CAPITOLO 2

Certo, la tranquillità era tornata a dimorare, ma solo nell’animo sensibile di Andromeda, sereno, egli si ritirò nelle sue stanze… ma non per Pegasus; per lui,di contro, la nottata era ancora lunga da passare dopo un giorno vissuto, opprimente e particolarmente difficile.

" Il giorno appena trascorso è stato così terribile¼ così pesante, la mia mente non ne rammenta di sì tremendamente cupi ed opprimenti¼ almeno in questi ultimi anni.

Neppure durante le tante battaglie combattute, quei giorni, mi sembravano assillanti ad un punto tale¼ mi auguro di non doverne vivere altri come questo¼ "

Pensava il giovane Officiante percorrendo gli interminabili corridoi del Grande Tempio al quale aveva fatto ritorno da qualche minuto dopo essersi recato presso le sesta Casa dello Zodiaco, presieduta da Andromeda, per parlare con quest’ultimo e chiarire la situazione in seguito a quell’animata discussione avvenuta tra di loro durante la serata appena giunta al suo termine.

" Che silenzio irreale domina il Grande Tempio¼ " Pensò fermandosi un breve istante " Reca quasi timore¼ solo il crepitio delle fiamme che ardono nelle torce appese alle pareti si ode¼ "

Pegasus rivolse lo sguardo verso le fiaccole che, con la loro fioca luce, illuminavano gli androni donando loro un fascino particolare… arcano e misterioso ma un brivido freddo percorse, inspiegabilmente, la schiena di Pegasus lungo tutta la spina dorsale

- Che strana sensazione di disagio sto provando questa notte percorrendo questi corridoi… è così strano¼ non mi era mai accaduto un fatto del genere eppure è da svariato tempo che ormai risiedo qui … -

Mormorò il giovane riprendendo il cammino

" Cosa mai può significare tutto questo?" Si domandò con lieve timore

- E’ tutto così strano in questa nottata di Novembre¼ - Sussurrò fermandosi ancora un istante ma dopo pochi attimi, sul suo volto tirato, si schiuse un sorriso delicato

" Santi Numi … quanto sei sciocco Pegasus, ad un tal punto ti sei tanto rammollito che ora… hai persino paura del silenzio? " Si disse quasi rimproverandosi

Il ragazzo chinò il volto chiudendo un istante gli occhi e accennando una risata divertita

" Che stupido sono … e sì che sono persino disceso in Ade … e per poco lì non prendevo la residenza come ospite fisso" Pensò divertito ma tutto durò poco e nulla:

aprendo gli occhi, e sollevando lo sguardo divenuto serio e pensieroso d’un tratto, il ragazzo disse - Più luogo tetro, sinistro ed opprimente di quello, non ne esiste … -

Nella mente di Pegasus si fece largo quel triste ricordo…

" Già … l’Ade, quella dannata Guerra Sacra … la battaglia contro Hades dio degli Inferi… è stata l’ultima e la più terribile, per tutti quanti noi¼ il capitolo più doloroso e drammatico della nostra vita e della nostra storia… mai come in quella battaglia, tanti amici han perso la loro vita… mai… "

Rifletteva malinconicamente e sofferente rammentando quella lotta estenuante e ricordando ogni minimo particolare come se fosse trascorsa solo da qualche giorno; benchè essa era ormai, fortunatamente, un ricordo lontano… nella mente di Pegasus erano ancora ben nitide quelle drammatiche immagini e non poteva non richiamare alla memoria i visi dei Cavalieri d’Oro, amici e compagni di quel conflitto

" Ah… solo il cielo può sapere quanto dolore e quante lacrime furono versate… quanta sofferenza è stata vissuta e quanta ancora ne dimora nel nostro cuore… "

Pensava amareggiato riprendendo il cammino lungo il corridoio

" Quanto vorrei che qui, con Atena… con Sirio… con Cristal… con Andromeda e Phoenix… ci fossero ancora tutti loro… tutti quanti loro!… Mur… Toro… Gemini… Kanon… Cancer… Ioria… Virgo… il Maestro dei 5 Picchi… Scorpio… Micene… Capricorn… Acquarius e Fish… anche Shin!… anche lui… anche coloro che… all’apparenza avevano tradito Atena giurando fedeltà ad Hades… non era verità quella, troppo nobili erano i loro cuori e al Muro del Lamento lo dimostrarono… nessuno escluso… quale Miracolo fece avvenire l’unione di quei dodici uomini… di quei dodici cuori uniti in nome della Giustizia in quel momento… oh amici… "

Il giovane era commosso, troppo forte era quel legame che lo univa a tutti loro, non soltanto ai Cavalieri di Bronzo: era come un filo che, in un modo o nell’altro, legava passato presente e futuro

"Per quale motivo non è stata concessa loro la grazia di una nuova vita, non fittizia, come menzognera fu, di contro, la promessa di Hades… ? infondo anche a noi ci è stata donata una nuova esistenza in questo strano mondo… perché a loro non fu dato di tornare a vedere il sole… a respirare il meraviglioso ed inebriante soffio della vita …? perché… ?!"

