Capitolo 19: Lo scontro con Belinda
I titani arrivarono facilmente e velocemente alla Nona Casa, ma quando Belinda ordinò a Juliet e Desdemona di distruggerla, un cosmo potentissimo le fermò, "Non osate profanare questo sacro Tempio", ordinò una voce, emanata da quel cosmo, "io, Seiya di Pegasus vi massacrerò personalmente se farete questo", le minacciò l’oracolo.
"Tu sei l’oracolo di Atena?", chiese la comandante dell’armata di titani, "Dove ti trovi? Il tuo cosmo non proviene dall’ultima casa", chiese la titana, "Sono alla Decima Casa, vi aspetto qui", li avvisò il santo divino, prima di far scomparire il suo cosmo.
"Lasciate stare questo luogo, devo compiere il mio dovere verso nostro padre, corriamo alla Casa del Capricorno", ordinò Belinda con voce gioiosa.
I titani corsero alla velocità della luce fino al Tempio del Capricorno.
Oltrepassarono l’entrata, quindi andarono oltre una statua raffigurante Atena, "Quando avremo ucciso l’oracolo, mi occuperò personalmente di distruggere questa cosa", disse Belinda divertita.
"Mi dispiace, ma non avrai la possibilità di fare ciò", affermò un guerriero dinanzi a loro.
I guerrieri dalle bianche vestigia osservarono il cavaliere di Atena, accompagnato da due cavalieri d’oro.
Il più anziano dei tre aveva corti capelli neri ed indossava un’armatura del medesimo materiale di quelle dei tre santi divini già morti. I due più giovani indossavano vestigia auree, il primo era muscoloso, alto, con lunghi capelli castani legati a coda ed occhi marroni, l’altro aveva occhi verdi e capelli viola, oltre ad un aspetto tagliente.
"Tu sei Seiya?", chiese la voce di Belinda, "Si, sono io e tu chi saresti?", chiese in tutta risposta l’oracolo di Atena.
L’armata di titani si aprì e dal gruppo apparve, per la prima volta colei che li comandava.
La guerriera si mostrò. Il suo elmo era sormontato da un piccolo teschio, che sembrava sorridere in maniera maligna al santo divino di Pegaso, il suo volto era coperto da una maschera anch’essa a forma di teschio.
Il suo corpo era coperto integralmente dalle vestigia di titanio, al centro del bellissimo e perfetto petto vi era rappresentato un altro teschio, sormontante due sciabole incrociate. I medesimi teschi maligni adornavano le ginocchia e la cinta dell’armatura.
La particolarità che però stupì di più i tre saints furono le braccia. Non ne aveva due come qualsiasi altro guerriero, ma sei: due braccia le uscivano dalle scapole, apparendo quasi all’altezza della testa, altre due nascevano dalle costole, proprio sotto il petto, infine vi erano le ultime due braccia, quelle centrali, quelle normali.
Alla cinta, vi erano delle custodie per spade, sei custodie, tutte contenenti delle katane, probabilmente letali. Alla base delle impugnature delle spade vi erano altri sei teschi, tutti minacciosamente sogghignanti.
"Sono Belinda, la signora dalle 6 Spade", si presentò la titana, "e tu sei il motivo per cui sono giunto in questo luogo patetico, questo luogo sacro ad Atena", aggiunse con tono offensivo, indicando l’oracolo della dea della Giustizia.
"Non osare avvicinarti al nostro grande oracolo", la avvisò uno dei due santi d’oro, "Sia io, Myokas del Sagittario, sia lui, Lorgash del Capricorno, ti impediremo di toccare il mio maestro", la minacciò il secondo santo d’oro, ponendosi dinanzi agli altri due.
"Fatevi sotto, vi ucciderò tutti e tre, è il mio turno di combattere", li sfidò Belinda, ridendo di gioia.
Il santo di Sagitter non poté sopportare tanta insolenza, "Atomizer Thunder Volt", urlò, scatenando una serie di sfere luminose verso la sua avversaria.
Le sfere, simili a fulmini, si scagliarono contro Belinda, che aprì le sue sei braccia dinanzi a se ed iniziò a muoverle, così da parare tutti i colpi con le sole mani.
Una sottile risata partì da sotto la sua maschera, poi la titana abbassò le mani sulle sue spade, così da estrarle tutte contemporaneamente, producendo un suono quasi metallico.
Lo stupore si dipinse sul volto di Myokas, "Sei brava", si complimentò il santo d’oro, prima di sorridere alla sua avversaria, "Tu, invece, sei morto, cavaliere", affermò la titana divertita.
