CAPITOLO 2
DA NOI...A CASA...
OTTO GIORNI FA’...
PARTE PRIMA
A Metropolis1, la futuristica capitale dell’Impero Celeste dei dragoni, la vita scorreva come al solito: freneticamente, o per lo meno freneticamente quanto poteva esserla in una megalopoli da duecento milioni di anime, drago più o drago meno.
Nel corso dei secoli la capitale si era espansa a macchia d’olio tanto quanto l’Impero. Come l’Impero inglobava un nuovo sistema solare, Metropolis fagocitava un centro urbano tramutandolo in uno dei tanti quartieri della capitale. Malgrado si estendesse anche su due livelli nel sottosuolo, la superficie che copriva era così vasta da renderla visibile anche dallo spazio.
Comunque la vita a Metropolis non era male, la capitale sorgeva in riva all’oceano che ne mitigava il clima, temperato quasi tutto l’anno a parte qualche problema con le piogge tipico delle zone vicino ai tropici. Il paesaggio da cartolina era caratterizzato da parchi in quantità che spuntavano a macchia di leopardo tra la selva di grattacieli chilometrici. Malgrado il progresso, ai draghi piaceva vivere a contatto con la natura e i parchi in città non se li facevano certo mancare a costo di costruirli in verticale con giardini pensili alti quanto i grattacieli.
Il cuore della Capitale e dell’Impero era ed è il Palazzo Imperiale dove la famiglia Icon Epifanis del clan dei Dragoni Neri regnava da tempo immemore ovvero, da quando scalzarono il clan dei Dragoni Rossi e il loro sanguinoso regno millenni fa.
Il Palazzo era una vera e propria città fortificata circondata da tre cinte murarie di forma ottagonale tra le quali trovavano spazio svariati palazzi che ospitano le divisioni della Guardia Imperiale, le zone di addestramento, i magazzini, gli immancabili giardini e per finire il palazzo vero e proprio all’interno dell’ultima cerchia: la residenza dell’Imperatore. Praticamente il Palazzo Imperiale era la città di Metropolis agli albori dell’Impero, quando ancora i clan si scannavano l’un con l’altro e per tutti la terra era piatta.
La vita all’interno del palazzo era scandita dal rigidissimo cerimoniale di corte a cui nessuno all’interno delle mura si poteva sottrarre. Non era solo un codice comportamentale ma era legge alla quale tutti dovevano attenersi civili e cavalieri della Guardia Imperiale compresi. Soprattutto questi ultimi la cui casta più alta, quella d’oro, era la custode dell’ortodossia.
Il cerimoniale di corte imponeva a tutti i draghi, che vivevano all’interno del palazzo, di portare l’uniforme sempre e in ogni occasione se erano cavalieri a meno che le proprie mansioni non richiedessero altro tipo di indumenti. L’unica libertà concessa era l’acconciatura dei capelli a patto che fossero del colore naturale del proprio clan di appartenenza.
Il clan di appartenenza di un dragone lo si identificava dal colore dei capelli, antico retaggio del manto dei mitologici primati da cui discendevano. I colori dei clan erano i più disparati: nero per il clan dei Dragoni Neri, che era anche il clan della Famiglia Imperiale il più importante; il rosso per i Dragoni Rossi, il verde per i Dragoni Verdi, e così a seguire. Ma i più incredibili erano i Dragoni d’oro e d’argento per i quali il colore metallico dei capelli si estendeva anche all’epidermide. L’appartenenza al proprio clan per un drago era motivo d’orgoglio tant’è che periodicamente ogni clan teneva la propria festa che poteva essere pubblica oppure privata a seconda delle usanze dei singoli clan.
***
Quel pomeriggio di otto giorni fa si teneva una delle riunioni più importanti dell’anno, un conclave a porte chiuse a cui partecipavano solo i gerarchi della Guardia Imperiale dell’Impero Celeste e Sua Altezza l’Imperatore in persona.
Era un rito antichissimo dove tutti i ventiquattro cavalieri d’oro della Guardia Imperiale facevano rapporto all’Imperatore sulle problematiche affrontate risolte e irrisolte con discussione delle relative soluzioni prese e da intraprendere. Ovviamente le discussione accese erano all’ordine del giorno, causa il temperamento indomito dei cavalieri. Comunque l’ultima parola spettava sempre a Sua Altezza Imperiale la cui delibera era come una bolla papale: così è, così si fa; senza possibilità di appello.
Il conclave si teneva nella Sala della Tavola Rotonda proprio affianco al Gabinetto Imperiale e comunicante con esso. Era una grande sala piuttosto fredda e spoglia dal soffitto altissimo con due grandi porte di legno con gli stipiti in pietra rossiccia e le maniglie in ottone tirato a lucido: una d’ingresso, l’altra comunicante con il Gabinetto Imperiale. Sulla parete opposta alla porta d’ingresso vi si trovavano tre portefinestre nello stesso stile e dimensioni delle porte.
Le uniche decorazioni, in una rivisitazione in chiave moderna dell’Art Decò, erano date da un’imponente bassorilievo con scene di battaglie passate che correva tutto attorno alla stanza sopra alle porte e plafoniere di metallo dorato e cristallo sagomate come antiche fiaccole, mentre altre a forma di braciere erano poste ai quattro angoli. La luce calda e indiretta esaltava ancor di più la tridimensionalità del bassorilievo. Dal soffitto calava un’enorme plafoniera circolare che seguiva il perimetro del gigantesco tavolo rotondo sottostante. Sposava più la praticità dell’illuminazione diretta all’eleganza, facendo sembrare il tutto come la postazione di comando nella sala controllo di una base militare.
Attorno al tavolo di legno rossiccio c’erano venticinque poltrone girevoli foderate di cuoio del medesimo colore del tavolo rappresentanti i ventiquattro presidi ovvero le ventiquattro porte sulle tre cinte murarie che circondano il palazzo. La venticinquesima poltrona, la più imponente, era quella dell’Imperatore posta proprio di fronte alla porta comunicante col suo studio.
Quel pomeriggio Sirio Icon Ypsilanti, Duca di Ypsilanti, si presento in largo anticipo, fatto straordinario, indossando le sacre vesti la cui carica gli imponeva di portare.
Per l’occasione il duca aveva disdetto tutti i suoi impegni, visto che quel tipo di riunione si sarebbe protratta fino a notte tarda e a conferma di ciò degli inservienti stavano imbandendo un tavolo posto per l’occasione lungo l’unica parete libera.
Fermo sulla soglia con le mani ai fianchi Sirio gettò una rapida occhiata a tutta la stanza –Sono il primo! Una data da inserire negli annali.-
L’alta figura del duca resa ancora più maestosa dall’armatura d’oro non passò inosservata agli occhi degli inservienti che lo ossequiarono con un grande inchino per poi tornare subito alle loro mansioni.
Raggiunto il ventiquattresima poltrona, la prima alla destra di quella dell’Imperatore, Sirio vi si sedette aggiustandosi il lungo mantello bianco attorno al busto fino a coprire il coprispalla destro in modo che non fosse d’impiccio. Con la noia dipinta sul volto si mise a osservare quella porzione di mondo che si vedeva dalle portefinestre.–Che scatole!!!-
-Ehilà campione! Vuoi fare nevicare a Metropolis? Al conclave manca quasi un’ora.- disse Launius Vin Varano, Cavaliere d’oro del Ventunesimo Presidio avvicinandosi a Sirio.
-Ciao cow-boy, come stai?- gli rispose Sirio laconico girando la poltrona.
-Come sto? Congelato ecco come sto…- disse Launius stizzito sedendosi su una poltrona che non era la sua alla destra del duca -…la temperatura si è abbassata di cinque gradi… dico cinque…- Launius aprì il palmo della mano destra inguainato nella manopola d’oro agitando le cinque dita -… ca*** siamo a Metropolis mica al polo.-
-Launius ci sono venticinque gradi e la primavera è appena iniziata…- gli rispose Sirio con la stessa enfasi di prima e le braccia distese lungo i braccioli.
