CAPITOLO SECONDO
Era passato un po’ di tempo da quando Saga aveva lasciato la casa di Kanon, se ne era andato come se niente fosse, senza salutare, e questo a Kanon dava una gran rabbia.
Sentiva un groppone in gola, era la rabbia che gli saliva, intanto il suo volto era diventato paonazzo, mentre lacrime salate gli scavavano il volto, ma erano lacrime di odio e di rabbia nei confronti del fratello.
Con una mano, la destra, si teneva una parte del volto mentre con l’altra si teneva il ginocchio, stringendo molto forte.
"maledetto, maledetto! Te ne vai con l’aria persa, come se tu vivessi in un’altro mondo…Fingi di non sentire eh? Bhè, me la pagherai!…"
Si asciugò le lagrime, si diede una calmata, e sorseggiò un bicchiere d’acqua, che scivolò giù fresca nella sua gola irritata ancora per la rabbia.
Pensò, poi, che aveva fatto un macello in quella stanza e che gli sarebbe toccato a lui di mettere a posto, e in ordine non era certo un campione. Era già tardi comunque, e proprio non ne aveva voglia di mettere in ordine la casa, preferì sdraiarsi sul suo letto e a pensare a tutt’altro;contemporaneamente Saga si era appena tolto la sua armatura e, entrato in camera sua, cadde sul suo letto affondando il volto nel cuscino, mentre i lunghi capelli si sparsero qua e là, al massimo la doccia se la sarebbe fatta il mattino seguente, era troppo preso a soffocarsi con il guanciale ora.
Il mattino seguente, Kanon cercava la voglia di mettere apposto, mentre Saga doveva andare da Aiolos, per scoprire cosa volesse, si mise in ordine il viso e andò .
Kanon, invece, proprio non trovò la voglia di far qualcosa, tanto era uguale farlo o meno, pensò; preferì invece passarci sopra, si sentiva addosso il magone ma non ne conosceva le cause;comunque decise di scendere in città, ad Atene, naturalmente cercava di evitare probabili zone frequentate dal fratello, o da lui stesso quando erano più giovani.
Saga ebbe i soliti incarichi da poco, per un Gold Saint, ossia controllare che le guardie facessero il loro lavoro e via dicendo. Nulla di entusiasmante, e Saga si annoiava a morte…In quei momenti pensava ai vecchi miti greci dove gli uomini compivano imprese titaniche e spettacolari, in quei momenti gli si alleggeriva il cuore e la mente, che erano altrove, ma si riportava nei suoi tempi;non poteva starsene lì a pensare a questo o quello perché doveva svolgere i suoi compiti senza distrarsi, anche se in quei momenti sentiva un po’ di malinconia, anche se era nella terra ove, probabilmente, gli antichi eroi avevano fatto i loro passi era sempre tutto fermo, difatti ebbe quel incarico per tutta la settimana. E per una settimana i gemelli non si videro, né si cercarono, preferivano a pensare ad altro.
Quando Saga ebbe appena un po’ di tempo, oltre a quei fastidiosi incarichi, si rintanò nella sua camera per il pomeriggio e pensò se fosse il caso o meno di andare dal fratello, se ci pensava Kanon lo aveva fatto davvero irritare e la voglia di ammazzarlo quella sera non era poca, dall’altra forse aveva ragione lui…Come al solito, si ritrovava in una via di mezzo un po’ strana, in un bivio per cui andava dritto o rimaneva a pensarci lì davanti.
Kanon stava mangiando, anche se poco in quei giorni non aveva mai fame, parlare alla fine no gli era servito a nulla e, inoltre, aveva perso la pazienza, come spesso gli capitava, al contrario del "caro" fratellino che aveva sempre un’aria placida qualsiasi cosa fosse.
Neanche tempo di pensare a come spaccargli quella faccia, che Saga entrò, senza bussare, e si fece largo tra alcuni cocci che Kanon non aveva tolto.
Kanon, dal canto suo, si alzò di scatto, non sapeva neppure lui per quale motivo ma la presenza di Saga improvvisa lo aveva innervosito.
