Capitolo 1: Le colonne del Pacifico

Un gruppo di guerrieri titani raggiunse la colonna del Sud Pacifico, "Dobbiamo distruggere la colonna", disse uno di loro con la voce metallica che contraddistingueva questi guerrieri di infimo livello.

"Ne siete sicuri?", chiese una voce maschile e con una lieve inflessione spagnola, "Temo proprio di non potervelo permettere", continuò il misterioso interlocutore, colpendo con una velocissima arma uno di loro, che volò a terra.

"Benvenuti nel luogo che diventerà la vostra tomba, invasori", li salutò il guerriero presentandosi, "io sono il generale dei mari custode della colonna del Sud Pacifico, Argo di Calamary", si presentò il mariner successore di Io di Scylla.

Le sue vestigia erano differenti da quelle del suo predecessore, malgrado fossero fatte del medesimo materiale: i bracciali e le spalliere sembravano composti da centinaia di tentacoli, i gambali erano costituiti da due parti ricurve, che probabilmente ricomposte avrebbero formato il capo del gigantesco calamaro. Il pettorale dell’armatura, però, era simile a quello delle vestigia di Io di Scylla.

Il generale aveva lunghi capelli rossi ed occhi color delle alghe, il suo sguardo era compiaciuto, probabilmente perché aveva già eliminato uno dei suoi avversari.

"Fatevi sotto anche tutti insieme se volete, vi eliminerò tutti con le mie fruste", spiegò il mariner agitando le due fruste che gli partivano dalle braccia.

Sette guerrieri si scagliarono contro di lui, "Calamary whips", urlò Argo in risposta, colpendoli tutti e sette e scagliandoli a terra, feriti.

Le due fruste ondulavano seguendo i movimenti delle mani del generale, "Voi altri sette, avete intenzione di morire come loro?", chiese Argo, rivolgendosi agli ultimi rimasti.

Lo stupore si dipinse sul volto del custode della Colonna del Sud Pacifico, quando anche gli altri otto guerrieri suoi avversari si rialzarono, "Come può essere?", si chiese, "eppure li ho colpiti più volte", ripeté a se stesso Argo, ma alla fine capì, osservando le loro armature, "Devono essere quelle vestigia, sono incredibilmente resistenti", si disse.

I 15 guerrieri dalle bianche vestigia concentrarono i loro cosmi in altrettante sfere di energia, che si materializzarono nelle loro mani, per poi scagliare contemporaneamente i colpi contro il generale dei mari.

Il mariner di Calamary alzò le mani verso il cielo, "Rolling defence", urlò il mariner, mentre le sue fruste lo difendevano dagli attacchi combinati.

"Avete delle armature incredibilmente resistenti, ma i vostri cosmi sono così deboli, che non avete nemmeno rischiato di oltrepassare la tecnica che mi tramandò il mio maestro Shun di Andromeda", li schernì il generale, "probabilmente i vostri comandanti sono più potenti di voi, altrimenti non so come avreste potuto eliminare i soldati dei mari", affermò Argo, mentre il suo cosmo si espandeva.

I tentacoli che componevano le sue spalliere ed i suoi bracciali si scomposero per agganciarsi tutti insieme ai polsi del generale, "Ora proverete una tecnica che non vi lascerà scampo", li avvisò infuriato il mariner, "Tempest of whips", urlò infine, scagliando centinaia di fruste contro i diversi guerrieri titani, che caddero a terra, alcuni di loro erano morti, per le centinaia di colpi scagliati alla velocità della luce.

Cinque invasori riuscirono a rialzarsi, Argo ritrasse tutte le sue fruste, legò alla cinta le due che impugnava e congiunse le mani sopra la testa, "Ora proverete la tecnica che il sommo dio Nettuno fa tramandare a tutti i custodi della colonna del Sud Pacifico", li minacciò il generale del Calamaro gigante, "Big Tornado", urlò poi.

Il colpo che già Io di Scylla scagliava, chiamandolo "Gorgo di Scylla", investì in pieno i nemici sopravvissuti, uccidendoli.

Il generale della colonna del Sud Pacifico camminò fra i cadaveri dei suoi avversari, i suoi occhi si fermarono spesso ad osservare i volti senza lineamenti dei suoi nemici sconfitti, "Speriamo che tutti gli invasori siano così deboli, anche so ho già sentito diversi cosmi di incredibile potenza, fra quelli che ci hanno attaccato", si disse Argo di Calamary, calando il capo ed andando a sedersi vicino alla colonna da lui custodita.

