Capitolo 20: Progenie di Re

Alla vista dei due nuovi arrivati, i nove cavalieri d’argento espansero i propri cosmi, richiamando le armature a copertura dei corpi e portandosi subito in posizione di guardia; altrettanto fecero, allora, le altre due figure.

Il primo dei due Ummanu appena arrivati aveva vestigia scarlatte formate da numerose scaglie che, simili alle squame di un rettile, ricoprivano per intero il suo corpo. Minacciose erano le spalliere, ricolme di spigoli appuntiti, i pettorali, poi, erano adornati da possenti artigli simili a quelli di un drago, che si sollevavano verso avanti, puntando quasi in direzione dei nemici, egualmente, altri artigli erano presenti nelle zone dei gomiti, dove si ergevano come coppie di lame parallele, dirette dalla spalla verso il polso del loro custode. La cintura dell’armatura era costituita da scaglie rosse disposte in cerchio attorno all’addome, coprendo come tanti triangoli, diretti verso le ginocchia, tutta la zona addominale, simili a maestose fauci, di cui lo stomaco era il viso, come i due occhi intarsiati sulle vestigia lasciavano presagire. I gambali, infine, erano costituiti da delle sorta di ali, che, tanto piccole quanto minacciose, simili a quelle di un pipistrello, sembravano avvolgersi sulle gambe, per poi aprirsi leggermente sui lati. Ben più ampie ali, poi, erano celate appena da un mantello portato sulle spalle, bianco come quello che aveva indossato quando aveva incontrato per la prima volta i santi di Atena, al pari della corona di denti rossi che teneva sulla fronte, anch’essa già nota ad alcuni dei presenti, proprio come lo era Sin.

Accanto all’Annumaki, una figura dall’identità ignota, celata in un’armatura verde smeraldo dalle forme bizzarre. Le coperture per le braccia erano infatti costituiti da due grosse protezioni dalla forma di coni, che congiunti nelle loro punte, all’altezza dei gomiti, ma di cui le ampissime basi si andavano espandendo verso le spalle ed i gomiti della misteriosa figura. La protezione per il busto, poi, sembrava un’unità di onde che, scontrandosi fra loro, creavano una fantasia di curve tali da gonfiare oltremodo la corazza, dandole quasi un’apparenza goffa che, probabilmente, non le apparteneva. Le spalliere, al pari della protezione per le spalle, erano costituite da molteplici semicerchi che si aprivano verso l’altro, mentre un’unica semisfera componeva, dalla parte opposta, la protezione per la cinta. I gambali non si discostavano da questa strana combinazione di forme geometriche, prendendo l’aspetto di due cilindri che si andavano ad aprire, quasi fossero dei fiori pronti a sbocciare, all’altezza delle caviglie.

Il volto di questo nuovo giunto era celato da una maschera, che, assieme ad un elmo sferico, nascondeva per intero i lineamenti dell’Anunnaki, rivelando solo due sottili fessure per gli occhi, nella complessità di onde intarsiate sull’elmo, ed altre più piccole aperture per naso e bocca.

"Spero tu abbia una spiegazione per questo, Saggio Ea, poiché, da quel poco che riesco a vedere, sembra che tu abbia non solo risparmiato i nostri invasori, ed assassini di molti Ummanu, bensì li stessi anche preparando per continuare il loro attacco nei nostri confronti.", esordì con tono preoccupato Sin, avanzando, "Temo che dovrai dare delle spiegazioni, in tal senso, a Sire Marduk e Sire Baal, poiché io non vedo ragioni per tutto ciò. Spiegazioni che giungeranno dopo che avremo preso le vite di costoro.", concluse l’Annumaki, lasciando esplodere il proprio cosmo, d’un colore argento vivo.

"Sei bravo a parole, Ummanu, ma mi chiedo cosa saprai fare contro nove di noi, con solo quel ridicolo guerriero al tuo fianco.", ribatté, pronto alla battaglia, Damocle di Crux, che aveva già al proprio fianco Husheif e Menisteo, pronti allo scontro.

"Aspettate tutti, vi prego.", esordì allora Ea, portandosi fra i due gruppi, "Nobile Sin, Mummu, abbiate la compiacenza di ascoltarmi, vi spiegherò tutto. E voi, stranieri, non osate alzare la mano contro i miei compagni, dimostratevi degni delle parole che fino a poco fa avete usato, parole di pace e giustizia, non adatte agli invasori assassini che tutti credono voi siate.", concluse l’Anunnaki.

"Bene, Saggio Ea, ti prego, dunque, dimmi cosa accade qui, così che possa poi riportarlo a sire Marduk, giacché egli ha qui inviato l’uomo a lui più fidato, che ora sembra in combattuta con i nemici che avrebbe dovuto sconfiggere.", sottolineò ancora una volta l’Annumaki.

"Te ne preghiamo, spiega tu cosa è successo, poiché crederanno più facilmente alle parole di chi gli è amico, piuttosto che non alle nostre.", concordò anche Bao Xe della Musca.

L’anziano consigliere si guardò allora intorno, ispirando profondamente, prima di parlare: "E’ vero, costoro hanno invaso l’Antica Capitale, hanno combattuto contro molti di noi Ummanu, ucciso i due Appalaku di guardia alle mura, sconfitto e preso la vita di ben quattro degli Annumaki, ma dicono di non aver ucciso né Ninkarakk, né Enlil, né Adapa.", iniziò allora l’Anunnaki.

