fretta come funzionano le cose su questa astronave.- disse il comandante mentre si toglieva il diadema del computer dalla testa porgendolo ad un subalterno col l’ordine di riportarlo nel suo ufficio. –Quell’accidente lo porto così spesso che ormai la testa ha preso la sua forma.- esclamò il comandante aggiustandosi i capelli con la mani. –Bene siamo arrivati! Fate finta di essere ritornati a scuola.- disse invitando il trio ad varcare la soglia di una delle porte di un corridoio apparentemente senza fine.

La stanza che si trovava oltre la soglia era a forma di anfiteatro e poteva contenere diverse decine di persone. In quell’occasione il comandante e i sui ospiti avrebbero occupato solo alcuni posti della prima fila.

L’anfiteatro culminava con un piccolo palcoscenico a mezza luna su cui incombeva lo stemma dell’aeronautica spaziale posto sopra alla parete di fondo della sala riunioni. Sul palcoscenico non c’era nulla nè cattedre nè poltrone.

-Bene! Ora apriremo una piccola parentesi descrittiva sul pianeta a cui siamo diretti. A tenere la conferenza sarà Hal.- esordì il comandante che aveva preso posto su una poltrona vicino a Sirio. Il trio guardava perplesso il palcoscenico vuoto. –Chi è Hal?- chiese Ram aggrottando la fronte.

-Oh, Hal è il nostro computer di bordo. È l’anima di questa astronave.- spiegò il comandante.

-E molto altro ancora.- disse una voce maschile incorporea dal tono conciliante e caldo –Lasciate che mi presenti di persona. Il mio nome è Hal come vi ha già accennato il nostro comandante e sono un computer della serie 9000 della Braun Boveri. Il mio compito è di sovrintendere a tutte le funzioni di questa corazzata. Come umile servitore dell’Impero sono onorato di avervi a bordo e di fare la conoscenza di tre cavalieri della Guardia Imperiale.-

I tre cavalieri contraccambiarono il saluto presentandosi uno ad uno poi Hal fece un annuncio. –Prima di iniziare la conferenza vi comunico che il salto spazio dimensionale è appena avvenuto.-

-Siamo già dall’altra parte?- chiese Sirio a cui era impossibile celare lo stupore.

–Certamente ! le ho detto che dal punto di vista fisiologico sarebbe stato come un normalissimo viaggio intergalattico.- rispose il comandante rimettendosi nuovamente in bocca la cannuccia della pipa.

-Ma dall’altra parte dove?- chiese Derisee accigliato. La voce calda di Hal gli diede la risposta. -In un universo parallelo al nostro, cavaliere.-

-Intendi una copia?- chiese Ram confuso.

-No è errato dire una copia.. La realtà è che sono sistemi ben distinti che hanno una vita e uno sviluppo propri. Anche se ci sono molti fattori in comune…- spiegò Hal -…ci sono altri che differiscono completamente. Per esempio i rumori di fondo dei due universi hanno frequenze diverse come le hanno le grandi stelle che compongono le figure celesti tanto care agli antichi e che oggi fanno la funzione di radio fari aiutandoci nella navigazione. Un altro esempio è il sistema solare dove si trova la nostra meta. Copre più o meno la stessa posizione nella galassia del nostro sistema solare ma ha un unico sole anziché due come il nostro. Come nel nostro universo un solo pianeta può ospitare la vita e come in questo sistema solare il nostro pianeta gira attorno ad un unico sole.-

Per essere compreso meglio, Hal fece comparire un ologramma a colori sopra il palcoscenico mostrando i due sistemi solari: uno con un sole a destra, l’altro con due soli a sinistra. In entrambi era evidenziato un piccolo pianeta di colore azzurro che occupava la terza orbita attorno ad un unico sole.

-Ecco! Questa è la nostra meta.- disse Hal marcando la Terra con una freccia rossa che inseguiva il pianeta nella sua rivoluzione attorno al sole. –Per nostra comodità questo pianeta è stato chiamato "Terra-bis".-

-Bah! Che banalità! Immaginavo un nome un po’ più esotico.- disse Ram che seguiva la spiegazione di Hal con le mani incrociate dietro la nuca.

