Capitolo 12: Fiamme a confronto
Il gruppo di titani si fermò ai piedi della prima casa, quella dell’Ariete, nessuno di loro aveva avuto l’ordine, né mostrava il coraggio, per affrontare un avversario dal cosmo così offensivo ed insieme divino, quale era quello di Ikki.
"Belinda, costui è pari a noi due per potenza, di certo i comandanti di primo grado lo eliminerebbero subito, ma uno chiunque di noi due potrebbe scatenare una battaglia eterna con quest’uomo", affermò Dione, il titano cieco, "Si, forse hai ragione tu, costui ci è pari, ma se unissimo i nostri due colpi potremmo eliminarlo", concordò la voce della comandante del gruppo di guerrieri dalle bianche vestigia.
"Se mi permette, me ne occuperò io", esordì Sinope, avvicinandosi ai due, "lui prova rabbia nei miei confronti e questo lo renderà debole, inoltre le sue vestigia divine, per quanto integre, sono sempre meno resistenti delle mie vestigia di titanio", spiegò il titano che aveva ucciso Shun.
"Allora, vi volete decidere?", chiese innervosito Ikki, "Chi di voi sarà il primo a morire ai piedi di questa casa?", aggiunse, espandendo il suo cosmo.
"Vai, Sinope, hai il mio benestare", affermò la voce di Belinda, prima che il comandante di 3° grado uscisse dal gruppo di titani.
"Cavaliere, è me che cerchi", esordì il titano facendosi avanti, "sono colui che ha sconfitto tuo fratello, il santo divino di Andromeda, sono Sinope, colui che domina la Fiamma Pura", si presentò il guerriero dalle bianche vestigia, chinando il capo in segno di rispetto per l’avversario, "e ti sfido, all’interno di questa prima casa", concluse, guardando il santo divino con occhi avversi.
Ikki sorrise soddisfatto ed entrò nel primo tempio, Sinope lo seguì, "Voi aspettate qui, spero che non ci voglia molto per sconfiggerlo", disse il titano, prima di scomparire nella prima casa.
Alla sesta casa, intanto, i santi del Leone e della Vergine percepirono l’espansione del cosmo di Ikki, "Sembra che un altro dei cinque santi divini stia per scatenarsi in uno scontro", analizzò Tok’ra, "Si, percepisco anche io il cosmo di colui che chiamano Phoenix, si sta espandendo. Probabilmente i titani saranno fermati alla prima casa", affermò Odeon.
"Non so, in fondo hanno sconfitto i bronze saints ed i Silver saints con discreta facilità, riportando solo una perdita fra i combattenti di cosmo più elevato", affermò con tono preoccupato Tok’ra, "Si, è vero, ma alcuni di noi si sono salvati", ribatté il santo del Leone, "Già, 9 santi si sono salvati finora", rifletté il santo di Virgo, "Speriamo che anche altri si salvino", concluse Odeon.
Ikki e Sinope si trovarono uno dinanzi all’altro.
Il santo divino osservò il suo avversario, aveva capelli color della cenere ed occhi rossi come il fuoco, le sue vestigia avevano diversi danni, quasi tutti superficiali, solo una spalliera era andata in pezzi per il colpo di suo fratello. Sulle vestigia dell’avversario erano rappresentate delle fiamme.
I due espansero i loro cosmi, caldi come il fuoco, "In onore di tuo fratello, ti ucciderò senza farti soffrire troppo", esordì il titano, prima che le decorazioni delle sue vestigia iniziassero a brillare ad intermittenza, "Pura fiamma dei cieli", urlò Sinope.
Phoenix saltò indietro, per evitare l’attacco, ma una corrente di aria calda lo investì, gettandolo contro uno dei muri della prima casa, che si sciolse.
"Che cosa mi accade? Mi sento bruciare!", urlò Ikki, mentre le sue vestigia si scioglievano ed il suo cosmo lentamente si spegneva.
Sinope si voltò, "Patetico, speravo in un combattimento degno di questo nome, invece costui si è rivelato un cavaliere incredibilmente debole", osservò il titano, "avviserò i miei fratelli che possiamo continuare, poi scioglierò personalmente questo palazzo con le mie fiamme", si disse il guerriero semidivino, avvicinandosi all’entrata della Prima Casa.
Una risata fermò i passi del titano, "Dove credi di scappare? Il nostro scontro non è ancora veramente iniziato", lo avvisò una voce. Sinope si voltò e vide una gigantesca fiamma a forma di Fenice da cui uscì Ikki, ancora vivo e difeso dalle sue vestigia.
Lo stupore ed il timore si dipinsero sul volto del titano, "E’ paura questa?", si chiese, "No", gli rispose il santo divino, "non ancora, almeno", concluse, oltrepassando velocemente il nemico ed avvicinandosi all’entrata della Casa dell’Ariete.
Sinope si voltò, "Pura fiamma dei cieli", urlò, scatenando ancora il suo attacco contro Ikki, che non si mosse, ma nemmeno subì l’attacco.
"Che cosa mi accade?", urlò il titano, vedendo le sue vestigia ed il suo corpo sciogliersi.
