Capitolo 22: Triplo Scontro – 1° Parte

Non potevano credere a quanto avevano appena sentito i tre Anunnaki: Ea morto per mano degli stranieri e Mummu di Apsu sacrificatasi per permettere al Principe Sin di riportare il corpo martoriato del Consigliere di Usma presso il loro Sovrano Marduk, tutte notizie che, già singolarmente, risultavano, ai tre, assurde, ricevute tutte assieme, fecero credere ai residui dell’Armata Verde di essere in un qualche orribile incubo causato dall’ormai defunto Zakar degli Annumaki.

Solo la tristezza che il cosmo di Marduk, il loro Sovrano, trasmettevano, mentre queste notizie arrivavano loro, solo questa immensa sofferenza inconsolabile, arginata solo dal desiderio di vendetta, che sembrava, in qualche modo, contenere il dolore di quello sventurato individuo.

Il loro Re, però, non aveva contattato i tre Anunnaki solo per dar loro delle tristi notizie: il desiderio di vendetta doveva essere sanato e, giacché l’esito del rito dipendeva anche dalla presenza di Marduk, sarebbero stati propri i tre guerrieri verdi a portare a termine la battaglia, combattendo e vincendo i nemici ancora in piedi.

Al pari di Ea stesso, Marduk aveva la capacità di percepire le forze vitali, seppur le sue abilità erano meno sviluppate del compianto maestro, ma sufficienti per cercare ogni essere vivente all’interno del palazzo di Anduruna.

Proprio in questo modo, il Sovrano di Smeraldo aveva avvertito e ritrovato ben otto individui che avanzavano in formazione serrata, correndo verso il terzo piano, ormai giunti alle scalinate che fin lì li avrebbero condotti, proprio nelle sale degli Anunnaki stessi. Lasciare però i nemici tutti uniti, come Sin stesso aveva fatto notare, sarebbe stato un errore imperdonabile per gli Ummanu, così, di comune accordo, il Re di Smeraldo e Kusag, suo fedele servitore, concentrarono i loro cosmi verso gli otto invasori, pronti a dividerli, in un qualsiasi modo.

***

Un vortice d’energia cosmica verde smeraldo aveva circondato gli otto cavalieri d’argento, sollevandoli inaspettatamente da terra.

"Che succede?", tuonò sorpreso Menisteo di Eracle, cercando in vano di restare vicino al suolo, annaspando con le braccia a mezz’aria, "Sembra quasi la tecnica di Ea ed Adapa, ma … non c’è alcun nemico qui!", esclamò in tutta risposta Wolfgang dei Cani da Caccia, trovandosi inaspettatamente con i piedi ben distanti dal suolo.

"Sono due distinte volontà che stanno creando tutto ciò, due presenze cosmiche che stanno ricreando assieme quella che sembra la tecnica di Ea di Usma…", spiegò Gwen del Corvo, "non so perché lo facciano, ma avverto distintamente due menti distinte che hanno concentrato il loro cosmo in questo vortice.", concluse la sacerdotessa guerriero.

"Puoi distruggerlo? Come hai fatto con altre tecniche?", chiese subito Dorida della Sagitta, a pochi passi dalla parigrado, "Dall’interno non penso mi sia possibile, questa è la fusione di due impronte cosmiche, spezzarle entrambe in queste condizioni, mi è quanto meno arduo.", osservò in tutta risposta l’altra giovane guerriera consacrata ad Atena.

"Per questo, vedremo di far qualcosa in mantenente!", esordì allora Zong Wu dell’Auriga, volgendosi subito verso il santo di Eracle, porgendogli la mano, "Lanciami verso la sacerdotessa di Corvus.", fu il secco ordine del guerriero di origini cinesi al parigrado.

"Sei forse impazzito, cavaliere?", domandò allora Bao Xe della Musca, stupita da questo nuovo piano dell’allievo del Vecchio Maestro, "Non pazzo, forse temerario, ma di certo sicuro che la rotazione di questo vortice, assieme alle abilità di Eracle, mi permetteranno di lanciare all’esterno del tornado stesso Corvo.", spiegò in tutta risposta l’altro.

Con un po’ di sorpresa, Wolfgang si volse al compagno d’arme con cui aveva viaggiato per le strade di Accad la notte prima, mentre un segno d’assenso provenne da Leif e Husheif, prima che Menisteo prendesse il polso del parigrado, iniziando a bruciare il proprio cosmo attraverso le braccia possenti.

Con un urlo sovrumano il santo di Eracle scagliò il parigrado verso la sacerdotessa d’argento, usando una forza tale da scagliare ambo i guerrieri al di fuori del vortice d’energia, lasciandoli cadere sugli scalini, prima che fosse proprio Auriga a fermarsi per primo, mentre già Gwen si bloccava, afferrando un gambale del cavaliere suo pari.

"Ora, Corvus!", urlò allora Bao Xe, incitando l’altra a lanciarsi all’attacco, cosa che questa fece subito.

Ciò che, però, nessuno dei cavalieri poté immaginare fu quello che subito accadde: la velocità di rotazione del vortice iniziò ad aumentare a dismisura, rendendo le forme dei sei cavalieri al suo interno solo dei bagliori di luci variegate all’interno dell’uniformità di verde che li circondava, finché, fra tutte quelle figure indistinte, una si delineò, proprio nel momento in cui Gwen era pronta ad utilizzare l’Artiglio dello Spirito, una figura che fu scagliata ad inaudita velocità al di fuori del tornado, investendo la sacerdotessa e cadendo con lei per diversi scalini, questi era proprio Menisteo di Eracle.