-In fondo dopo un lungo viaggio per mare o nello spazio quando avvisti un punto di approdo dici:"Terra". Mica stai a pensare un nome di fantasia nooo? Ha un senso.- gli fece eco Derisee.

-Dateci un taglio e ascoltate!- li riprese Sirio. –Sempre polemici!- disse al capitano che rispose facendo spallucce.

Hal per maggior chiarezza ingrandì i due pianeti azzurri per una comparazione. L’ologramma ora mostrava solo le immagini virtuali dei due corpi celesti, dal diametro di un metro, girare su sé stessi. La voce di sottofondo, calda e incorporea come quello di uno speaker che parla dalla regia, esaltava le somiglianze dei due pianeti snocciolando dati soporiferi su peso, lunghezza della circonferenza equatoriale, gravità e molto altro ancora. Al ché il comandante sentì l’obbligo di frenare il loquace computer consigliandoli di passare a qualcosa di più pratico come gli usi e costumi dei nativi.

Hal non se lo fece ripetere due volte mostrando le proiezioni omolografiche di Mollweide dei due pianeti. Si poteva subito notare che i cinque continenti erano presenti in entrambi i pianeti comprese le grandi isole che si trovavano più o meno allo stesso posto. Solo alcune piccole isole non tornavano all’appello o erano di troppo su un pianeta o sull’altro. Lo stupore fu notevole tant’è che ad ogni spiegazione di Hal si accompagnava una esclamazione sommessa di stupore da parte dei cavalieri.

Diverse ore dopo Hal teneva ancora banco. -…visto che le scimmie che popolano la "Terra-bis" vivono in clan che hanno propri usi e costumi se volete comunicare dovete imparare almeno le lingue più diffuse sul pianeta.-

-E quante lingue dovremmo imparare?- chiese Sirio corrugando la fronte.

-Almeno quattro!- disse Hal. –Queste lingue sono state scelte in base al numero di persone che le parla e sono: il cinese, lo spagnolo, l’arabo e per ultimo l’inglese che in teoria dovrebbe essere una lingua universale ma non è poi così diffusa.-

-Però! Solo quattro?- chiese Ram sarcastico.

-Oooh, non vi preoccupate per questo. Le assimilerete attraverso il subconscio come quando si andava a scuola. Ve la caverete con un bella dormita.- aggiunse il comandante indicando Ram con la cannuccia della pipa.

-Per di più abbiamo messo a punto un test che automaticamente testerà il vostro grado di apprendimento tramite una serie di esercizi mnemonici completamente automatico. Quando vi sveglierete sarete perfettamente in grado di parlare le quattro lingue.- assicurò Hal.

-E vi saranno utili! Una delle nostre basi si trova proprio in una località dove si parla correntemente l’inglese e anche lo spagnolo.- intervenne nuovamente il comandante.

-Perché ne abbiamo più d’una?- domandò Sirio.

-Certamente! In principio si era pensato di aprirne una per ogni continente. Ma visto che i continenti a sud del pianeta sono i più miserabili dal punto di vista socio-economico si pensò di tenere aperte solo quelle al nord. Con un risparmio notevole di risorse e di personale.- rispose il comandante. Mentre il comandante parlava, Hal si affrettò a evidenziare le basi con punti luminosi sulla mappa del pianeta. Le tre basi erano situate rispettivamente nel nord America, nel nord Europa e in Cina. -…la base nel nord Europa è il nostro quartier generale sul pianeta. Per qualsiasi problema fate sempre ricorso a questa postazione. Comunque se per qualche motivo non potete arrivare laggiù sappiate che tutte le basi sono interconnesse tra loro tramite satelliti e supervisionate da un mio fratello della serie 9000.- concluse Hal la cui voce tradiva una punta di orgoglio.

-Bene! Qui abbiamo finito giusto Hal.- chiese il comandante. –Se volete seguirmi passiamo al lato pratico del giro turistico.-

-Chiamalo giro turistico!- disse Ram sottovoce a Derisee.

Il gruppetto si spostò in una sala attigua di dimensioni notevoli dove l’unico colore era il bianco candido. Nella sala c’erano una quantità di letti minimalisti di forma ergonomica ideali per un perfetto riposo. I letti erano in numero pari ai posti a sedere della sala riunioni disposti in maniera speculare uniti per le testate.

