ASTAROTH CAVALIERE DELLA PAURA

 

La meridiana dello Zodiaco segnava il tempo che inesorabile passava, i cavalieri di Athena erano andati a vegliare la salma di Lady Isabel, in attesa che Mur e Shion tornassero con buone nuove; Dauko segretamente si domandava se le nuove armature potessero avere qualche effetto una volta forgiate.

Vagava col pensiero, in quel fresco tardo pomeriggio di Athene, immerso tra i suoi pensieri di cavaliere e di Gran Sacerdote. Ogni tanto si voltava verso la bara di cristallo che conteneva il corpo esanime della Dea e si chiedeva come loro potessero affrontare delle divinità che avevano privato della vita l’Emblema della giustizia.

"Quante ore sono passate Shura?"

Il pensiero di Dauko si era materializzato in una semplice domanda che nascondeva timori, angosce ed irrequietezze di fronte ad un prossimo avversario con cui combattere.

"Sei fuochi si sono spenti, Grande Sacerdote… solo sei fuochi, c’è proprio quello della tua casa che sembra voler brillare così intensamente da non spegnersi mai…"

"Si assopirà anch’esso Shura, dobbiamo avere tutti pazienza"

"lo so Dauko… lo so…"

Ioria si alzò di scatto e diede un vigoroso pugno contro i resti di una parete del Santuario

"Basta! Non ce la faccio più ad aspettare!"

"Placa la tua ira e sii paziente fratello, dimentichi forse cosa abbiano contato dodici ore per i santi di bronzo nella scalata al Grande Tempio? Dimentichi forse che hanno affrontato noi uno dopo l’altro per arrivare a salvare la nostra Dea? Vedi, per loro dodici ore erano troppo poche, per te sono un’infinità… è buffo non trovi?"

"Buffo o meno Micene, io non riesco ad aspettare ancora la battaglia con questa tensione addosso… avrei voglia che il nemico fosse già qui e combatterlo, con tutto me stesso per vendicare la morte di Athena!"

"Il Leone è il tuo segno Ioria, e questo si vede, ma il raziocinio ti dovrebbe portare a pensare che non potresti combattere ora con nessuno degli Dei Esterni, l’unica soluzione sono le nuove armature… l’unica speranza è Shion con Mur dell’Ariete. Vorresti forse essere solo un facile bersaglio e per di più come nudo di fronte a delle divinità?"

"No di certo Shaka, lo so bene, ma volevo solo sfogarmi… mi rendo conto benissimo che mi darei la morte da solo se dovessi duellare con uno dei cavalieri dell’Oblio"

"Ti avevo già capito Ioria, non temere, il mio non voleva essere un rimprovero, ne tanto meno un trattenerti… ma è bene per tutti che aspettiamo di conoscere quali vestigia ci forniranno i due cavalieri d’Ariete."

Lentamente i rintocchi della meridiana si espandevano, divorando ingordi l’aria con il loro suono secco e perennemente uguale… niente in natura avrebbe potuto modificare quel suono così deciso.

I cavalieri andavano ora avanti, ora indietro per il santuario; ad ogni battito di meridiana, simile al pulsare di un cuore, la tensione cresceva e gli animi dei custodi si riempiva sempre più di paura di dover sostenere una battaglia.

Milo, seduto sulla scalinata di rose che conduceva all’ormai diroccata dodicesima casa, guardava il cielo sconsolato; il sole stava tramontando di nuovo, ed il rosso della sera che stava per cedere il passo alla notte, lo riportava col pensiero al suo maestro.

"Blood, se solo fossi qui ad indicarmi la via da seguire! Quale maestoso cavaliere d’oro sei stato… sarò mai tuo degno successore? Sarò mai in grado di far brillare le quindici stelle della nostra costellazione fino a raggiungerti nei Campi Elisi?"

Aphrodite, giunto sul posto si sedette di fianco al cavaliere dell’ottava casa.

"Che ti tormenta Milo?"

"Nulla, cavaliere dei Pesci, stavo solo rimembrando il mio maestro. E’ in questi momenti che sento più il bisogno di poter ancora parlare con lui, anche se il destino ci ha divisi tanto tempo fa"

"Ti capisco cavaliere, anch’io sento ogni tanto il bisogno di ripensare al mio maestro ed alla mia fredda terra che ho lasciato anni fa. Quando lo sconforto o la paura del non farcela prende il sopravvento, ritorno col pensiero alla mia terra natale, così candida e glaciale… mi riporta la pace nel cuore."

"Scusa la domanda Aphrodite, quando venni investito a cavaliere d’oro tu presidiavi già la dodicesima casa, vero?"

"Si Milo, dopo Dauko della Bilancia e Saga dei Gemelli, il primo cavaliere tornato in Grecia con l’armatura dorata sono stato io; perché lo chiedi?"

"Mera curiosità cavaliere, nessuno di noi conosce veramente la tua storia… mi ponevo solo degli interrogativi… come penso tutti noi."

Sorrise il cavaliere dei Pesci, nascondeva sotto quel sorriso tante risposte a domande mai fatte, nascondeva mistero il cavaliere d’oro ultimo… ma quale mistero?

Aphrodite fece apparire una rosa rossa sulla sua mano

"Posso regalartela Milo? Così guardandola potrai ricordare il tuo maestro."

