Capitolo 5: Affetto e lealtà

Un’armata di guerrieri dalle bianche vestigia lasciò un villaggio nelle bianche nevi di Asgard, ormai sporche del sangue della popolazione, che invano cercava di fermare gli invasori del loro sacro regno.

"Madre, dobbiamo intervenire", affermò Freiyr, nel castello della celebrante, "forse le due guerriere di Asgard non riusciranno a sconfiggerli da sole", spiegò il principe ereditario.

"No, figlio mio, tu e tuo cugino siete i principi ereditari, quindi non potete sottrarvi ai vostri doveri verso il trono", ribatté Hilda di Polaris, senza allontanarsi dalla finestra, dove insieme a Flare, sua sorella, sperava di veder giungere i god warriors.

I tre cavalieri del Nord rimasero seduti ad attendere.

Il gruppo di guerrieri dalle bianche vestigia furono fermati da un suono melodioso, "Chi è là?", urlò una voce maschile fra i guerrieri.

"Vili invasori del regno di Asgard", urlò una voce alla sinistra dei guerrieri, "Come osate giungere nel nostro regno ed uccidere i poveri abitanti, che hanno soltanto la colpa di voler difendere le loro case?", urlò una seconda voce dalla destra dei guerrieri.

Due figure apparvero dinanzi ai titani, due fanciulle.

Dalla destra comparve una ragazza dai capelli argentei e dagli occhi rossi, indossava l’armatura rossa dell’Arpa di Benaetsch anche i suoi lineamenti, seppur tipi di una fanciulla, ricordavano quelli del passato guerriero della settima stella, Mime. In mano teneva un’arpa dorata, che stava suonando, "Il mio nome è Cetrydine, della stella Eta, figlia di Mime del Nord, sono succeduto mio padre nella difesa del sacro Regno", si presentò la god warrior.

"Non dovete temere solo lei", affermò la voce a sinistra, mostrandosi.

Un’altra fanciulla apparve: indossava le rinate vestigia della tigre del Nord di Mizar, i suoi lunghi capelli color del mare e gli occhi del medesimo colore, ricordavano incredibilmente quelli di Cyd il passato guerriero di quella stella.

"Il mio nome è Gutrun di Mizar, figlia di Bud di Alcor e nuova custode della stella Zeta, che fu di mio zio, Cyd di Mizar", si presentò la seconda guerriera del Nord.

"Due fastidiose mocciose", le derise la voce maschile, facendosi avanti.

"Io sono Thebe, dalle grandi fauci, comandante di 2° grado e guida di quest’armata di titani", si presentò il titano. Il suo corpo era interamente coperto da vestigia del bianco metallo, adornate da stranissime immagini, simili ad affilati denti, che ricoprivano le gambe e le mani. Teneva i pugni chiusi dinanzi a se, inoltre il suo elmo sembrava una gigantesca maschera, simile ad un maligno sorriso.

"Comandante, non serve che lei si sporchi le mani", disse un secondo guerriero, uscendo dal gruppo, "mi posso occupare io di queste due fanciulle, inoltre non sono loro che dobbiamo uccidere", rifletté il secondo titano.

"Vero, ma nemmeno quei popolani dovevano interferire, ma hanno deciso di sfidarmi, quindi sono morti", ribatté Thebe, per nulla intenzionato a lasciare il campo di battaglia.

"Facciamo così, Telesto, se anche Europa propone che tu ti occupi di queste due, ti lascerò combattere come preferisci", affermò il comandante di secondo grado, nessuno si oppose.

"Ora, Europa, cosa preferisci?", chiese divertito Thebe, "Che se ne occupi, l’abile tessitore, così ci muoveremo prima", affermò una voce femminile dal gruppo.

Il comandante dell’armata tornò nel gruppo senza proferire parola.

Le due guerriere di Asgard osservarono il loro nuovo nemico: le sue vestigia erano bianche ed integrali, ma sembravano costituite principalmente da dei fili, che si distribuivano su tutto il suo corpo in parte come delle ragnatele in parte come dei bozzi, tipici dei bachi da seta.

"Sono Telesto, l’abile tessitore", si presentò il guerriero, "e vi propongo di arrendervi, prima che vi facciate del male", concluse il titano, stupendo le due avversarie.

Gutrun e Cetrydine si guardarono sconcertate, la guerriera di Eta accennò persino un sorriso, "Scherzi, vero?", chiese la figlia di Mime, "Per nulla, vi mostro semplicemente la vostra unica possibilità di sopravvivere", rispose il titano.

"Rifiutiamo", affermò la guerriera di Mizar, ponendosi accanto alla parigrado.

"Guerrieri titani, eliminatele", urlò allora Telesto, scagliando dieci guerrieri di infima classe contro le due.

"Viking tiger claws", urlò Gutrun, scatenando il colpo che già era dello zio Cyd, "Pentagramma luminoso", aggiunse la figlia di Mime, utilizzando una delle tecniche paterne.