-Un cavolo! Metti che trovo una bella topona dove la porto? Eeeh? Dove la porto?- disse sbattendo ripetutamente il dorso della mano destra nel palmo della sinistra. -Mica possiamo stare in spiaggia a giocare al dottore con le chiappe al vento con ‘sto freddo! Ca**o.-
-Hai mai provato i motel?-
-I motel? Ehi duca non siamo mica tutti multimiliardari come tè.-
-Oooh infatti Launius sei il ritratto dell’indigenza.-
-Io sono solo un povero Dragone Verde che viene dalla campagna…- disse Launius girandosi verso un inserviente attirando la sua attenzione con lo schiocco delle dita della mano destra -…hei bello, si fa per dire, sgancia una mela…ma nooo…non stalla a portare, tirala!- poi si rigirò verso Sirio per continuare la conversazione mentre sgranocchiava il frutto.
-Launius che tu venga dalla campagna non v’è alcun dubbio.- gli rispose Sirio con una punta di compatimento –Comunque le tue avventure galanti per oggi le puoi scordare…poi galanti…- disse Sirio roteando la mano destra.
-Beh! Sai, io non ho un rapporto stabile come hai tu…- assestando una vigorosa pacca sul coprispalle di Sirio -…con la contessina, eh, eh, eh.-
-Non ho idea a chi tu ti riferisca.-
-E dai, che tra tè e la contessina Nak Kaltenbach c’è del tenero.- insistette Launius continuando a scuotere Sirio dal coprispalle.
-Non c’è niente tra me e la Contessa Nak Kaltenbach, chiaro! Poi dire contessina è ridicolo, è alta due metri e ha un anno in meno di me.-
-Vedi fate la coppia perfetta. Non ti viene neanche il torcicollo a guardarla negli occhi. Occhi di un azzurro cristallino che ti fanno venire voglia di tuffartici dentro. Senza contare che è veramente un gran bel dragone bianco: fisico atletico, scultoreo e ha pure due belle bocce e…-
-Oh Launius hai rotto!- lo interruppe Sirio afferrandogli il polso sinistro e fissandolo con uno sguardo di pietra -Non ho voglia di discutere ne tanto meno di sentire le tue allusioni, CHIARO!- gli ringhiò Sirio.
-Eeeeh, già, già, già! È meglio non sprecare energie perché oggi sarà lunga, specie quando farai rapporto a Sua Altezza… mi ridai il braccio per favore? Mi serve.-
Sirio lasciò la presa e si rilassò di nuovo.
-Grazie!-
-Per il rapporto non c’è alcun problema!- commentò Sirio rimarcando quanto detto con l’indice destro puntellato sul bracciolo.
-A sìiii, campione? Sono proprio curioso di sentire il tuo rapporto specie dopo il casino fatto sul pianeta Kirk!-
-Casino? Di quale casino vai cianciando! Mi sono battuto con un entità di terzo livello chiaro!- gli rispose Sirio leggermente alterato scostando il busto dallo schienale e puntualizzando con l’indice destro –Siamo andati su Kirk per abbattere un entità malefica mica per una festa campestre. Senza contare che non c’era solo la mia pelle in gioco, ma anche quella dei miei soldati. E fintanto che quei cavalieri saranno sotto al mio comando, beh, farò qualsiasi cosa per riportarli a casa. Qualsiasi cosa! Non spreco la vita dei miei cavalieri per la gloria vanesia di un nostro alleato.-
-Ehi campione calma, calma… sono pienamente d’accordo con te. È solo che gli Heloin ci sono rimasti un po’ male… ecco tutto.- rispose Launius alzando le spalle e buttando dietro di sé il picciolo.
Sirio ne seguì la traiettoria girando anche il busto per poi rigirarsi a guardare Launius con disappunto, che nel frattempo si era sistemato più comodamente sulla poltrona girevole.
-Furono gli Heloin a chiamarci per risolvere il problema. Hai un idea contro chi ci siamo battuti? Quel bastardo ha tirato fuori dal profondo dell’inferno un ventaglio di orridi esseri sanguinari, ecco contro cosa ci siamo battuti…- continuò Sirio puntando l’indice più e più volte sulla pelle del bracciolo -…se hanno avuto delle perdite, non si dovevano intromettere.-
-Beh! Sai com’è. In fondo, in fondo erano a casa loro. Anche se gli Heloin sono un popolo tranquillo l’amore per la propria patria, è l’amore per la propria patria che spinge a tentare il tutto per tutto- rispose Launius guardando diritto fuori dalla finestra e con le mani incrociate sul grembo. –Non gli potevi impedire di intervenire, ha un senso no?-
-No! è stato un gesto insensato e stupido. Se non avevano le capacità per affrontare e vincere la battaglia non si dovevano intromettere. Non è disonorevole chiedere aiuto ai propri alleati quando non si è in grado di affrontare un nemico. Altrimenti perché ci avrebbero chiamato! E poi quel territorio è tanto loro quanto nostro.- gli rispose Sirio stizzito.
-Non volevano fare brutta figura, eh, eh.-
-Ma piantala.- continuò Sirio mandandolo a quel paese con un gesto della mano sinistra.
-E’ che Sua Altezza non approva le perdite tra i suoi alleati. Vuole che tra noi e i nostri alleati ci sia un rispetto reciproco. Lo sai che è un tipo all’antica.-
-Stupidaggini! Dovrebbe fare gli interessi di noi draghi e non degli alleati. E poi di che ha da lagnarsi? L’impero ha solo guadagnato da questa battaglia. E se ci guadagna l’Impero ci guadagna lui e tutti noi. In fondo è questo il compito dei cavalieri della Guardia Imperiale: diffendere l’onore della nostra comunità, lo standard di vita di noi dragoni e i nostri interessi da tutte quelle insidie e minacce che il normale esercito non può nè affrontare nè vincere. È questo in cui credo e che faccio e lo faccio fino in fondo! Costi quel che costi!- ringhiò Sirio.
-Sacro santo! Pienamente d’accordo.- concluse Launius annuendo.
In quel momento, con un passo avanti all’altro e l’elmo sotto il braccio destro, fece il suo ingresso la Contessa Nausicaa Nak Kaltenbach. Malgrado il fisico inguainato dentro l’armatura d’oro che ne esaltava la fisionomia aveva il portamento di un indossatrice durante una sfilata: statuario ed elegante.
La bianca chioma vaporosa le ondeggiava dietro le spalle assieme al mantello candito come i suoi capelli. Rapidamente aggirò la grande tavola rotonda e raggiunse gli altri cavalieri.
Come la Contessa varcò la porta, Sirio si accese come una lampadina appena incrociò il suo sguardo. Fu il primo e l’unico ad alzarsi per porgerle omaggio assieme ai pochi inservienti rimasti che la omaggiarono con il solito inchino.
Le andò in contro incrociandosi a mezza strada -Ciao Nausicaa, ben tornata. Pensavo che saresti arrivata questa mattina.- chiese Sirio garbatamente, quasi timido, toccandole delicatamente le dita affusolate della mano destra in tralice.
-Non ho potuto fare diversamente. Avevo degli impegni improrogabili…scusami!- disse sottovoce Nausicaa ricambiando il gesto.
-Salve duchessa! Ooops, volevo dire contessa…- disse Launius spuntando tra i due di soppiatto facendoli sobbalzare. La coppia era così assorta e persa negli occhi di uno e dell’altra che non si erano neanche accorti dell’avvicinarsi di quel impiccione di Launius -…scusami cara, è vero…- gesticolando teatralmente con le mani e accentuando la mancanza della "erre" -…ho avuto per un momento un lapsus, è vero?- concludendo con un risolino ironico.
-Ciao Launius. Che piacere rivederti.- mormorò tra i denti Nausicaa cercando di tirare fuori un sorriso apprezzabile. Le due mani che fino ad un attimo fa si sfioravano con dolcezza si erano serrate a pugno fino a far scrocchiare le dita. Sirio si era accigliato guardando torvo Launius che dal canto suo gli rispondeva con un sorriso beffardo.
-Problemi?- disse il cavaliere d’oro sulla soglia della porta.
Nausicaa si voltò in direzione della voce –Ciao caro fratello.- facendo un cenno di saluto con la mano destra.
Il Conte Arkadi Nak Kaltenbach cavaliere del Ventitreesimo Presidio, e fratello maggiore di Nausicaa di appena un anno, si inserì nel gruppetto senza tanti preamboli e salamelecchi, squadrando i tre con fare indagatore in particolar modo Sirio.
-Ciao Arkadi ben tornato! Vedo che sei cortese e ciarliero come sempre.- ribatté Sirio acido.
