Capitolo 14: Tristi vittorie

I due cavalieri d’oro osservarono la loro avversaria, le sue spalliere erano in pezzi, ma anche l’elmo era lievemente frantumato, mostrando parte del volto dell’avversaria.

Kiki intravide il suo occhio destro, era verde come uno smeraldo, notò anche una guancia e parte della bocca, su cui era abbozzato un sorriso, "Cavaliere, cosa osservi con tanto interesse?", chiese divertita la titana.

"Ottima tecnica quella di prima, hai distrutto la mia difesa e la mia tela, ma anche tu sei stata colpita dal tuo attacco", osservò il santo d’oro, "Grazie, anche i tuoi colpi erano ottimi, peccato che tu abbia incontrato un titano della mia potenza sulla tua strada, ora dovrai morire", affermò in risposta Ariel.

"E se devo dire la verità", aggiunse, portando le mani all’elmo, "mi dispiace un po’ ucciderti", concluse la titana, mostrando il volto.

I suoi capelli erano bianchi come il ghiaccio e lunghi fino alle spalle, gli occhi verdi come smeraldi, un sorriso era stampato sulle sue labbra, di colorito rosa, mentre la pelle era molto pallida. Ciò che colpì maggiormente l’attenzione di Kiki fu l’assenza di orecchie su quel volto, in parte, affascinante.

"Ti sorprende l’assenza delle orecchie?", chiese la titana, "sai, quando si leggono i pensieri non si ha bisogno di sentire", spiegò Ariel, prima di farsi nuovamente avanti.

La guerriera dalle bianche vestigia si sollevò in aria, "Ora proverai la mia ultima tecnica, quella che ti sconfiggerà", avvisò la titana, "Psico torpedo", urlò, scagliandosi contro il santo d’oro.

Kiki congiunse le mani in segno di preghiere, "In nome dei miei predecessori, Sion e Mur, ed in nome della Giustizia, invoco il colpo del mio maestro, il grande Fabbro", affermò il cavaliere dell’Ariete, "Volcano’s light", urlò.

Una corrente di luce dorata, simile ad una colonna di stelle, si scagliò contro Ariel, che simile ad un tornado correva verso il suo avversario.

La titana volò contro un’altra parete della casa, distruggendola e finendo in un’altra sala.

"Dunque hai altre tecniche da mostrarmi, giusto?", chiese soddisfatta la guerriera dalle bianche vestigia, rialzandosi.

"Sai, dopo secoli in cui la mia anima immortale è rimasta imprigionata nel Tartaro, questa battaglia è davvero piacevole", affermò Ariel, pulendosi le vestigia, gravemente danneggiate, "Non pensi anche tu? Non avevo mai incontrato un guerriero con i tuoi poteri psichici, nemmeno fra i miei avversari nell’era del mito, e questo mi dà gioia", continuò la titana, "Chissà, se tu non fossi stato un mio avversario, ci saremmo potuti conoscere meglio, ma ormai abbiamo iniziato questo scontro", rifletté, calando il capo, "mio padre desidera che restino solo macerie delle dodici case", concluse, rialzando il capo e mostrandosi triste al custode della Prima Casa.

Kiki osservò l’avversaria, "Ora addio, Ariel", disse il santo d’oro, espandendo tutto il suo cosmo.

Malgrado il corpo ferito e le vestigia danneggiate, il cavaliere dell’Ariete aveva ancora un potentissimo cosmo, "Starlight extinction", urlò il cavaliere di Atena, scatenando la sua tecnica migliore.

La titana emise un urlo, poi più niente.

Il santo del Toro si guardò intorno e non vide niente, eccetto Kiki, "Ci siamo riusciti, Kiki", esordì felice. "Fermo, Golia, lo scontro non è finito, lei si è teletrasportata da qualche parte", affermò preoccupato il santo dell’Ariete.

"Sei veramente bravo e tenace", sussurrò una dolce voce femminile all’orecchio del santo d’oro della Prima Casa, "Psico blade", urlò poi la stessa voce, quella di Ariel, sfondando le vestigia già danneggiate del cavaliere con la lama di energia psichica all’altezza del cuore.

Kiki cadde all’indietro, Ariel lo prese con il suo braccio destro, l’unico rimastole dopo l’attacco del suo avversario.

La titana si chinò sul suo avversario e le loro labbra si toccarono per un attimo, "E’ stato bello affrontarti, cavaliere d’oro", furono le sue parole, mentre il suo avversario moriva.

 

"Kiki", urlò Zadra, svegliandosi di soprassalto sull’Altura delle Stelle.