"Grazie cavaliere, la terrò con cura nel mio tempio; sai, molti ti temevano come cavaliere d’oro, non tanto per la tua potenza che è pari a qualsiasi altro santo dorato, ma tanto perché la tua persona è sempre stata circondata dal mistero."

"E’ una cosa che mi lascia un po’ a disagio, Milo. Non pensavo certo di destare simili sensazioni!"

Ed il cavaliere dei Pesci accennò ad una risata che spezzò per un attimo la tensione creatasi in precedenza, anche Milo si unì ad Aphrodite. Forse non sapevano che fare per scappare dalla triste sensazione di un’imminente ultima battaglia.

Avevano ben chiaro ora con chi avevano a che fare, le loro armature, che avevano guadagnato con fatica e sforzi sovraumani si erano sgretolate… sciolte come neve al sole… tutte le battaglie che avevano sostenuto erano soltanto un misero allenamento per gli Dei Esterni.

"Che succede cavalieri? Ho sentito le vostre risa e sono venuto a vedere…"

"Non temere Aldebaran, si discuteva solo un po’"

Il cavaliere del Toro era piacevolmente sorpreso nel vedere Aphrodite ridere, era sempre stato un cavaliere dalla personalità fredda e decisa, altezzosamente sublime e distaccato dal mondo terreno… era felice di vederlo ora così.

"A proposito cavalieri, il fuoco della casa di Micene si è appena spento, ancora poco ed avremo una risposta."

"Già Saga, ma arriveremo ad averla?"

"Non temere cavaliere del Cancro, conosco molto bene Shion dell’Ariete e so che non ci deluderà, in più con lui c’è il suo adorato allievo Mur, riusciranno nell’impresa Deathmask!"

"La tua convinzione mi è di aiuto, custode della terza casa, è dai tempi della tua venuta al Grande tempio che non ti vedevo così"

"Ricordo Deathmask, ricordo… ero ancora un giovane ed inesperto cavaliere d’oro, ero combattuto dalle vicende della mia investitura, tra i miei gemelli Kanon e Navas… da mio padre e mia madre… il rancore che segretamente celavo a me stesso diede vita ad una parte oscura ed incontrollabile di un altro me… questo mi spinse alle azioni purtroppo mai dimenticate di cui mi sono macchiato. E mi dispiace veramente, ora che sono qui con te, di averti dato ordine di uccidere Dauko ai Cinque Picchi…"

"Non ti preoccupare Saga, anch’io pensavo che il potere fosse tutto nella vita, finché non incontrai Sirio il Dragone, che mi mise di fronte alla sconfitta non gettandomi in Ade, ma togliendomi l’armatura d’oro del cancro… ma ciò che è passato, cavaliere, lasciamolo giacere nel passato stesso."

"Certo cavaliere, abbiamo di nuovo una missione da compiere!"

La notte ormai aveva preso il dominio del cielo, le stelle brillavano intensamente, il vento quasi freddo di Athene aleggiava calmo e tranquillo tra tutti i santuari del Grande Tempio.

Il tempo, lentamente passava, ormai solo la fiamma del cavaliere dei Pesci era accesa, con il destino di spegnersi lentamente anch’essa… quando.

"cavalieri, guardate lassù!"

Lo stupore di Ioria aveva attirato l’attenzione di tutti, nel vedere una stella brillare più di tutte.

"Sembra voler esplodere! Sta diventando sempre più grande!"

"No Ioria, non sta diventando più grande perché sta brillando più intensamente… si sta ingrandendo perché sta giungendo qui, preparatevi cavalieri! Il nemico sta arrivando!!"

"Accidenti Dauko, come faremo ora, manca ancora meno di un’ora, come possiamo tenere testa al nemico?"

Ma le parole di Shura furono interrotte quando quella stella cadde vicino al loro santuario, rivelando con estrema malignità un nuovo cavaliere dell’Oblio.

Venne avanti il cavaliere oscuro, la sua armatura ricordava vagamente le vestigia di battaglia di Apollo; un enorme semicerchio pieno sulla schiena, l’armatura delineata da tratti secchi terminanti in più parti da punte. Gli aspetti somatici di questo combattente erano per tutto ed in tutto uguali ai suoi fratelli, con i capelli bianchi e gli stessi occhi di brace… lo stesso sguardo maligno…

"Rivelati cavaliere!"

La minaccia di Saga, perché così suonava, era diretta, il cavaliere di fronte a lui non esitò

"Se vuoi sapere chi porrà fine alle vostre esistenze ti accontento subito, sono Astaroth cavaliere della Paura e signore degli Dei Antichi… e sono qui in nome del mio signore Chtulhu per riparare agli errori dei miei fratelli."

Shaka si girò verso Dauko e gli sussurrò

"Dobbiamo prendere tempo cavaliere, ancora meno di un’ora e potremmo combattere!"

"Lo so Shaka, forse è il caso che sia io ad affrontarlo ora, forse è tempo che il cavaliere della Bilancia faccia il suo dovere!"

"Dauko, sei privo delle vesti d’oro che vuoi fare?"

"Non preoccuparti Shaka, ho insegnato bene a Sirio, ed io sono come lui… sono l’unico in grado di affrontarlo senza armatura"

Detto questo si diresse verso Saga e con ampio gesto del braccio lo spostò dalla sua posizione, eretta contro Astaroth.

"Combatterai con me cavaliere della Paura, contro Dauko della Bilancia!"