Capitolo 4: L’Accampamento
Nelle vastità del deserto, fra innumerevoli cumuli di sabbia, si trovavano, alcune tende, una decina circa, fra queste, una risaltava per grandezza e colori, di un azzurro acceso, e proprio in questa tenda entrò la figura dall’armatura verde che aveva osservato lo scontro fra i tre santi d’argento e le nove creature d’argilla.
L’uomo entrò nella tenda ed il sole del mattino illuminò le sue vestigia, che riprendevano le forme dei mostri d’argilla, prendendo un aspetto squadrato intorno alle spalle ed al tronco e ricalcando le tre dita per le coperture lungo gli arti; l’elmo portato in mano, infine, aveva la forma del viso di uno di quei mostri, come copertura totale del viso.
"Aruru di Golem, cosa ti porta in questa tenda?", esordì inaspettata una voce, con incredibile calma.
L’uomo, dagli occhi neri ed il capo privo di capelli, si voltò e, notato chi lo aveva chiamato, si inginocchiò lesto, "Nobile Sin, ho importanti informazioni da dare a voi ed ai tre Signori del nostro esercito." , rispose lesto l’altro, senza alzarsi in piedi.
Sottecchi Aruru osservò colui che aveva chiamato Sin, immobile nella propria posizione: aveva abiti semplici, di un color magenta vivo, costituiti da un pantalone ed una casacca aperta sul petto, portava dei stivali di pelle, che in quel momento erano poggiati sul tavolo dinanzi a lui, data la posizione distesa del corpo, in un precario equilibrio su due piedi di una sedia.
I capelli di Sin, del medesimo colore degli abiti, scendevano eleganti sulle spalle, mentre gli occhi, di un freddo azzurro, scrutavano imperturbabili Aruru, finché, non si accese un sorriso sul suo gentile viso.
"Non appena saranno qui, i nostri Tre Signori udiranno di certo le tue parole; Enlil, che comanda gli Annumaki sarà di certo qui a momenti, purtroppo non posso dire altrettanto su Baal, signore degli Appalaku, e sul tuo diretto comandante Marduk, che guida voi Anunnaki.", furono le semplici parole di Sin, prima che una voce in lontananza non lo facesse zittire.
Ciò che però i due udirono non erano parole coerenti, bensì delle urla di piacere femminili, tanto forti da invadere l’intero accampamento, "Sembra che Baal e Nanaja si siano svegliati…", osservò con mal celata ironia la voce di un uomo che, entrando nella tenda, vi trovò Sin, il quale lo salutò con un cenno del capo, assieme a Aruru, che si prostrò ancora di più all’apparizione del nuovo giunto.
"Potente Enlil…", lo salutò l’Anunnaki di Golem.
Enlil era un uomo dai corti capelli magenta, ben più vecchio dei due che si trovava ora dinanzi, gli abiti, eleganti e di un viola acceso, come il mantello che celava la parte superiore del suo corpo; gli occhi, di un nero molto intenso, erano uno dei pochi elementi che distinguevano Enlil da Sin, i cui lineamenti, seppur invecchiati ed induriti, erano palesemente simili.
"Cosa ci fa qui questo soldato?", domandò con noncuranza il nuovo giunto, avvicinandosi al tavolo dove si trovava Sin e prendendovi una brocca con quello che, immediatamente, si rivelò essere del vino.
"Ho delle importanti informazioni su degli intrusi." , spiegò, con un tono meno sommesso, Aruru, alzando lievemente il capo.
A queste parole, il modo di fare di Enlil cambiò, rivelando un’inattesa sorpresa e dell’interesse per quanto appena detto dall’Anunnaki, "Intrusi?", ripeté il più anziano dei tre, prima che dei nuovi passi e delle voci, si avvicinassero alla tenda, introducendo due nuovi giunti.
Il primo dei due, un uomo anziano, aveva una corta barba bianca, che ben s’abbinava con i lunghi e candidi capelli, indossava un saio verde smeraldo e sorrideva cordialmente al suo interlocutore, con cui aveva raggiunto quella sala, osservandolo con gli occhi dorati.
