CAPITOLO 3

DA NOI...A CASA...

OTTO GIORNI FA’...

PARTE SECONDA

Era quasi mezzanotte e nella sala del centro elaborazione dati del Palazzo Imperiale le luci erano ancora accese. La sala non era altro che un gigantesco stanzone largo una trentina di metri e così lungo da far sembrare il soffitto più basso di quello che era in realtà. Lo stanzone era adibito ad ufficio costruito sul concetto dell’open space, ovvero una distesa sterminata di scrivanie separate, a gruppi, da pareti attrezzate di un colore pastello chiaro giusto per delimitare le varie aree di competenza.

La sala elaborazione dati faceva parte di un complesso ancora più vasto ricavato nelle viscere del palazzo. Di esso facevano parte laboratori di varia natura e il sofisticato archivio informatico che era andato a sostituire quello cartaceo ancora custodito, con maniacale efficienza, all’interno del complesso.

Allo scopo di preservare gli imponenti archivi, la struttura del complesso sotterraneo era stata ideata per resistere sia alle sollecitazioni meccaniche prodotte da un esplosione nucleare sia da campi elettromagnetici di forte intensità ma, anche da attacchi di natura non proprio convenzionale come quelli gestiti dalla Guardia Imperiale; cioè quelli di natura ultraterrena che un normale esercito difficilmente ne sarebbe uscito vincente.

Mancavano solo una ventina di minuti a mezzanotte e il dragone azzurro Aton Wai Chain Cavaliere di Bronzo della Guardia Imperiale era ancora lì a brigare su e giù per l’ufficio deserto. Nei periodi di pace la vita a Palazzo non era affatto noiosa, anzi. I cavalieri si alzavano di buon ora per gli allenamenti. Poi dopo il rancio e una breve siesta si iniziava ‘finalmente’ a lavorare. Molti lavori erano si svolti da civili ma anche i cavalieri avevano il loro bel daffare.

Aton aveva finito il suo lavoro al centro elaborazioni dati e in mente aveva solo due cose: una doccia e il letto. Mise in ordine velocemente la sua scrivania impilando sommariamente i pochi documenti cartacei su un lato. Altri oggetti finirono in un cassetto con un colpo di mano. Osservando i tre schermi ultra piatti di notevoli dimensioni posti davanti alla sua scrivania li spense con la forza del pensiero immaginando di premere un interruttore virtuale che il computer gli materializzava nella mente. Spenti i monitor, si tolse finalmente quel futuristico diadema, necessario al computer per captare l’attività celebrale e trasformarla in comandi e azioni, e lo ripose con cura sul computer stesso: una scatola argentea con uno scasso della dimensione giusta a contenere il diadema.

Aton espirò profondamente rilassandosi. –E anche per ‘sta sera abbiamo finito!-

Con l’intento di andarsene, si girò velocemente su sé stesso bloccandosi all’istante nella stessa posizione con tale rapidità che il mantello gli si avvolse attorno come un sudario. Aton era uno dei pochi ad avere il suo posto di lavoro racchiuso all’interno di una stanzetta formata solo da pannelli che sorreggevano scansie e i tre mega-schermi. La figura che gli ostruiva l’unica via di uscita da quella scatola gigante senza coperchio lo aveva colto di sorpresa.

-Complimenti per i riflessi! Se solo avessi voluto ti avrei ucciso senza che tu te ne accorgessi. Un comportamento deludente per un cavaliere della guardia imperiale.-

-Duca di Ypsilanti, po…posso fare qualcosa per lei?- chiese Aton attonito, con gli occhi sbarrati e la voce incerta.

-Ma certo! È per questo che non ti ho ucciso.- disse Sirio con un sorriso sinistro a trentadue denti e le iridi di un grigio perla inquietante. Aton, ancora teso per l’irruzione a sorpresa, rispose con un sorriso tirato sufficiente a far capire di aver apprezzato la sinistra battuta.

Sirio tirò fuori dalla sua borsa di cuoio e oro, che teneva davanti al gonnellino, un gingillo delle dimensioni di un piccolo accendino porgendolo al cavaliere di bronzo. –Su questo supporto è memorizzata un’immagine digitale.-

-Una foto?- aggiunse Aton prendendo in mano il piccolo dispositivo elettronico.

-Esatto, una foto! Voglio uno studio completo su quest’immagine, del tipo: se è una foto vera oppure una ricostruzione al computer. Se l’immagine risulterà una foto digitale vera voglio uno studio antropologico della persona che è ritratta e uno studio ambientale della zona attorno alla persona, chiaro!-

-Beh! Se è un drago lo si riconosce anche ad occhio no?- Aton dopo quella risposta si morse le labbra vedendo il cavaliere d'oro aggrottare le ciglia e farsi scuro in volto. –Mi scusi. Domattina sarà la prima cosa che farò e…-

-Domattina voglio il rapporto! Non mi dirai che ‘sta notte hai qualcosa da fare?- chiese bruscamente Sirio.

-Beh, ecco io…-

-COME?-

-No, signore! Non ho niente da fare questa notte.- rispose Aton scuotendo lentamente la testa.

-Bene! Il rapporto devi consegnarlo a me e a nessun altro, CHIARO?! Poi…poi cancella l’immagine.-

-Sì, signore!-

Aton si girò giusto un attimo verso la sua scrivania per depositarvi il gingillo elettronico, che il cavaliere d’oro era sparito, volatilizzato. Il cavaliere di bronzo uscì dal suo ufficio e si guardò attorno con fare interrogativo guardando qua e là al disopra della distesa di scrivanie, poi si buttò dietro le spalle i lembi del mantello e ritornò mesto dentro alla sua scatola. Pochi istanti dopo una luce bianca e fredda straripò dalle pareti dell’ufficio: i tre monitor erano accesi.

***

L’indomani Sirio si fece servire la colazione in camera. Non era cosa inusuale. Un piccolo vizio di casa sua con l’unica differenza che al palazzo Ducale di Ypsilanti la colazione gli veniva servita direttamente a letto dal maggiordomo in livrea.

La colazione in camera era una scusa per restare da solo senza destare sospetti. Aveva bisogno di riflettere specie dopo aver ricevuto il rapporto da Aton. La foto si era rivelata vera. L’appartenenza della ragazza al clan dei dragoni neri era indiscussa. Le uniche note stonate era che la ragazza del l’età presunta di diciott’anni era un pò gracile. Una ragazza di quell’età avrebbe dovuto essere molto più alta e robusta. L’altra, era che non fosse stato possibile fare uno studio ambientale apprezzabile. I dati a disposizione erano pochi. L’unica cosa rilevante che si poteva dedurre era che il pianeta dove viveva la ragazza apparteneva a un sistema solare con un unico sole e questo escludeva il loro sistema solare.

Un altro punto importante a cui doveva pensare era come liberasi dei sui impegni di cavaliere senza destare sospetti soprattutto quelli dell’Imperatore. Almeno per qualche giorno. Da tutti quegli indizi e soprattutto dal suo sesto senso che, come una vocina dal profondo del suo animo, gli diceva di perseverare su quella strada, dedusse che oltre il fumo ci doveva essere anche l’arrosto e chissà cos’altro.

Sirio consumò la colazione nel terrazzo del suo appartamento in rigoroso silenzio e lentamente, rimuginando per tutto il tempo, tenendo sul tavolo la foto di quella ragazza dagli occhi di un blu profondo che gli ricordavano quelli di sua madre e di sua sorella scomparsa.

Dopo colazione, Sirio cerco di mettere in atto il suo piano per togliersi dai piedi la Guardia Imperiale. Sugli spalti della terza cerchia di mura, quella più interna, Kaela Kamea Huges Cavaliere d’oro del diciassettesimo presidio chiacchierava amabilmente con Launius proprio sopra alla porta che era di sua competenza proteggere.

Kaela era una bellissima rappresentante del clan dei Dragoni Marroni. Portava i capelli color testa di moro corti e mossi che facevano da cornice a un viso abbronzato abbellito da due occhi leggermente a mandorla le cui iridi sembravano due gocce di ambra scura.

Sirio si avvicinò mesto ai cavalieri facendo precedere il saluto da un cenno della mano destra. –Buongiorno ragazzi.-

Kaela fu la prima a contraccambiare il saluto accompagnato da un grande sorriso contornato dalle labbra rosso ciliegia. –Ciao Sirio!- Subito Launius gli fece eco contraccambiando a sua volta.

-Disturbo?-

-Ma no, affatto! Stavamo facendo il punto della situazione sul corpo d’armata, ecco…- rispose immediatamente Launius facendo spallucce e accompagnando il saluto da un sorriso che rivelava un certo imbarazzo. Kaela sollevò le ciglia perplessa.