-Ciao!- rispose laconico guardando Sirio fisso negli occhi –C’è qualche problema?- ripeté Arkadi.
-Nessun problema Tristezza! Facciamo solo quattro chiacchiere, ecco tutto. Al massimo forse ho rotto qualche uova nel paniere.- aggiunse Launius con un’espressione di complicità.
Nausicaa partì subito al contrattacco riprendendo il fratello -Arkadi non fare come al tuo solito il…- e disegnando con gli indici un rettangolo immaginario -…ok? Va bene?-
Arkadi fece una smorfia impercettibile alla sorella, squadrò di nuovo il duca e poi si allontano per raggiungere il suo posto attorno al tavolo.
***
Sirio e Arkadi si conoscevano da una vita, cioè da quando si incontrarono per la prima volta durante il periodo dell’addestramento per l’investitura a Cavaliere. Per tre lunghissimi anni condivisero le sofferenze e i duri allenamenti col medesimo maestro per poi dividersi per seguire strade diverse.
Dopo due anni si ritrovarono, con sorpresa, alla corte imperiale ed entrambi cavalieri d’oro. Visto la carica che ricoprivano più di una volta si erano trovati in situazioni terribili e più di una volta l’uno aveva salvato la vita all’altro e viceversa. La loro amicizia diventata più che profonda continuava ancora adesso malgrado l’apprensione di Arkadi nei confronti della sorella minore.
L’apprensione di Arkadi era più che mai infondata. Anche perché Nausicaa non aveva bisogno della guardia del corpo visto che era lei la guardia del corpo; e tantomeno aveva bisogno di essere protetta dall’assedio di Sirio, sapeva benissimo tenere testa al suo drago.
Comunque Arkadi non se la perdonò mai di avere invitato Sirio alla festa del suo clan anni fa, dove ebbe modo di conoscere Nausicaa. Era una colpa assurda tanto si sarebbero conosciuti comunque ma l’apprensione per la sorella più piccola era un sentimento molto radicato in Arkadi anche nei confronti del suo migliore amico o forse proprio perché non digeriva l’idea che il suo migliore amico ronzasse attorno alla sorella come un avvoltoio.
Comunque il rapporto tra Sirio e Nausicaa era molto platonico o per lo meno così volevano che apparisse: una forte amicizia tra due commilitoni; e nient’altro!
***
Ad interrompere quell’idillio fu l’arrivo del Cavaliere del ventiduesimo presidio il Conte Judò Asahy Dedaan. Il Conte Asahy Dedaan apparteneva ad uno dei clan più pittoreschi ovvero quello dei dragoni dorati aventi non solo i capelli ma anche l’epidermide di un scintillante colore oro che faceva pandan con la divisa.
-Piacere di rivedervi cavalieri. Per una volta non sono il solo ad essere in anticipo.- disse Judò seguito da un breve inchino. Nausicaa, Sirio e Launius salutarono quasi all’unisono mentre Arkadi seduto al di là del tavolo rimase impassibile con le dita intrecciate e i gomiti appoggiati sui braccioli.
Il dolce sorriso che Judò fece ai tre cavalieri che lo salutarono lo rivolse anche all’introverso cavaliere seduto al di là del tavolo –Ciao Arkadi ben tornato.-
-Ciao!- gli rispose il cavaliere senza scomporsi più di tanto. Judò da tempo conosceva il carattere chiuso del compagno e sapeva che era inutile prendersela. Arkadi era fatto così e basta. Invece la cosa che urtava di più Judò era il disordine, in particolar modo trovare la sua postazione, alla destra di quella di Sirio, a soqquadro.
Come trovò il picciolo a terra proprio dietro alla sua poltrona, lo raccolse con sdegno tenendolo tra il pollice e l’indice destro e si girò minaccioso verso Launius col braccio teso –Bada cavaliere se trovo qualcosa di viscido e gommoso appiccicato sotto alla mia poltrona o nella mia parte di tavolo te li faccio mangiare entrambi.- facendo sublimare completamente il picciolo tra le dita trasformandolo in un fil di fumo.
-Brrrr sto rabbrividendo Raggio di Sole.- disse strafottentemente Launius con il petto in fuori e i pugni chiusi sul fianco.
Judò non colse l’esplicita provocazione, non era né il posto né il momento giusto per dar corda a quello spaccone. Così si girò di scatto verso il suo posto al tavolo creando ampie volute col mantello bianco e vi si diresse sdegnato –Uhmf! Sei solo un buffone.-
-Primo o poi troverai qualcuno che ti gonfia la faccia come un materasso.- lo riprese Nausicaa.
-E sarai tu a gonfiarmela Nausicaa ummmh?…- gli rispose Launius amiccando con l’occhio destro -…guarda da te mi farei anche frustare!-
-Ti piacerebbe eeeeh? Scordatelo! Certe cose fatte in larga scala ne comprometterebbero la qualità. E la ristretta cerchia dei miei affezionati clienti ne risentirebbe.-
-Immagino che la ristretta cerchia di cui parli sia in formazione da uno, vero?- disse Launius abbracciando Sirio imbarazzato. Arkadi, invece, era sempre più torvo guardando il gruppetto dall’altra parte del tavolo.
-Oh, che sorpresa! Un evento che ha dell’incredibile, il Duca di Ypsilanti in anticipo.- disse ad alta voce il cavaliere dalla chioma di un incredibile rosa confetto mentre varcava la porta d’ingresso.
-Non ho mai fatto tardi a una riunione, cavaliere! Il motivo per cui a volte arrivo all’ultimo minuto sta nel fatto che sono una persona molto, molto impegnata al contrario di certi altri.- gli rispose Sirio con superbia.
-A palazzo sono tutti molto, molto impegnati, cavaliere! Ma arrivano tutti puntuali senza patetiche apparizioni all’ultimo istante.- rispose Shira mantenendo un contegno sostenuto.
Shira Darl Mat, appartenente al clan dei Dragoni Rosa, era il cavaliere del diciannovesimo presidio e provava una certa avversione per il Duca di Ypsilanti e i sui modi fuori dagli schemi con cui usava trattare le missioni che gli venivano affidate e per le libertà che spesso si prendeva con la Guardia Imperiale.
Sirio era abilissimo, all’occorrenza, a coniugare i doveri di stato con i propri interessi personali specie da quando era venuta a mancare la figura del Gran Sacerdote a corte. Delle debolezze del Duca Darl Mat ne era a conoscenza e lo marcava stretto non perdendo occasione di denunciare gli abusi a Sua Maestà.
Shira raggiunse velocemente Nausicaa frapponendosi tra lei e Sirio salutandola con un baciamano –Contessa è un piacere rivederla a palazzo, abbiamo sentito tutti la sua mancanza.-
Nausicaa non fece in tempo a rispondere che fu interrotta da Launius –Invece la presenza del sottopancia dell’Imperatore non la sentiremo affatto ma purtroppo è sempre tra i piedi!-
A quelle parole Shira si drizzò in tutta la sua altezza voltandosi minaccioso verso il dragone verde sfrontatamente immobile e sghignazzante scatenando un battibecco formato da pungenti allusioni, da parte di Shira, e trivialità varie da parte di Launius. Il tutto supervisionato da Nausicaa, nelle vesti di moderatore, e dagli altri cavalieri nelle vesti di spettatori forzati. Una decina di minuti dopo Darl Mat, scuro in volto, lasciò il gruppetto con un Launius gongolante e soddisfatto e una Nausicaa brontolante.
***
Una vibrazione pulsante si manifesto improvvisamente irradiandosi dalla borsa di cuoio, che Sirio portava sotto la cintola, al resto del fiancale d’oro che gli cingeva il gonnellino. Era una sensazione fastidiosa visto il particolare punto su cui poggiava la borsa di cuoio.
Un espressione di disappunto mista a imbarazzo si dipinse sul volto del Duca che aveva già la mano destra nella borsa alla ricerca della fonte di quella fastidiosa vibrazione.
-Il cellulare! Non l’ho spento.- incondizionatamente Sirio guardò il display notando che era arrivata della posta al suo computer. Velocemente il pollice destro volò su alcuni pulsanti facendo apparire la foto frontale di tre quarti di una giovane ragazza china a raccogliere erbe su un prato verde.