All’interno del vortice d’energia cosmica, i restanti cinque cavalieri d’argento cercarono di non essere trasportati altrettanto facilmente dalla corrente che s’era andata potenziando in quei pochi secondi, come se, chi l’avesse generato, sapesse che qualcuno dei santi di Atena era pronto a danneggiare quel tornado di fattura cosmica.

Quattro sottili fili d’energia si andarono allora allungando in quel confuso roteare di corpi, fili della bianca tela di Husheif di Reticulum, "Presto, prendeteli, prima che riescano a dividerci!", ordinò secco il santo d’argento, mentre già Dorida si aggrappava ad uno di quei filamenti.

Non vi fu però tempo per Bao Xe, Leif, o Wolfgang di fare altrettanto, poiché, inaspettatamente, le figure del santo di Reticulum e della sacerdotessa della Sagitta scomparvero dall’interno del vortice, avvolte da una luce verde che le rese prima eteree, per poi portarle in una zona diversa di Anduruna.

"Ecco cosa vogliono fare! Dividerci! Ma perché? L’anziano consigliere non è forse riuscito ad arrivare da loro?", esclamò sorpreso il santo di origini tedesche, "Temo di no, cavaliere, credo che ancora ci considerino dei nemici, se non peggio, qualora anche il giovane Principe sia stato ucciso assieme all’anziano Consigliere.", osservò laconico Leif di Cetus, prima che entrambi fossero presi per i polsi dalla sacerdotessa della Musca che, con un’acrobatica capriola a mezz’aria, si era riuscita a portare fra i due cavalieri suoi pari.

"Così, quand’anche ci volessero allontanare dagli altri, non ci dividerebbero, ed ora, cavalieri, vediamo di uscire da questo vortice!", esclamò secca la guerriera, prima che un forte calore avvolgesse i tre, assieme ad una luce accecante che, pochi attimi dopo, abbandonò la scalinata, al pari del trio di sue vittime.

Rialzatosi per primo, Zong Wu si rese conto, osservando intorno a se, che dei compagni erano rimasti solo Gwen e Menisteo, caduti alcuni scalini più in basso, apparentemente illesi; dei restanti santi d’argento e del vortice d’energia non v’era più traccia.

"Che cos’è successo?", domandò subito il cavaliere di Eracle, riunitosi assieme alla sacerdotessa al loro parigrado, "Credo che abbiano usato quello stratagemma per dividerci, poiché non vedo altri motivi per cui, dopo aver fatto scomparire i nostri compagni, quella corrente d’energia non abbia fatto lo stesso anche con noi.", osservò semplicemente il santo cinese.

"A noi è stata quindi lasciata la strada a cui conduce questa scalinata?", chiese allora, con voce preoccupata, Gwen, avanzando di qualche scalino, "Temo di sì, sacerdotessa di Corvus. L’unica cosa che possiamo fare ora, comunque, è seguirla, sperando nei nostri compagni, così come fatto ieri notte, quando fummo divisi dopo lo scontro con Enlil.", suggerì allora il santo dell’Auriga, iniziando con i compagni ad avanzare, lungo la strada che li avrebbe portati proprio nelle stanze degli Anunnaki stessi.

***

"Sei riuscito a dividerli, fratello mio?", domandò d’un tratto una voce rattristata alle orecchie di Marduk.

Quando il Re di Smeraldo riaprì gli occhi, dinanzi a se aveva Sin degli Annumaki, intento ad osservarlo e, seduto poco distante, Baal degli Appalaku, ancora nel pieno del rituale con tutto il proprio cosmo e la propria concentrazione, estraneo a ciò che avveniva intorno a lui.

"Sì, li ho divisi. È stato difficile, poiché alcuni di loro avevano trovato uno strano modo per uscire dal vortice e, forse, volevano anche tentare di abbatterlo, ma ora sono stati separati tutti quei guerrieri.

Tre di loro si troveranno ben presto dinanzi a Nusku, altri incontreranno Girru ed, infine, una coppia affronterà Kusag.", enumerò il Sovrano degli Anunnaki, chinando il capo e portandosi una mano ai capelli, "Di certo la coppia non avrà possibilità alcuna di salvezza, ma per gli altri, che sono in squadre di tre elementi, le battaglie saranno più equilibrate.", aggiunse, preoccupato Marduk.

"Sono certo che i tuoi guerrieri sapranno cavarsela, fratello mio, al più, se lo riterrai necessario, chiamerò Arazu ed Erra in loro soccorso, o, nel peggiore dei casi, saranno loro a vendicarli.", replicò Sin, con una voce che, alle orecchie del Re di Smeraldo, appariva triste e preoccupata, quasi quanto la sua.

"In ogni caso, i nostri nemici erano nove, sicuro che qualcuno di loro non ti sia sfuggito?", aggiunse curioso il Principe, "No, ho avvertito due forze vitali quasi prossime a spegnersi, anzi, una di esse si è del tutto persa proprio mentre le stavo cercando, nella balconata vicina alle terme di Anduruna. Per Mummu non ci sarà niente da fare, ma di certo ha saputo preservare il proprio onore di Anunnaki, portando con se il suo nemico.", confermò sicuro il Sovrano, malgrado la consapevolezza della morte dell’Ummanu di Apsu amplificasse il suo dolore.

"Ora, fratello mio, non ci resta che aspettare e sperare.", suggerì allora Sin.

"No, c’è altro da fare.", li interruppe Baal in quel momento: "Almeno c’è per il Re di Smeraldo, che deve tornare a concentrarsi su questo sacro richiamo, affinché ciò che deve avvenire, al fine sia, mentre tu, giovane Principe Scarlatto, aspetterai fuori di queste sale, di guardia in caso i nemici ci raggiungessero, poiché, qualsiasi cosa accada, il rito deve essere concluso!", sentenziò secco il Sovrano Dorato, prima che i suoi due interlocutori si guardassero per qualche secondo, poi, Marduk s’alzò per primo, poggiando una mano su quello che era per lui l’unico amico rimasto.