-Va tutto bene cavaliere?…- chiese Kaela vedendo l’espressione afflitta di Sirio - …hai fatto colazione in camera?-

-Sìii…non mi andava di dover sentire i commenti sulla riunione di ieri. Perché, mi sono perso qualcosa?-

-Ma figurati!…- rispose Launius muovendo verso l’alto il braccio destro per minimizzare la situazione -…le solite chiacchiere. Ovviamente le gemelline "pus" hanno tenuto banco.-

Launius quando faceva riferimento alle due gemelle Eleusippus e Meleusippus in senso denigratorio amava farlo affibbiandole quel disgustoso soprannome che del resto loro non facevano nulla per non meritarselo.

-Immagino, immagino…- disse Sirio sconsolato. -E scommetto che Shira gli dava man forte, Uhmm?-

-No! Tu non ci crederai ma ha sostenuto le tue ragioni… al cinquanta per cento a dire il vero, ma le ha sostenute.- rispose Kaela.

-Ma dai! Questo si che è un avvenimento sensazionale. Sono avvenimenti che si contano sulle dita di una mano…- disse Sirio ironico agitando le dita della mano destra. –Mi sento quasi onorato!-

-Oooh! Sai che onore.- aggiunse Launius roteando la mano destra più volte.

-Launius!…- lo riprese Kaela e aggiunse -… possiamo far qualcosa per tè?- vedendo il viso contrito e abbattuto del dragone nero.

Sirio abbassò lo sguardo portandosi la mano sinistra alla fronte, nascosta dal ciuffo nero, ed espirò profondamente. –Beh! In effetti sono venuto per chiedervi un favore…- fece una breve pausa per enfatizzare il momento -…ecco fra pochi giorni ci sono le investiture per i nuovi cavalieri di bronzo, in più ci sono gli allenamenti da seguire e sinceramente…in questo momento… non me la sento proprio di portare avanti tutto il programma. Vorrei prendermi qualche giorno di riposo per meditare e pensare un po’ a me… ecco tutto.- espirò nuovamente.

-Ma dai campione! Su col morale.- gli rispose Launius, dandogli una pacca sul coprispalla destro con tale veemenza da farlo sussultare. -Ehi campione, guarda che anche se non ci sei qua la baracca va avanti lo stesso…- aggiunse Launius girando l’indice destro sopra la sua testa. -…forza e coraggio! Penseremo a tutto noi.- concluse Launius rivolgendo lo sguardo in cerca di sostegno verso Kaela che stava ascoltando con attenzione tenendo le braccia conserte sotto il pettorale, che celava a fatica le sue misure da pin-up. –Non ti preoccupare Sirio. Come ti ha appena detto Launius qui penseremo a tutto noi. Tu prenditi il tuo periodo di riflessione e ritrova il tuo equilibrio, al resto penseremo noi…- disse Kaela con voce calda e rassicurante poggiandogli dolcemente una mano sul coprispalla sinistro -…così finalmente quando sarà il momento di accaparrassi i nuovi cavalieri ci sarà meno concorrenza e a te lasceremo solo i brocchi.-

Il trio scoppiò a ridere di gusto. Poi Sirio abbraccio con vigore i due cavalieri d’oro ringraziandoli nuovamente.

-Andrai a far visita al tuo maestro?- chiese curioso Launius.

-Se voglio sentire le paternali di una vecchia cornacchia resto qui a palazzo, noo?- gli rispose acido il dragone nero. Poi ritrovando un tono più conciliante si rivolse nuovamente a Launius che era rimasto un po’ perplesso dal tono della risposta. –No, no. Andrò in cerca di quella cosa che i filosofi chiamano "beata solitudine"…Comunque nel frattempo caro Launius, cerca di non perdere d’occhio il "corpo d’armata", ok?? – concluse Sirio dando a Launius una serie di pacche sulle spalle e rivolgendogli un’occhiata lasciva alla Groucho Marx. Kaela rimase un po’ interdetta.

Sirio, prima di congedarsi, ringraziò nuovamente i presenti rimarcando che avrebbero dovuto tenere la bocca chiusa con chiunque specie con l’imperatore. Per sua fortuna l’Imperatore raramente seguiva gli allenamenti dei cavalieri e i cavalieri di rango inferiore, se gli cambiava il comandante, non avrebbero fatto domande: non gli era permesso. Invece, per gli altri cavalieri d’oro il Duca di Ypsilanti poteva essere andato a svolgere una missione. Tutto questo gli avrebbe dato un autonomia di qualche giorno senza destare alcun sospetto.

L’unico neo che Sirio vedeva, era il trattamento che aveva riservato a Kaela e Launius che non se lo meritavano; e moralmente era una schifezza. Certo avrebbe potuto chiedere aiuto a Nausicaa, ad Arkadi o a Judò e glielo avrebbero sicuramente concesso, ma quante domande? Domande a cui Sirio non voleva rispondere anche perché le risposte, per ora, erano solo congetture.

Ciò non voleva dire che Kaela e Launius erano più superficiali degli altri o così deboli da poter essere facilmente manipolati. Il fatto era che loro erano degli amici sinceri. Quando Sirio si presentò a loro con quella deplorevole recita gli concessero tutto l’aiuto che potevano offrirgli in assoluta buona fede e senza fare domande come si fa tra amici senza pensare che dietro potevano celarsi secondi fini. Questo Sirio lo sapeva e se ne approfittò.

Sirio rimuginò su quanto aveva fatto, ma passarono pochi minuti che sul suo viso comparve un sorriso soddisfatto e la mascella si irrigidì in un’espressione inconfondibile di ferma determinazione.

***

Dalle finestre del ristorante del Kamehameha Club si poteva vedere anche l’oceano che si congiungeva col cielo, di un azzurro intenso, all’orizzonte. Il ristorante risiedeva all’ultimo piano di uno dei grattacieli più alti di Metropolis. Grazie al pavimento galleggiante che ruotava lentamente, si poteva vedere il panorama della sconfinata capitale dell’Impero Celeste a 360° restando comodamente seduti al proprio tavolo.

Sirio era già lì da un po’. Si era fatto dare un tavolo appartato nascosto da un a serie di séparé. Con le spalle rivolte al centro della sala, guardava il panorama sgranocchiando grissini in attesa del suo ospite.

A l’una meno dieci il numero uno della società facente capo alla famiglia del Duca di Ypsilanti fece capolino da dietro i séparé accompagnato da un cameriere in livrea. Portava con sé una valigetta nera rigida di quelle con l’apertura a scatto.

-Ciao Sirio, eccomi qua!- disse laconico il vecchio Nak Terr. Sirio rispose al saluto andandogli in contro e abbracciandolo calorosamente. L’ingresso discreto del vecchio dragone bianco rispecchiava il tipico modo di essere del suo clan: freddo e distaccato. Malgrado tutto tra i due c’era un sincero affetto.

Teo Nak Terr era un dragone allampanato di mezza età in discreta forma fisica per un drago di centotto anni. Certo le spalle larghe da canottiere, qual era stato da giovane, gli erano rimaste; ma il confronto col fisico scultoreo e muscoloso da cavaliere di Sirio lo faceva sembrare più lungo e smilzo di quel che era. La sua famiglia aveva sempre lavorato per i Duchi di Ypsilanti. Così dopo aver concluso brillantemente gli studi in economia e commercio il giovane Nak Terr venne subito arruolato nella società dei Duchi di Ypsilanti.

Non passò molto tempo che le doti manageriali del giovane Teo vennero a galla portandolo così alla dirigenza di una delle più grandi industrie dell’Impero. E fu sempre lui a portare il giovane duca al battesimo del fuoco, affidandogli una serie di delicati incarichi che Sirio portò a termine brillantemente con somma soddisfazione del consiglio di amministrazione; visto che in futuro sarebbe stato lui a dirigere la società.

I due si accomodarono al tavolo. Il cameriere si congedò non prima di avere consegnato i menù ai clienti.

-Come stai? Fatto buon viaggio?-

-Sì, tranquillo. Per il resto non c’è male. La società non è mai stata così fiorente gli affari vanno a gonfie vele. Io invece mi sento uno straccio. È la vecchiaia!-

-Per essere come te alla tua età firmo subito, sempre se ci arrivo! Sai faccio un lavoro un po’ logorante.- gli rispose Sirio con un sorriso beffardo. Il vecchio si accigliò non celando la propria preoccupazione per il futuro del suo pupillo.

–Beh! Cambiando discorso, hai portato la cifra tonda?- chiese Sirio con una punta di apprensione.

-Ovviamente!!- rispose secco il vecchio come se si fosse offeso per aver messo in dubbio le sue capacità. Tirò fuori dalla valigetta un sacchetto di velluto blu scuro di modeste dimensioni. Con aria furtiva lo posò sul tavolo e lo sospinse dall’altro lato dove era seduto Sirio.

-Tutto qui?- chiese Sirio perplesso.