"Questo dovrebbe bastare per credergli? E, anche se fosse, come potrebbe ciò portarci a risparmiarli? Sono pur sempre nemici, nonché carnefici di molti miei compagni d’armi. Negare solo delle morti che li avrebbero resi, ai tuoi occhi, ben più spregevoli è stato un tentativo, ben riuscito oserei dire, di salvarsi la vita in modo meschino.", obbiettò subito Sin.

"Attento alle parole che usi, Annumaki!", lo ammonì prontamente Wolfgang, "Vuoi forse subire di nuovo la potenza del mio attacco, straniero?", lo punzecchiò allora l’altro, scuro in volto.

"Vi prego!", s’intromise subito Ea, ponendosi fra i due, "Nobile Sin, è vero, non potevo essere certo della genuinità delle loro parole e, all’inizio, non lo ero, ma fra loro vi è chi possiede un’abilità capace di visionare i ricordi propri ed altrui, così ho avuto conferme ad alcuni delle loro affermazioni, mentre il modo di combattere me ne ha dimostrato altre. Costoro non si battono per desiderio di conquista, né per odio verso di noi, semplicemente richiedono che sia impedito l’avvento di Shamash su questa terra, poiché assoluta, fredda ed impietosa, come quella del Grande Giudice, porterebbe al massacro di diversi innocenti, o di uomini pentiti, il cui unico errore è stato quello di sbagliare nella loro vita, anche se una volta sola.

Sono convinto che questo punto di vista dovrebbe essere reso noto anche a Sire Marduk e Sire Baal.", spiegò allora l’Anunnaki.

Gli occhi di Sin tradirono, per alcuni attimi la sorpresa, subito sostituita dalla perplessità; il Principe degli Annumaki sembrava interdetto a chi lo stava osservando.

Per interminabili secondi, il guerriero dalle vestigia scarlatte osservò in silenzio tutti i presenti, finché non riprese la parola: "Sia, Saggio Ea, che questi individui abbiano il diritto di parlare con i nostri Sovrani, se loro saranno d’accordo.

Ricordi comunque che sono dei nemici, per cui potrebbe anche essergli rifiutato questo diritto ed essere scacciati…", spiegò con voce calma Sin.

"O potreste almeno tentarci…", ridacchiò Damocle, squadrando con superiorità i due Ummanu, prima che Bao Xe lo zittisse con un gesto della mano, "La prego, continui.", disse semplicemente la Sacerdotessa guerriero.

"Vi sarà concesso di presenziare dinanzi ai nostri Sovrani, se loro vorranno. Io ed il Saggio Ea torneremo subito a fare loro presente cotal situazione, ma, nel frattempo, di certo non potrete essere lasciati soli, quindi Mummu di Apsu, resterà qui, a farvi la guardia. Se per il suo Vice comandante non vi è niente in contrario.", concluse Sin, volgendosi verso l’Ummanu di Usma.

Il consigliere di Marduk sapeva bene quale era il carattere della giovane Anunnaki: era fredda, molto riflessiva, distaccata verso i compagni, forse perché non faceva parte della tribù di Marduk, vi era solo cresciuta, sotto l’attento occhio di Ea stesso, che l’aveva addestrata fin da quando l’aveva trovata, quindici anni prima. Sapeva di poter contare sul suo raziocinio.

"Sia, concordo a pieno con quanto detto, Nobile Sin.", confermò l’anziano, prima di volgersi verso i cavalieri di Atena, "Abbiate la pazienza di attendere, sono certo che il mio Re vi ascolterà con attenzione.", confermò ai santi d’argento, prima di iniziare ad allontanarsi con l’Annumaki.

"Non ci saranno problemi ad attendere qui, vecchio, specie con questa sorta di buffa creatura, dall’orrida armatura, a farci da balia.", confermò divertito Damocle, guardando con sufficienza l’armatura di Apsu, il Fiume del Mondo.

Perplesso per la poca gentilezza che quel particolare invasore mostrava verso l’Anunnaki, Ea abbandonò la sala, seguendo Sin, per quanto, la profonda ferita infertagli al petto, ed il sangue consumato per riparare, seppur leggermente, le vestigia dei cavalieri, lo avesse oltremodo indebolito, tanto da costringere il Principe Annumaki a rallentare il passo.

***

Osservava i sette piedistalli posti intorno a quello che spettava al Sovrano degli Anunnaki ed alla sua armatura. Lì erano disposte, a semicerchio, le altre sette vestigia dell’Armata di Smeraldo, o almeno ciò che ne rimaneva dopo nemmeno due giorni di battaglie. Questo osservava Nusku, abbandonandosi ai ricordi.

La prima posizione sulla destra era, di norma, occupata dall’armatura di Khuluppu, da sempre appartenuta a Ninkarakk, una ragazza dallo spirito misericordioso, più preoccupata per i propri compagni, anche per chi con lei aveva ben poco a che dividere, che non per se stesse. Alcuni potevano vedere tale bontà come una diretta conseguenza dell’incredibile potere dell’Albero del Mondo, da cui le vestigia erano state forgiate, ma, al contrario, era proprio il cuore puro della fanciulla a darle tanta benevolenza verso i compagni.

Di fianco a quelle vestigia, il Carro Solare, simbolo caro al dio Shamash, che, probabilmente, avrebbe rivisto con piacere, una volta giunto sulla terra, poiché, ne era certo, il rituale sarebbe stato concluso ed i nemici sconfitti, quindi gli Anunnaki residui si sarebbero presentati al dio Giudice, come loro dovere, senza alcun impedimento.