"Ha ragione, Sin, va pure a fare la tua parte, io farò la mia.", concordò il Re degli Anunnaki, a cui l’altro rispose con un cenno del capo, prima di lasciare la sala.

Il silenzio dei passi di Sin e la lunga chioma erano le uniche cose che riuscivano a celare la risata che, nella mente del Principe Scarlatto, prorompeva trionfante, poiché tutto andava secondo i suoi piani.

***

L’avanzata del trio composto da Gwen, Zong Wu e Menisteo continuò per diversi minuti, lungo la scalinata che, alla fine, li condusse in una gigantesca anticamera dai tendaggi verdi smeraldo, una sala dallo splendore innegabile, per la bellezza delle piante, fiorenti in modo quasi surreale dato il clima della zona, che adornavano i lati della stanza.

Intorno a loro, i tre cavalieri d’argento trovarono solo due porte, oltre quella da dove erano giunti: la prima, sulla loro sinistra, era spalancata e dava su una seconda stanza.

I santi d’argento si scambiarono degli rapidi sguardi, concordando, nel più completo silenzio, di seguire quello che sembrava il percorso loro proposto.

Entrati nella nuova stanza, i cavalieri si trovarono dinanzi ad una camera più spoglia, le cui ampie porte finestre davano su una zona di Accad che, almeno due dei presenti, non tardarono a riconoscere, avvicinandosi all’ampia vetrata.

"Il luogo dove abbiamo combattuto con Enlil dello Scettro… da qui si distingue abbastanza bene.", esordì la sacerdotessa di Corvus, attirando l’attenzione dei compagni, che subito si avvicinarono anch’essi alle grandi finestre, "E’ vero…", confermò il santo dell’Auriga, "probabilmente chiunque fosse qui ieri notte avrà potuto scrutare l’evolversi dello scontro, almeno nelle ampie gradazioni di luce prodotte dall’esplosione dei cosmi in battaglia.", suppose il cavaliere di origini cinesi.

"Speriamo dunque che, chiunque troveremo in queste sale, sia stato informato delle nostre reali intenzioni.", aggiunse poco dopo il cavaliere di Eracles, indicando ai compagni che, fra le due porte che si aprivano sui lati opposti della stanza, anche stavolta ve ne era una spalancata, quella sulla loro sinistra.

I cavalieri, così, seguirono ancora una volta il percorso indicatogli dagli usci aperti, trovandosi in una nuova sala, dove troneggiavano otto piedistalli.

Guardandosi attorno, i santi di Atena poterono distinguere come ognuno dei piedistalli avesse qualcosa scritto sopra, in caratteri sconosciuti a tutti loro, e, senza difficoltà, riconobbero le vestigia di Usma, ricomposte, anche se danneggiate, nella postazione centrale fra i sette piedistalli che ne circondavano un ottavo.

Non fu difficile, a quel punto, intuire per i tre che quelle erano le stanze dove, di norma, riposavano le vestigia degli Anunnaki, ed una voce giunse, inattesa quanto con ottimo tempismo, a confermare tale supposizione che tutti e tre i santi di Atena avevano in mente.

"Fino a due giorni fa, qui riposavano le otto armature degli Anunnaki; sette erano disposte in cerchio, come ad indicare il loro ruolo di protettori dell’ottava, l’armatura di Re Marduk.

Per prima si allontanò l’armatura di Golem, il cui padrone, Aruru, era l’uomo più giusto e corretto, forse quasi pari al Saggio Ea ed a Marduk stessi. Tutti noi ammiravamo Aruru, egli era forte, coraggioso, leale, un esempio delle virtù di cui un guerriero deve essere portatore; saperlo morto è stata per noi la sofferenza più grande ieri.

Poi sono state le vestigia di Khuluppu ad allontanarsi, le vestigia della dolce Ninkarakk, colei che non avrebbe fatto male ad un sol uomo, ma che di certo tutti li avrebbe curati, se le fosse stato possibile. L’affetto per Aruru ha mosso i suoi passi, rendendola sorda agli ordini che hanno impedito a noi altri di muoverci, portandola incontro a quella che, spero in cuor mio, non sia stata una morte dolorosa.

Dopo sono state vestigia di Usma ad uscire da questa sala, sotto ordine diretto del nostro Sovrano, il più saggio di noi, colui che i più chiamavamo maestro, o consideravamo un saggio consigliere, è andato in battaglia, affrontandovi, tutti assieme e, da ciò che mi è stato detto, non avete avuto di lui pietà, torturandolo, prima di lasciarlo morto dinanzi al Principe degli Annumaki….", esordì la voce misteriosa, prima che uno dei tre lo interrompesse: "Non è vero.", esclamò infatti Menisteo di Eracles.

"Silenzio, straniero!", tuonò la misteriosa figura, ancora celata nell’ombra della sala, "Poiché dopo Usma, Khuluppu e Golem, fu Apsu ad abbandonare queste stanze, cercando di salvare l’anziano Consigliere assieme al Nobile Sin, ma sacrificandosi nel disperato tentativo di far ciò. La compagnia che meno di tutti aveva legato con noi è stata l’unica a compiere l’atto più coraggioso!

Ed ora, dopo questo gesto, anche il Carro Solare e Labbu hanno lasciato questa stanza, per ordine del nostro Sovrano, pronti a combattere in altri luoghi i nemici che loro sarebbero stati mandati, ma io no, io ho scelto di affrontarvi qui, io, Girru di Basmu!", tuonò l’Anunnaki, rivelandosi ai tre.

