Capitolo 9: Argento e Titanio
"Belinda, quello deve essere il Grande Tempio d’Atene", disse una voce femminile nelle schiere di titani, "Si, Juliet, quello è il primo tempio, il tempio del Montone Bianco, l’Ariete", spiegò la voce della comandante dell’armata.
"Osservate pure il Grande Tempio, titani, ma voi non vi arriverete mai", urlò una voce femminile da sulle montagne.
I diversi titani si guardarono intorno, quando apparve dinanzi a loro una figura dai lunghi capelli verdi e dalle vestigia violacee, "Sono Shaina dell’Ofiuco, guerrieri invasori", si presentò la sacerdotessa guerriero.
"Guerrieri, eliminate questa donna", ordinò la voce di Belinda.
"Aspettate, lei non è sola", esordì una voce femminile, "Parole sante, sorella mia", aggiunse una seconda voce.
Dai due lati della montagna si mostrarono due figure femminile.
La prima aveva lunghi capelli violacei che le scendevano lungo la schiena, la sua pelle e la sua maschera erano di colore azzurro, sulle sue vestigia vi erano delle strane decorazioni, chiaramente aggiunte in un secondo momento, "Piacere titani, il mio nome è Helyss, sacerdotessa del Pittore", esordì la fanciulla dalla pelle azzurra.
"Ed io sono la sua sorella maggiore", esordì la seconda figura femminile: una ragazza dai lunghi capelli legati a coda di color rosso, vestigia ornate con le stelle di una costellazione, "mi chiamo Zadra dello Scultore, ma la Malefica Scultrice è il mio nome celeste", si presentò la seconda, avvicinandosi a Shaina, come già sua sorella.
Quattro guerrieri titani si fecero avanti verso le tre sacerdotesse d’argento, ma una musica soave li fermò.
"Si vede che voi titani non siete maestri di buone maniere, non lo credete anche voi, amici miei?", li schernì una voce.
I quattro si voltarono e videro un guerriero dalle vestigia azzurre, le stesse che avevano supportato Orfeo nella battaglia contro Hades. Il cavaliere aveva corti capelli color argento ed occhi azzurri, i suoi lineamenti ricordavano molto quelli del suo predecessore, "Salve, titani, io sono Real della Lira, santo d’argento e musico", si presentò il cavaliere d’argento.
"E non è solo", affermò un’altra voce.
Tutti videro volare un corvo fra i titani, ma un fischio lo riportò verso un guerriero dalle vestigia argentee, "Salve, titani, sono Eric, il santo del Corvo", si presentò il nuovo guerriero, dai corti capelli neri e dai chiari lineamenti orientali.
Un’ultima figura si mostrò, costui aveva le vestigia di Tramy, i suoi lineamenti erano incupiti dal suo sguardo triste, i suoi capelli lunghi e castani scivolavano sulle spalle, mentre gli occhi verdi sembravano aver pianto, "Io sono Robin della Sagitta, allievo di Marin dell’Aquila e compagno d’addestramento di Kram d’Orione, ambedue uccisi da voi", urlò infuriato il cavaliere.
"Tisifone, mia maestra, lascia costoro a me e mia sorella", chiese con gentilezza Helyss, ponendosi dinanzi alla sacerdotessa guerriero dell’Ofiuco.
"Certo non spererete di occuparvi da sole di loro?", chiese con tono derisorio Eric, avvicinandosi alle due sorelle, "Vi servirà una mano", affermò con un sorriso, "Si, a portar via i loro cadaveri", disse con tono sarcastico Zadra.
Il santo del Corvo rispose con un sorriso alla battuta, poi si rivolse agli altri due santi d’argento, "Real, Robin, vi interessa affrontare uno di loro?", chiese.
I due si guardarono in volto, Real capì subito l’ira nascosta nel timido santo della Sagitta, "A te il primo scontro, amico mio", affermò, facendo un gentile gesto con la mano.
Quattro santi d’argento stavano per affrontare quattro guerrieri titano.
I quattro titani espansero i loro cosmi, "Sembrano esserci pari, se non inferiori", sottolineò Robin della Sagitta, "I cosmi che hanno sconfitto Marin, Kram e gli altri erano molto superiori a questi, pari a quelli di santi d’oro", spiegò il santo, "L’ultimo era anche superiore a quello di un gold saints", aggiunse Eric.