L’altro giunto, invece, era ben più giovane, aveva l’età di Sin, ad un primo sguardo, ma in lui l’eleganza dell’aspetto non tradiva una certa superbia; gli abiti, un corpetto verde ed un pantalone abbinato, erano piuttosto semplici, così come i corti capelli castani, curati, ma non in modo eccessivo.
Lo sguardo di questo secondo giunto, di un verde vivo, si portò verso i presenti e si fermò con sorpresa sul custode delle vestigia di Golem, "Aruru, è successo qualcosa? Perché ti trovi qui con indosso l’armatura?", domandò il giovane, avvicinandosi all’altro.
"Nobile Marduk, mi onorate preoccupandovi per me, ma sono giunto qui, solamente per avvisare tutti voi, tre Sovrani, che degli intrusi ieri notte hanno sconfitto alcune delle mie creature, rivelando la conoscenza del cosmo e mostrando vestigia di fattura nobile come le nostre." , spiegò l’Anunnaki.
"Vestigia e padronanza del cosmo? Costoro devono essere guerrieri di un qualche ordine esterno alla nostra cerchia, c’era da attendersi che prima o poi si sarebbe presentato un nemico ben più minaccioso dei semplici soldati e di qualche curioso." , osservò l’anziano che accompagnava Marduk, "E’ così è stato, saggio Ea, costoro non hanno avuto problema alcuno a vincere i miei soldati d’argilla…", spiegò Aruru, rivolgendosi al vecchio.
"Penso che, date queste informazioni, sia saggio attendere anche Baal e Nanaja, prima di giungere ad un piano… specie considerando che ormai siamo vicini alla meta del nostro errare e non dovremmo rischiare troppo…", osservò Sin, intromettendosi nel dialogo e trovando tutti d’accordo con le sue parole.
Per alcuni minuti le cinque persone riunite nella tenda attesero, finché altri due non giunsero: un uomo, la cui età era indefinibile, dalla corporatura massiccia ed al qual tempo elegante, bardato di un abito color oro, che ne risaltava il massiccio addome e le spalle possenti, mentre i capelli verdi scendevano appena sotto le orecchie e gli occhi, di un rosso acceso, scrutavano con attenzione i presenti.
Accanto a questi, entrò una donna, la cui bellezza spense per pochi attimi in tutti il respiro: aveva capelli blu notte che le scendevano sinuosi fino alla schiena, un abito dorato che ben poco celava del suo corpo perfetto, un fisico rigoglioso e nel pieno del suo splendore, ma di tale splendore mancavano gli occhi, che parevano ardere solo di perversa malizia, mentre, scuri come una notte senza stelle, si voltavano da uno all’altro dei presenti, abbandonandosi in profondi sorrisi verso di loro.
Questi erano Baal e Nanaja.
Quando furono tutti presenti, Baal, Marduk ed Enlil si sedettero su tre troni, disposti a triangolo equilatero, al fianco di ognuno di loro si portò chi lo accompagnava: Nanaja, Ea e Sin, rispettivamente; fra tutti loro, si portò Aruru, inginocchiatosi fra i presenti.
"Spiegaci tutto." , disse secco l’uomo dai capelli verdi, "Ieri notte, durante la guardia ai nostri confini più esterni, nove dei miei soldati d’argilla hanno incontrato un gruppo di tre … guerrieri, individui bardati d’armature a me sconosciute, che, utilizzando un’energia molto simile a quella che tutti noi possediamo, hanno affrontato e sconfitto, con relativa facilità, il mio contingente." , riassunse lesto Aruru.
"Tu ti sei mosso ad affrontarli, o almeno li hai seguiti?", incalzò ancora Baal, "Ho seguito i loro movimenti e, da ciò che ho potuto intuire, sapevano della presenza di alcuni nemici in quella zona, ma non immaginano minimamente quanto la città a cui siamo diretti sia lontana, oppure, non è di loro interesse." , spiegò ancora una volta l’Anunnaki.