Terzo nell’ordine, il Golem, anch’esso assente all’elenco delle armature lì presenti; le vestigia di Aruru, che per coraggio e devozione primeggiava con tutti i propri compagni, ma di certo li vinceva in prontezza di spirito. Era sempre Aruru il primo a candidarsi per le missioni, il primo a combattere le battaglie in nome di Marduk, ad eseguire gli ordini più pericolosi, o anche i più strani, come scortare il Saggio Ea, quando questi andò alla ricerca degli Annumaki di Enlil.

Ricordava ancora, Nusku, le parole che l’amico gli aveva riferito sul seguito del Sovrano Scarlatto, definendo il più di quella rossa armata dei predoni ed assassini.

Ora, però, Aruru, per quanto le vestigia di Golem fossero in assoluto le più resistenti fra quelle degli Anunnaki, era caduto, sconfitto come molti altri guerrieri da questi misteriosi invasori, che né di lui, né di Ninkarakk avevano avuto compassione. Questo bruciava nel guerriero dagli occhi bicolore più di una lama che ne penetrasse le carni.

Vi era poi il seggio centrale, quello che spettava alle vestigia di Usma e queste erano in effetti al loro posto, ma, cosa ben strana, erano visibilmente danneggiate e, Nusku avrebbe potuto giurare, segnate dal sangue del loro padrone.

La preoccupazione nell’Anunnaki per il saggio Ea era immensa, immaginarlo disarmato ed in balia di quei misteriosi invasori era quanto più terribile egli potesse temere, specie per l’ordine che costringeva lui, Girru e Kusag dentro le strette limitazioni di quelle poche stanze in cui si trovavano, rinchiusi come topi in gabbia, anziché liberi di combattere, come sarebbe stato loro dovere verso il Sovrano di Smeraldo ed i compagni caduti.

L’unica cosa che rassicurava, parzialmente, l’Anunnaki era l’assenza, nel secondo piedistallo da sinistra, fra le vestigia di Labbu e Basmu, dell’armatura di Apsu, segno che Mummu si era mossa, perché non presente al momento dell’ordine di Marduk.

"Non dovresti preoccuparti, Nusku.", esordì allora una voce alle spalle dell’Anunnaki, che, voltandosi, vide l’alta figura di Girru raggiungerlo.

"Cosa ti fa credere che io sia preoccupato?", domandò con un sorriso forzato l’altro, "Il modo in cui osservi i piedistalli vuoti e quello di Usma…", tagliò corto l’altro, avvicinandosi al parigrado.

"Hai visto come è stata danneggiata? Non saresti anche tu preoccupato nel sapere il Sommo Ea solo, contro chissà quanti invasori, per di più in tal modo ferito?", sbottò Nusku, indicando il profondo taglio nella zona del secondo viso della creatura bifronte, "Sì, lo sarei… se non sapessi ciò che so.", ridacchiò alla fine, con un sorriso sornione Girru, lasciando sorpreso l’altro.

"Che cosa?", incalzò subito l’Anunnaki dagli occhi bicolore, "So chi è andato in suo soccorso assieme a Mummu, avendola vista prima che lasciasse questa sala, poco fa.", rispose lesto quello dai capelli rossi.

"Chi?", chiese ancora il primo, sempre più sopraffatto dalla curiosità, "Il Principe Sin, un guerriero pari, per capacità, ad Ea stesso, quindi credo sia difficile che lo battano, tanto più che con lui c’è Mummu e tutti noi ben sappiamo quale è il primo errore in cui si incorre affrontando l’Anunnaki di Apsu.", concluse con tono saccente il secondo.

"Sì, sottovalutarla per le strane forme dell’armatura, che sono la sua vera potenzialità.", concordò Nusku, "Quindi, amico mio, direi di tranquillizzarci: anche se non porteremo diretto supporto al Saggio Ea, in suo aiuto vi sono le altre due persone forse più care a Re Marduk e, non di meno, sono uno dei guerrieri più forti degli Ummanu e quella dai poteri più singolari.", concluse Girru.

"Sì, i poteri di Mummu sono, in definitiva, unici nel suo genere, ma anche il carattere di lei è, quanto meno, bizzarro.", osservò ancora l’Anunnaki dagli occhi bicolore. "Cosa puoi chiedere di diverso, data la triste sorte toccatale in tenera età? Già mi sorprendo, talune volte, per la sua volontà di unirsi al nostro esercito ed i legami stretti con Re Marduk ed il Saggio Ea.", replicò l’altro.

"Su questo hai ragione.", concluse Nusku, volgendo le spalle ai piedistalli ed allontanandosi assieme al compagno d’arme.

***

I nove cavalieri d’Atena si osservavano fra loro, immobili all’interno dell’ampia sala con la misteriosa, ed al quanto bizzarra, figura dell’Anunnaki a scrutarli in silenzio.

"Per qualche oscuro motivo, hanno dato un’armatura del genere ad un muto?", domandò beffardo Damocle, indicando le vestigia di Apsu, "Forse sarebbe meglio essere ciechi, per non vedere la fattura di quella corazza, o magari sordi, per non sentire la derisione di chi ti sta intorno…", ridacchiò ancora il santo di Crux.