-Umf! E cosa ti credevi? Sono diamanti mica lingotti.-

-Oh beh!..- Sirio prese il sacchetto e con disinvoltura lo fece cadere dentro la borsa di cuoio e oro che portava legata alla cintola. Nak Terr guardò perplesso.- Immagino che siano al sicuro come in cassaforte, vero?-

-Molto di più che in cassaforte! A proposito hai avuto problemi a reperire la scorta?-

-No affatto! Se me ne avessero creati li avrei licenziati tutti!- Sirio a quelle parole fece un sorriso draculiano.

-A questo punto credo che mi devi delle spiegazioni…esaurienti spiegazioni , uhmmm?-

-Ti consiglio il pesce! Qui lo cucinano divinamente, già, già…prenderò il pesce.- rispose Sirio con la faccia nascosta dietro al voluminoso menù.

-Va bene, inizio io andando per deduzione. Allora vediamo…- il vecchio fece finta di riflettere tenendo un’espressione teatrale ma sapeva benissimo dove parare.-…una tale cifra richiesta in un formato così particolare di solito viene usata per concludere affari un po’ sordidi. Infatti grazie al particolare formato, che si sposa bene a essere facilmente trasportato e, non meno importante, a essere consegnato. Si possono trasportare ingenti capitali senza dare nell’occhio come del resto, ho fatto io poco fa. A questo punto mi vengono in mente due possibili fattori di spesa…e sono quelli che saltano subito alla mente… il primo è che devi corrompere qualcuno di molto influente; il secondo è che devi comprare qualcosa di illegale…- il dragone bianco fece una breve pausa, posò gli avambracci sul tavolo e con le mani riunite a piramide fece una domanda perentoria al cavaliere, scandendo le parole una ad una.- Sirio! Cosa diavolo stai combinando?-.

Da dietro al menù fecero capolino gli occhi grigio chiaro di Sirio semi nascosti dal ciuffo ribelle. Avevano la stessa espressione di un monello redarguito dal genitore dopo che aveva commesso la marachella.

Sirio posò il menù e adottò un comportamento più autoritario. –Tranquillo, non corromperò nessuno e non farò niente di illegale. Acquisto solo delle informazioni. E questo è tutto.- rimarcando l’ultimo concetto con un gesto delle mani.

Il vecchio aggrottò le ciglia perplesso, portandosi le mano destra al mento. –E questo tipo vuole essere pagato in diamanti?-

-Già!-

-E che tipo di informazioni ti vende?-

-Di carattere famigliare.- rispose laconico Sirio.

Il vecchio drago farfugliò qualcosa mentre alzava le mani al cielo. Si riempì un bicchiere d’acqua fresca e lo trangugiò a grosse sorsate. –non ci posso credere! Ancora con questa storia. Sirio ti vuoi mettere in testa che tua madre e tua sorella sono morte…MORTE! Sono perite in un tragico attentato in cui ha perso la vita anche il principe ereditario.-

-Già così sembrerebbe. Questa è la versione ufficiale.-

-Certo che è la versione ufficiale! Perché non ce ne sono altre.- sbottò il vecchio.

Da dietro il séparé ricomparve il cameriere per le ordinazioni. Entrambi ordinarono pesce.

Come il cameriere si eclissò Sirio riprese la conversazione.- I corpi di mia sorella e del principe non sono mai stati ritrovati! Non ti sembra strano questo.-

-I corpi sono stati risucchiati nello spazio. E come si sa nello spazio ce n’é tanto di "spazio" proprio perché e infinito. E visto quello che è successo è un miracolo se sei ancora vivo.-

-E’ un miracolo che va avanti da un bel po’ di anni.--Non è poi così grande come si pensa!-

-Cosa? L’universo? Ma per favore.- il vecchio cambiò posizione sulla sedia innervosito dall’ottusità del giovane drago.

-E comunque di stranezze in questa storia ce n’é più d’una…-

-Uhmf! Sarebbero?-

-Quando la mia famiglia assieme al principe si mise in viaggio alla volta di Kandar per raggiungere l’Imperatrice in visita su quel pianeta, lo fece su una normale astronave di linea e oltretutto senza scorta.-

-E con che cosa ci sareste dovuti andare su Kandar, con una corazzata? La guerra dei mille anni non era ancora conclusa e l’aeronautica spaziale aveva altre priorità all’epoca. Senza contare che Kandar è dentro la prima fascia di sicurezza, quella più sicura…-

-Da morire!!- aggiunse Sirio con amaro sarcasmo.

L’impero era suddiviso in tre sfere concentriche chiamate fasce di sicurezza. La prima fascia di sicurezza era considerata il "core" dell’Impero. Un’ampia zona di spazio ove ci si poteva spostare liberamente da un sistema solare all’altro in sicurezza anche durante il lungo periodo bellico. La terza fascia di sicurezza era quella più esterna e pericolosa. Terminava con i confini dell’Impero Celeste ed era necessario un lasciapassare per potervi entrare.

Il vecchio drago fece una smorfia.-…E come scorta c’erano gli agenti dei servizi segreti e i valletti dell’Imperatore ad accompagnare il principe e la tua famiglia.-

-Quando un membro della Famiglia Imperiale si sposta è compito della guardia imperiale fargli da scorta! Non dei servizi segreti o dei servizi di sicurezza o chi per loro e neanche dei valletti. Quelli sono buoni solo a fare le belle statuine…doveva esserci un cavaliere d’oro…anzi due…-

-Sìii, tutta la Guardia Imperiale.- il giovane drago incenerì con un occhiata il vecchio dragone bianco.

-Scusami!-

-Prego!-

-…e per dirla tutta anche la posizione di mio padre è alquanto sospetta!-

-Tuo padre? E che centra lui.- disse Nak Terr sgranando gli occhi.

-Mia madre mi salvò la vita facendomi scudo col suo corpo, mentre mio padre che si trovava nel punto in cui avvenne l’abbordaggio da parte della nave nemica ne uscì indenne…neanche un graffio! Mentre mia sorella e il principe si sono volatilizzati!…secondo me se l’è data a gambe.-

-ORA BASTA!- Nak Terr sbatté il palmo della mano sul tavolo violentemente. Sirio sussultò.

-Impudente bastardo! Me ne sbatto che tu sia suo figlio e anche cavaliere d’oro! Non ti permetto di ti tirar fuori certi discorsi in mia presenza, CHIARO!- il vecchio tremava per l’emozione e gli occhi cupi rispecchiavano rabbia e amarezza.

-Già, Dimenticavo! Amici di vecchia data-

Ci furono alcuni minuti di silenzio imbarazzante che parevano anni. Il vecchio tirò fuori da una tasca interna uno dei quattro sigari che si fumava in un giorno. Lo accese e tirò una grossa boccata.

-Hai conosciuto mia madre?-

-Diamine che domanda! Ero al loro matrimonio ed ero lì quando siete nati…- il vecchio puntò più volte l’indice sul tavolo.-…se conoscevo vostra madre…-

Sirio gli porse al vecchio un pezzo di carta ripiegato in quattro parti che un attimo prima aveva tirato fuori dalla borsa di cuoio. Nak Terr col viso imbronciato, percorso da una quantità di rughe e col sigaro stretto tra le labbra, gli strappò di mano il foglio. Lo apri e lo guardò per qualche istante.

Lentamente si tolse di bocca il sigaro formando una nuvola di fumo grigio opaco per poi guardare Sirio con gli occhi spalancati –Ma…ma…cielo…chi è questa ragazza?-

Pienamente soddisfatto dall’espressione del vecchio, Sirio rispose con un sorriso a trenta due denti. –Per caso ti ricorda qualcuno? Che so…mia madre?- Sirio concluse con un’espressione gigionesca.

Il vecchio posò delicatamente il foglio sul tavolo guardando Sirio. Sbigottito e con gli occhi spalancati come fanali diede due potenti tirate al sigaro fumante per poi espellere il fumo con un lungo sibilo della bocca.

-Altre domande?- chiese Sirio soddisfatto.

***

Un rumore sordo e ritmato gli martellava nel cervello. Sirio aprì lentamente gli occhi. Con gran sforzo si raddrizzò sul bordo del divano di pelle nera seduto sugli ischi. Gli ci volle un po’ per rendersi conto di dove fosse. Pochi istanti e realizzò: era nel suo appartamento al Palazzo Imperiale. Mentre si massaggiava il volto con le mani cercando di levarsi il torpore che ancora lo attanagliava, gli cadde a terra il diadema per il comando psichico del computer che ancora gli cingeva la testa.

Il rumore sordo riprese con più veemenza. Proveniva dalla porta. Qualcuno bussava. Sirio dal divano cercò di mettere a fuoco la porta. Tentò di parlare esortando chi che sia ad entrare ma gli uscì solo un suono strozzato quasi un grugnito. Si schiarì la gola e provò di nuovo con successo. -Avanti!-

Come si aprì un anta fece capolino un carrello porta vivande seguito da un giovane drago in livrea.