Un generale dei mari era appoggiato ad una delle sette colonne dei mari, attendeva il suo turno di combattere ed intanto rifletteva, "Kiki, amico mio, spero che gli dei ti stiano proteggendo, so per certo che oltre noi, generali dei mari, anche voi, cavalieri di Atena, e tutti gli altri sacri guerrieri, state combattendo questi minacciosi esseri che si fanno chiamare titani. Ti prego, mio compagno di addestramenti presso il grande Fabbro, sopravvivi. Ti prego, grande Nettuno, proteggi noi, tuoi generali, e le persone a noi care", pregò infine il generale, mentre osservava la colonna da lui custodita, quella del Nord Pacifico, in tutta la sua estensione, fino al cielo di acque.

Un rumore sordo e pesante catturò l’attenzione del generale, che si voltò, vedendo arrivare una figura all’orizzonte.

Un solo titano giunse da lui, ma valeva per dieci dato il suo aspetto, "Benvenuto presso la colonna del Nord Pacifico, invasore, sono Neleo di Hammerfish, custode di questa colonna e comandante dei generali dei Mari di quest’era", si presentò il mariner, mostrandosi.

Neleo aveva lunghi capelli castani che gli scendevano fino alle spalle, una sottile barba gli copriva parte del volto, il suo fisico statuario era coperto dalla sua magnifica armatura, composta di scaglie: due gambali simili alle due parti di una pinna di pesce, le ginocchiere e le spalliere che ricomposti avrebbero chiaramente formato il dorso del grande Pesce Martello, il torace che costituiva il corpo del pesce, decorato con l’immagine di una colonna, sullo sfondo di una parete rocciosa. L’elmo era identico a quello di Seahorse Baian, il passato custode della colonna del Nord Pacifico; il bracciale destro aveva un occhio rappresentato sopra, mentre quello sinistro era molto particolare: infatti oltre l’occhio aveva un gancio, che gli permetteva di congiungersi con il martello d’oro; una protesi che Neleo teneva, al posto della mano, persa durante l’addestramento.

Gli occhi azzurri scrutarono il nemico: un gigantesco uomo di oltre due metri, incredibilmente muscoloso, coperto da un’armatura integrale, che lasciava intravedere solo gli occhi verdi, sotto l’elmo privo di decorazioni.

Le stesse vestigia non aveva alcuna decorazione, soltanto delle fini scalpellate che permettevano di seguire perfettamente la linea dei muscoli, incredibilmente poderosi, del titano.

"Io sono Puck, il grande titano, uno dei comandanti di 3° livello delle possenti armate dalle clothes di titanio", si presentò l’invasore.

Il titano alzò il braccio destro, "Great punch", urlò, scagliandosi contro il custode della colonna del Nord Pacifico. Neleo evitò il pugno con un salto, appena in tempo, poiché quando il colpo del nemico toccò il suolo, creò un gigantesco foro, data la potenza.

"Costui è incredibilmente forte", rifletté il generale, mentre osservava il nemico lanciare il medesimo colpo contro la colonna da lui custodita.

Il mariner di Hammerfish si mosse alla velocità della luce e si posizionò dinanzi a Puck, "Seahammer", urlò Neleo, colpendo il pugno destro del nemico con il suo martello aureo.

L’impatto fu incredibile: Neleo fu scagliato contro la colonna, una sua spalliera si incrinò, persino sulla colonna apparvero dei lievissimi graffi, mentre Puck cadde in ginocchio, con la mano sanguinante.

"Quel gigante ha una forza incredibile, se non mi fossi messo in mezzo avrebbe distrutto la colonna", rifletté il generale. "Come hai osato a ferirmi alla mano con quella tua patetica arma?", urlò Puck, rivolgendosi al nemico.

"Non ti stupire della potenza del Martello del Mare, titano, quest’arma è stata forgiata dal mio maestro, il grande Fabbro, come protesi per il braccio perso durante gli allenamenti, poi il dio Nettuno l’ha benedetta con una goccia del suo sangue", spiegò il generale, alzando il braccio sinistro al cielo, "questa protesi è quasi indistruttibile", aggiunse Neleo, "in ogni caso mi devo complimentare con te, sei riuscito a danneggiare la mia armatura, che avevo ricostruito con molto impegno, come d’altronde tutte le altre vestigia", spiegò il fabbro dei mari.

"Ben presto farò di più che scalfirle", urlò minaccioso il gigantesco titano, colpendo con le mani il suolo, "Great earthquake", invocò.

Un terremoto scosse l’intera zona, Neleo si ritrovò a barcollare, "Ora sei mio", gli urlò il titano, scagliandosi contro l’avversario confuso, "Great punch", urlò, colpendolo in pieno stomaco.