Venne incontro al gruppo una splendida donna dai capelli azzurri e dagli occhi cerulei. Il fisico alto ed elegante era messo in risalto dall’uniforme ospedaliera dello stesso colore neutro della stanza. Sulle spalle portava gli alamari da ufficiale. Vicino ad un tavolo di metallo, posto lungo a una parete, un’infermiera dai capelli rosa confetto, non meno attraente del suo superiore, stava armeggiando con flaconi e boccette.

-Vi presento la dottoressa Sharona Wai Hong la sua assistente l’infermiera Isis Darl Lane. Saranno loro ad assistervi nella vostra pennichella.- disse il comandante sorridendo. I tre cavalieri guardarono compiaciuti le due donne pensando a tutt’altre cose da fare su quei lettini anziché lo studio. I tre si presentarono.

-Lieta di conoscervi cavalieri!- rispose la dottoressa Wai Hong con sorriso smagliante e sguardo deciso da militare per nulla intimorita da quello che rappresentavano gli ospiti. Altrettanto sicura di sé nel dare il benvenuto fu l’infermiera che abbandonato il tavolo e falconi vari si accostò al gruppo.

-Bene! Vi lascio in mani capaci. Ormai la mia presenza è superflua. Quindi mentre voi farete sogni d’oro…perdoni il gioco di parole…- disse il comandante rivolto a Sirio che contraccambiò con un sorriso di circostanza -…io mi ritirerò a meditare nel mio ufficio.- concluse il comandante agitando la pipa in aria. Poi si allontanò rapido.

La dottoressa Wai Hong prese subito la parola. -Da quanto mi ha comunicato il nostro comandante andate un po’ di fretta quinti salterò i convenevoli e passerò subito ai fatti. Il procedimento che subirete è lo stesso che si usa in tutte le scuole. Tramite una serie di impulsi elettrici a multi-frequenza metteremo in collegamento il computer col sistema nervoso del vostro cervello per poi caricare tutti i dati richiesti come su un normale computer. Procedimento ormai stranoto e di uso comune, noo?- domandò la dottoressa con voce ferma tenendo le braccia incrociate dietro la schiena, le gambe leggermente divaricate, schiena dritta e petto in fuori.

I cavalieri annuirono borbottando qualcosa. –Tosta questa eeeh?- disse Ram sottovoce a Sirio. –Già! Parecchio.-

-Per avere il massimo rendimento nell’acquisizione dei dati il vostro subconscio dovrà trovarsi in piena fase rem. Per questo motivo vi verrà somministrato un sonnifero. È molto potente. Quindi vi consiglio di coricarvi subito se non volete rovinare a terra. Piomberete nella fase rem all’istante.- disse la dottoressa invitando il trio a sdraiarsi. – Nel frattempo vi faremo anche le vaccinazioni. Mi dicono che sono alquanto sporchi laggiù.-

I cavalieri presero posto su tre lettini affiancati. La dottoressa fece indossare a ciascuno dei caschi collegati tramite un filo a spirale ad un dispositivo elettronico posto sulla testata del letto. Intanto l’infermiera si presentava con un vassoio in acciaio inox lucidato a specchio su cui c’erano tre pillole gialline e tre bicchierini di carta con acqua.

Prima ancora di prendere la pillola Sirio si era già coricato assumendo la posizione del morto con le mani incrociate sull’addome. Derisee si lamentò delle dimensioni della pillola. Invece Ram attendeva ancora seduto col casco in testa e buttò giù in un colpo la pillola.

-Si sdrai cavaliere.- consigliò caldamente l’infermiera. –Che ne dici se dopo la scuola tu e io ci prendiamo una tazz…- Ram non ebbe il tempo di finire la frase che cadde all’indietro sul lettino con le braccia aperte.

–Te lo avevo detto cavaliere!- esclamo l’infermiera scuotendo la testa.