-Buon giorno, Mylord! Le ho portato la colazione.-

Sirio, con i gomiti poggiati sulle ginocchia e con lo sguardo vacuo si sforzò per mettere a fuoco la situazione. –Co…cosa?-

-La colazione che ha ordinato ieri sera, Mylord. Aveva richiesto che fosse servita in camera.-

-Aaah…si, si… metti tutto la sopra, grazie.- Sirio indicò il banco del bar su un lato del salotto. Il cameriere apparecchiò con rapidità una porzione del banco del bar lungo diversi metri, mentre Sirio lentamente vi si dirigeva con il mantello attorcigliato addosso a mo’ di lenzuolo, un lembo della maglietta, che portava sotto l’armatura, ciondolante dal cinturone a sostegno dei fiancali e del kilt, e coi capelli scompigliati. La fragranza invitante delle pietanze si appropriò rapidamente della stanza.

-Che ore sono?- facendo seguire alla domando uno sbadiglio.

-Le sette, Mylord!-

-Sublime.-

Quando dal riflesso sulla specchiera del bar si accorse degli occhi arrossati ancora pieni di sonno, dei capelli scarmigliati e di tutto il resto; il cameriere se ne era già andato. Rimproverandosi per essersi fatto trovare da un servo in quello stato pietoso, si riempì una tazza di caffè bollente quasi fino all’orlo.

Ogni sorsata del potente infuso era accompagnata da un mugolio di piacere e soddisfazione. Dopo due tazze le idee erano più chiare e i ricordi di quella notte erano tornati vividi nella sua mente.

Come d’accordo Sirio si trovava sul sagrato del primo tempio del parco Ethisis. Anzi vi si era recato un quarto d’ora prima dell’orario stabilito giusto per dare un occhiata ai dintorni.

Il parco, straordinariamente grande e completamente recintato, era uno dei tanti polmoni verdi della metropoli. Alle 22.00 in punto chiudeva i battenti. In un passato lontanissimo aveva avuto altre destinazioni d’uso molto più nobili e auguste.

Ethisis, nell’antichità, era una città stato arroccata sul pendio di una piccola montagna facente parte di una catena montuosa che abbracciava dolcemente la pianura sottostante fino al mare. Nella parte più alta della città vi si trovava il palazzo reale composto dal palazzo reale vero e proprio e una serie di strutture atte ad ospitare la guardia reale con l’esercito.

I draghi di Ethisis e i draghi della più ricca Metropolis, che sorgeva quasi sulle rive del mare, erano sempre andati d’amore e d’accordo. Sotto questi buoni auspici, quelli di Ethisis si trovarono a sostenere la rivolta dei Dragoni Neri di Metropolis conto la tirannide dei Dragoni Rossi e la fondazione dell’impero attuale della famiglia Icon Epifanis.

Nel corso dei millenni la città di Ethisis ebbe a ricompensa un lento declino: da stato passò al grado di città per diventare, infine, uno dei tanti quartieri della sterminata capitale dell’impero. Il palazzo reale col tempo scivolò verso l’oblio assieme al ricordo dei suoi illuminati regnanti e ai suoi invincibili guerrieri fino a divenire un parco pubblico coi pochi palazzi rimasti trasformati in musei e luoghi di incontro.

Il sontuoso palazzo reale, ora divenuto museo e pinacoteca, era caratterizzato dalla gigantesca statua dell’ultima sovrana e si trovava nel punto più alto del parco. Da lì, ben protetto alle spalle dalla montagna, si aveva la visione di dio dall’alto dei cieli su tutta la vallata sottostante. Una fortezza di gran lusso.

Per arrivare fin lassù si poteva percorrere una moderna strada asfaltata coi propri mezzi oppure, per pochi spiccioli, utilizzare un simpatico autobus con tanto di giro turistico. I più intrepidi, rischiando l’infarto, potevano percorrere l’infinita scalinata che da basso portava fin su al palazzo passando attraverso diversi templi dalle forme più bizzarre.

Il primo tempio era come incastonato tra due blocchi di roccia semi coperti da una rigogliosa vegetazione. Sirio ne ammirò lo stile pulito ed essenziale. Un fitto colonnato nascondeva dietro di sè un’enorme porta senza battenti. Il colonnato sosteneva un grande timpano che recava al suo interno un bassorilievo che raffigurava delle teste di arieti dalle possenti corna e con uno sguardo un po’ truce. Sotto al timpano compariva in rilievo una decorazione ripetuta per tutta la lunghezza della facciata.

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Sirio perplesso dalle decorazioni, specie per i caproni cornuti del bassorilievo, decise di entrare con circospezione nel tempio. L’interno era un grande locale col soffitto sorretto da colonne nello stesso stile di quelle all’ingresso. L’interno era fresco e umido. Si sentiva odore di urina. Erano stati installati dei potenti faretti che proiettavano il loro fascio luminoso verso il soffitto creando, grazie alla luce indiretta, un atmosfera soffusa e accogliente. C’erano anche delle panchine di pietra con schienale sparse qua e là. Sirio si chiedeva quante coppiette avevano saggiato la comodità di quelle panche per soddisfare il richiamo delle passioni.

Controllando attentamente ogni anfratto buio si trovò ben presto all’uscita che dava su una piccola piazzetta da cui partiva una lunga rampa di scale. Sia dentro che fuori non c’era nessuno.

La scalinata era illuminata da lampioni in ghisa presso fusa che si sposavano bene con lo stile circostante. Con lunghi balzi il cavaliere salì la scalinata fino al tempio successivo. La forma del secondo tempio era completamente diversa dal primo ma ne riprendeva lo stile e le decorazioni con al posto dei caproni i tori. –corna! Ancora corna! Deve essere stata la città dei becchi o un omaggio ai cornuti di tutti i tempi, mah!-

Anche qui nessuno. Sirio indugiò ancora un attimo guardandosi attorno. Da quel punto scorse la vecchia torre dell’orologio ad acqua, alimentato da una sorgente che scaturiva dalle viscere della montagna, segnava mezzanotte e dieci. In un lampo il dragone nero si precipitò giù e qualche istante dopo si trovò ancora sul sagrato del primo tempio. Ancora nessuno.

Quindici minuti dopo Sirio aveva già fatto il giro del primo tempio più volte ma non aveva visto anima viva. Incominciava a spazientirsi. Non si era mai visto che l’estorsore arrivasse in ritardo all’appuntamento con la sua vittima.

Mentre guardava ancora una volta il bassorilievo ovino, la fantasia di Sirio cercava di immaginarsi il fantomatico Mr X che gli aveva dato appuntamento. Lo immaginava un tipo ben piantato dalla sguardo di pietra e dalla mascella tesa tipica di chi sa il fatto suo. Magari impacchettato dentro un lungo cappotto scuro… anzi, no… un trench accompagnato da un cappellaccio a falde larghe come in uso da certi sgherri segaligni della mala. Ma cosa andava pensando! Aveva visto troppi film. Poi trench, cappotti e cappelli a Metropolis? C’erano venti gradi anche in inverno!

All’improvviso una voce lo fece tornare in sé. –Accidenti non la facevo così alto! In TV durante la parata della festa dell’Impero sembrate più piccoli.-

Sirio si girò in un baleno verso la voce che proveniva dalle sue spalle. Quando vide la fonte della voce rimase più deluso che stupito. Il dragone che gli si parava di innanzi apparteneva al clan dei dragoni marroni ed era più basso di una trentina di centimetri rispetto a lui. Un tempo doveva essere stato un tipo atletico viste le spalle possenti, almeno prima che lasciasse andare po’ la dieta. Aveva i capelli corti e scarmigliati che spuntavano fuori da un cappello da pescatore dal tessuto morbido. I lineamenti del viso erano arrotondati e cadenti con le guance arrossate e un cenno di doppio mento. La camicia rossa con delle orchidee stampate sopra, mal celava la pancia da bevitore che ciondolava dalla cintola dei jeans slavati.

Sirio impietrito abbassò le spalle. –Lei è…-

-Sì! Io sono io. Ma non le dirò chi sono o dove lavoro, ovviamente.-

-Ovviamente! Ma è in ritardo!!- gli rispose acido Sirio.

-Siii…lo so e la prego di scusarmi… nel scavalcare il muro di cinta sono scivolato… sa per via del muschio…-

-…aah, adesso la "panza" la chiamano così!-

-…e ho dato una vigliacca di botta, che non le dico!…- disse Mr X agitando la mano destra per enfatizzare l’accaduto. -…Spero di non essermi rotto niente.-

-Sarà difficile con l’imbottitura che ti ritrovi.- -Lasci perdere le ciance! Lei non mi deve dare qualcosa?- gli ringhiò addosso Sirio.

-Qui?- chiese l’altro guardandosi attorno con circospezione. –Perché dove se no?-

-Il parco è chiuso da più di due ore ormai. E lei cavaliere così bardato con lo sfondo bianco del tempio non passa certo inosservato!-

Sirio si guardò attorno. Effettivamente doveva ammettere che con i sui due metri e dieci di altezza e l’armatura della Guardia Imperiale indosso era difficile che passasse inosservato. In più le due lune piene facevano spiccare nell’oscurità la facciata del tempio come il palcoscenico di un teatro di prosa.