-Ma che cavolo di messaggio…- pensò Sirio aggrottando le ciglia, ma avvicinando il cellulare non poté fare a meno di notare il viso dolce e grazioso che faceva da cornice a degli splendidi occhi blu.
Un improvvisa serie di vibrazioni gli esplosero nel palmo della mano, era arrivato un altro messaggio al suo computer. Lesto il pollice ripeté la stessa combinazione di tasti fatta qualche minuto prima facendo comparire un messaggio sul display.
SAI CHI E’?
In rapida successione ne arrivò un altro
VUOI SAPERE CHI E’?
Sirio rimase imbambolato per qualche istante a fissare il cellulare fino a quando una voce amica non lo riportò con i piedi per terra –Brutte notizie?- gli chiese Nausicaa poggiandogli delicatamente una mano sul braccio destro.
-Co…come?…- Sirio si riebbe e si guardò attorno con l’aria smarrita di chi si è appena svegliato. Quasi tutti i cavalieri erano arrivati; alcuni avevano raggiunto i loro posti attorno al tavolo altri si erano raccolti in gruppetti a parlare, Launius era intento a disintegrarle a Shira mentre Judò e Arkadi sembravano fissare Sirio.
Nausicaa lo guardava con un espressione interrogativa da cui traspariva una certa preoccupazione –E’ successo qualcosa?-
-Ma nooo! Non è successo nulla. Sono arrivati alcuni messaggi scritti da un deficiente ….non so neanche chi. Insomma niente di particolare, ecco…- Sirio scrollò le spalle cercando di minimizzare l’accaduto ma la faccia di Nausicaa era eloquente: non credeva a quello che lui le diceva -…beh! Adesso devo andare. Poi ne riparliamo, ok?- concluse Sirio che si stava avviando verso la porta.
-Ma dove vai!- Nausicaa lo bloccò afferrandolo saldamente per il polso destro –Fra tre quarti d’ora arriverà l’Imperatore, e sai com’è fatto; odia i ritardatari e tu non vorrai fare tardi proprio oggi, vero?-
Sirio guardò l’espressione severa di Nausicaa che lo fissava con degli occhi di ghiaccio che non lasciavano spazio ad altre interpretazioni –Non ti preoccupare è questione di un attimo… vado e torno.- disse Sirio liberandosi dalla stretta per poi allontanarsi rapidamente.
Prima di uscire buttò l’ultima occhiata alla stanza ed era certo che Judò e Arkadi dalle loro postazioni lo stessero ancora fissando –Ma che razza di faccia devo aver fatto per suscitare il loro interesse? Impiccioni!- si chiese tra sé guardandosi la propria immagine riflessa negli specchi lungo il corridoio.
Raggiunti i propri appartamenti, Sirio si diresse fulmineo al mobile dietro la sua scrivania dove trovava posto il computer, una grossa scatola argentata priva di spigoli vivi e non molto spessa su cui era incastonato un futuristico diadema. Alcune spie verdi affianco al diadema erano accese indicando che il dispositivo elettronico contenuto all’interno della scatola era funzionante.
Sirio indossò il futuristico diadema e immediatamente davanti agli occhi, rivolti ad un mondo completamente virtuale, comparve una schermata di un video con all’interno un logo e delle frasi di benvenuto che scomparvero quasi subito per lasciare posto a un riquadro di un rilassante color pastello in cui ci galleggiavano una quantità di icone.
Il duca concentrò il proprio pensiero sull’icona della cartella di posta aprendo così una nuova schermata video su cui comparvero tre icone. Attivate le tre icone comparvero altrettante finestre, quella con la foto venne spostata al centro tra le altre due e ingrandita.
Sirio si sedette sulla poltrona girevole della sua scrivania e rimase a contemplarla per qualche istante l’immagine, cercando di coglierne tutti i particolari. Soffermandosi nuovamente sugli occhi blu della ragazza nella foto venne spontaneo il confronto con le figure dell’ologramma posto sulla sua scrivania.
L’ologramma consisteva nella figura di una donna di straordinaria bellezza, alta e formosa con dei lunghi capelli neri e degli splendidi occhi blu. Affianco al lei c’erano due bambini: un maschietto e una femminuccia dai capelli neri e un po’ lunghi; lui con occhi di un splendido grigio perla e lei di un blu profondo come la donna che li stringeva a sé.
Un tenero ritratto di famiglia, ecco cosa rappresentava l’ologramma sulla scrivania ritraente Sirio e sua sorella gemella Shun-rei con la loro madre qualche giorno prima dell’incidente.
Sirio comparava il volto di sua sorella e di sua madre con quello della ragazza nella foto trovando in continuazione incredibili somiglianze tra i lineamenti della madre e della sorella con la ragazza della foto. Si accorse di essere in preda a una strana euforia e con i battiti accelerati.
Come la ragione riprese il controllo, Sirio ripensò ai successivi messaggi: li rilesse e rispose all’anonimo interlocutore.
-CHI SEI E COSA VUOI!-
La risposta non tardò a venire, segno che qualcuno nella rete era in febbrile attesa.
-VOGLIO VIVERE MEGLIO, GODERMI LA VITA, COLTIVARE IL MIO HOBBY: LA FOTOGAFIA! LE E’ PIACIUTA LA FOTO?-
-AVREI FATTO MEGLIO, MA IL SOGGETTO E’ INTERESSANTE. CHI E’?-
-SUA SORELLA! CHE DELUSIONE, NON L’HA RICONOSCIUTA?-
-BRUTTO BASTARDO, MIA SORELLA E’ MORTA!!! HAI UNA VAGA IDEA CON CHI STAI PARLANDO?-
-CERTO, CON SIRIO ICON YPSILANTI DUCA DI YPSILANTI NONCHE’ CAVALIERE DELLA GUARDIA IMPERIALE, MI SCUSI, CAVALIERE D’ORO DELLA GUARDIA IMPERIALE.. E VOGLIO SOTTOLINEARE CHE SUA SORELLA NON E’ MORTA MA VIVA E VEGETA E SO’ DOV’E’!-
-BENE BUFFONE, SAPPI CHE TI STAI AVVENTURANDO SU UN CAMPO MINATO. MOLTA GENTE HA TENTATO DI SPILLARMI QUATTRINI MA CON SCARSO SUCCESSO E… E HANNO FATTO UNA FINE CHE NON TI AUGURO!-
-SONO COSTERNATO ECCELLENZA CHE LEI ABBIA AVUTO QUESTI DEPLOREVOLI INCONTRI…MA IO NON LE VOGLIO SPILLARE ALCUN CHE’. SE MAI LE VOGLIO VENDERE QUALCOSA, OVVERO DOVE E COME RAGGIUNGERE SUA SORELLA.-
-A SIII, INTERESSANTE! E QUANTO MI COSTEREBBE L’IDIRIZZO DI MIA SORELLA?-
-CENTO MILIONI IN DIAMANTI.-
-SCHERZA?-
-ECCELLENZA, PER UNO COME LEI SONO UNA GOCCIA NELL’OCEANO, INVECE A UNO COME ME GLI CAMBIEREBBERO LA VITA… BENE ABBIAMO GIA’ PARLATO TROPPO E CERTI DISCORSI IN RETE E’ MEGLIO NON FARLI… SE E’ INTERESSATO A COME SI SONO SVOLTI I FATTI INCONTRIAMOCI AL PARCO ETHISIS NEL PRIMO TEMPIO…DOMANI A MEZZANOTTE.-
detto questo la comunicazione si interruppe e la finestra sparì lasciando uno spazio nero. Sirio si concentrò nuovamente sull’immagine della ragazza nella foto e col pensiero apri un’altra finestra su cui comparì un lungo elenco di nomi, ne scelse uno e compose il numero di telefono corrispondente. Nell’attesa controllò l’ora sul vecchio orologio analogico posto sulla scrivania: mancavano ancora venti minuti abbondanti alle 15.00; aveva ancora tempo.
-Nak Terr, chi parla?- disse l’immagine che comparve nella finestra apertasi quasi istantaneamente nella mente di Sirio.
-Ciao, vecchio mio come stai?- ribatte Sirio, fissando il bulbo nero posto sull’apparecchio argenteo.
-Stanco! Ecco come stò. E tu come stai?- disse il dragone bianco incartapecorito dall’altro capo della linea con in testa un diadema simile a quello portato da Sirio.