"O magari sarebbe meglio se tu fossi il muto, così non dovremmo ferire costantemente le nostre orecchie con la tua voce…", tagliò corto Husheif, beffeggiando il parigrado.

"Detto da un individuo che ama ascoltare le grida di sofferenza dei propri nemici, ritengo che non sia un problema, se la mia voce è un danno per le tue orecchie, anzi, ne dovrei essere ben lieto", punzecchiò allora Damocle.

"Cavalieri, per favore.", sbottò allora Zong Wu, avvicinandosi ai due, "La situazione è già tesa, poiché costui ci considera suoi nemici, le vostre parole non porteranno certo giovamento in tal caso.", osservò il santo di Auriga.

"Ha ragione, Zon Tu.", aggiunse subito Wolfgang dei Cani da Caccia, "Poi già mi avete prodotto un’emicrania con le vostre lagne continue, potreste finirla?", chiese infine il cavaliere tedesco, così che i due guerrieri d’argento si allontanassero l’uno dall’altro.

"Sentirlo parlare ha fatto venire il mal di testa anche a me…", aggiunse di scatto Husheif; ci volle l’intervento di Menisteo, che si portò sorridendo davanti a Damocle, per impedire che quest’ultimo replicasse al parigrado.

"Però è strano…", osservò d’un tratto Dorida della Sagitta, seduta sul bordo di una delle vasche, vicino a Gwen del Corvo, "Cosa?", chiese quest’ultima, "Anch’io inizio ad avere un forte mal di testa… non riesco nemmeno a stare in piedi.", rispose a bassa voce, verso la compagnia d’arme, poggiandosi alla parete dietro di lei.

"Saranno gli effetti degli scontri di questi due giorni… in fondo ciò che ti ha dato Ninkarakk cura il corpo, ma non è detto che rinvigorisca anche lo spirito. Io stessa sono stordita per la tecnica usata contro Ea il Saggio. Non sarà niente di grave, vedrai.", cercò di tranquillizzarla la Sacerdotessa guerriero di Corvus.

Menisteo di Eracles, che nel frattempo aveva fatto calmare il cavaliere di Crux, però, fece qualche passo in avanti, prima di barcollare, per un capogiro e quasi cadere in acqua, furono le veloci braccia di Leif di Cetus a fermare il parigrado.

"Grazie, cavaliere.", esordì prontamente il santo di Atene, poggiandosi alla spalla del compagno che, a sua volta, barcollò, come scosso da un fremito, "Siamo tutti stanchi, non devi ringraziarmi…", fu la semplice e calma replica del guerriero del Nord, prima che un sussulto lo costringesse ad inginocchiarsi, per vomitare.

"Cetus!", esclamò preoccupata Bao Xe, avvicinandosi al santo d’argento, per scoprire anche lei di avere un equilibrio instabile sulle proprie gambe.

Zong Wu e Wolfgang, a quel punto, si guardarono l’uno con l’altro, entrambi perplessi dal malore che sembrava aver preso tutti, loro compresi; fu proprio il cavaliere dei Cani Venatici ad avvicinarsi per primo all’Anunnaki di Apsu.

"Potremmo spostarci in un’altra stanza? Credo che, data la stanchezza che sembra scuotere tutti noi, restare qui dentro potrebbe farci finire, involontariamente in una delle vasche.", chiese cortesemente il santo di origini tedesche.

L’informe maschera verde si volse verso il cavaliere di Atena, "Una sala vale l’altra…", proruppe una voce distorta, che sembrava appena quella di una persona, tanto risultava metallica e distante, "per uccidervi.", concluse, colpendo con un secco pugno il santo dei Cani da Caccia, che barcollò, cadendo di schiena nell’acqua.

"Wolfgang!", urlò allora il santo dell’Auriga, prima che un giramento di testa lo costringesse ad inginocchiarsi al suolo.

"Anunnaki, ascoltami. Non siamo vostri nemici, né delle morti del Sovrano Scarlatto, o del giovane Appalaku, o di Ninkarakk siamo colpevoli…", si sforzò di spiegare Dorida, sorpresa, come probabilmente il resto dei compagni, da quel comportamento.

"Dice il vero.", si affrettò ad aggiungere Bao Xe, "Non noi siamo colpevoli di queste morti, bensì un traditore, qualcuno del vostro esercito legato a Tiamat, un vostro nemico di tempi passati, da ciò che ci è stato spiegato…un usurpatore…", spiegò la sacerdotessa guerriero, le cui parole furono rapidamente interrotte da un secco calcio allo stomaco, rivoltole proprio da Mummu di Apsu.

"Vi sento parlare da diverso tempo, ma non odo niente che mi possa portare a rispondere all’unica domanda che mi pongo: come abbiano fatto un pugno di idioti, quali voi sembrate, a vincere su così tanti nemici potenti, quali erano gli Ummanu da voi sconfitti!", urlò la voce metallica nell’elmo informe, "Inoltre parlate a sproposito, di cose che nemmeno conoscete. Ebbene, permettetemi di spiegarvi alcune importanti nozioni, prima di strapparvi la vita dal corpo.", avvisò ancora l’Anunnaki.

"Prima di tutto, so bene che non siete stati voi ad uccidere quel vile di Enlil, il piccolo Adapa e la sciocca Ninkarakk, anzi, alla morte di quest’ultima ho anche assistito.", spiegò, mentre dalla metallica parlata sembrava scaturire una nota di soddisfazione.