-Venga cavaliere, mi segua all’interno.- disse Mr X con un pizzico di supponenza che traspariva dalla voce. Sirio, imbarazzato, impreco mentalmente e seguì il suo incedere claudicante.

Anche se l’aspetto di Mr X non esprimeva certo fiducia e professionalità, il suo modo di fare indicava l’esatto contrario. Controllò tutto attentamente, compresi gli anfratti poco illuminati dietro le colonne e per sicurezza controllò anche l’uscita prima di invitare il cavaliere a sedersi su una delle panchine all'interno del tempio. Un modo di agire accorto e certamente non sprovveduto segno che sapeva come muoversi e sicuramente lo faceva di mestiere. Doveva far parte di qualche ente dell’Impero atto al trattamento delle informazioni riservate come i servizi segreti o qualcosa del genere concluse il cavaliere. In effetti chi meglio di una persona assolutamente banale come Mr X poteva svolgere certi lavori passando letteralmente inosservato.

-Bene! Ora che siamo al riparo da occhi indiscreti, mi deve dare qualcosa?- disse Sirio indicando il sacchetto di plastica vegetale che Mr X si portava appresso sotto il braccio sinistro.

-Oh, sì! Adesso che siamo tranquilli possiamo aprire le danze.- Mr X aprì il sacchetto e vi ci armeggiò dentro per qualche istante.

-Ecco qua cavaliere. L’ho presa sotto casa…non è di marca ma non è una ciofeca.- il tipo mostrò al cavaliere una lattina di birra. Sirio serrò le labbra in segno di rabbia per poi dire acido –Se volevo bere qualcosa e fare due chiacchiere sarei andato al bar! E mi costerebbe molto meno.-

-Ovvia cavaliere… era per creare un po’ di atmosfera…eh!- disse alzando le spalle.

-Ma lei ha un idea con chi sta parlando?-

-Con il Duca di Ypsilanti! E con chi se no? A… a proposito come la devo chiamare: Duca o Cavaliere?-

Sirio si sentì avvampare di rabbia -Cavaliere! Cavaliere…per lei andrà benissimo.- Un lampo assassino saettò nei sui occhi grigi.

-Ok, ok! Stia calmo! Adesso le dico…- Mr X stappò la lattina di birra e bevve avidamente una lunga sorsata.

-…Aaaah! Ci voleva proprio. Lei ha mai visto un vecchio film intitolato "il pianeta delle scimmie"? E’ in bidimensione! Sa ora li si può trovare anche su formato digitale… roba per cinefili!-

-Arrivi al dunque.- sibilò Sirio.

-Ma ci sto arrivando! Questo è solo il prologo.-

Sirio ormai sconsolato, con la mano sinistra a sorreggere la faccia e l’avambraccio puntellato sul bordo superiore dello schienale, espirò profondamente. –Nooo…uhmf! Non ho mai visto un film del genere.-

-Peccato! Per il genere fantascientifico era un "cult"! Ascolti le racconto la trama. Il film è ambientato in un futuro prossimo venturo… praticamente il nostro tempo… all’epoca del film le astronavi erano pura fantascienza… non è incredibile l’evolvere della scienza, eeeh?- Mr X trangugiò un paio di sorsate di birra, vuotando la lattina.

-Già, incredibile…- -accidenti che fogna! Due sorsate e ha già fatto secca una lattina.-

-Beh! La storia è semplice. Alcuni astronauti, ai tempi dei primi pionieri dello spazio, per una serie di disavventure precipitano su un pianeta abitato da scimmie! Ma non scimmie come primati o gorilla, ma proprio degli ominidi come quelli che si trovano nei nostri parchi ma, più evoluti ed in grado di leggere, scrivere, far di conto, persino costruire macchine e armi. Ovviamente può immaginare i problemi riscontrati dai protagonisti braccati come extraterrestri eccetera, eccetera.-

-Fantastico! Come esco da qui, schizzo nella prima videoteca a cercare il film.- gli rispose Sirio annoiato con una punta di sarcasmo. Il suo interlocutore prese un’altra birra dal sacchetto e l’aprì per poi berne una lunga sorsata.-

-Si chiederà perché le racconto la trama di questo film.-

-Già!-

-A volte la realtà supera la fantasia di parecchie lunghezze come in questo caso! Perché cavaliere…- Mr X posò la mano destra sull’avambraccio sinistro di Sirio come a sottolineare l’autenticità di ciò che stava per dirgli.-…il pianeta che le ho appena descritto esiste veramente ed è li che vive la ragazza delle foto che le ho inviato ieri. Ovvero sua sorella!-

Sirio inspirò profondamente gonfiando in petto. Il dorso dell’armatura scricchiolò sinistramente al dilatarsi del petto possente, come se fosse lì per esplodere. -MA CHE FANDONIE MI STA RACCONTANDO! NON ESISTE UN ASSURDITA’ SIMILE NELL’UNIVERSO.- gridò Sirio furente.

-Si ha ragione cavaliere! Un assurdità simile non esiste in questo universo, ma … in un altro sì!-

Le iridi chiare del dragone nero cangiarono a un grigio scuro e plumbeo. L’interlocutore rimase impassibile tranne per un sorriso di compiacimento per aver scatenato l’ira del dragone nero. –Se vuole saltarmi a dosso può farlo. Non posso certo competere con lei. Ma se dà sfogo all’ira rimarrà solo con un pugno di mosche e un panzone in meno sul pianeta eh, eh!

-Lei che ne pensa, dovrei perdere qualche chilo, eeeh?- chiese Mr X guardando i bottoni della camicia tesi sull’addome prominente.

-Per me può farsi venire anche un infarto!!!- gli ringhiò dietro Sirio.

-Vedo che l’astio nei miei confronti non cenna a calare! Di quanto ho detto ho le prove inconfutabili…- Mr X si fece più serio assumendo un espressione decisa. -…e poi cavaliere se non erro, lei è laureato in astrofisica e fisica quantistica giusto?-

-Giusto!- Sirio non era sorpreso più di tanto nel sapere che Mr X era a conoscenza dei suoi titoli accademici, erano informazioni facilmente reperibili da chiunque. Ma facendo riferimento ai suoi titoli accademici Sirio intuì facilmente dove voleva parare Mr X.

Sirio si iscrisse all’università poco dopo all’investitura a cavaliere d’oro della Guardia Imperiale alla giovanissima età di sedici anni. Da quelle parti l’istruzione non era vista come un tedioso supplizio condizionato da molteplici fattori portatori di clamorosi fallimenti, anzi era qualcosa di rapido e indolore che si concludeva senza tanti patemi d’animo e di solito con ottimi risultati. Grazie all’evoluzione dell’elettronica, che aveva permesso di interagire con i segnali elettrici della corteccia cerebrale, era stato semplice comunicare direttamente col cervello e di conseguenza assimilare nozioni e concetti con la stessa facilità con cui si carica un programma su un hard disk di un computer. Dopo dipendeva tutto dall’acume e dalle capacità di ogni singolo individuo per il quale nessuna macchina poteva cambiare le carte in tavola.

-Sa benissimo dell’esistenza della teoria degli "n universi" o teoria degli spazi multipli dove…-

-…l’universo ha una serie di n universi paralleli praticamente infiniti ma non uguali tra loro. Ciò significa che considerando le molteplici variabili in gioco si può avere un universo simile ma non uguale al nostro oppure uno completamente l’opposto.- concluse Sirio rubando la parola. –Ma la teoria non fa cenno alcuno sulla possibilità di spostarsi da un universo all’altro!-

-Sì è vero, ma neanche la vieta. Poi ci sono innumerevoli esempi pratici che avvengono sotto i nostri occhi che dimostrano la possibilità di spostarsi da un universo all’altro.-

-Sarebbero?- chiese perplesso Sirio.

-Beh! Noi possiamo spostarci rapidamente nello spazio con le astronavi viaggiando nel sub-spazio ed è come spostarsi tra una dimensione e l’altra. Poi ci siete voi cavalieri e le entità che combattete o che proteggete. Voi e loro potete spostarvi con facilità da una dimensione all’altra o per meglio dire da un universo all’altro.-

-Non tutti i cavalieri possono fare una cosa del genere e non è cosi facile!- rimarcò Sirio con un cenno della mano destra.

-Esatto! ha detto bene: "non è facile"; ma non è impossibile! Se un cavaliere non lo fa è perché non lo sa fare o per meglio dire: non sa come farlo; ma non è impossibilitato a farlo!- disse Mr X convinto.