-Bene.- rispose laconico.
-Dimmi che mi telefoni per confermarmi la tua presenza al consiglio di amministrazione.- disse il vecchio drago.
-No mi spiace, non è per questo motivo che ti chiamo.- disse Sirio rammaricato.
-Umf! Ci avrei scommesso.- gli rispose il vecchio allungandosi sulla poltrona di pelle.
-Ho bisogno di soldi.-
-E li chiedi a me? lo sai benissimo che hai libero accesso ai tuoi conti. Puoi prelevare quello che vuoi.- rispose il vecchio pacatamente mentre lisciava una piega sulla giacca con la mano destra.
-Lo so! Ma …mi servono in un formato particolare.- disse Sirio un po’ imbarazzato.
-E sarebbe?-
-Diamanti…cento milioni in diamanti.-
Il vecchi si rizzò sulla sedia di scatto –CENTO MILIONI IN DIAMANTI? Ma…ma è assurdo. Sirio cosa devi farci con cento milioni in diamanti?- chiese il vecchio con fare indagatore e con un espressione torva corrugando ancor di più la fronte già solcata da innumerevoli rughe.
-Non posso parlartene ora. Ma mi servono…e mi servono per domani…domani a mezzogiorno.-
-Domani? A mezzogiorno? Ma cielo Sirio.- sbottò il vecchi alzando le braccia –Ma come vuoi che faccia a trovarli…mica li vendono nel negozio sotto casa.-
-Su dai, per una vecchia lenza come te non è un problema reperirli.- Sirio sfoderò un sorriso beffardo.
Ci fu un attimo di silenzio, il vecchio rimase per qualche secondo immobile, perplesso da quella strana richiesta con la fronte aggrottata –Verrai tu a prenderli qui a Ypsilanti?-
-No! Non posso allontanarmi da Metropolis. Verrai tu e ti farai accompagnare dalle guardie della succursale di Metropolis. Sei l’amministratore delegato…non avrai problemi.-
-Devo portarteli a palazzo?- chiese il vecchio un po’ intimorito, sgranando gli occhi.
-Per carità, no!- aggiunse Sirio sottolineando il diniego con le mani. - Ci incontreremo all’una al ristorante del Kamehameha Club.-
-Il ristorante sul grattacielo?- chiese il vecchio.
-Sì, così ti offrirò il pranzo e risponderò alle tue domande.- Sirio concluse con un sorriso tirato.
-Umf!- fu l’unica risposta del vecchio dragone bianco lasciandosi cadere nuovamente sulla poltrona.
-Ora devo salutarti, ho i minuti contati…- Sirio si girò verso il vecchio orologio sulla scrivania -…anzi i secondi, ciao vecchio mio a domani.- il vecchio drago lo salutò con il semplice cenno della mano destra.
***
Judò guardava la poltrona di pelle girevole alla sua sinistra con evidente preoccupazione e non era nemmeno il solo. Fra meno di un minuto la porta che metteva in comunicazione la "Sala della Tavola Rotonda" con il "Gabinetto Imperiale" si sarebbe aperta: sarebbero usciti per primi i valletti seguiti poi da Sua Altezza in uniforme alle 15:00, precise e chi non c’era in quel momento era meglio che non si presentasse.
Launius guardava interrogativo la faccia preoccupata di Judò cercando una spiegazione ma purtroppo senza ottenerla. Launius si era perso la scenetta di Sirio col cellulare, era troppo intento a infastidire Shira cosa che gli recava una certa soddisfazione, e perciò non riusciva a trovare una spiegazione a quella specie di fuga.
Arkadi col suo freddo e distaccato aplomb sembrava come al solito non essere toccato minimamente dall’assenza dell’amico, ma gli sguardi che si scambiavano lui e Judò tradivano la sua preoccupazione.
Chi invece letteralmente smaniava per la mancanza di Sirio era Nausicaa che, tradendo la freddezza e la riservatezza tipiche dei draghi del suo clan, non riusciva a tenere la stessa posizione sulla poltrona per più di un minuto –Ma dove è andato quell’idiota…oggi non è proprio il giorno per far arrabbiare Sua Altezza.-
-Per me se l’è svignata per non affrontare le ire di Sua Altezza.- esordì Shira con un tono sufficientemente alto da farsi sentire da tutti i presenti.
-Perché Sirio dovrebbe temere delle ire di Sua Altezza?- chiese uno dei cavalieri presenti.
-Beh! È ovvio…- gli rispose Shira sollevando le spalle -…dopo il macello che a fatto sul pianeta Kirk se fossi al suo posto non mi farei vedere per un bel po’, anzi scapperei in un'altra dimensione.- concluse con una risata maligna.
-Stai offendendo un cavaliere tuo pari con delle insinuazioni calunniose degne di una rivista scandalistica e senza che l’interessato sia presente per difendersi.- tuonò Nausicaa dalla parte opposta del tavolo col busto proteso su di esso come se dovesse spiccare un balzo –Il Duca di Ypsilanti si è comportato egregiamente proteggendo e difendendo i nostri insediamenti e quelli dei nostri alleati uscendone vincitore. E non merita certe insinuazioni, specie da un cavaliere suo pari!- concluse Nausicaa con l’enfasi degna di un principe del foro.
-Ma se ha fatto tabula rasa! In più alcuni valorosi guerrieri degli Eloin sono periti nello scontro e Sirio non ha fatto niente per evitarlo. Tant’è che è quasi scoppiata una crisi diplomatica tra l’Impero e il loro.- replicò aspro Shira.
-Stro*****! Gli Eloin e i loro valorosi guerrieri sono degli incapaci e non ci dovevano neanche essere sul campo di battaglia. Ed è solo per un pelo che i nostri non ci hanno rimesso la pelle. A quel punto anch’io avrei fatto la stessa scelta- disse Launius in difesa dell’amico -Meglio loro che noi, che cavolo! Giusto?- rivolgendosi ad Arkadi che gli rispose con un cenno di assenso del capo.
-Balle! C’è un codice da seguire…- continuò imperterrito Shira -…e Sirio lo segue solo quando gli fà comodo o gli po’ tornare utile…ma stavolta l’ha fatta grossa! Lo sa e se l’è filata.-
-Shira pulisciti la bocca che ti sei sporcato…- gli disse Launius indicandogli con le dita della mano destra gli angoli della bocca -…hai appena detto una stron****.-
-COSA HAI DETTO TROGLODITA BIFOLCO!- replicò Shira con gli occhi fuori dalle orbite.
-Hai capito benissimo ruffiano leccapiedi!- gli rispose Launius giratosi verso Shira, pronto a saltargli addosso.
-ORA BASTA, BUFFONI! non siete degni di sedere a questo tavolo, vi dovrei buttare fuori a calci!- lo sguardo glaciale di Arkadi non lasciava spazio ad alcun commento o critica verso l’amico assente. –In quanto a te Launius modera il linguaggio, non sei in un saloon con la segatura per terra.-
-Ma…ma Arkadi…ecco lui…- farfuglio Launius indicando il compagno alla sua sinistra.
-Zitto! Taci.- gli rispose secco Arkadi scuro in volto.
La distorsione spazio-temporale che si ebbe in quell’istante accompagnata da un scintillio dorato, in prossimità della poltrona relativa al ventiquattresimo presidio, interruppe qualsiasi discussione –Salve cavalieri! Per caso si parlava di me? mi fischiano un po’ le orecchie.- disse Sirio sarcastico.
-Ti sembra l’ora di arrivare?- ruggì Arkadi, perdendo la sua distaccata freddezza.
-Sempre sul filo del rasoio, eeeeh? Campione?- disse Launius accigliato esprimendo il suo dissenso scuotendo lentamente la testa. Judò, come suo solito, non fece commenti e non gli rivolse neanche la parola. Nemmeno Nausicaa si perse in chiacchiere ma le occhiatacce al vetriolo che gli lanciava non avevano bisogno di spiegazioni.
-Sono commosso che abbiate sentito la mia mancanza.- disse Sirio tra il faceto e lo stupito.
-Non c’è nulla di comico.- ringhiò Arkadi con la voglia evidente di prenderlo a schiaffi.