Saga- Non ti ammazzo mica eh!- Si chinò e prese fra le mani quei cocci restanti e continuò a parlare – ora come va? Passate le scalmane?-
Il volto di Kanon si deformò con un’espressione irritata e pensò che proprio lui doveva parlare?
Kanon – E a te le manie di grandezza?-
Saga si alzò lentamente, con i cocci in mano, e li mise in una parte isolata della stanza, con la solita calma snervante, quasi come se il mondo aspettasse lui.
Saga prese fiato – Ma come siamo nervosi…non dovresti essere così con me. Sono venuto a controllare come stessi e, come previsto, a mettere un po’ a posto per te.-
Kanon si appoggiò di schiena al tavolo guardando in basso con aria un po’ triste e disse, con un filo di voce, – Potresti mettere a posto altre cose, non credi anche tu?- sospirò e bevve un bicchiere d’acqua.
Saga aveva capito dove volesse mirare il fratello, e se ne rattristò un po’, ma il suo volto era sempre uguale, non lasciava trasparire niente; quindi sospirò e disse – Comunque vado, ho da dormire, domani devo sbrigare delle cose…massimo torno domani o non so.- il che non era vero…
Come al solito uscì dalla porta, come un fantasma, senza salutare o sentire se Kanon stava per dire qualcosa, fatto sta che era ancora abbastanza presto, la gente era ancora in giro e lui avrebbe dovuto fare attenzione, era stato avventato ad uscire così presto, mentre camminava, con passo sostenuto, si passava la mano fra i capelli perché era nervoso.
Però nessuno gli chiese nulla, quindi rallentò il passo e smise di giochicchiare coi capelli, si guardò intorno, il cielo era purpureo reso così dal tramonto, mentre, di sottofondo, si sentivano alcuni schiamazzi di qualche ragazzino richiamato dai genitori.
-Bello vero?-
Saga si girò di scatto verso chi gli avessero rivolto parola, e fu leggermente stupito.
Saga-Gran Sacerdote!- il Gran Sacerdote teneva nella mano destra parte del lungo vestito di cotone e, come al solito, portava la maschera -...voi? …Mi stavate forse cercando? Se così fosse le chiedo scusa …-
Gran Sacerdote- Vi scusate invano, non vi cercavo affatto…stavo solamente girando un po’, ed ho incontrato voi. A che pensavate?-
Saga fu leggermente in imbarazzo, oltre che sorpreso, ma cercò di tenere il suo solito tono di voce – A niente di particolare, mi guardavo solo attorno.-
Gran Sacerdote- Capisco, comunque non sono d’accordo.-
Saga non capiva a cosa si riferisse, stette per un po’ zitto ma alla fine gli chiese- A cosa?-
Gran Sacerdote- Al fatto che "non è nulla di particolare" in questo caso s’intende, il perché è lungo da spiegarsi, ma in generale non sono d’accordo a come vi comportate voi.-
Saga era incredulo, si era sempre comportato bene, perché allora non era d’accordo? Come al solito non lasciava trasparire nulla sul suo volto e gli porse solamente una domanda fredda – E come mi comporterei?-
IL Gran Sacerdote sospirò, e smise di guardare il tramonto e voltò le spalle a Saga senza rispondergli, non ancora almeno, Saga ripeté la domanda irritato, arrivando quasi a capire Kanon in certi momenti;poi il Gran Sacerdote si fermò e disse – Era questo che intendevo…Lo hai capito ora?-
A Saga salì su una certa rabbia che represse, come al solito, poco dopo, quando decise di andarsene in camera sua.
Appena entrò sentì di voler far del male a quel uomo, lo odiava in quel momento, prese un bicchiere d’acqua mentre pensava poi si impose di calmarsi e così fece.
Per la prima volta capiva quanto fosse, a volte, detestabile il suo comportamento, ma sapeva che non era a quello che si riferiva il Gran Sacerdote, non sapeva se essere turbato o irato, mentre il riflesso dell’acqua avanzata faceva alcuni zampilli di luce sul suo braccio, poi si sedette e appoggiò la testa, coperta dai capelli, ora il riflesso dell’acqua illuminava solo le labbra, che avevano un accento di dolore, mentre tutto il volto era coperto dai capelli e dall’ombra….