Sirio arricciò la bocca in una smorfia. –Ma senti ‘sto panzone! Disintegro le montagne con un dito e mi rimprovera perché non so spostarmi da una dimensione all’altra. Io lo ammazzo!-

-Come ben sa, tutti noi, dall’ameba all’entità più elevata, siamo succubi delle leggi della fisica! E quelle sono sacre ed inviolabili. Se qualcuno fa una cosa che non vìola le leggi dalla fisica allora tutti la possono fare… basta sapere come. Di solito si risolve con una mera questione di energia. La teoria che ho citato prima, e che lei conosce molto bene, tratta gli universi paralleli come livelli energetici quantizzati. Praticamente la stessa logica che governa l’elettrone che gira attorno la sua orbita: se l’elettrone riceve un quanto di energia o multipli di esso allora l’elettrone si sposterà sull’orbita di un livello energetico pari all’energia quantizzata assorbita. Una tacca sotto al quanto di energia e l’elettrone non fa una piega… non si muove dalla sua orbita continuando a girare attorno all’atomo. Si riduce tutto a quanta energia uno riesce a gestire e quindi ad utilizzare: fondendo l’atomo, rompendolo o annichilendolo oppure bruciando il cosmo come fate voi cavalieri e le entità. Non è altro che una questione di energia.- Mr X concluse stritolando con la mano destra la lattina di birra ormai vuota.

Sirio si passò la mano destra sulla faccia. –Bene! Quindi mi vuol far credere che esiste un pianeta in un altro universo che è popolato da scimmie…ominidi senzienti dove un cavaliere come me o un’entità vi portò mia sorella scomparsa anni fa…-

-Mi perdoni cavaliere ma io non ho mai fatto cenno che un cavaliere o un’entità portarono sua sorella su quel pianeta. A fare ciò furono delle persone normalissime come me.- disse Mr X dandosi una pacca sulla pancia.

Sirio lo squadrò interdetto sfregandosi le mani per il nervoso. –Se qualcuno avesse fatto un viaggio simile ne avrebbero parlato tutti i mass media e soprattutto l’avrei studiato all’università!-

-E’ vero! Se fosse stato un civile o un gruppo di civili sarebbe andata come ha detto…anzi sarebbero passati alla storia. Ma se fossero stati dei militari tenuti ad obbedire ad ordini e al segreto militare nessuno saprebbe niente! E così è stato.-

A quelle parole Sirio si accigliò. –Continui!- sobillò.

-Prima della guerra…-

-Quale?-

-Come quale! Quella che si è conclusa da una decina di anni…la guerra dei mille anni!

Sirio emise un grugnito di assenso annuendo con la testa.

-Prima della guerra vennero varati sei prototipi, i capostipiti della fortunata serie di corazzate della classe Trans-Am.-

-La classe più potente della nostra flotta!-

-Esatto! Quei sei prototipi vennero varati per saggiare la bontà del progetto e per colmarne le lacune. Sa non è bello andare in guerra col fucile che fa cilecca! Di quei sei esemplari solo cinque passarono il collaudo ed entrarono a far parte della flotta imperiale…mentre il prototipo siglato 004 fu distrutto in un incidente in cui perì l’equipaggio durante il collaudo a causa di: "gravi carenze strutturali"; così fu scritto sul rapporto del genio collaudatori dell’aeronautica spaziale. Ovviamente dopo ci fu un inchiesta che portò alla sbarra le ditte costruttrici compreso tutto il cancan che ne seguì. Ma ….fu solo una messa in scena per insabbiare tutta la faccenda.-

-Perché la realtà era un’altra, giusto?-

-Giusto! La verità fu che durante le ultime fasi del collaudo: cioè nel momento in cui tutti gli apparati di difesa e offesa della nave vennero attivati alla massima potenza per testare la resistenza al sovraccarico dell’impianto elettrico, la corazzata sparì letteralmente dagli schermi radar e non la si rivide più per due anni!-

-Scherza?- disse Sirio perplesso.

-Mai stato così serio, cavaliere!-

-E che fine fece?-

Mr X fece un gesto con la mano destra, mimando un salto, accompagnandolo con un fischio. -…mi sembra ovvio no?-

-La corazzata ha fatto un salto dimensionale ed è finita in un altro universo?- chiese Sirio incredulo.

-Esatto! E vi girovagò per almeno due anni prima di ritornare indietro.-

Sirio era ormai disorientato. La tensione e la rabbia di un attimo prima erano ormai svanite cedendo il passo ad una curiosità avida ed ardente alimentata da un’infinità di domande che in quel momento gli si affollavano nella mente. Domande scaturite dal suo lato scientifico che stava prendendo il sopravvento su quello sanguigno ed indomito di cavaliere.

-Ma…ma se è andata così…è, è fantastico, la scoperta del millennio! È una scoperta che aprirà nuovi scenari negli ambienti scientifici e nell’esplorazione dello spazio…- Sirio si portò una mano alla fronte come a sostenere lo sforzo che la sua mente stava facendo nell’elaborare i possibili scenari, mentre Mr X assumeva un espressione compiaciuta nel vedere che il cavaliere pendere dalle sua labbra.

-Ma come hanno fatto a fare il balzo? E perché solo la 004 lo ha effettuato mentre alle altre cinque non è successo niente?-

-E’ stata solo una coincidenza!…su via non faccia lo stupito. Una quantità di fenomeni fisici sono stati scoperti casualmente grazie allo spiccato spirito di osservazione di qualche studioso. A dire il vero in questo caso fu più una fatalità che spirito di osservazione. Deve immaginare gli universi multipli come una serie infinita di stanze adiacenti, separate da solide pareti…-

-…che rappresentano i gap energetici tra un universo e l’altro.- aggiunse Sirio.

-Esatto! Capita però che in queste mura ci siano dei punti dove il muro è più sottile…- spiegò Mr X mimando la spiegazione con l’avvicinare del indice al pollice della mano sinistra -…cioè dove il gap energetico è più ristretto e basta un niente…astronomicamente parlando si intende…per colmare questo gap e saltare dall’altra parte.- concluse con una schiocco delle dita.

-E per una pura coincidenza la corazzata 004 venne collaudata proprio in uno di questi punti. Dove grazie all’energia, dei suoi quattro reattori ad antimateria, sprigionata nel collaudo finale riuscirono a colmare il gap e fare il balzo senza neanche volerlo…INCREDIBILE! Ma poi cosa successe?-

-Beh! Per loro fortuna finirono in un universo quasi uguale al nostro tranne per alcune differenze macroscopiche. Per esempio le grandi stelle, che per i naviganti non sono altro che dei giganteschi radio fari naturali da prendere come riferimento per orientarsi nello spazio, erano sempre lì ma la frequenza delle loro emissioni radio era diversa. Per l’equipaggio fu un problema orientarsi…fu così che iniziarono a vagabondare in quell’universo sconosciuto!-

-Ma, una volta intuito la portata dell’evento di cui erano vittime non potevano tornare indietro da dove erano venuti?-

Mr X si aprì un’altra lattina di birra -Non so come spiegarlo ma quelle "porte" sono a senso unico.- e ne bevve un grosso sorso.

-Uhmm….capisco…- disse laconico Sirio mentre si massaggiava il mento con una mano in pieno spirito meditativo.

-Dopo un anno riuscirono con un colpo di genio a mettersi in contatto radio con…l’al di qua, se mi permette il gioco di parole…-

-Che battutona!- Sirio fece un sorriso tirato.

-…e dopo un altro anno si riuscì a individuare un altro passaggio e poterono far ritorno. Ma …purtroppo fu un ritorno amaro. Non ci furono ne gloria ne onore per l’equipaggio, e per di più gli si vietò di avere contatti coi famigliari e li si obbligo al silenzio.-

-Gia, immagino…gli avranno fatto una proposta che non potevano rifiutare: la vita in cambio del silenzio.-

-Probabile che sia andata così. Ormai è passato più di un millennio, la guerra è finita ma…tutto questo è ancora un mistero per il pubblico…top secret!- concluse Mr X alzando le mani con un gesto teatrale.

-Per quale motivo?-

-La possibilità di varcare il confine tra un universo e l’altro era un’informazione che non volevamo che arrivasse alle orecchie dei nostri futuri avversari. A quei tempi non ne sapevamo un gran che su dove si andasse a parare con una simile scoperta. Poteva diventare un arma a doppio taglio. Se i nostri avversari avessero scoperto il modo di fare un tale balzo, potevano usare l’universo parallelo come by-pass e sorprenderci in casa con le braghe calate passando dalla porta di servizio, chiaro! Se doveva esserci qualcuno che poteva usufruire di tale strategia, beh, dovevamo essere noi e nessun altro.- Mr X sottolineò il concetto con un cenno della mano e un sonoro rutto per poi tracannare un altro sorso di birra. Sirio arricciò il naso schifato.

-Capisco! La scoperta rimase segreta in nome della sicurezza nazionale e della superiorità militare.-

-Ma non solo per questi motivi…-

-Aaah, c’è dell’altro! Per caso si riferisce al fantomatico pianeta popolato da scimmie dove sarebbe prigioniera mia sorella?-

Mr X fece una smorfia di fastidio passandosi la mano sulla patta dei pantaloni. Poi a fatica si mise in piedi. –Mi scusi cavaliere ma…ma sa la birra.- Mr X con un andatura claudicante sparì dietro una colonna. Pochi istanti e il silenzio del tempio fu interrotto dallo zip di una chiusura lampo e da una sonora loffia accompagnata da un sospiro di sollievo.