-Questo deve essere un gran marpione!- disse la dottoressa mentre guardava l’encefalogramma e altri dati vitali sui monitor sopra le testate dei letti. –Hal quando vuoi puoi iniziare.-

-Grazie dottoressa Wai Hong, procedo subito.-

-Così questi sono cavalieri.- chiese con noncuranza l’infermiera portandosi l’indice destro in bocca mordicchiando l’unghia. –Ricordati che siamo in servizio!- esclamò la dottoressa cercando di autoconvincersi.

***

Il cielo era terso di un azzurro Levi’s slavato con temperature in netto rialzo. In un boschetto vicino a Goro-Ho si verificò un bizzarro effetto ottico. L’aria sulla cima degli alberi tremolò come nelle torride giornate d’estate. Ma non era ancora così caldo. Durò giusto un attimo poi scomparve.

Come le ruote del piccolo vettore spaziale toccarono terra, si trasmise un leggero sussulto agli occupanti del veicolo. Dei cinquanta posti a sedere solo tre erano occupati, i primi. –Oooh, finalmente a terra, non ne posso più di stare rinchiuso dentro una scatola di latta in mezzo al nulla!- disse Ram slacciandosi rapidamente la cintura di sicurezze del sedile.

Anche Sirio alla fine era sofferente per quel lungo viaggio. Soprattutto perché smaniava dalla voglia di appurare i fatti ed ora che era così vicino contava anche i secondi per scendere da quell’affare.- Non invidio proprio la carriera nell’aeronautica spaziale! C’è da andare nei matti a passare la vita dentro un astronave da guerra o di linea che sia.- disse il dragone nero stirandosi.

-Ora che siamo atterrati…dov’è che siamo?- chiese Derisee con aria interrogativa. Per una migliore resistenza meccanica il vettore era totalmente privo di oblò. Anche i finestrini della cabina di pilotaggio mancavano. Erano sostituiti da un gigantesco schermo semicurvo posto davanti al cockpit che permetteva ai piloti di poter navigare.

L’equipaggio del vettore contava solo di due piloti: il comandante, una giovane ufficiale, e il suo vice, un ragazzo. Avevano accompagnato i cavalieri fino in Cina dalla lontana Europa. Per loro era un normale viaggio di routine. La risposta alla domanda di Derisee venne direttamente dal comandante. –Siamo in Cina nel pressi della località denominata Goro-ho nella provincia dello Qinghai.- rispose il comandante, mentre usciva dalla porta sulla parete che separava la zona riservata all’equipaggio con la cabina di pilotaggio, la cucina e la dispensa dalla zona passeggeri, udendo la domanda del cavaliere. –Siamo atterrati in un piccolo spiazzo all’interno di un bosco. La zona è poco frequentata perché i nativi dicono che questo e un luogo maledetto….ci sono gli spiriti!- concluse sghignazzando.

Il suo vice scuotendo la testa gli fece eco. –Stupide scimmie!-

-Fantastico! Queste superstizioni giocano a nostro favore.- disse Derisee sollevato. –Possiamo aprire il portello e respirare un po’ di aria vera finalmente.-

-Beh non proprio cavaliere. Durante la sosta teniamo accesa la modalità mimetica. Se teniamo aperto il portello, chi è fuori vedrà una porta e l’interno di una stanza sospesa a mezz’aria! E non è il caso.-

-Beh! Visto che per gli indigeni ci sono gli spiriti una porta fluttuante nell’aria non è un problema.- rispose Derisee sollevando le spalle.

-Già!- esclamo Ram sbattendo le mani per poi sfregarsele. –Credo che sia giunto il momento di prepararci prima di scendere e passare all’azione, non credi?-

-Hai proprio ragione! Bando alle ciance.-

-Tranquilli e rilassati. Voi due non andrete da nessuna parte. Almeno per ora.- la voce di Sirio, proveniente alle spalle dei due cavalieri, li obbligò a girarsi verso il fondo del vettore. Sirio stava risalendo il corridoio centrale tra le due file di sedili, aggiustandosi uno zaino sulle spalle.