"Più che probabile che non sappiano minimamente dove noi siamo diretti; il vero dubbio è se sono finiti nei nostri territori per proteggere qualcuno, o qualcosa, oppure hanno intenzione di attaccare le nostre schiere." , osservò con calma Ea, intromettendosi nel dialogo.
"In ogni caso, è un rischio che non possiamo correre in questo momento. Tra poco meno di una settimana tutto dovrà essere compiuto e per quando Lo richiameremo a questa terra non dovranno esserci interruzioni, altrimenti il rituale trovato da Baal potrebbe fallire." aggiunse con voce dubbiosa Enlil.
"Manderemo qualcuno a saggiare le capacità di questi intrusi." , suggerì Sin, introducendosi nella discussione, "Sì, può essere una saggia idea. Manderò Adapa, potrà essere un buon modo per fare esperienza sul campo." , concordò Baal, prima di congedare con un gesto Aruru, più che sorpreso dalla decisione.
Fu però un passo in avanti di Ea a fermare l’Anunnaki dall’andarsene.
"Potente Baal, chiedo scusa per la mia sfrontatezza, ma mandare proprio il giovane Adapa, degli Appalaku, l’armata più ridotta per numero, è forse un atto di eccessiva fiducia; probabilmente stiamo sottovalutando gli intrusi: d’altronde loro sono più d’uno e noi mandiamo solo il più giovane dei nostri guerrieri?", domandò l’anziano, allontanandosi di qualche passo da Marduk.
"Proprio perché le schiere degli Appalaku sono così esigue, i quattro guerrieri sotto il mio diretto controllo non agiscono molto sul campo, al più serviranno come guardia, quando arriveremo alla nostra meta. Fino ad allora, però, voglio che chi non ha mai preso parte ad una battaglia, possa almeno comprenderne la gravità." , tagliò corto Baal.
L’anziano consigliere stava per aggiungere qualcosa, quando Sin, facendo un passo avanti si portò fra i due interlocutori, "Mi occuperò io di seguirlo. In fondo nemmeno noi Annumaki abbiamo fatto molto in questo periodo, se non proteggere la nostra piccola carovana." , esordì il giovane dai capelli magenta.
L’uomo dai capelli verdi guardò in silenzio per qualche attimo il giovane, poi si voltò verso l’anziano Ea e disse: "Va bene, agiremo così: Sin supporterà Adapa di Oannes nell’eliminazione di questi intrusi." , concluse Baal.
Dopo quelle poche parole, l’assemblea fu conclusa, dando così modo a tutti di abbandonare quell’unica tenda e ritornare a quella d’appartenenza.
Aruru ritornò con passo stanco verso una più piccola zona dell’accampamento costituita da verdi veli, entrando nella tenda centrale, il guerriero s’inchinò dinanzi a sette piedistalli, dove si trovavano quattro armature del medesimo colore della sua, mentre le vestigia del Golem lo abbandonavano per posizionarsi, nella forma del mostro d’argilla, su uno dei pochi spazi liberi, vicino alle proprie simili.
"Dunque, ti è stato concesso di incontrare questi misteriosi nemici, Aruru?", domandò d’improvviso una voce alle spalle dell’Anunnaki.
Voltandosi, il guerriero di Golem, vide tre figure a lui note che lo osservavano sull’entrata della tenda; "Nusku, Girru, Ninkarakk." , li salutò riconoscendoli Aruru, alzandosi, con solo i pochi semplici abiti di colore verde, ed avvicinandosi a loro.
I quattro uscirono lesti dalla grande sala, avanzando di qualche passo alla luce del sole, che rischiarò i loro volti ed i loro corpi, tutti celati da vesti del medesimo colore verde, lo stesso dei tendaggi che li circondavano.
"Dunque, Aruru, devo ripeterti la domanda: ti è stata affidata la missione?", domandò il più alto dei tre appena apparsi, un uomo dai corti capelli color del fuoco che s’alzavano come una fiamma dal viso abbronzato del giovane, mentre gli occhi, d’un arancio acceso, brillavano sornioni nell’interrogare su quella semplice curiosità.