Uno dei guerrieri titani scagliò allora una sfera di energia verso la sacerdotessa dello Scultore.
Zadra era pronta a parare il colpo, ma Robin fu più veloce di lei, si gettò sulla sfera e la deviò con le mani, "Grazie, cavaliere, ma non serviva", affermò la Malefica, "E’ stato un piacere", balbettò in risposta il santo della Sagitta, mentre perdeva il suo sguardo sulla sua affascinante alleata.
"Cavalieri", esordì allora Helyss, "credo sia meglio che ci distanziamo di più, altrimenti ci sarà impossibile combattere a pieno restando spalla a spalla", propose la sacerdotessa del Pittore. Tutti furono d’accordo.
Eric con due salti (sembrava quasi che volasse) si spostò su un piano rialzato poco lontano, dove uno dei quattro guerrieri dalle bianche vestigia lo inseguì; Zadra si spostò sulla sinistra, mentre Helyss sulla destra; solo Robin rimase fermo dinanzi al suo avversario.
Il guerriero titano si scagliò contro Helyss materializzando dalla mano destra una lama di energia, ma la sacerdotessa guerriero fu più veloce, tanto da evitare l’attacco nemico.
"Siete piuttosto lenti", lo schernì Helyss, prima di colpirlo al volto con un calcio, "Incredibile", affermò la sacerdotessa, osservando che il suo avversario non aveva subito alcun danno, "Eppure, la soluzione aumenta la mia forza del 100%", rifletté la sacerdotessa, evitando un altro attacco energetico, "questo vuol dire che le vestigia di costoro sono di molto superiori alle mie vestigia d’argento", concluse Helyss.
Nell’evitare nuovamente l’attacco nemico, la sacerdotessa del Pittore impresse uno strano simbolo sulla protezione del torace, "Adesso vediamo che gli succede", si chiese Helyss, aspettando il prossimo attacco del nemico.
"Muori", urlò il guerriero, lanciando nuovamente il suo attacco. Nell’evitare il colpo, Helyss notò una parte scoperta all’altezza del ventre del nemico ed allontanandosi da lui, dipinse su quel punto il medesimo simbolo.
Helyss attese il prossimo attacco a braccia conserte dinanzi al petto, ma il guerriero titano non riuscì più a materializzare la sua lama di energia.
"Come immaginavo", esordì la sacerdotessa del Pittore, "siete pari a noi Silver saints per cosmo, ma l’unico modo per sconfiggervi e colpire le parti non coperte dalle vestigia bianche, che sono state in grado di respingere persino i miei simboli", affermò Helyss, "ora sei solo un uomo, avendoti annullato il cosmo, per di più stupido e lento", concluse la sacerdotessa guerriero prima di lanciarsi contro il nemico.
Helyss colpì più volte il suo nemico al ventre, ai fianchi, alle gambe ed al collo, finché questi non volò via, morente, a causa dei pugni della sacerdotessa sacra ad Atena.
Zadra, intanto, riuscì a deviare tre sfere di energia lanciategli dal guerriero titano suo avversario, "Ti senti forte, titano?", urlò infuriata, rilanciando l’ultima sfera proprio contro il suo nemico, per poi giungere alle sue spalle con un salto.
"Grande scalpello", urlò la sacerdotessa dello Scultore, materializzando uno scalpello di energia, che cercò di conficcare nel petto del nemico, senza riuscirci.
Il guerriero dalle bianche vestigia lanciò un’altra sfera contro la saint dello Scultore, ma lei riuscì a deviare l’attacco con la sua tecnica d’attacco precedente, per poi allontanarsi dal suo nemico.
"Ottime difese, soldatino, vediamo se funzionano anche contro la mia armata personale", lo schernì Zadra, prendendo in mano un sasso.
Frantumato il sasso con il suo cosmo, Zadra urlò: "Armate dello Scultore".
I frammenti del sasso distrutto si unirono al terreno, da cui uscirono decine di soldati in pietra, che si gettarono contro il guerriero titano.
Il combattente dalle bianche vestigia si gettò contro le statue viventi, ma più ne distruggeva più ne apparivano, finché uno di essi non riuscì a colpire l’avversario al fianco.
"Ecco il loro punto debole, le parti senza armatura", affermò felicemente Zadra.