Mentre i due cavalieri d’argento chiacchieravano con l’equipaggio, Sirio era scattato in bagno, posto in fondo al vettore, per cambiarsi d’abito. Nella base del nord Europa si era fatto dare dei vestiti terrestri più consoni all’occasione cercando così di non dare troppo nell’occhio quando sarebbe andato alla ricerca della sorella. Non attirare troppo l’attenzione era una raccomandazione fatta più volte ai cavalieri da vari ufficiali della base sia all’arrivo che alla loro partenza. Proprio con l’idea di non avere contatti con gli indigeni se non minimi e per necessità, a Sirio fu fornito uno zaino con generi di prima necessità: cibo, suppellettili varie, una carta stradale militare molto dettagliata con indicati anche i sentieri.

Sirio si parò di fronte ai sui cavalieri nel suo nuovo look terrestre, che poi non era così diverso dal loro, camicia di cotone di colore nero, pantaloni beige chiaro con ampie tasche sulle cosce e un paio di scarponi da trekking.

-Come, noi non veniamo?- chiesero quasi in coro i due cavalieri d’argento.

-Per il momento no! In ricognizione andrò solo io.-

-Ma noi credevamo di seguirla subito per aiutarla nelle ricerche! Altrimenti perché ci ha fatto venire.- disse Derisee accigliato.

-Regola n°1: "quando si va in avanscoperta in un territorio sconosciuto mai porre limiti alla potenza di fuoco"!- disse Sirio solenne puntando l’indice destro verso l’alto. I due piloti annuendo in disparte, con le braccia conserte sul petto, ascoltavano attenti le perle di saggezza che sparava il dragone nero –Se fosse per me, avrei portato un’intera divisione corazzata oltre a voi. Ma sarebbe stato un problema farla passare inosservata. Per quanto riguarda le ricerche so già dove andare a parare. Alla base mi hanno fornito una carta stradale dove è indicato il luogo dove vivrebbe la mia presunta sorella.- Sirio aprì la carta, un foglio dalle dimensioni di un A1 allungato, per mostrare il percorso ai suoi ragazzi.

-Toh! Che spreco! Stampare una carta stradale su un foglio di carta. Non potevano fornire un supporto elettronico?- disse Ram stupito mentre testava la consistenza della carta con i polpastrelli della mano destra. La carta a casa loro veniva usata solo per stampare importanti testi e libri di un certo pregio. Per tutto il resto come riviste, documenti e quant’altro si utilizzavano supporti elettronici ricaricabili e riciclabili.

-E’ roba locale.- disse Sirio quasi con schifo. –Come ci è già stato detto i nativi sono alquanto primitivi.- concluse con un ulteriore smorfia di disprezzo. –Comunque se avrò bisogno del vostro aiuto mi metterò in contatto con voi attraverso il cosmo. Quindi state in campana!- disse Sirio mentre cercava di richiudere la carta stradale nella sua forma originale.

Partirono alcune imprecazioni durante la fase di piegatura mentre Derisee e Ram tentarono di aiutare con consigli banali il loro capo che si stava letteralmente incartando col foglio di carta ribelle.

-Quanti cavalieri ci vogliono per piegare un pezzo di carta?- chiese sarcastica il comandante al suo vice. –Almeno trè!- rispose sottovoce. –E quanti cavalieri ci vogliono per avvitare una lampadina?- il vice ribatté. –Ssst! Fa silenzio che poi ci sentono! Permalosi come sono…-

Vinta la carta stradale e riportata quasi alla sua forma originale, era inspiegabilmente più spessa, l’equipaggio e i cavalieri scesero finalmente dal vettore. Era una splendida mattinata di primavera, gli alberi erano in fiore e dal boschetto macchie colorate stavano facendo capolino, ma dal gruppetto si levarono i primi mugugni di insoddisfazione.

-Ma è mattina, vero?- chiese Ram straniato. Il vice di rimbalzo confermò.

-Ma hanno spento le luci?- esclamo Derisee guardandosi attorno.

-Si in effetti c’è una strana atmosfera.- constatò Sirio pensoso fregandosi il mento.

-Siii capisco le vostre sensazioni.- disse il comandante superando il gruppo e piazzandosi di fronte a loro. –E’ per via del sole! In questo sistema solare ce n’è solo uno, perciò risulta dimezzata l’illuminazione del pianeta e come risultato i colori sono meno brillanti, più freddi più tristi che sul nostro.-

-Bello schifo!- esclamò Derisee con stampato sul viso una smorfia di disgusto immobile a guardare il panorama con le mani sui fianchi. –Già, già.- gli fece eco Ram annuendo col capo. -Oooh! È solo questione di tempo e ci farete l’occhio.- commentò il comandante.