Il titano cadde in ginocchio ed iniziò a ridere, "Dunque questa è la vera paura?", chiese, riprendendosi dall’illusione che aveva scatenato Ikki.
"Si, cavaliere, quello era il mio <Genmaken>", spiegò il santo divino, "sembra che tu lo abbia gradito", lo schernì.
"Si", rispose il titano, "Non avevo mai provato paura dinanzi a nessuno, verso mio padre ho rispetto, verso i comandanti di 1° e 2° grado semplice senso del dovere, con i miei parigrado spesso ho una sensazione di disgusto, notando il loro interesse solo per la vendetta, ma non avevo mai provato la paura", spiegò Sinope, rialzandosi, "e tu, con quella esplosione cosmica e con questa tecnica mi hai fatto inginocchiare, te ne sono grato", concluse il titano, con un sorriso sincero sul volto.
Phoenix fu sorpreso da quelle parole, "Per cosa combatti, titano?", chiese al suo avversario, "Non per la vendetta di mio padre, né solo per il dovere che lega noi titani a lui, ma principalmente per il mio desiderio di combattere e vincere lealmente un nemico degno di me", rispose Sinope, "contro tuo fratello non ho potuto avere questa soddisfazione, diversi santi minori ci hanno interrotto, togliendomi il piacere di uno scontro leale, ma sapevo che qui, alla prima casa nessuno ci avrebbe interrotto", concluse con un sorriso soddisfatto.
Ikki ricambiò il sorriso, "Ti concederò uno scontro leale, ma ti avviso che il mio desiderio di vendicare mio fratello e di rivedere i miei cari mi aiuterà", affermò il santo divino, "inoltre, le tue fiamme ormai mi sono visibili come i mattoni che costituiscono questo tempio", aggiunse con tono soddisfatto.
Sinope apparve stupefatto, "Non mi credi?", chiese il santo divino, "Bene, te lo dimostrerò, quella tecnica con cui mi hai colpito la prima volta fa confluire il fuoco nelle tue mani, così da scagliare una singola gigantesca fiamma contro il tuo avversario, in questo caso, io", spiegò il cavaliere di Atena.
Il volto del titano tornò spavaldo, "Ho sentito dire che non si può scagliare due volte il medesimo attacco contro un cavaliere dai grandi poteri, probabilmente perché chi ha dei grandi poteri può intuire fin da subito, anche fra voi uomini, le caratteristiche di una tecnica specifica", ribatté Sinope.
"Prova, titano, lanciami un’altra tua tecnica, se ne hai, altrimenti, preparati alla morte", lo sfidò Ikki.
Nuovamente una luce intensissima circondò Sinope, "Cielo di fiamme", urlò il titano, scatenando il colpo che aveva ucciso Shun.
Phoenix aprì le ali delle sue vestigia divine, quindi si alzò in volo.
Quando la luce intorno a Sinope si abbassò, il titano vide solo la parete della Prima casa sciolta, così da intravedere le schiere di titani ai piedi del Grande Tempio.
"Che sia morto?", si chiese il titano.
"Questo colpo era già più impegnativo", disse una voce alle spalle di Sinope, "una serie di sfere di fuoco, che partono dal tuo corpo. Purtroppo per te, con le ali della Fenice sono uscito da situazioni più difficili e sono spesso tornato dal mondo dei morti, dove non mi manderai di certo tu", spiegò il santo della Fenice Divina, apparendo alle spalle del nemico.
Il cosmo di Ikki si espanse come mai prima, durante lo scontro, "Sembra veramente il cosmo di un dio", rifletté fra se Sinope, "se costui mi attacca, potrei non avere possibilità, dovrò tentare di parare il suo colpo con un mio attacco, ma non posso sprecare per questo fine il mio ultimo colpo, il migliore", si disse il titano.
Phoenix saltò talmente in alto da toccare quasi il tetto della Prima Casa, "Ecco, titano, il battito d’ali della Fenice", affermò Ikki, "Hoyoku Tensho", urlò il santo.
Sinope vide arrivare la calda ventata offensiva, quindi concentrò il suo cosmo, "Pura fiamma dei cieli", invocò, scatenando il suo attacco.
I due colpi di energia calda si incontrarono a mezz’aria. Un fuoco scaturì da queste due tecniche a confronto, di potenza tale da sciogliere tre colonne vicine e parte del tetto.
L’onda d’urto degli attacchi investì anche i due avversari: Ikki fu scagliato contro il tetto della Prima casa, distruggendone una parte, però, con un abile movimento, riuscì a non volar fuori dalla tempio. Sinope, invece, si schiantò contro il muro di entrata della casa dell’Ariete, distruggendone completamente la parte destra.
Vedendo i titani pronti ad aiutarlo, Sinope si voltò verso di loro, "Non osate interromperci", li minacciò, alzando un muro di fiamme all’altezza del quarto scalino.