"Che succede, sorella?", chiese preoccupata Helyss, "Il santo d’oro dell’Ariete ci ha lasciato, uno dei migliori fabbri di quest’era è stato ucciso, saranno in molti a piangerlo, per primo il suo migliore amico", disse la Malefica Scultrice, ricadendo al suolo, ancora stanca per le ferite.

Tutti i santi nel luogo sacro ad Atena percepirono lo spegnersi del cosmo del giovane allievo di Mur.

 

"Addio, amico mio", furono le uniche parole di Shiryu di Dragon, che pianse il fanciullo che aveva incontrato sul Pamir, insieme ai suoi due amici, Seiya e Hyoga.

 

"Uno di noi è caduto", affermò preoccupata Botan, alla Quarta Casa, "Lo so, sacerdotessa del Cancro", concordò Abel, "Come già mio padre, adesso anche Kiki ci ha lasciato", affermò il santo, trattenendo le lacrime.

"I titani sono entrati nella Terza Casa", affermò poi, finendo di piangere, "non ne usciranno facilmente, il mio labirinto, sarà per loro il luogo del non ritorno", assicurò infuriato il cavaliere di Gemini.

 

Ariel si rialzò da vicino al corpo di Kiki e guardò Golia, "Attendi un secondo, cavaliere d’oro, e sarò da te", chiese lei.

Il santo del Toro accettò.

Ariel espanse il suo cosmo, diminuito rispetto all’inizio dello scontro, ed i frammenti di cristallo della tela e del muro del santo dell’Ariete si mossero, ponendosi intorno al loro creatore così da formare una gigantesca bara di cristallo.

Il cosmo della titana esplose ed i diversi frammenti si sigillarono fra loro.

I due avversari ancora presenti nella casa del Toro d’Oro si guardarono per alcuni secondi interminabili.

"Siccome tu non sei pari a lui per potenzialità", esordì la titana, "eliminerò te insieme al tuo palazzo da te custodito", avvisò, alzando il braccio rimastole.

Il cosmo di Ariel brillò attraverso i suoi capelli che sembrarono diventare dorati, in quel momento si materializzarono nuovamente le farfalle di energia intorno a lei, "Psico fairies", urlò lei, "distruggete questo luogo".

Le farfalle energetiche si appoggiarono alle colonne ed alle pareti rimaste, quindi iniziarono a brillare di una luce più intensa, fino ad esplodere con un gran fragore.

 

"Ariel", disse la voce di Belinda, fra le altre, dinanzi alla porta di uscita della Terza Casa, "è riuscita a distruggere il palazzo del Toro d’Oro, adesso noi andremo a quello del Grande Cancro", ordinò lei.

"Mia comandante", la interruppe Juliet, ripresasi dal precedente scontro, "Siamo nuovamente all’entrata della Terza Casa, guardi laggiù, c’è la Seconda casa che cade a pezzi", le fece notare la titana. "Non è possibile, rientriamo, dobbiamo aver sbagliato qualcosa lungo la strada", ordinò la voce di Belinda infuriata.

 

Ariel si guardò attorno: la seconda casa era ridotta in polvere a causa dell’esplosione delle pareti, che avevano permesso che il tetto crollasse su se stesso.

Il suo cosmo aveva difeso la bara di cristallo di Kiki, oltre a se stessa, "Ora, mio caro, dovremo dirci addio, devo salire verso le case superiori ad aiutare gli altri titani", affermò la titana, appoggiando la mano sulla teca di cristallo.

"Le tue vestigia sono danneggiate, hai perso un braccio, il tuo cosmo è chiaramente diminuito, inoltre hai dimostrato rispetto verso il mio amico Kiki, però non posso farti salire verso le case superiori", la avvisò una voce alle sue spalle.

"Sei ancora vivo? Eppure non percepisco più il tuo cosmo, cavaliere del Toro", affermò la titana, voltandosi verso il suo nemico.

"Tutto questo grazie al <Biggest wall>, tecnica insegnatami dal mio maestro, Tige, il goshasei del Pavone", spiegò Golia, il cui corpo era difeso da una gigantesca cupola di energia luminosa dorata.

"Un’ottima tecnica di difesa, ma ne avrai anche una d’attacco che riesca a finirmi?", chiese la guerriera dalle bianche vestigia, "Probabilmente si", rispose il santo d’oro, "ma non posso attaccare una donna ferita, né sei così malvagia da meritare la morte", affermò il cavaliere.

"Secondo te, avendo io perso un braccio e parte delle mie vestigia non posso sconfiggerti?", chiese Ariel, alzando il braccio in segno di sfida, "No, non puoi", rispose tristemente Golia, abbassando le difese.

"Lo vedremo", rispose lei, prima di sparire.

"Psico blade", urlò la titana alle spalle del santo d’oro. Il cavaliere del Toro si mosse alla velocità della luce e riuscì ad evitare che la spada psichica lo dividesse in due, ma quando si fermò il suo elmo cadde, spaccato in due parti uguali, mentre un rivolo di sangue gli scendeva fin sul naso.

