Capitolo 2: Vittoria e sconfitta

"Ecco una delle colonne dei sette mari", si disse un titano, giunto dinanzi ad un’altra delle sette colonne.

Il titano si guardò intorno, "Non sento più lo spirito di Puck, ma nemmeno quello del suo avversario, esploso nello scontro", rifletté il guerriero dalle bianche vestigia.

"Sei dunque tu, uno degli invasori del sacro regno di Nettuno?", chiese una voce alle spalle del titano, facendolo tornare con al momento presente.

Il guerriero invasore si voltò e vide, appoggiato ad una colonna, un misterioso avversario con le vestigia dorate, composte di più scaglie, "Tu sei uno dei fantomatici generali dei mari, che quei soldatini ci hanno predetto, vero?", ribatté l’invasore.

"Si, vile assassino dei servi di Nettuno, sono Zero di Megadolon, custode della colonna dell’Artico ed allievo di Hyoga, il cigno divino di Atena", si presentò il generale dei mari mostrandosi.

Il titano lo osservò: il mariner aveva cortissimi capelli verdi, coperti da una corona circolare, il pettorale delle sue vestigia era costituito da giganteschi denti, mentre i gambali sembravano comporre una coda, se congiunti. I bracciali invece, lunghi fino alle spalle, sembravano comporre il corpo del gigantesco pesce preistorico. Le spalliere, simili a quelle del defunto generale di Kraken, costituivano la pinna dorsale ed il resto del corpo della cloth ricomposta. Gli occhi del gigantesco mostro marino erano sul dorso dell’armatura.

L’invasore notò che il suo nemico aveva un unico occhio, di colore rosso, quello destro, l’altro era coperto da una benda, raffigurante il mostro marino.

"Piacere di conoscerti, generale, io sono Umbriel, il titano dalla grande Falce", si presentò l’invasore. Zero lo osservò, aveva un’armatura che lo copriva integralmente, diverse decorazioni la arricchivano. Decorazioni rappresentanti delle mezze lune, sulle braccia, sulle gambe, persino sul pettorale. Inoltre una mezzaluna sormontava l’elmo del titano. Umbriel impugnava con la mano destra una gigantesca falce del medesimo materiale delle sue vestigia.

"Mi permetti di distruggere questa colonna? Non ti farò alcun male", affermò il titano, stupendo il suo avversario, "Non prendermi in giro, invasore, non ti permetterò di danneggiare questa colonna", ribatté il generale dei Mari.

Il titano calò il capo e lo scosse, "Va bene, se proprio vuoi che ti uccida, lo farò, ma ti avviso che per me sei solo un fastidio", spiegò il titano con tono di superiorità, sollevando la sua falce.

"Sono pronto, invasore", ribatté Zero, caricando il suo freddo cosmo.

"Lama luminosa del cielo", urlò il titano, calando la sua falce verso il nemico, "Polvere di diamanti", attaccò in risposta il generale dei mari.

Una gigantesca mezzaluna di energia si diresse contro la tecnica base delle energie fredde, che Crystal aveva insegnato a tutti i suoi allievi.

La lama di energia non fu minimamente danneggiata dal ghiaccio avverso.

Zero pose le braccia dinanzi al volto, non appena capì che la sua tecnica avrebbe fallito, ma l’attacco nemico lo investì in pieno, facendo volare la sua corona e scagliandolo contro una parete rocciosa.

"Stupido", fu l’unica parola che Umbriel disse, prima di voltarsi nuovamente verso la colonna dell’Artico.

"Aspetta, invasore, non so chi tu sia, ma di certo non ti basterà una tecnica così debole per fermarmi, io non morirò, combatterò per sempre per onorare il mio maestro Hyoga e seguire gli ordini dell’oracolo di Nettuno, Sorrento", ribatté il generale, rialzandosi con un sottile graffio sul capo.

"Il tuo per sempre durerà solo pochi minuti, se continui ad infastidirmi. Inoltre ti ho già detto chi sono, Umbriel, il titano dalla grande Falce, comandante di 3° livello dell’esercito dei titani", affermò il guerriero dalle bianche vestigia, senza voltarsi.

"Diamond dust", urlò il generale, innervosito dal fare dell’avversario, Umbriel subì in pieno l’attacco, ma non riportò alcuna ferita, "Spiacente, soldatino dei mari, ma quest’aria che tu scagli è per me solo un soffio fresco, dovresti raggiungere lo zero assoluto per colpirmi", lo avvisò il titano, alzando la sua falce verso la colonna.