La figura che si presentò ai tre cavalieri era incredibilmente alta, ricoperta di vestigia verdi come smeraldo che ne nascondevano, interamente, l’aspetto.

L’armatura, ad uno sguardo disattento, non aveva alcunché di particolare, semplicemente, rappresentava un serpente e tale aspetto era lampante, giacché il corpo dell’Anunnaki era ricoperto per intero da centinaia di squame, di diverse gradazioni del verde, fino ad arrivare al capo, completamente nascosta da un elmo a forma di testa di serpente.

Osservandolo più attentamente, però, i cavalieri avrebbero potuto notare tre strane decorazioni che risaltavano, una sul gambale sinistro, una sulla spalla destra e l’ultima sull’addome, decorazioni che ricalcavano delle bocche di serpente chiuse in quelle zone del corpo, del tutto simili a quella che ricopriva e celava il viso del guerriero loro oppostosi.

"Anunnaki, ciò che ti hanno riferito è una menzogna!", esordì subito Zong Wu dell’Auriga, "Noi non abbiamo torturato ed ucciso l’anziano Ea, egli è stato sì nostro nemico, ma dopo essere stato sconfitto si è arreso, togliendosi le vestigia che lo ricoprivano ed accettando di parlarci; tutto ciò che abbiamo fatto dopo è stato spiegargli le nostre ragioni ed ottenere la promessa che ci avrebbe fatto incontrare il vostro Sovrano, Marduk, per chiarirgli quanto pericoloso potrebbe essere per l’intero genere umano l’avvento del Giudice divino.", spiegò semplicemente il cavaliere d’argento.

Non si ebbe però risposta dallo smisurato guerriero mesopotamico, solo i suoi movimenti seguirono quelle parole, movimenti che il santo di Atena riuscì a seguire, ma che furono così improvvisi ed inattesi, da trovare Zong Wu impreparato e raggiungerlo con un secco gancio sinistro allo stomaco, che piegò a metà il cavaliere.

"Osare tanto, per di più con le sole parole, cercare di convincermi che persino il grande Ea avrebbe titubato tanto da permettervi di raggiungere Re Marduk, dopo la fine sventurata che avete inferto a Ninkarakk, gli Appalaku, gli Annumaki e persino il Sovrano Scarlatto! Quanto stupido mi devi credere, straniero?", domandò alla fine Girru, sferrando un feroce diretto destro al viso del cavaliere asiatico, che fu scagliato diversi metri indietro, con il sangue che scorreva dal volto ferito.

"Quel che dice, corrisponde al vero, Anunnaki!", esclamò allora Menisteo, portandosi dinanzi al guerriero di Basmu, "Osserva le nostre vestigia! Sono alleggerite dalle battaglie precedenti proprio grazie al vostro saggio Ea, che volontariamente le ha per noi riparate, credendoci non dei nemici assetati del vostro sangue e di distruzione, bensì portatori di pace che dalla Grecia provengono.", affermò con tono calmo il cavaliere di Eracles.

"Dalla Grecia giungete qui in pace? Mi chiedo se anche nei millenni scorsi gli invasori europei abbiano detto lo stesso a chi voleva difendere queste terre.", rise amaro Girru, volgendo l’elmo di serpente verso il guerriero ateniese, "Inoltre, le cure ricevute dalle vostre armature non sono di certo prova delle verità di cui parlate, poiché avreste anche potuto costringere il nobile Ea, o torturarlo per usare il suo sangue!", tuonò, lanciandosi con la velocità, quasi irrisoria, di cui era padrone, verso il cavaliere, "So ben qualcosa su come si riparano le vestigia dei guerrieri sacri.", concluse portandosi all’attacco.

Un primo diretto sinistro fu abilmente evitato dal santo d’argento, che si piegò sulle ginocchia per lasciare che il colpo si perdesse sopra di lui, subito seguito da un calcio frontale destro, un colpo che Menisteo dovette parare sollevando gli avambracci, mentre indietreggiava stordito dall’urto, di indiscutibile potenza.

Quei pochi istanti in cui indietreggiò, permisero però al cavaliere di Eracles di tentare a sua volta un attacco diretto, dandosi la spinta con la schiena stessa, il santo d’argento si lanciò in avanti sferrando un potente gancio sinistro all’addome del nemico. Quando la mano del cavaliere toccò l’armatura, però, dovette trattenere un urlo per quanto quelle vestigia fossero calde, quasi incandescenti al contatto, come un arbusto ardente; bastò quel solo istante perché anche Girru portasse a segno un attacco: un montante destro che investì in pieno mento il santo ateniese, sollevando di diversi metri da terra, per poi farlo ricadere ad alcuni metri di distanza, al suolo.

L’Anunnaki, però, non si fermò, poiché già un’ombra s’era alzata alle sue spalle e stava planando contro di lui, quella di Gwen del Corvo, che l’Ummanu di Basmu fu abile nell’evitare con una secca rotazione del corpo, riuscendo ad investire con un calcio, data la sua incredibile altezza, la sacerdotessa guerriero in pieno stomaco, rilanciandola indietro, a sbattere contro il suolo.

Fu proprio in quel momento, mentre era di spalle, che Menisteo notò come anche sulla schiena del nemico si trovasse una di quelle decorazioni a forma di bocca di serpente.