Belinda si scagliò sul suo avversario, i due si mossero alla velocità della luce, "Triple crosses", urlò la titana, nel furore della mischia.
Myokas fu scagliato contro una parete della Decima Casa, frantumandola, il cavaliere aveva una ferito all’altezza del collo, seppur superficiale, un lieve graffio sulle vestigia e due ferite, molto profonde, alle gambe.
Belinda era in piedi, le lame delle sue spade erano ancora incrociate, emettevano tutte una luce bianca intensissima.
Il santo del Sagittario si rialzò ferito, non riusciva a reggersi sulle gambe, ma era pronto a combattere, "Che nessuno si intrometta", urlò al suo maestro ed al suo parigrado, quindi aprì le ali dietro di se, "Ora, siccome non posso più camminare, proverai su di te il volo del Sagittario, titana", la minacciò Myokas, alzandosi in volo.
"Sagitter’s fly", urlò il santo d’oro, scagliandosi alla velocità della luce contro l’avversaria.
Belinda saltò sopra il suo avversario, poi con una veloce rotazione su se stessa, arrivò con due sue spade sulle ali d’oro del cavaliere, che danneggiò con un singolo fendente, facendo cadere a terra il suo avversario.
La comandante di secondo grado posò le spade ed appoggiò i piedi sul corpo ferito dell’avversario, "Ora, coraggioso stupido, morirai per mia mano", lo avvisò, mentre con il piede sinistro affondavano nella ferita alla gamba destra del nemico.
Una lama di energia fece volare l’unica spada che ancora Belinda aveva in mano, "Combatti contro di me, titana, vedremo se le tue sei spade possono paragonarsi alla sacra Excalibur", la minacciò Lorgash di Capricorn, facendosi avanti.
Colei che comandava l’armata di titani aprì una delle mani e la spada caduta ritornò da lei, poi impugnò le altre sue lame, "Bene, combattiamo, cavaliere", concordò Belinda, andandogli incontro.
Il santo d’oro scatenò un nuovo fendente, che la titana parò con le sue spade, "Triple crosses", urlò lei, "Golden cross", rispose lui, saltando in aria.
Le sei spade di Belinda si congiunsero dinanzi a lei, producendo delle lame di bianca energia, che si scagliarono contro Lorgash, il quale congiunse le braccia e quando le allontanò produsse una gigantesca croce di luce dorata. I due colpi si incontrarono a mezz’aria, annullandosi a vicenda. Il santo d’oro evitò l’attacco nemico e con un abile movimento non le cadde addosso.
"Spero che tu abbia tecniche migliori, spadaccino da quattro soldi", lo derise Belinda, "Si, ne ho", avvisò Lorgash, correndole incontro.
Il santo d’oro le saltò addosso, facendo esplodere il suo dorato cosmo, "Kuzuryusen", urlò, scagliando nove fendenti alla velocità della luce. La titana evitò alcuni fendenti, ma la maggioranza la investì in pieno volto, danneggiando il suo elmo e permettendo a tutti di vedere uno dei due occhi della guerriera, rosso come il sangue.
"Bene, cavaliere", disse lei, distendendo le mani dinanzi a se, "ora proverai un mio colpo particolarmente potente", avvisò la titana, mentre le sue spade iniziavano a danzare intorno al suo corpo. Belinda congiunse le mani, "Six sword song", affermò, chinando il capo in segno di preghiera.
Le sei spade sembrarono emettere un suono assordante, Lorgash fu distratto dal fastidio suono e venne investito dalla prima di queste spade, che, lo colpì alla gamba sinistra alla velocità della luce; una seconda spada fece volare l’elmo del Capricorno ed una terza produsse un taglio profondissimo sul volto del gold saint, il quale cadde a terra.
Le ultime tre spade si diressero verso il santo d’oro ormai ferito ed indifeso, "Fulmine di Pegasus", urlò un’altra voce, mentre delle sfere di energia luminosa allontanavano le spade dal cavaliere del Capricorno. Seiya di Pegasus era sceso in campo.
"Bravo, oracolo, sei riuscito a parare il mio attacco", si congratulò la titana, "ma mi chiedo se riusciresti nuovamente a parare un mio colpo", lo derise.
"Arrenditi e ti concederò una morte veloce, ormai queste due tecniche di attacco sono inutili, ne ho capito i segreti", la avvisò Seiya, avanzando, "Anche io ho capito il segreto del tuo fulmine, spero che tu abbia altre tecniche, perché a me resta il mio colpo più forte da scagliare", lo minacciò Belinda, aprendo le mani, così che le sei spade tornassero da lei.
