L’ATTACCO

Terminata la cerimonia iniziarono i giuochi e le danze nella quale graziose ragazze dai corpi leggiadri volteggiavano come sospese da un alito di vento.

I cavalieri adagiati su diversi triclini, stavano assaporando il loro primo banchetto.

Tutte le loro armature si erano staccate e ora erano nuovamente riposte negli scrigni ad eccezione per quelle divine che una volta staccatisi dal corpo del cavaliere si trasformarono in statue d’oro come fece anche l’armatura di Athena.

Giacevano mollemente su vari triclini sorseggiando sorsi di vino e prendendo qua e là pezzi di animali arrostiti posti in grandi vassoi d’argento.

Le due divinità erano anche loro sdraiate mollemente sui triclini parlando amabilmente delle cose più varie.

Danzatrici e musici rallegravano questo clima di gioiosità forzata.

"Che c’è dea Athena?" chiese Nettuno.

"Le armate di Ercole stanno per arrivare, le sento mentre stanno per partire e saranno accompagnate dal loro signore Ercole in persona!" rispose Athena.

"Stai tranquilla Athena, Ercole è leale come o sei tu..." e continuando "...non ci attaccherà immediatamente, prima si accerterà che tu ci sia e dove sia la tua posizione e poi ti comunicherà i suo attacco." concluse il dio.

"Spero che tu abbia ragione dio dei mari!" ribadì la dea.

"Stai tranquilla Isabel, poi ci sono qua io a proteggerti oltre che i cavalieri dello zodiaco, e poi ho in mente di dare un partner d’armi a Micene!" rispose Nettuno.

Le ore passavano dolcemente, anche se tutti comprendevano che quella pace sarebbe venuta nuovamente meno.

Passarono due giorni lunghi e interminabili, finche all’alba del terzo giorno un cosmo di inaudita potenza si avvertì in tutto il grande tempio.

Tutti i cavalieri si svegliarono di soprassalto come ai tempi in cui Docrates combatteva su ordine del vecchio grande sacerdote contro i cavalieri dello zodiaco.

In men che non si dica tutti indossarono le loro armature e si precipitarono giù attraverso le dodici case ora vuote.

Il cosmo fu avvertito anche da Athena e da Nettuno che si trovavano nelle loro stanze, mentre dal canto suo Tisifone seduta sul trono stava richiamando alcuni cavalieri affinché si potesse sapere notizie sull’invasione in atto.

Tutti i cavalieri sentirono il richiamo della divina adoratrice e si precipitarono a chiedere consiglio e sapere la strategia da utilizzare in questa nuova battaglia.

Arrivarono tutti più o meno contemporaneamente, e appena ci furono tutti anche Athena e Nettuno entrarono nella sala con indosso già la loro sacra armatura divina.

"Cavalieri, la situazione è molto più grave di quanto immaginassimo..." e fece una pausa.

Continuando "...un intero esercito è stato portato contro di noi e vista la nostra inferiorità numerica trovo che sarà alquanto difficile contrastare efficacemente gli attacchi che ci verranno sferrati!" disse Tisifone.

Improvvisamente Athena si intromise nel discorso della divina adoratrice e chiese ai presenti il loro stato d’animo conscia che i superstiti di tutte le battaglie erano molto probabilmente demoralizzati visto che ogni loro sforzo per riportare la pace era sempre stato vano.

Il primo a prendere parola fu Kiki stupendo tutti i presenti.

"Grande dea, anche se siamo pochi le rimarremo comunque vadano le cose fedeli per sempre!" disse con tono duro il piccolo Kiki.

"Giusto!" esclamò Cristal che indossava nuovamente la sua armatura divina.

L’entusiasmo sprigionato da quelle parole fu frenato dalle parole dette da Athena.

"Non andrete come carne al macello, miei cavalieri!" disse duramente la dea.

"Non vi muoverete da qui senza un piano di battaglia ok?" ribadì la dea.

Il tono duro fu subito smosso da un sorriso subito trapelato dal volto di lady Isabel verso i suoi cavalieri, i quali vedendo questo sorriso si tranquillizzarono immediatamente.

Alla base del grande tempio, il dio e stava spiegando il piano di battaglia alle sue forze quando un bagliore attirò la sua attenzione.

"Che cosa è stato?" chiese il cavaliere del pesce volante.

"Avverto un cosmo divino oltre a quello di Athena presente ora al grande tempio!" completò l’altro.

"Nettuno sta aumentando le difese del grande tempio riportando in vita anche se solo per poco almeno due o tre cavalieri d’oro." disse il dio della forza.