La sacerdotessa espanse subito il suo cosmo e fece scomparire i soldati di pietra, per poi sollevare le mani, "Ora, soldatino, ti devo dire addio", quindi scatenò il "Grande scalpello", contro il suo suolo, emanando un’onda d’urto tale da colpire il nemico nel corpo, oltrepassando le vestigia e riuscendo persino a farle staccare dal corpo, che volò indifeso verso il suolo. Un altro titano era morto.
Robin osservava il suo avversario, le sue vestigia erano affascinanti, ma anche resistenti, "Utilizzerò subito il mio colpo più potente, quello che la mia insegnante Marin mi ha mostrato", esordì il santo d’argento, facendo esplodere il suo cosmo luminoso, "Meteor arrows", urlò poi il cavaliere, lanciando delle frecce di luce molto simili al "Ryuseiken" di Marin e Seiya.
Il colpo investì in pieno il guerriero titano, che barcollò indietro, "Le sue vestigia sono integre, ma all’altezza dello stomaco ha una ferita", rifletté il santo d’argento, "Lancerò nuovamente il mio attacco, vedrò di puntare verso le zone scoperte", si disse il cavaliere, prima di lanciare ancora il suo attacco.
Il titano si calò su se stesso e riuscì a parare parte del colpo, subendolo sulle sue vestigia.
"Dovrò inventarmi qualcosa di diverso", si disse il santo con sguardo infuriato.
Robin saltò in aria e concentrò il suo cosmo luminoso, "Phantom arrows", urlò, lanciando una serie di frecce luminose, apparentemente simili alle precedenti.
Il guerriero titano si mosse per evitarle, ma appena capì che le frecce erano illusorie si fermò.
Il cavaliere della Sagitta atterrò vicino a lui, "Addio", disse semplicemente, oltrepassandolo. Il titano cadde a terra, ucciso da una freccia che gli aveva spaccato il fegato, l’unica vera freccia.
"Bravo, Robin", si complimentò Helyss, appena arrivata insieme alla sorella, Robin si voltò e nel vedere le due, balbettò un timido "Grazie", riavvicinandosi alle due ed ai cavalieri che ancora non avevano combattuto.
Eric era l’unico che ancora combatteva, il suo nemico lo attaccava con delle sfere di energia, che il santo del Corvo si divertiva ad evitare, finché non decise di bloccarne una e la deviò contro il titano stesso, che colpito in piena corazza non indietreggiò.
"Allora ecco qual è il tuo unico potere: la corazza", lo derise il santo coreano, "Crow’s wings", urlò il santo, lanciando il colpo energetico delle ali del corvo, che riuscì appena a ferire ad una gamba il nemico.
Il guerriero titano scagliò un’altra sfera di energia, in risposta, ma il santo d’argento la evitò con due salti, per atterrare alle spalle del nemico, "Ora vedrò di farti fuori", spiegò, mentre un corvo volava lì intorno.
Iniziarono a cadere delle piume dal volatile, "Ecco, queste piume segneranno la tua morte", affermò il santo, espandendo il suo cosmo.
Le piume iniziarono a volteggiare velocemente intorno al santo, "Valzer di Piume", urlò il cavaliere d’argento, mentre il nero piumaggio si scagliava contro il titano.
Il guerriero nemico fu dilaniato dalle piume, che taglienti come lame divisero il suo corpo in più parti.
"Incompetente", fu l’unica parola di Eric, prima di tornare fra i suoi compagni.
I sei santi d’argento si posero dinanzi al gruppo di titani.
"Se anche gli altri due sono potenti come questi sarà uno scontro difficile per chiunque di noi", affermò la voce di Sinope, "Non so, forse due di noi basteranno per eliminare questi sei", ribatté Belinda, "Chi di voi si offre, comandanti di 3° grado?", chiese ancora la titana.
Due figure uscirono dal gruppo.
"Chi sareste?", chiese Shaina, preparandosi alla lotta.
Erano due donne, si capiva dalle forme delle loro vestigia, "Io sono Juliet, l’arciere", disse la prima, le cui vestigia erano coperte dalle immagini di frecce ed archi; sul bracciale sinistro aveva una particolare faretra, che si aprì dinanzi ai santi.
"Invece io sono Helene, la bellissima donna istrice", si presentò l’altra, le cui vestigia erano caratterizzate da dei fori, o qualcosa di simile, che circondava il tronco, gli arti e la cinta delle vestigia, anche sull’elmo vi erano di questi fori.
"Ora inizia per voi il vero scontro", concluse la seconda.