Il montante spedì il generale fino alle superfici del mare, mandando in pezzi le vestigia che proteggevano il suo ventre.

Quando si ritrovò sulla superficie, il generale capì subito di avere di fronte un nemico furbo oltre che forte, quindi si gettò alla velocità della luce su di lui, ritornando nelle profondità marine.

Neleo ritornò dinanzi al suo nemico, che stava colpendo la colonna, producendole diversi danni, "Titano, vai un po’ tu sulla superficie", gli ordinò, scagliandosi contro di lui alla velocità della luce, "God’s breath", urlò il generale dei mari, investendo il nemico con il "Soffio degli abissi", la tecnica più potente del precedente custode di quella colonna, Baian di Seahorse.

"Questa tecnica non lo fermerà", si disse il generale, "dovrò utilizzare il colpo del mio maestro, prima che costui mi attacchi con un altro colpo altrettanto forte", concluse Neleo, mentre percepiva il cosmo del nemico tornare da lui.

Il generale del Pesce Martello appoggiò la mano destra al Martello dei Mari, puntandolo contro il titano, mentre Puck puntava contro di lui i palmi delle mani aperti.

"Non ti permetterò di attaccarmi così facilmente, titano", lo avvisò Neleo, "Nemmeno tu puoi sperare di battermi così, io sono Puck, il grande titano, e nessuno può permettersi di sconfiggermi", urlò in risposta il titano, come impazzito.

"Per il grande dio Nettuno, per il rispetto e la devozione che mi legano a lui, invoco la tecnica che fu del mio maestro, il grande Fabbro", invocò Neleo, "Volcano’s waves!", urlò infine, scatenando una corrente di vento e fiamme.

"Grande attacco del cielo", rispose il gigantesco titano, scatenando il suo colpo.

I due colpi non si incontrarono: il generale dei mari fu investito dall’incredibile potenza esplosiva partita dalle mani del nemico e fu scagliato contro la sua stessa colonna, che ebbe dei danni incredibili da quell’ultimo attacco, tali da farla quasi crollare. Puck, invece, rimase paralizzato dalla corrente di vento, mentre il caldo colpo del generale lo investiva in pieno, facendogli volare l’elmo.

"Un altro colpo e la colonna che devo difendere cadrà", si disse il generale, "non posso permetterlo, anche se rischio la vita, dovrò utilizzare la mia ultima tecnica", rifletté il mariner, "per quanto sia resistente, questo titano non resisterà al mio colpo letale", concluse Neleo, osservando il volto scoperto dell’avversario. I lineamenti erano molto informi, una fronte spaziosa e due occhi cupi e verdi, il naso grosso ed il mento appuntito, tutto adornato da spettinati capelli verdi.

"Che fare? Potrei colpirlo con il mio martello per allontanarlo dalla colonna, così da poter utilizzare con sicurezza il mio colpo", questo si chiedeva il generale, mentre il nemico avanzava verso di lui, "di certo devo impedirgli di avvicinarsi ancora", concluse, scagliando il "God’s breath" contro il nemico, che non sentì nemmeno il colpo subito.

"Monco maledetto, hai osato paragonare la tua forza alla mia e danneggiare le mie vestigia, ora pagherai, ti staccherò le braccia e distruggerò con quelle la colonna che difendi", lo minacciò Puck, avanzando infuriato.

Neleo fu stupito dalla selvaggia minaccia, ma non si arrese, anzi decise di giocarsi l’ultima sua carta.

Il successore di Baian alzò la mano destra verso il cielo, "Dio Nettuno, perdonami, qualora distruggessi con il mio stesso colpo la colonna", supplicò, mentre caricava il suo cosmo.

Puck si fermò, notando che il suolo intorno al suo nemico si frantumava, "Ecco, titano, per te", urlò il generale, "Biggest tsunami", invocò alla fine, scagliando una gigantesca onda di energia.

Il grande titano vide giunsero su di se il mare intero, attraverso quell’onda di energia, cercò di bloccarlo con le mani, ma prima le sue braccia, poi le sue gambe, si staccarono dal corpo, che andò a schiantarsi contro una parete rocciosa alle sue spalle, distruggendola.

Il generale si voltò verso la colonna, ancora intatta, raccolse i pezzi delle sue vestigia, che aveva perso durante lo scontro, poi si avvicinò al corpo senza vita del nemico.

"Dovrei riparare la mia armatura e correre ad aiutare i miei compagni, ma mi hai tolto tutte le forze, gigante, la riparazione dovrà attendere un po’, come i miei amici e compagni", disse Neleo al cadavere dell’avversario, prima di svenire.