Capitolo 20: La ragione dei titani

I titani raggiunsero l’Undicesima Casa, qui trovarono ad attenderli tre cavalieri, due dalle vestigia dorate ed uno con un solo occhio e dalle vestigia divine.

"Scusate se non vi abbiamo aspettato al Tempio dei Pesci, ma ci eravamo stancati di attendervi", esordì il santo con un occhio solo, "io sono Hyoga di Cignus, l’ultimo santo divino", si presentò il cavaliere leggendario.

"Il mio nome è Camus, gold saint dell’Acquario", disse il figlio di Hyoga, "Ed io sono Alcyone di Piscis", concluse la fanciulla con la maschera dorata sul volto.

"Io sono Belinda, la Signora delle 6 Spade, colei che comanda quest’armata di titani", si presentò l’assassina di Seiya, "e loro sono i guerrieri titani che vi elimineranno", affermò, indicando i soldati semplici delle sue truppe, "Attaccateli", ordinò ai guerrieri titani.

"Non sono molto forti", esordì Crystal, facendosi avanti verso i suoi nemici, "il loro potere risiederà probabilmente nell’armatura", affermò il santo divino.

I tre cavalieri di Atena aumentarono i loro cosmi, "Diamond dust", urlò il santo divino, "Aurora Thunder Attack", invocò il custode dell’Undicesima Casa, "Rose nere, compite il vostro dovere, superate le loro difese", affermò quindi Alcyone, scagliando delle fatali rose dai neri petali contro i suoi avversari.

Da questo primo attacco, già quattro dei dodici guerrieri titani furono eliminati.

I tre cavalieri d’Atena si prepararono alla seconda carica: i due guerrieri dei ghiacci eterni si gettarono su cinque guerrieri titani, mentre la sacerdotessa guerriero aspettò che gli ultimi tre le andassero addosso.

"Diamond dust", urlò nuovamente l’ultimo santo divino rimasto, eliminando altri due soldati semplici delle schiere dei titani.

Camus, invece, caricò il suo gelido cosmo nelle mani, "Ice fist", urlò il santo d’oro, caricando dei pugni al ventre dei suoi tre avversari alla velocità della luce. I pugni congelarono i corpi dei nemici, che divennero delle statue di ghiaccio, le quali andarono subito in pezzi a causa del peso delle loro vestigia di titanio.

La sacerdotessa dei Pesci estrasse tre rose rosse e le avvicinò alla sua maschera, "Ora queste magnifiche rose compiranno il loro letale dovere nei vostri confronti", avvisò la gold saint, scagliando le fatali e bellissime armi contro i guerrieri titani, che caddero a terra, morenti.

"Bravi, cavalieri, vi siete guadagnati il diritto di sfidare una fra loro due", disse, indicando Desdemona e Juliet, che ancora trasportavano il corpo svenuto di Dione.

 

Una figura camminava fra le macerie del tempio del Leone, costui aveva vestigia dorate, portava in braccio un altro gold saint dai capelli rossi come il sangue e delle lacrime bagnavano le sue guance, "Padre", ripeteva fra se il santo d’oro, il santo della Bilancia.

"Ryo", disse una voce alle sue spalle, "cosa è successo? Ho sentito il cosmo del possente cavaliere del Dragone Divino spegnersi", affermò Botan, apparendo da uno dei suoi varchi dimensionali.

"Si, sacerdotessa del Cancro, mio padre è morto per difendere me e Gallio e noi siamo fuggiti", rispose il santo di Libra, prima di scoppiare in lacrime.

Botan si avvicinò a lui, accarezzò una sua guancia, bagnata da una lacrima, poi accarezzò anche i capelli del santo dello Scorpione, "Sono sicura che avete fatto il possibile, di certo tuo padre non avrebbe voluto vederti morire", affermò la gold saint, "Ora andiamo, tutti i sopravvissuti sono a Star Hill, ben presto Tok’ra porterà anche Myokas e Lorgash, poi vedremo che fare", disse Botan, porgendo la mano al figlio di Sirio e scomparendo poi con lui nel varco del mondo dei morti.

 

I tre santi di Atena nel tempio dell’Acquario osservavano i loro avversari, "Li lasci a me, comandante", chiese una delle due nemiche, facendosi avanti. "Concesso, Juliet", fu la risposta di Belinda.

La titana che aveva ucciso Robin si presentò ai tre, "Sono Juliet, l’arciere", disse la guerriera dalle bianche vestigia, "attaccatemi", li sfidò, "il mio cosmo è nuovamente al massimo della sua potenza", li avvisò infine.

"Padre, Alcyone, lasciatela a me", chiese gentilmente Camus, iniziando a muovere le braccia. Ambedue accettarono.