"Hai ucciso tu Ninkarakk?", urlò, cercando di alzarsi, Dorida, "No, ragazza, io ho assistito alla sua morte, osservando dapprima il tuo scontro con lei e poi permettendo che qualcuno di ben diverso la potesse finire.", tagliò corto Mummu.

"Sei tu il Coccodrillo?", domandò allora, con affanno, Zong Wu, "Coccodrillo Nero era il titolo dell’ultimo degno Re di Accad, Tiamat. Io, Mummu di Apsu, non posso anelare a tanto, se non alla carica di sua erede, come unica figlia del Sovrano Nero.", rispose con soddisfazione la voce metallica.

***

Ea e Sin continuavano la loro avanzata lungo le scalinate che li avrebbero condotti fino alla sala dove si trovavano i due restanti Sovrani, quando il Consigliere di Marduk dovette fermarsi.

Il Principe degli Annumaki se ne accorse con rapidità, fermandosi a sua volta e riavvicinandosi all’altro, "Tutto bene, nobile Ea?", chiese il giovane dai capelli magenta, portandosi accanto dell’anziano interlocutore.

"I segni della battaglia che ho perso, Nobile Sin, assieme agli anni hanno iniziato a pesare ancora di più sul mio povero corpo.", spiegò con un mezzo sorriso il vecchio saggio.

"Se posso permettermi, come è stato possibile che quei nove guerrieri avessero la meglio? So bene quali sono le sue abilità, Saggio Ea, mi risulta incredibile che solo l’avanzata età sia stata la causa di tale sconfitta…", ammise, per quanto la sua voce trasmettesse dubbio e timore a porgere tale domanda.

Un sorriso sapiente si dipinse sul volto dell’anziano interlocutore, "Diversi fattori hanno portato la vittoria ai nove avversari: il numero, di certo maggiore a quello che tutti noi ci aspettavamo; il coraggio e la determinazione che hanno dimostrato tutti quanti, sapendo combinare a pieno le loro singole abilità per riuscire a vincere ogni mia tecnica; la conoscenza che uno di loro aveva già dell’arma più potente che possiedo, che aveva già visto in uso ad Adapa prima di me.

In più vi era il frammento di Khuluppu che una di loro aveva ottenuto da Ninkarakk stessa, li ha aiutati a riprendersi dai miei primi attacchi, permettendogli di avere poi ragione di me.", spiegò infine Ea.

"Un frammento dell’Armatura di Khuluppu? E’ sicuro che l’abbiano ottenuta e non strappata all’Anunnaki che la possedeva? Perché ha tanta fiducia nelle loro parole, Sommo Ea?", chiese ancora Sin, con il viso quasi segnato dal disappunto.

"Ho visto Ninkarakk donarlo ad una di quelle guerriere. Inoltre ho potuto osservare come molto di ciò che dicevano corrispondeva a verità, il che mi ha portato a convincermi che anche il resto doveva essere vero.", spiegò l’anziano Consigliere.

"Vedere l’Anunnaki di Khuluppu? Com’è possibile?", incalzò incuriosito l’Annumaki, "Fra quei nove vi è una guerriera dal potere al quanto singolare: riuscire a rivivere le memorie proprie, o altrui, come vi avevo già accennato in quella sala.", ripeté l’altro.

"Un’abilità senza dubbio particolare. Chi la possiede di loro?", chiese, con chiara curiosità Sin, "La giovane guerriera dai capelli blu notte, credo si chiami Gwen.", rispose con tranquillità Ea, notando una smorfia sul viso dell’altro, quasi stesse cercando di ricollegare la fisionomia con uno dei nove individui visti poco prima.

"Un’altra domanda, Nobile Ea…", aggiunse, con titubanza sul viso Sin, "se davvero credete che quel gruppo di stranieri non ha ucciso il giovane Adapa, mio padre Enlil e l’Anunnaki di Khuluppu, chi dovrebbe essere il colpevole?", domandò ancora l’Annumaki.

"Il Coccodrillo profetizzato da Tiamat…", rispose con un soffio della voce l’anziano consigliere, mentre un triste sorriso gli si dipingeva in volto.

"Tiamat?", ripeté sorpreso il Principe Scarlatto, "Un nome triste da dire è questo, saggio Ea, riporta alla mia mente i dolorosi ricordi della perdita di mia madre, Nenlil, della tristezza che da allora cadde sulle spalle di mio padre Enlil, dell’ultimo giorno in cui vidi l’amico fraterno Marduk, prima di rincontrarlo qualche mese fa e, inoltre, della prima volta in cui incontrai proprio Mummu, allora piccola orfana della carovana che seguiva il Nero Re.", ricordò l’Annumaki.

Quelle parole portarono alla mente dell’anziano consigliere ricordi passati, gli stessi che poco prima aveva tralasciato di riferire ai santi di Atena: quando, alla fine della battaglia con l’Esiliato, quando Enlil ed Ea, lasciati i piccoli Marduk e Sin in compagnia della levatrice di entrambi, andarono alla ricerca del luogo da cui il misterioso esercito asservito a Tiamat proveniva, scoprendo, proprio ai confini più estremi delle terre consacrate agli dei mesopotamici, un accampamento, più simile ad una vasta prigione, dove erano lasciati i prigionieri dell’armata nera, ad essa asserviti con la forza.