-La verità è che siamo tutti impazienti di sentire il tuo rapporto, eh, eh.- dissero quasi in coro le due gemelle Eleusippus e Meleusippus Deere Das rispettivamente cavalieri del undicesimo e del nono presidio appartenenti al clan dei dragoni blu.
-Temevamo che te la fossi fatta nel gonnellino e te la fossi svignata alla chetichella.- continuò Eleusippus.
-Vi piacerebbe, eeeh? Invece eccomi qua.- disse Sirio aprendo le braccia –Non si smentiscono mai: Streghe e str***e!!-
-Bene! Non volevamo perdere lo spettacolo di Sua Altezza che ti fa le chiappe a strisce!!- aggiunse Meleusippus gongolante.
-Ooh, che peccato, a un così bel culetto!- dissero in coro le due gemelle girandosi una verso l’altra stringendosi le mani, mostrandosi dispiaciute per poi scoppiare in una risata sadica.
-Dannate streghe!- imprecò Nausicaa. Sirio non proferì parola ma le mandò a quel paese con un gesto della mano destra che non aveva nulla di cavalleresco. Quando le ante della porta che dava sul Gabinetto Imperiale si spalancarono improvvisamente, erano le tre del pomeriggio in punto.
Fecero pomposamente il loro ingresso, uno affianco all’altro, due dragoni d’argento con indosso armature del medesimo colore della loro pelle, formando un curioso pandan, arricchite da una sopraveste porpora con filettatura dorata su cui era ricamato lo stemma imperiale proprio sul petto : erano i valleti dell’Imperatore.
Come i valletti si spostarono ai lati della porta, l’Imperatore fece il suo ingresso nel fulgido splendore della sua armatura.
La figura di Sua Altezza era imponente, come per tutti i draghi che fin da piccoli erano stati avviati alla pratica di discipline sportive perfomanti. Ma con indosso le sacre vesti il suo portamento era esaltato.
Tutti i cavalieri si alzarono e all’unisono salutarono il loro comandate in capo con un inchino, abbassando lo sguardo.
Dopo essersi seduto e aver depositato sul tavolo la carpetta di cuoio nero, intimò con un ordine secco ai presenti di sedersi. Come tutti si sistemarono al loro posto, l’Imperatore si voltò repentinamente con la poltrona girevole verso il Duca di Ypsilanti chiamandolo per nome con tono autoritario –Sirio!-
-Siii, Altezza?- rispose Sirio cordialmente con un sorriso sprezzante tipico di chi sa il fatto suo.
-C’è qualcosa che ti angustia? Qualcosa di cui vuoi renderci partecipi?- chiese l’Imperatore così a freddo e senza tanti complimenti.
Sua altezza era fatto così: affrontava i problemi che gli si presentavano in seduta stante e senza tanti preamboli. Era una filosofia di vita che amava inculcare anche ai suoi cavalieri. Ai detrattori poteva sembrare un metodo arrogante, sbrigativo e superficiale; ma sicuramente efficace per tenere sotto controllo la situazione e impedire che il problema diventasse solvibile solo con un bagno di sangue.
A quella domanda repentina e secca come un Martini, Sirio trasalì stupito. Glielo si leggeva in faccia, non si aspettava una domanda del genere –Beh!…- esclamò smarrito -…Mi aspettavo l’apertura dei lavori…ma se ha così premura di sentire il mio rapporto, sono pronto a soddisfare qualsiasi domanda.- concluse con un sorriso tirato.
-Sai benissimo che non ci riferiamo a quanto successo su Kirk.- ribatté Sua Altezza aggrottando la fronte. Le iridi blu cobalto sotto le lunghe ciglia nere, dietro la frangia sembravano brillare di luce propria.
-Non so a cosa vi riferiate Altezza.- gli rispose Sirio aggiustandosi sulla poltrona come se dovesse sostenere un impatto frontale.
I due dragoni neri a faccia a faccia si scrutavano negli occhi; se non fosse per i differenti colori delle iridi e per qualche ruga in più che segnava il viso di Sua Altezza tra i due non sembrava esserci alcuna differenza.
-Davvero? Magari è qualcosa di cui ci vuoi far partecipi in privato.- rispose Sua Altezza con fare indagatore, staccandosi dallo schienale indicando con lo sguardo la porta appena chiusa dai valletti.
Sirio si sentiva gli occhi maliziosi e invadenti di tutti i sui compagni addosso provocandogli un senso di disagio e di imbarazzo che mal celava a fatica. Odiava essere messo sotto ai riflettori, ma detestava ancora di più sentire il cosmo dell’Imperatore insinuarsi con la veemenza e la delicatezza di un pachiderma nel profondo del proprio io –Caro zio! Rovista, indaga, scruta quanto ti pare e visto che ci sei leggi anche questo: VA AL DIAVOLO LURIDA CAROGNA!!-
–Altezza, io la ringrazio per questo suo interessamento…ne sono lusingato…ma sinceramente non so cosa dovrei confidarle che lei già non sappia.- gli rispose Sirio con tono ossequioso.
L’Imperatore accennò un sorriso tirato seguito da un lungo sospiro mentre si appoggiava allo schienale.
-Cavaliere!…- disse l’Imperatore pacatamente come se stesse parlando col cuore -…La fiducia nel nostro rapporto è basilare, più di ogni altra cosa. Di più della stima che io nutro nei vostri confronti…- indicando col gesto di una mano tutti i presenti -…più della vostra parola, più della lealtà che avete nella corona e nel nostro popolo. La fiducia è tutto! A volte capita che per motivi personali, anche giustificati s’intende, questa fiducia venga tradita compromettendo delicati equilibri e causando spiacevoli conseguenze. Equilibri di cui uno può non esserne a conoscenza, non per mancanza della suddetta fiducia, ma proprio per la loro delicatezza intrinseca…-
Passò un interminabile minuto di silenzio, poi Sua Altezza si coricò nuovamente in avanti poggiando gli avambracci sui braccioli facendo scricchiolare il cuoio della poltrona – Sirio tu hai avuto un passato travagliato da disgrazie e duri sacrifici… ma il passato è passato assieme alle sue disgrazie, ai lutti, ai sacrifici. Fa che il passato non porti le sue sventure nel futuro di tutti noi.- detto questo Sua altezza si girò verso i presenti e aprì i lavori.
Sirio rimase per qualche secondo immobile nella sua posizione scosso da quanto aveva sentito per poi girarsi verso il tavolo a rimuginare quanto detto con aria assente e la testa tra le mani.
L’Imperatore controllò rapidamente la scaletta dei punti da discorrere scritta di suo pugno su un prezioso foglio di pergamena intestata con lo stemma imperiale che trovava posto nella carpetta di cuoio nero posta davanti a sè. –Bene, bene…uhmmm.- l’imperatore si girò lentamente verso Sirio accompagnato dal cigolio sinistro della poltrona girevole –Bene, cavaliere! Esponici il rapporto su quanto è successo sul pianeta Kirk e, soprattutto, sul perché laggiù è andato tutto storto!-
Sirio si girò lentamente verso Sua Altezza: in trepidante attesa e tamburellando con le dita sul tavolo. Con lo sguardo ancora assente e con la mente ancora impegnata a decifrare quanto gli era stato detto prima, cercò di mettere assieme una frase con un senso compiuto ma, in quel momento, il suo encefalogramma sarebbe stato di un piatto desolante. Le poche parole che cercò di emettere gli morirono in bocca arrendendosi così all’assedio con le braccia penzolanti e il morale a terra.
***
Il conclave terminò a notte fonda. I due dischi lunari erano già alti nel cielo a illuminare i sontuosi giardini del palazzo dove si aggiravano i cavalieri di bronzo che, a coppie di due, facevano il giro di ronda.
La calma regnava sovrana quasi dappertutto.
All’apertura delle porte della Sala della Tavola Rotonda, il primo ad uscire a passi lunghi con la mano sinistra serrata sulla visiera dell’elmo e la mano destra chiusa a pugno con tale veemenze da fargli sbiancare le falangi e scricchiolare la manopola d’oro per la tensione dei nervi, era Sirio.
Aveva un diavolo per capello e Sirio era uno che ne aveva tanti. Digrignava i denti come una belva inferocita emettendo un ringhio sinistro. Spalancata l’ennesima porta, che dava su un porticato al primo piano, lungo quanto il perimetro dell'ala sud del palazzo, si diresse verso il parapetto per respirare l’aria fresca della notte e cercare di sbollire la rabbia.