Girru, alla fine, era l’unico ancora in piedi, "Mi ritrovo sorpreso, a chiedermi come abbiate potuto sconfiggere tutti i compagni caduti prima di me.", esordì, scrutando i tre nemici al suolo, "So per certo che contro Re Enlil ed il Saggio Ea avete combattuto tutti assieme, ma come siete giunti fin qui? Chi è stato capace di abbattere Enki, Beletseri, Nedu, Ninkarakk? Persino contro Zakar e gli Appalaku avreste dovuto essere incapaci di riportar vittoria, date le abilità qui mostrate. Nemmeno contro Aruru sareste dovuti sopravvivere!", esclamò alla fine, prima che i cavalieri d’argento si rialzassero.

"Molti dei guerrieri da te nominati, sono caduti in scontri leali, come si confà a noi Santi di Atena, tanto quanto a voi Ummanu, ma, ti posso assicurare che nessuno di noi ha strappato via la vita dal Re Scarlatto, dalla tua compagnia Anunnaki, o dall’anziano Ea.", ripeté Zong Wu di nuovo in piedi.

"Noiose mi risultano le tue parole, straniero, poiché mai potrò credervi, basandomi solo sulla fiducia, giacché non ne ripongo in coloro che tanto dolore hanno portato in questo luogo.", lo ammonì Girru, "Quindi rinunciate alla dialettica delle vostre terre, greci, e combattete, che possa avere soddisfazione, seppur in minima parte, dalla sconfitta di voi tre.", li spronò l’Anunnaki.

"Tu devi ascoltarci, invece!", replicò Menisteo, "Vi sono dei traditori fra voi Ummanu, loro hanno ucciso i guerrieri che avevano nome Adapa, Enlil, Ninkarakk, facendo ricadere la colpa su di noi.

Mummu era il nome di uno di costoro, che è rimasta a combattere con il mio amico e parigrado, Damocle, di certo anche quel Sin deve essere uno di questi traditori! Non contro di noi devi rivolgere i tuoi pugni, bensì contro quel guerriero rosso!", spiegò deciso il santo d’argento.

Ancora una volta, fu più la sorpresa, che non la velocità, dello scatto di Girru ad impedire ad un suo avversario di evitare il secco gancio portato contro l’addome del cavaliere di Eracles, "Non solo insinui che vi siano traditori fra noi, ma osi addirittura macchiare la memoria della mia parigrado di Apsu e l’onore del Principe Sin? Orribili le tue parole, più delle azioni finora compiute!", lo ammonì l’Anunnaki, colpendolo poi con una secca gomitata al viso, spingendolo indietro di diversi passi.

"Temo che non vi sia modo di farti ragionare, Ummanu, se non mostrandoti la verità con i fatti!", tagliò corto allora il santo dell’Auriga, prima di lanciare, attraverso il proprio cosmo, quattro dischi d’argento, diretti tutti verso l’alto avversario.

Girru, però, non fu impreparato e, con movimenti lenti ma precisi, colpì con una serie di secchi calci i diversi dischi argentei, deviandone le traiettorie, dinanzi ad uno sbalordito Zong Wu, prima che lo stupore negli occhi del cavaliere, non mutasse in soddisfazione, per l’ombra che, sfruttando la distrazione dell’avversario, stava per planare su di lui.

Accortosene, quasi avesse gli occhi anche sulla nuca, l’Anunnaki di Basmu compì una rapida capriola, spiccando a sua volta un salto verso l’alto, superando di diverse spanne la sacerdotessa del Corvo, pronto ad atterrare al suolo, dietro di lei, quando vide che anche l’ultimo dei tre nemici era pronto a colpire, caricando il cosmo nel proprio braccio destro.

Fu allora che accadde: la prima ad accorgersene fu proprio Gwen che, vedendo l’Ummanu superarla in elevazione, si trovò il volto vicino alla gamba sinistra del nemico, gamba su cui la decorazione a forma di bocca s’aprì, inaspettatamente, gettando verso fuori una grande quantità di vapore, che, per alcuni attimi, annebbiò la visuale della Sacerdotessa guerriero, mentre Girru scompariva del tutto dalla visuale degli altri due cavalieri, ancora a terra, lasciando i tre da soli nell’ampia sala per alcuni secondi, prima che un violento pugno investisse il santo di Eracles, scagliandolo contro una parete, ed un calcio raggiungesse Zong Wu, gettandolo dalla parte opposta della sala. Bastò poi una semplice emanazione del cosmo dell’Anunnaki per gettare indietro la sacerdotessa di Atena.

Di nuovo, c’era solo l’Ummanu di Basmu in piedi.

***

Quando si ripresero, dopo essere stati circondati dalla luce, quasi non capivano dove fossero, si guardavano fra loro, confusi, finché uno di loro non si alzò in piedi, analizzando l’ambiente in cui si trovavano.

Non vi erano più scale nei paraggi, né porte, però, si trovavano in una posizione rialzata, che gli permise di avere una visione d’insieme della sala in cui erano, visione che li lasciò stupiti, inizialmente.

Si trovavano su un piano rialzato, una specie di piccola balconata che dava sull’interno di una sala molto ampia, una sala che sembrava costituire un’intera ala di Anduruna, piena di immensi muri verdi, costituiti dalle piante più variegate, che si univano e dividevano in più punti creando quello che, agli occhi di tutti i santi di Atena lì trovatisi, era un vero e proprio labirinto.

"Che razza di posto sarebbe questo?", si domandò Wolfgang, "Prima il vortice d’energia ed ora questo labirinto. In più ci hanno diviso dagli altri.", continuò il cavaliere tedesco.

"E’ probabile che, dopo averci lasciato, quei due Ummanu abbiano trovato degli alleati dell’avversaria rimasta con il Cavaliere di Crux, forse non sono mai giunti dai loro Sovrani e questi ci ritengano responsabili.", suppose, con fredda calma, Leif della Balena, osservando l’ambiente intorno a loro.