-Non avremmo il tempo di abituarci a niente!- disse Sirio lapidario mentre il vice gli indicava il sentiero da percorrere attraverso il bosco per raggiungere la strada statale evidenziata sulla carta stradale. –E’ mia intenzione concludere al più presto questo assurdo viaggio, a partire da ora!- Sirio fece per andarsene quando fu richiamato dal comandante che gli lanciò un oggetto. Il dragone nero prese al volo l’oggetto per poi guardarlo nella sua mano. Era un piccolo telefono cellulare satellitare che faceva da GPS e poteva anche comunicare oltre che con il vettore anche con le varie basi tramite segnale criptato. Conteneva pure nella memoria diverse carte del territorio nel caso quella cartacea andasse perduta. Sirio ringraziò infilando il cellulare in una tasca e scappò via.

-Quindi dovremmo restare segregati lì dentro?- chiese scandalizzato Ram alzando il tono della voce girandosi verso il vettore. Il vettore con la modalità mimetica risultava praticamente invisibile anche da così vicino, eccetto per il portello aperto che dava veramente l’impressione di uno squarcio regolare nel presente. –Ma è un incubo!- esclamò Ram

-Nooo, non è poi così tragica come la dipinge cavaliere.- rassicurò il vice comandante. –Il vettore ha tutti i comfort, la dispensa è piena e in più abbiamo una videoteca monumentale con anche i vecchi film in bidimensione. Potremmo stare chiusi là dentro per un mese e non vedere mai lo stesso film per due volte di seguito.- concluse il vice soddisfatto.

I due cavalieri lo ascoltavano impietriti. –Io dopo un giorno faccio una strage!- disse Derisee in tralice e sottovoce a Ram. –Già, già…- rispose l’altro annuendo.

Dopo che il gruppetto fu salito a bordo, la scaletta metallica rammollì all’istante, collassando su sé stessa e divenendo una massa semisolida che velocemente andava ad ostruire il buco del portello facendolo sparire come per magia. Ora l’unica cosa che si vedeva era lo spiazzo verde circondato dal bosco e nient’altro.

***

Alcune ore dopo i quattro occupanti del vettore stavano conversando amabilmente. I due cavalieri, per sicurezza ed essere pronti ad ogni evenienza, avevano indossato le loro argentee armature. Dopo aver esaurito i soliti discorsi futili da farsi per rompere il ghiaccio i due cavalieri iniziarono con domande sempre più mirate sul pianeta, sulla gente che vi abitava e soprattutto sui segreti della località su cui erano atterrati. Non lo facevano con malizia ma più che altro per curiosità accentuata dalla situazione di stallo in cui si trovavano.

-Quindi venite spesso da queste parti?- chiese Ram incuriosito.

-Spesso no. Diciamo che ci sono dei viaggi periodici dove portiamo delle persone a fare dei controlli…cose del genere.- disse il comandante facendo spallucce.

-Controlli? Che tipo di controlli?-

-Ma precisamente non ne sappiamo molto. Quelli che vanno in missione, al ritorno ci dicono che hanno scattato delle foto, niente di più!- aggiunse il vice aprendo una scatola di cracker Ritz.

-E voi ci credete?- chiese sospettoso Ram.

-E perché non dovremmo? In fondo, la macchina fotografica è l’unica cosa che si portano dietro oltre lo zaino. E non sono certo cavalieri come voi. Anzi voi siete i primi che incontriamo da queste parti.-

-I primi in assoluto!- aggiunse il comandante col vice affianco che annuiva.

-Spero che non vogliate l’autografo.- domandò infastidito Derisee.

–Magari! Se è possibile anche una foto. Mio nipote ne sarebbe entusiasta.- chiese raggiante il comandante tutta sorridente.