La visione che ebbero i due cavalieri di bronzo, intenti nel loro giro di ronda, del duca: con le braccia divaricate sulla balausta di travertino, lo sguardo stravolto dall’ira, con la luce lunare che evidenziava la figura del cavaliere come qualcosa di etereo sullo sfondo nero pece del corridoio alle sue spalle, era qualcosa di terrificante che li scuoteva nelle membra, spingendoli a una irrefrenabile voglia di correre.
Con un sincronismo olimpionico i due cavalieri fecero una rapida accelerazione fino in fondo alla facciata per poi sparire velocemente dietro l’angolo.
Malgrado una partenza fiacca, Sirio ebbe una rimonta durante il conclave ritrovando le energie e l’oratoria da navigato principe del foro necessarie per controbattere, tono su tono, alle domande pressanti e alle paternali dell’imperatore.
Pochissimi cavalieri avevano il coraggio di rispondere all’Imperatore e Sirio era tra questi, anzi era quello più spudorato e sosteneva le sue convinzioni sino allo sfinimento mettendo a dura prova l’autocontrollo di Sua Altezza.
Ciò provocava malumore tra gli altri cavalieri sapendo benissimo che dopo l’intervento di Sirio chiunque avrebbe fatto rapporto dopo di lui avrebbe avuto a che fare con una belva inferocita.
Insolitamente quel giorno le cose andarono diversamente dal solito. Malgrado finissero sulla griglia anche gli altri cavalieri d’oro, gira e rigira il cerchio si chiudeva sempre sul duca. Sua altezza non aveva occhi che per lui.
Mentre si faceva accarezzare il viso dalla brezza notturna, un Sirio ancora furioso snocciolava mentalmente una serie di epiteti poco gratificanti verso la persona di Sua Maestà. Quando una mano gli si posò dolcemente sul coprispalle destro, Sirio si voltò di scatto come a voler aggredire l’imprudente che aveva osato tanto.
Nausicaa era emersa dal buio del corridoio di soppiatto come un felino, senza far rumore. Grazie alla luce lunare i fluenti e vaporosi capelli erano di un bianco straripante che facevano da cornice al viso abbronzato da cui spiccava un sorriso delicato e le iridi di un azzurro cristallino. Sirio ammirato si calmò subito.
-Vuoi azzannarmi alla gola, uhmmm?- disse lei con i pugni chiusi sui fianchi.
-Scusami è un brutto momento di una pessima giornata.- esclamò Sirio espirando profondamente. –Quella carogna non mi ha dato un minuto di tregua.- sibilò a denti stretti.
-E tu non hai fatto niente per evitarlo. Non solo sei presuntuoso, ma fai pure l’arrogante volendo avere sempre l’ultima parola.- lo redarguii Nausicaa puntandogli il dito contro come si farebbe a un monello.
- Oooh, grazie! Questa proprio mi mancava. Ho già il sangue amaro per aver litigato tutto il giorno con quel satrapo maledetto senza che ti ci metti pure tu a farmi la predica.- disse Sirio a voce alta tendendo i nervi del collo per il nervoso.
Nausica rimase immobile davanti a lui con le braccia conserte senza muoversi di un millimetro e con un evidente cipiglio stampato sul volto.
- Oooh che scena struggente che si sta consumando dinanzi a noi, non trovi Eleusippus?-
-Oooh, che pathos! Sono senza parole Meleusippus.- disse Eleusippus con tono sarcastico rivolta alla gemella, mettendosi una mano sul pettorale all’altezza del cuore.
-Meraviglioso, non aspettavo altro che qualcuno su cui scaricare la tensione.- rispose Sirio muovendosi verso di loro con la mano destra serrata a pugno.
Nausicaa prontamente gli sbarro la strada mettendogli le mani sulle spalle. - Lascia perdere quelle streghe! Per te oggi non è proprio il giorno per attaccare briga. E voi due perché non andate all’inferno?- girando la testa verso di loro con sguardo severo.
-Che amore! La bella che difende la bestia.- disse sprezzante Eleusippus guardando in tralice la gemella sghignazzante.
-Avete due nomi del ca**o e siete pure str***e! C’è di che esserne orgogliosi.- intervenne Launius ruminando l’immancabile chewing-gum. Launius era arrivato in tempo per vedere la scenetta messa in atto dalle gemelle e non perse occasione di intromettersi.
-Ragazze se a quest’ora siete ancora così pimpanti perché non andate giù nella caserma della quarta divisione a prenderlo in quel posto. Sono sicuro che vi divertireste! Comunque se volete un vero drago…Beh! Ci sono qua io, eh, eh.- concluse Launius tenendo i pugni chiusi e i pollici all’insù sollevando ripetutamente le ciglia.
-Ancora non mi capacito come un bifolco, troglodita come te sia riuscito a conquistare l’armatura d’oro!!- sibilò Meleusippus.
-Beh! Ragazze sicuramente non ho fatto dei ‘lavoretti’ sotto banco come voi avete fatto al defunto Gran Sacerdote…immagino anche che sia la vostra tecnica segreta con cui affrontate gli avversari, vero?- gli rispose sfacciatamente Launius con un sorriso a trentadue denti.
Dopo una tale offesa la reazione delle gemelle era ovvia. La prima a scattare verso Launius fu proprio Meleusippus nel cui palmo della mano destra si era formata una sfera di energia bianchissima che produceva un crepitio dovuto alle scariche elettrostatiche azzurrognole che si propagavano dalla sfera al bracciale d’oro o verso terra.- BESTIA CHE NON SAI ALTRO! TI CHIUDERO’QUELLA FOGNA UNA VOLTA PER TUTTE!!!- urlo rabbiosa Meleusippus.
-ORA BASTA!!- la voce fuori campo esplose nella testa dei presenti con la stessa veemenza del ruggito di una belva che vuole rimarcare la propria autorità nel branco.
Tra i contendenti esplose un flash dalla cui luce emerse la figura slanciata di Judò che, col favore della sorpresa, scattò alla destra di Meleusippus afferrandole il polso con la mano sinistra e portandosi il suo braccio destro alla cintola fino a sbilanciarla per poi proiettarla all’indietro, con un violento colpo d’anca, disegnando un semicerchio col braccio di lei fino a portarle la mano dietro la sua spalla destra.
Meleusippus prontamente assorbì la tecnica eseguendo una brillante capriola laterale che la riportò in posizione retta, scivolando per qualche metro sul marmo lucidato a specchio, ma subito pronta per un altro attacco. Il tutto si svolse con tale rapidità che gli altri cavalieri erano rimasti ancora colpiti dall’arrivo di Judò.
I dragoni dorati difficilmente passano inosservati. Quando poi il dragone dorato in questione è Judò con i suoi due metri e rotti, l’armatura d’oro, e lo sguardo severo il senso di meraviglia lascia presto il posto a un senso di soggezione. -Placate la vostra ira cavalieri!- ordinò secco.
-JUDO’!! togliti dai piedi non ce l’ho con te ma con questo buzzurro.- disse Meleusippus indicando col capo Launius che era ancora sulla difensiva.
-Ci ha offese oltre ogni limite. È ora che qualcuno gli lavi quella fogna!- intervenne Eleusippus a sostegno della sorella. -Con una sfera di plasma? E poi cosa avete fatto per attirarvi tali insulti?- chiese secco.
-Ricordatevi che siete a palazzo e non in una bettola!!…- continuò Judò squadrando tutti i presenti, poi aggiunse -…il vostro comportamento è indegno della carica che ricoprite. Vi esorto calorosamente di ritirarvi nei vostri appartamenti e di non dare più seguito a questo patetico spettacolo.- concluse con piglio autoritario.
-Ma tu chi sei per ordinarci cosa dobbiamo fare?- chiese Eleusippus inviperita sul punto di scoppiare.
-Problemi??- la voce fuori campo dal tono neutro, proveniva da dietro Eleusippus facendola sobbalzare. Dalle ombre delle colonne proiettate sul muro del porticato emerse come un fantasma la figura di Arkadi che con la luce lunare alle spalle, il volto in ombra da cui spuntavano due occhi inespressivi azzurro ghiaccio, aveva un aurea spettrale.