Si chiedeva con un velo di rabbia e tanta desolazione nel cuore, quante domande si poneva il giovane Cavaliere di Atena ma ad esse, egli, non riusciva a trovar risposta.

Pegasus sospirò " Che vil Destino fu scritto nelle Stelle dell’Empireo per quegli eroi… un sì tale Fato non doveva esser scelto per loro… ah se soltanto si potesse tornare indietro nel tempo… se soltanto ci fosse questa minima possibilità… o soltanto una speranza, benchè flebile, di poter far avvenire tutto ciò… cambiare il passato conoscendone il futuro… quanto dolore e quanta sofferenza si potrebbe cancellare?… chissà, forse oggi tutti noi Cavalieri ci saremmo ritrovati insieme in questo luogo di Pace accanto a Colei che ora guida le nostre azioni" Pensava mesto

- Se soltanto si potesse mutare il corso degli Eventi… -

Mormorò il giovane stringendo le mani a pugno con fare leggermente alterato mentre proseguiva verso le sue Stanze.

Il giovane continuò il suo tragitto lungo gli androni del Tempio di Atena con incedere deciso e passo veloce: al suo transito, persino le fiamme che ardevano nelle torce fissate ai muri, e che egli si lasciava dietro le spalle nel camminare, parevano inchinarsi a lui in segno di sottomissione e rispetto.

D’un tratto, però, si verificò un insolito evento: un qualcosa, forse una folata di vento, fece affievolire le vampe infuocate delle fiaccole… alcune di esse si spensero mentre altre resistettero a fatica: Pegasus si voltò di scatto… ebbe come la sensazione che qualcuno lo stesse seguendo e nel compiere quel gesto repentino, gli parve di scorgere un qualcuno o un qualcosa muoversi a gran velocità tra le colonne doriche del Grande Tempio

- CHI VA LA’ ?!!!… - Esclamò il giovane Oracolo:

la sua voce altisonante, vigorosa e squillante echeggiò risoluta tra le mura del Santuario, mentre strinse una mano a pugno, predisponendosi per un eventuale attacco… ma non ebbe alcuna risposta

"E’ strano… non c’è nessuno, eppure ho avvertito nitidamente una presenza farsi largo tra le colonne del Tempio… o forse sono stato solo tratto in inganno dallo spostamento d’aria che ha fatto vacillare le fiamme delle torce accese… ?"

Pensò tra sé e sé ricomponendosi

" Sì… deve essere certamente così… ma è talmente strano… possibile che io sia cambiato ad un punto tale da sentire ed avvertire ciò che non esiste?… non mi sento tranquillo… cosa mi sta mai accadendo?… "

Si domandò accigliatamente e soffermandosi a pensare a quanto stava succedendo in quel luogo.

" Mi auguro che io non stia davvero cedendo alla pazzia… "

Pensò Pegasus voltandosi in un movimento improvviso, repentino e risoluto, andando poi avanti per il suo cammino.

Il giovane raggiunse al fine le sue Stanze; dopo esser entrato ed aver serrato l’immensa porta a due battenti dietro di sé, egli rimase appoggiato ad essa con la schiena ed il capo per qualche attimo socchiudendo gli occhi e sospirando profondamente

- … Già per se stessa è davvero alienante questa vita… -

mormorò con un velo di tedio, avvicinandosi poi al suo letto.

Pegasus, in un attimo, si liberò delle Sacre Vesti di Officiante di Atena con un gesto da dar quasi l’impressione di un ennesimo rifiuto verso quel suo ruolo impostogli da Atena .

