Epilogo: Fine o Inizio?

Ascanus finì seduto a terra, osservando rattristato il nemico, di cui aveva dovuto prendere la vita, "E’ sempre un dolore uccidere qualcuno, lo so bene, mio maestro, ma come cavalieri di Atena non abbiamo altre opzioni, se il nemico non ce le concede. Come lei mi ha sempre ripetuto, avremo modo in seguito di pagare per i peccati fatti in nome della Giustizia.", gli sussurrò stremata Bao Xe, poggiandosi al suolo, vicino al suo insegnante, che gentilmente le accarezzò i capelli, permettendosi un sorriso triste in più.

"Vi ringraziamo, stranieri, per averci aiutato a fermare questo folle.", furono le parole di Marduk, al suolo, inginocchiato, a stento capace di reggersi sulle gambe e la schiena, "Perdonateci per le vite dei compagni di cui vi abbiamo privato e del dolore che in questi giorni abbiamo portato voi, l’inganno e la sofferenza ci avevano resi ciechi.", ammise triste, prima che Ninkarakk ed Aruru lo sorreggessero, stremati anch’essi, ma incapaci di non curarsi del loro Sovrano.

"Non vi è bisogno di scuse, Re degli Anunnaki, se non delle nostre, che involontariamente siamo stati fra le cause di questa guerra.", osservò Zong Wu, al suolo anch’egli, vicino ai compagni con cui aveva vissuto quelle giornate.

"Temo che di tutti sia, in parti uguali, la colpa.", replicò con tristezza proprio l’Ummanu di Golem, accennando un inchino con il capo verso i santi d’argento.

"Ora, però, basta parlare, lasciatemi riposare… così che possa poi andare a riprendere i miei poveri cuccioli, che sono nella catapecchia del cavaliere di Perseo.", li ammonì a quel punto Wolfgang, lasciandosi scivolare al suolo con la schiena e socchiudendo gli occhi.

"Devo ammettere che, per una volta ha ragione. Basta chiacchierare, meglio riposarsi per il ritorno.", concordò Damocle di Crux, sdraiandosi anche lui al suolo.

Una sommessa risata nacque fra i presenti, persino il nobile Marduk ed il cupo Ascanus non poterono non condividere l’umore dei compagni.

***

Una caverna in terre lontane, circondata, apparentemente, solo dal mare, poiché solo il rumore delle onde che si infrangevano contro le pareti di pietra echeggiava quando diverse paia di occhi si rivolsero sguardi silenziosi.

"Baal è caduto.", esordì una sagoma esile di donna, "Hirihihihi! I cavalieri di Atena si dimostrano degni della loro fama! Hanno sconfitto un nostro accolito, seppur con parecchie difficoltà.", osservò di rimando una voce maschile, appartenente ad un uomo seduto poco distante.

"Non sarebbero mai stati un problema per noi, se dieci anni fa…", volle sottolineare quella donna, ma il brusco gesto di un terzo individuo, i cui lunghi capelli ondulavano nell’ombra, la zittì, "Mi ritieni forse colpevole della sconfitta di quello stolto? Tanto ti interessava la sua vita da voler rischiare la tua offendendomi?", ringhiò l’uomo.

"Forse è la tua che ti è giunta a noia, se mi minacci?", sbottò l’altra, alzandosi a sua volta.

"Signori, vi prego.", esordì un quarto, seduto più distante, "Sapevamo che, una volta iniziato il rituale che avevamo offerto a Baal questo avrebbe attirato delle attenzioni, meglio per noi: la prova generale del nostro piano, che ha avuto luogo ad Accad, ci ha dimostrato come neppure un cavaliere d’oro possa da solo molto contro uno di noi.", volle rassicurarli l’uomo.

"Ciò che è avvenuto dieci anni fa non ha dato modo al Santuario di Atene di scoprire la verità sui nostri intenti: abbiamo avuto il tempo di prepararci e ben presto saremo pronti, un ultimo dono celeste ci serve per concludere il nostro progetto e marciare sul mondo.", continuò una figura, accanto a quella dell’uomo che aveva calmato gli animi.

"Ricordate sempre quale è il nostro fine ultimo.", ordinò secco, portando avanti il braccio destro.

Tutti i presenti, ben maggiori in numero di quelli che avevano preso parte a quel dialogo, imitarono il suo gesto ed insieme recitarono la medesima frase:

"HOMINES HOMINIBUS DEI"