-Oh! Bene è arrivato anche il bel tenebroso.- disse Eleusippus cercando di nascondere con l’arroganza il suo imbarazzo nel farsi cogliere di sorpresa dal dragone bianco. –Allora cosa sta succedendo?- incalzò Arkadi.
-E’ solo una questione personale tra noi e quel troglodita…- rispose Meleusippus indicando nuovamente Launius, che nel frattempo si era rilassato mettendo le mani ai fianchi e bofonchiando qualcosa tra i denti -…ma a quanto pare sta diventando una questione di stato! Abbiamo perso anche troppo tempo con questi buffoni… andiamocene!- rivolgendosi alla gemella.
-Riprenderemmo il discorso a tempo debito, cavaliere!- fece seguito Eleusippus puntando l’indice contro Launius per poi allontanarsi dal gruppo assieme alla sorella.
Come le gemelle sparirono dietro a una porta Nausicaa si fece avanti spiegando la situazione a Judò. –Hanno iniziato loro e…-
-Lo immagino! Come immagino che Launius non abbia fatto niente per evitare lo scontro, vero?- Judò guardo torvo Launius, ma al dragone verde la cosa non fece alcun effetto anzi: si sfregò le mani in senso di soddisfazione e interrogò il duca dirigendosi a grandi passi vero di lui. –Allora, campione! Cosa ci racconti di bello, uhmmm?-
-Io non c’entro proprio niente!…- facendo un cenno con la mano destra -…ero alla ricerca di quella cosa che i filosofi chiamano ‘beata solitudine’ quando sono arrivate le due deficienti e…-
-Non intendevo questo!…- lo interruppe bruscamente Launius con le braccia incrociate sul petto e il viso imbronciato. -…mi riferivo a quanto successo oggi pomeriggio.-
-Cosa vuoi che faccia, un disegno per farti capire meglio?…- sbottò Sirio -…Sua Altezza non ha gradito le mie performance in politica estera e vorrebbe che il mio cranio partecipasse al suo prossimo torneo di polo nei panni di quella cosa che rimbalza, rotola e viene presa a mazzate!!! Non mi sembra un concetto difficile Launius.- disse mimando la scena.
-Launius non intendeva neanche questo, giusto?- aggiunse Arkadi che era rimasto in disparte, seminascosto dall’ombra di una colonna a braccia incrociate e spalle al muro. –Giusto!!- gli fece eco il dragone verde annuendo con la testa.
-Allora ragazzi non so proprio cosa dirvi.- rispose Sirio irritato, allargando le braccia con i palmi in alto facendole poi cadere lungo i fianchi.
-Dai Sirio, hai capito bene a cosa ci stiamo riferendo…- disse Nausicaa con voce calma -…ci riferiamo alla paternale che Sua Altezza ti ha fatto…- Sirio aggrottò la fronte ma ascoltò in silenzio -…ha fatto un discorso veramente strano sul tuo passato, su cose che non dovresti fare…senza contare poi l’accanimento nei tuoi confronti che non ti ha dato un attimo di tregua…-
-In più c’è lo strano messaggio che hai ricevuto stamani, come lo hai letto sei rimasto pietrificato dalla sorpresa per poi scappare via come un fulmine!- aggiunse Judò interrompendo bruscamente Nausicaa che voltatasi verso di lui gli sillabò la parola ‘idiota’. Sirio sollevò le ciglia per la sorpresa, il suo atteggiamento non era passato inosservato come sperava.
-Ragazzi mi state facendo il terzo grado? Lei fa la parte del cavaliere buono, che mi interroga con gli occhioni languidi e affetto materno, mentre voi fate quelli cattivi?- chiese stizzito Sirio.
Nausicaa un po’ offesa ribattè subito. -Non partire subito per la tangente! Loro stanno a ‘zero’ col tatto ma non volevano mancarti di rispetto. Come me sono solo preoccupati. Se c’è qualche problema vogliamo solo aiutarti a risolverlo e niente di più.-
-Vi ringrazio siete stati molto cortesi a interessarvi ma, mi dispiace deludervi, non c’è alcun problema. Sinceramente non so cosa girasse nel boccino di quella vecchia cornacchia o cosa si riferisse. Se possedessi il ventesimo senso magari potrei leggergli il suo cosmo e voi sareste i primi a sapere cosa intendeva, ma… ahimè ne sono sprovvisto…- disse il dragone nero in sua discolpa alzando i palmi al cielo e facendo spallucce -…per cui ne so quanto voi, cioè NIENTE!!!- accentuando la negazione con un gesto delle mani.
-Innanzi tutto potresti fare un po’ meno il sarcastico!!! Vogliamo solo darti una mano.- ribatté Arkadi con voce alterata scostandosi dal muro.
-Ehi bel tenebroso!…- gli rispose Sirio col medesimo tono -…’innanzi tutto’ TU stai calmo! Che se c’è qualcuno che deve essere incazzato come una bestia qui ci sono solo io e nessun altro, CHIARO! Quindi riappoggiati al muro perché becchi proprio male ‘sta sera!!-
I due draghi si squadrarono torvi per qualche interminabile secondo fino a quando Nausicaa non intervenne a separarli. Judò, malgrado fosse rimasto in disparte, era pronto ad intervenire se la situazione fosse precipitata; mentre Launius si era messo comodo sedendosi sulla balaustra.
-Bene!…- esclamò il dragone nero stizzito -…essendo alquanto stanco anch’io mi ritiro nei miei alloggi e vi auguro buona notte!- fece un solenne inchino e poi si allontanò a passi lunghi. Nausicaa lo rincorse per qualche metro invocando il suo nome ma ottenne solo un rinnovato saluto di buona notte quasi urlato.
***
Siro percorreva i lunghi corridoi dal pavimento di marmo policromo quasi correndo, teso come una corda. Ogni tanto incrociava una pattuglia di cavalieri di bronzo intenti nel loro giro di ronda: questi lo salutarono con riverenza per poi continuare nel loro giro, mentre Sirio non contraccambiò affatto preso com’era dai sui pensieri. –Ma tu guarda che storia!! Dicono che mi vogliono aiutare e poi… e poi quando gli racconti come stanno le cose si incazzano, LORO!!! Perché quello che gli dico non combacia con quello che pensano sia la verità e ne deducono che li stia prendendo per i fondelli. Ah!!! Questa poi…bella fiducia… ‘ste sceneggiate mi fanno imbestialire.-
Man mano che il tempo passava la collera sbolliva, le spalle prima tese si rilassarono abbassandosi un po’ e anche l’andatura cambio in un passo leggero e moderato quasi da passeggio.
-Comunque è strano, proprio strano! Oggi ricevo una foto di una ragazza… salta fuori ’sto Mr X e mi dice che la suddetta ragazza è la mia compianta sorellina che non è defunta ma bensì viva e vegeta e per sapere dov’è devo sganciare dei soldi, ovviamente…sembra la trama di un telefilm di serie ‘z’! TSK!!…- sbuffò il cavaliere che procedeva lentamente a testa bassa e con le mani dietro la schiena nascoste dal mantello. -…poi…poi colpo di scena!! Neanche mezzora dopo Sua Altezza mi fa la predica, davanti a tutti e con relativo sputtanamento ovviamente!…- Sirio imprecò per qualche istante per poi riprendere con le sue elucubrazioni -…cita il mio passato, i miei lutti e qualcosa che potrebbe succedere in futuro…a causa mia? O per ciò che mi può rilevare Mr X? Tante volte o indagato sulla morte di mia sorella e di mia madre e, mi hanno contattato tante persone: miserabili solo in cerca di soldi facili; ma Sua Altezza non si è mai interessato ne indirettamente ne direttamente, non mi ha mai proibito alcunché. L’unica volta che si è deciso a fare qualcosa per me, mi ha spedito su una montagna per ricevere l’addestramento di cavaliere…così non avrei più pensato ai brutti ricordi, li avrei solo sostituiti con altri. Poi un giorno salta fuori Mr X e l’Imperatore va in ambasce. Ha paura di qualcosa? Ha paura che IO scopra qualcosa?!-
Il cavaliere si rizzò in tutta la sua altezza come rinvigorito con ghigno di soddisfazione sul viso. –Non so…Sarà il mio settimo senso e mezzo, ma credo proprio che stavolta saranno i cento milioni spesi meglio di tutta la mia vita!! Eh, eh , eh, eh!!-
Note