"Polvere di diamanti", urlò il santo d’oro, scagliando l’attacco contro la titana. Juliet sorrise ed evitò il colpo, "Sei stupido, ragazzino? Ho già visto questa tecnica, l’ha usata colui che hai chiamato padre", affermò l’arciera, "Ora tocca a me attaccare", concluse, aumentando il potere nel braccio destro.

"Grande sagitta", urlò la titana, scagliando la freccia di energia contro il figlio di Hyoga, il quale rispose con un freddo sorriso di sfida, mentre il colpo avversario si annullava sulle sue difese, "Mi dispiace, ma il <kolito> è insuperabile", avvisò Camus, facendo notare i cerchi di ghiaccio che lo difendevano.

"Ne sei sicuro?", chiese Juliet, indicando il fianco del gold saint. Il santo dell’Acquario si chinò su se stesso dolorante, "Le tue difese e la tua armatura d’oro hanno fatto in modo che l’impatto del mio colpo non fosse distruttivo, hai ricevuto solo una carezza in confronto a ciò che avrei voluto farti", spiegò la titana.

"Cavaliere dei ghiacci eterni, lasciala a me", affermò Alcyone di Piscis, intromettendosi, "tu non devi rischiare la vita con costei, la mia rosa bianca le sarà fatale", spiegò la sacerdotessa guerriero, scagliando la "Bloody rose" contro l’avversaria.

La rosa bianca, però, si distrusse a contatto con le vestigia di titanio, "Mi dispiace, ma le mie vestigia sono troppo resistenti, persino per te", ribatté l’arciera divertita, "Come può essere? Prima ho ucciso diversi guerrieri con le mie rose", si disse Alcyone, osservando i cadaveri dei guerrieri titani che aveva eliminato.

"Si, è vero, ne hai ucciso quattro con le tue rose, ma i loro cosmi non erano come il mio, più un cosmo è potente, più le vestigia di titanio diventano resistenti", spiegò l’arciera, prima di alzarsi in cielo, "Ora proverai tu un mio attacco", avvisò infine.

"Arrows storm", urlò la titana, mentre le frecce di energia cadevano sui tre santi, i quali riuscirono ad evitarle quasi tutte, rimanendo però lievemente feriti.

"Bravissimi, siete riusciti a parare alcune delle mie frecce", si complimentò la titana, "ma ora non vi ridarò la possibilità di attaccarmi, vi eliminerò subito con questa", affermò Juliet, alzando la sua faretra.

Il cosmo della titana fece brillare l’arma, "Faretra dei cieli", urlò la guerriera dalle bianche vestigia, scagliando un colpo di energia luminosa.

Hyoga fu il più veloce a rispondere, "Freezing coffin", urlò il santo divino, creando un gigantesco muro di ghiaccio dinanzi a se ed ai due santi d’oro.

L’attacco dell’avversaria frantumò il muro, perdendo però metà del suo potere distruttivo.

I tre cavalieri di Atena volarono contro tre pareti differenti, Camus riportò qualche danno alle vestigia ed iniziò a sanguinare dal fianco, Alcyone riportò diversi danni alle vestigia dorate, mentre Hyoga fu salvato dalle sue vestigia divine, che riuscirono a resistere ai due attacchi subiti.

"Lasciatela a me", ordinò il santo del Cigno, rialzandosi, "No, padre", obbiettò Camus, "non posso permettere che nostra madre pianga la tua dipartita", avvisò il santo d’oro, espandendo il suo gelido cosmo, "Nemmeno io posso permettere che due uomini fantastici e coraggiosi come voi muoiano", disse Alcyone, spostandosi dinanzi ai due ed estraendo una rosa dai petali viola, "Quindi scaglierò il mio ultimo segreto contro costei, una tecnica derivante da quelle del mio maestro Sorrento", spiegò la sacerdotessa dei Pesci, "Vai rosa viola, colpisci <Glorysong>", invocò la gold saint.

La rosa cadde ai piedi di Juliet ed iniziò ad emettere un dolce suono, mentre i petali violacei circondavano la titana, "Ben presto questa musica e questo profumo ti uccideranno", avvisò Alcyone.

"Ne sei sicura?", chiese l’arciera, chiaramente stordita dall’attacco, mentre allontanava i petali con le braccia.

Juliet cadde in ginocchio, "Agitati quanto vuoi", le disse Alcyone, "tanto il tuo destino è segnato, mentre tu eri distratta dal profumo e dal suono melodioso, gli stessi petali che stavi allontanando si attaccavano alle vestigia, iniziando così ad avvicinarsi alla tua pelle. I petali possono oltrepassare le armature, poiché non sono riconosciuti come pericolosi, loro stanno avvelenando il tuo corpo ed il tuo spirito, portandoti alla morte", spiegò la sacerdotessa dei Pesci, appoggiando una mano al suo fianco.