–Mi spiace non è possibile! Sà, siamo in missione segreta. Se si sapesse in giro saremmo costretti ad ucciderlo.- rispose Derisee prendendosi gioco dei due piloti e concludendo con un ghigno maligno. Ram gli lanciò un occhiata di rimprovero in tralice, mentre i due piloti si irrigidirono nelle loro posizioni strabuzzando gli occhi.

-Non badategli, stava scherzando.- li confortò Ram ma i due piloti non sembrarono molto convinti. –Allora chi sarebbero queste persone che portate a spasso?- chiese Ram tornando all’interrogatorio. –Mah! Agenti dei servizi segreti: esercito, aeronautica; insomma un po’ di tutto.- spiegò il comandante.

-Le foto le avete mai viste?

-Nooo.-

-E non avete mai chiesto informazioni su questi viaggi?-

-Nooo.-

-Ma neanche ai vostri colleghi?-

-Chi fa gli affari sua, torna sano a casa sua!- interruppe il vice, mentre il comandante annuiva col capo a quella perla di saggezza. –Perché dovremmo complicarci la vita? Ci pagano strabenissimo, e abbiamo un’infinità di indennità, pure quella per "Operazioni in zone ad alto rischio"!- concluse il vice col comandante che continuava ad annuire sorridente. –Ma volete sapere la cosa più esilarante?- chiese il vice sporgendosi in avanti. –Il bello è che qua non succede mai niente! Si porta in giro ogni tanto qualche pezzo grosso dopo di ché si fa festa per tutto il giorno!- concluse il vice soddisfatto. –Una vera pacchia! E ben pagata oltretutto.- aggiunse il comandante sorridente.

I due cavalieri si guardarono in faccia avviliti per la scarsità di ideali dei due piloti. –Abbiamo appena conosciuto le due colonne portati dell’impero!- esclamò sottovoce Derisee all’orecchio del compagno. –Già!- esclamò con amarezza Ram.

-A proposito, desiderate qualcosa da sgranocchiare? - chiese affabilmente il vice comandante porgendo la scatola di cracker Ritz ai cavalieri –Li fanno i locali ma non sono proprio una ciofeca! Comunque qui c’è di tutto, anche le mandorle tostate e caramellate!- Derisee sorridendo declinò l’offerta agitando anche l’indice destro. Ram si limitò a fare un gesto di diniego con la testa.

-Per caso desiderate qualcosa da bere?- chiese invece il comandante facendo capolino dalla porta, che nel frattempo si era trasferita nella piccola cucina vicino alla cabina di pilotaggio.

-No, grazie!- esclamò Derisee aggrottando la fronte e marcando bene le parole.

-Beh! Magari…un’altra di quelle bibite terrestri nella lattina rossa?- chiese Ram fregandosene dello sguardo di rimprovero con cui lo squadrava Derisee.

-Ooooh intende la Coca Cola, gliene prendo subito una!- disse il comandante facendo un sorriso ammiccante al cavaliere sparendo poi dietro la porta. Pochi istanti dopo si udì l’apertura a ventosa dell’anta del frigorifero a pozzo che c’era nella piccola cucina seguito dal rumore sordo del contatto di lattine prodotto dal loro spostamento. –Dannazione NO!- disse il comandante facendo seguire un’imprecazione. Il vice allarmato scattò in piedi mantenendo pero la mano destra ben conficcata dentro la scatola dei Ritz.

–Comandante cos’è successo?-

-E’ finita la Coca Cola!-

-NOOO!- esclamò il vice stringendo a sé la scatola dei Ritz per la tragica sorpresa. –E…e cosa c’è rimasto?- chiese ansioso il vice.

-Seven Up!- rispose laconica il comandante facendo nuovamente capolino dalla porta mostrando con la mano destra una lattina di Seven Up. Il vice non disse una parola e si limitò a una smorfia di disgusto. I due cavalieri invece si guardarono in faccia concordando con un’occhiata che avevano a che fare con due deficienti integrali.

-Beh! Se proprio non se ne può fare ameno è possibile andare a prenderla? In fondo è una bibita terrestre la si troverà in giro da queste parti, no?- esclamò Ram alzandosi in piedi e avvicinandosi al comandante.

-Oooh, sì certo che c’è, eccome! E…l’andrebbe a prendere lei cavaliere?- chiese il comandante ammiccando con gli occhi.