Il cosmo del titano riempì la zona, "Lama luminosa del cielo", urlò Umbriel, scagliando l’attacco contro la colonna, che ne fu danneggiata gravemente.

Zero tentò nuovamente di colpirlo con la sua tecnica, senza alcun successo.

"Non posso permettergli di distruggere la colonna, il mio maestro Hyoga mi ha addestrato per difendere questa colonna, non posso permettere che costui la distrugga, come guarderò ancora in faccia i miei compagni generali? Devo vincerlo", si disse Zero, espandendo il suo cosmo, "Ferma l’atomo, Zero", si sentì dire il generale, mentre gli ritornavano in mente gli addestramenti speciali, che lui e Camus, il figlio di Hyoga, compivano per diventare i più potenti maestri delle energie fredde.

"Si, fermerò l’atomo", ripeté il mariner di Megadolon, preparandosi ad attaccare.

Umbriel notò subito che il cosmo del suo nemico si era espanso incredibilmente, "Sei testardo", lo schernì. "Preparati, titano, poiché ora proverai la tecnica dei generali dell’Artico", lo avvisò Zero, "Aurora Borealis", affermò poi, scagliando il corpo che era già appartenuto a Abadir di Kraken.

La corrente gelida investì il titano al centro della schiena, scagliandolo contro la colonna.

Umbriel si rialzò prontamente, "Incredibile, sei riuscito a sfiorare lo zero assoluto e nel medesimo tempo hai scagliato un colpo dalla grande potenza", si complimentò il titano, "mi dà molto fastidio dover combattere, poiché non è questo l’ordine che mi è stato dato, ma se proprio vuoi morire, eccoti la mia tecnica maggiore", minacciò il guerriero dalle bianche vestigia, voltandosi ed iniziando a roteare la sua arma sopra la testa.

"Vortice delle mille lame", urlò Umbriel, scatenando una spirale di lame intorno a se.

Il titano avanzava verso Zero, che capì quanto fosse pericolosa quella tecnica appena notò il modo in cui polverizzava il suolo ai suoi piedi.

Il generale di Megadolon concentrò il suo cosmo e scagliò nuovamente la sua "Aurora Borealis" contro il nemico, che però riuscì ad evitare l’attacco, grazie alla sua tecnica.

Subito dopo l’attacco, però, Zero si ritrovò bloccato da una fortissima corrente, "Cosa accade?", si chiese il generale, mentre il titano lo stava attirando a se, "non riesco a muovermi", urlò il mariner, "E’ la mia tecnica", spiegò Umbriel, "questo vortice attira a se qualsiasi cosa per poi scagliarla lontano, dilaniata", affermò il titano, mentre il successore di Abadir veniva investito dalla lama più e più volte, per poi finire contro una parete rocciosa.

L’allievo di Hyoga si rialzò le sue vestigia erano visibilmente danneggiate, "Incredibile, Neleo le ha ricostruite quasi perfette", si disse il generale, osservando le diverse ferite sul ventre e sulle gambe, da cui perdeva una gran quantità di sangue.

Il generale fu però preso dal panico, appena notò che la sua vista si stava appannando, "Sei stanco, generale?", chiese divertito il nemico, fermando la sua arma, "il mio attacco ti ha colpito in più punti, volto compreso, ormai stai per diventare cieco", lo avvisò Umbriel.

"Maestro, ti prego, dammi la forza per sconfiggerlo", pregò Zero, cercando il cosmo di colui che lo aveva addestrato, "dio Nettuno, indicami la via per la mia tecnica massima", urlò Zero, espandendo il suo cosmo gelido.

"Incredibile", rifletté il titano, "è cieco e sul punto di morire, ma ha ancora un cosmo potentissimo", si disse.

Zero si posizionò come per tirare un montante, il suo cosmo gelido copriva l’intero suo corpo, il sangue dalle sue ferite usciva copiosamente, "Big Bite", urlò il generale, aprendo la mano dinanzi a se.

Giganteschi stalagmiti partirono dalla mano del mariner, simili ai denti del mostruoso pesce marino che Zero rappresentava, il Megadolon.

Il titano non poté difendersi dall’attacco, venendo scagliato contro la colonna. Il suo elmo era distrutto.