Dopo questa prima carica, sei dei dieci guerrieri titani erano morti, colpiti in più punti dalle avversarie.

"Rinunciate, è nel vostro interesse sopravvivere", consigliò Telesto, osservando i cadaveri dei guerrieri titani.

"Guerriero invasore, sei per caso impazzito? I nostri colpi hanno eliminato ben sei dei tuoi soldatini", lo schernì Cetrydine. Telesto non rispose, ma con un gesto scagliò anche gli ultimi quattro contro le due fanciulle, che li eliminarono con altrettanta facilità.

"Vi sono tre motivi perché voi non riuscirete mai a sconfiggermi", disse il titano, avvicinandosi alle due avversarie ed ai corpi senza vita dei guerrieri titani.

"Quali sarebbero?", chiese divertita la figlia di Mime, preparandosi ad attaccare.

"Primo motivo, la mia potenza", disse Telesto, movendosi così velocemente da impedire a Cetrydine qualsiasi attacco e riuscendo a buttarla a terra con un calcio al ginocchio sinistro.

La guerriera della stella Eta si rialzò di scatto e scambiò uno sguardo con la compagnia, "Pentagramma luminoso", urlò subito dopo, "Viking Tiger claws", aggiunse la seconda, mentre i due colpi si scagliavano contro il nemico.

"Secondo motivo, la natura dei vostri colpi", affermò il titano, evitando i due fasci di luce, "adatti per eliminare dei guerrieri stupidi come i nostri fanti, ma non per me, che sono abile e veloce", spiegò, fermandosi oltre i fasci di luce.

"Terzo", affermò aprendo la mano sinistra, "il fatto che", continuò alzando il capo, "ti ho scoperto", urlò, saltando in aria e voltandosi con una capriola, "Groviglio di fili", invocò infine, mentre un gran numero di fili si disponeva intorno alla sua mano sinistra, per poi aprirsi, così da diventare una gigantesca rete di energia, in cui il titano imprigionò Bud di Alcor, cavaliere ombra della stella Zeta.

"Il grande guerriero di Alcor è andato con Cetrydine e Gutrun?", chiese sconcertato il figlio di Flare, avvicinandosi alla madre ed alla zia, "Si, Fasolt, lui stesso mi ha chiesto il permesso di seguire la figlia come cavaliere ombra", spiegò la celebrante di Odino, "ovviamente glielo ho concesso. Mi fido di Bud di Alcor, come mi fidavo di suo fratello e dei suoi compagni di allora, così come adesso mi fido delle due guerriere del nord, dei vostri due parigrado più anziani e di voi tre", concluse Hilda, rattristata, mentre si voltava verso i tre guerrieri in attesa al castello dinanzi alla statua di Odino.

"Padre", urlò Gutrun, vedendo il prode guerriero ombra intrappolato in una tela.

"Nobile genitore, se per il bene della figlia andava contro ai più semplici dettami della cavalleria, ma non vi preoccupate, non vi punirò per questo, anzi, siccome senza di lui la forza dei vostri attacchi diminuisce, vi permetterò di fuggire", affermò Telesto.

"Titano, perché sembra quasi che tu non voglia combattere?", chiese la guerriera di Zeta, "Perché sono cosciente della vostra inferiorità e dell’inutilità di massacrare delle guerriere abili come voi", rispose il guerriero dalle bianche vestigia.

Cetrydine iniziò a suonare la sua arpa, "Davvero mi credi così inferiore?", chiese la fanciulla, scomparendo nella sua stessa musica, "le illusioni della mia musica mi daranno il tempo sufficiente per colpirti ed eliminarti", lo minacciò la figlia di Mime.

"Melodia delle Tenebre", invocò la guerriera del Nord, bloccando il titano nei fili della sua corda.

"Questi fili credi che possano ferirmi?", chiese per nulla preoccupato Telesto.

Bastò un singolo movimento all’abile tessitore per liberarsi, "Ora ti mostrerò dei veri fili letali", minacciò il titano, saltando in aria.

"Tessitura dei cieli", urlò il guerriero invasore, aprendo le mani dinanzi a se. Dieci fili sottilissimi corsero verso Cetrydine, colpendola in più punti e danneggiando gravemente le sue vestigia.

"Cetrydine, amica mia", la chiamò Gutrun, avvicinandosi a lei, "Liberami, titano ed affronta me", lo sfidò, nel frattempo, Alcor.

Telesto osservò il suo nemico intrappolato nella rete, quindi si voltò verso le due fanciulle, "Si, guerriero del Nord, dal nostro scontro farò dipendere il destino di voi tre", affermò il titano, prima di liberare il suo nemico.

Bud era ormai libero di muoversi, ampliò il suo cosmo, osservando il nemico, "Bianchi artigli della tigre", invocò il god warrior ombra, "fate il vostro dovere", urlò alla fine, tentando di colpire il nemico.

Telesto non riuscì ad evitare l’attacco, schiantandosi contro una quercia secolare.