-Eccome nooo? Proteggere e servire è il nostro motto!- rispose Ram indicando con l’indice le scritte attorno allo stemma imperiale inciso sul colletto d’argento che gli cingeva il collo. Da gran gigione che era Ram tenne un atteggiamento spavaldo e virile parlando al comandante appoggiato con la spalla sinistra alla parete e con le mani penzolanti dal cinturone per i pollici.

-Questo è da escludersi!- esclamò Derisee accigliato -…Ci è stato proibito di scendere dal vettore e di avere contatti con i nativi, e soprattutto di non attirare troppo l’attenzione!-

-Nnaaa! Non ci è stato proibito proprio niente solo di non seguire il capo e di non dare troppo nell’occhio, nient’altro!- rispose Ram spavaldo senza neanche girarsi verso il compagno. –Il mio collega può sembrare un vecchio orso petulante ma è simpatico, in fondo! E poi io mica faccio chissà cosa! Becco la scimmia, gli do il becchime…- disse Ram mentre mimava il gesto di pagare. -…e mi porto a casa le bibite. Roba da ragazzi!-

-Non siamo qui per fare la spesa!- sbottò Derisee. –Se vuoi andare vai! Ma se combini qualche casino io me ne lavo le mani. E te la vedi tu con il duca, chiaro!- concluse Derisee sedendosi imbronciato con le mani incrociate sul petto.

-Calmo, sta’ calmo! Sono scimmie cosa vuoi che succeda? Al massimo gli darò un calcio nel sedere se fanno dei problemi!- disse Ram cercando di tranquillizzare l’amico -Allora c’è un posto nelle vicinanze dove si può comprare sta roba?- chiese al comandante.

Il comandante e il suo vice spiegarono al cavaliere che dall’altra parte del bosco al di là della strada c’era una piccola stazione di servizio con uno sgangherato negozio dove avrebbe trovato la bibita tanto agognata. Mentre il portello si apriva deformandosi fino a prendere la forma della scaletta il vice raccomandò al cavaliere di essere prudente. Ram da canto suo rispose spavaldo: -"Prudenza" è il mio secondo nome!-

Derisee fece un verso di disgusto accompagnandolo con un gesto della mano. –Poi così ho modo di parlare la lingua Inglese che ho imparato venendo qua!- detto questo Ram balzò giù dal vettore molto teatralmente senza usare la scaletta e a balzelloni spari dentro al bosco.

-Ha detto "inglese"?- chiese perplesso il vice comandante. –Qui non parlano l’inglese. Se mai parlano il cinese se non addirittura dei dialetti.-

-Non capirà un accidente!- constatò avvilita il comandante.

-Ecco! Non ha capito un tubo!- esclamò Derisee sbuffando e scuotendo la testa.

 

1) Ascensore spaziale, conosciuto anche come ponte spaziale o scala per le stelle, è il progetto, per adesso (2006) ipotetico, di un dispositivo simile ad un ascensore che servirebbe però a portare carichi in orbita. L'ascensore spaziale è quindi lunghissimo, decine di migliaia di chilometri e, a differenza degli ascensori ordinari, il cavo portante è immobile e la cabina si muove su di esso. Un ascensore spaziale sulla Terra permetterebbe di inviare materiale ed astronauti nello spazio ad un costo pari ad una frazione del costo odierno. L’idea di questo progetto fantascientifico non è mia ma trova radici nella fantasia di un scienziato russo sul finire del 1800. Questa idea poi fu ripresa dagli americani che verificarono la fattibilità della struttura negli anni ’60 (in piena corsa allo spazio). Risultato fu che il grosso ostacolo era il cavo, che non solo peserebbe troppo ma non sarebbe sufficientemente resistente alle sollecitazioni meccaniche. Oggi con l’avvento delle nano tecnologie e con l’idea di poter realizzare cavi composti da nano tubi di carbonio (molto più resistenti dei quelli in acciaio) la realizzazione di un cavo per l’ascensore spaziale sembrerebbe più fattibile. Comunque risolti questi "piccoli" problemi squisitamente ingegneristici ci sarebbero sempre quelli di carattere politico-militare da risolvere!