-Non ci posso credere! È …è un animale. Ma tutti a me devono capitare?- pochi istanti dopo. –Ehi! Ne ha ancora per molto? Devo predisporre una zattera?-

-Ooooh…ho quasi finito! Sa com’è…la birra!-

-Non ci posso credere!- pensò Sirio scuotendo la testa.

Pochi istanti dopo Mr X ricomparve da dietro la colonna con aria soddisfatta e con un sorriso sulle labbra. -Intanto sua sorella non è affatto prigioniera.- disse mentra si puliva le mani sui pantaloni -Gode di ottima salute ed è liberissima di andare dove vuole… beh, si… è libera di andare dove gli pare su… su quel pianeta…ecco!- concluse sedendosi

-Ergo è prigioniera! Forza spari! Come c’è finita mia sorella su quel buco di pianeta ?.-

-Beh! Ritorniamo al momento in cui il prototipo 004 finì nell’altro universo… Quando il comandate realizzò quanto era successo, decise, in comune accordo con l’equipaggio, di ripercorre a ritroso la strada fatta dalla base fino al punto stabilito per il collaudo…-

-Essendo gli universi paralleli, sperava di ritrovare un sistema solare come il nostro e con un pianeta abitabile, e lo trovarono ma popolato da scimmie senzienti!-

-Già, proprio così!- Mr X sottolineo la correttezza della deduzione espressa dal cavaliere puntandogli contro l’indice destro –Questo era un altro motivo per tenere segretata la scoperta.-

-Per via delle scimmie?- chiese Sirio aggrottando la fronte.

-Ma nooo! Per il pianeta abitabile, ovviamente.- ribatte Mr X allargando le braccia.

-Aaaah! Mi sembrava.-

Mr X si avvicinò al cavaliere come se dovesse confidargli qualcosa all’orecchio. Gli era così vicino che Sirio veniva investito da zaffate alcoliche ogni qualvolta che Mr X apriva bocca. – Durante la guerra dei mille anni ci fu un periodo in cui la situazione non era proprio rosea, anzi era tesa e portava a pensare a futuri apocalittici per il nostro popolo. Proprio in quel frangente così infausto quel passaggio tra un universo e l’altro sembrava assumere le sembianze di una grande porta con su scritto "USCITA DI SICUREZZA"!-

Sirio che in quel momento era intento a fare equilibrismi col busto inclinato all’indietro cercando di sottrarsi al miasma che emanava la bocca di Mr X, a quelle parole si raddrizzò sugli ischi all’istante.

-Sta dicendo che all’epoca si pensava alla fuga? Non ho mai sentito un idiozia simile!-

-Non ha mai sentito questa storia perché era confidenziale all’epoca come lo è adesso. Che la situazione era tragica lo si sapeva solo a livello verticistico. La situazione era già brutta al confine senza bisogno di fenomeni di isteria di massa nell’interno. Dall’altra parte c’era un pianeta che poteva ospitare la nostra gente… ed era un’evenienza da prendere in considerazione. Se venivamo invasi si poteva salvare una discreta rappresentanza della nostra specie spedendola dall’altra parte.- Sirio seguiva sbigottito.

-Fortunatamente ciò non accadde mai. Si serrarono le fila e riuscimmo a cacciare gli invasori al di là dei confini dell’impero. Anzi fummo noi ad andare a casa loro e a sterminarli! Malgrado questo non perdemmo mai più di vista la nostra possibile seconda casa. L’esercito assieme all’aeronautica spaziale organizzò un presidio dall’altra parte per tenere sottocchio il pianeta e fare in modo che nessuno da quelle parti ci mettesse le mani sopra. Un evento che non avvenne mai. La cosa che ci dava più apprensione invece, era l’evoluzione della società delle scimmie che aveva uno sviluppo disordinato e nichilista…-

-Tks! Cosa si può pretendere da delle scimmie.- aggiunse Sirio facendo spallucce.

-Il loro popolo è suddiviso in un infinità di piccoli clan sempre in guerra tra loro e non hanno il benché minimo senso del bene comune come abbiamo noi! Pensi che solo poco tempo fa hanno scoperto l’energia nucleare e la prima cosa che hanno fatto è di costruire delle bombe per poi tirarsele!-

Sirio trasecolò. –Come? Si sono bombardati con delle bombe atomiche?-

-Esatto! Purtroppo non si estinsero, ma dopo questo episodio decidemmo di intervenire. Non potevamo certo permettere che delle stupide scimmie ci incenerissero la nostra seconda casa, giusto?-

-Giusto! Quindi le abbiamo invase!-

-No, no. Niente del genere. Abbiamo solo stabilito dei contatti con i clan più potenti in modo da controllare la situazione e, se necessario, volgerla a nostro vantaggio!-

-Uhmm, capisco! Sono contento che ci siamo parati le chiappe ma, non perdiamo di vista il soggetto in questione ovvero mia sorella. Insomma, mia sorella cosa ha a che fare con tutto questo?- chiese stizzito Sirio.

-A dire il vero cavaliere non ne so molto…- Sirio a quelle parole si accigliò socchiudendo gli occhi il cui colore cangiò verso a un grigio cupo. –Come??-

-Tutto quello che so su sua sorella è che lei è viva, so dove vive e come arrivarci. Ma se vuole sapere il perché lei sia finita laggiù non ne ho la più pallida idea. Quando ci fu l’attacco all’astronave da crociera dove perse la vita sua madre e dove sua sorella e il principe sparirono, tutto ciò che riguardava l’attacco all’astronave e il pianeta delle scimmie passò in mano alla Guardia Imperiale. Tutt’ora mantiene il controllo sulle informazioni e sovrintende a tutti gli spostamenti tra il nostro universo e l’altro…non ne sapeva niente, vero?-

Dopo quest’ultima rivelazione il dragone nero si incupì ancor di più. Sirio era un cavaliere d’oro ovvero la più alta carica delle Guardia Imperiale dopo l’Imperatore ovviamente, ed era al corrente e a volte fautore di innumerevoli piani e complotti ai danni di altre divinità che anelavano a soggiogare l’Impero Celeste. Ma di questa storia, che lo toccava così da vicino nel profondo dei suoi affetti, non ne era a conoscenza, non ne sapeva nulla.

Per alcuni istanti che parvero un eternità i due restarono in silenzio seduti uno affianco dell’altro: Mr X con aria soddisfatta e i gomiti poggiati sullo schienale della panca, Sirio con le mani tra i capelli e i gomiti puntellati sulle cosce cercando di trattenere la rabbia che gli faceva ribollire il sangue.

-Bene!- esclamò Sirio drizzandosi e rivolgendosi nuovamente al grassone seduto alla sua sinistra. –Finora ho sentito solo una belle storia da romanzo giallo. Avventura, intrighi, fantascienza; c’è proprio tutto. Ma di prove non ne ho viste nessuna.- ringhiò il cavaliere.

-Oooh beh! Per quelle ci vogliono questi.- rispose Mr X sfregando i polpastrelli del pollice contro l’indice e l’anulare della mano destra. A quel punto Sirio estrasse dalla sacca alla cintola il sacchetto di velluto blu facendolo penzolare davanti agli occhi avidi e allucinati dall’alcol di Mr X, sottolineando che non avrebbe soppesato neanche un carato se non saltavano subito fuori le prove.

Mr X balzò in piedi con sorprendente agilità come se al deretano gli fossero spuntate le molle. Con un incedere claudicante per la botta e dall’alcol delle varie birre che si era scolato, scomparve nuovamente dietro una colonna. Si sentirono alcuni rumori di metallo contro la pietra. Evidentemente Mr X le prove le aveva già portate nel tempio in precedenza nascondendole sotto una lastra di marmo del tempio scollata dal tempo.

Pochi minuti e Mr X fece ritorno sudaticcio con in mano un dispositivo elettronico delle dimensioni di un accendino tenendolo in bella mostra. Lo scambio fu rapido. Mr X tirò subito fuori un diamante e ne controllò la purezza tramite una specie di lente da orafo che si mise su un occhio come fosse un monocolo. Guardò la pietra con avidità emettendo grugniti di assenso. Mr X era così rapito dalla perfezione della forma allotropica del carbonio da non accorgersi del dragone nero che gli torreggiava alle spalle. Riavutosi dall’estasi, Mr X sbiancò nel vedere l’imponente figura del cavaliere che gli si parava d’innanzi.