"Si, ho altre tecniche, ma non credo che serviranno", ribatté il santo di Pegaso divino, "Fulmine di Pegasus", urlò ancora una volta, ma la sua avversaria parò l’attacco con solo tre delle sue mani, "Credo di si invece", lo schernì la guerriera.
"E sia", esordì Pegasus, facendo esplodere il suo cosmo, "Bruciate, tredici stelle", urlò il cavaliere saltando in cielo, fino a toccare il tetto del tempio del Capricorno.
"Fulmine di Pegasus, diventa Cometa", invocò il cavaliere divino, mentre si gettava sulla sua avversaria, "Comet fist", affermò alla fine, scagliandosi contro Belinda, che fu gettata su una parete della casa dello zodiaco, distruggendola.
"Lorgash, Myokas, come state?", chiese il santo divino nuovamente in piedi, "Bene, sommo sacerdote", rispose il santo del Sagittario, ripresosi, "Anche io", balbettò il cavaliere del Capricorno ancora a terra.
"Bene", affermò soddisfatto Pegasus, "allora allontanatevi da qui!", ordinò l’oracolo, "Che cosa, maestro?", chiese stupito il cavaliere di Sagitter, "Andatevene, costei ha un cosmo superiore al mio, seppur di poco e le sue vestigia sono incredibilmente resistenti, non so se riuscirò a batterla, quindi, almeno voi salvatevi", spiegò Seiya, guardando sempre dinanzi a se, verso la sua avversaria.
"Ottimo consiglio, cavaliere, peccato che è tempo perso, ora morirai, con i due santi d’oro, per mano della mia ultima tecnica", avvisò Belinda, di nuovo in piedi dinanzi all’oracolo di Atena.
Tutti i titani fecero due passi indietro, come spinti dalla paura.
"Spade del cielo", urlò la titana, ponendo le braccia così da formare un cerchio dinanzi a se.
Un’esplosione di luce circondò la zona, Seiya vide chiaramente le spade ruotare intorno alla guerriera, di mano in mano, come un cerchio di luce, ma non riuscì ad evitarle, né ad evitare il gigantesco alone di distruzione che emanavano.
Prima l’ondata di energia stordì il gran Sacerdote, poi le spade dilaniarono il suo corpo e le sue vestigia, per lanciarlo alla fine, con un ultimo fendente, a terra, ferito dalla cinta alla gola.
L’intera Decima Casa era andata distrutta nel roteare delle sei spade, solo Belinda, i titani, Myokas e Lorgash erano ancora in piedi in quel caos di macerie.
"Ora, eliminerò voi due", minacciò la Signora delle 6 spade, "Mai!", urlò una voce alle sue spalle.
Seiya uscì dalle macerie e le bloccò la cinta con le mani, "Cavalieri d’oro, il mio ultimo ordine come gran sacerdote è: fuggite!", affermò il cavaliere di Atena, prima di far esplodere per l’ultima volta il suo cosmo quasi divino, "Spirale di Pegasus", urlò, lanciandosi in cielo con la sua avversaria, per poi ricadere insieme al suolo e creare un tale fragore da permettere ai due gold saints di fuggire, così da seguire a malincuore l’ordine del loro sommo Sacerdote.
Rialzatasi, Belinda guardò il suo avversario, "Sei riuscito a far fuggire i tuoi cavalieri, ma in fondo mio padre vuole solo la tua testa e la distruzione del Tempio di Atena", affermò la titana soddisfatta, alzando con due delle sue braccia il nemico morente, "Ora guarda la", bisbigliò all’orecchio di Seiya, indicando la Nona Casa. Il tempio di Micene fu distrutto da un’emanazione del cosmo della titana.
"No!", urlò Pegasus, "Adesso, salirò le scalinate e distruggerò anche gli altri tre Templi, poi me ne andrò da questo luogo desolato", lo schernì la titana, prima di lanciare il corpo senza più energia del santo divino verso il cielo.
"Addio allievi, addio amici, addio fraterni compagni, ben presto mi riunirò a Shiryu, Ikki e Shun nel paradiso dei cavalieri", pensò Pegasus, prima che Belinda gli mozzasse la testa, mentre ancora era in aria.
"Ora avanziamo, gli ultimi tre fastidiosi cavalieri ci attendono", ordinò la Signora delle 6 Spade.