Lì, in una delle poche capanne di quel luogo, Ea trovò una bambina oltremodo silenziosa, che, solo dopo varie difficoltà, scoprì chiamarsi Mummu, probabilmente la figlia di qualcuna delle serve di quella prigione.

Ci volle molto tempo perché la ragazzina, di appena un anno più piccola di Marduk, si fidasse degli Anunnaki, ma la sua vicinanza fu per il giovane Re una cura, poiché accudirla, farle compagnia, assieme ad essere costantemente addestrato dal Saggio Consigliere, furono il modo in cui il giovane figlio di Annu poté sfuggire alla solitudine ed alla disperazione della perdita appena subita.

Per il bene del suo Re, Ea non si oppose ad addestrare anche Mummu, permettendole di sviluppare dei poteri, quanto meno strani ed inusuali per qualsiasi guerriero lui avesse mai visto, né criticò il sentimento che vide svilupparsi fra l’Anunnaki ed il Sovrano di Smeraldo, un amore fra quella che era la semplice figlia di chissà quale prigioniero morto sotto Tiamat e la progenie di un Re.

La giovane orfana, però, sviluppò un carattere discostante, almeno da ciò che Ea poteva osservare: tanto aperta e cordiale, sempre gentile, con il giovane Marduk, rispettosa e riconoscente verso lo stesso Consigliere, i cui ordini mai criticò, ma, altresì, fredda, distante e quasi superba nel rivolgersi agli altri cinque Anunnaki, oltre che alla gente della loro tribù, verso cui sembrava non provare alcun interesse. Quando si rivolgeva a persone che non fossero il Re di Smeraldo, o l’Ummanu di Usma, Mummu sembrava addirittura soppesare l’attenzione da rivolgergli e le parole da usare, in questa appariva quasi una macchinatrice. Egocentrica, così l’aveva una volta etichettata Ninkarakk, quando, appena investite Anunnaki, la giovane di Khuluppu aveva cercato di farsi amica la parigrado, ma questa s’era dimostrato disinteressata a legare alcun affetto con i propri compagni. Erano servite le parole di Aruru e Nusku a calmare la ragazza, prima che esprimesse tali pensieri anche dinanzi a Mummu stessa.

"Saggio Ea, tutto bene?", chiese allora Sin, riportando l’anziano Consigliere al presente, "Sì, scusi Nobile Principe, ero stato catturato dai ricordi.", ammise l’altro, sorridendo al giovane interlocutore, prima di rialzarsi.

I due ricominciarono così la loro avanzata lungo le scalinate.

***

"La figlia di Tiamat?", ripeté stupito Menisteo, cercando di rialzarsi in piedi, "L’unica e sola, cresciuta fra i propri nemici, ottenendo la loro fiducia, per poi sconfiggerli tutti, uno dopo l’altro, ed ucciderli, così da rispettare la volontà di mio padre.", continuò la metallica voce uscente dalla maschera di Apsu.

"Dunque sei tu il traditore… hai atteso che gli eserciti si riunissero per poi uccidere tutti… ma non sei sola.", continuò, con un sorriso strozzato dal dolore, Husheif di Reticulum, "Esatto, ho degli alleati, poiché troppo particolari sono i miei poteri, perché nessuno, specie fra gli Anunnaki che mi conoscono, non riconoscesse il modo in cui i loro compagni erano stati sconfitti. Al contrario, gli alleati che ho trovato per questo progetto, altri che come me anelano la distruzione degli Ummanu, per motivi che non conosco e, devo ammettere, nemmeno m’interessano.

Su di una cosa, però, avete sbagliato: non sono io la traditrice, bensì gli Ummanu, loro hanno tradito mio padre Tiamat, scacciandolo, rifiutandolo il titolo di Terzo Sovrano, ripudiandolo e gettandolo solo nel deserto.

Quando lo rincontrai, quindici anni fa, mio padre mi narrò delle sue peregrinazioni in terre ignote, al di là del Mar Rosso, fin nelle più profonde giungle dell’Africa, dove un altro Re accettò di allearsi con lui, per dargli il Trono che gli spettava, gli offrì il suo nero esercito ed un’armatura per ottenere tale risultato e mi chiese, alla fine, di portare avanti il suo progetto, se egli fosse venuto a mancare.", raccontò la guerriera, avanzando fra i nove cavalieri e fermandosi fra loro, che ancora barcollavano storditi.

"Dobbiamo avvisare il Saggio Ea…", furono le uniche parole che riuscì a pronunciare Bao Xe, cercando di rialzarsi, prima che un pugno dell’Anunnaki di Apsu la scagliasse in acqua, a diversi metri di distanza.

"Tutto inutile, anche se riusciste a muovervi, non arrivereste mai a superare la porta che ho alle mie spalle, l’unica che vi permetterebbe di raggiungere i due Vice comandanti prima che qualcuno dei miei alleati elimini il vecchio.", li ammonì la voce metallica.

"Che cosa?", esclamò stupito Menisteo di Eracle, "Pensavate che potessi far tornare vivo l’anziano dal suo caro Re? No, Ea morirà, sarà lui il prossimo degli Anunnaki a cadere, dopo che Enlil mi ha liberato del duro Aruru ed io stessa ho assistito alla morte di quella sciocca di Ninkarakk; poi toccherà ai tre fedeli guerrieri di Marduk, prima che il Sovrano stesso abbandoni questo mondo.", spiegò ancora la figlia di Tiamat.