"Quindi ci hanno diviso per avere più possibilità di colpirci? Probabile, Cetus, che sia questa la ragione di quel vortice. Il problema sarà riuscire a convincere questi Ummanu che non siamo noi colpevoli dei crimini compiuti dai loro traditori.", aggiunse, preoccupata, Bao Xe, rimessasi in piedi anch’ella.

"Restare qui a riflettervi, comunque, non ci sarà d’aiuto, dobbiamo trovare come uscire di qui e raggiungere gli altri; o almeno come raggiungere quel loro sovrano di nome Marduc… o qualcosa del genere!", esclamò allora Wolfgang, lanciandosi per primo nella salva che li circondava, subito seguito dai due parigrado.

Quello che, però, i tre cavalieri d’argento non poterono notare, fu un bagliore color smeraldo scattare da uno dei vertici della foresta, diretto verso di loro.

***

Il primo a rialzarsi, seppur a fatica, fu Menisteo, che con un gesto della mano si asciugò le nuove ferite, riportando subito l’attenzione sul nemico, cosa che, pochi attimi dopo, fecero anche Gwen e Zong Wu, in zone diverse della medesima sala.

"Sembra incredibile, non riusciamo a raggiungerlo con i nostri attacchi, adesso ha persino aumentato la propria velocità…", osservò preoccupato il santo di Eracle, "Non ha solo aumentato la velocità, cavaliere, ha iniziato ad usare il proprio cosmo per la prima volta.", lo corresse subito il parigrado dell’Auriga.

"Complimenti, straniero, per essertene reso conto.", affermò di rimando Girru, "Finora non avevi usato il tuo cosmo contro di noi? Tanto ci sottovalutavi?", tuonò in risposta Menisteo, "Al contrario, voi sottovalutavate me, attaccandomi con gesti lenti, senza usare le vostre armi, o tentare alcuna mossa degna di questo nome. Non ho avuto bisogno di spalancare le bocche di Basmu finora.", spiegò, con voce chiaramente divertita, l’Anunnaki.

"Le bocche di Basmu?", ripeté perplessa la sacerdotessa d’argento, "Sì, ragazza. Devi sapere che, nel mito, Basmu era un gigantesco serpente, una creatura che per dimensioni duellava con Kur, il Drago degli Inferi, o altre creature di simile stazza, dotato di molte bocche, così da poter divorare più prede contemporaneamente, al fine di saziare l’immenso corpo.

Ebbene, anche queste vestigia hanno bisogno di saziarsi, il mio cosmo è la loro libagione, un cosmo che trattengono, fin quando restano sigillate, impedendomi di usarlo, riducendo la forza che posso sfruttare.

La velocità e la forza che finora avete affrontato, sono quelle che ho ottenuto allenando il mio corpo in gioventù, ben misera cosa dinanzi alle mie virtù di Ummanu consacrato agli dei.", raccontò con calma il guerriero mesopotamico, osservando i tre nemici attorno a se, leggendo lo stupore negli sguardi dei due senza maschere.

"Sembra che abbiate compreso l’abisso che ci divide, stranieri, un abisso in cui ben presto vi getterò, così che possiate chiedere perdono ai miei compagni da voi trucidati. Rinunciate ad altre folli manovre, non avrete modo di sconfiggermi, o ingannarmi!", minacciò infine l’Anunnaki, lasciando trasparire il proprio cosmo, che come una fiamma parve invadere l’aria, rendendola sempre più calda.

"Temo che non a parole avremo ragione di costui…", osservò con disappunto Zong Wu, lanciandosi in un assalto frontale. Un cosmo argenteo circondò il cavaliere cinese, "Gin Zan!", urlò, a corsa iniziata, lasciando che dei dischi di pura energia si lanciassero contro l’alto nemico, che non dovette faticare nemmeno molto a spostarsi, con un agile salto, oltrepassando l’allievo di Dauko, colpendolo con un secco calcio alla schiena, appena in tempo per notare che anche Gwen del Corvo era ormai sopra di lui; bastò, nuovamente, un’ondata dell’incandescente cosmo per lanciare indietro la sacerdotessa guerriero.

Un urlo di inumana determinazione, però, rivelò in quel momento la carica del terzo cavaliere d’argento, Menisteo, che si lanciò a pugni stretti verso il proprio avversario, arrivandogli alle spalle, ma non fu sufficientemente veloce, giacché, subito Girru bloccò il suo attacco, compiendo una rapida rotazione sul proprio asse, per poi lanciare anche il terzo santo ateniese contro una parete, vicino ai sette piedistalli.

"Difficile si presenta questa battaglia. Al pari di Aruru, Enlil ed Ea, costui sembra avversario non da poco.", sibilò, rialzandosi ferito, Zong Wu, che scrutava con attenzione il nemico, mentre anche gli altri si rimettevano in piedi, accanto a lui.

"Non possiamo restare qui oltre. Il destino dei nostri compagni, dell’intera missione, sono nelle nostre mani… inoltre sappiamo anche che quel Sin, quel Principe, è uno dei traditori.", aggiunse Menisteo, "Dobbiamo avvisare i loro Sovrani, oltre che salvare i nostri compagni.", concluse, trovando un segno d’assenso nei gesti degli altri.

"Proprio per questo, cavalieri, ora voi due andrete avanti, lasciando a me la battaglia.", concluse pochi attimi dopo il santo di Eracle.

"Perché? Andiamo via tutti!", esclamò allora Gwen del Corvo, la cui voce tradiva lo stupore, "Ciò non ci è possibile, sacerdotessa, non ci lascerebbe fuggire tutti, indistintamente, qualcuno dovrà restare indietro ad affrontarlo. Mio sarà quel compito.", sibilò il guerriero ateniese.