"Bene, se vuoi questo, ti attaccherò", affermò Golia, seppur con uno sguardo triste, "Great horn", urlò il santo d’oro, attaccando la sua avversaria.

Ariel si mosse tramite il teletrasporto ed evitò l’attacco, per apparire alle spalle del suo avversario.

"Mi hai mancato", furono le uniche parole della titana.

"Perché vuoi continuare a combattere? Non desidero una vittoria su un’avversaria ferita, non è un segno di cavalleria, ti permetterò di riprenderti dalle ferite, poi inizieremo il nostro vero scontro", propose il santo del Toro, "Sei folle? Io sono una titana, non mi permetterò di ricevere questi favori da te, inoltre, anche con un braccio solo, se avessi a pieno il mio potere tu non avresti possibilità", ribatté Ariel, infuriata, "non vuoi affatto vendicare il tuo amico?", chiese infine.

"Solo uno scontro alla pari potrebbe permettermi di vendicare Kiki, inoltre tu non volevi ucciderlo", rispose Golia, "Ne sei sicuro?", urlò lei, scagliando contro il cavaliere d’oro alcune macerie del Seconda Casa.

Il santo non tentò nemmeno di pararli, "Si, ne sono sicuro", affermò alla fine, subendo i piccolissimi sassi.

Ariel cadde in ginocchio, a Golia sembrò di veder scendere una lacrima dal suo viso, ma quando lei si rialzò il suo sguardo era incredibilmente determinato e freddo, "Ti avviso, in questo ultimo attacco, scatenerò tutto il mio cosmo residuo, non potrai evitarlo", lo minacciò, prima di alzarsi in volo.

Il santo d’oro capì la sua determinazione ed espanse il suo cosmo, "Ti farò rincontrare Kiki, se è quello che vuoi", furono le sue parole.

 

Per la terza volta i titani si ritrovarono all’entrata della Terza Casa, "Di nuovo qui?", urlò ormai infuriata Belinda, "ho deciso, polverizzerò questa casa prima di attraversarla", affermò alla fine, iniziando ad espandere il suo cosmo, per la prima volta.

"Aspetta", si intromise una voce maschile, "penserò io a queste illusioni", affermò Dione, il titano cieco, uscendo dal gruppo, "seguitemi", ordinò, entrando per la quarta volta nella casa.

Dione si mosse con accuratezza lungo i corridoi della casa, malgrado le lamentele dei titani, che credevano di girare su se stessi, alla fine, quando si trovarono dinanzi ad un muro, si fermò.

"L’uscita è qui, davanti a me", spiegò il titano cieco, "Davanti a te c’è solo un muro", ribatté Belinda, "Certe volte penso di non essere io il cieco", la schernì Dione, espandendo il suo cosmo.

"So, dove sei", urlò il titano, alzando il capo.

Un’esplosione d’energia partì da Dione per investire Abel alla Quarta Casa. L’illusione scomparve, i titani oltrepassarono la Terza Casa, solo Dione si fermò, per distruggere il tempio dei Gemelli.

 

"Tutto bene?", chiese Botan del Cancro, avvicinandosi al santo dei Gemelli, "Si", rispose Abel, colpito solo superficialmente, senza riportare né ferite né danni alle vestigia dorate, "ma stanno arrivando qua", avvisò infine il gold saint.

 

"Psico torpedo", urlò Ariel, scagliandosi contro il suo avversario con il suo attacco volteggiante.

"Bull runs", urlò in risposta Golia, gettandosi in una corsa alla velocità della luce contro l’avversaria.

Un proiettile volante bianco ed un gigantesco toro dorato si incontrarono al centro di quello che un tempo era il secondo tempio, quello del Toro.

La luce fu vista fino all’altura delle Stelle.

Quando i bagliori si spensero, i due nemici erano lì, in piedi, l’uno dinanzi all’altra.

"Sei stata un’abile avversaria, Ariel", esordì il santo d’oro, cadendo in ginocchio, "ma perché hai fermato all’ultimo il tuo colpo?", si chiese, mentre il corpo senza vita della sua nemica cadeva a terra.

Il cavaliere del Toro si rialzò barcollante e prese il corpo dell’avversaria in braccio, per appoggiarlo con delicatezza vicino alla bara di cristallo di Kiki, poi si sedette lì, accanto ai cadaveri dei due grandi psico-cineti, sulle macerie della Seconda Casa dello Zodiaco.

 

"Ariel è morta", percepì Belinda, prima di valicare insieme alla sua armata la porta della Quarta Casa, dove trovò due cavalieri d’oro ad attenderla.