I due avversari si trovarono di nuovo uno dinanzi all’altro, le loro vestigia erano chiaramente danneggiate, "Cavaliere, comunque vada questo scontro, sono lieto di averti affrontato", esordì Sinope, guardando negli occhi il suo nemico, "io sono un semidio e finora non avevo mai partecipato ad uno scontro così impetuoso", spiegò il titano, "ora ti chiedo gentilmente di spostarci più a sinistra, non voglio che Belinda e gli altri ci osservino", chiese con gentilezza.
Ikki iniziò a spostarsi senza rispondere, Sinope lo seguì, quando ormai erano nascosti ai volti dei titani, il santo della Fenice si preparò ad un nuovo attacco, "Chi è Belinda?", chiese incuriosito, "Colei che ci comanda e che scenderà in campo solo per compiere la parte finale dell’ordine che ci fu dato", rispose il titano, "Quale ordine?", incalzò Ikki, "Distruggere le diverse case del Grande Tempio ed uccidere l’oracolo di Atena, oltre a chiunque si opponesse a noi. Belinda è qui per uccidere il vostro oracolo", spiegò Sinope, prima di posizionarsi per il suo prossimo attacco.
Il titano incrociò i polsi ed espanse il suo cosmo. I suoi capelli color della cenere iniziarono a ballare a mezz’aria, mentre le fiamme che decoravano le sue vestigia si accesero di una luce intensa, "Eccoti, cavaliere, l’ultimo segreto della Fiamma Pura", esordì il titano, aprendo i palmi delle mani verso Ikki.
"Fiammata celeste", urlò con tutta la sua voce il titano.
Phoenix saltò in aria, quando vide un gigantesco vortice di fuoco arrivargli addosso, ma ciò non servì a fermare la fiammata, che sembrava seguire il suo avversario.
Il santo della Fenice percepiva l’energia immensa del colpo, un’energia che scaturiva dalla stessa forza vitale del suo avversario, quindi sapeva di non poter sopportare quell’impatto.
"Costui è l’uomo che ha ucciso mio fratello, però non riesco a disprezzarlo, posso odiarlo, posso temerlo, ma ho rispetto verso di lui, non so come possa succedere questo, ma questo titano ha guadagnato il mio rispetto", questo pensava Ikki, volando sulle ali della Fenice per trovare un salvataggio da quell’attacco.
Phoenix appoggiò i piedi ad una colonna e, facendo pressione su essa, con una capriola si portò dinanzi al vortice di fuoco Puro, "Ali della Fenice", urlò, scatenando nuovamente il suo migliore attacco, che riuscì solo a rallentare la tecnica nemica, senza poterla fermare.
Ikki continuò a correre, parte della Prima Casa era ormai cenere a causa dei diversi colpi dei due, specialmente di quest’ultimo.
Il santo passò vicino a Sinope, che rimase ancora immobile, nella stessa posizione e vide, girando velocemente il capo, che il vortice di fuoco evitava colui che lo aveva creato, quindi con uno scatto, saltò fuori dal tempio sul tetto.
L’inseguimento, però, continuava, ad Ikki cadde l’elmo a corona. In quel momento il santo notò che il vortice di fuoco deviava dalla sua traiettoria per inglobare in se la parte delle vestigia divine, "Che questo colpo insegua le mie vestigia ed il cosmo divino che emano attraverso esse?", si chiese il santo divino, osservando il suo nemico, le cui vestigia erano ormai ridotte a dei gambali, un bracciale, parte del pettorale e della cintura.
"Devo fare quest’estremo sacrificio, per vendicare mio fratello e vincere questa battaglia", si disse Phoenix, prima di sganciare dal suo corpo le divine vestigia della Fenice, che si ricomposero al loro stadio originale.
Il vortice di fuoco investì in pieno le divine vestigia, per poi diventare vapore, insieme ad esse.
Le braccia di Sinope caddero lungo i fianchi, come morte, "Spero di averlo sconfitto, usare troppe volte questa tecnica mi sarebbe fatale, anche se in uno scontro come questo è un onore morire", si disse il titano.
Un cosmo divino esplose alle sue spalle, Sinope si sentì bloccare da due braccia possenti, "Che vuoi fare, cavaliere?", chiese sbalordito al santo della Fenice, ancora vivo, "Spegnermi con te in un mondo di luce", affermò Ikki, ripetendo le parole che venti anni prima Shaka aveva rivolto a lui.
"Ben presto rincontrerò mio fratello e tu lo incontrerai con me, titano", spiegò Phoenix.
Sinope sorrise, "Sia, cavaliere, questo è l’unico modo per concludere lealmente questo nostro scontro, così nessuno dei due sarà insoddisfatto ed entrambi saremo sconfitti", affermò il titano.
"Spegniamoci dunque nella luce!", urlarono quasi contemporaneamente i due avversari.
"Didone, amore mio, ti devo dire addio", furono le ultime parole che il santo della Fenice rivolse al cielo.
Un’esplosione di energia pervase la Prima Casa, un boato, poi il crollo del tetto e di parte della zona sinistra della casa, quindi niente, solo una luce simile ad un fuoco che saliva al cielo.
"Sinope è andato, ma il nemico è sconfitto, avanziamo verso la Seconda Casa", ordinò semplicemente Belinda alle sue schiere.