"Perché proprio tu?", incalzò ancora l’altra, "Perché ben più particolari sono i tuoi poteri, inutili contro chi riesce ad evitarti; al contrario, Auriga sarà di certo un supporto ben più adatto per trovare un percorso adatto ad avanzare… io non saprei quale delle altre due porte prendere.", aggiunse, guardandosi intorno, il cavaliere di Eracle.

"Nessuna delle due, dobbiamo semplicemente tornare indietro, verso la sala precedente, probabilmente lì abbiamo sbagliato, o a quella con i drappi verdi. La posizione dell’Anunnaki, che, da quando ha guadagnato le spalle alla porta da cui eravamo entrati, non l’ha più lasciata, mi fa supporre ciò.", replicò subito Zong Wu, "Non capisco, però, perché debba essere tu, Eracles, a restare indietro. Posso combattere io contro costui.", sbottò alla fine.

"Al contrario, la motivazione è semplice, cavaliere, risiede nella mia missione: portare supporto ed aiuto ai sei cavalieri che per primi furono inviati qui, quindi sta a me il dovere di combattere questo nemico ed a voi quello di avanzare.", tagliò corto l’altro, rivolgendo lo sguardo al parigrado.

"Sia pure…", dovette confermare alla fine Zong Wu, chinando il capo, "ma vedi di raggiungerci, cavaliere.", lo ammonì alla fine.

"Assieme a Damocle, saremo dietro di voi entro poco tempo, ne sono certo.", replicò con un sorriso Menisteo, lasciando esplodere il proprio cosmo, mentre partiva all’attacco, sollevando l’avambraccio destro.

"Un nuovo attacco frontale, straniero? Non hai dunque ancora compreso niente sul mio modo di combattere?", domandò divertito Girru, osservando la carica frontale del nemico, "Al contrario, credo che stavolta avrai tu da restare sorpreso!", replicò in tutta risposta Menisteo, "Sfurì Dunames!", urlò il santo d’argento, rilasciando la furiosa potenza della Clava di Vento.

In quello stesso momento, l’Anunnaki poté osservare gli altri due avversari scattare sulla sinistra, ma, con sua grande sorpresa, non al fine di attaccarlo, bensì di oltrepassarlo; fu così che, in una nuova esplosione di vapori incandescenti, anche la bocca sull’avambraccio si aprì, prima che la maestosa figura dell’Ummanu di Basmu effettuasse un salto tale da spostarlo dalla traiettoria del colpo di Menisteo, che si scagliò contro la porta alle sue spalle, distruggendola, mentre già il nemico riappariva accanto ai due santi d’argento restanti.

"Lingue di Basmu!", tuonò subito l’Anunnaki, prima che due incandescenti protuberanze di fuoco si materializzassero, stringendo fra le loro spire i corpi di Gwen e Zong Wu, che iniziarono ad urlare dal dolore.

"Folli voi che pensavate di oltrepassare Girru di Basmu, follia sperare che mi facessi gabbare da fanciulli del vostro stampo!", ruggì il guerriero mesopotamico, prima che un urlo ben più alto delle lamentele di dolore dei due santi d’argento attirasse la sua attenzione.

Stavolta, però, complice forse la tecnica che stava portando avanti, l’Ummanu fu più lento del suo nemico, tanto da farsi bloccare fra le braccia del cavaliere di Eracles, la cui forza fu sufficiente a sollevare da terra l’alto nemico, "Ora, liberali!", urlò Menisteo, mentre già delle ustioni ne segnavano le braccia.

"Mai! Tu sarai quello che dovrà liberare il proprio nemico!", ringhiò in tutta risposta l’Anunnaki.

"Questo lo vedremo.", replicò con un ghigno spezzato il santo di Atena, espandendo il proprio cosmo, "Dermaton Liontarides!", urlò subito dopo, mentre il vortice difensivo si sollevava non solo attorno al proprio padrone, ma persino intorno a Girru, spezzando le lingue di fuoco che incatenavano i due cavalieri d’argento, rimasti al di fuori della corrente d’aria.

"Andate!", urlò a quel punto Menisteo, volgendosi verso i compagni. "Al contrario, restate ad osservare!", tuonò deciso l’Ummanu, prima che un’esplosione di calore schiantasse indietro il santo di Eracles, causata dall’apertura delle fauci nella zona addominale dell’armatura di Basmu.

Il cavaliere d’argento, però, riuscì a restare in piedi, malgrado le vestigia fossero ora segnate da una profonda bruciatura, che aveva raggiunto la pelle del loro padrone, "Andate! La missione lo impone!", urlò nuovamente il guerriero ateniese.

"Raggiungici, te ne prego, Eracles.", fu l’unica cosa che poté dire Zong Wu, allontanandosi poi assieme alla sacerdotessa d’argento dalla sala.

"No!!!", urlò infuriato a quella vista Girru, lasciando esplodere il proprio cosmo all’interno del vortice di vento, "Lingue di Basmu!", invocò subito, lasciando che tre scie di fuoco circondassero il corpo del cavaliere che lo aveva intrappolato in quel vortice di vento.

Per alcuni attimi, all’eco delle urla di Menisteo, i due cavalieri si fermarono, volgendosi verso la porta alle loro spalle, dove ancora si intravedeva la figura del parigrado, sollevato da terra dalle lingue di fuoco, "Dobbiamo andare avanti… per la missione che ci è stata affidata e perché il sacrificio di Eracles non sia inutile.", disse d’un tratto il santo dell’Auriga, chinando il capo, "Già in troppi sono caduti per i comodi di chiunque manipoli questi traditori; non solo l’avvento di Shamash dobbiamo fermare, ma anche che questo eccidio continui. Forse non era questo il nostro compito originario, ma come guerrieri consacrati alla Giustizia ed alla Pace, non possiamo voltare le spalle dinanzi ai crimini che qui vengono perpetrati.", concluse sommesso Zong Wu.

