INTRODUZIONE

"Un anno… è passato un anno…"

Shura, dal promontorio delle Stelle, aveva lo sguardo perso sul Grande Tempio; sulla sconfinata bellezza di quell’angolo di mondo dove fino a poco tempo prima si erano narrate le più eroiche gesta della cerchia dei Santi Dorati, di cui lui, orgogliosamente, ne faceva parte. Il suo pensiero era rivolto verso l’ultimo scontro con le forze dell’Ade, nel quale tutti avevano sacrificato la propria vita per far breccia nel muro del pianto e permettere ai cavalieri di Lady Isabel di entrare nei Campi Elisi.

Dato l’eroismo del gesto, il Padre degli Dei, Zeus, ricompensò la figlia risoffiando nei dodici custodi l’alito della vita… ora il cavaliere del Capricorno si perdeva nei suoi pensieri, nelle sue gesta ed in quelle dei suoi fratelli, e mentre il sole quasi stanco scompariva dietro le delicate montagne Elleniche, dal suo viso prese forma un sorriso di compiacimento; si girò, indossò nuovamente l’elmo e si diresse con passo sicuro verso il suo tempio.

"Da cosa lo difenderò ora?"

Disse queste parole con aria ironica, sottilmente ridendo; probabilmente Shura non avrebbe mai immaginato che da li a poco, sarebbe stato chiamato nuovamente al servizio della Dea della Giustizia.

Scese la notte, illuminata da una splendida luna piena; dalla soglia della prima casa, il Grande Mur ammirava questo spettacolo che la natura ed il corso degli eventi gli aveva messo di fronte.

"Una notte meravigliosa… non sei d’accordo Saga?"

"Mi hai sentito arrivare, cavaliere d’Ariete? Non ne dubitavo, grande è la tua potenza psichica, così come il tuo potere di percezione."

"Non mi lusingare, cavaliere, chiunque di noi ha la mia stessa facoltà."

Il cavaliere dei Gemelli era andato a far visita al suo compagno, da molto non si vedevano. Si sedettero sulle scalinate del Tempio, ed anche Saga alzò la testa in direzione della luna.

"Cavaliere della terza casa, da molto non sento notizie di tuo fratello Kanon, so che anch’egli ha ricevuto in dono la nostra stessa ricompensa, sai dov’egli sia?"

"Un cavaliere nobile quanto mio fratello si è dimostrato non poteva non meritare tale dono."

Lo disse con un lieve e sottile tono d’invidia, ma di profondo rispetto e sincera ammirazione.

"So che Kanon è tornato a presiedere la colonna del mare che lo contraddistinse in battaglia; anche l’esercito di Nettuno è di nuovo formato, così come quello delle distese ghiacciate di Asgaard. Spero di avere presto altre nuove su di lui, ma sono certo che servirà il suo Dio, come in passato ha fatto con la nostra Dea."

"Ne sono certo, grande è il suo valore in battaglia."

Erano persi con lo sguardo in quel meraviglioso satellite che appariva ora enorme ed in tutta la sua bellezza, forse in cuor loro entrambi rimpiangevano il tempo in cui potevano dare dimostrazione dei propri valori battaglieri, ma non sempre si può combattere.

"Siamo l’ultimo baluardo delle forze di Athena, Saga, ma a che serve esserlo se non si può dimostrarlo?"

"Fratello, già in passato abbiamo dato fondo a tutti noi stessi per proteggere la Giustizia, è ora giusto che la pace possa finalmente regnare."

"Lo so, scusa la mia foga, è solo che…"

"Lo so…"

Da quell’astro meraviglioso, i due cavalieri fecero caso ad uno strano accaduto, una piccolissima stella era partita a gran velocità verso la terra, ed era sicuramente caduta sul loro azzurro pianeta; il cavaliere dei Gemelli disse:

"Hai visto anche tu Mur?"

"Si, non capisco cosa possa essere stato…"

"Forse solo una cometa"

"Forse."

Restarono ancora un po’ li, a cercare di capire cosa fosse arrivato sulla terra, ma non trovarono risposte, finché si ritirarono nell’accoglienza dei propri Templi.

Come ogni altro giorno, il sole aveva preso il posto in cielo della luna, Aphrodite, ai primi timidi e tiepidi raggi di sole, era già sulla soglia della sua casa a godersi ancora l’aria leggermente fresca della nottata che stava svanendo.

Era preso a godere di questa brezza, aveva la testa lievemente inclinata all’indietro, i suoi lunghi capelli che scivolavano lungo la sua schiena; era privo delle sue vesti che erano disposte a segno zodiacale al centro del suo Tempio.

"Siamo così vicini eppure così lontani, cavaliere dei Pesci"

Aphrodite sorrise, socchiudendo gli occhi.

"Ti ho riconosciuto Grande Mur, cosa ti porta al vertice delle dodici case per venire da me e in più bardato dalla tua armatura d’oro?"

"Ho fatto caso ad una cosa l’altra notte"

"Spiegati cavaliere, ti ascolto"

"E’ come se un pezzo di luna si fosse staccato e fosse caduto da qualche parte nel mondo."

"Affermazione al quanto strana, non trovi?"

Disse questo lisciando ora i suoi capelli turchini con un pettine d’oro.

"Non lo so… ma non mi piace…"

"Dici che si celi qualcosa dietro a questo?"

"Potrebbe essere, mai uomo ha assistito ad una cosa del genere, tutto ciò mi insospettisce"

"A tal punto di indossare le tue vestigia e venire qui? Deduco quindi che tu sia passato già dagli altri."

"Infatti Aphrodite, li ho allertati di tenersi pronti a qualsiasi evenienza."

"Non credi che la tua brama di battaglia stia prendendo il sopravvento sul raziocinio, Grande Mur?"

"Non lo credo, ultimo custode, ma ripeto che non mi piace."

"Sarà stata una cometa, fidati, nulla più turberà la pace che…"

Ed in quell’istante si ripeté la stessa scena, un minuscolo frammento di sole si era come staccato ed era precipitato sul pianeta. Entrambi lo videro, entrambi restarono ammutoliti…

"Non credi che ora non sia un caso, Aphrodite?"

Egli smise di pettinarsi, si girò ed entrò nel suo tempio, ma prima di scomparire nella penombra disse al cavaliere d’Ariete:

"Troviamoci al cospetto di Dauko al Santuario, forse le tue impressioni non sono errate, forse qualcosa sta veramente accadendo."

"E sia Aphrodite, chiamerò telepaticamente gli altri, al Santuario quindi!"