"Cetrydine, svegliati, mio padre è riuscito a sconfiggere il titano", urlò Gutrun alla sua amica.

"No, guerriera del Nord, tuo padre è riuscito a colpirmi, ma le mie potentissime vestigia mi hanno nuovamente salvato", spiegò il titano rialzandosi.

"Ora tocca a me attaccarti, cavaliere del Nord", affermò Telesto, rivolgendosi nuovamente al guerriero di Alcor, "Tessitura dei cieli", urlò il titano, investendo Bud con il suo colpo migliore, che lo prese in pieno alle gambe, ferendolo gravemente.

"Padre!", lo chiamò Gutrun, scagliandosi contro Telesto, con il suo colpo. Il titano evitò facilmente il reticolo di artigli, ma accade qualcosa che il guerriero non si aspettava, "Doppio attacco delle tigri", urlò la figlia di Bud, scagliando una seconda serie di artigli, che investì in pieno il titano, nei medesimi punti che aveva colpito il padre.

Dei solchi piuttosto superficiali si aprirono sull’armatura di Telesto, "Complimenti ragazzina, hai lanciato un colpo dalla potenza smisurata, inoltre ha usufruito la potenza dell’attacco di tuo padre per danneggiare le mie vestigia", si congratulò il titano, "ma questo non basta per eliminarmi", concluse, aprendo la mano dinanzi a se.

"Groviglio di fili", urlò l’abile tessitore, intrappolando nella sua rete d’energia Gutrun.

"Ti lascerò viva, ragazzina ed anche tuo padre e la tua compagnia di battaglia, se sopravvivranno al mio attacco", affermò Telesto, voltando le spalle ai suoi tre nemici, apparentemente sconfitti.

"Non osare, vigliacco!", urlò una voce femminile alle sue spalle.

Il titano si fermò, come se fosse stato colpito alla schiena da una spada, si voltò di scatto e vide Cetrydine, nuovamente in piedi: le sue vestigia erano danneggiate, la spalliera sinistra, un gambale e la corona erano ormai in pezzi, ma la fanciulla impugnava ancora la sua arpa, mentre delle lacrime rigavano il suo volto ferito.

"Certo, da una bambina che piange sentirsi dire vigliacco è buffo", la derise il titano.

"Ti nascondi dietro una patetica scusa, quale la tua infinita potenza, invece ha semplicemente paura di prendere una decisione che ti porterà alla pari con quel tuo comandante", lo criticò la figlia di Mime, "inoltre se piango è per la mia armatura, che non aveva mai subito danni, nemmeno quando mio padre era stato ucciso da quei due santi di Atena, pochi giorni dopo il mio concepimento", ribatté la fanciulla, infuriata.

Cetrydine iniziò a suonare la sua arpa con tutta la solennità di cui era capace.

Telesto si sentì stordito, seppur piacevolmente, "Che mi accade?", si chiese, "Glorysong", sembrò cantare la giovane avversaria, "con questa tecnica ti ucciderò, proprio come mi ha insegnato il mio grande maestro, Sorrento di Syren", affermò la guerriera del Nord.

"Non posso lasciarmi sconfiggere da questa musica deliziosa", pensò il titano, aprendo la mano dinanzi a se.

Quattro piccoli fili apparvero sulle punte delle sue dita, "Deadly threads", urlò Telesto, scagliando i fili contro la nemica.

"Cetrydine, attenta", urlò Gutrun, ancora intrappolata nella rete. La figlia di Mime non sentì l’amica e fu investita in pieno dai quattro fili, diventati degli aculei.

Il primo le distrusse la lira, conficcandosi nel suo bicipite sinistro, il secondo la prese alla spalla destra, il terzo al ginocchio sinistro e l’ultimo arrivò alla gamba destra; la potenza degli aculei fu tale da conficcare la guerriera della stella Eta in una quercia alle sue spalle.

La figlia di Mime svenne per il dolore.

"Bianchi artigli della Tigre", urlò una voce alle spalle di Telesto.

Il guerriero dalle bianche vestigia fu colpito in pieno: il suo elmo si distrusse in parte, poi con un abile movimento bloccò Bud, appena rialzatosi e lo scagliò contro la figlia di Mime, "Voi due, che vi siete dimostrati degni e determinati nemici, morite qui", sentenziò l’abile tessitore, colpendo il gemello di Mizar con la "Deadly theards". Tre aculei si conficcarono nel petto del guerriero del Nord, scagliandolo sulla figlia di Mime ed uccidendoli entrambi.

Telesto si avvicinò a Gutrun, ancora intrappolata, ma furiosa come mai prima, "Per onorare tuo padre e la tua compagnia, ti lascerò vivere", disse il titano.

"Bene, Thebe, mio comandante?", chiese poi il guerriero dalle bianche vestigia, rivolgendosi al suo superiore.

"E’ tuo questo scontro, Telesto, quindi ti concedo di fare ciò", affermò semplicemente il titano che li comandava, prima di allontanarsi da quel luogo di battaglia con la sua armata.