"Sì, ma ad un compagno che soffre dovremo voltarle le spalle…", sussurrò Gwen, "No, non voltiamo lui le spalle, semplicemente assecondiamo la sua volontà di proteggere ciò che la dea Atena ha noi trasmesso: Pace e Giustizia.", ripeté il cavaliere d’argento, iniziando ad avanzare, subito seguito dalla sacerdotessa sua parigrado.

L’attenzione di Menisteo di Eracle, per quanto il dolore delle fiamme dilaniasse le sue carni, era concentrata sui due cavalieri che ora si allontanavano, permettendogli un sorriso triste, mentre stringeva i denti.

"Sorridi pure, straniero, gioisci per la fuga dei tuoi compagni, ma questa sarà una gioia momentanea, prima che le lingue di fuoco ti divorino!", esclamò Girru di Basmu.

"Urlerai, alte urla echeggeranno in questa sala, le tue, dazio per quello che hai fatto: impedirmi di vendicare Ea, Ninkarakk, Mummu, Aruru! Tutti nemici di cui, direttamente, o indirettamente, hai causato la morte, crimine grave quanto l’infamia che hai lanciato sul Principe degli Annumaki e sulla defunta mia parigrado di Apsu! Per tutto questo pagherai, soffrendo!", ruggì l’Anunnaki.

"Non darmi per sconfitto prima che ciò avvenga, Ummanu, poiché non mi arrenderò, né ora, né mai!", balbettò, fra le sofferenze del fuoco, Menisteo, prima che il vortice di vento s’interrompesse attorno ai due combattenti.

"Dermaton Liontarides!", richiamò una seconda volta il cavaliere, evocando la difesa di vento attorno a se, spezzando le lingue di fuoco che lo circondavano, congiungendolo al nemico, così da ricadere al suolo, ferito, ma pronto alla battaglia.

"Una tecnica difensiva degna di lode, questo è certo!", esordì allora Girru, osservando il nemico rimettersi in piedi, libero dalla presa delle lingue di fuoco, "Ma mi chiedo quanto potrai ancora reggere solo difendendoti, poiché ben misera è, a confronto della difesa, la tua fase d’attacco.", osservò, avanzando verso il nemico.

"Non sottovalutare un cavaliere di Atena, Ummanu, poiché le forze che ci sono proprie sono ben più vaste di quanto tu possa mai immaginare!", esclamò in tutta risposta Menisteo, riprendendo la posizione di guardia.

"Davvero? Eppure quanto finora visto, mi porta a credere, piuttosto, che abbiate assassinato tutti gli altri miei compagni usando le parole come inganni e sleali attacchi di gruppo. Dove sarebbe la vostra forza?", incalzò allora l’Anunnaki, lasciando esplodere il caldo cosmo dalle tre bocche aperte dell’armatura.

"La forza della Giustizia, della fede in qualcosa di più grande, del coraggio di combattere fino al sacrificio ultimo. Un coraggio che ci è stato trasmesso nei secoli da altri cavalieri che hanno affrontato battaglie sacre prima di noi, lo stesso che arriverà, negli anni futuri, a cavalieri come noi.

Non di inganni e slealtà siamo portatori, bensì di una verità che sembri volerti negare, Ummanu, quella che fra voi vi sono traditori!", concluse con decisione il santo di Atena, lasciando a sua volta esplodere il proprio cosmo, che come una corrente di vento riempì la sala.

I due combattenti si lanciarono l’uno contro l’altro, in uno scatto deciso; ben più veloce risultava ora Girru dell’avversario, ma questo non fermò il cavaliere d’argento dal tentare un veloce gancio al corpo dell’altro, che con una semplice capriola evitò l’attacco, tentando poi un calcio al viso del santo di Atena, il quale subì l’inatteso contrattacco, senza però indietreggiare, o cadere al suolo, anzi, con incredibile resistenza al dolore, bloccò la gamba avversaria e, facendo leva sulle proprie, spinse a se l’Anunnaki, gettandolo poi indietro, a schiantarsi contro due dei piedistalli vuoti, che si frantumarono sotto il peso del guerriero di Basmu.

Per la prima volta, Menisteo aveva portato a segno un attacco, ma non sarebbe bastato, così, colmo di determinazione in corpo, il cavaliere d’argento espanse il proprio cosmo, circondando il braccio destro, "Sfurì Dunames!", urlò, scatenando con furia la Clava di Vento contro il nemico.

Girru fu però veloce nel rialzarsi in piedi e portò le braccia dinanzi al corpo, per contenere la potenza dell’attacco avversario, ma ciò parve non bastare, poiché l’Anunnaki iniziò ad indietreggiare, sospinto dalla pressione del colpo di Menisteo. In un urlo di determinazione, l’Ummanu di Basmu lasciò aprirsi la bocca del Serpente Mitologico sulla sua schiena, da cui proruppe un’immensa quantità di vapore, prima che l’equilibrio dell’Anunnaki ritornasse stabile ed il suo braccio sinistro indietreggiasse, carico di cosmo in fiammeggiante.

"Carica di Basmu! Travolgi questo vento di sfida!", ringhiò infuriato Girru, rilasciando un gigantesco vortice di fuoco dalla forma di serpente attraverso il proprio braccio.

I due attacchi, a così breve distanza, si scontrarono, provocando un eco di esplosioni che scosse l’intero palazzo di Anduruna.

Le battaglie degli Anunnaki contro i cavalieri d’Argento, però, non erano che all’inizio.