Zero cadde in ginocchio, nel suo stesso sangue, "Sei riuscito a distruggere il mio elmo con il tuo attacco, probabilmente avresti distrutto anche la mia armatura se avessi puntato più in basso, ma per fortuna la tua vista si è ormai spenta, anche la tua vita è al termine", affermò Umbriel, ferito al volto, mentre si avvicinava al nemico ormai inerme.

Il titano alzò la sua falce, "Ti concedo l’onore di morire per mia mano, addio, nobile avversario", disse il guerriero dalle bianche vestigia, "Ed io, ti concedo di perdere un occhio", ribatté Zero, scattando in piedi e colpendo il nemico con un’ultima stalagmite.

I due avversari si mossero alla medesima velocità e si colpirono contemporaneamente. Umbriel barcollò indietro, mentre il sangue usciva copioso dalla sua pupilla destra, perforata dalla stalagmite, mentre Zero cadde a terra, sgozzato mortalmente.

"Complimenti, titano, peccato che non sei riuscito a fermarmi", ribatté il titano dalla grande Falce, prima di voltarsi verso la colonna dell’Artico, "Utilizzerò la mia ultima tecnica contro questa colonna", si disse il titano.

"Falciata celeste", urlò Umbriel, scagliando la sua falce contro la colonna dei mari. L’arma ruotò su se stessa e come un boomerang investì la colonna, distruggendola, per poi tornare dal suo padrone, ferito, ma vincitore.

Quindici guerrieri titani arrivarono dinanzi ad una colonna dei mari, "Dunque siete voi i miei avversari?", chiese il generale dei mari dinanzi a loro.

I soldati di infimo livello non si mossero, "Voi dovete essere quei guerrieri incredibilmente deboli, come quelli che Argo di Calamary ha eliminato", rifletté il mariner avanzando verso di loro.

"Io sono Yakros di Tritone, custode della colonna dell’Oceano Indiano", si presentò il successore di Krisaore, "il mio parigrado dell’Antartico mi ha avvisato dei vostri scarsi poteri e del vostro punto debole", li avvisò, mostrandosi a loro.

Il generale aveva la pelle olivastra, occhi azzurri ed una coda di capelli bianchi che gli scendeva dal capo calvo. Le sue vestigia ricordavano incredibilmente quelle del suo predecessore, misere erano le differenze: il copricapo, più simile ad una corona che a due corna ed il pettorale, chiaramente fatto da scaglie, simili ad una coda di sirena, la stessa che caratterizzava Tritone, una divinità minore dei mari. Il generale impugnava la lancia d’oro che già apparteneva a Krisaore, ricostruita da Neleo di Hammerfish, il fabbro e comandante dei mariners.

Il mariner si scagliò contro i nemici ed alla velocità della luce divise quattro di loro in due, tagliandoli all’altezza della cinta.

"E’ vero quello che diceva il generale dell’Anaconda", si disse il successore di Krishna.

"Ne dubitavi, allievo di Kaor?", chiese una voce nella mente del generale dell’Oceano Indiano, "No, generale dell’Anaconda, non ne dubitavo, so che attraverso i tuoi poteri psichici puoi comunicare mentalmente con tutti noi e che Argo ti ha spiegato il segreto dei suoi avversari, cosa che non ha potuto fare Neleo perché è svenuto, come mi hai raccontato", rispose Yakros, prima di attaccare nuovamente i suoi nemici, uccidendone altri sei.

Il custode della colonna Indiana osservò i suoi ultimi cinque avversari, ma, mentre stava per colpirli, fu interrotto da un terremoto, "E’ crollata una delle colonne", si disse, poi si voltò verso Nord, osservando il Mar Artico che si scuoteva, "mi dispiace per te, Zero", furono le uniche parole che sussurrò sul compagno morto.

"Muori", urlarono i cinque nemici rimasti, gettandosi contro il generale. Yakros ruotò la lancia, così da ucciderne tre, gli altri due si fermarono, lontano dal mariner.

I due guerrieri titani scagliarono delle sfere energetiche contro il generale di Tritone, il quale le eliminò con un semplice movimento della lancia, "Non serve nemmeno che sprechi i miei colpi energetici con voi due", li schernì Yakros, gettandosi contro di loro ed uccidendoli con due fendenti.

Il generale dell’Oceano Indiano osservò i cadaveri dilaniati ai suoi piedi, poi guardò la colonna da lui custodita, "Finora solo una colonna è caduta, fortunatamente", si disse il generale, attendendo dei possibili nuovi nemici.