"No, Girru, non mi è stato concesso di prendere parte alla missione contro questi stranieri: sarà uno degli Appalaku ad occuparsene, supportato dal potente Sin." , spiegò con un velo di disappunto l’altro, avanzando fra i propri compagni.
"Uno degli Appalaku? Immagino Zisutra, seppur, non capisco perché rischiare la vita di un elemento della squadra meno numerosa del nostro contingente.", osservò un altro dei quattro, un massiccio individuo dal capo rasato i cui lineamenti, arricchiti da più e più cicatrici, erano resi ancora più caratteristici dai suoi occhi, uno blu e l’altro rosso.
"Ti sbagli, Nusku, non Zisutra e nemmeno Etana si occuperanno di questi nemici, bensì il giovane Adapa, il più inesperto degli Appalaku. Una scelta che nemmeno il nostro comandante, Ea, ha trovato particolarmente saggia, tanto che il potente Baal si è alla fine convinto ad affiancargli il secondo in comando fra gli Annumaki." , replicò, con sorpresa dei presenti, il guerriero di Golem, mentre già Girru gli sbarrava la strada.
"Hanno preferito mandare un giovane inesperto come Adapa ad affrontare dei nemici capaci di fermare i tuoi golem proprio ora? Adesso che siamo a pochi giorni dal Ritorno?", esclamò l’Anunnaki dai capelli rosso fuoco.
"Anch’io sono rimasto sorpreso da questa scelta, ma Baal è stato il primo a parlare e né Enlil, né il grande Marduk, nostro Comandante, si sono posti in modo deciso alla sua scelta; solo Ea ha opposto il proprio parere, prima che Sin si proponesse come supporto in questa missione." , continuò Aruru, che ben comprendeva le parole del compagno ed amico.
"Se il potente Sin sarà di supporto all’Appalaku, non penso che questi avrà particolari problemi a concludere la propria missione." , obbiettò allora l’ultimo elemento di quel gruppetto: una fanciulla dai lunghi capelli castani, che le scendevano fino alla vita e dagli occhi verdi come un prato primaverile, mentre con sguardo sereno e distaccato parlava, ricominciando ad avanzare assieme ai compagni.
"Ninkarakk ha ragione, non abbiamo di che preoccuparci: Adapa tornerà all’accampamento senza problema alcuno ed i misteriosi nemici che hanno vinto i tuoi golem, Aruru, saranno sconfitti… probabilmente da Sin, ma saranno sconfitti." , aggiunse, con tono scherzoso, Nusku, che parve voler rompere la tensione ed il disappunto che stava creandosi in quella discussione.
"Sì, hai ragione. Alla fine l’unica occasione persa è quella per Aruru: non potrà mettersi in mostra agli occhi dei nostri comandanti." , rise divertito Girru, mentre il compagno, divertito anch’egli, gli diede una pacca scherzosa, "Sempre meglio che stare sempre qui a non far niente come te… immagino le vestigia di Basmu siano ormai ricoperte di polvere, anzi m’era parso di notarle più spente nel loro colore…", accennò ironico l’altro.
"Attento a non scherzare con il fuoco, costruttore di statue.", lo ammonì con tono scherzoso l’altro, riprendendo l’equilibrio dopo la pacca del compagno.
Se lieto ed amichevole era il clima nell’area dai verdi tendaggi, quell’accampamento era composto anche da altre zone, l’una, adorna di una composizione di colori oscillanti fra il magenta ed il viola spento, una zona dove a quei colori si univa il rosso dei cadaveri e da cui echeggiavano urla di sofferenza indicibili; e, infine, l’ultima area, la più piccola per numero di tende, distinta dal colore dell’oro.
Proprio in una tenda di questo luogo entrò la sinuosa, e quanto mai affascinante, figura di Nanaja, dopo la fine della riunione.
All’entrata della bellissima donna, i tre individui che si trovavano nella sala s’inginocchiarono lesti, poggiando al suolo i visi in segno di rispetto.