"Non abbiate paura miei cavalieri, io vi proteggerò e poi in caso di sconfitta vi riporterò in vita appena cessata questa guerra sacra!" disse socchiudendo gli occhi verdi sotto l’elmo.

L’armata di Ercole non era composta da migliaia di cavalieri, ma da una quarantina di silver saint, scelti per la loro bravura e a loro concesso il dono del settimo e ottavo senso senza alcun allenamento.

Dall’alto della sala del trono Tisifone discuteva con la dea su cosa fare in caso di sconfitta vista la portata dell’esercito ai piedi del grande tempio.

"Mio signore attacchiamo come stabilito?" chiese uno dei cavalieri al dio.

"Non ancora cavaliere del fenicottero!" rispose Ercole.

"Attendiamo solo l’ordine poi il grande tempio di Athena sarà suo!" rispose Myuka della civetta.

Nettuno nel frattempo sprigionando il suo cosmo stava riportando in vita altri cavalieri d’oro quando fu ostacolato dall’arrivo di Deimos e Phobos figli di Ares.

"Dio dei mari, come immaginava il divino Zeus, anche lei si è unito ad Athena !"esclamò Phobos.

"Lasciate che faccia risorgere almeno tre cavalieri d’oro per aiutare Athena e poi sarò tutto per voi!" e dette queste parole improvvisamente un cosmo d’oro riapparve sopra la testa del dio.

"Ah la metti così dio dei mari!" disse imbestialito Deimos.

"Preparati a ricevere la punizione del divino Zeus!" e dette queste parole Deimos scagliò il suo colpo più potente.

"Terrore divino colpisci!" urlò il dio lanciando il suo colpo verso il signore dei mari.

Il colpo di Deimos già di immane potenza volo senza ostacoli contro il dio dei mari colpendolo prepotentemente.

"Ora ti finisco lurido traditore!" urlò Phobos, mentre si accingeva a scagliare il suo colpo.

"Dissanguamento letale!" urlò e un fascio di luci rossastre colpì in pieno nuovamente il dio che giaceva a terra privo di conoscenza.

"E stato facile, pensavo che il dio dei mari fosse un avversario tra i più pericolosi ma si è rivelato solo un bluff!" e dette queste parole Phobos diede il colpo di grazia al dio dei mari che giaceva morente sul terreno.

"Ahahahahahahahaha !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!"rideva maleficamente Deimos alla vista di quel corpo sanguinante.

Andarono via, lasciando il corpo del dio sanguinante riverso sul terreno.

"...d devo aiutarla, devo farlo!" e dette queste parole il dio spirò.

Nettuno era morto colpito a tradimento dai due figli di Ares e da entrambi i fronti fu avvertito spegnersi il suo cosmo divino.

Atena e Tethis scoppiarono in lacrime mentre Syria ancora incredulo si stava recando contro il volere della dea sul luogo dove giaceva il corpo senza vita di Julian. Anche Ercole rimase allibito quando avvertì il cosmo di Nettuno spegnersi e subito si chiese chi avesse compiuto un atto cosi sacrilego.

"Siamo stati noi divino Ercole!" disse Phobos con tono sarcastico al dio.

"Ora che Nettuno non c’è più, e sarà più semplice conquistare il grande tempio!" disse Deimos.

Il dio non parlò e reclinò la testa ancora priva dell’elmo divino.

Rimase in quella posa alcuni istanti, interminabili istanti. Il mondo sembrava attendere un gesto del dio per poter continuare il suo corso. L’aura cosmica si sprigionò improvvisamente dal dio colpendo entrambi i figli di Ares che furono scaraventati a terra.

Il dio rialzò la testa, il suo sguardo era duro, duro di chi non ha compassione per i suo nemico sconfitto.

"Deimos e Phobos, avete compiuto un atto estremamente grave per la quale io dovrò punirvi con la massima pena: la morte e la distruzione de vostro corpo mitologico!..." sentenziò Ercole.

"...ma non lo farò, almeno non adesso ma non aspettatevi di passarla liscia questa volta!" disse gelidamente.

Gli occhi dei due fratelli divini sbarrati dalla paura per la propria vita annuirono e si smaterializzarono per non comparire mai più.

"Ares la pagherai questa, sarò io stesso a fartela pagare e stavolta nemmeno l’intervento del divino Zeus potrà fermarmi!" e dette queste parole prese l’elmo posto su un rocchio di colonna e se lo mise sotto il braccio.

"Aspettatemi qui miei cavalieri!" disse il dio dirigendosi sul luogo dove giaceva senza vita il corpo del dio dei mari.

Dette queste parole il suo corpo scomparve in un lampo di luce lasciando i vari cavalieri in attesa di ordini.