Camus notò subito che la sua parigrado sanguinava, "Che ti è successo?", chiese il gold saint di Acquarius, "I suoi due colpi mi hanno ferito gravemente, ma non preoccuparti, farò in modo che tu e tuo padre, due grandi uomini di cui ho sommo rispetto, riusciate ad allontanarvi da qui, anche a costoro di morire dissanguata", spiegò la sacerdotessa di Piscis.

"Non morirai dissanguata", avvisò Juliet, "Sagitta celeste", urlò la titana, scagliando ancora una volta una singola freccia, che trafisse in pieno volto la sacerdotessa dei Pesci, uccidendola, come già aveva fatto, poche ore prima, con quello di Robin della Sagitta.

"No", disse Camus, prendendo in braccio l’amica morente, "Addio, nobile cavaliere", disse Alcyone, prima di spirare, anche Juliet cadde a terra, ormai morta.

"Siete rimasti in due, credo che riusciremo a battervi facilmente", affermò Belinda, facendosi avanti ed impugnando le sei spade.

Camus appoggiò il corpo della parigrado per terra con delicatezza, "Padre, scagliamo insieme lo zero assoluto contro costoro", propose il santo dell’Acquario.

Hyoga fu felicemente sorpreso dalla proposta ed accettò.

I due, padre e figlio, congiunsero le mani sopra il capo, due anfore di energia dorata apparvero dietro di loro, "Per Atena e per la giustizia", esordì il santo dell’Acquario, "Ecco il colpo dei maestri dello zero assoluto", continuò il santo del Cigno, "Aurora execution", invocarono contemporaneamente i due, scagliando insieme le due correnti di energia gelida, che né Belinda né Desdemona riuscirono ad evitare.

Le due titane e lo stesso Dione, ancora svenuto, furono scagliate contro una parete, ormai congelata, dell’Undicesima Casa. La Signora delle 6 Spade non aveva subito danni gravi, a parte l’impugnatura di una delle spade, ma Desdemona aveva le vestigia gelate in più punti ed i suoi stessi capelli erano ormai congelati.

"Vi eliminerò subito", avvisò la comandante di secondo livello, preparandosi a scagliare il colpo che aveva ferito mortalmente Seiya.

"Non credo proprio", la interruppe una voce.

Una decina o più di cosmi esplosero all’esterno dell’Undicesima Casa, sulle scalinate che davano al tempio dei Pesci. Tutti i cavalieri d’oro e d’argento sopravvissuti apparvero, insieme a Jabu dell’Unicorno.

Myokas del Sagittario si fece avanti fra gli altri, salutò i due maestri dei ghiacci eterni chinando il capo e poi estrasse la sua freccia dorata.

Le armature d’oro dei dieci santi ancora vivi iniziarono a risuonare ed insieme ad esse anche le vestigia di Alcyone lì vicino e quelle di Kiki alla Prima Casa entrarono in eufonia.

"Preparatevi a scomparire, ultimi titani rimasti", avvisò Golia, lì in piedi fra gli altri.

Belinda osservò il numero dei suoi avversari, "Sono 20", si disse, "questo colpo che stanno per scagliare è incredibilmente forte, solo io sopravvivrei e da sola non so se riuscirei a sconfiggerli tutti, poiché sono certa che difenderebbero fino alla morte il santo del Cigno Divino", rifletté la titana.

"Bene, cavalieri, sembrerebbe che non potrò vantarmi con mio padre di una vittoria schiacciante", disse la comandante, togliendosi l’elmo. I suoi occhi erano color del sangue ed anche i suoi capelli, il suo volto mostrava un sorriso malvagio, mentre i suoi lineamenti erano davvero temibili.

"Comunque ho il tributo che dovevo prendere", disse la titana.

"Tributo? Quale tributo?", chiese Abel di Gemini, ripresosi grazie alle cure di Odeon del Leone, "La testa dell’oracolo di Atena", spiegò lei divertita, "nostro padre ci ha diviso in undici armate, dieci sono state mandate nei diversi templi di culto, l’ultima, guidata dal sommo Urano in persona e composta dai titani più potenti è andata a conquistare l’Olimpo", affermò Belinda, "C’è un’armata diretta nel Regno dei Mari, una ad Asgard, una a Tebe, una a Delo, una nel mondo dell’Ade, una Cartagine e nei diversi luoghi da cui anche molti di voi provengono", concluse la malvagia avversaria.

"Desdemona, prendi il corpo di Dione, abbiamo finito qui", affermò ancora Belinda, rivolgendosi alla sua codarda seguace in ginocchio.

Le due titane scomparvero insieme a Dione, lasciando una gran preoccupazione in tutti i santi di Atena che avevano delle persone care nei diversi luoghi nominati.

Lo scontro non era finito, ma appena iniziato.