La magnifica fanciulla, dal canto suo, non diede loro il permesso di alzarsi, piuttosto, presa una sedia, si accomodò dinanzi ai tre, osservandoli con un indecifrabile sguardo, pieno di divertimento.
"Il potente Baal, nostro comandante, ha scelto di mandare uno di voi in missione, miei cari sottoposti." , esordì Nanaja, "Pare infatti, che proprio ieri notte, un gruppo di misteriosi guerrieri abbia abbattuto con ben poche difficoltà le statue animate di Aruru, l’Anunnaki di Golem; proprio per questo, chi ci comanda ha deciso che, contro tali misteriosi nemici, sarà data ad Adapa la possibilità di mostrarsi come combattente, rivelando le capacità che tutti noi speriamo lui abbia." , concluse, con una malcelata ironia, la donna.
Una delle tre figure, allora, sorpresa per quelle parole, sollevò appena il viso, rivelando dei lineamenti che parevano appartenere più ad un fanciullo che ad un ragazzo, lineamenti delicati, ancora privo di alcun segno di barba, ma con lo sguardo azzurro acceso di ingenua determinazione, mentre i sottili capelli castani scivolavano sulle tempie.
"Non deluderò né lei, né il nostro Grande Comandante Baal." , esordì il giovane con voce titubante, "Fossi in te mi preoccuperei di deludere chi ci comanda più che me… la sua ira è terribile. Ad ogni modo ti sarà affidato un alleato in questa missione: Sin, primo degli Annumaki, sono certa che t’aiuterà nel concludere tutto per il meglio." , replicò secca Nanaja, alzandosi ed abbandonando i tre ancora inginocchiati, senza degnarli del minimo interesse.
Nella grande tenda centrale, intanto, solo Baal, Marduk, Enlil, Sin ed Ea erano rimasti, ora intenti a studiare una sconfinata mappa su di un tavolo.
"Ci vorranno almeno altri due giorni per raggiungere alla Sacra Città dei nostri antenati." , esordì il saggio consigliere, rivolgendosi ai tre a lui più vicini, giacché, di quel piccolo gruppo, Enlil era seduto ben più distante dagli altri, intento a bere del vino da una coppa abbellita da rubini scarlatti.
"Solo due giorni? Siamo così vicini?", domandò all’anziano, nel frattempo, proprio l'Annumaku, "Nobile Sin, direi di sì, ma, d’altra parte, più restiamo fermi in questo luogo, più i tempi del nostro viaggio si allungano… dovremmo ripartire entro poche ore da adesso per mantenerci nei tempi da me supposti." , rispose lesto il vecchio.
"Una volta giunti a destinazione, quanto tempo occorrerà a noi tre affinché Egli possa tornare?", domandò ancora Marduk, alzando il capo verso Ea, ma, prima che questi potesse parlare, fu Baal a rispondere: "Tre giorni, non di più, forse quattro, nel peggiore dei casi in cui qualcuno di noi venga distanziato dal rito." , spiegò lesto il comandante degli Appalaku.
"Bene, amici miei, alla nostra vittoria! Fra meno di una settimana avremo ciò che tanto aneliamo, il potere di una divinità a supportarci!", esclamò lieto Enlil, alzandosi, barcollante per l’alcool.
Bastò uno sguardo di Baal, però, perché l’altro perdesse l’equilibrio, ritrovandosi malamente al suolo.
"Attento, Enlil dello Scettro, ciò che noi ben presto faremo non sarà prendere una divinità come nostra alleata, bensì risvegliare il Supremo Giudice affinché spazzi via i crimini dalle genti di questo mondo, lo ripulisca con il suo inflessibile e perentorio giudizio." , tagliò corto il comandante dai capelli verdi, mentre un suo dito, poggiando su un punto della mappa, vi lasciò scorrere una tale energia da perforare la carta ed il duro tavolo di pietra al di sotto dello stesso, un foro preciso ed al qual tempo profondo.
"Tra meno di una settimana, il grande Shamash ritornerà a calcare il suolo di Accad, l’Antica Capitale!", decretò Baal.