Complice la luce indiretta, attorno all’armatura c’era come un aurea che ne esaltava la mole mentre dall’ombreggiatura del viso causata dalla frangia e dalla massa di capelli, brillavano come di luce propria gli occhi grigi evidenziati da un ghigno feroce. –Sembra soddisfatto! Non li pesa?-

Mr X sudava freddo. –Beh! Così ad occhio e croce sembra che ci sia la cifra tonda…poi… a questo mondo se non ci si può fidare di un cavaliere d’oro, di chi ci si potrebbe fidare?- Mr X deglutì rumorosamente nel vedere che il cavaliere era ancora irrigidito in quella posizione sinistra. –Non faccia sciocchezze, cavaliere!- disse Mr X cercando di essere il più possibile risoluto. -L’avviso che le informazioni contenute in quella memoria sono criptate. Per decodificarle è necessario un codice alfanumerico a dieci cifre che non conosco. Quando sarò al sicuro glielo invierò.-

-Io non vengo mai meno ai patti se l’altra parte li rispetta! Comunque anch’io vorrei cautelarmi se permette.- detto fatto Sirio agguantò l’avambraccio sinistro di Mr X sollevandolo di peso. Con una specie di penna che culminava con un piccolo e acuminato ago prelevo una goccia di sangue da Mr X. –Bene, ora ho il suo DNA! Ora posso sapere chi è, dove vive, e cosa fa. Se quello che mi ha raccontato sono solo frottole è meglio che scappi in un altro universo dove io non possa trovarla. Perché in caso contrario sarà il giorno più brutto di tutta la sua vita.- sibilò Sirio.

-Oooh, nooo cavaliere! Non sarò io ad andare in un altro universo… ma lei! E mi lasci, mi sta facendo male!- Sirio lasciò la presa e Mr X passo qualche istante a massaggiarsi il braccio.

Mr X stava uscendo dal tempio con aria furtiva quando Sirio lo richiamò. –Ehi! Non mi ha detto che fine ha fatto il principe!-

Mr X si girò indietro continuando a camminare. –Come, non gliel’ho detto? Il principe e sua sorella vivono assieme!- detto questo Mr X sparì dalla visuale del cavaliere.

A quelle parole la schiena di Sirio fu percorsa da una scarica elettrica. Rimase per qualche secondo imbambolato con le braccia a penzoloni lungo i fianchi. –Co…come vivono assieme? Assieme in che senso?-

Sirio fu destato dallo stupore dai suoi sensi che vennero allertati dalla brevissima presenza di qualcosa o qualcuno. Fu un evento rapidissimo, giusto una frazione di secondo, ma sufficiente a far scattare in posizione di difesa il cavaliere che acuì tutti i suoi sensi ma non percepì più niente. Guardando l’interno vuoto del tempio si convinse di essersi sbagliato: le ultime notizie del beone lo avevano un po’ turbato; poi aveva altre cose da fare quella sera non aveva certo il tempo per correre dietro ai fantasmi.

Il dragone si concentrò e in pochi istanti spari in un lampo dorato.

Dopo un lasso di tempo lungo quanto "un batter di ciglia" un flash di luce bianca illuminò per un istante il corridoio immerso nel buio. Poi fece seguito un rumore di passi frettolosi. –Sirio!-

La voce di donna: bassa e melodiosa, fece scostare dalla porta il cavaliere che si spostò di alcuni passi indietro fino al centro del corridoio per identificare la donna.

Come una provocante sirena: stesa su un fianco lungo la balaustra del balcone su cui terminava il corridoio; c’era Nausicaa che si godeva la frescura della notte di Metropolis mettendo in risalto le lunghe gambe dalle cosce tornite e maestose.

Dopo aver attirato l’attenzione del suo cavaliere preferito balzo giù e gli andò in contro compiendo pochi balzi con le lunghe gambe. I lunghi capelli vaporosi alla Farah Fawcett ondeggiavano all’aria come una candida fiamma.

Sirio era come pietrificato dalla visione di quello "splendido ermione" che gli veniva incontro. Nausicaa assomigliava a quelle eroine fantasy dal fisico muscoloso e ben proporzionato enfatizzato da un busto prosperoso; solo che lei era in scala due a uno. Poteva guardare Sirio negli occhi senza dover alzare lo sguardo. Un morbido maglioncino di cotone, dello stesso colore dei suoi occhi, era l’unico indumento che copriva le sue forme fin poco sotto ai fianchi.

Lui rispose con un saluto laconico, cioè la massima espressione linguistica che il suo cervello poteva elaborare in quel momento. Lei lo abbracciò rispondendogli con il tono vibrante delle fusa come solo un drago sa fare, mordicchiandogli delicatamente il lobo dell’orecchio sinistro per poi passare le sue labbra carnose sul quelle di lui.

La fragranza muschiata che si sprigionava da lei fece ribollire il sangue nelle vene di Sirio suggerendogli un rullare di tamburi lontani. –Cavaliere non credo che questo tuo comportamento lascivo e concupiscente sia caldeggiato dal regolamento della Guardia Imperiale.- sussurrò Sirio nell’orecchio di lei mentre le sue mani scivolavano lentamente sulle rotondità del fondoschiena scultoreo.

-E da quando il Duca di Ypsilanti si mette a rinfacciare il regolamento a un cavaliere suo pari?-

I due cavalieri passarono alcuni istanti a scambiarsi effusioni nascosti dalla penombra del corridoio sperando entrambi che quel momento non finisse mai. Purtroppo Nausicaa aveva qualcosa che la tormentava e anche se una parte di lei non voleva interrompere quell’idillio e lasciarsi trasportare dalle passioni, l’altra parte voleva a tutti i costi chiarezza e soprattutto fiducia.

-Sirio…- gli sussurrò piano nell’orecchio -…è tutt’oggi che non ti fai vedere. So che c’è qualcosa che ti turba! Lo percepisco dal vibrare del tuo cosmo. Confidati ti prego…voglio solo aiutarti!-

Sirio a quelle parole avrebbe voluto lasciarsi andare e dirgli tutto, ma come un fulmine a ciel sereno la sua mente materializzo la sgradevole figura di Mr X e le sue ultime rivelazioni sul ruolo della Guardia Imperiale. Certo erano solo le delazioni di un alcolizzato, ma se erano vere? Non poteva rischiare fino a che non avesse controllato le informazioni in suo possesso.

Cercò di liberarsi di lei dicendole che era solo un po’ amareggiato per quanto era successo e che stava attraversando un periodo poco felice. Concluse dicendole che aveva bisogno di un po’ di riposo e di ritrovare la pace interiore e per questo sarebbe andato a trovare il suo venerabile maestro.

Quando guardò gli occhi azzurro cupo di Nausicaa capì che lei non aveva creduto a una sola parola e, anzi sul viso aveva un espressione visibilmente preoccupata e amareggiata. –Va bene Sirio ti credo ma…promettimi che farai attenzione!- detto questo Nausicaa gli diede l’ultimo bacio e si allontanò malinconica con le braccia incrociate al petto verso la sua stanza.

Sirio si chiuse la porta del suo alloggio dietro di sè appoggiandosi di schiena ad essa, sentendosi in colpa per le menzogne che aveva raccontato a Nausicaa. Dal profondo del cuore sperava ardentemente che lei non fosse coinvolta con la possibile cospirazione della Guardia Imperiale, almeno lei. Sapeva benissimo che quanto a intrallazzi la Guardia Imperiale era capace di tutto visto che lui era, tra i tanti, uno dei più fervidi cospiratori ai danni di entità assortite e dei loro eserciti. Il più era capire perché la Guardia Imperiale cospirasse ai danni di un suo cavaliere.

Frettolosamente si tolse l’elmo per indossare il diadema del computer. Inserì velocemente la memoria datagli da Mr X nell’apposita presa sul "case" del computer e controllò subito i dati.

Nella sua mente comparve subito la presentazione della ditta produttrice del software a cui fece seguito il saluto di un "wizard" con le sembianze di un cavaliere d’oro "super deformed"; ogni cosa che Sirio comandasse il "wizard" lo eseguiva.

Nella casella di posta trovò il codice di decriptazione inviatogli da Mr X che utilizzò subito per decifrare la massa di informazioni contenute nella memoria. Si sedette sul divano e aprì diverse cartelle contemporaneamente iniziando a leggere qua e là pezzi di rapporti dei servizi segreti dell’esercito e dell’aeronautica militare trovando molteplici riscontri della storia raccontata da Mr X.

Sirio seduto mollemente sul divano con gli occhi sbarrati e la bocca aperta dallo stupore leggeva con la velocità del pensiero un file dopo l’altro, convincendosi che era tutto vero!

***

Sirio guardava la sua immagine riflessa sulla specchiera del bar che teneva la tazza di caffè sollevata a mezz’aria con un espressione amareggiata in volto pensando a quanto successo la notte prima.

Scrollatosi da quell’immobilismo, bevve velocemente l’ultimo sorso di caffè preparandosi mentalmente per l’azione. –Basta con i tentennamenti, è ora di agire!- disse ad alta voce come se volesse essere chiaro anche con la sua immagine riflessa. Subito la sua faccia ritrovò la fermezza di sempre.