"Questa è pazzia…", riuscì appena a balbettare Gwen, prima che un secco pugno allo stomaco della guerriera di Apsu la gettasse indietro, schiantandola contro una parete.

"No, questo è il mio piano, un piano perfetto che voi non potrete mai fermare, giacché siete vittime della mia trappola… la potenza del Fiume del Mondo già vi ha schiacciato, come potete ben vedere!", esultò la metallica voce.

"Dunque, tutto questo è causa tua?", incalzò, stringendo i denti, Zong Wu, "Esatto, straniero. Le Onde di Apsu, questa è la tecnica che, fin da quando Ea ha abbandonato la stanza, ho iniziato ad espandere attorno a me, un colpo che si basa su suoni tanto sottili che solo alcuni animali riescono a percepirli, ma tutti ne subiscono l’effetto, lo stordimento profondo che queste vibrazioni emanano, al pari dei cerchi che si creano nell’acqua, si espandono dal mio corpo, indebolendo l’equilibrio e la forza fisica di chi mi sta intorno. Rendendo i miei nemici delle debole carcasse, pronte per essere distrutte.", spiegò con soddisfazione l’Anunnaki, guardando intorno a se i propri avversari.

"E tu, ragazza dai capelli rossi…", continuò Mummu, volgendosi verso Dorida, "sarà la prima a cadere, poiché quella corteccia di Khuluppu non può certo curare lo stordimento di Apsu, ma potrebbe risanare le ferite con cui vi finirò e questo non posso permetterlo.", osservò la voce metallica, iniziando a dirigersi verso la Sacerdotessa della Sagitta.

***

Ancora la salita di Ea e Sin continuava, quando, arrivati ormai alla base delle scalinate che dalla zona degli Annumaki al terzo piano del palazzo li avrebbe condotti al quarto, lì dove si trovavano i due Sovrani restanti, il figlio di Enlil si fermò, ricevendo un sorriso dallo sguardo affaticato dell’anziano consigliere.

"Grazie per l’attenzione che dà al mio fisico, ormai non più in forma come un tempo…", ringraziò con tono cordiale l’Anunnaki di Usma, "Prego, Saggio Ea, anche perché, volevo porle un’ultima domanda prima che si arrivi dinanzi ai grandi Marduk e Baal.", accennò allora il giovane Principe.

"Quale?", chiese incuriosito l’anziano Consigliere, "Prima avete accennato ad un Coccodrillo Nero. Ricordo ancora gli accenni del Re Scarlatto sulla minaccia che Tiamat sollevò, prima di spirare… quindi credete che sia questo misterioso e profetizzato rettile il colpevole delle morti di mio padre, oltre che del giovane Adapa, che non ho saputo difendere, e dell’Anunnaki di Khuluppu?", domandò alla fine Sin.

"Sì, è l’unica possibile spiegazione che trovi a tutto ciò… chi altri potrebbe aver compiuto questi atti, se non qualcuno in cerca di vendetta verso Annumaki ed Anunnaki? L’aver ucciso Adapa è stata una mossa per scatenarci contro questi stranieri, giunti nelle nostre terre, con maggior accanimento. Questo traditore ha poi sfruttato gli scontri fra gli invasori ed Enlil, prima, o Ninkarakk, dopo, per sconfiggere due Ummanu i cui poteri non sarebbero stati di certo alla sua portata.", spiegò allora Ea.

"Capisco… però, se ben ricordo dalle parole di Sire Enlil, questo Coccodrillo doveva crescere fra le file degli Ummanu, per poi distruggerli dall’interno, il che, mi porta a credere che sia uno dei guerrieri ancora vivi, poiché dubito sia già stato sconfitto dagli stranieri, non crede?", continuò il Principe, sollevando gli occhi al cielo, quasi volesse contare quanti degli combattenti di Accad erano ancora in vita.

"Sì, è ciò che temo anch’io, che sia fra i guerrieri ancora vivi…", ammise, con non poco dispiacere, l’anziano Consigliere. "Ma chi? Dei vostri Anunnaki credo non ci possano essere dubbi, almeno, molto spesso ho visto la foga che hanno nel proteggere il loro Re, o nel seguirlo, sia l’Anunnaki del Carro Solare, sia di Basmu, dunque dubito siano loro; ben più distaccati sono quelli di Lammu ed Apsu, forse.

Potrebbe essere uno dei miei Annumaki? Ma non avrebbero avuto modo di uccidere la vostra guerriera di Khuluppu… a meno che…", ma in quel momento la riflessione di Sin si fermò, mentre uno sguardo indecifrabile, misto di preoccupazione e soddisfazione, probabilmente per la conclusione a cui era giunto, suppose Ea, si dipingeva sul viso del Principe.

"Cosa?", chiese subito il Consigliere, "Una possibilità che di certo lei non ha voluto nemmeno tenere in conto, per quanto risulta dolorosa, ma che non si può escludere del tutto: vi sia più di un traditore.", suppose il giovane dai capelli magenta.

"Più di un traditore?", ripeté sconvolto l’anziano, "Questa è follia! Come puoi solo pensarlo?", domandò ancora.

"Pensateci, Saggio Ea. Se uno fra Erra ed Arazu fosse colpevole delle morti di mio padre e del giovane Adapa, per discolparsi avrebbe poi convinto l’altro a raggiungerci, per mostrarsi a noi, mentre un suo compagno congiurato finiva l’Anunnaki di Khuluppu. Non potrebbe essere possibile?", incalzò, con sguardo convinto, il giovane Sin.