Il giovane Cavaliere si coricò tenendo le mani dietro la nuca volgendo lo sguardo verso il terrazzo dal quale ben si poteva scorgere il paesaggio di Atene e, volgendo verso il cielo gli occhi, egli pensò

" Mi è di gran peso questo ruolo che ricopro, è inutile fingere… in verità non so quanto esso possa mai appartenermi… ma ciò è stato deciso da altri, non da me… "

Egli diede poi un’occhiata furtiva verso i Paramenti Sacri adagiati su di un tavolino

" Che sia fatta comunque la Divina Volontà di Atena dea della Giustizia… altro non posso dire… anche se, me ne rammarico nell‘ammetterlo, non so sino a che punto io riuscirò ancora ad accettare quel Divino Volere… " Pensò afflitto

- Che il cuore, la forza e la ragione mi vengano in soccorso e mi aiutino… -

Mormorò, infine, divenendo adombrato in viso.

Il giovane Cavaliere rimase in assoluto silenzio per alcuni minuti poi, sospirando quasi in modo arrendevole, pensò amareggiato recandosi ancora un istante verso la terrazza

" Come un’ombra sono i nostri giorni sulla terra… schiavi d’un Destino che, come il futuro, entra in noi per trasformarsi in noi…

molto prima di essere accaduto e noi uomini, inconsapevoli ed inconsci strumenti alla loro mercè, attendiamo muti ed inermi l‘avvento degli Eventi… "

Pegasus, mestamente, chinò il volto ma d’un tratto egli ebbe un sussulto improvviso; sbarrando gli occhi, il giovane Officiante, sollevò il viso in un movimento rapido, avvertì ancora quella strana ed inspiegabile ventata di aria gelida e quello stesso ed identico brivido agghiacciante avvertito precedentemente tra i corridoi del Santuario

" Oh… dinuovo!!… dinuovo quell’aria e quel brivido gelido … " Pensò stupito

Il giovane si voltò velocemente ed ancora ebbe l’impressione di veder un qualcosa muoversi repentinamente tra le colonne della stanza

" Ancora quell’ombra… "

Disse tra sé e sé il Cavaliere stringendo una mano a pugno in modo irrequieto, al giovane guerriero di Atena sembrò di udire una frase sussurrata, quasi fosse portata da quella stessa folata d’aria sulle note monotone di una triste nenia

« TRISTE REQUIE D‘UN‘ALMA PERSA… LA’, DOVE DIMORA LUCE SUBLIME, L’OMBRA E’ AHIME’ PIU’ NERA E FUNESTA… ALLE SPALLE DEL CAVALIER SERVENTE SIEDE IL NERO AFFANNO… »

Quella tediosa cantilena veniva ripetuta in una eco ossessiva, Pegasus cercava di serrarsi le orecchie per non udire quel motivo che sapeva di canto funebre e che sembrava massacrargli il cervello senza tregua, i brividi che sentiva ora erano come lame di ghiaccio eterno che trafiggevano le sue carni; il giovane era impallidito talmente tanto che, chiunque lo avesse visto in quel momento, avrebbe creduto di trovarsi innanzi una statua di marmo o, peggio ancora, davanti un cadavere; il giovane Officiante aveva il viso bianco come la Morte ed imperlinato di gocce di sudore gelido contratto in un’atroce smorfia di dolore… era un supplizio quella macabro cantico; Pegasus sentì le gambe, di solito salde, mancargli e crollò al suolo, in ginocchio, come privo di ogni forza.

Non era più un’unica e semplice voce quella che egli, in quel momento, udiva ma essa cominciò a mutare, da una semplice ed unica voce ne ebbero origine due… tre… sino a divenire un turbinìo di voci che, alternandosi in modo caotico, divennero sempre maggiori ed incalzanti generando una confusione talmente intensa e prepotente che anche il più fermo di mente avrebbe ben potuto cedere alla pazzia totale ed assoluta.

Pegasus cercò di innalzare il suo cosmo per contrastare quell’opprimente ed assillante cantata che lo stava alienando ma tutto parve vano, era come se quella cantilena riuscisse ad annullare la sua potenza cosmica; il ragazzo cercò di aprire gli occhi per cercare di vedere chi diamine fosse creatore di quell’artifizio, vi riuscì a fatica: ciò che il giovane guerriero potè intravedere erano soltanto tre ombre che si alternavano in una macabra ballata attorno a lui, altro non riuscì a comprendere che, poco dopo, crollò completamente al suolo in un grido atroce di dolore e perdendo i sensi.

Come al compimento di una missione, lentamente quelle voci si affievolirono sino a perdersi nel nulla così come quelle danzanti ombre svanirono, trascinate via dall’aria gelida che le aveva trasportate.

Dolcemente la notte, inconscia di tutto, continuava a cullare il mondo nel suo sonno avvolgendolo con il suo mantello intriso delicatamente di stelle in quella pace che sembrava sempre vivida.