L’Ummanu di Usma dovette allora poggiarsi ad un muro, quando sentì il peso di tutti quei tradimenti ed inganni cadere sulle sue anziane spalle: aveva bisogno di qualche minuto per riflettere al meglio.

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L’avanzata di Mummu di Apsu verso Dorida fu fermata da un bagliore accecante, mentre il ponte su cui ancora l’Anunnaki si muoveva, fu spezzato in quattro parti, costringendola a spostarsi, per poi vedere, dinanzi a se, posizionarsi Damocle di Crux.

"Reticulum, vedi di renderti utile: ripesca Musca e Cani Venatici, poi allontanatevi tutti, usando la porta alle nostre spalle!", ordinò secco il cavaliere di origini italiane.

"Che cosa?", esclamò Husheif, "Come sperare di salvare i vostri compagni ed oltrepassarmi illesi, stranieri?", domandò, con una nota di divertimento, la voce metallica dell’Ummanu figlia di Tiamat.

"Forse, oltre che donarti una voce rauca ed un aspetto più degno ad un pagliaccio, quelle orride vestigia, ti rovinano anche l’udito?", incalzò con un sorriso beffardo il santo della Croce del Sud, "Ho detto ai miei compagni di allontanarsi dalla porta alle nostre spalle, io resterò a combatterti, anzi, ad essere più onesti, sposterò il nostro scontro in un’altra sala.", spiegò il cavaliere d’argento.

"Come speri di potermi attaccare, se come i tuoi compagni, anche tu sei vittima delle Onde di Apsu?", replicò l’altra.

"Osi sottovalutare il magnifico allievo di Kalas di Capricorn? Secondo solo al proprio maestro nell’uso delle lame, capace di duellare in ogni condizione e situazione? Sia col freddo, sia col caldo, sia in equilibrio, sia se incapace di reggersi in piedi? Devi essere più stupida di quanto l’aver accettato un’armatura del genere faccia pensare!", esclamò, chiaramente sbalordito, Damocle.

"Sei sicuro di potercela fare da solo, Crux? Resterò a darti supporto, se vorrai.", aggiunse allora Wolfgang di Cani Venatici, aiutato ad uscire dall’acqua da Husheif, "Non saprei che farmene di chi non sa nemmeno reggersi in piedi.", lo sbeffeggiò Damocle, senza nemmeno voltarsi, "Ne andrebbe del mio onore di cavaliere se mi facessi aiutare contro una così patetica persona, falsa con il prossimo, oltre che con se stessa; priva di gusto nelle vestigia che porta, ma, altresì, progenie di Re, quindi per nascita degna di confrontarsi con un guerriero del mio stampo. Ora, muovetevi!", tagliò corto il santo d’argento, portando la mano destra davanti nella sua guardia a croce.

"Parli troppo, straniero, inoltre sembra tu voglia proprio innervosirmi…", ringhiò la metallica voce di Mummu.

"Non sembra… lo fa con tutti.", si permise di interromperli Husheif, prima che il gruppo si muovesse. "Buona fortuna, Damocle.", furono le uniche parole che, allora, gli rivolse Menisteo di Eracle, iniziando ad indietreggiare con gli altri.

"Voi non ve ne andrete di qui!", urlò allora l’Anunnaki, "Al contrario, tutti lasceremo questa sala!", replicò il santo italiano, "Crux Argentii!", esclamò subito dopo, rilasciando il proprio attacco.

Per non essere direttamente investita dall’attacco, l’Ummanu di Apsu dovette indietreggiare a sua volta, portandosi verso la porta opposta a quella presa dai restanti otto cavalieri, porta che si schiantò sotto l’attacco, spingendo all’esterno sia l’Anunnaki sia il santo d’argento che l’aveva attaccata.

Il loro scontro era, però, ben lungi dal concludersi.

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Per alcuni minuti Ea di Usma penso al da farsi; "Ho deciso, Nobile Sin.", esordì poi, d’un tratto, rialzandosi in piedi e volgendosi verso il Principe degli Annumaki, "Parleremo con Re Marduk e Re Baal, chiederemo loro di incontrare questi nove stranieri, ma, altresì, esporremo loro i fatti ed il rischio che vi siano due traditori fra le nostre file. Se sarà possibile, chiederemo alla guerriera dai capelli blu di controllare i loro ricordi, per permetterci di scoprire chi siano questi due traditori, se effettivamente esistono. Non possiamo permettere al Coccodrillo Nero ed a chi lo segue di distruggere gli Ummanu dall’interno!", esclamò alla fine l’anziano.

"Un piano perfetto, Saggio Ea, però, temo ci siano ancora alcune cose poco chiare…", osservò allora Sin, abbassando lo sguardo verso il terreno.

"Quali?", chiese allora l’Anunnaki, "Prima di tutto, che ciò che li spinge ad agire, poi se effettivamente sono solo due, ma più di tutto, c’è una cosa che non hai ancora capito, vecchiaccio…", lo ammonì allora Sin.

Prima che Ea potesse dire alcunché, una fitta di dolore lo investì alla schiena, spaccando i suoi organi interni e perforandone la pelle, rivelando, alla fine, una mano che usciva dal ventre.

"Non è il Coccodrillo a comandare.", furono le parole che la progenie di Enlil, ancora dinanzi all’Anunnaki, disse, sorridendo all’anziano Consigliere, ora ferito.